L’ISLAM IN OCCIDENTE MINACCIA O SFIDA INTRODUZIONE Nelle scuole in cui insegnate vi siete certamente incontrati con alunni musulmani. La presenza dei musulmani in Italia e’ molto aumentata in questo ultimo decennio e aumenterà sempre di più. Ci e’ necessario perciò conoscere meglio qual e’ la fede di queste persone, qual e’ la loro mentalità, qual e’ la loro cultura. Ci chiediamo: 1. In quale ambiente e’ sorto e si e’ sviluppato l’Islam? 2. Quali sono i fondamenti dell’Islam? 3. L’Islam in Occidente e’ una minaccia o una sfida? Sono alcuni punti che vorrei trattare brevemente in questo nostro incontro. 1. L’ambiente in cui e’ sorto e si e’ sviluppato l’Islam L’anafora di S. Giacomo ci dice che Gerusalemme e’ la “Madre di tutte le Chiese”. Gesù Cristo e’ morto e risorto a Gerusalemme e da lì e’ iniziato il cammino della Chiesa. Infatti, il messaggio cristiano esce da Gerusalemme e raggiunge soprattutto Antiochia, dove i discepoli di Gesù Cristo per la prima volta si danno un nome: Cristiani! (At 11,26). C’erano, nell’antichità, delle città apostoliche i cui vescovi, secondo la tradizione presente nel sec. IV, erano stati insediati per la prima volta dagli Apostoli. Di tali città apostoliche le prime cinque sono, nell’ordine, quelle di Gerusalemme, Cesarea, Antiochia, Alessandria e Roma. Esse sono appunto le metropoli patriarcali del sec. IV. Di esse si sa che Antiochia, Alessandria e Roma sono – sul piano liturgico – le più rappresentative, in quanto città madri delle famiglie liturgiche, a cui fanno parte direttamente o indirettamente tutte le liturgie che si sono venute differenziando dal sec. IV in poi. I primi Concili hanno poi stabilito l’ordine di queste Chiese principali chiamate Patriarcati. Esse sono: Roma, Costantinopoli, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme. Si tratta di Chiese fiorenti che hanno avuto una grande spinta evangelizzatrice e la Chiesa di Antiochia arriverà fino in India e in Cina. Maometto nasce alla Mecca, sulla costa orientale del Mar Rosso verso il 570 AD. Verso il 610 incomincia ad avere le prime “rivelazioni”. Forti opposizioni nella sua città natale lo obbligano ad abbandonare la Mecca e a rifugiarsi a Yatrib, che poi sarà chiamata Medina, cioè La Città (del profeta). Nel 630 conquista la Mecca e nel 632 muore a Medina. I cristiani che incontra Maometto sono staccati dalle loro Chiese-madri. Questo spiega perchè Maometto riceverà delle informazioni strane sul cristianesimo. Maometto fu una minaccia o una sfida per i cristiani del suo tempo? In un primo tempo li trattò benevolmente, stimò la loro mitezza e bontà e pensò che questo era frutto dell’influsso dei monaci. Infatti, leggiamo nel Corano: Troverai che i più acerrimi nemici dei credenti (cioè dei musulmani) sono i giudei e i politeisti e troverai che i più prossimi all’amore per i credenti sono coloro che dicono: “In verità siamo nazareni”, perchè fra di loro ci sono uomini dediti allo studio (preti) e monaci che non hanno alcuna superbia (5,82). In seguito, però, li giudicò molto negativamente perchè si rifiutavano di diventare musulmani: Dicono i giudei: <Esdra e’ figlio di Allah>. Questo e’ ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati! Hanno preso i loro rabbini, i loro monaci e il Messia figlio di Maria, come signori all’infuori di Allah, quando non era stato loro ordinato se non di adorare un Dio unico (9,30-31). Oltre che per motivi dottrinali, Maometto si oppone ai cristiani anche per ragioni morali: O voi che credete, molti dottori e monaci divorano i beni altrui, senza diritto alcuno, e distolgono dalla causa di Allah. Annuncia a coloro che accumulano l’oro e l’argento e non spendono per la causa di Allah un doloroso castigo (9,34). Molto probabilmente Maometto non ha mai conosciuto la vera religione cristiana, per cui l’ha condannata. Tuttavia, ha adottato una politica più conciliante con i cristiani. Infatti, mentre i politeisti o si convertivano all’Islam o non venivano protetti, i cristiani ricevevano lo statuto di “protetti” ma perdevano qualsiasi libertà politica. Questa negazione di qualsiasi diritto nel governare lo Stato e’ praticata fino ad oggi nei paesi musulmani. Infine, Maometto riuscirà a cancellare qualsiasi presenza cristiana dalla sua terra, la penisola araba. Anche ora viene spesso affermato in Kuwait che il Golfo e’ la terra dell’Islam e che nessun’altra religione vi deve esistere. Questa minaccia, anche se proviene dai solo fondamentalisti, ha il suo forte influsso sull’asse governante. 1 2. I fondamenti dell’Islam 2.1. Il Corano Il Corano e’ il libro caro ad ogni musulmano. Troverete gente che lo recita dappertutto: nella strada, in autobus, in treno, in aereo e a qualsiasi momento della giornata. Quasi tutte le compagnie aeree arabe propongono ai passeggeri la recita di alcuni versetti del Corano prima che il loro aereo decolli. Il Corano e’ il libro che contiene tutto il messaggio di Dio, per tutti gli uomini e per tutta la storia. Il musulmano trova dunque in esso gli articoli della sua fede e le norme di condotta pratica, la via che lo porta a Dio. La sua vita privata, sociale e politica deve essere conforme alle direttive date dal Corano. La religione islamica investe quindi tutti gli aspetti della vita umana, religione e stato formano una sola cosa, ordinata dal Corano. La parola Corano deriva dall’arabo Qara’a che significa: Recita! ed e’ la stessa radice della prima parola rivelata al profeta quando l’angelo Gabriele gli disse: Iqra’!, cioè: Recita! Non e’ esatto tradurre questa parola con: Leggi! Il Corano non va letto ma recitato, cioè cantato. Il grande studioso contemporaneo Nasr Hàmid Abu Zayd, musulmano egiziano, nota che e’ cantando i versetti che il musulmano coglie il loro vero significato e fa un’esperienza sensibile ed estetica della parola di Dio, alla sua voce ci unisce un’altra voce, interiore. La recita del Corano diventa quindi un evento spirituale: ascoltando la parola di Dio, il musulmano ascolta Dio che parla. In molti Hadith (tradizioni) viene sottolineato come il fedele faccia esperienza sensibile di Dio quando recita il 1 Corano . Questo insegnamento e’ utile per noi affinché non facciamo della lettura della Bibbia una costruzione intellettuale ma, con l’ispirazione dello Spirito Santo, abbiamo un incontro con Dio nostro Padre, con Gesù Cristo nostro Dio e nostro Salvatore. Maometto non aveva messo per iscritto quanto, secondo lui, gli era stato rivelato ed e’ soltanto dopo la sua morte che la comunità pensò di compilare un testo per proteggere la rivelazione dall’oblio e dalle alterazioni. Zayd fu il primo redattore del Corano e fu il terzo califfo ‘Uthman (644-656) (cioè il terzo successore di Maometto) che curò definitivamente il testo fino ad allora tramandato solo oralmente. Uno studioso di Islam scrive: Affermare con certezza che questa versione sia la raccolta di quanto Maometto ha effettivamente pronunciato e’ impossibile. Le rivelazioni (del Corano) sono distribuite su circa ottomila giorni, dall’anno 610 al 632, e nessun essere umano può pretendere di avere una memoria così perfetta da ricordare, a distanza di molti anni, le 2 testuali parole ascoltate una volta sola . Secondo la fede islamica, il Corano fu rivelato a Maometto in lingua araba attraverso l’angelo Gabriele ma esso e’ solo la copia del Libro originale che si trova in cielo, Umm al-kitab, libro madre. E’ questa proclamata origine divina che fa del Corano un testo immutabile, gli da’ un’autorità assoluta e indiscussa e richiede un’obbedienza totale. Fu soltanto nel 1920 che fu permessa in Pakistan la prima traduzione del Corano in un’altra lingua, infatti 3 si temeva che una traduzione non rispettasse esattamente il valore delle espressioni arabe . Secondo i musulmani, la bellezza straordinaria del linguaggio e dello stile del Corano lo rendono inimitabile (i’jaz) e sono una controprova della missione divina di Maometto; non solo la bellezza ma anche il contenuto conferma che quel testo viene da Dio, infatti il musulmano trova nel Corano i versetti adatti per ogni situazione della sua vita e lo aiuta nella sua obbedienza a Dio. Normalmente i musulmani chiamano noi cristiani “La gente del Libro” perchè anche noi abbiamo un libro, la Bibbia, che, secondo loro, e’ per noi quello che per loro e’ il Corano. No, noi non siamo “La gente del Libro”. Quello che per i musulmani e’ il Corano e’ per noi Gesù Cristo e non la Bibbia. Per noi solo Gesù e’ disceso dal cielo, come il Corano per i musulmani, mentre la Bibbia e’ sì opera di Dio, da Lui ispirata, ma vi e’ anche l’apporto umano dell’autore di ogni singolo libro. 1 Cfr. 2 PAOLO BRANCA, Introduzione all’Islam, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 20052), p. 17, citato in: sfida dell’Islam all’Occidente, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 2007), p. 17. 3 La prima traduzione in assoluto del Corano fu una traduzione in latino pubblicata a Padova nel 1698 da Padre Ludovico Marracci, v. CHERUBINO MARIO GUZZETTI, Islàm, questo sconosciuto: Fede e vita dell’Islàm, (Torino, Leumann: ElleDiCi, 2007), p. 134. NAVID KERMANI (a cura di), NASR HAMID ABU ZAYD, Una vita con l’Islam, (Bologna: Il Mulino, 2004), pp. 34-35. PIERO GHEDDO, La 2 Infine, i musulmani sono convinti che abbiamo falsificato la Bibbia. Quando Gesù disse che avrebbe mandato il Paraclito, loro sostengono che Gesù non disse “Paraclito” ma “Maometto” e noi avremmo sostituito “Maometto” con “Paraclito”. Per i musulmani il vangelo e’ quello di Barnaba e non i nostri quattro vangeli. Il Vangelo di Barnaba e’ un testo del 1300 scritto in spagnolo e tradotto in arabo nel 1908. Descrive Gesù come un uomo (non Dio); Gesù e’ soltanto un profeta e non il Messia, che sarebbe Maometto; Gesù non e’ morto in croce, ma e’ stato Giuda ad essere crocifisso; la dottrina cristiana proviene da Paolo che tradì il vero insegnamento di Gesù; infine, contiene ripetute e circostanziate enunciazioni di Gesù concernenti il futuro avvento di Maometto, ultima e definitiva manifestazione del Verus Propheta. Al-Hadith (la Tradizione) Mentre il profeta era in vita, era facile ricorrere a lui per qualsiasi circostanza concreta in quanto solo lui era il mediatore della rivelazione divina. Ma, dopo la sua morte, la comunità si trovò a dover affrontare problemi di cui non trovava una soluzione nel Corano. Si incominciò quindi a ripensare a quanto il profeta aveva detto, come suo parere personale, in momenti passati, cosa aveva consigliato o sconsigliato. La sua vita, il suo comportamento, il parlare o rimanere silenzioso nelle diverse situazioni, le enunciazioni, le direttive, le prescrizioni e le risposte alle diverse domande, fanno parte del cammino della vita (sunna); i dettagli sono fissati nella Tradizione (Hadith) e considerati dai credenti come un esempio; infine viene preso in considerazione il comportamento dei compagni del profeta, che furono da lui tollerati, approvati o anche 4 espressamente raccomandati . Il Credo islamico Dio. Il Corano presuppone che la gente creda in Dio e quindi non si preoccupa di dimostrarne l’esistenza ma di specificare la sua identità. Secondo il Corano, Dio e’ creatore. E’ lui che ha creato la terra in due giorni, il mondo intero in sei giorni e poi si e’ seduto sul suo Trono: In verità, il vostro Signore e’ Dio, che ha creato in sei giorni i cieli e la terra, e poi si e’ assiso sul Trono (7,54). Dio e’ pure provvidente e si prende cura delle sue creature. La dottrina della predestinazione non e’ molto chiara nel Corano. Da una parte sembra che Dio predestini gli uni alla perdizione (Perchè in verità, quanto a coloro che non credono, e’ per loro indifferente che tu li ammonisca o non li ammonisca. Mai crederanno. Iddio ha suggellato loro il cuore e l’udito e la vista loro e’ velata, e avranno castigo tremendo, 2,6-7. Coloro che Dio travia non avranno più nessuno che li guidi, 7,186) e altri al Paradiso (Dio ha creato voi e le vostre opere, 37,96). Dio e’ pure il giudice ed esprime il suo giudizio non soltanto alla fine del mondo ma anche durante questa vita sulla terra. Infine, Dio e’ uno e il Corano afferma il monoteismo più rigido, per cui il più grande peccato e’ l’associargli altri dèi. La fede islamica in Dio creatore e provvidente e’ un punto d’incontro con la Chiesa cattolica soprattutto per quanto riguarda la bioetica. Nel convegno internazionale che si tenne in Cairo nel 1994, la Chiesa cattolica trovò solo nei rappresentanti musulmani il sostegno contro l’aborto e l’eutanasia. Tuttavia, in un altro convegno internazionale in Cairo sulla bioetica nel febbraio 2006 ci fu chi affermò che secondo un Hadith la vita umana inizia non al primo istante del concepimento ma durante i primi 40 o 120 giorni, per cui e’ possibile l’aborto entro quei limiti di tempo. Mancando nell’Islam un’autorità centrale, la questione rimane non risolta. Secondo il Corano, Gesù fu un profeta (19,30) e un grande messaggero di Dio (3,48-49; 4,171, ecc.). Tuttavia egli non e’ il Figlio di Dio: E quando Dio disse: “O Gesù figlio di Maria, sei tu che hai detto agli uomini: Prendete me e mia madre come dèi, oltre a Dio?” Gloria a te! Come avrei potuto dire ciò che non ho il diritto di dire. Se l’avessi detto tu l’avresti saputo... Non ho detto loro se non ciò che tu mi hai ordinato, e cioè: “Adorate Dio, Signore mio e vostro” (5,116-117). E ancora: Come potrebbe Allah avere un figlio se non ha consorte? (6,101). I musulmani negano che Gesù sia morto perchè se e’ Figlio di Dio, perchè Dio avrebbe permesso che un innocente fosse sacrificato? Ovviamente, l’Islam nega il peccato originale e la conseguente necessità della redenzione. Nel quinto convegno internazionale sul Dialogo interreligioso tenuto a Doha (Qatar) dal 7 al 9 maggio 2007, noi cristiani fummo accusati di non accettare l’Islam, mentre l’Islam accetta il Cristianesimo. Dichiarammo decisamente che noi rispettiamo l’Islam come religione mondiale ma che non possiamo accettare la sua fede altrimenti diventeremmo musulmani. Così pure il Corano non accetta il nostro concetto di Trinità, sarebbe un associare a Dio altre due divinità, che e’ il peccato più grave nell’Islam: Credete in Dio e nei suoi inviati e non dite “Tre”. Desistete, sarà meglio per voi. Dio non e’ che un Dio solo. Lungi dalla sua gloria l’avere un figlio (4,171). 4 ADEL THEODOR KHOURY, I Fondamenti dell’Islam, (Bologna: EMI, 1999), p. 109. 3 Infine, Dio e’ trascendente e lo rimane anche quando comunica agli uomini una rivelazione. Siamo ben lontani dal partecipare alla vita divina come abbiamo nel Cristianesimo. Nell’Islam Dio e’ sempre l’irraggiungibile, rimane sempre al di la’ di noi. E’ come quando guardiamo un film alla televisione. Tutto quello che succede nel film non ci tocca, noi siamo sempre di qua, ben seduti sul nostro divano. Gli angeli. Sono i servitori di Dio, possono intercedere per gli uomini soprattutto nel giorno del Giudizio e uno dei compiti principali e’ la trasmissione della rivelazione ai profeti e ai messaggeri, come l’angelo Gabriele cui fu affidato di trasmettere il Corano a Maometto. Il diavolo e i demoni. Originariamente essi abitavano in Paradiso ma ne furono cacciati perchè disobbedirono a Dio: si sono opposti alla creazione dell’uomo e non hanno accettato l’ordine di Dio di prostrarsi davanti ad Adamo. Nota: I versetti satanici. Un giorno mentre si recava alla Ka’aba, il profeta fu fermato da amici e avversari che gli chiesero come avesse ricevuto la rivelazione. Maometto, forse per ingraziarsi i nemici che erano numerosi in quel tempo alla Mecca, rispose parlando di tre figlie di Allah adorate alla Mecca e disse: Che ve ne pare di Allat, di al’Uzzat e di Manat, questo terzo idolo? (53,19-20). Poi aggiunse: Sono le vergini esaltate, la cui intercessione e’ gradita ad Allah. Questa aggiunta si trova solo nella Tradizione ma e’ probabilmente autentica perchè nessun musulmano avrebbe avuto il coraggio di dirla. Di fronte allo sconcerto dei musulmani, il giorno dopo Maometto rinnegò le sue affermazioni e disse che gli erano state ispirate da Satana, di qui il nome di “versetti satanici”. I Ginn. Sono esseri che stanno tra gli angeli e gli uomini. Creati da fiamme di fuoco, sono simili agli uomini perchè si riproducono e la loro vita ha un termine. Nessuna di queste creature celesti, angeli, diavolo, demoni e ginn, partecipa al governo del mondo, cosa che spetta solo a Dio, unico Signore del cielo e della terra. La morte. E’ la conclusione della vita terrena. A nessun uomo prima di te abbiamo conferito l’immortalità; ogni essere vivente gusterà la morte (3,185). L’interrogatorio nella tomba e’ un giudizio intermedio che avviene subito dopo la morte. Gli angeli chiederanno: chi e’ il tuo Dio? Chi e’ il tuo profeta? Qual e’ la tua religione? Qual e’ la tua Qibla (direzione di preghiera)? La risposta deve essere: Dio, Maometto, Islam, Mecca. Se le risposte sono esatte, il morto riceverà la promessa di andare in Paradiso, altrimenti dovrà subire tormenti già nella tomba. In attesa del giudizio finale, i morti sono immersi in un sonno che non farà loro sentire la lunghezza dell’attesa. Il Giudizio e’ fatto solo da Dio, unico giudice. Dio giudicherà la fede e le opere di ognuno. Ogni profeta sarà testimone contro il suo popolo: Gesù testimonierà contro i giudei e i cristiani e non sarà possibile avere nessuna intercessione a favore. Tuttavia gli angeli potranno mediare in favore di qualcuno e Maometto potrà intercedere per i musulmani in modo da portarne una grande schiera in Paradiso. Il criterio fondamentale per il Giudizio sarà se il morto avrà seguito o meno la fede islamica. Il culto islamico I cinque pilastri dell’Islam: sono così chiamati i cinque precetti principali del culto islamico. La loro origine 5 sarebbe una tradizione attribuita al profeta stesso . La professione di fede in Allah e nel suo profeta Maometto (al-Shahada). Ogni persona che recita la formula di fede islamica alla presenza di due testimoni diviene automaticamente musulmana. La formula recita: Testimonio che non c’e’ altro Dio che Allah e che Maometto e’ il suo messaggero. La professione di fede e’ per i musulmani quello che per noi e’ il battesimo, anche se per noi il battesimo viene dato una volta sola, mentre la formula islamica e’ continuamente recitata dal pio musulmano. Nella fede islamica la professione di fede cancella tutti i peccati, anche i più grandi crimini ed e’ la prima delle opere buone da fare, senza la quale nessuna opera buona e’ possibile. La preghiera rituale cinque volte al giorno (al-Salat): all’alba, a mezzogiorno, nel primo pomeriggio, alla sera e alla notte. Ognuna di queste preghiere prende circa cinque minuti, deve essere fatta rivolti verso la Mecca 5 Cfr. PAOLO BRANCA, Introduzione all’Islam, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 1995), p. 205. 4 (quando si viaggia in un aereo di una compagnia araba viene sempre indicato in uno schermo dove e’ l’orientamento verso la Mecca) e per essere valida deve essere preceduta dalle abluzioni rituali. L’invito alla preghiera viene fatto dal Muezzin, la cui voce oggi viene lanciata dai microfoni (nella moschea omeyade di Damasco viene ancora fatto a voce naturale). Nella nostra società occidentale abbiamo molto da imparare dai musulmani i quali non sono vittime di nessun rispetto umano e pregano dovunque si trovino: in moschea, in casa, nella strada, in ufficio, in aereo. Oltre a questa preghiera ufficiale, viene eseguita anche la preghiera personale che e’ lasciata all’iniziativa del singolo individuo. L’offerta (al-Zakat). Comprende sia l’elemosina obbligatoria e regolata da precise norme, sia quella volontaria come aiuto ai poveri. Il digiuno nel mese di Ramadan (al-Saum). Niente deve entrare nel corpo dall’alba fino al tramonto. Il privare il corpo di cibo e di bevanda e’ un modo per affermare la propria dipendenza da Dio e il distacco dalle cose di questo mondo. Ma ha anche l’aspetto della gioia. Il mese di Ramadan e’ il tempo in cui si gusta di più la misericordia Dio con la recita più intensa del Corano, l’elemosina, la preghiera ufficiale e personale e un incontro più profondo con Dio porta sempre tanta gioia nella persona umana. Alla rottura del digiuno alla sera (si può mangiare e bere dal tramonto del sole fino all’alba) ci sono sempre festosi inviti di amici e parenti. Ramadan e’ il mese di Dio, della gioia, della fraternità e della riconciliazione. Di conseguenza, questo mese di digiuno e’ il mese in cui si spende di più per il cibo! Siccome il calendario musulmano segue i mesi lunari, Ramadan incomincia ogni anno circa 15 giorni prima dell’anno precedente. Questo vuol dire che il mese di Ramadan può arrivare anche in piena estate. Sono testimone che il mese di Ramadan in estate e’ particolarmente penoso e ammiro i musulmani che ho visto praticare il digiuno anche in quel tempo così difficile. Il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta in vita (al-Higg). Circa tre milioni di musulmani si recano ogni anno nel pellegrinaggio che si può fare solo una volta all’anno, dal 7 al 13 del mese islamico Dhu al-higgia. Il centro del pellegrinaggio alla Mecca e’ la “pietra nera”, un grosso blocco di porfido bianco (diventato nero per i peccati degli uomini), che Dio fece scendere dal cielo come pietra angolare attorno alla quale ha creato il 6 mondo . Oltre al pellegrinaggio ufficiale c’e’ anche un pellegrinaggio personale (al-‘umra) che ognuno può fare privatamente quando vuole. 3. L’Islam in Occidente e’ una minaccia o una sfida? L’Islam non e’ monolitico come potrebbe sembrare a prima vista. Poco più di 20 anni dopo la morte di Maometto (632) e durante il regno del quarto califfo, ‘Ali (656-661), cioè il quarto successore di Maometto, ci fu una prima divisione tra i musulmani. Sorsero i “Sunniti” e gli “Sciiti”. I primi si ritengono i fedeli alla Tradizione (Sunna) di Maometto, i secondi considerano solo ‘Ali e i suoi discendenti come loro capi (Imàm). Dagli Sciiti poi si staccarono e si formarono parecchi altri gruppi. Tuttavia, le divisioni non furono mai causate per motivi teologici 7 ma solo per ragioni politiche contingenti . La fede nel Dio unico, nel Corano e il riferimento a Maometto come il messaggero ultimo e definitivo di Dio sono punti consolidati e accettati da tutti. Una menzione particolare meriterebbero i mistici musulmani (Sufi) ma devo ometterla per motivi di tempo. 3.1. Espansione dell’Islam e conseguenze per la comunità cristiana Nonostante le divisioni, l’Islam si propagò velocemente e le grandi vittorie confermarono nei fedeli la veridicità della missione divina di Maometto. La trafila e’ stata lineare: ispirazione religiosa, attacco militare, potere politico. E’ lo stesso cammino che si verificò in Sudan nel 1881 quando Muhammad Ahmad Ibn ‘Abd Allah si proclamò il Mahdi, cioè l’inviato di Dio e il successore di Maometto. Parlò prima di “voci” che lo chiamavano a riformare l’Islam, quindi divenne un grande stratega militare e le sue fulminee vittorie convinsero i suoi adepti della sua 8 missione divina, e infine il suo successore fondò lo Stato mahdista . Non essendoci nell’Islam un’autorità centrale che possa verificare l’eventuale veridicità di una missione considerata divina, dobbiamo aspettarci 6 PIERO GHEDDO, La sfida dell’Islam all’Occidente, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 2007), p. 24. 7 PAOLO Introduzione all’Islam, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 1995), p. 236. 8 Vedi: BRANCA, CAMILLO BALLIN, Il Cristo e il Mahdi, (Bologna, EMI: 2001), Parte II, Capp. 3 e 4. 5 sempre dei nuovi Mahdi nella storia. L’ultimo in ordine di tempo e’ l’attuale Muqtada Sadr, capo della Scia in Irak, che si fa chiamare appunto “Mahdi”. Dopo la morte di Maometto la dominazione islamica si estese molto oltre l’attuale Arabia Saudita. Sotto i primi due califfi, Abu Bakr (632-634) e ‘Omar (634-644), cioe’ in soli 12 anni, la Mesopotamia e l’Egitto diventarono musulmani. Con il terzo califfo, Uthman (644-656), furono conquistati dall’Islam l’Armenia e il Nord Africa fino alla Tunisia. Con il quarto califfo, ‘Ali (656-661), l’attuale Turchia e la Persia diventarono musulmane. Nel 750 le conquiste musulmane si estesero all’impero persiano e nell’Asia centrale, nel Pakistan e nel Nord Africa fino al Marocco. Nel 711 l’impero islamico conquistò la Spagna e tentò di entrare in Europa ma nel 732 Carlo Martello riuscì a fermare l’avanzata islamica. Verso l’anno 1000 Baghdad era la sede di un califfato vittorioso. In quei tempi studenti europei andavano a scuola nelle università di Cairo, Baghdad e Damasco. Nel 1453 cadde Costantinopoli, capitale dell’impero bizantino-cristiano. Nel 1529 fallì l’assedio di Vienna e il 7 ottobre 1571 i cristiani vinsero l’armata ilamica a Lepanto. Nel frattempo, l’Islam era penetrato nell’Europa cristiana, nei 9 Balcani, in Bulgaria, Kossovo, Bosnia, Grecia e Albania (1470) . La piccola comunità di Maometto era diventata un grande impero. La Umma Islamiyyah e’ diventata universale. Partecipando ai vari convegni internazionali, mi sono reso conto che i musulmani, da qualsiasi parte vengano e anche se pronunciano l’arabo con forti flessioni 10 locali, si sentono sempre membri della stessa famiglia, la Umma . Per strettezze di tempo non posso neanche accennare alle difficoltà di convivenza tra cristiani e musulmani lungo i secoli. Il Corano proclama la tolleranza religiosa: La verità viene dal vostro Signore: chi vuole creda e chi non vuole non creda (18,29), Non vi sia costrizione nella fede! (2,256). Ma la storia ha tristi ricordi. Intolleranza violenta e discriminazione radicale sono stati elementi costanti nelle relazioni tra le due comunità. Fino ad oggi ci vengono continuamente rinfacciate le Crociate, presentate sempre come un’invasione del cristianesimo nelle terre islamiche. Ma le Crociate, quand’anche fossero viste unicamente dal punto di vista politico, cosa che e’ vera solo molto parzialmente, durarono poco meno di 200 anni (1096-1270), mentre l’invasione musulmana nei territori cristiani durò quasi mille anni (632-1571) e questo non viene mai ricordato da nessuno. E’ un fatto che il cristianesimo e’ completamente scomparso nel Nord Africa e in tutti i paesi del Medio Oriente e in molti dell’Asia e’ ridotto a piccole comunità in continua e grave difficoltà di sopravvivenza. Ogni anno migliaia di cristiani nel Medio Oriente diventano musulmani, per i più svariati motivi: discriminazione nel posto di lavoro, nella carriera, vittime di vendette (soprattutto oggi in Irak), matrimoni, ecc. In molti paesi del Medio Oriente e’ praticamente impossibile costruire chiese. In Kuwait, per esempio, ci sono tra i 300 e i 350.000 cattolici, abbiamo solo tre parrocchie, affollatissime, ed e’ praticamente preclusa la possibilità di ottenere il permesso per una nuova chiesa. Voglio prendere un esempio emblematico, l’Egitto, ma si potrebbe dire altrettanto, e anche di più, del Sudan, dell’Irak e di molti altri paesi islamici. In Egitto un cristiano non può coprire cariche importanti nello Stato, non può essere direttore di un giornale, a meno che non sia proprio della comunità copta (come Watani), deve pagare le tasse con le quali lo stato finanzia l’Università islamica dell’Azhar ma non può iscriversi in nessuna delle sue facoltà. Con le tasse, riscosse anche dai cristiani, il governo sovvenziona la costruzione di decine di moschee ma ai cristiani non si permette di costruire chiese, ne’ tante volte, di restaurarle. Viene concessa ai cristiani solo un giorno di festa all’anno, il Natale (7 Gennaio), mentre i musulmani hanno molti giorni per le loro varie feste durante tutto l’anno. I libri di storia nelle scuole dell’Egitto riducono la parte copta a quasi niente (vedi anche il museo della Nubia ad Assuan), mentre la storia islamica e’ trattata ampiamente ed e’ richiesta obbligatoriamente anche ai cristiani. Lo studio della lingua araba non include più testi letterari ma solo testi islamici. Scrittori musulmani scrivono apertamente che un cristiano non deve mai diventare capo di Stato, che si deve ripristinare la tassa (jizya) se vuole restare cristiano e non dovrebbe essere ammesso nell’esercito, quando invece le spese dell’esercito sono sostenute dalle tasse, pagate anche dai cristiani. Nella carta d’identità deve essere specificata la religione del padre, che viene registrata in qualsiasi documento, anche per essere ricoverati in ospedale, fosse anche l’ospedale italiano del Cairo. Infine, non c’e’ nessuna libertà di religione. Un cristiano che diventa musulmano viene gratificato, ma un musulmano che volesse diventare cristiano perde l’eredita’, viene estromesso dalla famiglia e dalla società e, se vuole vivere in pace, deve emigrare. Possiamo dire che c’e’ libertà di culto all’interno delle chiese ma non assolutamente libertà di religione. 9 Cfr. 10 PIERO GHEDDO, La sfida dell’Islam all’Occidente, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 2007), pp. 63-78. La Umma e’ la comunità finale e definitiva fondata da Dio tramite la parola del Corano e l’opera sottomessa ai voleri di Dio compiuta da Maometto. Essa offre a tutti il benessere (Falàh) di una vita sottoposta alla volontà di Dio e, al tempo stesso, si fa portavoce del giudizio di Dio nei confronti di coloro che si oppongono a questa offerta divina, CHRISTIAN W. TROLL, in La Civiltà Cattolica, 3541 (I, 1998) pp. 50-51. 6 I cristiani stanno scomparendo dal Medio Oriente. L’emigrazione, dovuta alle varie guerre nella regione, e’ salita alle stelle in questi ultimi decenni. Le grandi Chiese madri, i Patriarcati storici ai quali ho accennato all’inizio, sono ridotte a pochissime migliaia di fedeli, e in qualche paese addirittura a pochissime centinaia. Dopo tutto questo, e tante altre cose che si potrebbero aggiungere, dobbiamo purtroppo concludere che l’Islam nel Medio Oriente non e’ stato una sfida ma una minaccia. 3.2. Ruolo della comunità cristiana E in Occidente? L’Islam sta entrando senza guerre di conquista e senza particolari programmi di Propaganda Fide. Gli extra-comunitari sono attirati dal benessere dell’Occidente e dalla sua libertà. E’ lo stesso motivo per cui i cristiani stanno lasciando sempre di più il Medio Oriente. E’ quindi un fenomeno comune sia tra i cristiani che tra i musulmani. Cosa dobbiamo fare noi come cristiani? Dipende molto da noi se l’Islam sarà una sfida o una minaccia. Nessuna civiltà riuscirà mai ad imporsi ad un’altra civiltà se quest’ultima non ha già in se stessa i segni della decadenza, della stanchezza, del vuoto spirituale e morale, della morte. Purtroppo viviamo in un ambiente di assenza quasi assoluta di valori morali e spesso anche umani. L’egoismo, l’individualismo e l’edonismo sono i nuovi idoli della nostra società. Dobbiamo perciò inventare una nuova strategia, concretizzare una nuova evangelizzazione, se vogliamo che le nostre comunità cristiane sopravvivano. Soltanto un ritorno convinto, profondo e costante a Cristo può darci la forza di vivere con serenità nel nuovo mondo che sta avanzando. Dobbiamo pensare che questi musulmani che vengono da noi sono stati creati anche loro da Dio, quindi sono nostri fratelli, figli dello stesso Padre. Vengono da noi perchè nei loro paesi non c’e’ nessun futuro per i loro figli e quindi meritano tutta la nostra comprensione e aiuto. Faremmo lo stesso anche noi se fossimo al loro posto. Questo non vuol dire che dobbiamo cadere in un irenismo sterile e nocivo ma solo che dobbiamo avere un cuore libero da pregiudizi e da risentimenti e un discernimento concreto su quello che e’ opportuno o necessario fare o non fare. Riguardo a questo discernimento, vi invito a leggere con molta attenzione il sussidio Le vie dell’incontro pubblicato dalla Conferenza episcopale del Triveneto il 25 gennaio 2006, soprattutto il n. 4, Indicazioni pastorali, pp. 13-17. Voglio riportare qui tre brani di questo importante n. 4: a) Matrimoni interreligiosi ... E’ noto che per i musulmani e’ lecito il matrimonio fra un musulmano e una cristiana, non viceversa. Per un cristiano rinnegare la propria fede, al fine di sposare una musulmana, e’ violare gravemente l’appartenenza al cristianesimo, non solo una formalità. Più complicato e’ il caso, consentito dall’Islam, di un matrimonio fra un musulmano e una cristiana. Senza negare casi riusciti di matrimoni interreligiosi presenti nel nostro Paese, per la diversità esistente fra le varie legislazioni degli Stati di provenienza e per le situazioni diverse di future permanenze degli sposi in Italia o di ritorno nel Paese musulmano, la Chiesa ritiene di sconsigliare tali matrimoni, dato che nella gran parte dei casi essi falliscono. E’ necessario quindi informare con verità e precisione la parte cattolica delle diversità essenziali esistenti fra la concezione occidentale cristiana e il diritto islamico circa il matrimoni, la donna, i figli, il diritto ereditario. Questi matrimoni interreligiosi sono motivo di analoga preoccupazione anche da parte della comunità musulmana, che e’ tutt’altro che propensa ad appoggiare o incoraggiare simili unioni. Nell’Islam e’ concessa la poligamia e il ripudio da parte dell’uomo; il matrimonio e’ considerato un contratto privato e come tale va trattato; la donna nella vita matrimoniale non ha diritti pari all’uomo; responsabile dell’educazione dei figli e’ il padre e, in caso di morte di quest’ultimo, la patria potestà non passa alla madre ma alla famiglia del padre. In questo senso, il diritto familiare, insieme a quello patrimoniale e a quello ereditario, sono i tre aspetti sui quali c’e’ una differenza tra la concezione cristiana occidentale e il matrimonio arabo-islamico. Qualora un matrimonio interreligioso venisse celebrato con la relativa dispensa del vescovo, e’ dovere della comunità cristiana aiutare i coniugi a vivere bene il loro rapporto di coppia, con una particolare vicinanza al membro cattolico dell’unione coniugale. b) Inserimento nella scuola Essendo la religione islamica numericamente la seconda in Italia, risulta sempre più vivo il problema dell’inserimento scolastico dei figli di famiglie musulmane. L’argomento riguarda solo lo Stato italiano e solo in parte le comunità cristiane, che gestiscono nel nostro Paese molte scuole materne. E’ indispensabile rendersi 7 conto delle difficoltà che possono nascere dalle culture diverse: i musulmani accusano la scuola di non essere il prolungamento dell’educazione familiare, di fondarsi sulla “razionalità”, di essere troppo permissiva (per esempio consentendo le classi miste), di avere in prevalenza donne per insegnanti. Temi da alcuni ancora dibattuti sono, per esempio, l’uso esclusivo della lingua italiana, le feste celebrate e la religione impartita, le mense, la cultura occidentale nel suo insieme ritenuta atea e agnostica. Sono argomenti non facilmente negoziabili, dato che il dovere della scuola di trasmettere la cultura italiana e di educare alla cittadinanza attiva e leale nel nostro Paese. Le comunità cristiane si trovano ad accogliere nelle proprie scuole bambini musulmani. E’ necessario che gli insegnanti di tali istituzioni conoscano religione, norme e comportamenti islamici, non per rinunciare ai propri programmi di formazione religiosa ma per avviare esperienze di confronto e di dialogo. Da entrambe le parti non si deve cercare il compromesso o il sincretismo, ma il rispetto delle relative diversità. Nessun bambino o ragazzo musulmano deve essere quindi obbligato a partecipare a liturgie cristiane, a preghiere o a eseguire gesti non graditi dai genitori musulmani. Per quanto riguarda l’insegnamento della religione cattolica nella scuola, l’attività si svolge secondo quanto previsto dalla Conferenza episcopale italiana e dal Ministero della pubblica istruzione per le scuole statali. Tali attività sono rivolte a tutti i bambini. A essi si possono aggiungere altri momenti di esperienza religiosa (per esempio inerenti preghiere, liturgie, gesti) più specificamente cristiani, riservati ai bambini e alle bambine cristiani/e. Nella scuola materna le specifiche attività religiose previste possono essere organizzate anche per gruppi. ..... d) Sostegno nel perseguimento dei diritti Pur nel rispetto degli ambiti civili degli argomenti e delle leggi dello Stato, ci sono alcune richieste che riteniamo più plausibili, altre meno realizzabili. Fra le prime ci sono gli spazi cimiteriali, purché si rispettino le leggi dello Stato (uso della cassa, riesumazione dopo un certo periodo, ecc.); macellerie musulmane (halàl); uso del velo in alcune circostanze. L’insegnamento del Corano a scuola, solo dal punto di vista culturale e con docenti abilitati dal Ministero della pubblica istruzione, merita un approfondimento ulteriore. Non trova invece, secondo noi, possibilità di accettazione l’insegnamento coranico in forma catechetica, visto che lo stesso catechismo cattolico viene insegnato in parrocchia. Così anche le norme specifiche islamiche del diritto familiare, in contrasto con il sistema giuridico vigente; la rimozione dei simboli religiosi dagli ambienti pubblici, segni della cultura italiana ed europea; la mancanza di libertà religiosa verso qualsiasi persona non sono conciliabili con la nostra cultura e con i valori che ci contraddistinguono. Siamo chiamati anche ad aiutare. La vita familiare quotidiana presenta infinite possibilità di aiuto, dall’insegnamento privato e magari anche gratuito della lingua italiana al servizio per espletare certe pratiche burocratiche, ecc. Infine, e’ importante individuare le occasioni per lavorare insieme per i diritti umani, soprattutto la libertà religiosa. E’ un tema sul quale i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI insistono molto e merita tutta la nostra attenzione. Per ora non vedo possibile un dialogo teologico con l’Islam, ma i diritti umani sono una piattaforma 11 per un dialogo comune . 3.3. Ruolo della comunità islamica Fermamente convinti che il Corano e’ di origine divina, i musulmani non possono metterlo in discussione, ne’ farne uno studio critico. Quel libro viene da Dio e quindi non si tocca, tutt’al più solo lo si cita per confermare la rettitudine del comando divino. Poiché il Corano e’ stato dettato da Dio per mezzo dell’angelo Gabriele, lo stesso 12 profeta Maometto non ne e’ l’autore, ma solo il suo primo uditore . Ho già menzionato più sopra che il Corano investe tutta la vita del musulmano, sia privata che pubblica, e lui trova nel suo libro dettato da Dio stesso le norme della sua condotta. Quindi non e’ così immediato per lui il dover sottomettersi alle nostre leggi europee che non provengono dal Corano. Tuttavia, dobbiamo insistere su questa esigenza fondamentale. 11 12 Vedi anche: MAURICE BORRMANS, Orientamenti per un dialogo tra Cristiani e Musulmani, Subsidia Urbaniana, 46 (Pontificia Universita’ Urbaniana: Roma, 19912), pp. 123-138. NAVID KERMANI (a cura di), NASR HAMID ABU ZAYD, Una vita con l’Islam, (Bologna: Il Mulino, 2004), p. 116. 8 Il Corano afferma: Voi siete la migliore nazione suscitata fra gli uomini. Voi infatti promuovete la giustizia, impedite l’iniquità e credete in Allah (3,110). Anche questa convinzione di essere la migliore nazione rende difficile l’accettare l’autorità civile europea che non e’ musulmana o comunque apprezzarla. E’ quanto successe in Sudan, dove dal 1877 e per undici anni fu nominato Governatore generale l’inglese Charles Gordon, il quale a sua volta nominò come Governatori locali altri europei cristiani. La nomina di cristiani a governare i musulmani fu 13 una delle cause dello scoppio della violentissima rivoluzione mahdista . Nel nostro caso, ovviamente la legalità deve essere esigita e se nelle moschee un Imam predica l’odio contro l’Occidente, quell’Imam deve essere immediatamente espulso senza nessuna incertezza. Come, allora, facilitare questo processo di integrazione? L’Islam e’ nella necessità più assoluta di un rinnovamento all’interno di se stesso. Nonostante la rigidità della teologia islamica, uno dei pionieri della corrente riformatrice e’ Gamal al-Din al-Afghani (1838-1897), il cui influsso fu continuato dall’egiziano Muhammad ‘Abduh (1849-1905), la cui opera a sua volta fu proseguita dal 14 siriano Rashid Rida (1865-1935) . Ma Muhammad ‘Abduh accettando l’idea che l’Islam fosse l’unico fattore a 15 plasmare la società, praticamente spianò la via ai fondamentalisti . Un altro riformatore di grande rilievo fu il sudanese Mahmud Muhammad Taha, il quale osò: proporre un Islam non già compiuto definitivamente con la sua “prima missione”, svolta dal Profeta presso gli arabi del VII secolo, ma come una realtà dinamica, tesa a una più piena realizzazione. L’aspetto permanente del messaggio coranico sarebbe da rintracciare nello spirito e nei contenuti della prima predicazione del Profeta alla Mecca. La parte normativa che si e’ sviluppata a Medina dopo l’egira sarebbe invece da considerare una parziale e transitoria forma di applicazione di quei principi, oggi non più riproponibile poichè legata a quei tempi e quei luoghi 16 particolari . Poiche’ Mahmud Muhammad Taha osò distinguere nel Corano una parte permanente e una parte contingente e legata al tempo di Maometto, cioe’ nego’ il valore eterno a una parte del Corano, fu giudicato eretico, fu condannato a morte come apostata e nel 1985 fu impiccato dal presidente Nimeiri, nonostante avesse superato gli 80 anni! Con il contemporaneo egiziano, Nasr Hàmid Abu Zayd, professore di semiologia all’Universita’ del Cairo, abbiamo il sorgere di una grande speranza. Egli afferma che: C’e’ differenza tra il riconoscere un testo come autorita’ religiosa, sottolineandone la funzione civilizzatrice, e di trattare questo testo come LA autorita’ in generale per tutti gli ambiti della vita. Purtroppo in questo secondo caso dobbiamo riconoscere che e’ sorto un dogma secondo il quale l’autorita’ del Corano va ben oltre i limiti della fede, estendendosi fino a comprendere tutti i campi della societa’ e del sapere. Il Corano e’ un’autorita’ religiosa, ma non e’ il quadro di riferimento delle conoscenze storiche o di quelle fisiche, per esempio. Eppure oggi si va rafforzando la tendenza a ritenere che il Corano contenga in se’ tutte le verita’ conosciute o conoscibili dalla ragione. Questo e’ pericoloso per la ragione e per la coscienza dei musulmani per due motivi: da un lato, viene sminuita l’importanza della ragione umana e quindi consolidata l’arretratezza, dall’altro il Corano da testo della Rivelazione si trasforma in un trattato politico, economico e giuridico. Il Corano perde cosi’ qualcosa di essenziale, cioe’ la sua dimensione specificamente religiosa, spirituale e, in senso lato, 17 etica . E continua: L’affermazione (che) “l’Islam e’ religione e stato”, oggi cosi’ acriticamente accettata da molti musulmani, e’ un’espressione moderna: non si ritrova in alcun testo redatto prima del XVIII o XIX secolo. Lo slogan che vuole l’Islam come unita’ di religione e stato non corrisponde ne’ agli insegnamenti dell’Islam ne’ al reale corso della storia.... Il conflitto sorto intorno alla successione di Maometto era un conflitto politico, sebbene 13 CAMILLO BALLIN, 14 PAOLO BRANCA, Introduzione all’Islam, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 1995), pp. 272-275. NAVID KERMANI (a cura di), 15 16 PAOLO BRANCA, Il Cristo e il Mahdi, (Bologna, EMI: 2001), pp. 199-200. NASR HAMID ABU ZAYD, Presentazione a: NAVID KERMANI Una vita con l’Islam, (a cura di), (Bologna: Il Mulino, 2004), p. 73. NASR HAMID ABU ZAYD, Una vita con l’Islam, (Bologna: Il Mulino, 2004), p. 16. 17 NAVID KERMANI (a cura di), NASR HAMID ABU ZAYD, Una vita con l’Islam, (Bologna: Il Mulino, 2004), pp. 65-66. 9 successivamente interpretato con riferimenti al Corano... Laddove la religione e’ stato esiste il pericolo che 18 venga identificata con tutte le inadeguatezze dello stato o, come succede in Iran, addirittura con i suoi crimini . Purtroppo il prof. Nasr Hàmid Abu Zayd fu condannato dalla suprema corte egiziana come eretico e gli ‘Ulamà’ dell’Universita’ islamica dell’Azhar chiesero al governo egiziano che venisse applicata la pena di morte prevista per un apostata. Non essendo Nasr Hàmid Abu Zayd piu’ considerato un musulmano, non era piu’ permesso a sua moglie di restare con lui, percio’ il 14 giugno 1995 fu divorziato da sua moglie Ibtihàl, ma lei lo segui’ e ora vivono tutti e due in Olanda, dove lui e’ professore all’universita’ di Leiden. A leggere i suoi testi si prova un senso di grande gioia perche’ finalmente ci incontriamo con un Islam ragionevole con il quale si puo’ dialogare a tutto campo, un Islam libero dalle incrostazioni dei secoli e 19 liberante . Lo straordinario influsso che il prof. Abu Zayd ha sui giovani e’ un segno rivelatore che i giovani non sono piu’ convinti dell’Islam che e’ stato loro trasmesso. In una parola, l’Islam e’ in una profonda crisi interna. Ma, se Mahmud Muhammad Taha e’ stato impiccato e il prof. Abu Zayd e’ stato condannato e ha dovuto emigrare, perche’ parliamo lo stesso di speranza? Perche’ sono: forse solo “una voce fuori dal coro”, un coro di bocche chiuse che stentano a farsi ascoltare per i bavagli che le soffocano e per i clamori di chi grida piu’ forte. Sono barlumi di speranza che sembrano poca cosa tra i cupi bagliori che dominano l’orizzonte, ma sono anche l’unico seme che sotto tante macerie sappia 20 promettere un ritorno alla vita . Parliamo di speranza perche’ non dobbiamo dimenticare che l’Islam sorse ben 600 anni dopo il cristianesimo, cioe’ ha 600 anni di ritardo. L’Islam e’ nel nostro Medio Evo. La societa’ che l’Islam propone e’ superata da secoli, risale addirittura al Medio Evo. Di conseguenza, la discriminazione nei confronti dei non musulmani viene fatta anche, e in modo molto violento, nei confronti dei musulmani che non accettano questo tipo di Islam, vedi le condanne di Mahmud Muhammad Taha e di Nasr Hamid Abu Zayd. Non dimentichiamo che con l’Islam siamo nel Medio Evo. Vogliamo conservare la speranza che il tempo aiutera’ i musulmani a rivedere le loro posizioni. Le due condanne appena menzionate sono un segno molto forte che qualcosa incomincia gia’ a muoversi. Ma dobbiamo anche chiederci: come venivano giudicati nel Medio Evo i nostri teologi? Come venivano puniti i nostri eretici? Qual era la nostra concezione della Bibbia? Ci ricordiamo che fino a pochissimi decenni fa nelle omelie si poteva citare la Bibbia solo in latino? Parliamo di speranza perche’ non siamo noi che guidiamo la storia ma Dio, Il Quale sa estrarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (Mt 13,52). Vicenza, 18 Ottobre 2007 + Camillo Ballin Vicario Apostolico in Kuwait 18 19 20 NAVID KERMANI (a cura di), NASR HAMID ABU ZAYD, Una vita con l’Islam, (Bologna: Il Mulino, 2004), pp. 68-69, 72. Molti anni fa, un giorno una persona gli disse: Porti nel tuo cuore una moschea splendente di Dio: NAVID KERMANI (a cura di), NASR HAMID ABU ZAYD, Una vita con l’Islam, (Bologna: Il Mulino, 2004), p. 215. Forse era un lontano annuncio della sua missione. PAOLO BRANCA, Presentazione a: NAVID KERMANI (a cura di), NASR HAMID ABU ZAYD, Una vita con l’Islam, (Bologna: Il Mulino, 2004), p. 20. 10