L’ISLAM IN OCCIDENTE
MINACCIA O SFIDA
INTRODUZIONE
Nelle scuole in cui insegnate vi siete certamente incontrati con alunni musulmani. La presenza dei musulmani in
Italia e’ molto aumentata in questo ultimo decennio e aumenterà sempre di più. Ci e’ necessario perciò
conoscere meglio qual e’ la fede di queste persone, qual e’ la loro mentalità, qual e’ la loro cultura.
Ci chiediamo:
1. In quale ambiente e’ sorto e si e’ sviluppato l’Islam?
2. Quali sono i fondamenti dell’Islam?
3. L’Islam in Occidente e’ una minaccia o una sfida?
Sono alcuni punti che vorrei trattare brevemente in questo nostro incontro.
1.
L’ambiente in cui e’ sorto e si e’ sviluppato l’Islam
L’anafora di S. Giacomo ci dice che Gerusalemme e’ la “Madre di tutte le Chiese”. Gesù Cristo e’ morto e risorto
a Gerusalemme e da lì e’ iniziato il cammino della Chiesa. Infatti, il messaggio cristiano esce da Gerusalemme e
raggiunge soprattutto Antiochia, dove i discepoli di Gesù Cristo per la prima volta si danno un nome: Cristiani!
(At 11,26).
C’erano, nell’antichità, delle città apostoliche i cui vescovi, secondo la tradizione presente nel sec. IV, erano stati
insediati per la prima volta dagli Apostoli. Di tali città apostoliche le prime cinque sono, nell’ordine, quelle di
Gerusalemme, Cesarea, Antiochia, Alessandria e Roma. Esse sono appunto le metropoli patriarcali del sec. IV.
Di esse si sa che Antiochia, Alessandria e Roma sono – sul piano liturgico – le più rappresentative, in quanto
città madri delle famiglie liturgiche, a cui fanno parte direttamente o indirettamente tutte le liturgie che si sono
venute differenziando dal sec. IV in poi. I primi Concili hanno poi stabilito l’ordine di queste Chiese principali
chiamate Patriarcati. Esse sono: Roma, Costantinopoli, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme. Si tratta di
Chiese fiorenti che hanno avuto una grande spinta evangelizzatrice e la Chiesa di Antiochia arriverà fino in India
e in Cina.
Maometto nasce alla Mecca, sulla costa orientale del Mar Rosso verso il 570 AD. Verso il 610 incomincia ad
avere le prime “rivelazioni”. Forti opposizioni nella sua città natale lo obbligano ad abbandonare la Mecca e a
rifugiarsi a Yatrib, che poi sarà chiamata Medina, cioè La Città (del profeta). Nel 630 conquista la Mecca e nel
632 muore a Medina.
I cristiani che incontra Maometto sono staccati dalle loro Chiese-madri. Questo spiega perchè Maometto
riceverà delle informazioni strane sul cristianesimo. Maometto fu una minaccia o una sfida per i cristiani del suo
tempo? In un primo tempo li trattò benevolmente, stimò la loro mitezza e bontà e pensò che questo era frutto
dell’influsso dei monaci. Infatti, leggiamo nel Corano: Troverai che i più acerrimi nemici dei credenti (cioè dei
musulmani) sono i giudei e i politeisti e troverai che i più prossimi all’amore per i credenti sono coloro che
dicono: “In verità siamo nazareni”, perchè fra di loro ci sono uomini dediti allo studio (preti) e monaci che non
hanno alcuna superbia (5,82). In seguito, però, li giudicò molto negativamente perchè si rifiutavano di diventare
musulmani: Dicono i giudei: <Esdra e’ figlio di Allah>. Questo e’ ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le
parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati! Hanno preso i loro
rabbini, i loro monaci e il Messia figlio di Maria, come signori all’infuori di Allah, quando non era stato loro
ordinato se non di adorare un Dio unico (9,30-31). Oltre che per motivi dottrinali, Maometto si oppone ai cristiani
anche per ragioni morali: O voi che credete, molti dottori e monaci divorano i beni altrui, senza diritto alcuno, e
distolgono dalla causa di Allah. Annuncia a coloro che accumulano l’oro e l’argento e non spendono per la
causa di Allah un doloroso castigo (9,34).
Molto probabilmente Maometto non ha mai conosciuto la vera religione cristiana, per cui l’ha condannata.
Tuttavia, ha adottato una politica più conciliante con i cristiani. Infatti, mentre i politeisti o si convertivano all’Islam
o non venivano protetti, i cristiani ricevevano lo statuto di “protetti” ma perdevano qualsiasi libertà politica.
Questa negazione di qualsiasi diritto nel governare lo Stato e’ praticata fino ad oggi nei paesi musulmani. Infine,
Maometto riuscirà a cancellare qualsiasi presenza cristiana dalla sua terra, la penisola araba. Anche ora viene
spesso affermato in Kuwait che il Golfo e’ la terra dell’Islam e che nessun’altra religione vi deve esistere. Questa
minaccia, anche se proviene dai solo fondamentalisti, ha il suo forte influsso sull’asse governante.
1
2. I fondamenti dell’Islam
2.1. Il Corano
Il Corano e’ il libro caro ad ogni musulmano. Troverete gente che lo recita dappertutto: nella strada, in autobus,
in treno, in aereo e a qualsiasi momento della giornata. Quasi tutte le compagnie aeree arabe propongono ai
passeggeri la recita di alcuni versetti del Corano prima che il loro aereo decolli.
Il Corano e’ il libro che contiene tutto il messaggio di Dio, per tutti gli uomini e per tutta la storia. Il musulmano
trova dunque in esso gli articoli della sua fede e le norme di condotta pratica, la via che lo porta a Dio. La sua
vita privata, sociale e politica deve essere conforme alle direttive date dal Corano. La religione islamica investe
quindi tutti gli aspetti della vita umana, religione e stato formano una sola cosa, ordinata dal Corano.
La parola Corano deriva dall’arabo Qara’a che significa: Recita! ed e’ la stessa radice della prima parola rivelata
al profeta quando l’angelo Gabriele gli disse: Iqra’!, cioè: Recita! Non e’ esatto tradurre questa parola con: Leggi!
Il Corano non va letto ma recitato, cioè cantato. Il grande studioso contemporaneo Nasr Hàmid Abu Zayd,
musulmano egiziano, nota che e’ cantando i versetti che il musulmano coglie il loro vero significato e fa
un’esperienza sensibile ed estetica della parola di Dio, alla sua voce ci unisce un’altra voce, interiore. La recita
del Corano diventa quindi un evento spirituale: ascoltando la parola di Dio, il musulmano ascolta Dio che parla.
In molti Hadith (tradizioni) viene sottolineato come il fedele faccia esperienza sensibile di Dio quando recita il
1
Corano .
Questo insegnamento e’ utile per noi affinché non facciamo della lettura della Bibbia una costruzione
intellettuale ma, con l’ispirazione dello Spirito Santo, abbiamo un incontro con Dio nostro Padre, con Gesù Cristo
nostro Dio e nostro Salvatore.
Maometto non aveva messo per iscritto quanto, secondo lui, gli era stato rivelato ed e’ soltanto dopo la sua
morte che la comunità pensò di compilare un testo per proteggere la rivelazione dall’oblio e dalle alterazioni.
Zayd fu il primo redattore del Corano e fu il terzo califfo ‘Uthman (644-656) (cioè il terzo successore di
Maometto) che curò definitivamente il testo fino ad allora tramandato solo oralmente.
Uno studioso di Islam scrive:
Affermare con certezza che questa versione sia la raccolta di quanto Maometto ha effettivamente pronunciato e’
impossibile. Le rivelazioni (del Corano) sono distribuite su circa ottomila giorni, dall’anno 610 al 632, e nessun
essere umano può pretendere di avere una memoria così perfetta da ricordare, a distanza di molti anni, le
2
testuali parole ascoltate una volta sola .
Secondo la fede islamica, il Corano fu rivelato a Maometto in lingua araba attraverso l’angelo Gabriele ma esso
e’ solo la copia del Libro originale che si trova in cielo, Umm al-kitab, libro madre. E’ questa proclamata origine
divina che fa del Corano un testo immutabile, gli da’ un’autorità assoluta e indiscussa e richiede un’obbedienza
totale. Fu soltanto nel 1920 che fu permessa in Pakistan la prima traduzione del Corano in un’altra lingua, infatti
3
si temeva che una traduzione non rispettasse esattamente il valore delle espressioni arabe . Secondo i
musulmani, la bellezza straordinaria del linguaggio e dello stile del Corano lo rendono inimitabile (i’jaz) e sono
una controprova della missione divina di Maometto; non solo la bellezza ma anche il contenuto conferma che
quel testo viene da Dio, infatti il musulmano trova nel Corano i versetti adatti per ogni situazione della sua vita e
lo aiuta nella sua obbedienza a Dio.
Normalmente i musulmani chiamano noi cristiani “La gente del Libro” perchè anche noi abbiamo un libro, la
Bibbia, che, secondo loro, e’ per noi quello che per loro e’ il Corano. No, noi non siamo “La gente del Libro”.
Quello che per i musulmani e’ il Corano e’ per noi Gesù Cristo e non la Bibbia. Per noi solo Gesù e’ disceso dal
cielo, come il Corano per i musulmani, mentre la Bibbia e’ sì opera di Dio, da Lui ispirata, ma vi e’ anche
l’apporto umano dell’autore di ogni singolo libro.
1
Cfr.
2
PAOLO BRANCA, Introduzione all’Islam, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 20052), p. 17, citato in:
sfida dell’Islam all’Occidente, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 2007), p. 17.
3
La prima traduzione in assoluto del Corano fu una traduzione in latino pubblicata a Padova nel 1698 da Padre Ludovico
Marracci, v. CHERUBINO MARIO GUZZETTI, Islàm, questo sconosciuto: Fede e vita dell’Islàm, (Torino, Leumann: ElleDiCi, 2007),
p. 134.
NAVID KERMANI
(a cura di),
NASR HAMID ABU ZAYD,
Una vita con l’Islam,
(Bologna: Il Mulino, 2004), pp. 34-35.
PIERO GHEDDO,
La
2
Infine, i musulmani sono convinti che abbiamo falsificato la Bibbia. Quando Gesù disse che avrebbe mandato il
Paraclito, loro sostengono che Gesù non disse “Paraclito” ma “Maometto” e noi avremmo sostituito “Maometto”
con “Paraclito”. Per i musulmani il vangelo e’ quello di Barnaba e non i nostri quattro vangeli. Il Vangelo di
Barnaba e’ un testo del 1300 scritto in spagnolo e tradotto in arabo nel 1908. Descrive Gesù come un uomo
(non Dio); Gesù e’ soltanto un profeta e non il Messia, che sarebbe Maometto; Gesù non e’ morto in croce, ma
e’ stato Giuda ad essere crocifisso; la dottrina cristiana proviene da Paolo che tradì il vero insegnamento di
Gesù; infine, contiene ripetute e circostanziate enunciazioni di Gesù concernenti il futuro avvento di Maometto,
ultima e definitiva manifestazione del Verus Propheta.
Al-Hadith (la Tradizione)
Mentre il profeta era in vita, era facile ricorrere a lui per qualsiasi circostanza concreta in quanto solo lui era il
mediatore della rivelazione divina. Ma, dopo la sua morte, la comunità si trovò a dover affrontare problemi di cui
non trovava una soluzione nel Corano. Si incominciò quindi a ripensare a quanto il profeta aveva detto, come
suo parere personale, in momenti passati, cosa aveva consigliato o sconsigliato.
La sua vita, il suo comportamento, il parlare o rimanere silenzioso nelle diverse situazioni, le enunciazioni, le
direttive, le prescrizioni e le risposte alle diverse domande, fanno parte del cammino della vita (sunna); i dettagli
sono fissati nella Tradizione (Hadith) e considerati dai credenti come un esempio; infine viene preso in
considerazione il comportamento dei compagni del profeta, che furono da lui tollerati, approvati o anche
4
espressamente raccomandati .
Il Credo islamico
Dio. Il Corano presuppone che la gente creda in Dio e quindi non si preoccupa di dimostrarne l’esistenza ma di
specificare la sua identità. Secondo il Corano, Dio e’ creatore. E’ lui che ha creato la terra in due giorni, il mondo
intero in sei giorni e poi si e’ seduto sul suo Trono: In verità, il vostro Signore e’ Dio, che ha creato in sei giorni i
cieli e la terra, e poi si e’ assiso sul Trono (7,54). Dio e’ pure provvidente e si prende cura delle sue creature. La
dottrina della predestinazione non e’ molto chiara nel Corano. Da una parte sembra che Dio predestini gli uni
alla perdizione (Perchè in verità, quanto a coloro che non credono, e’ per loro indifferente che tu li ammonisca o
non li ammonisca. Mai crederanno. Iddio ha suggellato loro il cuore e l’udito e la vista loro e’ velata, e avranno
castigo tremendo, 2,6-7. Coloro che Dio travia non avranno più nessuno che li guidi, 7,186) e altri al Paradiso
(Dio ha creato voi e le vostre opere, 37,96). Dio e’ pure il giudice ed esprime il suo giudizio non soltanto alla fine
del mondo ma anche durante questa vita sulla terra. Infine, Dio e’ uno e il Corano afferma il monoteismo più
rigido, per cui il più grande peccato e’ l’associargli altri dèi.
La fede islamica in Dio creatore e provvidente e’ un punto d’incontro con la Chiesa cattolica soprattutto per
quanto riguarda la bioetica. Nel convegno internazionale che si tenne in Cairo nel 1994, la Chiesa cattolica trovò
solo nei rappresentanti musulmani il sostegno contro l’aborto e l’eutanasia. Tuttavia, in un altro convegno
internazionale in Cairo sulla bioetica nel febbraio 2006 ci fu chi affermò che secondo un Hadith la vita umana
inizia non al primo istante del concepimento ma durante i primi 40 o 120 giorni, per cui e’ possibile l’aborto entro
quei limiti di tempo. Mancando nell’Islam un’autorità centrale, la questione rimane non risolta.
Secondo il Corano, Gesù fu un profeta (19,30) e un grande messaggero di Dio (3,48-49; 4,171, ecc.). Tuttavia
egli non e’ il Figlio di Dio: E quando Dio disse: “O Gesù figlio di Maria, sei tu che hai detto agli uomini: Prendete
me e mia madre come dèi, oltre a Dio?” Gloria a te! Come avrei potuto dire ciò che non ho il diritto di dire. Se
l’avessi detto tu l’avresti saputo... Non ho detto loro se non ciò che tu mi hai ordinato, e cioè: “Adorate Dio,
Signore mio e vostro” (5,116-117). E ancora: Come potrebbe Allah avere un figlio se non ha consorte? (6,101).
I musulmani negano che Gesù sia morto perchè se e’ Figlio di Dio, perchè Dio avrebbe permesso che un
innocente fosse sacrificato? Ovviamente, l’Islam nega il peccato originale e la conseguente necessità della
redenzione.
Nel quinto convegno internazionale sul Dialogo interreligioso tenuto a Doha (Qatar) dal 7 al 9 maggio 2007, noi
cristiani fummo accusati di non accettare l’Islam, mentre l’Islam accetta il Cristianesimo. Dichiarammo
decisamente che noi rispettiamo l’Islam come religione mondiale ma che non possiamo accettare la sua fede
altrimenti diventeremmo musulmani.
Così pure il Corano non accetta il nostro concetto di Trinità, sarebbe un associare a Dio altre due divinità, che e’
il peccato più grave nell’Islam: Credete in Dio e nei suoi inviati e non dite “Tre”. Desistete, sarà meglio per voi.
Dio non e’ che un Dio solo. Lungi dalla sua gloria l’avere un figlio (4,171).
4
ADEL THEODOR KHOURY,
I Fondamenti dell’Islam, (Bologna: EMI, 1999), p. 109.
3
Infine, Dio e’ trascendente e lo rimane anche quando comunica agli uomini una rivelazione. Siamo ben lontani
dal partecipare alla vita divina come abbiamo nel Cristianesimo. Nell’Islam Dio e’ sempre l’irraggiungibile, rimane
sempre al di la’ di noi. E’ come quando guardiamo un film alla televisione. Tutto quello che succede nel film non
ci tocca, noi siamo sempre di qua, ben seduti sul nostro divano.
Gli angeli. Sono i servitori di Dio, possono intercedere per gli uomini soprattutto nel giorno del Giudizio e uno
dei compiti principali e’ la trasmissione della rivelazione ai profeti e ai messaggeri, come l’angelo Gabriele cui fu
affidato di trasmettere il Corano a Maometto.
Il diavolo e i demoni. Originariamente essi abitavano in Paradiso ma ne furono cacciati perchè disobbedirono a
Dio: si sono opposti alla creazione dell’uomo e non hanno accettato l’ordine di Dio di prostrarsi davanti ad
Adamo.
Nota: I versetti satanici. Un giorno mentre si recava alla Ka’aba, il profeta fu fermato da amici e avversari che gli
chiesero come avesse ricevuto la rivelazione. Maometto, forse per ingraziarsi i nemici che erano numerosi in
quel tempo alla Mecca, rispose parlando di tre figlie di Allah adorate alla Mecca e disse: Che ve ne pare di Allat,
di al’Uzzat e di Manat, questo terzo idolo? (53,19-20). Poi aggiunse: Sono le vergini esaltate, la cui intercessione
e’ gradita ad Allah. Questa aggiunta si trova solo nella Tradizione ma e’ probabilmente autentica perchè nessun
musulmano avrebbe avuto il coraggio di dirla. Di fronte allo sconcerto dei musulmani, il giorno dopo Maometto
rinnegò le sue affermazioni e disse che gli erano state ispirate da Satana, di qui il nome di “versetti satanici”.
I Ginn. Sono esseri che stanno tra gli angeli e gli uomini. Creati da fiamme di fuoco, sono simili agli uomini
perchè si riproducono e la loro vita ha un termine.
Nessuna di queste creature celesti, angeli, diavolo, demoni e ginn, partecipa al governo del mondo, cosa che
spetta solo a Dio, unico Signore del cielo e della terra.
La morte. E’ la conclusione della vita terrena. A nessun uomo prima di te abbiamo conferito l’immortalità; ogni
essere vivente gusterà la morte (3,185).
L’interrogatorio nella tomba e’ un giudizio intermedio che avviene subito dopo la morte. Gli angeli chiederanno:
chi e’ il tuo Dio? Chi e’ il tuo profeta? Qual e’ la tua religione? Qual e’ la tua Qibla (direzione di preghiera)? La
risposta deve essere: Dio, Maometto, Islam, Mecca. Se le risposte sono esatte, il morto riceverà la promessa di
andare in Paradiso, altrimenti dovrà subire tormenti già nella tomba. In attesa del giudizio finale, i morti sono
immersi in un sonno che non farà loro sentire la lunghezza dell’attesa.
Il Giudizio e’ fatto solo da Dio, unico giudice. Dio giudicherà la fede e le opere di ognuno. Ogni profeta sarà
testimone contro il suo popolo: Gesù testimonierà contro i giudei e i cristiani e non sarà possibile avere nessuna
intercessione a favore. Tuttavia gli angeli potranno mediare in favore di qualcuno e Maometto potrà intercedere
per i musulmani in modo da portarne una grande schiera in Paradiso. Il criterio fondamentale per il Giudizio sarà
se il morto avrà seguito o meno la fede islamica.
Il culto islamico
I cinque pilastri dell’Islam: sono così chiamati i cinque precetti principali del culto islamico. La loro origine
5
sarebbe una tradizione attribuita al profeta stesso .
La professione di fede in Allah e nel suo profeta Maometto (al-Shahada). Ogni persona che recita la
formula di fede islamica alla presenza di due testimoni diviene automaticamente musulmana. La formula recita:
Testimonio che non c’e’ altro Dio che Allah e che Maometto e’ il suo messaggero. La professione di fede e’ per i
musulmani quello che per noi e’ il battesimo, anche se per noi il battesimo viene dato una volta sola, mentre la
formula islamica e’ continuamente recitata dal pio musulmano. Nella fede islamica la professione di fede
cancella tutti i peccati, anche i più grandi crimini ed e’ la prima delle opere buone da fare, senza la quale
nessuna opera buona e’ possibile.
La preghiera rituale cinque volte al giorno (al-Salat): all’alba, a mezzogiorno, nel primo pomeriggio, alla sera
e alla notte. Ognuna di queste preghiere prende circa cinque minuti, deve essere fatta rivolti verso la Mecca
5
Cfr.
PAOLO BRANCA,
Introduzione all’Islam, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 1995), p. 205.
4
(quando si viaggia in un aereo di una compagnia araba viene sempre indicato in uno schermo dove e’
l’orientamento verso la Mecca) e per essere valida deve essere preceduta dalle abluzioni rituali. L’invito alla
preghiera viene fatto dal Muezzin, la cui voce oggi viene lanciata dai microfoni (nella moschea omeyade di
Damasco viene ancora fatto a voce naturale). Nella nostra società occidentale abbiamo molto da imparare dai
musulmani i quali non sono vittime di nessun rispetto umano e pregano dovunque si trovino: in moschea, in
casa, nella strada, in ufficio, in aereo. Oltre a questa preghiera ufficiale, viene eseguita anche la preghiera
personale che e’ lasciata all’iniziativa del singolo individuo.
L’offerta (al-Zakat). Comprende sia l’elemosina obbligatoria e regolata da precise norme, sia quella volontaria
come aiuto ai poveri.
Il digiuno nel mese di Ramadan (al-Saum). Niente deve entrare nel corpo dall’alba fino al tramonto. Il privare il
corpo di cibo e di bevanda e’ un modo per affermare la propria dipendenza da Dio e il distacco dalle cose di
questo mondo. Ma ha anche l’aspetto della gioia. Il mese di Ramadan e’ il tempo in cui si gusta di più la
misericordia Dio con la recita più intensa del Corano, l’elemosina, la preghiera ufficiale e personale e un incontro
più profondo con Dio porta sempre tanta gioia nella persona umana. Alla rottura del digiuno alla sera (si può
mangiare e bere dal tramonto del sole fino all’alba) ci sono sempre festosi inviti di amici e parenti. Ramadan e’ il
mese di Dio, della gioia, della fraternità e della riconciliazione. Di conseguenza, questo mese di digiuno e’ il
mese in cui si spende di più per il cibo! Siccome il calendario musulmano segue i mesi lunari, Ramadan
incomincia ogni anno circa 15 giorni prima dell’anno precedente. Questo vuol dire che il mese di Ramadan può
arrivare anche in piena estate. Sono testimone che il mese di Ramadan in estate e’ particolarmente penoso e
ammiro i musulmani che ho visto praticare il digiuno anche in quel tempo così difficile.
Il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta in vita (al-Higg). Circa tre milioni di musulmani si recano ogni
anno nel pellegrinaggio che si può fare solo una volta all’anno, dal 7 al 13 del mese islamico Dhu al-higgia. Il
centro del pellegrinaggio alla Mecca e’ la “pietra nera”, un grosso blocco di porfido bianco (diventato nero per i
peccati degli uomini), che Dio fece scendere dal cielo come pietra angolare attorno alla quale ha creato il
6
mondo . Oltre al pellegrinaggio ufficiale c’e’ anche un pellegrinaggio personale (al-‘umra) che ognuno può fare
privatamente quando vuole.
3. L’Islam in Occidente e’ una minaccia o una sfida?
L’Islam non e’ monolitico come potrebbe sembrare a prima vista. Poco più di 20 anni dopo la morte di Maometto
(632) e durante il regno del quarto califfo, ‘Ali (656-661), cioè il quarto successore di Maometto, ci fu una prima
divisione tra i musulmani. Sorsero i “Sunniti” e gli “Sciiti”. I primi si ritengono i fedeli alla Tradizione (Sunna) di
Maometto, i secondi considerano solo ‘Ali e i suoi discendenti come loro capi (Imàm). Dagli Sciiti poi si
staccarono e si formarono parecchi altri gruppi. Tuttavia, le divisioni non furono mai causate per motivi teologici
7
ma solo per ragioni politiche contingenti . La fede nel Dio unico, nel Corano e il riferimento a Maometto come il
messaggero ultimo e definitivo di Dio sono punti consolidati e accettati da tutti.
Una menzione particolare meriterebbero i mistici musulmani (Sufi) ma devo ometterla per motivi di tempo.
3.1. Espansione dell’Islam e conseguenze per la comunità cristiana
Nonostante le divisioni, l’Islam si propagò velocemente e le grandi vittorie confermarono nei fedeli la veridicità
della missione divina di Maometto. La trafila e’ stata lineare: ispirazione religiosa, attacco militare, potere politico.
E’ lo stesso cammino che si verificò in Sudan nel 1881 quando Muhammad Ahmad Ibn ‘Abd Allah si proclamò il
Mahdi, cioè l’inviato di Dio e il successore di Maometto. Parlò prima di “voci” che lo chiamavano a riformare
l’Islam, quindi divenne un grande stratega militare e le sue fulminee vittorie convinsero i suoi adepti della sua
8
missione divina, e infine il suo successore fondò lo Stato mahdista . Non essendoci nell’Islam un’autorità
centrale che possa verificare l’eventuale veridicità di una missione considerata divina, dobbiamo aspettarci
6
PIERO GHEDDO,
La sfida dell’Islam all’Occidente, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 2007), p. 24.
7
PAOLO
Introduzione all’Islam, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 1995), p. 236.
8
Vedi:
BRANCA,
CAMILLO BALLIN,
Il Cristo e il Mahdi, (Bologna, EMI: 2001), Parte II, Capp. 3 e 4.
5
sempre dei nuovi Mahdi nella storia. L’ultimo in ordine di tempo e’ l’attuale Muqtada Sadr, capo della Scia in
Irak, che si fa chiamare appunto “Mahdi”.
Dopo la morte di Maometto la dominazione islamica si estese molto oltre l’attuale Arabia Saudita. Sotto i primi
due califfi, Abu Bakr (632-634) e ‘Omar (634-644), cioe’ in soli 12 anni, la Mesopotamia e l’Egitto diventarono
musulmani. Con il terzo califfo, Uthman (644-656), furono conquistati dall’Islam l’Armenia e il Nord Africa fino
alla Tunisia. Con il quarto califfo, ‘Ali (656-661), l’attuale Turchia e la Persia diventarono musulmane. Nel 750 le
conquiste musulmane si estesero all’impero persiano e nell’Asia centrale, nel Pakistan e nel Nord Africa fino al
Marocco. Nel 711 l’impero islamico conquistò la Spagna e tentò di entrare in Europa ma nel 732 Carlo Martello
riuscì a fermare l’avanzata islamica. Verso l’anno 1000 Baghdad era la sede di un califfato vittorioso. In quei
tempi studenti europei andavano a scuola nelle università di Cairo, Baghdad e Damasco. Nel 1453 cadde
Costantinopoli, capitale dell’impero bizantino-cristiano. Nel 1529 fallì l’assedio di Vienna e il 7 ottobre 1571 i
cristiani vinsero l’armata ilamica a Lepanto. Nel frattempo, l’Islam era penetrato nell’Europa cristiana, nei
9
Balcani, in Bulgaria, Kossovo, Bosnia, Grecia e Albania (1470) . La piccola comunità di Maometto era diventata
un grande impero. La Umma Islamiyyah e’ diventata universale. Partecipando ai vari convegni internazionali, mi
sono reso conto che i musulmani, da qualsiasi parte vengano e anche se pronunciano l’arabo con forti flessioni
10
locali, si sentono sempre membri della stessa famiglia, la Umma .
Per strettezze di tempo non posso neanche accennare alle difficoltà di convivenza tra cristiani e musulmani
lungo i secoli. Il Corano proclama la tolleranza religiosa: La verità viene dal vostro Signore: chi vuole creda e chi
non vuole non creda (18,29), Non vi sia costrizione nella fede! (2,256). Ma la storia ha tristi ricordi. Intolleranza
violenta e discriminazione radicale sono stati elementi costanti nelle relazioni tra le due comunità. Fino ad oggi ci
vengono continuamente rinfacciate le Crociate, presentate sempre come un’invasione del cristianesimo nelle
terre islamiche. Ma le Crociate, quand’anche fossero viste unicamente dal punto di vista politico, cosa che e’
vera solo molto parzialmente, durarono poco meno di 200 anni (1096-1270), mentre l’invasione musulmana nei
territori cristiani durò quasi mille anni (632-1571) e questo non viene mai ricordato da nessuno.
E’ un fatto che il cristianesimo e’ completamente scomparso nel Nord Africa e in tutti i paesi del Medio Oriente e
in molti dell’Asia e’ ridotto a piccole comunità in continua e grave difficoltà di sopravvivenza. Ogni anno migliaia
di cristiani nel Medio Oriente diventano musulmani, per i più svariati motivi: discriminazione nel posto di lavoro,
nella carriera, vittime di vendette (soprattutto oggi in Irak), matrimoni, ecc. In molti paesi del Medio Oriente e’
praticamente impossibile costruire chiese. In Kuwait, per esempio, ci sono tra i 300 e i 350.000 cattolici, abbiamo
solo tre parrocchie, affollatissime, ed e’ praticamente preclusa la possibilità di ottenere il permesso per una
nuova chiesa. Voglio prendere un esempio emblematico, l’Egitto, ma si potrebbe dire altrettanto, e anche di più,
del Sudan, dell’Irak e di molti altri paesi islamici. In Egitto un cristiano non può coprire cariche importanti nello
Stato, non può essere direttore di un giornale, a meno che non sia proprio della comunità copta (come Watani),
deve pagare le tasse con le quali lo stato finanzia l’Università islamica dell’Azhar ma non può iscriversi in
nessuna delle sue facoltà. Con le tasse, riscosse anche dai cristiani, il governo sovvenziona la costruzione di
decine di moschee ma ai cristiani non si permette di costruire chiese, ne’ tante volte, di restaurarle. Viene
concessa ai cristiani solo un giorno di festa all’anno, il Natale (7 Gennaio), mentre i musulmani hanno molti
giorni per le loro varie feste durante tutto l’anno. I libri di storia nelle scuole dell’Egitto riducono la parte copta a
quasi niente (vedi anche il museo della Nubia ad Assuan), mentre la storia islamica e’ trattata ampiamente ed e’
richiesta obbligatoriamente anche ai cristiani. Lo studio della lingua araba non include più testi letterari ma solo
testi islamici. Scrittori musulmani scrivono apertamente che un cristiano non deve mai diventare capo di Stato,
che si deve ripristinare la tassa (jizya) se vuole restare cristiano e non dovrebbe essere ammesso nell’esercito,
quando invece le spese dell’esercito sono sostenute dalle tasse, pagate anche dai cristiani. Nella carta d’identità
deve essere specificata la religione del padre, che viene registrata in qualsiasi documento, anche per essere
ricoverati in ospedale, fosse anche l’ospedale italiano del Cairo. Infine, non c’e’ nessuna libertà di religione. Un
cristiano che diventa musulmano viene gratificato, ma un musulmano che volesse diventare cristiano perde
l’eredita’, viene estromesso dalla famiglia e dalla società e, se vuole vivere in pace, deve emigrare. Possiamo
dire che c’e’ libertà di culto all’interno delle chiese ma non assolutamente libertà di religione.
9
Cfr.
10
PIERO GHEDDO,
La sfida dell’Islam all’Occidente, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 2007), pp. 63-78.
La Umma e’ la comunità finale e definitiva fondata da Dio tramite la parola del Corano e l’opera sottomessa ai voleri di Dio
compiuta da Maometto. Essa offre a tutti il benessere (Falàh) di una vita sottoposta alla volontà di Dio e, al tempo stesso,
si fa portavoce del giudizio di Dio nei confronti di coloro che si oppongono a questa offerta divina, CHRISTIAN W. TROLL, in La
Civiltà Cattolica, 3541 (I, 1998) pp. 50-51.
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I cristiani stanno scomparendo dal Medio Oriente. L’emigrazione, dovuta alle varie guerre nella regione, e’ salita
alle stelle in questi ultimi decenni.
Le grandi Chiese madri, i Patriarcati storici ai quali ho accennato all’inizio, sono ridotte a pochissime migliaia di
fedeli, e in qualche paese addirittura a pochissime centinaia.
Dopo tutto questo, e tante altre cose che si potrebbero aggiungere, dobbiamo purtroppo concludere che l’Islam
nel Medio Oriente non e’ stato una sfida ma una minaccia.
3.2. Ruolo della comunità cristiana
E in Occidente? L’Islam sta entrando senza guerre di conquista e senza particolari programmi di Propaganda
Fide. Gli extra-comunitari sono attirati dal benessere dell’Occidente e dalla sua libertà. E’ lo stesso motivo per
cui i cristiani stanno lasciando sempre di più il Medio Oriente. E’ quindi un fenomeno comune sia tra i cristiani
che tra i musulmani.
Cosa dobbiamo fare noi come cristiani?
Dipende molto da noi se l’Islam sarà una sfida o una minaccia. Nessuna civiltà riuscirà mai ad imporsi ad
un’altra civiltà se quest’ultima non ha già in se stessa i segni della decadenza, della stanchezza, del vuoto
spirituale e morale, della morte. Purtroppo viviamo in un ambiente di assenza quasi assoluta di valori morali e
spesso anche umani. L’egoismo, l’individualismo e l’edonismo sono i nuovi idoli della nostra società. Dobbiamo
perciò inventare una nuova strategia, concretizzare una nuova evangelizzazione, se vogliamo che le nostre
comunità cristiane sopravvivano. Soltanto un ritorno convinto, profondo e costante a Cristo può darci la forza di
vivere con serenità nel nuovo mondo che sta avanzando.
Dobbiamo pensare che questi musulmani che vengono da noi sono stati creati anche loro da Dio, quindi sono
nostri fratelli, figli dello stesso Padre. Vengono da noi perchè nei loro paesi non c’e’ nessun futuro per i loro figli
e quindi meritano tutta la nostra comprensione e aiuto. Faremmo lo stesso anche noi se fossimo al loro posto.
Questo non vuol dire che dobbiamo cadere in un irenismo sterile e nocivo ma solo che dobbiamo avere un
cuore libero da pregiudizi e da risentimenti e un discernimento concreto su quello che e’ opportuno o necessario
fare o non fare. Riguardo a questo discernimento, vi invito a leggere con molta attenzione il sussidio Le vie
dell’incontro pubblicato dalla Conferenza episcopale del Triveneto il 25 gennaio 2006, soprattutto il n. 4,
Indicazioni pastorali, pp. 13-17. Voglio riportare qui tre brani di questo importante n. 4:
a) Matrimoni interreligiosi
... E’ noto che per i musulmani e’ lecito il matrimonio fra un musulmano e una cristiana, non viceversa. Per un
cristiano rinnegare la propria fede, al fine di sposare una musulmana, e’ violare gravemente l’appartenenza al
cristianesimo, non solo una formalità. Più complicato e’ il caso, consentito dall’Islam, di un matrimonio fra un
musulmano e una cristiana. Senza negare casi riusciti di matrimoni interreligiosi presenti nel nostro Paese, per
la diversità esistente fra le varie legislazioni degli Stati di provenienza e per le situazioni diverse di future
permanenze degli sposi in Italia o di ritorno nel Paese musulmano, la Chiesa ritiene di sconsigliare tali
matrimoni, dato che nella gran parte dei casi essi falliscono. E’ necessario quindi informare con verità e
precisione la parte cattolica delle diversità essenziali esistenti fra la concezione occidentale cristiana e il diritto
islamico circa il matrimoni, la donna, i figli, il diritto ereditario. Questi matrimoni interreligiosi sono motivo di
analoga preoccupazione anche da parte della comunità musulmana, che e’ tutt’altro che propensa ad
appoggiare o incoraggiare simili unioni. Nell’Islam e’ concessa la poligamia e il ripudio da parte dell’uomo; il
matrimonio e’ considerato un contratto privato e come tale va trattato; la donna nella vita matrimoniale non ha
diritti pari all’uomo; responsabile dell’educazione dei figli e’ il padre e, in caso di morte di quest’ultimo, la patria
potestà non passa alla madre ma alla famiglia del padre. In questo senso, il diritto familiare, insieme a quello
patrimoniale e a quello ereditario, sono i tre aspetti sui quali c’e’ una differenza tra la concezione cristiana
occidentale e il matrimonio arabo-islamico.
Qualora un matrimonio interreligioso venisse celebrato con la relativa dispensa del vescovo, e’ dovere della
comunità cristiana aiutare i coniugi a vivere bene il loro rapporto di coppia, con una particolare vicinanza al
membro cattolico dell’unione coniugale.
b) Inserimento nella scuola
Essendo la religione islamica numericamente la seconda in Italia, risulta sempre più vivo il problema
dell’inserimento scolastico dei figli di famiglie musulmane. L’argomento riguarda solo lo Stato italiano e solo in
parte le comunità cristiane, che gestiscono nel nostro Paese molte scuole materne. E’ indispensabile rendersi
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conto delle difficoltà che possono nascere dalle culture diverse: i musulmani accusano la scuola di non essere il
prolungamento dell’educazione familiare, di fondarsi sulla “razionalità”, di essere troppo permissiva (per esempio
consentendo le classi miste), di avere in prevalenza donne per insegnanti. Temi da alcuni ancora dibattuti sono,
per esempio, l’uso esclusivo della lingua italiana, le feste celebrate e la religione impartita, le mense, la cultura
occidentale nel suo insieme ritenuta atea e agnostica. Sono argomenti non facilmente negoziabili, dato che il
dovere della scuola di trasmettere la cultura italiana e di educare alla cittadinanza attiva e leale nel nostro
Paese.
Le comunità cristiane si trovano ad accogliere nelle proprie scuole bambini musulmani. E’ necessario che gli
insegnanti di tali istituzioni conoscano religione, norme e comportamenti islamici, non per rinunciare ai propri
programmi di formazione religiosa ma per avviare esperienze di confronto e di dialogo. Da entrambe le parti non
si deve cercare il compromesso o il sincretismo, ma il rispetto delle relative diversità. Nessun bambino o ragazzo
musulmano deve essere quindi obbligato a partecipare a liturgie cristiane, a preghiere o a eseguire gesti non
graditi dai genitori musulmani.
Per quanto riguarda l’insegnamento della religione cattolica nella scuola, l’attività si svolge secondo quanto
previsto dalla Conferenza episcopale italiana e dal Ministero della pubblica istruzione per le scuole statali. Tali
attività sono rivolte a tutti i bambini. A essi si possono aggiungere altri momenti di esperienza religiosa (per
esempio inerenti preghiere, liturgie, gesti) più specificamente cristiani, riservati ai bambini e alle bambine
cristiani/e. Nella scuola materna le specifiche attività religiose previste possono essere organizzate anche per
gruppi.
.....
d) Sostegno nel perseguimento dei diritti
Pur nel rispetto degli ambiti civili degli argomenti e delle leggi dello Stato, ci sono alcune richieste che riteniamo
più plausibili, altre meno realizzabili. Fra le prime ci sono gli spazi cimiteriali, purché si rispettino le leggi dello
Stato (uso della cassa, riesumazione dopo un certo periodo, ecc.); macellerie musulmane (halàl); uso del velo in
alcune circostanze.
L’insegnamento del Corano a scuola, solo dal punto di vista culturale e con docenti abilitati dal Ministero della
pubblica istruzione, merita un approfondimento ulteriore.
Non trova invece, secondo noi, possibilità di accettazione l’insegnamento coranico in forma catechetica, visto
che lo stesso catechismo cattolico viene insegnato in parrocchia. Così anche le norme specifiche islamiche del
diritto familiare, in contrasto con il sistema giuridico vigente; la rimozione dei simboli religiosi dagli ambienti
pubblici, segni della cultura italiana ed europea; la mancanza di libertà religiosa verso qualsiasi persona non
sono conciliabili con la nostra cultura e con i valori che ci contraddistinguono.
Siamo chiamati anche ad aiutare. La vita familiare quotidiana presenta infinite possibilità di aiuto,
dall’insegnamento privato e magari anche gratuito della lingua italiana al servizio per espletare certe pratiche
burocratiche, ecc.
Infine, e’ importante individuare le occasioni per lavorare insieme per i diritti umani, soprattutto la libertà
religiosa. E’ un tema sul quale i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI insistono molto e merita tutta la nostra
attenzione. Per ora non vedo possibile un dialogo teologico con l’Islam, ma i diritti umani sono una piattaforma
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per un dialogo comune .
3.3. Ruolo della comunità islamica
Fermamente convinti che il Corano e’ di origine divina, i musulmani non possono metterlo in discussione, ne’
farne uno studio critico. Quel libro viene da Dio e quindi non si tocca, tutt’al più solo lo si cita per confermare la
rettitudine del comando divino. Poiché il Corano e’ stato dettato da Dio per mezzo dell’angelo Gabriele, lo stesso
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profeta Maometto non ne e’ l’autore, ma solo il suo primo uditore . Ho già menzionato più sopra che il Corano
investe tutta la vita del musulmano, sia privata che pubblica, e lui trova nel suo libro dettato da Dio stesso le
norme della sua condotta. Quindi non e’ così immediato per lui il dover sottomettersi alle nostre leggi europee
che non provengono dal Corano. Tuttavia, dobbiamo insistere su questa esigenza fondamentale.
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Vedi anche: MAURICE BORRMANS, Orientamenti per un dialogo tra Cristiani e Musulmani, Subsidia Urbaniana, 46 (Pontificia
Universita’ Urbaniana: Roma, 19912), pp. 123-138.
NAVID KERMANI
(a cura di),
NASR HAMID ABU ZAYD,
Una vita con l’Islam,
(Bologna: Il Mulino, 2004), p. 116.
8
Il Corano afferma: Voi siete la migliore nazione suscitata fra gli uomini. Voi infatti promuovete la giustizia,
impedite l’iniquità e credete in Allah (3,110). Anche questa convinzione di essere la migliore nazione rende
difficile l’accettare l’autorità civile europea che non e’ musulmana o comunque apprezzarla. E’ quanto successe
in Sudan, dove dal 1877 e per undici anni fu nominato Governatore generale l’inglese Charles Gordon, il quale a
sua volta nominò come Governatori locali altri europei cristiani. La nomina di cristiani a governare i musulmani fu
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una delle cause dello scoppio della violentissima rivoluzione mahdista .
Nel nostro caso, ovviamente la legalità deve essere esigita e se nelle moschee un Imam predica l’odio contro
l’Occidente, quell’Imam deve essere immediatamente espulso senza nessuna incertezza.
Come, allora, facilitare questo processo di integrazione?
L’Islam e’ nella necessità più assoluta di un rinnovamento all’interno di se stesso. Nonostante la rigidità della
teologia islamica, uno dei pionieri della corrente riformatrice e’ Gamal al-Din al-Afghani (1838-1897), il cui
influsso fu continuato dall’egiziano Muhammad ‘Abduh (1849-1905), la cui opera a sua volta fu proseguita dal
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siriano Rashid Rida (1865-1935) . Ma Muhammad ‘Abduh accettando l’idea che l’Islam fosse l’unico fattore a
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plasmare la società, praticamente spianò la via ai fondamentalisti .
Un altro riformatore di grande rilievo fu il sudanese Mahmud Muhammad Taha, il quale osò: proporre un Islam
non già compiuto definitivamente con la sua “prima missione”, svolta dal Profeta presso gli arabi del VII secolo,
ma come una realtà dinamica, tesa a una più piena realizzazione. L’aspetto permanente del messaggio coranico
sarebbe da rintracciare nello spirito e nei contenuti della prima predicazione del Profeta alla Mecca. La parte
normativa che si e’ sviluppata a Medina dopo l’egira sarebbe invece da considerare una parziale e transitoria
forma di applicazione di quei principi, oggi non più riproponibile poichè legata a quei tempi e quei luoghi
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particolari .
Poiche’ Mahmud Muhammad Taha osò distinguere nel Corano una parte permanente e una parte contingente e
legata al tempo di Maometto, cioe’ nego’ il valore eterno a una parte del Corano, fu giudicato eretico, fu
condannato a morte come apostata e nel 1985 fu impiccato dal presidente Nimeiri, nonostante avesse superato
gli 80 anni!
Con il contemporaneo egiziano, Nasr Hàmid Abu Zayd, professore di semiologia all’Universita’ del Cairo,
abbiamo il sorgere di una grande speranza.
Egli afferma che: C’e’ differenza tra il riconoscere un testo come autorita’ religiosa, sottolineandone la funzione
civilizzatrice, e di trattare questo testo come LA autorita’ in generale per tutti gli ambiti della vita. Purtroppo in
questo secondo caso dobbiamo riconoscere che e’ sorto un dogma secondo il quale l’autorita’ del Corano va
ben oltre i limiti della fede, estendendosi fino a comprendere tutti i campi della societa’ e del sapere. Il Corano e’
un’autorita’ religiosa, ma non e’ il quadro di riferimento delle conoscenze storiche o di quelle fisiche, per
esempio. Eppure oggi si va rafforzando la tendenza a ritenere che il Corano contenga in se’ tutte le verita’
conosciute o conoscibili dalla ragione. Questo e’ pericoloso per la ragione e per la coscienza dei musulmani per
due motivi: da un lato, viene sminuita l’importanza della ragione umana e quindi consolidata l’arretratezza,
dall’altro il Corano da testo della Rivelazione si trasforma in un trattato politico, economico e giuridico. Il Corano
perde cosi’ qualcosa di essenziale, cioe’ la sua dimensione specificamente religiosa, spirituale e, in senso lato,
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etica .
E continua: L’affermazione (che) “l’Islam e’ religione e stato”, oggi cosi’ acriticamente accettata da molti
musulmani, e’ un’espressione moderna: non si ritrova in alcun testo redatto prima del XVIII o XIX secolo. Lo
slogan che vuole l’Islam come unita’ di religione e stato non corrisponde ne’ agli insegnamenti dell’Islam ne’ al
reale corso della storia.... Il conflitto sorto intorno alla successione di Maometto era un conflitto politico, sebbene
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CAMILLO BALLIN,
14
PAOLO BRANCA,
Introduzione all’Islam, (Cinisello Balsamo, Milano: Edizioni S. Paolo, 1995), pp. 272-275.
NAVID KERMANI
(a cura di),
15
16
PAOLO BRANCA,
Il Cristo e il Mahdi, (Bologna, EMI: 2001), pp. 199-200.
NASR HAMID ABU ZAYD,
Presentazione a:
NAVID KERMANI
Una vita con l’Islam,
(a cura di),
(Bologna: Il Mulino, 2004), p. 73.
NASR HAMID ABU ZAYD,
Una vita con l’Islam,
(Bologna: Il Mulino,
2004), p. 16.
17
NAVID KERMANI
(a cura di),
NASR HAMID ABU ZAYD,
Una vita con l’Islam,
(Bologna: Il Mulino, 2004), pp. 65-66.
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successivamente interpretato con riferimenti al Corano... Laddove la religione e’ stato esiste il pericolo che
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venga identificata con tutte le inadeguatezze dello stato o, come succede in Iran, addirittura con i suoi crimini .
Purtroppo il prof. Nasr Hàmid Abu Zayd fu condannato dalla suprema corte egiziana come eretico e gli ‘Ulamà’
dell’Universita’ islamica dell’Azhar chiesero al governo egiziano che venisse applicata la pena di morte prevista
per un apostata. Non essendo Nasr Hàmid Abu Zayd piu’ considerato un musulmano, non era piu’ permesso a
sua moglie di restare con lui, percio’ il 14 giugno 1995 fu divorziato da sua moglie Ibtihàl, ma lei lo segui’ e ora
vivono tutti e due in Olanda, dove lui e’ professore all’universita’ di Leiden.
A leggere i suoi testi si prova un senso di grande gioia perche’ finalmente ci incontriamo con un Islam
ragionevole con il quale si puo’ dialogare a tutto campo, un Islam libero dalle incrostazioni dei secoli e
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liberante . Lo straordinario influsso che il prof. Abu Zayd ha sui giovani e’ un segno rivelatore che i giovani non
sono piu’ convinti dell’Islam che e’ stato loro trasmesso. In una parola, l’Islam e’ in una profonda crisi interna.
Ma, se Mahmud Muhammad Taha e’ stato impiccato e il prof. Abu Zayd e’ stato condannato e ha dovuto
emigrare, perche’ parliamo lo stesso di speranza?
Perche’ sono: forse solo “una voce fuori dal coro”, un coro di bocche chiuse che stentano a farsi ascoltare per i
bavagli che le soffocano e per i clamori di chi grida piu’ forte. Sono barlumi di speranza che sembrano poca
cosa tra i cupi bagliori che dominano l’orizzonte, ma sono anche l’unico seme che sotto tante macerie sappia
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promettere un ritorno alla vita .
Parliamo di speranza perche’ non dobbiamo dimenticare che l’Islam sorse ben 600 anni dopo il cristianesimo,
cioe’ ha 600 anni di ritardo. L’Islam e’ nel nostro Medio Evo. La societa’ che l’Islam propone e’ superata da
secoli, risale addirittura al Medio Evo. Di conseguenza, la discriminazione nei confronti dei non musulmani viene
fatta anche, e in modo molto violento, nei confronti dei musulmani che non accettano questo tipo di Islam, vedi
le condanne di Mahmud Muhammad Taha e di Nasr Hamid Abu Zayd. Non dimentichiamo che con l’Islam
siamo nel Medio Evo. Vogliamo conservare la speranza che il tempo aiutera’ i musulmani a rivedere le loro
posizioni. Le due condanne appena menzionate sono un segno molto forte che qualcosa incomincia gia’ a
muoversi.
Ma dobbiamo anche chiederci: come venivano giudicati nel Medio Evo i nostri teologi? Come venivano puniti i
nostri eretici? Qual era la nostra concezione della Bibbia? Ci ricordiamo che fino a pochissimi decenni fa nelle
omelie si poteva citare la Bibbia solo in latino?
Parliamo di speranza perche’ non siamo noi che guidiamo la storia ma Dio, Il Quale sa estrarre dal suo tesoro
cose nuove e cose antiche (Mt 13,52).
Vicenza, 18 Ottobre 2007
+ Camillo Ballin
Vicario Apostolico in Kuwait
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NAVID KERMANI
(a cura di),
NASR HAMID ABU ZAYD,
Una vita con l’Islam,
(Bologna: Il Mulino, 2004), pp. 68-69, 72.
Molti anni fa, un giorno una persona gli disse: Porti nel tuo cuore una moschea splendente di Dio: NAVID KERMANI (a cura
di), NASR HAMID ABU ZAYD, Una vita con l’Islam, (Bologna: Il Mulino, 2004), p. 215. Forse era un lontano annuncio della sua
missione.
PAOLO BRANCA,
Presentazione a:
NAVID KERMANI
(a cura di),
NASR HAMID ABU ZAYD,
Una vita con l’Islam,
(Bologna: Il Mulino,
2004), p. 20.
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