Visita pastorale “C iN PREGHIERA ASPETTANDO IL VESCOVO onferma nella fede i tuoi fratelli” è stato il titolo guida della veglia di preghiera che il Vicariato di Cittiglio ha organizzato nella chiesa parrocchiale di Gemonio la sera di venerdì 2 marzo scorso in preparazione alla Visita Pastorale che il Vescovo Diego Coletti ha programmato alle quattro parrocchie di Brenta, Caravate, Gemonio e Cittiglio dal 7 all’11 marzo. Numerosa la presenza di fedeli alla serata che è stata guidata da don Silvio Bernasconi, mentre la riflessione è stata presentata da don Paolo Bettonagli, parroco di Brenta e Caravate. Le letture tratte dalle lettere di S. Paolo a Timoteo e dal libro di Ezechiele hanno portato spunti di riflessione ai fedeli che hanno intervallato con salmi e canti i quattro momenti in cui era stata suddivisa la veglia. Il Vangelo del Buon Pastore è stato, Sabato, 10 marzo 2012 invece, il brano guida da cui don Paolo ha preso spunto per sottolineare e per dare senso pieno ed ecclesiale alla venuta del Vescovo in questo lembo occidentale della diocesi di Como. Perché il Vescovo viene a visitarci? Innanzitutto per conoscerci ed incontrare tutti – ha spiegato don Paolo – perché tutti siamo figli di Dio; per esortarci e incoraggiarci perché possiamo continuare a progettare il cammino di 15 fede delle nostre comunità nel sostegno e nel perdono reciproco. Ma anche – ha proseguito don Paolo – per invogliarci a riscoprire l’unità del popolo di Dio attraverso la collaborazione tra le nostre varie realtà parrocchiali. Ecco perché dobbiamo accogliere il Vescovo Diego con disponibilità e col pensiero di poter costruire qualcosa di solido per noi e per le nostre comunità. A.C. Il Vescovo Coletti visiterà la parrocchia sabato 10 marzo. Alle 15 l’incontro con la Comunità Apostolica San Pietro, nel cuore di Gemonio L a chiesa di san Pietro testimonia la diffusione del cristianesimo a Gemonio fin dall’epoca altomedioevale . Per secoli la cura pastorale di quella antica comunità fu affidata ai canonici della Pieve di Cuvio, non sappiamo fino a quando. Per avere notizie certe sulla parrocchia di Gemonio dobbiamo arrivare al 1578, anno della prima visita pastorale documentata, quella di mons. Giovanni Francesco Bonomi. Veniamo così a sapere che in tale data esisteva ormai anche un’altra chiesa, dedicata a san Rocco (probabilmente una semplice cappella) costruita sulla collina dove il paese cominciava ad espandersi. I gemoniesi erano 400, affidati al sacerdote Cesare Franzino. Qualche decennio più tardi, nel 1627, nella visita pastorale di mons. Lazzaro Carafino, la chiesa di san Rocco veniva ormai identificata come parrocchiale, “per comodità del Popolo”. La parrocchia di Gemonio continuò comunque ad essere intitolata, come ancora oggi, a san Pietro. La chiesa parrocchiale, ripetutamente ampliata e rinnovata, è dalla fine dell’800 intitolata anche alla Madonna Addolorata, rappresentata sull’altare in un bel gruppo statuario realizzato da Bernardino Castelli nel 1699. Le feste patronali di Gemonio sono perciò la festa di san Pietro, quella di san Rocco, quella dell’Addolorata. Nella chiesa di san Pietro, molto amata ed apprezzata non solo dai gemoniesi, si celebra una messa alla domenica, quasi tutti i matrimoni della parrocchia e si allestisce, nel tempo di Natale, un grande presepio che viene visitato da molte persone. Attualmente è in fase di completamento un’operazione di restauro conservativo su tutti gli affreschi. Dal secolo scorso la popolazione gemoniese ha avviato un notevole processo di trasformazione, grazie alle numerose attività industriali sorte nel paese e alla conseguente immigrazione. Tale processo è stato ulteriormente caratterizzato, in questo primo scorcio di secolo, da una spiccata mobilità della popolazione, che oggi conta circa tremila abitanti, tra cui 57 provenienti da paesi comunitari e 239 da paesi extracomunitari (dati risalenti al 31.10.2011). Ne consegue una certa tendenza alla dispersione e alla frammentazione, alla quale però continua ad ovviare una parte consistente della comunità, coinvolta, secondo i diversi ministeri, in numerose attività di accoglienza e carità, di formazione e di evangelizzazione. La visita. Mercoledì 7 marzo ✎ La comunità dei Passionisti La comunità di Caravate “Passionisti” cioè i frati della “Congregazione della SS .Croce e Passione ICaravate di N.S. Gesù Cristo” fondati da S. Paolo della Croce nel 1741 hanno a un loro convento. Arrivano qui nel 1904 partendo dal convento di P arrocchia di antica formazione, una delle prime della Valcuvia attestata con la presenza di un sacerdote o parroco, fin dal sec. XIII. Parrocchia di importanza nel territorio della Valcuvia tanto che fino a metà ottocento ebbe la prerogativa, unica in diocesi, di avere ben tre parroci nella sua comunità che officiavano alternativamente, e per questo detti “porzionari” o “proporzionari”. La chiesa parrocchiale è dedicata ai Santi Giovanni Battista e Maurizio, edificata su uno sperone roccioso sopra l’abitato in base al disegno dell’Ingegnere nobile Lorenzo Bernago, nella frazione Castello, iniziata nel 1831 accorpando altre due chiese lì presenti. L’edificio venne restaurato pochi decenni fa. All’interno un organo ottocentesco, opera datata 1849 di “Franzetti e figli”, organari valcuviani trasferiti a Intra, sulla sponda piemontese del Verbano; per questo strumento è in corso un importante intervento di restauro che si è completato in questi giorni. Nel territorio della parrocchia anche l’oratorio di Sant’Agostino posto lungo la strada principale ed edificato a metà ottocento a ricordo della nobildonna Gertrude Beolchi, grande benefattrice (fondò anche l’ospedale di Cuggiono) e che andò a sostituire l’antica chiesa, pure dedicata a Sant’Agostino e costruita nel secolo XI, ora di proprietà comunale e recentemente restaurata, ma non officiata; altra chiesa è quella della Beata Vergine detta del Sasso, di origine medioevale, in località Fornazza posta accanto al convento dei padri passionisti ed in occasione dell’ultimo Giubileo riconosciuta come “chiusa giubilare”; per quell’occasione sono stati eseguiti importanti lavori di restauro. Sul territorio anche la Chiesa di Santa Lucia, progettata dall’Architetto Luciano Baldessari, espressione notevole d’arte sacra moderna, costruita negli anni sessanta quale cappella annessa a Villa Letizia, ex Casa di Riposo per ciechi. Ancora degna di nota la presenza sull’alto della collina della chiesa romanica di S.Clemente che, pur in territorio di Caravate, è di pertinenza della parrocchia di Sangiano, un tempo di Leggiuno, quindi della confinante diocesi di Milano; ben nota - soprattutto nel medioevo - come meta di pellegrinaggi provenienti da molte zone anche lontane del circondario. Cameri (NO) dove si erano insediati nel 1886, nel corso di una lunga ricerca per trovare un luogo dove insediarsi e formare una nuova comunità religiosa che possa servire quelle diocesi, dove le loro predicazioni e soprattutto le loro “missioni popolari” sono molto richieste ed apprezzate. Qui in località Fornazze c’è la chiesa S.Maria del Sasso, di antiche origini che ha proprio accanto una serie di fatiscenti fabbricati rustici, e un tempo, nel 1500 anche sede di un convento di eremiti agostiniani. Il luogo in quegli anni è per di più in vendita e loro lo acquistano dai proprietari, le famiglie Tinelli e Besozzi; nel corso degli anni effettuano una lunga serie di lavori e di ampliamenti, che pur con alterne fortune e spesso con qualche contrasto anche col clero locale lo portano ad essere punto di riferimento di varie diocesi; infatti Caravate può definirsi baricentrica rispetto alle diocesi di Como, Milano, Novara e Lugano. Curioso poi il fatto che don Guanella pensò a questo luogo, prima dei passionisti, per edificare la sua comunità. Sappiamo infatti che nel 1878, di ritorno dall’esperienza con don Bosco a Torino, si ferma a Caravate a salutare lo zio, don Lorenzo Trussoni - Campodolcino 1830/Caravate 1883, qui parroco dal 1872 al 1883, con lui si confida e i due, insieme, salgono anche a S. Maria del Sasso per verificare se quel luogo ed i suoi edifici adiacenti possano essere adatti a realizzare le aspettative del futuro santo… sappiamo che andò diversamente. E che questo fosse un luogo che concilia il rapporto e la riconciliazione con Dio se ne è accorto anche lo scrittore Piero Chiara, luinese di nascita e di vita, laico e miscredente, che in un suo romanzo “Una spina nel cuore”, ricorda il richiamo al perdono ed alla confessione dei peccati che proprio questo specifico luogo favorisce, facendolo oggetto di una pagina di quel suo romanzo. Oggi la casa di Caravate è utilizzata come Casa per esercizi ed è punto di riferimento spirituale per tanti fedeli che qui si recano sia per avere una guida spirituale che per accogliere il perdono divino. G.po