Alcune riflessioni sul passato e sul futuro del mondo Dopo la laurea in Agraria a Pisa ed il servizio militare, ottenni una borsa di studio da godere, per solo un anno, negli Stati Uniti, per una specializzazione in Miglioramento Genetico delle specie agrarie. Il prof. D’Amato mi consigliò di goderla presso la facoltà di Agraria dell’Università del Minnesota. Arrivato a Minneapolis mi resi conto che non avrei potuto ottenere un titolo di studio (come il PhD) in quanto era necessaria la permanenza nella Facoltà per almeno 2 anni. Chiesi quindi di poter frequentare i corsi e gli esami da me scelti. Poiché sapevo molto poco sulla storia degli USA, chiesi anche di frequentare tale corso, in un’altra Facoltà. Tra le varie e interessanti informazioni avute in tale corso mi colpì particolarmente un episodio delle storia degli USA. All’inizio dell’indipendenza dall’impero britannico, il primo Presidente, Washington, sottopose al referendum popolare, nei 12 Stati allora esistenti, di decidere quale dovesse essere la lingua ufficiale degli USA. Nel referendum vinse in 7 Stati la lingua inglese ed in 5 il tedesco. Già allora mi chiesi quale sarebbe stata la storia del mondo moderno se allora avesse vinto la lingua tedesca? Dal 1960 al 1975 lavorai nel Centro Studi della Casaccia del CNEN, a Roma, ma fin dai primi anni ’70 lavorai anche, come esperto FAO, per 2 anni in Turchia e poi, come consulente, anche per diversi mesi, per visitare diverse volte un progetto della FAO di miglioramento genetico dei frumenti e dell’orzo, con attività condotte in 4 Paesi del Nord Africa ed in 5 Paesi del Medio Oriente. Poi, dal 1975 al 1991, fui assunto come Dirigente alla FAO di Roma, prima come Direttore della Produzione vegetale, dei Pascoli, delle Sementi e dell’Agrometereologia e poi come Rappresentante regionale per l’Europa. In particolare, in tali periodi ebbi modo di visitare le aree coltivate di ben 91 Paesi del mondo. Mi sono più volte domandato come, specialmente in Africa, in Asia e nel centro e sud America si siano sviluppati gli attuali circa 200 principali Paesi (non considerando, ovviamente, quelli molto piccoli (come ed esempio, in Europa, l’Andorra, il Lussemburgo ecc. e le molte diecine di Paesi indipendenti presenti in piccole isole dei grandi oceani). Mi sono anche domandato come le varie potenze coloniali europee (Gran Bretagna, Francia, Spagna, Russia, Turchia, Olanda, Belgio, Germania, Italia) avessero gestito le varie aree a suo tempo assoggettate. Infatti, ad esempio, la Gran Bretagna aveva, di fatto, indotto gli USA, il Canada, l’India, l’Australia, la Nuova Zelanda, il Sudafrica ad originare una futura associazione di molte aree e di popolazioni anche tra loro molto diverse, come pure avevano realizzato anche il Portogallo con il Brasile, l’Olanda con l’Indonesia e, per un lungo periodo, anche la Russia e poi l’Unione Sovietica in Europa ed Asia ed anche la Turchia, con l’ Impero Ottomano. Invece, particolarmente in Africa, Medio Oriente, America centro-meridionale (con l’eccezione di Argentina e Brasile) nelle varie aree colonizzate, particolarmente dai francesi e dagli spagnoli, hanno avuto origine una miriade di piccoli e medi Stati, come, del resto era avvenuto antecedentemente in Europa con le aree prima controllate dagli Imperi Russo, Austro-Ungarico e Turco-Ottomano. Sono convinto che, alla base del comportamento inglese ci sia stata una tradizione unitaria, in quanto anche la Gran Bretagna era, di fatto, una nazione formata da Inglesi, Scozzesi e Irlandesi, riuniti in un’unica monarchia che, per molti anni, aveva controllato parte degli attuali USA, del Canada, dell’Australia, del Sud Africa, prevalentemente colonizzate da migranti europei (con l’eccezione dell’India, di parte del Sud Africa ed anche della Nuova Zelanda). Nel caso dell’Africa, l’origine dei vari Stati attuali (una quarantina) è molto recente e prevalentemente legata agli scambi commerciali marittimi dei vari Paesi europei (particolarmente Gran Bretagna, Francia, Portogallo e Germania) con i Paesi asiatici e quindi alla necessità di circumnavigare il continente africano per fornirsi di oro ed argento, di pietre preziose, di seta ed anche delle spezie, particolarmente quelle utili alla conservazione delle carni. Questo spiega l’alternarsi di varie aree costiere sub-sahariane colonizzate da questi Paesi lungo le coste africane dell’Atlantico e dell’Oceano Indiano. Si inizia nell’Atlantico con la Mauritania ed il Senegal ((Francesi), lo Zambia (Inglese), quindi la Guinea Bissau (Portoghese), la Guinea Conakry (Francese), la Sierra Leone (Portoghese, poi Inglese), la Costa d’Avorio (Francese), il Ghana (Inglese), il Togo (Tedesco e poi Anglo-Francese), il Benin ((Francese), la Nigeria (Inglese), la Guinea Equatoriale, il Camerun ed il Congo Brazzaville (Francesi), il Congo, già Zaire (Belga), l’Angola (Portoghese), la Namibia, Tedesca, poi Inglese), il Sud Africa (Olandese, poi Inglese): Quindi, sulla costa orientale il Mozambico (Portoghese), la Tanzania (Tedesca, poi Inglese), il Kenya (Inglese), la Somalia (Italiana ed Inglese), Gibuti (Francese), l’Eritrea (Italiana), il Sudan e l’Egitto (Inglesi): complessivamente 28 Paesi costieri. Proprio perché nati all’origine come approdi navali, questi “stabilimenti” si interessarono alle aree interne molto tardivamente, solo a partire dalla prima metà del 1800, con i confini stabiliti nel 1885, dalla famosa Conferenza di Berlino. non tenendo conto delle popolazioni locali! Del resto anche gli Spagnoli, particolarmente nell’America centro-meridionale, hanno originato una serie di piccoli e medi Stati, mentre gli Olandesi hanno originato l’Indonesia, nel Pacifico, come una singola unione di isole (alcune molto grandi, come Giava, Sumatra, Celebes, parte del Borneo), consociando però anche una miriade di medie e piccole isole. Anche l’Impero Russo era riuscito a controllare molti attuali Stati europei e tutta l’area asiatica del nord, fino all’estremo Oriente, includendo inizialmente anche l’Alaska, nel Nordamerica (poi venduta agli USA). Solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica si sono resi indipendenti numerosi stati Europei ed Asiatici (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Estonia, Georgia, Kazakistan, Kirkigistan, Lettonia, Lituania, Moldavia, Tagikistan, Ucraina, Uzbekistan). Anche il grande impero Ottomano si è poi frazionato, dopo di aver controllato, per secoli, con un unico Sultano ( che però fondamentalmente chiedeva a tutte le popolazioni assoggettate praticamente solo di fornire i giovani per l’esercito e per la marina e che venissero pagate le tasse stabilite) vari Paesi del Nord Africa (Egitto, Libia, Tunisia, Algeria) e le popolazioni degli Stati oggi presenti nei Balcani (Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Grecia, Croazia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia, ovviamente oltre alla Turchia) nel Medio Oriente (Arabia Saudita, Azerbaigian, Cipro, Giordania, Irak, Israele, Kosovo, Kuwait, Libano, Yemen, Palestina, Siria,) ed anche, in Africa orientale, il Sudan e l’ Eritrea. Per quanto riguarda l’Europa, negli ultimi 2000 anni, si sono verificate per 3 volte le condizioni per la possibilità di una riunione della maggior parte delle popolazioni allora esistenti. La prima è stata ottenuta dall’ Impero Romano, circa 2000 anni fa, la seconda si è verificata con Carlo Magno, nel periodo medioevale, la terza con le conquiste di Napoleone. Probabilmente, se Napoleone non avesse fatto la guerra con la Russia, oggi, in molte aree europee, il francese sarebbe stato la lingua comune! Da alcuni decenni si sta tentando di unificare l’Europa, ma certo con grandi difficoltà. Mi sono domandato spesso perché non abbiamo adottato, per la fondazione dell’Unione Europea il modello della Costituzione svizzera. Infatti la Svizzera, da oltre 200 anni ha riunito, in buona armonia, popolazioni tedesche, francesi, italiane e ladine che, per tale periodo, a differenza della maggior parte delle nazioni europee, non sono state coinvolte nei numerosissimi eventi bellici avvenuti in tale periodo nel resto dell’ Europa. Inoltre, in tale Paese hanno convissuto pacificamente i cristiani cattolici, luterani e calvinisti. Ciò ha permesso ad una piccola nazione, che certo non ha grandi risorse naturali, di divenire uno dei Paesi più sviluppati e ricchi del mondo. Anche la Cina è riuscita, da molti secoli, a mantenere unite aree con popolazioni molto diverse, con molte lingue e dialetti locali. Infatti, oltre ad imporre il mandarino come lingua comune, ha sviluppato una scrittura unica e particolare, basata su simboli grafici non legati ai suoni vocali, come tutte le altre scritture esistenti nel Mondo, così da poter essere letta da tutte le diverse popolazioni componenti il Paese. Un particolare simbolo grafico che, ad esempio, indica la “casa” verrebbe letto in Europa “casa” da popolazioni italiane e spagnole, “maison” da francesi e belgi, “haus” da tedeschi ed inglesi ecc. Ciò ha permesso ai governanti cinesi di semplificare enormemente tutta la documentazione scritta, che può quindi essere letta dai vari popoli componenti la Cina senza bisogno di traduzioni e quindi di stampa. In Europa si è, in parte, tentato di usare l’ Esperanto, ma senza successo. Tuttavia, a livello mondiale, oggi divengono sempre più importanti, a livello politico ed economicocommerciale, solo i Paesi più grandi ed anche caratterizzati da molte popolazioni consociate (come risultano oggi essere presenti nei cosiddetti Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e, più recentemente, nei cosiddetti Paesi MINT (Messico, Indonesia, Nigeria, Turchia), mentre, in tutti i Continenti si incontrano notevoli difficoltà per la realizzazione di nuove riunioni come, ad esempio, si sta tentando, con molte difficoltà, anche in Europa. Infatti, benché siano oggi presenti alcuni piccoli Stati con economie importanti (come la Svizzera, il Lussemburgo ad alcuni Stati produttori di petrolio) in prospettiva il futuro è certo molto più positivo per i citati grandi Paesi eredi di politiche coloniali di pochi Stati europei (Gran Bretagna, Olanda, Portogallo, Spagna). Attualmente, in Africa, Asia, America ed Oceania, sono presenti 71 Paesi (con più di 2 milioni di abitanti) oggi indipendenti, di cui 40 precedentemente colonizzati dagli Inglesi ed in cui oggi vivono oltre 3 miliardi di abitanti, 5 Paesi colonizzati dai Portoghesi, con circa 500 milioni, 19 Paesi dagli Spagnoli, con 410 milioni, 16 Paesi dai Francesi, con 380 milioni. Molti di questi sono stati colonizzati per più di un secolo, ovviamente assorbendo leggi e regole di vita e comportamenti sociali legati alle diverse politiche di questi 4 Stati coloniali. Non bisogna inoltre sottovalutare il fatto che, attualmente, nel mondo, risultano parlate centinaia di lingue, ma secondo i dati delle Nazioni Unite, quelle più parlate sono oggi il Mandarino (14,4% della popolazione mondiale), lo Spagnolo (6,2%), l’Indi e l’Urdu ( 5,7%), l’Inglese (5,4%), l’Arabo (4,4%), il Portoghese (3,3%), il Bengali (3,1%), il Russo ( 2,3%) il Giapponese (1,4%), il Francese (1,1%). In molti Paesi come, ad esempio, l’ Indonesia, dopo l’indipendenza è stata adottata una lingua locale come lingua ufficiale, mentre in altri è rimasta come ufficiale la lingua dei colonizzatori, specie per favorire gli scambi commerciali, economici e culturali. Dobbiamo anche considerare come le varie e più importanti Religioni abbiano in passato condizionato il modus vivendi ed il modus operandi dell’ umanità di moltissimi Paesi. Il Cristianesimo è presente, con le sue varie forme, particolarmente in Europa, nelle Americhe, in Oceania ed in buona parte dei paesi Africani, così come le varie forme dell’Islam sono presenti particolarmente in Medio Oriente, in Asia, in Africa ed anche in Europa, mentre il Buddismo è presente in molti Paesi dell’Asia meridionale. Quindi, per quanto riguarda il futuro del mondo, sarà necessario evitare ogni forma estremistica della interpretazione delle varie religioni che, in passato, ma anche tuttora, hanno molto condizionato la vita ed il comportamento di molte popolazioni del mondo. Sarà anche necessario affrontare i problemi sorti con il recente rapido sviluppo delle grandi Multinazionali. Con la forse troppo rapida globalizzazione e liberalizzazione dei mercati ed, in particolare, dei generi alimentari e dei prodotti necessari per la loro produzione, della sanità e del commercio, il potere politico tradizionale, che fino a pochi anni fa poteva efficientemente controllare e condizionare il mercato con blocchi, limitazioni, dazi, tasse ed imposte su import ed export, con stringenti restrizioni sanitarie locali ecc., sta ormai perdendo mezzi tecnici ed importanza di fronte al potere economico e politico crescente delle Corporazioni sovranazionali, specie nei Paesi in cui queste occupano sempre più importanti posizioni economiche, politiche e sociali. Inoltre, in futuro, specie per l’Agricoltura e l’Alimentazione, le risorse naturali fondamentali: disponibilità di territorio fertile, di acqua, di energia, di fonti minerarie e produzione di fertilizzanti ecc. diverranno sempre più importanti, ricercate, costose ed indispensabili. Il nuovo potere economico si potrà estrinsecare in vari modi: con restrizioni energetiche, col controllo dei finanziamenti, dei trasporti, dell’industria alimentare, del commercio, della sanità dei prodotti della vendita al dettaglio ecc., quasi sempre esercitati e controllati a livelli sovranazionali e non più a livelli locali. Per quanto riguarda il futuro dell’Europa, credo che solo l’affermazione di una Unione Europea stabile, con il mantenimento di una moneta comune, potranno permettere di avere un’ Europa che possa, in futuro, mantenere l’importanza a livello politico, economico e sociale, avuta finora a livello mondiale. Però sarà necessario modificare la Costituzione europea, eventualmente seguendo il modello svizzero, che mantiene la distinzione, le lingue e la relativa indipendenza dei vari Stati (come nei Cantoni), ma che garantisce al Governo centrale, eletto da tutta la popolazione, il controllo degli interessi generali di tutta l’Europa, con un’unica moneta, un unico esercito, un’unica politica estera ecc. Non sarà facile, ma necessario. Probabilmente, anche gli altri Continenti dovranno affrontare tale problema e forse, in futuro, si dovrà pensare ad un Governo unico per tutto il mondo! 11/3/2017 T h e M o n e t f a m i l y in their garden at Argenteuil – Edouard Manet