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BOOK IN PROGRESS PRIMA UNITA’
Da quando s’insediò l’oligarchia repubblicana per Roma iniziò una lunga serie di guerre civili che
terminarono con la fine della forma di governo repubblicana e con l’inizio di quella di principato.
Intanto Roma, durante il periodo repubblicano era cambiata molto e da piccola città stato della fine
del IV secolo a. C., alla vigilia dell’impero, divenne la capitale di un vasto ed importante territorio
che poi si concretizzò nella potenza occidentale e del Mediterraneo che tutti conosciamo. Tra il III
ed il II secolo a. C. Roma fece la maggior parte delle sue conquiste, mentre nel successivo I secolo
a. C. dovette affrontare molte lotte interne, anche se continuò, nel contempo, a rafforzarsi la sua
cultura grazie all’incontro con la grande cultura ellenistica (l’antica Grecia).
Il primo triunvirato.
In piena decadenza repubblicana il potere fu affidato a tre potenti uomini romani, Cesare, Crasso e
Pompeo. Cesare era un valente cavaliere e combattente, Crasso era l’uomo più ricco di Roma e
Pompeo (non ben visto da Crasso) era il generale che aveva ottenuto i maggiori successi militari,
quasi come Cesare. I rapporti tra Cesare e Pompeo si rinsaldarono ancora di più dopo il matrimonio
del secondo con la figlia di Cesare, Giulia.
Nel 59 a. C., durante il suo consolato, Cesare distribuì la terra ai veterani di guerra e, oltre a questi,
anche ai cittadini appartenenti alle classi meno abbienti. Fece approvare nuove leggi sull’ordine dei
cavalieri stabilendo anche le tasse che questi dovevano versare allo stato e fece approvare anche una
legge che imponeva al Senato di stilare relazioni scritte di ogni seduta (gli acta senatus).
In questo modo Cesare si assicurò il favore di quasi tutta la popolazione romana. Nel 50 a. C.
conquistò molti nuovi territori situati a Nord delle Alpi e iniziò la conquista della Gallia che nello
stesso anno fu annessa a Roma. Quando nel 53 a. C. morì il triunviro Crasso i rapporti tra Cesare e
Pompeo si raffreddarono molto divenendo sempre più difficili a causa delle ambizioni di potere e
delle invidie personali. Pompeo cercò di ingraziarsi il Senato proprio mentre Cesare era impegnato
nella guerra in Gallia e, nel 49 A. C. Pompeo, con l’aiuto e l’appoggio di una parte del Senato,
dichiarò guerra a Cesare sulle sponde del fiume Rubicone (fiume della Romagna, nei pressi di
Forlì).
Successivamente si scontrarono ancora a Farsalo (in Tessaglia, Grecia) e Pompeo durante la disfatta
cercò di riparare in Egitto presso la corte di Tolomeo XIII (fratello di Cleopatra), ma fu ucciso.
Cesare si fermò in Egitto, anche per fare l’elogio funebre del suo rivale, in quanto soldato romano, e
qui rimase impelagato nella lotta dinastica tra la regina Cleopatra e suo fratello Tolomeo.
Dopo aver lasciato l’Egitto tornò a combattere e sconfisse i soldati superstiti pompeiani in Spagna.
Dopo la vittoria di Farsalo e la morte del suo rivale Cesare rimase il padrone assoluto di Roma. Il
suo rapporto con il Senato, in apparenza rispettoso e sottomesso, fu abbastanza buono e ciò gli
consentì di ricoprire tutte le cariche più prestigiose.
Quando nel 48 a. C., in pieno accordo col Senato ricoprì anche la nuova carica di dittatore, continuò
a condurre campagne militari ancora importanti ed ancora vincenti. Ma nelle idi di marzo del 44
dovette affrontare una congiura in piena seduta del Senato, ordita da una fronda minoritaria di
senatori: rimase ucciso, ma non si può dire che il suo assassinio fosse il frutto di un accordo politico
anticesariano; sembra invece che la maggioranza dei senatori non fosse affatto d’accordo sul delitto
(al quale partecipò anche il figlio adottivo del dittatore, Bruto – Quote tu, Brute, fili mihi ! )
Dopo la morte di Cesare si aprì il problema della successione e nello stesso periodo iniziò l’ultima
guerra civile del periodo repubblicano tra Ottaviano e Marco Antonio. Lo scontro fu vinto da
Ottaviano (parente di Cesare) che era console e tribuno della plebe e che, dopo le vittorie riportate
in guerra, ambiva anche a diventare il primo senatore (princeps senatus). Infatti finì per assumere la
carica di princeps e poi gli fu affidata la carica di AUGUSTUS (venerabile) e, di fatto, divenne
imperatore atutti gli effetti.
Sotto di lui ci fu un lungo periodo di pace anche se in alcune province romane ai confini
dell’impero c’erano ogni tanto venti di protesta. Roma aveva aumentato a dismisura i territori
dell’impero e, quando Ottaviano Augusto si rese conto che più di così non si potevano espandere i
confini di Roma, concesse all’impero quel lungo periodo di pace detto pax augustea.
Durante tale periodo riorganizzò l’esercito: 6000 uomini costituivano le legioni che, a loro volta,
erano divise in coorti, di cui 9, dette pretorie (con la maggior parte dei legionari, più dei due terzi),
1 coorte doppia di circa 1000 legionari e 1 di cavalleria. A queste furono affiancate 7 coorti del
corpo dei vigili addetti allo spegnimento degli incendi o a compiti di polizia spicciola.
Quando Augusto morì il problema della successione fu molto serio perché Ottaviano aveva sposato
diverse donne e aveva avuto molti figli. Dunque, l’imperatore prima di morire e in previsione di tali
problemi, aveva costretto un suo cugino, Tiberio Claudio Nerone, a lasciare la propria moglie per
sposare sua figlia Giulia, assicurandogli, così, la successione.
Tiberio ebbe alfine la sospirata carica di nuovo imperatore.
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