GLI EFFETTI DELL`EPIDEMIA DI BSE SULL`ALLEVAMENTO DEL

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Large Animals Review, Anno 8, n. 2, Aprile 2002
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GLI EFFETTI DELL’EPIDEMIA DI BSE
SULL’ALLEVAMENTO DEL BOVINO
E SULLA PROFESSIONE VETERINARIA
NEL REGNO UNITO DAL 1987 AL 2001.
Parte 2. Cambiamenti per l’industria del bovino
e la professione veterinaria*
RICHARD SIBLEY, BVSc MRCVS
West Ridge Veterinary Practice, Witheridge, Devon, UK
Riassunto
La scoperta della BSE nel 1986 e la conseguente epidemia hanno avuto un marcato effetto sulla zootecnia. Anche se il numero dei bovini colpiti è significativo, gli effetti sulle popolazioni di questi animali sono stati minimi ed hanno riguardato principalmente capi anziani e solo in un ristretto numero di aziende si sono riscontrati casi multipli.
I principali effetti si sono osservati sulle modificazioni della domanda dei consumatori in seguito all’ipotesi che la BSE potesse essere correlata alla vCJD e l’industria del bovino è stata costretta a sostanziali mutamenti per proteggere la salute animale e umana.
I costi della malattia sono stati sostenuti principalmente dal governo. Le spese sono state finalizzate a compensare gli allevatori per gli animali colpiti dalla malattia e a coprire i costi elevati necessari per garantire la sicurezza degli alimenti attraverso
un incremento dell’attività ispettiva e di controllo. Il programma più costoso è stato l’OTMS (over 30 months scheme), che assicura che nessun bovino di età superiore a 30 mesi entri nella catena alimentare, ma venga distrutto al termine della vita produttiva.
I veterinari sono stati coinvolti nelle strategie di sorveglianza, educazione e controllo per la protezione della salute umana ed
animale. Sia i veterinari liberi professionisti che quelli pubblici hanno messo in atto queste attività.
Le domande dei consumatori e del governo per la produzione di alimenti sicuri con metodi che garantiscano la salute ed il
benessere degli animali hanno fornito ai veterinari delle opportunità per essere maggiormente coinvolti nel mantenimento e
nel monitoraggio della salute e del benessere degli allevamenti.
Summary
The discovery of BSE in 1986, and the subsequent epidemic has had a marked effect on livestock agriculture. Although the
number of cattle affected is significant, the effect on cattle populations has been minimal as mainly older animals are involved, and few farms have had multiple cases.
The major effects have been on the changes in consumer demands following the suggestion that BSE could be linked to
vCJD, and the substantial changes forced upon the cattle industry in order to protect both animal and human health.
The costs of the disease have been mostly carried by Government. The costs have been direct compensation to farmers for
animals affected by the disease, and the large costs of ensuring food safety by enhanced inspection and regulation. The most
costly scheme has been the OTMS which ensures that no bovine over thirty months old enters the food chain, but is destroyed at the end of its working life.
Veterinary practitioners have been involved in surveillance, education, and implementing control strategies for the protection of animal and human health. Both private practitioners and state veterinarians have implemented these activities.
The demands of consumers and government for the production of safe food by methods which ensure animal health and
welfare have given opportunities for veterinary surgeons to become more involved in the maintenance and monitoring of
health and welfare on livestock farms.
*Relazione tratta dal “3° Congresso Nazionale Multisala SIVAR - 1-2-3 giugno 2001”.
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Gli effetti dell’epidemia di BSE sull’allevamento del bovino e sulla professione veterinaria nel regno Unito dal 1987 al 2001. Parte 2
INTRODUZIONE
EFFETTI DELLA BSE SULL’ALLEVAMENTO
DEL BESTIAME
I veterinari hanno scoperto la BSE nel 1986. Da allora,
si sono avuti più di 170.000 casi nel Regno Unito. Questi
sono stati diagnosticati clinicamente e confermati con l’esame necroscopico mediante istopatologia del tessuto nervoso centrale.
La diagnosi clinica viene effettuata dai veterinari ufficiali dopo la segnalazione del sospetto di malattia allo State
Veterinary Service da parte degli allevatori o dei colleghi
liberi professionisti.
I veterinari ufficiali formulano una diagnosi clinica e successivamente destinano i sospetti all’abbattimento mediante
iniezione letale. Gli encefali vengono asportati per l’esame
necroscopico e la carcassa distrutta mediante incenerimento.
I veterinari che esercitano la libera professione hanno
avuto un considerevole contatto con la BSE specialmente
negli stadi iniziali dell’epidemia, quando gli allevatori non
avevano familiarità con la malattia. È stato l’invio dei capi
con segni neurologici poco chiari allo State Veterinary Investigation Service che ha allertato le autorità facendo loro
sospettare l’esistenza di una nuova malattia nervosa del
bovino. È stata una sfortuna che il flusso retrogrado di
informazioni dallo State Veterinary Service sia mancato nei
primi giorni, per cui i veterinari non erano informati del
fatto che si stava sviluppando una nuova situazione patologica di livello nazionale.
Durante i primi anni dell’epidemia, sono state rese disponibili molte informazioni acquisite dalla ricerca ed i veterinari hanno svolto un ruolo importante nella trasmissione di questi dati ad allevatori e consumatori. Ciò ha portato ad una diffusa conoscenza della malattia, al punto tale
che pochi allevatori ne ignoravano la presenza ed i risultati
sono stati buoni.
I veterinari sono stati anche coinvolti nell’attuazione delle norme e delle strategie di controllo che sono state via via
introdotte. Per poter mantenere l’attività commerciale, è
sorta la domanda di certificazione che attestasse lo stato di
indennità dalla malattia. Questa esigenza è stata fortemente
contrastata dalla professione veterinaria, perché la malattia
non poteva essere diagnosticata nello stadio preclinico. L’anamnesi della BSE in azienda non è un buon indice della
presenza di soggetti con malattia in incubazione.
Gli effetti più significativi sulla professione veterinaria si
sono avuti attraverso le pressioni economiche che la malattia ha esercitato sull’industria del bovino ed i mutamenti
imposti su di essa dalle norme finalizzate alla protezione
della salute animale ed umana.
Numero di
allevamenti
Anche se l’epidemia di BSE ha colpito principalmente i
bovini da latte, i principali effetti economici si sono avuti
sull’industria della carne. La ragione di questo fatto è che i
consumatori hanno percepito il rischio di BSE come correlato alla carne, trascurando il fatto che la maggior parte degli episodi della malattia si era verificata nei bovini utilizzati
per la produzione di latte. Non è mai stata fornita alcuna
prova scientifica della presenza dell’agente responsabile della malattia nel tessuto muscolare o nel latte.
La malattia ha colpito un numero significativo di allevamenti da latte, ma, all’interno delle singole mandrie, l’incidenza è stata molto bassa, con una media inferiore a tre
capi colpiti per allevamento interessato. Ciò non ha causato grandi problemi legati al numero dei capi di bestiame.
In un piccolo numero di allevamenti da latte, tendenzialmente di elevata genealogia, si sono avuti molti casi, a
causa dell’elevata esposizione a MBM contaminate. Ciò ha
determinato una significativa perdita di potenziale riproduttivo in alcuni di essi.
Un effetto economico più significativo è stato la perdita
dei mercati del bestiame. Il bando alle esportazioni di carni ed animali vivi ha determinato un effetto notevole. La
maggior parte della produzione di vitelli maschi nati nel
Regno Unito dai parti autunnali delle bovine da latte veniva esportata verso gli allevamenti a carne bianca della
Francia e dell’Italia. Questo commercio oggi è cessato ed
ha portato alla macellazione e distruzione alla nascita di
parecchi milioni di vitelli neonati, che non hanno alcun valore e, quindi, nessun mercato.
Dal momento che l’HM Government rifonde tutti i capi
perduti come conseguenza diretta della BSE o per effetto
delle norme imposte per la protezione della salute umana,
i danni economici diretti per gli allevatori sono stati limitati. Tuttavia, il governo ha speso più di 4 miliardi di sterline
per i rimborsi e le attività di sostegno, ricerca e controllo
normativo della BSE. Si è trattato di una malattia estremamente costosa.
Il principale effetto sull’allevamento è stato dovuto alla
domanda da parte dei consumatori, che sono stati insoddisfatti dai metodi di produzione e dagli standard su cui la
BSE ha attirato la loro attenzione. I consumatori hanno
posto in relazione l’epidemia della malattia con le moderne pratiche di allevamento intensivo, con una certa giustificazione. Ciò ha portato ad un aumento della popolarità
dei sistemi di allevamento alternativi, ma la realtà economica è stata dura da accettare. I consumatori sembrano richiedere elevati standard produttivi, ma ad un prezzo economico. L’industria ha sviluppato dei programmi di assicurazione della qualità e di etichettatura e marchi per aggiungere valore e proteggersi dall’importazione a buon
mercato di prodotti ottenuti con standard inferiori, con un
certo limitato successo.
ALLEVAMENTO E PRODUZIONE DEL BOVINO
Numero di nuovi allevamenti colpiti ogni anno
Il patrimonio bovino costituisce una parte significativa
dell’agricoltura del Regno Unito. I prodotti lattiero caseari
rappresentano il più grande settore del mercato agricolo e
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l’industria ad essi correlata nel Paese è efficiente e ben
strutturata. Le dimensioni medie di un allevamento sono
oggi di 80 bovine, che forniscono in media circa 7000 litri.
A causa delle quote nazionali per la produzione di latte, il
numero delle bovine lattifere risulta in diminuzione all’aumentare delle produzioni. Il numero degli allevamenti sta
calando rapidamente e le loro dimensioni sono in aumento. Ciò è dovuto più alle pressioni economiche esercitate
sull’industria dai vincoli di mercato e dagli attuali tassi di
cambio che da ogni eventuale effetto della BSE.
1989
1999
Totale di bovini e vitelli
12,1 milioni
11,4 milioni
Allevamenti da riproduzione
da latte
2,86 milioni
2,44 milioni
Allevamenti da riproduzione
da carne
1,52 milioni
1,92 milioni
La produzione di animali da carne è rimasta stabile, con
un certo incremento degli specifici allevamenti di vitelli
lattanti. Il consumo di carne nel Regno Unito è oggi più
elevato di quanto non fosse prima della BSE.
La perdita di bovini dovuta alla BSE è stata inferiore a
quella necessaria a mantenere la produzione entro i limiti
delle quote latte. Fatta eccezione per il suo picco nel
1993, quando venivano distrutte più di 1000 bovine alla
settimana a causa della BSE, l’industria è stata in grado di
rimpiazzare i capi colpiti con scarse difficoltà. Il problema principale per l’industria lattiera del Regno Unito negli ultimi anni è stata la sovrapproduzione piuttosto che la
sottoproduzione.
Le perdite dovute alla BSE sono insignificanti quando
vengono confrontate con quelle subite dagli animali in
produzione per qualsiasi altra ragione sanitaria. Zoppia,
mastite ed infertilità rappresentano ancora la maggior parte delle cause involontarie di eliminazione dei capi dagli
allevamenti da latte, portando ad un tasso medio di rimonta superiore al 25%. In media, le bovine lattifere durano
ora meno di 4 lattazioni.
FIDUCIA DEI CONSUMATORI
Il principale effetto economico sulla produzione di bovini è stato dovuto alle norme finalizzate a proteggere la salute dell’uomo e degli animali e agli effetti della caduta della
fiducia dei consumatori nei prodotti derivati dal bovino.
La richiesta di una completa rintracciabilità ha portato
ad un sistema burocratico in cui tutti i bovini sono ora dotati di un passaporto, sul quale vengono registrati a cura
del British Cattle Movement Service i dati relativi a nascita, morte e movimentazioni. Questa importante istituzione
è attualmente sostenuta con finanziamenti governativi, ma
probabilmente fra breve verrà finanziata dall’industria.
I costi delle misure di protezione per i macelli dove vengono rimossi e distrutti tutti i MRS e la completa applicazione dell’ispezione hanno portato alla chiusura di molti
piccoli impianti di macellazione ed il costo di lavorazione
delle carcasse bovine è diventato significativamente più
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elevato di quanto non sia per tutti gli altri concorrenti.
Tuttavia, l’industria è stata protetta dai maggiori costi
dei controlli della BSE, come la distruzione di tutti i bovini di età superiore a 30 mesi al termine della loro vita produttiva. Questi animali, rappresentati principalmente dai
vitelli lattanti delle razze da carne e da latte destinati all’eliminazione, vengono rimborsati ad un prezzo fisso e macellati presso specifiche strutture, dove i loro residui vengono smaltiti e distrutti a spese del governo.
Il consumatore richiede un sistema più trasparente di
produzione degli alimenti, con garanzie specifiche. Sia il
governo che l’industria hanno stabilito specifici standard
per la sicurezza alimentare e specifici metodi di allevamen to, nutrizione e salute animale. Sono stati incoraggiati i
metodi di allevamento estensivo e di produzione fisiologica, che però non hanno portato ad ottenere elevati volumi
di prodotto. La maggior parte dell’industria ha favorito
l’autoregolamentazione e fissato degli standard produttivi
che sembrano soddisfare la domanda dei consumatori, oltre che corrispondere alle norme ed ai disciplinari.
LA PROFESSIONE VETERINARIA NEL REGNO UNITO
I veterinari sono stati coinvolti in tutti gli aspetti dei mutamenti indotti dalla BSE. La libera professione ed i servizi
pubblici sono strettamente correlati, con molti liberi professionisti che svolgono servizi part-time per lo stato. Lo State
Veterinary Service è stato ridotto negli ultimi anni e l’assunzione di veterinari ispettori temporanei e veterinari ispettori
locali da parte delle strutture professionali private ha dimostrato la loro capacità nello svolgimento delle funzioni.
L’espansione delle strutture veterinarie per piccoli animali ha contribuito al relativo declino di quelle dedicate
agli animali da reddito, per cui il lavoro nelle aziende agricole rappresenta oggi meno del 20% del tempo dedicato
alla professione. L’attività sui bovini richiede oggi solo il
9% del tempo veterinario, in confronto al 12% del 1998.
Tuttavia, ci sono ancora circa 5000 veterinari coinvolti in
qualche modo dall’attività sul bovino, anche se l’interesse
sta diminuendo man mano che le pressioni economiche e
la scarsità di veterinari esperti nel settore degli animali da
reddito rende l’esercizio della professione sui piccoli animali più attraente. Questo cambiamento ha poco a che vedere con la BSE.
Numero di veterinari e studenti del Regno Unito suddivisi
per principale area di lavoro
Research
Istituzioni di
Liberi
Council Industria Governo beneficenza Università professionisti Studenti
32
319
729
339
623
10.399
2.754
Le modificazioni verso la professione veterinaria sugli animali da reddito sono state una risposta ai mutamenti della
domanda da parte dei clienti allevatori. Via via che le
aziende sono diventate più grandi e più produttive, si è
avuto un incremento della domanda di medicina preventiva, pianificazione e monitoraggio sanitario ed assistenza
veterinaria basata sul principio del costo-beneficio. Gli
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Gli effetti dell’epidemia di BSE sull’allevamento del bovino e sulla professione veterinaria nel regno Unito dal 1987 al 2001. Parte 2
aspetti tradizionali della professione, come le visite su
chiamata ed il trattamento dei singoli animali ammalati è
diminuita via via che il valore dei vari capi si è ridotto ed i
costi veterinari sono aumentati. La capacità professionale
di operatori ed allevatori è aumentata, incoraggiata dai veterinari più progressisti, sino al punto che oggi molti sono
in grado di eseguire specifiche operazioni veterinarie con
abilità e competenza.
Il futuro della professione sugli animali da reddito si
fonda oggi sulla sorveglianza delle malattie e sull’assistenza sanitaria. Il problema della BSE ha focalizzato l’attenzione sulla nutrizione, salute e benessere degli animali da
reddito; in futuro, per produrre con successo alimenti di
origine animale sarà necessaria la capacità di fornire garanzie che la produzione viene effettuata secondo specifici
standard, che assicurino la sicurezza degli alimenti e giustifichino la fiducia dei consumatori.
I veterinari delle strutture per animali da reddito sono
ora coinvolti nella preparazione dei piani sanitari per i
programmi di garanzia delle aziende. Quello che ha ottenuto maggiore successo è stato il National Dairy Farm Assured Scheme, a cui si sono iscritte 18.000 aziende da latte, che operano secondo specifici standard produttivi.
Uno dei requisiti è l’esistenza di un piano sanitario che
preveda specificamente il monitoraggio della salute dell’allevamento. Sono indicati specifici requisiti per la nutrizione e l’impiego di alimenti garantiti.
Il veterinario per animali da reddito dipende dalla vitalità dell’industria per cui lavora. La crisi della BSE nel
Regno Unito ha creato opportunità per il miglioramento
delle pratiche di gestione e di allevamento dei bovini, nonostante le pressioni economiche esercitate sull’industria.
La professione veterinaria ha risposto a queste sfide diventando più specializzata ed efficiente. Il futuro dipenderà dall’offerta di salute animale correlata ad efficienza
produttiva e sicurezza degli alimenti, arrivando ad ottenere un prodotto commercializzabile che soddisfi le richieste dei consumatori.
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