LE REGOLE GENERALI CHE SOVRAINTENDONO IL PROCESSO CIVILE FRANCESE A)- L’ORGANIZZAZIONE GIUDIZIARIA IN FRANCIA E LE REGOLE DI COMPETENZA Attualmente, la giurisdizione civile ordinaria francese comprende: 1)- Les jurisdictions de droit commun, cioè A)- il Tribunale di grande istanza (Tribunal de grande instance), per le controversie superiori a 10.000 euro e per le controversie in materia di divorzi, patria potestà, successioni, filiazione, per le cause relative a beni immobili, allo stato civile; le disposizioni regolamentari (Partie réglementaire) del Codice dell'organizzazione giudiziaria recano agli articoli R211-3 e R211-4 la disciplina delle materie di competenza del Tribunal de grande instance. Riassuntivamente, sono dunque attribuite al suddetto tribunale - e soggette ad appello - tutte quelle cause cui non è espressamente prevista l'attribuzione ad altra giurisdizione in base alla materia trattata o al valore della causa (articolo R211-3), nonché quelle di cui all'articolo R211-4 (che enumera una serie di materie ricadenti nella competenza esclusiva del medesimo tribunale). Nel TGI operano quali giudici di primo grado a composizione monocratica: - Il giudice dell’esecuzione; - Il giudice per gli affari familiari; Il giudice unico per le controversie concernenti la responsabilità derivante dalla circolazione dei veicoli. Quando il giudizio - relativo ad una materia che ricade nella competenza esclusiva - ha ad oggetto una richiesta di importo inferiore o uguale alla somma di 4.000 euro, ovvero la domanda abbia valore non specificato, ma implichi l'esecuzione di un'obbligazione il cui importo sia inferiore o uguale a 4.000 euro, il Tribunal de grande instance giudica en dernier ressort, il suo giudizio non risultando di conseguenza impugnabile. B)- La Corte di appello, che ha una competenza generale di secondo grado. Giudica su tutti gli appelli proposti avverso le decisioni di primo grado, con l’unica eccezione delle sentenze di primo grado (da chiunque emanate) il cui valore sia inferiore a 4.000 €. 2)- Accanto a queste la legge prevede les jurisdictions dites d’exception, cioè giudici competenti a decidere solo su determinate materie attribuite loro dalla legge. Sono: A)- il Giudice di Pace (Tribunal d’instance), per le controversie tra privati di importo inferiore a 10.000 euro, per le controversie relative al credito al consumo e per alcune controversie indicate dalla legge, qualunque ne sia l’ammontare (ad es. i canoni di abitazione); le medesime disposizioni regolamentari del Codice recano agli articoli da R221-3 a R221-22-1 la disciplina sulle materie di competenza del Tribunal d’instance. L'articolo R221-4, richiamando l'articolo L221-4 della "parte legislativa", attribuisce al Tribunal d'instance, come sopra accennato, la competenza generale sulle cause civili di valore inferiore ai 10.000 euro, prevedendo l'appellabilità delle relative decisioni. Si prevede però, in analogia con quanto previsto per il Tribunal de grande instance, la non impugnabilità delle cause di valore inferiore ai 4.000 euro. B)- il Giudice di prossimità (Juge de proximité) per le piccole controversie tra privati, di natura personale o relative a beni mobili, di ammontare non superiore a 4.000 euro. La Partie réglementaire del Codice dell'organizzazione giudiziaria reca, inoltre, agli articoli da R2313 a R231-5 la disciplina delle competenze del "giudice di prossimità". In particolare, sono decise en dernier ressort dal giudice di prossimità cause civili del valore fino a 4.000 euro, come definite dall'articolo L231-1, primo alinea, nella "parte legislativa" del medesimo Codice. Tuttavia, a differenza di quanto stabilito nei casi sopra descritti, sono impugnabili le decisioni del giudice di 1 prossimità sulle cause concernenti domande di valore non specificato che implichino l'esecuzione di un'obbligazione il cui importo è inferiore o uguale a 4.000 euro. Le medesime norme sulla non impugnabilità delle cause inferiori ai 4.000 euro di valore si applicano anche alle altre giurisdizioni onorarie specializzate. Inoltre il giudice di prossimità decide in prima e ultima istanza sulle domande di restituzione dei depositi di garanzia previsti nei contratti di locazione (art. 22, loi n° 89-462), sempre fino al valore di 4.000 euro. A differenza di altre giurisdizioni non professionali presenti nell'ordinamento francese che vantano una lunga tradizione all'interno dell'ordinamento francese, il giudice di prossimità è una figura relativamente recente, creata dalla legge di riforma della giustizia del 9 settembre 2002 (Loi n° 2002-1138 du 9 septembre 2002 d'orientation et de programmation pour la justice). La disciplina relativa alla giustizia di prossimità ha conosciuto successive integrazioni e modificazioni, finché la Loi n° 2011-1862 (relative à la répartition des contentieux et à l'allègement de certaines procédures juridictionnelles) ha disposto l'abolizione della giurisdizione di prossimità a decorrere dal 1° gennaio 2013. Successivamente Loi du 24 décembre 2012 relative aux juridictions de proximité ha prorogato il termine per la soppressione al 1° gennaio 2015; detto termine è stato ulteriormente prorogato al 1° gennaio 2017 dall’art. 99 della loi n° 2014-1654 del 29 dicembre 2014. La riforma prevede contestualmente, con riferimento alla materia civile, il trasferimento dei giudici di prossimità al Tribunal de grande instance ove questi potranno sedere all'interno del tribunale in forma collegiale. Il Tribunal d'instance diventerà quindi competente per le cause di valore inferiore ai 4.000 euro attualmente attribuite al giudice di prossimità. C)- il Giudice minorile (Juge des enfants) che decide misure di protezione e tutela dei minori in pericolo e giudica delle infrazioni commesse da minori. D)- il Tribunal de Commerce e E)- il Conseil de Prud'hommes, giurisdizioni i cui collegi giudicanti sono composti esclusivamente da magistrati non professionali, specializzate di primo grado, rispettivamente per la materia commerciale e per il lavoro. Trovano inoltre applicazione le medesime norme nelle cause di competenza delle giurisdizioni specializzate collegiali parzialmente non professionali: F)- Tribunal paritaires des baux ruraux (che conosce delle controversie in materia agraria) e G)- Tribunal des affaires de sécurité sociale e il Tribunal du contentieux de l’incapacité (i.e. della previdenza ed assistenza sociale e in materia di incapacità o invalidità derivante dal lavoro). La molteplicità delle figure giudicanti in primo grado ha spinto il legislatore francese a prevedere la soppressione di alcuni alcune giurisdizioni minori; in particolare un progetto di legge sull’azione di classe e l’ordinamento giudiziario adottato dal Senato il 5 novembre 2015 (e sottoposto all’Assemblea Nazionale il 24 maggio 2016 ed ancora in corso di discussione) prevede la soppressione dei tribunali degli affari della sicurezza sociale dei tribunali e dei tribunali in materia di incapacità. Le relative competenze verrebbero state trasferite alla sezione sociale del Tribunale de Grande Instance. Inoltre, vi è la tendenza ad affidare particolari tipologie di controversie: ad esempio il Tribunale de Grande Instance di Parigi e quello di Marsiglia conoscono delle cause derivanti da stragi e più in generale su tutti i delitti che vedono coinvolte una pluralità di vittime. Accanto la competenza per materia appena delineata, il c.p.c. francese prevede vari criteri di competenza per valore (di cui in parte si è già accennato). Il giudice di pace decide le cause il cui valore varia da 4000 a € 10.000. Fino al 1.1.2017 per le cause da 0 a 4000 euro esiste la competenza del tribunale di prossimità. Il TGI giudica per tutte le controversie cui valore è superiore ai € 10.000. Questa competenza è 2 derogabile: le parti possono anche stabilire che la loro controversia sarà decisa dal tribunale d’instance anche se il valore della causa supera i € 10.000; allo stesso modo potranno stabilire che sia competente il TGI anche se il valore della controversia è inferiore ai € 10.000. Per calcolare la competenza per valore si fa riferimento alla domanda e si seguono grosso modo i criteri utilizzati dal codice italiano. Limiti alla competenza Al pari di quanto accade in Italia, sono previsti accordi in deroga alla competenza. Per quanto riguarda la competenza verticale, sono vietati accordi volti a derogare ai gradi della giurisdizione (ad esempio il primo grado a favore dell’appello), ma è possibile modificare pattiziamente i criteri determinativi della competenza per valore o per materia, salvo che la modifica sia contraria all’ordine pubblico. La deroga/proroga della competenza territoriale è in linea di principio vietata. L’art. 48 c.p.c. stabilisce che le clausole derogative (aventi ad oggetto in via immediata la deroga o volte a favorirla in via indiretta – come accade per effetto di una diversa elezione di domicilio) della competenza per territorio si considerano come non apposte. “Toute clause qui, directement ou indirectement, déroge aux règles de compétence territoriale est réputée non écrite”. Fanno eccezione quelle clausole in cui la deroga viene stipulata tra soggetti esercenti l’attività imprenditoriale purché essa sia stata specificata in modo chiaro ed evidente alla parte a cui si oppone. La legge, inoltre, prevede ulteriori limiti alla competenza del giudice adito. Un primo limite è rappresentato dall’eventualità che venga eccepita la giurisdizione di un giudice penale o amministrativo. Dall’art. 4 del codice di procedura penale si desume l’esistenza della c.d. pregiudizialità penale, nel senso che poiché l’autorità di cosa giudicata penale produce effetti sul giudicato civile, il giudice civile è tenuto a tenere conto nella sua statuizione della decisione del giudice penale. In particolare, ai sensi dell’art. 4 cit., il giudice civile adito per una domanda di risarcimento del danno (réparation du préjudice) collegata ad una azione penale deve sospendere il processo. Nelle altre ipotesi, tuttavia, non è tenuto a sospendere il processo, anche se la decisione penale è in grado di esercitare direttamente o indirettamente efficacia sul processo civile. Inoltre, anche il giudice francese, al pari di tutti i giudici degli ordinamenti appartenenti alla Unione Europea, è tenuto a rimettere alla Corte di Giustizia della Unione Europea la questione pregiudiziale sull’interpretazione delle norme comunitarie ai sensi dell’art. 35 del Trattato UE. Sospende il giudizio anche la proposizione di una questione di legittimità costituzionale sollevata davanti ad un giudice. Se il giudice considera la questione sérieuse, allora sospende la causa e trasmette la questione alla Corte di Cassazione, la quale poi deciderà se sottoporla o meno al Consiglio Costituzionale. Le modificazioni della competenza per ragione di connessione e il rilievo dell’incompetenza Laddove vengano proposte domande incidentali, esse possono essere decise dal giudice adito per la domanda principale, a meno che esorbitino la loro competenza. L’incompetenza può essere rilevata dalle parti in limine litis, prima della proposizione delle difese nel merito a pena di decadenza; l’eccezione di incompetenza però deve essere motivata nel senso che bisogna enunciare i motivi di fatto e di diritto che giustificano l’incompetenza del giudice nonché indicare il giudice che la parte ritiene essere competente (artt. 75-77 c.p.c.). Il giudice può rilevare ufficio la sua incompetenza; più specificamente, in caso di incompetenza per materia e per valore, il giudice può rilevare la sua incompetenza solo se il convenuto non si è costituito o se la regola di competenza violata è di ordine pubblico. In caso di incompetenza territoriale, il giudice può rilevare d’ufficio l’i. nei procedimenti volontaria giurisdizione; nei 3 procedimenti contenziosi, invece, si può dichiarare incompetente solo nelle materie di stato e capacità delle persone o se il convenuto è contumace (art. 92-94 c.p.c.). Può sempre dichiarare il difetto di giurisdizione. Una volta sollevata eccezione di incompetenza, il giudice può mettere una decisione di incompetenza e statuire anche sulla questione di merito da cui dipende la competenza (per esempio una volta qualificato il contratto tra le parti come contratto di lavoro, attribuisce la causa alla competenza del giudice del lavoro); per evitare ritardi, il giudice può anche possibile prescrivere delle misure provvisorie o di istruzione. Una volta decisa la questione, il giudice dovrà designare il giudice competente e rimettere le parti dinanzi a lui. Se questa decisione non viene impugnata, il fascicolo d’ufficio della causa sarà trasmesso al giudice indicato come competente e le parti saranno invitate dal cancelliere a proseguire il processo e a costituirsi tramite un avvocato se la difesa tecnica è obbligatoria. Nel caso in cui l’eccezione riguardi la giurisdizione (straniera, penale, amministrativa o anche arbitrale), il giudice dispone la translatio iudicii soltanto se le parti si accordano in tal senso. La decisione sulla competenza Il giudice può decidere di dichiararsi competente; in tal caso può (artt. 81 e ss.): 1)- decidere di attendere la scadenza del termine per l’impugnazione (contredit) della sua decisione o, nel caso di impugnazione della decisione, di attendere la statuizione del giudice di appello prima di decidere nel merito; 2)- decidere nel merito dopo aver messo le parti in condizioni di formulare le loro conclusioni. La decisione è suscettibile di appello sia avverso il capo della competenza sia avverso quello del merito se la controversia è di valore superiore alla € 4000 o è di valore indeterminato. I rimedi esperibili avverso la decisione sulla competenza L’impugnazione sulla decisione del giudice sulla sola competenza (contredit) dà luogo ad una procedura semplice e rapida avendo ad oggetto soltanto il capo della competenza. Il ricorso deve essere proposto entro 15 giorni dalla pronuncia sulla competenza; notificato il ricorso all’avversario, il presidente della corte d’appello fissa a breve termine la data per un’udienza. Le parti possono depositare osservazioni scritte (non vi è l’obbligo di costituirsi tramite avvocato). La decisione è notificata tramite il cancelliere e l’interessato può proporre ricorso per cassazione entro due mesi dalla notificazione. La decisione della corte d’appello può essere di due tipi: 1)- rimessione della causa al giudice competente. Questa decisione è vincolante per le parti e per il giudice al quale viene trasmessa la causa. Il cancelliere trasmette il fascicolo d’ufficio all’ufficio giudiziario competente e le parti sono invitate proseguire il processo e a costituirsi tramite avvocato. 2)- la corte d’appello può anche decidere nel merito se ritiene che il giudice che ha emesso la decisione fosse competente e se ritiene giusto offrire alle parti una decisione definitiva; in questo caso le parti si devono costituire tramite avvocato se la difesa tecnica è obbligatoria. In mancanza la causa va cancellata dal ruolo. I rimedi esperibili avverso la decisione del giudice sulla competenza e sul merito (art. 78-9 c.p.c.) Se invece il giudice di primo grado decide sul merito e sulla competenza, allora, è possibile proporre appello avverso tutti i capi della decisione (competenza e merito) o solo sul capo relativo alla competenza nel caso in cui la decisione del merito sia resa in dernier ressort (i.e. inappellabile). Se la corte conferma la competenza del primo giudice la decisione presa sul merito ritrova tutta la sua effettività se la decisione era stata resa in unico grado. Mentre se la decisione impugnata era di primo grado la corte d’appello può statuire anche nel merito (art. 79 c.p.c.). 4 Se la corte d’appello annulla il capo sulla competenza, la stessa Corte può decidere nel merito in appello se si ritiene il giudice d’appello competente; negli altri casi la corte, nel riformare il capo della competenza, invia l’affare davanti alla corte che ha la competenza di giudice di appello contro la decisione di primo grado impugnata. B)- I PRINCIPI FONDAMENTALI DEL PROCESSO CIVILE FRANCESE Poche battute merita l’esposizione dei principi fondamentali del processo civile francese, giacché il legislatore d’oltralpe adotta in materia criteri sostanzialmente analoghi a quelli previsti nel nostro ordinamento. Pertanto, l’attenzione sarà concentrata solo sulle eventuali differenze rispetto al sistema italiano. Principio dispositivo Anche in Francia si applica il principio dispositivo: la procedura è tradizionalmente considerata come di tipo accusatorio; tuttavia, il desiderio di accelerare il corso del processo, di ottenere una decisione corretta (come tale suscettibile di essere accettata dalle parti) ha spinto il legislatore ad accrescere i poteri del giudice soprattutto attribuendogli il compito di controllare lo svolgimento del procedimento e la lealtà della delle parti. Principio della domanda Al pari di quanto accade in Italia, il processo civile è basato sul principio della domanda, per cui soltanto in casi eccezionali può essere instaurato d’ufficio processo. Vige anche il principio per cui il processo è retto dall’impulso di parte. In virtù del principio dispositivo, le parti hanno il monopolio dei fatti: esse devono allegare i fatti a base delle loro pretese, con la conseguenza che il giudice non può fondare la sua decisione su fatti non allegati dalle parti. Il giudice, tuttavia, può invitare le parti a fornire la spiegazione dei fatti che ritiene necessari per la soluzione della causa e prendere in considerazione i fatti che le parti non hanno espressamente invocati alla base delle loro pretese, ma che risultano allegati agli atti del processo. Ciascuna parte deve provare i fatti allegati, ma il giudice può ordinare d’ufficio l’assunzione di mezzi di prova; le prove devono essere tipiche cioè conformi alla legge. Ai sensi dell’articolo 12 del codice di procedura civile, il giudice decide la controversia conformemente alle regole di diritto applicabili. A fronte delle qualificazione giuridica dei fatti operata dalla parte, il giudice può anche riqualificare diversamente i fatti allegati. Il codice di procedura civile precisa che se la domanda ha la forma di una citazione, l’attore deve precisare l’oggetto della domanda esponendo le ragioni di fatto di diritto. Più generalmente, davanti al tribunale di primo grado e davanti la corte d’appello il convenuto deve formulare espressamente sia le ragioni di fatto che le ragioni di diritto sulle quali le difese si basano; se il giudice ritiene che le ragioni di diritto invocate conducono a rigettare la domanda, egli non è obbligato a ricercare un altro fondamento giuridico per fargli vincere la causa. Tuttavia, il giudice ha la facoltà di cambiare la qualificazione giuridica della domanda, nonché di rilevare altre ragioni di diritto purché le sottoponga al contraddittorio delle parti. Se le parti non propongono alcuna qualificazione giuridica il giudice ha l’obbligo di ricercare le regole di diritto applicabile ai fatti che sono stati allegati nella causa. In applicazione del principio del contraddittorio, deve però chiedere alle parti di presentare le loro osservazioni in merito. Le parti possono comunque sempre chiedere al giudice di decidere secondo equità. Il principio del contraddittorio (artt. 14 ss. c.p.c.) - Per le parti Le parti devono essere sempre sentite. In caso di contumacia delle parti, la decisione è sempre 5 possibile, sempre che il giudice abbia accertato che la parte è stata regolarmente citata in giudizio1; inoltre, occorre sempre garantire un tempo sufficiente per la difesa della parte (normalmente 15 giorni prima dell’udienza). Le parti sono libere di portare a conoscenza del giudice tutti gli elementi che ritengono opportuni. Dunque, possono produrre osservazioni scritte senza alcun timore che il contenuto delle loro memorie possa avere carattere diffamatorio e possa esporli al rischio di azioni penali; il giudice tuttavia può non tenere in considerazione le memorie depositate laddove ritenga abbiano carattere calunnioso o ingiurioso. Le parti devono far conoscere in tempo utile tutte le ragioni di fatto sulle quali fondano loro pretese, gli elementi di prova che producono e le ragioni di diritto che invocano; in mancanza, il giudice può non considerare le prove come non prodotte o prodotte tardivamente e può dichiarare inammissibili le conclusioni che sono state comunicate tardivamente all’avversario. Per le procedure minori che hanno carattere orale il contraddittorio si esercita in udienza; al riguardo, allo scopo di assicurare correttamente la difesa delle parti, il giudice può ordinare un rinvio dell’udienza ed in particolare può stabilire un calendario degli scambi difensivi previo accordo delle parti. - Per il giudice Il giudice ha l’obbligo di far osservare il principio del contraddittorio alle parti, per cui può sanzionare le parti che non rispettano il principio del contraddittorio o che si comportano in maniera sleale: ad esempio può rifiutare di ammettere le prove comunicate tardivamente. Lui stesso deve osservare il principio del contraddittorio; ciò significa che se solleva d’ufficio una questione di fatto di diritto ne deve prima discutere con le parti. Il principio di lealtà La lealtà è definita come il comportamento probo e conforme al diritto. Il principio di lealtà non è enunciato nel codice di procedura civile se non in disposizioni particolari (vedi articolo 763 c.p.c.: Il giudice istruttore controlla lo svolgimento leale della procedura). L’articolo 9 c.p.c. impone alle parti di comportarsi conformemente alla legge in materia istruttoria; la giurisprudenza ritiene quindi irricevibili le prove ottenute tramite procedimenti illeciti ad esempio violando la privacy, a meno che il documento ottenuto in violazione della privacy sia considerato indispensabile per la parte e sempre bilanciando gli opposti interessi della tutela della segretezza e del diritto di azione e di difesa dell’avversario. In ambito istruttorio, le parti hanno il dovere di comunicare i mezzi di prova in tempo utile e maniera leale. In mancanza, le prove sono non possono essere prodotte nel processo; la Corte di cassazione ha introdotto il principio secondo cui il giudice è tenuto a rispettare e deve far rispettare la lealtà nel processo. Questo principio permette al giudice di sanzionare la parte qualora questa non produca un documento determinante per la definizione della controversia. C)- GLI ELEMENTI IDENTIFICATIVI DELL’AZIONE Le parti La nozione di parte è analoga a quella italiana: si distingue tra parte in senso formale (colui che propone o nei cui confronti viene proposta la domanda) e tra parte in senso sostanziale (il titolare del diritto controverso). Anche in Francia vi è differenza tra la rappresentanza processuale legale o volontaria (intesa come un soggetto che agisce o resiste in giudizio in nome per conto altrui) e la rappresentanza tecnica, i.e. la difesa tecnica. 1 Sul punto, si rinvia al § sulle procedure speciali. 6 A differenza di quanto accade in Italia, però, la difesa tecnica non è nel monopolio dell’avvocato: in alcune giurisdizioni minori (ad esempio davanti al giudice di pace) può svolgere l’attività di rappresentante tecnico anche un congiunto o un parente. Più in generale, laddove venga instaurato un processo davanti alle giurisdizioni superiori vi è l’obbligo di difesa tecnica. E’ invece facoltativa davanti alle giurisdizioni minori dove la procedura è normalmente orale: in esse, poiché legislatore intende facilitare la conciliazione, viene vietata la rappresentanza tecnica, a meno che non vi sia un interesse giustificato da un motivo legittimo a non comparire personalmente ma ad agire tramite un difensore. Il mandato ad litem è sottoposto regime specifico. Occorre una procura. Il difensore professionale, cioè l’avvocato, è dispensato dal produrre la procura perché l’atto di costituzione notificato all’avversario e depositato presso la cancelleria del giudice equivale a prova dell’esistenza della procura. La durata del mandato si intende pari all’esecuzione della sentenza. È però possibile che cessino le funzioni del difensore per effetto di morte o radiazione: in questo caso se la rappresentazione è obbligatoria l’attore la parte dispone di un tempo sufficiente per costituire un altro avvocato. È possibile anche revocare il mandato o rinunciare ad esso; se accade ciò occorre informare il giudice le parti e provvedere alla sostituzione del difensore. Il mandato conferisce dei poteri e dei doveri: il difensore deve compiere tutti gli atti della procedura. Si presume che abbia il potere di fare e di accettare rinunce, compiere atti di acquiescenza, fare e accettare offerte. Non può oltrepassare i limiti del mandato pena la sua responsabilità. Tutti gli avvocati e avvocati che patrocinano in Cassazione o davanti al Consiglio di Stato sono sottoposti a obblighi di deontologici rigorosi e a controlli molto stretti; detti controlli costituiscono una garanzia importante del rispetto degli interessi delle parti e del buon funzionamento della giustizia. Il petitum Esso determinato sulla base delle richieste rispettive delle parti contenute negli atti introduttivi e nelle conclusioni. Possono essere proposte domande incidentali, come domande riconvenzionali o domande proposte da terzi. Il giudice deve rispettare il principio della corrispondenza tra chiesto il pronunciato. La causa petendi Essa è definita come il fondamento della pretesa; a partire da una sentenza dell’assemblea plenaria della Corte di Cassazione del 7 luglio 2006, la causa petendi è definita come l’insieme dei mezzi di fatti e di diritto esistenti al momento della domanda; dunque, oltre a dover allegare i fatti costitutivi, modificativi, impeditivi ed estintivi le parti devono anche proporre le loro argomentazioni giuridiche ed individuare le norme applicabili. Così un attore che si vede rigettata la domanda non può riproporla deducendo alla base dei medesimi fatti già allegati nella precedente domanda una diversa qualificazione giuridica, perché avrebbe dovuto far valere tutti i titoli giuridici di quei fatti nella prima istanza. In Francia, l’ambito del giudicato è determinato dall’articolo 1351 c.c.: “L'autorité de la chose jugée n'a lieu qu'à l'égard de ce qui a fait l'objet du jugement. Il faut que la chose demandée soit la même; que la demande soit fondée sur la même cause ; que la demande soit entre les mêmes parties, et formée par elles et contre elles en la même qualité”. D)- LE CONDIZIONI DELL’AZIONE E LA CAPACITÀ DI AGIRE IN GIUDIZIO 7 L’interesse ad agire. L’Interesse si definisce come l’utilità che il processo è in grado di fornire all’attore. Di qui la massima “pas d’intéret, pas d’action” (senza interesse, non c’è azione). Per il diritto francese, l’interesse ad agire non può essere confuso con il pregiudizio di cui l’attore richiede la riparazione: l’esame dell’esistenza del pregiudizio, delle sue caratteristiche (se morale o materiale, se futuro o attuale) rilevano per il merito del processo. L’interesse ad agire deve esistere dal momento della proposizione della domanda, a pena di inammissibilità della domanda (rilevabile d’ufficio). Del pari, le azioni “preventive”, i.e. non procurano alcun vantaggio all’attore sono inammissibili. Si parla al riguardo: a)- delle azioni proposte nei confronti di una parte al quale la legge attribuisce il diritto di proporre la domanda anche in un tempo successivo, allo scopo di costringerlo a partecipare immediatamente ad un giudizio; b)- delle azioni di mera iattanza. La legge e la giurisprudenza considerano esistente l’interesse ad agire anche laddove esista una mera minaccia attuale di un danno futuro: l’attore fa valere un pregiudizio la cui verificazione è molto probabile, tanto da spingerlo ad agire per far cessare la minaccia. Per esempio, se esiste un motivo legittimo di conservare la prova di un fatto da cui può dipendere la soluzione di una controversia, l’attore può adire un giudice per ottenere l’adozione di una misura di istruzione preventiva. Allo stesso modo il giudice del référé può rendere delle misure conservative per prevenire un danno imminente. La giurisprudenza francese ammette inoltre in presenza di una azione di accertamento l’esistenza dell’interesse ad agire non solo laddove vi sia una contestazione che renda controverso il diritto oggetto della domanda, ma anche laddove l’attore deduca l’esistenza di un interesse alla “certezza giuridica” (securitè juridique) che induca il giudice di precisare una situazione giuridica soggettiva anche in assenza di un contrasto tra le parti (ad es. di verificare se si è maturata la prescrizione di un diritto di credito). Caratteri dell’interesse ad agire In giurisprudenza, si afferma che stando al codice di procedura civile francese, il diritto di azione è esercitabile da tutti purché sussista l’interesse legittimo all’accoglimento o al rigetto della domanda; questa condizione permette al giudice di controllare l’utilità del processo, dichiarando irricevibile una domanda che non gli sembra conforme all’ordine pubblico o al buon costume (anche se quest’indirizzo è criticabile perché obbliga il giudice a compiere valutazioni nel merito, anziché limitarsi a considerare se la domanda sia o meno ammissibile). La capacità di essere parte La capacità di essere parte corrisponde alla titolarità dei diritti in generale e del diritto di azione in particolare. La persona che non è ancora venuto ad esistenza giuridica non può essere destinatario o attore di una domanda giudiziale. Al pari di quanto stabilito dal diritto italiano, le modalità di acquisizione della soggettività giuridica variano a seconda che sia una persona fisica una persona giuridica. Capacità processuale. Al pari di quanto accade in Italia, la capacità processuale si acquista con il compimento del 18º anno di età. È possibile alcune persone siano incapaci di agire (minori di 18 anni incapaci sotto tutela o curatela): esse agiscono tramite un rappresentante legale; in mancanza della rappresentanza o dell’assistenza del tutore o del curatore, la domanda è nulla per irregolarità nel merito (irregularité de fond), vizio che il giudice può rilevare d’ufficio. E)- GLI ATTI PROCESSUALI E LA LORO NOTIFICAZIONE 8 Le regole di redazione degli atti variano a seconda delle procedure ma in linea generale devono essere devono riportare in lingua francese la data dell’atto, l’indicazione delle parti e del rappresentante ad litem che ha redatto l’atto. L’atto deve essere portato a conoscenza della controparte in modo tale da potergli consentire di difendersi. La notificazione deve contenere tutte le indicazioni relative al nome, cognome, la denominazione sociale della persona giuridica che invia la notifica e il domicilio o la sede della stessa persona fisica o giuridica. Occorre anche individuare la persona del destinatario. La notificazione di una domanda introduttiva di un giudizio deve contenere: 1. la data 2. l’indicazione del giudice davanti alla quale la domanda è portata; 3. l’indicazione che che in caso di mancata costituzione E quindi di contumacia del destinatario della notificazione la decisione sarà presa sulla base dei suoi elementi forniti dalla attore terzo avversario. 4. Se del caso, la data dell’udienza in cui il convenuto è convocato e le condizioni alle quali egli si può far assistere o rappresentare. Esistono varie forme di notificazione: A)- La notificazione nella forma ordinaria. È, nonostante il nome, utilizzata eccezionalmente. Viene realizzata o con consegna diretta al destinatario con annotazione dell’avvenuta ricevuta sull’atto. B)- La notificazione tramite posta (lettera raccomandata con ricevuta di ritorno per evitare contestazioni). Se viene utilizzata la posta vale la data della spedizione per chi notifica e la data di ricevimento per il destinatario. Se il destinatario ha firmato l’avviso di ricezione la notificazione si considera fatta in mani proprie; la notificazione è reputata fatta al domicilio o presso la residenza se invece l’avviso di ricevimento è firmato da una persona munita di un potere a questi effetti: articolo 670 c.p.c. In caso di ritorno della lettera di notificazione senza che l’avviso di ricezione sia stato firmato, il richiedente viene invitato a procedere alla notificazione tramite ufficiale giudiziario (c.d. signification). C)- La notificazione tramite ufficiale giudiziario (signification). Essa può essere fatta o in forma cartacea o in via telematica. Sul punto si rinvia al nuovo articolo 748-8 c.p.c. come modificato dal decreto dell’11 marzo del 2015. 9