in formazione Periodico di comunicazione tra maestri, allievi, genitori, amici. LIBERA ASSOCIAZIONE PEDAGOGICA RUDOLF STEINER 17 09 ◊ b envenuti ESTATE “ Corriamo. Corriamo al mare sulle conchiglie corriamo sulla sabbia senza pensare corriamo nelle verdi praterie corriamo nell’erba a fantasticare. Entriamo piano nel bosco un fremito ci fa tremare un poco. Orsù corriamo, corriamo, inconsapevoli, sotto i verdi rami della nostra vita. Altri inverni, altre scuole inizieranno, il tempo ci scorre fra le dita. Corriamo. ” S . G I O VA N N I “ S. Giovanni va pei campi nell’ardor del mezzogiorno, quiete immensa tutt’intorno, sopra, il cielo tutto blu … Il sorriso suo giocondo benedice la natura e ogni spiga che matura. ” Di Lina Schwarz, da “ Ancora ….. e poi basta” ed. Mursia, 1965 in formazione 2 In copertina: Acquarello di Maria Luisa Vigilanti e ditoriale San Giovanni Battista: l’aspirazione ad ascendere È significativo che il 24 giugno si celebri il solstizio d’estate e che a questa data corrisponda anche il giorno di nascita di Giovanni Battista. Mentre negli equinozi, giorno e notte si pareggiano, nei solstizi il rapporto tra luce e ombra non è bilanciato: in quello d’inverno, legato all’altro Giovanni, l’Evangelista, la luce gradatamente prevale sull’ombra, in quello d’estate si verifica il fenomeno opposto. E per i nostri progenitori luce ed ombra Per i nostri non erano solo fenoprogenitori luce meni naturali ma ed ombra non erano solo rappresentavano anche vere e proprie enfenomeni naturali ma tità spirituali. Esse inrappresentavano anche cutevano sia revevere e proprie entità renza che soggezione, suggerendo alle dispirituali. Esse incutevano sia reverenza verse civiltà che si sono avvicendate nello che soggezione, sviluppo della storia suggerendo alle diverse dell’umanità, la celebrazione di riti,cericiviltà che si sono monie e usanze proavvicendate nello piziatorie che presviluppo della storia sentano, pur nelle loro specifiche particodell’umanità, larità e marginali difla celebrazione ferenze, somiglianze di riti, cerimonie nella sostanza, e soprattutto nel signifie usanze propiziatorie “ „ 3 cato profondo. I solstizi sono infatti momenti energetici particolari in cui, come per magia, si apre un varco, attraverso il quale il mondo spirituale e quello terreno possono comunicare, dialogare tra loro. Non a caso per gli antichi greci i solstizi erano definiti porte, degli dei quella invernale, degli uomini quella estiva. Infatti durante il solstizio invernale lo spirito divino scende sulla terra e, al contrario, in quello estivo la spiritualità umana si protende verso l’alto. Nella tradizione romana il custode delle porte (comprese quelle dei solstizi) era Giano(Ianus) il misterioso dio bifronte che veniva appunto celebrato ai due solstizi. Sul Calendario del Cattabiani, l’autore dice: “Renè Guenon sostiene che la festa di Giano era celebrata a Roma dai Collegia fabrorum ai due solstizi: le feste sarebbero poi diventate quelle dei due Giovanni per la somiglianza fonetica di Ianus con Iohannes. Ovvero, i due Giovanni avrebbero impersonificato nei due solstizi le funzioni del Cristo come chiave delle due porte”. Quando Giovanni Battista, secondo la tradizione cristiana, apre la porta solstiziale estiva elimina temporaneamente quel diaframma che ci separa normalmente dalla visione del divino, rafforzando la nostra vista spirituale. La natura è al culmine del suo fiorire e ab- Estate 2009 Numero Diciassette di Walter Abbondanza e ditoriale biamo più possibilità di percepire l’invisibile e la natura stessa, nella sua essenza e nei suoi misteri, di elevarci verso l’alto. Nell’antichità durante il solstizio, secondo le usanze pagane, musica e danza portavano gli esseri umani in uno stato di estasi nel quale potevano sperimentare l’energia degli spiriti elementari presenti nella natura al culmine dell’estate. Nel ‘500 queste tradizioni legate alla compenetrazione tra visibile ed invisibile, ad una dimensione Quando dove sogno e realtà si dalla primavera confondono, erano ancora vive e le trosi va verso l’estate, viamo rappresentate l’essere della natura da Shakespeare, neldiventa sempre la commedia fantastica del “Sogno di più attivo una notte di mezz’esempre state”. più interiormente Rudolf Steiner nella quarta conferenza del saturo, e l’uomo ciclo “L’esperienza del stesso vi viene corso dell’anno in intessuto con l’intero quattro immaginasuo essere. zioni cosmiche” ci introduce ad una visione di questo fenomeno con occhi più vicini alla nostra cultura e ai nostri tempi: “In estate, in piena estate l’uomo veramente viene del tutto coinvolto nell’essere della natura. Quando dalla primavera si va verso l’estate, l’essere della natura diventa Leonardo da Vinci, San sempre più attivo sempre più inteGiovanni Battista riormente saturo, e l’uomo stesso vi 1513-1516 circa viene intessuto con l’intero suo esseParigi, Louvre “ „ in formazione 4 re. Si può dire che in estate l’uomo passa attraverso una specie di coscienza della natura…….. Possiamo dire: l’uomo è immerso nella natura in estate, ma se ne ha le giuste sensazioni e i giusti sentimenti, dall’intessere della natura gli viene incontro la spiritualità oggettiva. La spiritualità oggettiva per quanto è vero elemento umano, deve quindi essere cercata nel periodo di San Giovanni. Essa esiste in effetti nell’essere della natura.” Per concludere, vorrei tornare per un attimo alla grandezza della figura del Battista, celebrata nel Vangelo di Matteo, là dove il Cristo dice “Fra tutti coloro che sono nati di donna, non v’è alcuno più grande di Giovanni Battista”. E così, abbiamo visto che nel giorno della sua nascita, al solstizio d’estate, la luce raggiunge il suo punto massimo, per poi diminuire gradatamente e toccare il suo minimo al solstizio invernale, per poi ritornare a crescere nuovamente. E, con una certa analogia, il Battista compiuta la sua missione di annunciatore del Cristo dirà nel Vangelo di Giovanni Evangelista : “Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere ed io invece diminuire”. p edagogia Una gita tra le stelle di Andrea Scicchitani, maestro di classe D al 17 al 20 marzo la nostra settima classe, insieme alla classe sorella della scuola di Trento, ha partecipato all’uscita in Val di Non, per osservare il cielo notturno e cercare di cogliere nel modo più oggettivo possibile il movimento delle stelle. Verso mezzogiorno del primo giorno, le ragazze e i ragazzi si avviarono verso il punto di osservazione, a circa quindici minuti a piedi dal rifugio che li ospitava; bisognava orientare il terreno nelle quattro direzioni cardinali. Alle dodici, ventiquattro minuti e diciassette secondi, il sole passò per il meridiano del luogo, proiettando così l’ombra più corta del giorno, esattamente nella direzione Nord-Sud. Sopra l’ombra venne fissato uno spago teso tra due paletti e, tracciando geometricamente la perpendicolare ad esso, si determinò anche la direzione Est-Ovest. Nel pomeriggio, con l’uso dei puntatori (semplici tubi il cui spostamento è misurabile in gradi, destrasinistra, alto-basso), i ragazzi, suddivisi in quattro gruppi, rilevarono ciò che appariva all’orizzonte delle quattro direzioni cardinali, riportandolo su carta. in formazione 6 Tutto era pronto per osservare le stelle durante la notte. La prima uscita venne effettuata alle ore 20 e, alzando gli occhi, subito, venne individuata la regina del cielo, la Polaris, guida sicura che per millenni ha accompagnato esploratori e navigatori. Sirio splendeva meravigliosa; Orione, di fronte a Cassiopea, si ergeva maestoso; Castore e Polluce si tenevano per mano. L’ultimo giorno, nel tardo pomeriggio, con le racchette da neve ai piedi (ciaspole), si partì per inerpicarsi su per la montagna innevata, con qualche palla di neve che saettava nell’aria e qualche ruzzolone sul bianco manto. Sulla via del ritorno, mentre il sole era già tramontato, nel buio, rassicurati dall’amico cielo, salutavamo con affetto il solenne Orione che ci augurava la buona notte. Che fatica! Quanta gioia! Note di diario… di Alessandra, Gregorio e Maia Cielo e non altro; il cupo cielo, pieno di grandi stelle; il cielo, in cui sommerso mi parve ciò che mi parea terreno. E la terra sentii nell’Universo. Sentii, fremendo, ch’è del cielo anch’ella. E mi vidi quaggiù piccolo e sperso Errare, tra le stelle, in una stella. Giovanni Pascoli Le stelle sono piccoli lumini nel cielo, splendidi da guardare, incantevoli e lucenti. L’estasi e il senso di “nullità” che si prova, può essere, in questo caso è stato, intralciato dal sonno che si è impadronito di noi, verso le tre del mattino, impedendoci quindi un completo divertimento. Di notte ci siamo dovuti alzare ogni due ore per andare dal rifugio Sores, dove alloggiavamo, al luogo di osservazione. Le prime rilevazioni sono state difficili perché non conoscevamo le costellazioni. In quell’intreccio confuso e lu- 7 Estate 2009 Numero Diciassette Successivamente l’uscita venne ripetuta ogni due ore, fino alle sei del mattino e, sempre con l’uso dei puntatori, si individuavano le posizioni delle stelle sopra ai relativi orizzonti per riportarle, al rientro, sulle carte già preparate. Oltre ai fremiti che correvano lungo la schiena nel contemplare tanti puntini luminosi, altrettanto intensi erano i momenti in cui le due classi recitavano insieme le stesse poesie, cantavano, lavoravano su lunghe file di tavoli accostati. p edagogia Memorabile è stato il pomeriggio della “ciaspolata”. Ci sentivamo un po’ ridicoli perché non riuscivamo a camminare bene, soprattutto all’inizio. Il ritorno è stato più divertente, anche se i sentieri in discesa erano scivolosi e molti di noi sono caduti più volte. Il lavoro è stato duro e faticoso e ci siamo stancati, ma alla fine siamo stati anche contenti di aver vissuto questa esperienza, che ricorderemo come una delle più belle mai vissute fin’ora. Che altro aggiungere? Sono questi i momenti della vita che non dimenticheremo mai. minoso non riuscivamo a riconoscerle ad occhio nudo, ma già poco dopo le distinguevamo nelle loro forme. Dopo il dovuto riposo, durato dalle 7.00 alle 13.30, abbiamo disegnato, sui nostri quaderni, il cammino delle stelle tra le quali c’erano: a nord la Polaris, Cassiopea e l’Orsa Maggiore; a sud il Corvo e Spica; a est la Corona Boreale, Arturo e Vega, mentre a ovest il Leone, il Toro e i Gemelli. L’osservazione è stata stupenda! Durante questa gita abbiamo avuto la fortuna di conoscere i ragazzi della scuola di Trento e con loro condividere delle splendide chiacchierate, momenti felici e indimenticabili. Dopo cena diversi di noi si intrattenevano nella sala giochi, altri sui divani del bar e i rimanenti se ne stavano in camera a conversare. in formazione 8 Cielo e Terra dicono qualcosa l'uno all'altro nella dolce sera. Una stella nell'aria di rosa, un lumino nell'oscurità. I Terreni parlano ai Celesti, quando, o Terra, ridiventi nera; quando sembra che l'ora s'arresti, nell'attesa di ciò che sarà. Tre pianeti su l'azzurro gorgo, tre finestre lungo il fiume oscuro; sette case nel tacito borgo, sette Pleiadi un poco più su. Case nere: bianche gallinelle! Case sparse: Sirio, Algol, Arturo! Una stella od un gruppo di stelle per ogni uomo o per ogni tribù. Quelle case sono ognuna un mondo con la fiamma dentro, che traspare; e c'è dentro un tumulto giocondo che non s'ode a due passi di là. E tra i mondi, come un grigio velo, erra il fumo d'ogni focolare. La Via Lattea s'esala nel cielo. Giovanni Pascoli i l racconto Il dono Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio. Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti. Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri. "E’ per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?". Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: "Quanti soldi hai?". Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò. Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina. "Bastano?", disse con orgoglio. "Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c'è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi". L'uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura l'astuccio. "Prendilo" disse alla bambina. "Portalo con attenzione". La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo. Un'ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurrì. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò: "Questa collana è stata comprata qui?". "Sì, signorina". "E quanto è costata?". "I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me". "Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo". Il gioielliere prese l'astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza. "Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva". 9 Estate 2009 Numero Diciassette Racconto a cura del maestro Andrea Scicchitani p edagogia sociale Intervista ai genitori delle feste sulla collaborazione volontaria alla vita scolastica di Silvia Edmea Irene Cànepa • realizzazione del sito internet, • programmazione culturale, • confezionamento di manufatti da vendere alle feste, • allestimento delle feste comprensivo di cucina e buffet • redazione del giornalino In-formazione • scelta e ordine dei libri • studio di testi inerenti all’impostazione della scuola • partecipazione attiva, in seguito a elezioni, al Consiglio che si occupa degli aspetti prevalentemente amministrativi della scuola. L a scuola steineriana è, ormai per tradizione, una scuola non tanto privata quanto autogestita: la collaborazione dei genitori al suo funzionamento è fondamentale per determinarne qualità e sopravvivenza. La collaborazione va dall'impegno quotidiano nel provvedere al pentolino del pranzo, alla puntualità, al rispetto dei turni di pulizia della classe, alla partecipazione alle riunioni, al pagamento della retta scolastica, fino alla presenza nei gruppi di lavoro e di studio. Questi si rivolgono a: • manutenzione materiale di spazi e oggetti della struttura scolastica, • assistenza agli apparecchi informatici, in formazione 10 Proviamo a chiedere ad alcuni genitori impegnati attivamente nei gruppi di lavoro di raccontarci la loro esperienza e le loro motivazioni. Quando e come hai iniziato a collaborare attivamente all’interno della scuola? Marco Acquani Responsabile manutenzione e attualmente consigliere Ornella Valzasina Responsabile CucinaResponsabile feste Bazar/Scuola aperta Siamo entrati in questa scuola undici anni fa, partendo dall’asilo e come tutti i genitori appena entrati eravamo spaesati, ma nello stesso tempo consapevoli di quello che stavamo donando a nostro figlio. Avevamo già letto qualcosa sulla pedagogia e sulle caratteristiche delle scuole Waldorf quindi spaesati si, ma consa- Monica Marcarini :resp. Programma culturale e consigliere. Tre anni fa, partecipai al banco-vendita giocattoli e poi al banco accoglienza durante alcune feste della scuola. Dopo un po’ di tempo un gruppetto di genitori della scuola mi chiese se volevo diventare consigliere. Marilena Taddeo gruppo manufatti per le feste, Fate e Folletti. Quando abbiamo iscritto i nostri figli, dopo aver partecipato all’incontro organizzato per i nuovi genitori, i vari referenti dei gruppi hanno presentato le varie possibilità per aiutare e partecipare più attivamente all’organizzazione della scuola nelle varie forme. Il gruppo bambole è stato per me una folgorazione! “ La scuola steineriana è, ormai per tradizione, una scuola non tanto privata quanto autogestita: la collaborazione dei genitori al suo funzionamento è fondamentale per determinarne qualità e sopravvivenza. Eleonora Monzani, gruppo Fate e folletti. Sono un ex-genitore. I miei figli ora hanno 24, 23 e 18 anni. Sono arrivata nella scuola steineriana di via Pini quando il mio secondo figlio era in terza elementare. Venivamo dalla scuola statale, dove i genitori stavano soltanto al cancello ad aspettare … Non è stato semplice capire subito il funzionamento della scuola. Dai colloqui preliminari all’iscrizione, mi è stata chiesta la possibilità di partecipare attivamente alla vita della scuola. Sono entrata per prima cosa nella dinamica della classe. C’era una grande libertà, che a volte sconfinava nel caos. Lo stesso nell’organismo scuola: tutti dicevano tutto. Arrivavano le circolari con tante proposte. Chiesi a una delle mamme della mia classe di che cosa si trattava. Ricordo che rispose: “questi gruppi sono importanti, per me lo sono.” La seguii. Oggi, che i figli sono fuori da molti anni, sono ancora qui a collaborare con la scuola, nel gruppo “fate e folletti” per i lavori manuali e frequento uno dei gruppi di studio. Non consideravo i gruppi come chiusi in se stessi, ma come tra loro intersecanti. I ruoli dei genitori non fissi, ma distribuiti in varie attività. Qual è il senso di questa tua attività all’interno della scuola steineriana? 11 „ Estate 2009 Numero Diciassette pevoli di quello che stavamo per affrontare. È certamente un impegno importante per noi genitori, ma l’abbiamo affrontato e lo stiamo affrontando pensando di fare un’ “investimento” per i nostri bambini nel futuro. All’inizio abbiamo ascoltato, guardato e conosciuto,la scuola e i genitori, sempre in modo propositivo e decisi che un giorno anche noi saremmo stati parte attiva della scuola. Abbiamo messo a disposizione le nostre capacità lavorative proponendoci con serietà, serenità e soprattutto continuità e con il tempo ci e’ stato offerto di impegnarci più intensamente e di diventare responsabili di alcuni gruppi di lavoro. Siamo stati contenti che la scuola ci abbia offerto questa opportunità,perche’ crediamo che sicuramente sia di buon esempio per i nostri bambini, anche se a volte le ore che dedichiamo le sacrifichiamo alla famiglia. A volte stanchi si, ma sempre felici di aiutare la nostra scuola a crescere e diventare sempre piu’ importante per la vita dei nostri bambini. p edagogia sociale Monica Io credo nel progetto sociale di questa scuola.Voglio sostenerlo. Il pensiero antroposofico mi ha affascinato, mi ha messo in discussione, mi ha insegnato a imparare dalle molte domande che mi faccio, che inizialmente non hanno una risposta e che poi mi portano a conoscere meglio il mondo. Marilena Innanzitutto il piacere di scoprire ed esprimere la mia creatività, di condividere questo piacere con altre mamme, e di far arrivare tutto questo a chi viene a visitare la nostra scuola nei nostri giorni di festa. Eleonora Venivo da una scuola rigida, in cui il genitore era bandito dall’organizzazione e semmai interpellato nella responsabilità. Mi era piaciuta la familiarità, l’accoglienza della scuola steineriana. Un Donare fa parte modo per conoscere meglio la scuola e per della crescita capire meglio la scuola nostra e altrui. era la partecipazione ai gruppi di lavoro. Il tempo libero Questo mi ha connon è tutto vinto. La scuola, per andare avanti, aveva per noi stessi. bisogno della partecipazione dei genitori, altrimenti sarebbe stata una scuola privata come un’altra. “ „ Che significato ha, a tuo parere la collaborazione scuola-famiglia per la pedagogia Waldorf ? Monica Il significato è insegnare ai nostri figli a vivere in una comunità. Importante è anche che i maestri trovino sostegno e appoggio nella presenza dei genitori nella vita sociale della scuola in formazione 12 Marilena Penso sia molto importante condividere questo cammino, scelto innanzitutto dalla famiglia, che quindi per prima deve attivarsi e capire quanto sia importante poter sostenere con il proprio aiuto la scuola, chiaramente con il piacere che questo aiuto comporta quando è ben distribuito tra i vari genitori! Eleonora La scuola e la famiglia si intersecano, non sono due ambiti a sé stanti. Questa almeno è stata la mia esperienza. Io e mio marito avevamo, nel creare la nostra famiglia, il senso del sacrificio. Questo è il fulcro dell’educazione! Oggi in partenza manca, è difficile praticarlo. Quando i bambini sono piccoli, c’è ancora l’ideale della famiglia; non si è ancora capito che la famiglia è un percorso di sacrificio. I figli non sono come ce li aspettavamo: sono delicati, hanno le loro proprie caratteristiche e difficoltà. Si incontrano tante frustrazioni, soprattutto scolastiche. I figli non sono tutti geni, la maggior parte sono “medi”. Il senso di sacrificio nostro aiuta anche i nostri figli a superare le loro frustrazioni, impegni e difficoltà. Dedicare a loro, al loro percorso, significa rinunciare a molto. Quando saranno genitori, rimarrà. L’impegno nella scuola implica un sacrificio di tempo. Dedicare tutto il nostro tempo a noi stessi e ai figli è egoistico. Donare soltanto l’obolo non è socialmente efficace. Donare fa parte della crescita nostra e altrui. Il tempo libero non è tutto per noi stessi. Donare è questo. L’ho imparato lavorando a scuola. La scuola mi ha dato più di quello che io ho dato. Buona regola è non misurare mai quello che io o un altro fa o dà. Questo fa anche andar bene i gruppi. Mai misurare. di sacrificio? La donazione di tempo? L’impegno di tempo e denaro rinunciando a qualcos’ altro? Secondo te la collaborazione dei genitori all’interno della scuola ricade sull’educazione sociale dei nostri bambini? Monica . Sì, come ho già sottolineato Marilena Credo sia un bell’esempio da fornire ai nostri ragazzi per far capire loro cosa voglia dire offrire il proprio tempo per aiutare, questo come valore in generale. Eleonora l’aspetto sociale non compete al giovane, ma all’adulto. A 18-20 anni io volevo tagliare i ponti con la società. Credo e ho voluto essere d’esempio: anche se da adolescenti criticano, hanno però una sensibilità sociale. Marco propone una poesia di R. M. RILKE L’ARTE DEL GUERRIERO Tutto è portare a termine e poi generare. Lasciar compiersi ogni impressione e ogni germe di un sentimento dentro di sé, nel buio, nell’indicibile, nell’inconscio irraggiungibile alla propria ragione, e attendere con profonda umiltà e pazienza, l’ora del parto di una nuova chiarezza:questo si chiama vivere da artista, nel comprendere come nel creare. Qui non si misura il tempo;maturare come l’albero, che non incalza la sua linfa e sta sereno nella tempesta di primavera senza apprensione che l’estate non possa venire, perché l’estate viene:viene ai Pazienti che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro. 13 Estate 2009 Numero Diciassette Che riscontro ha questa collaborazione sulla tua vita economica e privata? Monica La conseguenza è che io in questo momento ho scelto di non lavorare. Mio marito mi appoggia in questo. Abbiamo scelto insieme. Siamo consapevoli che questa scelta avrà delle conseguenze sulla famiglia, sia sull’educazione delle nostre figlie, sia sul bilancio familiare, che fa a meno di uno stipendio, sia sul tempo privato della famiglia, che è molto ridotto. Per noi anche il tempo è un bene prezioso. Marilena Non particolarmente oneroso perché nel corso degli anni ho imparato a dosare la mia disponibilità cercando di offrire il mio tempo in modo “sano”, cioè senza essere onnipresente.Vado a scuola ogni giovedì nel gruppo di fate e folletti, quando la maestra di classe richiede la nostra presenza per la classe e aiuto nell’allestimento delle feste. Eleonora Mi dedico in modo esagerato, ma in famiglia non mi è mai stato fatto pesare. Egoistico, secondo me, è far pesare queste scelte di impegno. Sull’economico non ci sono doveri però non tutto ci è dovuto. L’impegno nella scuola ha vari aspetti, anche quello economico. Egoismo e disinteresse sono il vero problema. I genitori che non vivono la scuola sentono il coinvolgimento, per esempio, agli eventi, con grande fastidio. Tu lo puoi dire ai genitori, ma è il genitore che deve avere la coscienza. Altrimenti è un impegno che non sente. Sembra che i figli rientrino nel bene da “mostrare”, perché è una società dell’apparire. Il figlio deve essere bello, campione, intelligente, altrimenti c’è la scuola steineriana. Se anche questa non funziona, me ne vado. Io pago, ma non mi metto in discussione. Dov’ è il senso a rte sociale La storia del costume parla di noi di Patrizia Curcetti D omenica pomeriggio, passeggiando sulle rive del naviglio, tra cinguettii e metropolitana, la mia attenzione è catturata dalla voce di un uomo. Parla alla moglie, il suo tono esprime un certo disappunto, o meglio …rabbiosa contrarietà! Ultracinquantenne, si agita strepitando: “Ma cosa devo vedere! Hai visto come cammina con quelle scarpe! Non sta in piedi su quei trampoli! Non posso vedere mia figlia ridotta così!” Non trova pace, la moglie in silenzio annuisce, il loro passo è veloce e presto spariscono dalla mia vista. Gli epiteti si confondono con i cinguettii e il mormorio della metropolitana, fino a svanire completamente. Resta a me presente l’immagine della “ povera vittima della moda” traballante e un po’ goffa. La vedo arrancare sulle sue bellissime scarpe. Rincaro la dose e la immagino con indosso pantaloni a vita bassa lunghi sotto il ginocchio, cercando di imitare la top model del momento. Perché? Affiora il ricordo dei miei studi di storia del costume: il tanto amato professor Beltrami che descrive, mostrando alla classe, la figura di una matrona romana. Non è tanto differente dalla grottesca donna osservata oggi. Anch’essa traballa su “scarpe trampoli” e cerca di mantenere in equilibrio un’acconciatura inimmaginabile. Siamo nel periodo di in formazione 14 decadenza dell’impero romano. Dopo essersi ispirati alla sobrietà dei greci, considerando l’abbigliamento come un elemento fondamentale per porre in evidenza i valori individuali, tanto da indossare morbide vesti, semplici e solenni, l’essenzialità dei Romani viene gradualmente a corrompersi. Eccoli ostentare ornamenti in pasta di vetro colorata, cristalli d’ambra, grani d’oro. Numerosi e grossi anelli adornano le dita, fibule, spilloni tra i capelli, massicce collane, cammei e vari amuleti d’ispirazione greco-ellenistica ed orientale, appesantiscono le tuniche, l’acconciatura e il passo.Anche l’uso sregolato dei profumi e dei belletti si diffonde tra le classi privilegiate, fino al punto che la legge tenta di frenarne gli eccessi. L’avvento del Cristianesimo, conduce, sul finire dell’epoca imperiale, sia pur ormai troppo tardi, a una moralizzazione dei costumi e alla semplificazione del vestiario. Ecco le tuniche tornare a una foggia più sobria, la toga degli uomini e la palla delle donne perdono d’ampiezza esagerata e non tornano più all’armoniosa morbidezza greca.Abiti più aderenti accompagnano il cammino della storia. Sorridendo, torno con la mente alla matrona romana di fine impero e alle esasperazioni della moda dei nostri tempi: le due donne arrancano fianco a fianco trascinando il decadere dei loro costumi. Con loro un’altra chiara espres- parte delle guance… E’ particolarmente istruttivo osservare come cammina un sanguinico. Di solito il suo passo è leggero e le gambe si muovono senza difficoltà. Il peso grava per lo più sulla parte anteriore del piede, talvolta solo sulle dita…Il curioso fenomeno dei nostri giorni non può essere taciuto anche perché dimostra come la predilezione per il temperamento sanguinico non influenzi solo la cosmesi ma anche la moda. L’ammirazione che desta il passo slanciato e dinamico dei portatori di questo temperamento ha fatto salire ad ideale di belL’avvento del lezza il librarsi senza quasi toccare il suolo… Cristianesimo, conduce, Le donne, che sono semsul finire dell’epoca pre aperte a tutto quello che viene ritenuto bello e imperiale, sia pur ormai moderno, cercano di ap- troppo tardi, a una propriarsi del - passo del- moralizzazione l’elfo - accettando volendei costumi tieri l’aiuto del - tacco a spillo -. Il tallone è ben di- e alla semplificazione stante dal suolo e il peso del vestiario. grava solo sulle dita. Questo passo è quasi una caricatura del camminare e la lotta che le dame conducono per mantenersi in equilibrio è uno spettacolo penoso a vedersi”. Ripenso alla passeggiata sul naviglio e al disappunto di quel padre in lotta contro il temperamento dell’epoca! Forse una visione più cosciente del perché la figlia rischi caviglie e schiena pur di tentare la “camminata elfica” lo avrebbe sostenuto e chissà, un sorriso di amorevole compassione gli sarebbe affiorato in viso…! “ „ 15 Estate 2009 Numero Diciassette sione di declino…una dama della seconda metà del ‘700, gli anni che precedono la Rivoluzione francese.Avanza anch’essa barcollando su tacchi a rocchetto e si sostiene, per non cadere a terra, su due bastoncini. Indossa un abito tanto pesante e ingombrante da dover essere sorretto dalla sottogonna. Pizzi increspati, collarette che contornano ampie scollature, rigidi corsetti, ricami, cascate di pizzi alle maniche, arricciature, sovrapposizioni di tessuti e per l’acconciatura dei capelli della poverina, un magnifico veliero con tanto di albero maestro! Tre abiti differenti raccontano la propria epoca, li accomuna la libertà di costumi e l’esasperazione delle forme. L’abbigliamento maschile non è per nulla preservato da tali correnti, richiederebbe però altre considerazioni e approfondimenti. I miei pensieri tornano alla moderna giovane donna e al suo tentativo di volare e non di camminare. Con questa immagine mi avvio verso casa, voglio rileggere un libro di Norbert Glas “I quattro temperamenti- sulla strada dell’autoconoscenza” – Natura e Cultura Editrice. Lo sfoglio ed ecco ritrovate le parole di Glas, che dopo aver descritto le caratteristiche del temperamento sanguinico, come:“gli occhi del sanguinico brillano come lucenti e mobili gemme”, aggiunge “ La nostra epoca, in cui la velocità è la parola magica, apprezza molto il temperamento sanguinico per la sua mobilità. Un chiaro segno di ciò si ha nella cosmesi; infatti, le signore che si truccano il viso hanno cura di far risaltare con lievi tocchi di rosa questa a rte sociale Mi soffermo a osservare anche i pantaloni a vita bassa indossati non solo dalla fanciulla in questione, ma da moltissime donne. In contrapposizione a questa immagine mi ritrovo nel medioevo. Donne angeliche ispiratrici di mistiche visioni si aggirano per cittadine gotiche del XII sec. I loro abiti seguono l’anelito dell’architettura dell’epoca che con slancio verticale fa apparire le forme più snelle e longilinee. Il punto vita, in quest’epoca, è estremamente al di sopra dei fianchi. Non c’è più l’equilibrio dell’arte greco-romana, ma nuovi ideali stilistici danno origine a nuovi criteri di bellezza. L’amor cortese, il codice cavalleresco e i pantaloni a vita bassa ?! Un accostamento impossibile! “ Ci vestiamo per abitudine, ma ogni ca- La ricetta Zucchine ripiene Ingredienti per 8 persone: 6 zucchine 50 gr. di parmigiano reggiano grattugiato 1 tuorlo d’uovo 2 patate medie lessate e schiacciate 200 gr. di ricotta 1 busta di zafferano sciolta in un pochino di acqua di cottura delle zucchine Una manciata di prezzemolo tritato Sale, possibilmente alle erbe Preparazione Cuocere al vapore le zucchine per 10 minuti. Tagliarle a metà e scavarle conservando la polpa che servirà poi per il ripieno. Mescolare tutti gli ingredienti e riempire le zucchine. Infornarle a 180 gradi per circa 20 minuti in formazione 16 po ha un significato speciale: è l’espressione del corpo astrale.” Rudolf Steiner,VI conferenza, in “Natura e uomo”, 13 febbraio 1924. Ritrovo queste parole di Steiner al termine della giornata , mi invitano a riflettere ancora una volta sul senso dell’abbigliamento e su quanti gesti eseguiamo meccanicamente senza alcuna coscienza, sia con noi stessi sia con i nostri figli, gesti apparentemente innocui. Nasce così la domanda: “L’abito è la conseguenza?”. Continueremo a vestirci, per necessità, per divertimento, per vanità e per raccontare qualcosa di noi. Il peplo, la toga, la gorgiera, il farsetto i tacchi a spillo, le reni scoperte, i tessuti sintetici, i bambini vestiti da piccoli guerrieri: la storia del costume parla di noi. d alla classe ottava Chi è felix? D pio, anche il marito di una sua zia, che è siciliano, è molto simpatico. Alice e Eloise urante alcune ore di tedesco abbiamo intervistato Felix: in precedenza avevamo tradotto in tedesco le domande che volevamo rivolgergli, alle quali lui ha ovviamente risposto nella sua lingua. Ecco cosa abbiamo scoperto di lui… Gli abbiamo chiesto se trova divertente lavorare nella nostra scuola e ha risposto che sì, si diverte molto con i bambini piccoli durante l’intervallo, un po’ meno quando deve (sotto gli ordini di Cinzia!) fare fotocopie o portare i pentolini nel forno. Gli abbiamo anche chiesto quale fosse il suo piatto italiano preferito, e ci ha risposto che a lui piacciono molto la pizza e gli spaghetti. Qualcuno deve aver provato ad offrirgli la lingua, ma non è riuscito a mangiarne neanche un boccone. Ha però mangiato la bresaola di cavallo, ma se avesse saputo di cosa si trattava, non l’avrebbe neanche assaggiata! David Felix viene da Amburgo, in Germania. Ha compiuto vent’anni ad aprile. È venuto in Italia per fare il servizio civile, anzichè fare il militare nel suo paese. La sua famiglia è composta da mamma, papà ed una sorella che studia recitazione all’università di Berlino. Dice di essere già stato in Italia più di una volta, in precedenza, visitando Venezia, le Dolomiti, la Toscana e Urbino. La città di Milano gli piace molto. Soprattutto il centro, dove anche lui si ritrova spesso con gli amici (tedeschi!). Oppure, nel tempo libero va in palestra. Trova la gente italiana molto ospitale e aperta nei confronti degli altri.Ad esem- Scambio culturale Ad ottobre la classe VIII è andata in gita a Monaco di Baviera. È stata un’esperienza favolosa … stupenda …indimenticabile! Appena arrivata alla stazione ero un po’ preoccupata, avevo paura per la lingua, perché era la mia prima esperienza all’estero. Io ero ospite di Elena: è molto simpatica, ed anche i suoi genitori sono stati molto gentili con me. Alla fine ci siamo capiti perfettamente! … La classe tedesca che avevamo inizialmente conosciuto tramite corrispondenza in inglese è venuta a Milano. Con loro abbiamo visitato il Castello Sforzesco, il Duomo (che li ha molto colpiti), Sant’Ambrogio, il Museo della Scienza e della Tecnica, la Scala, la Pinacoteca di Brera e la Biblioteca Nazionale, inoltre siamo stati a Venezia e Murano (dove abbiamo visto fare il vetro soffiato: meraviglioso!). Ultima sera in pizzeria ed il giorno dopo, con molta commozione, i saluti e la partenza. Simona Tedeschi in Italia A marzo la classe che ci aveva ospitato in Germania è venuta a Milano. Oltre ad Elena, ho ospitato Laura, con la quale a Monaco avevo parlato poco. Abbiamo fatto molte cose insieme: vi- 17 Estate 2009 Numero Diciassette site ai musei, shopping. Quando sono partite ero triste e mi sentivo sola… Benedetta Italiani a Monaco p edagogia Rispolverando una pedagogia del cuore di Matilde Barberis, maestra di classe H enning Köhler, esperto di pedagogia curativa in ambito antroposofico, nei propri scritti e seminari accompagna gli educatori verso un approccio educativo approfondito spiritualmente. Mettendo in discussione gli abituali modelli di pensiero, propone un atteggiamento pedagogico non meccanicistico, teso all’ascolto, alla attenta e amorevole osservazione e accettazione del bambino, accettazione piena di fiducia nel suo progetto di vita. Köhler invita i genitori ad avere fiducia nelle proprie intuizioni educative guardandole alla luce di una pedagogia del cuore che, come atteggiamento di fondo, anche la pedagogia Waldorf persegue. Nel rispetto dell’infanzia, nella meraviglia di fronte ai primi accenni biografici che muovono verso un progetto che viene dal futuro, la pedagogia steineriana anela a far incontrare una duplice corrente di sviluppö quella della crescita fisica dal basso verso l’alto con quella dell’incarnaNell’auto-educarsi, zione nel fisico di una corrente spiril’adulto affina tuale che porta in sé la propria ispirazione il motivo centrale dell’individualità in creativa che lo aiuta formazione. ad educare, rivolgendo Genitori ed educatori insieme, accompala comprensione gnano questo meraverso il voler divenire viglioso processo del bambino. negli anni di scuola. “ in formazione „ 18 Essere genitori, ci ricorda Köhler, significa godere di un ruolo di grande privilegio, in quanto si è stati prescelti dai propri figli come i più stretti compagni di destino. Ciò lega ad essi con un senso di gratitudine e trepidante, amorevole attesa per ciò che si dispiegherà dalle loro vite. Essere genitori, inoltre, offre l’opportunità di rileggere, accompagnando la crescita dei bambini, la propria infanzia acquisendo una mobilità spirituale capace di renderci liberi da concezioni rigidamente acquisite. Non è così scontato ripercorrere la propria storia sottoponendo i ricordi a una nuova lettura. Non è certo cosa da poco. E’ però un opportunità preziosa che ci viene donata. Nell’auto-educarsi, mettendo in discussione se stessi, nell’accogliere quanto si manifesta nella natura in divenire dei propri figli, l’adulto affina la propria ispirazione creativa che lo aiuta ad educare, rivolgendo la comprensione verso il voler divenire del bambino. Amorevole ascolto, quieta e morbida accoglienza di quanto, pieno di speranza, proviene dal futuro ansioso di incarnarsi. Comprensione, osservazione senza giudizio, senza paragoni, senza modelli o parametri ai quali aderire per essere “normali”. La nostra comprensione è, per il giovane essere in divenire, la via verso se stesso. In un’epoca in cui esiste una definizione per ogni disturbo, un test per ogni manifestazione che si differenzia dall’appiattimento, dove impera la ditta- tura della mediocrità e l’impoverimento delle relazioni umane, i bambini hanno davvero un arduo compito per realizzare il loro personale progetto. Ritrovare il tempo per un abbraccio fatto di silenzio, approvazione interiore, osservazione attenta delle piccole cose, costituisce un modo per sostenere il progetto dei nostri figli. Questi sono soltanto alcuni degli elementi offerti dalle riflessioni di Köhler, elementi che vale la pena approfondire per l’ attuazione della pedagogia Waldorf. Questa pedagogia nutre fiducia in una sorgente originaria dalla quale ogni essere umano attinge le proprie speranze per il futuro, offre indicazioni verso un atteggiamento pedagogico che assiste, accompagna e incoraggia, suggerisce una via verso ciò per cui umanamente vale la pena di lottare. Sta a noi soltanto soffiar via la polvere che opacizza lo splendore del cuore. Il giglio e la rosa Questi fiori sono in opposizione evidente. Guardando il Giglio si scopre che è soggetto alla legge della tripartizione. Le radici del giglio non affondano profondamente per terra, la forma delle foglie è regolare, il fiore si compone di due triangoli che riuniti, formano la stella a sei punte la stella dell’Annunciazione. Quest’aspetto, legato al suo candore immacolato, ne fa il simbolo della purezza originale, il fiore del principio dei tempi . Del tutto diversa ci appare la Rosa, saldamente radicata al terreno, forma con i petali la stella a cinque punte: la stella del Compimento. La semplice rosa canina, come la sontuosa rosa da coltivazione, obbedisce alla stessa legge che determina l’aspetto dei fiori e delle foglie (osservate la posizione di queste sullo stelo). Vivere secondo il precetto di Giovanni Battista è volere il cambiamento interiore, è imitare la rosa e superarla. La meta che persegue l’umanità non sarà rimanere allo stato di giglio, ma evolvere verso lo stato di rosa. Bibliografia • Henning Köhler, Non esistono bambini difficili, Natura e Cultura Editrice Il mattino della festa di San Giovanni, si appende sopra la tavola una rappresentazione di Giovanni Battista (per esempio quella che si trova sul portale della cattedrale di Chartres o quella di Leonardo da Vinci), affiancato a sinistra da un giglio bianco e a destra da una rosa rossa: San Giovanni mostra agli uomini il cammino da seguire. Si racconta che Giovanni si nutrisse di frutti e miele selvatico. Le bacche che maturano in questa stagione ci suggeriscono di imitarlo: cosparse di miele, saranno per piccoli e grandi una prelibatezza per questa festa. • Henning Köhler, Il Re delle Storie e il Bambino delle Stelle - una fiaba -, Natura e Cultura Editrice • Henning Köhler, Il miracolo di essere bambini, Natura e Cultura Editrice • Henning Köhler, L’enigma della paura, Natura e Cultura Editrice 19 Estate 2009 Numero Diciassette La tavola della festa di San Giovanni • Henning Köhler, Bambini difficili, paurosi, tristi ed irrequieti, Natura e Cultura Editrice l a redazione segnala... Letture Per i genitori Janus Korczak, Il diritto del bambino al rispetto, Luni editrice 9 euro Educatore, poeta, medico e libero pensatore Janus Korczak dedicò tutta la sua vita al bambino. Fondatore e direttore della “Casa dell’orfano” di Varsavia seppe penetrare e descrivere da dentro il mondo del bambino, seppe vedere con gli occhi del bambino, come si può leggere già in queste poche righe: “… Rispetto per ogni minuto che passa, perché morirà e non tornerà più; un minuto ferito comincerà a sanguinare, un minuto assassinato tornerà a ossessionare le vostre notti. Lasciamo che il bambino si abbeveri fiducioso nell’allegria del mattino. È quello che vuole. Un racconto, una conversazione con il cane, una partita a pallone, non sono per lui tempo perduto; quando guarda un’immagine o ricopia una lettera, non si affetta. Fa tutto con un’incantevole semplicità. Ha ragione lui…” Janus Korczak, Quando ridiventerò bambino, Luni editrice Con l’aiuto di un folletto l’educatore adulto ridiventa bambino e si ricongiunge non “all’angosciante banalità” delle azioni dei bambini, così lontane dal mondo dell’adulto, ma alle piccole, minime insignificanti azioni dei bambini che spesso ci capita di rievocare. Leggendo questo romanzo si ha l’impressione di rivivere la propria infanzia e di sentirsi intrappolati in questo inquietante presente, scoprendo che, unico rimedio al continuo sprofondare, ridiventa il “ritirarsi in un angolo” per ascoltare ancora quel timido, sincero battito del cuore che ci è stato compagno lungo tutta l’infanzia. Per i bambini più piccoli Carlo Lapucci, Il libro delle filastrocche, Domino Avvalardi Una preziosa raccolta di ninnananne, cantilene, canzoni alla rovescia e piccole fiabe in rima della nostra tradizione popolare per il nutrimento spirituale dei più piccini….e delle loro mamme. Libera Scuola Rudolf Steiner - Via Tommaso Pini 1 - 20134 Milano www.liberascuola-rudolfsteiner.it • e-mail: [email protected] In Formazione è realizzato grazie al lavoro totalmente volontario dei maestri e dei genitori che vi partecipano. Il costo per la stampa e la confezione è stato donato da Rotomail Italia SpA. Hanno partecipato alla realizzazione di questo numero: Walter Abbondanza, Matilde Barberis, Silvia Canepa, Barbara Cavalli, Patrizia Curcetti, Riccardo Gatti, Livia Negri, Andrea Schicchitani. Chiusura in redazione: maggio 2009 in formazione 20 LIBERA SCUOLA RUDOLF STEINER u na gita a... Varigotti Varigotti è un piccolo borgo ligure, di origini antichissime, con una bella spiaggia ampia dove i bambini possono giocare liberamente. Si trova poco prima di Finale Ligure, l’uscita in autostrada A10 è Spotorno e si raggiunge in un paio di ora d’auto da Milano. Fra i tanti paesini caratteristici della Liguria, lo abbiamo scelto perché è in una posizione meravigliosa, ai piedi di un promontorio e gode di un clima che anche in primavera è particolarmente mite, grazie alla presenza nell’immediato entroterra dell’altopiano delle Manie, che la protegge dai venti freddi settentrionali. Ci sembra molto adatto alle famiglie con bambini perché ha una spiaggia ampia, un’atmosfera molto rilassante e qualche piccolo ristorantino sulla spiaggia dove gustare i tipici piatti liguri. La spiaggia è circondata da antiche case dai toni pastello, che ora sono residenze per le vacanze, ma che conservano la struttura e i colori di un tempo Tutto il borgo è ben conservato e non ha su- bito gli effetti devastanti di costruzioni invasive e deturpanti. Fino alla fine di maggio, di solito, la spiaggia non è attrezzata con ombrelloni e lettini, se non in qualche piccola zona. Ci si può quindi sistemare dove meglio si crede. Non si entra con l’auto in paese, ma c’è un comodo parcheggio appena fuori. Per chi ha voglia di dedicare qualche ora alla visita di borghi storici, a cinque minuti di auto, c’è Finalborgo, dove si possono visitare Castel Gavone, il chiostro di Santa Caterina, la basilica di San Biagio e Castel San Giovanni, oltre naturalmente a gironzolare per le piccole e bellissime vie della città gustando una focaccia insuperabile. Infine chi ama fare escursioni a piedi,in questa zona, non ha che l’imbarazzo della scelta. Vi invitiamo a visitare i seguenti siti che contengono tutte le informazioni sui borghi e anche sulle passeggiate www.varigotti.liguria.it www.finalborgo.it 21 Estate 2009 Numero Diciassette Con questa rubrica vorremmo condividere con le famiglie qualche idea per una gita in giornata fuori porta, respirare un po’ di aria buona e distrarsi con i bambini. Se avete una meta carina da consigliare, saremo lieti di pubblicarla. immagine tratta dal libro “ Il gigante egoista” EDILIBRI Campo Estivo 2009 Il nostro campo estivo accoglie bimbi e bimbe a cui offre spazi per il gioco libero e strutturato ed inoltre attività di laboratorio artistico ed artigianale secondo il ritmo giornaliero. La nostra scuola è circondata da un giardino dove i bambini possono correre e giocare tra gli alberi. Per bambini dai 4 agli 11 anni da lunedì 15 giugno a venerdì 17 luglio 2009 Turni settimanali da lunedì a venerdì dalle 8.15 alle 16.00 Merenda e pranzo a cura della scuola a base di alimenti biologi che seguiranno il ritmo di un menù settimanale