A000207, 1 A000207 FONDAZIONE INSIEME onlus. Da IO DONNA del 11/5/02 pag. 252 <<LO SGUARDO DEL PADRE, AL FIGLIO MASCHIO TRASMETTE L’ESEMPIO VIRILE PER AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ DELLA VITA. E ALLA FIGLIA FEMMINA? LA PASSIONE PER LA GIUSTIZIA. CHE LA AIUTERÀ A CURARE LE FERITE DEL MONDO>> di Claudio Risè, psicoanalista, scrittore. Per la lettura completa dell’articolo si rimanda al periodico indicato. Domanda di un lettore che chiede: << parlando del rapporto con i figli maschi lei sosteneva che la figura paterna deve sottrarre i ragazzi al fascino del dominio matriarcale, per farli crescere e “buttarli” nella società. Il mio banco di prova come padre è, invece, una foglia femmina. …… come dovrei comportarmi con mia figlia? …….E’ giusto farla riflettere su argomenti difficili, secondo l’opinione comune dovrebbe pensare solo ai giochi?>> <<….. sì, penso proprio che sia giusto. Anzi, credo che aprire gli occhi dei bambini sulla società che li circonda, anche nei suoi aspetti meno gradevoli (certo non solo quelli) faccia parte del mestiere del padre. Che è, appunto, quello di iniziare i figli al mondo, nella sua realtà complessiva. Molto più ricca, anche se più drammatica (ma comunque, alla fine, meno noiosa) di quella di un parco di divertimenti. Questa funzione specifica della figura paterna si colora però, nel rapporto con la figlia, di contenuti e tonalità particolari. La funzione paterna di informazione sulla realtà, e sugli orientamenti morali che consentono di muoversi al suo interno con dignità ed equilibrio, si esercita con una femmina in modo profondamente diverso che con un maschio. Un modo meno esplicito e più sottile. Al figlio maschio un padre deve mostrare, anche attraverso il proprio esempio, che la vita inevitabilmente lo ferirà e che il suo valore si dimostrerà, e crescerà, attraverso la capacità di reggere e reagire a queste ferite. Questo è il significato, ancora oggi attuale (anche se del tutto impopolare) della necessaria “castrazione”, naturalmente simbolica, su cui insiste con ragione Sigmund Freud. L’amore nel rapporto padre-figlio si colora così, fatalmente, di aggressività (il figlio non ha nessuna voglia di accettare la ferita) e di ribellione. E’ molto duro per entrambi, ma è giusto che così sia. Molto diverso è il rapporto del padre con la figlia per la quale, se ognuno dei genitori fa la sua parte, non c’è bisogno di nessuna castrazione simbolica. Mentre la madre le insegna il femminile senso della vita e della sua conservazione, il padre le trasmette l’insegnamento ad occuparsi e curare le ferite del mondo. La figlia del padre, nella mitologia greca, è Pallade Atena, che nasce direttamente dalla testa di Zeus e fonda e presiede il Tribunale proprio per rimediare alle ferite, alle ingiustizie. Il padre trasmette alla figlia questa attenzione al mondo, alle sue ferite e alla necessità di curarle, con poche essenziali parole (il maschile è poco verbale perché il suo linguaggio è simbolico) e con lo sguardo. Uno sguardo che trascina con sé, con tranquilla sicurezza, lo sguardo della figlia curiosa. La quale scoprendo che c’è anche il male, influenzata dal prestigio del padre “giusto”, scoprirà la grandezza, ma anche il piacere di fare il bene. Il padre è colui che trasmette alla figlia questa passione per la comunità umana e per la giustizia. Egli mantiene sulla figlia il suo sguardo amoroso quando lei entra nel mondo con compassione per le ferite degli altri. E continua poi a guardarla con amore quando lei cerca e gradualmente impara a curarle, con bende e rimedi che l’animo femminile conosce da sempre. E che oggi torna ad apprezzare come conoscenze preziose.>>