Tra verbi e anglicismi Originale introduzione alla linguistica, e alla lingua italiana in particolare, in un libro di Francesco Sabatini / 20.02.2017 di Stefano Vassere «Il cittadino seguace dell’andazzo potrebbe così accorgersi di essersi adeguato nell’uso di un italoanglismo liquido e di avere, in sostanza, delegato ad altri parlanti, di un altro popolo, l’interpretazione esatta del mondo mediante le parole. Oppure, saprà che ha rifiutato di far parte della comunità in cui vive così com’essa è e che non intende migliorarla». Nella linguistica italiana, Francesco Sabatini è figura importante per almeno tre cose: perché è autore-curatore del Disc, Dizionario italiano Sabatini Coletti, insieme a Vittorio Coletti (il primo dizionario pensato per cartaceo e cd rom insieme); perché è stato presidente dell’Accademia della Crusca; perché (il terzo motivo è noto perlopiù ai linguisti ma non è da meno) è stato il massimo teorico della nozione di «italiano dell’uso medio». Quest’ultimo concetto è importante: a furia di analizzare le varietà dell’italiano, regionali, popolari, gergali, specialistiche ecc. ecc., di botto ci si è resi conto (Sabatini appunto, prima di altri) che ci eravamo scordati di identificare e descrivere l’italiano «normale», quello che sta a metà di tutti i crocevia sociolinguistici, l’italiano standard, quello della nuova norma, l’italiano e basta, insomma. Ora Sabatini, che ha oggi ottantacinque anni, pubblica questo Lezione di italiano. Non fosse che proprio in questo libro egli dimostra grande vitalità e voglia di spaccare il mondo della linguistica, non fosse che gran parte del libro stesso è percorsa da avanguardie del genere (cognitivismo, neurolinguistica, la sintassi più avanzata, posizioni intelligentissime sull’influsso dell’inglese e molto altro), non fosse infine che tutti gli augurano ancora molti e molti anni da raffinato studioso; non fosse per tutti questi «non fosse», si potrebbe chiamare questo libro una sorta di immaginifico testamento. Che è originale già nella struttura: dieci Dialoghi, alcune Provocazioni, dieci Inviti e una Conclusione, in un incedere rabelaisiano che solo uno studioso-narratore di questo formato può permettersi di padroneggiare. Il lettore, anche specialista, che cerchi di identificare un tracciato classico e prevedibile di questo autentico luna park saggistico si perderà spesso, crederà più e più volte di avere smarrito il cammino; ma poi, come si conviene alla migliore classica fiction letteraria, si ritroverà con la bisaccia piena di nozioni e originalità di vario tipo alla fine del percorso e a Sabatini sarà quindi molto grato. La fabbrica neurologica del linguaggio, le avanguardie della percezione cognitiva, l’origine delle lingue indoeuropee, i canoni classici della letteratura italiana, la necessità dell’analisi testuale accanto a quella grammaticale. Della grammatica, Sabatini percorre i modelli più avanzati e affascinanti, come quello che si deve al geniale francese Lucien Tesnière, il primo (molto prima del padrone della linguistica moderna Noam Chomsky) a stabilire il ruolo strutturale del verbo come generatore dell’intera trama frasale; secondo Tesnière il verbo è una specie di nucleo originale che, nelle condizioni ideali, esplode letteralmente fuori il soggetto, i complementi e tutto il resto della frase compiuta. È da lì, da interpretazioni quasi simboliche come questa, che, si sa, la linguistica viene ammessa al tavolo delle scienze moderne e con loro inizia a condividere dignità. Francesco Sabatini è sempre stato e continua a essere linguista d’avanguardia e di frontiera. Le pagine sul problema che assilla e costringe ogni lingua naturale al mondo escluso l’inglese hanno ragionamenti formidabili. Chiude il libro il corredo di domande che un parlante moderno dovrebbe sempre porsi di fronte al possibile uso di un anglicismo: «Sei veramente padrone del significato di quel termine?», «Lo sai pronunciare correttamente?», «Lo sai anche scrivere correttamente?», «Sei sicuro che il tuo interlocutore lo comprende?». Se non sai tutto ciò, amico, quell’anglicismo, lascialo perdere! Bibliografia Francesco Sabatini, Lezione di italiano. Grammatica, storia, buon uso. Milano, Mondadori, 2016.