Filosofia ed ecologia nell’Enciclica “Laudato sì” Ermenegildo Scipioni Il messaggio escatologico lanciato a tutti gli uomini del pianeta da Papa Francesco nella sua Enciclica “ Laudato sì ” per realizzare un diverso rapporto ontologico uomo-natura , attraverso una “ecologia integrale” che comprenda le dimensioni umane e sociali inscindibilmente legate con la questione ambientale, contiene certamente idee innovative per una filosofia ecologica che, pur non avendo una sua tradizione filosofica, sì è andata sempre più affermando in questi ultimi decenni, diventando la bandiera della nuova contestazione sociale-culturale-ambientale non più soltanto giovanile a livello internazionale, destando l’interesse di pensatori diversi per questa nuova scienza che è l’ecologia globale, definita da alcuni intellettuali “sovversiva” rispetto al tradizionale modo di pensare. Il Pontefice interviene esplicitamente su tale argomento nella sua Enciclica nel Capitolo quarto – UN’ECOLOGIA INTEGRALE, affermando che nel mondo in cui viviamo “ tutto è connesso “, che il tempo e lo spazio non sono tra loro indipendenti, così come i diversi componenti fisici, chimici e biologici del pianeta sono relazionati tra loro e che anche le specie viventi formano una rete (c.138). Scaturisce da tale presupposto una visione della realtà secondo cui la natura, nella quale l’uomo abita, non può essere considerata più “ come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita, perché siamo inclusi in essa ,siamo parte di essa e ne siamo compenetrati ” (c.139). La tesi della necessità di un’ecologia integrale costituisce sicuramente la problematica centrale dell’Enciclica “Laudato sì”, in quanto presenta in una sintesi innovativa, per la soluzione delle varie problematiche connesse all’inquinamento globale, proposte operative che tengono conto anche dei contributi filosofici, culturali e legislativi, nonché di iniziative sociali ecologiche varie sviluppatesi dagli anni settanta ad oggi, tra le quali la nota Conferenza internazionale di ecologia sul tema “ Processo alla tecnologia? “, promossa a Roma nel 1972 dall’UDDA (Unione democratica dirigenti d’azienda) in collaborazione con Fabian Society , in cui in una sorta di processo storico-scientifico alla tecnologia si denuncia “ l’intervento frequente e disinvolto con il quale l’uomo da secoli ha trattato e deformato la natura”. E proprio in tale atteggiamento di sfruttamento secolare della natura da parte dell’uomo, considerata come qualcosa di “altro “ e di “separato” da noi vanno individuate, a nostro avviso, le premesse culturali dell’attuale crisi sociale- ecologica globale. Interessanti al riguardo risultano le ricerche di pensatori quali George Santayana, Gaston Bachelard, Gabriel Marcel, Martin Heidegger e altri ancora , sia pure in direzioni diverse, come Merleau-Ponty, Levi-Strauss, il cui comune denominatore consiste nell’affermare che “ bisogna ristabilire quel dialogo fra individuo e spazio e recuperare quell’adesione cieca dell’uomo al mondo, più vecchia del pensiero, nel tentativo di un recupero interiore”. (*) L’uomo moderno si trova ,infatti, oggi di fronte ad una alternativa di capitale importanza per la sua stessa esistenza e sopravvivenza: “lasciare che la natura operi liberamente o stabilire con essa un nuovo patto di alleanza” . 1 Viviamo in una civiltà che sta minacciando sia l’uomo che la natura, alterandone la loro condizione originaria e naturale. Ovunque si verificano giornalmente inquinamenti di ogni genere e tecnologie avanzate si sostituiscono sempre di più alle naturali funzioni dell'uomo che risulta in tal modo alienato e disumanizzato. La minaccia ecologica deriva dal nostro stesso atteggiarci di fronte alla natura che ormai consideriamo solo come un “materiale grezzo da plasmare per le nostre produzioni e consumi”. Nell’attuale fase “auto-tecnologica” della trasformazione scientifica del mondo si è affermato il “primato dell’avere sull’essere”, per cui l’uomo ha fatto del possesso e del dominio della natura la ragione centrale della sua esistenza. L’uomo, invece, sostiene Gabriel Marcel, contrariamente a tutta la tradizione cartesiana dell’uomo padrone e guida delle forze della natura, non vale per quello che fa o produce, ma per ciò che “è”, intendendo ripristinare il primato dell’essere sull’avere. (*) In tale ottica lo scienziato inglese Max Nicholson critica e addita nel suo celebre libro “ Rivoluzione ambientale” (Ed.Garzanti,1971) i veri responsabili dell’attuale disastro ecologico mondiale, quali “ il grande capitalismo e questa e quella religione e i patrimoni conoscitivi e le tradizioni culturali e i superati concetti sul posto dell’uomo nella natura, in un processo di auto-tecnicizzazione verso il terricidio”. L'uomo e l'ambiente o natura, come sostenuto da alcune filosofie contemporanee quali l'esistenzialismo e il neo-evoluzionismo, sono tra loro in un rapporto di complementarietà e non di alterità. La natura, e tutto ciò che è in essa, “non è l'altro da noi, ma è il prolungamento del nostro essere corporeo, è il sistema, l’organismo vasto della nostra esistenza reale”. (*) Riconoscere, dunque, la natura come la struttura stessa del nostro essere, significa riscoprire la condizione originaria del nostro essere al mondo, con il quale eravamo inizialmente in un rapporto partecipativo e ante-predicativo, al di qua di ogni dualità oggettiva e pragmatica e di ogni schema logico-strumentale del rapporto “ homo faber-materia “. In tal senso tanto la filosofia che la cultura contemporanea sono orientate nel considerare la natura non più come un “complesso di sostanze che stanno di fronte all’uomo,“bensì come un “continuum” dell’uomo, la cui coscienza è disponibile, è aperta al manifestarsi, al darsi, al porsi di questo continuum, che costituisce la realtà delle cose. L’uomo deve riavvicinarsi alla natura, considerandosi come parte “fisicamente integrante” di essa. (*) Questa ritrovata unitarietà dell’uomo nella sua concretezza individuale e sociale, naturale e storica con l’ambiente esterno o natura, rispecchia secondo il filoofo E. Brèhier il carattere essenziale della filosofia contemporanea, secondo cui l’uomo moderno è pervaso da una “grandiosa aspirazione verso il concreto”. E proprio nel suo celebre saggio “Vers le concret “ , pubblicato nel 1932, il filosofo francese Jean Whal ,contrariamente alla critica hegeliana, mette in risalto e rivaluta 2 alcune caratteristiche della realtà concreta o “corporea”, come il sentimento del “mio corpo”, l’unitarietà compatta dell’“hinc et nunc” che il pensiero non può fare sue, se non “deformandole”. Ridurre ,infatti, il reale o le cose a elementi e lo spazio a un insieme di punti è certamente una interpretazione inadeguata della realtà che va colta ,invece, nel suo insieme. Nessun ostacolo o separazione è ammesso realmente fra noi e le cose, fra l’uomo e la natura, poiché in entrambi esiste e fluisce la stessa “durata vitale”. Di conseguenza il binomio inscindibile uomo- natura “dovrà costituire il criterio delle nostre scelte operative, la finalizzazione ultima di ogni nostro progetto di intervento trasformativo sopra le risorse e le condizioni della natura”. Soltanto attraverso tale approccio integrale e con una diversa educazione di base, sostiene il Pontefice nella sua Enciclica “Laudato sì”, paragonabile per la sua valenza storico-sociale alla “Rerum Novarum” del 1891 di Leone XIII, sarà possibile risolvere la complessa crisi socio-ambientale del nostro pianeta e nello stesso tempo prenderci adeguatamente cura della natura per lasciare alle prossime generazioni un mondo sostenibile (c.139). Le considerazioni finora esposte in merito al rapporto filosofia ecologia nell’Eciclica “ Laudato sì “ altro non vogliono essere che “idee per una filosofia ecologica”, suscettibili, mi auguro, di ulteriore approfondimento e sviluppo da parte di esponenti delle diverse correnti di pensiero della filosofia contemporanea, nell'ambito di quel discorso interdisciplinare aperto dall’ecologia integrale magistralmente enunciata dal Santo Padre Francesco, per la difesa dell'ambiente e il conseguimento di accettabili equilibri sociali e naturali su scala non solo nazionale, ma internazionale, attraverso la partecipazione attiva di tutte le componenti economiche, politiche, sociali e culturali nella nostra società. (*) E.Scipioni, “Filosofia ed ecologia”, in Rivista I PROBLEMI DELLA PEDAGOGIA, n.1 , 1973 Direttore Luigi Volpicelli 3