S.I.M.G. Società Italiana di Medicina Generale VAIOLO AGENTE EZIOLOGICO Virus a DNA, appartenente al genere degli orthopoxvirus Diffuso nell’ambiente tramite disseminazione, ad opera di velivoli TRASMISSIONE che scaricano il virus sotto forma di aerosol, oppure per contaminazione di oggetti di uso comune. Tale uso a fini di bioterrorismo appare però al momento estremamente improbabile, a causa della particolare complessità nel reperire, trasportare e diffondere tale virus. Contagio da malato a sano tramite goccioline di saliva, secrezioni respiratorie o lesioni cutanee. Possibile anche una trasmissione indiretta mediante materiali contaminati da poco tempo. Il contagio è più probabile durante la prima settimana di malattia, poiché il virus è maggiormente presente nella saliva. Il periodo di incubazione è di circa 12 giorni (range: 7 – 17 giorni) dopo l’esposizione. SINTOMI D’ESORDIO MANIFESTAZIONI CLINICHE TERAPIA PREVENZIONE Febbre elevata, malessere, prostrazione con cefalea e dolori alla schiena; in rari casi sono presenti importanti dolori addominali e delirio. Dopo 2 – 3 giorni dall’esordio rash maculopapulare formato da lesioni piane, rosse, tutte presenti nello stesso stadio evolutivo, sulla mucosa della bocca, del faringe, sul volto e agli arti superiori, che successivamente diffondono al tronco e agli arti inferiori. In 1 – 2 giorni il rash diviene vescicolare e poi pustoloso. Le pustole sono circolari, tese, e approfondite nel derma; all’ottavo – nono giorno dalla comparsa iniziano a formarsi le croste, che cadono dopo 3 – 4 settimane. Altri organi e apparati sono coinvolti raramente. La mortalità è del 30%, avviene entro due settimane dall’esordio, ed è dovuta alla tossiemia associata ad immunocomplessi circolanti ed antigeni solubili. Forme rare: emorragica, sempre fatale entro il quinto – sesto giorno dall’esordio del rash maligna, caratterizzata da lesioni confluenti che non evolvono mai in pustole ma rimangono soffici, piane e vellutate al tatto. Si può offrire al paziente infetto una copertura antibiotica come prevenzione di eventuali sovrainfezioni batteriche ed eventuale terapia sintomatica Vaccinazione in Italia non più obbligatoria dalla fine degli anni ’70 in quanto l’OMS nel 1977 ha dichiarato il vaiolo eradicato. Lo sviluppo di colture cellulari tissutali necessario per produrre nuovi vaccini richiede almeno 36 mesi. Attualmente un programma di vaccinazione preventiva per proteggere ogni individuo non è attuabile. Nessun farmaco antivirale è di provata efficacia per il trattamento del vaiolo. Ogni individuo infetto va isolato e tutti i contatti stretti (definiti come coloro i quali convivono con il soggetto o sono stati in diretto contatto con lo stesso dopo l’inizio della febbre) vanno vaccinati e posti in osservazione. Gli indumenti dei soggetti infetti vanno sterilizzati in autoclave oppure lavati con acqua calda con l’ aggiunta di candeggina. I disinfettanti S.I.M.G. Società Italiana di Medicina Generale comunemente utilizzati, come l’ipoclorito e i derivati dell’ammonio quaternario sono efficaci per la disinfezione delle superfici contaminate. La vaccinazione somministrata entro 4 giorni dall’esposizione può prevenire l’infezione o attenuare significativamente i sintomi della successiva malattia. Un programma vaccinale d’emergenza dovrebbe includere tutti gli operatori sanitari ed il personale impiegato nell’evenienza di un’epidemia di vaiolo, come forze dell’ordine, vigili del fuoco, etc.Sono ad elevato rischio di contrarre complicanze post – vaccinali le seguenti categorie:persone con eczema o altre dermatiti esfoliative; pazienti con leucemia, linfoma o altre neoplasie in trattamento con agenti alchilanti, antimetabolici, radioterapia o alte dosi di steroidi; pazienti con infezione da HIV; persone con deficit immunitari congeniti; donne in gravidanza. A tali individui, se venuti in stretto contatto con soggetti infetti, si raccomanda comunque la somministrazione del vaccino associato ad immunoglobuline specifiche (VIG). ANTRACE AGENTE EZIOLOGICO Bastoncini gram-positivi disposti a catenelle, aerobio, immobile, TRASMISSIONE MANIFESTAZIONI CLINICHE capsulato e sporigeno. Il Bacillus anthracis causa normalmente patologia tra gli erbivori; accidentalmente si trasmette all’uomo tramite il contatto con animali infetti o loro prodotti o per inalazione di spore presenti nell’ambiente o per ingestione di carne poco cotta di animali infetti. La trasmissione interumana è estremamente rara ed è stata dimostrata solo per via cutanea tramite materiale infetto. LOCALIZZAZIONE CUTANEA (95%): papula pruriginosa localizzata più frequentemente agli arti o alle mani che aumenta progressivamente di dimensioni e si ulcera in superficie, circondata da vescicole. La lesione ha di solito un diametro di 2-3 cm, è rotondeggiante e non dolorosa. Dopo 2-3 settimane evolve in escara che poi lascia una cicatrice permanente. La lesione può essere accompagnata da linfoadenopatia locale e da malessere generale, febbre e cefalea. LOCALIZZAZIONE POLMONARE: iniziale sintomatologia simil – influenzale con astenia, febbricola, tosse. Comparsa dopo 1-2 giorni di dispnea, tosse secca, febbre elevata, talvolta accompagnate da ematemesi e melena. La radiografia del torace può documentare broncopolmonite a focolai disseminati, allargamento del mediastino e versamento pleurico. Tale patologia è gravata da un’elevata letalità. Il decorso può essere rapidamente fatale in paziente con sensorio integro o il decesso può sopraggiungere dopo insorgenza di shock settico ed eventuale disseminazione meningea del microrganismo. LOCALIZZAZIONE INTESTINALE: l’ingestione di carne contaminata può portare dopo 3-7 giorni a due differenti forme cliniche: addominale e orofaringea. Antrace addominale: insorgenza di nausea, vomito, anoressia, S.I.M.G. Società Italiana di Medicina Generale PREVENZIONE TERAPIA febbre seguiti da dolori addominali, ematemesi e diarrea sanguinolenta. Successivamente uno stato tossico con shock settico e cianosi portano al decesso nel 25-60% dei casi. Presenza di lesioni ulcerative soprattutto a livello del cieco e del colon. Antrace orofaringea: faringodinia, disfagia, febbre, linfoadenopatia laterocervicale; presenza di edema e necrosi tissutale con formazione di lesioni ulcerative della mucosa orofaringea, del palato duro e delle tonsille. MENINGITE: la localizzazione meningea può costituire una complicanza di una delle precedenti forme in circa il 5% dei casi. Il vaccino disponibile per uso umano è prodotto da BioPort Corporation, Lansing, Michigan, ed è un vaccino costituito da un filtrato di colture di un ceppo di B. anthracis privo di capsula e non virulento che produce l’antigene protettivo (vaccino vivo attenuato). Esso viene somministrato per via sottocutanea in 6 dosi, rispettivamente a 0, 2, 4 settimane e dopo 6, 12 e 18 mesi con necessità di un richiamo annuale. L’efficacia dimostrata è del 92.5%. La vaccinazione è raccomandata nei seguenti gruppi: personale di laboratorio a contatto con B. anthracis, persone a contatto con animali o con prodotti animali provenienti da aree ad elevata incidenza di antrace o dove le misure di controllo siano insufficienti, militari impiegati in aree ad alto rischio. Per essere efficace il ciclo vaccinale deve essere eseguito almeno 18 mesi prima del contatto a rischio. Non vi è necessità di isolamento dei pazienti affetti da antrace. Dato il decorso estremamente rapido della forma inalatoria dell’adulto, la somministrazione i fase precoce di antibiotici è ritenuta essenziale. Un ritardo di poche ore potrebbe compromettere le possibilità di sopravvivenza. La maggior parte dei ceppi di B.anthracis è sensibile alla penicillina e questo è stato il trattamento storico di elezione. La FDA approva l’uso di penicillina o in alternativa di doxiciclina. La ciprofloxacina ed i fluorchinoloni non sono stati studiati sull’uomo, ma prove sull’animale ne suggeriscono una eccellente efficacia.(41,56,57) Si può assumere come verosimile che un uso a fini terroristici dell’antrace si avvarrebbe di ceppi resistenti e quindi esistono sufficienti consensi all’uso di ciprofloxacina nell’adulto con diagnosi sospetta di antrace da inalazione. Per quanto riguarda la via di somministrazione, nel caso di episodi sporadici, viene consigliata la via endovenosa. Nel caso di attentato di massa, per ragioni di reperibilità del farmaco e di praticità di somministrazione, viene data la preferenza alla via orale. La durata della terapia antibiotica deve essere almeno di 60 giorni (a causa della possibilità di germinazioni ritardate di spore), sostituendo appena possibile alla somministrazione endovenosa quella orale. La contemporanea somministrazione di vaccino (tre dosi a 0-2-4 settimane) può consentire di ridurre la durata della terapia a 30-45 giorni. Il trattamento della forma cutanea si può avvalere della terapia orale con ciprofloxacina o doxiciclina o amoxicillina, così come indicato nelle tabelle. Sebbene la durata della terapia nella forma cutanea sarebbe di 10 giorni, le raccomandazioni (per la forte probabilità di aver anche inalato spore) sono per la prosecuzione S.I.M.G. Società Italiana di Medicina Generale PAZIENTI SPECIALI della terapia a 60 giorni. La terapia topica non ha alcun effetto. Il B.anthracis è sensibile in vitro a numerosi antibiotici quali cloramfenicolo, penicilline protette, macrolidi, vancomicina e cefalosporine di prima generazione. L’uso di tali antibiotici è però raccomandabile solo in caso di indisponibilità degli altri di prima scelta.(58,59,64) Bambini. E’ noto come l’uso dei fluorchinoloni non sia raccomandato al di sotto dei 18 anni. Ciononostante esistono raccomandazioni al loro impiego a causa della loro sicura efficacia, con eventuale sostituzione dopo la verifica della sensibilità in vitro del germe isolato. Il vaccino non è mai stato testato nei giovani sotto i 18 anni, ma l’esperienza con vaccini inattivati similari suggerisce una sua sicurezza ed efficacia. Donne in gravidanza. Medesimo ragionamento che per i bambini. In caso di sensibilità accertata alla penicillina, se ne raccomanda l’uso endovena .