Come
funziona
la musica
David Byrne
Traduzione di Andrea Silvestri
BOMPIANI
Byrne, DaviD, How Music Works
Copyright © 2012 David Byrne
Copyright © 2012 Todo Mundo Ltd.
Copertina di Dave Eggers
All rights reserved
Alcuni dei capitoli sono nati originariamente sotto altra forma.
La creazione alla rovescia era inizialmente un intervento
per la conferenza del TED (Technology Entertainment Design),
Come far nascere una scena un’introduzione a un libro fotografco sul CGBG,
mentre Afari e fnanze comprende materiale tratto da un articolo
pubblicato dalla rivista “Wired”. I brani sono stati profondamente riveduti ed estesi.
Vorrei ringraziare i direttori che mi hanno stimolato a scriverli. DB
Il traduttore desidera ringraziare Lorenzo Parmiggiani
per la consulenza musicologica
Bompiani ha raccolto l’invito della campagna
“Scrittori per le foreste” promossa da Greenpeace.
Questo libro è stampato su carta certifcata FSC,
che unisce fbre riciclate post-consumo a fbre vergini
provenienti da buona gestione forestale e da fonti controllate.
Per maggiori informazioni: http://www.greenpeace.it/scrittori/
© 2013 Bompiani / RCS Libri S.p.A.
Via Angelo Rizzoli 8 – 20132 Milano
ISBN: 978-88-452-7419-0
Prima edizione Bompiani settembre 2013
Printed in China
A Emma e Tom Byrne, che durante l’adolescenza
hanno sopportato le mie espressioni musicali,
e di tanto in tanto mi hanno persino dato una mano.
indice
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Prefazione
13
La creazione alla rovescia
31
La mia vita sul palco
75
La tecnologia plasma la musica. Parte prima: l’analogico
117
La tecnologia plasma la musica. Parte seconda: il digitale
139
In studio di registrazione
183
Collaborazioni
203
Afari e fnanze
251
Come far nascere una scena
267
Dilettanti!
301
Harmonia Mundi
335
Ringraziamenti
336
Note
342
Letture consigliate
345
Crediti fotografci
347
L’autore
p re fa z i o n e
H
o dedicato alla musica la mia vita adulta. Non era quello il programma, e all’inizio non era neppure un’ambizione seria, ma
alla fne è andata così. Un caso molto fortunato, a mio modo
di vedere. Però fa un efetto strano, rendersi conto che buona
parte della propria identità è legata a qualcosa di assolutamente efmero. La musica non si può toccare – esiste solo nell’istante in cui
viene percepita – e tuttavia è in grado di mutare profondamente il modo in
cui vediamo il mondo e il nostro posto al suo interno. La musica può aiutarci a
superare i momenti difcili della vita trasformando il modo in cui percepiamo
noi stessi e ciò che ci circonda. È roba forte.
Molto presto però capii che porre la stessa musica in contesti diversi non
cambia soltanto il modo in cui l’ascoltatore la percepisce, ma può persino donarle
un signifcato del tutto nuovo. A seconda del luogo di esecuzione – in una sala
da concerti o per la strada – o del suo intento, lo stesso brano può apparire
come una fastidiosa intrusione, irritante e invadente, o un invito irresistibile
a ballare. Il modo in cui la musica funziona, o non funziona, non è determinato esclusivamente da ciò che è di per sé, isolata dal resto (ammesso che una
condizione del genere esista), ma in gran parte da ciò che la circonda, da dove
e quando la si ascolta. Il modo in cui è eseguita, venduta, distribuita e registrata, chi la esegue e con chi la si ascolta e, naturalmente, come suona: sono
questi gli elementi che determinano non solo se un brano musicale funziona
– se riesce a conseguire il fne che si era proposto – ma ciò che è.
Ciascun capitolo di questo libro si concentra su un aspetto distinto della
musica e del suo contesto. In uno ci si interroga su come la tecnologia abbia
cambiato la musica e il modo in cui la concepiamo. Un altro valuta l’infuenza
dei luoghi in cui la ascoltiamo. I capitoli non seguono una sequenza logica o
cronologica. È possibile leggerli in qualunque ordine, anche se credo che quello
cui i curatori e io siamo giunti abbia un suo senso, e non sia del tutto casuale.
Sebbene il volume non costituisca un racconto autobiografco della mia vita
di cantante e musicista, la mia comprensione della musica è in larga parte maturata in anni di incisioni ed esibizioni. In questo libro attingo a tali esperienze
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per illustrare le trasformazioni nella tecnologia e nel mio modo di intendere
la musica e la sua esecuzione. Molte delle mie idee su cosa signifca salire sul
palco, per esempio, sono cambiate completamente nel corso degli anni, e la
storia delle mie performance è un modo per raccontare la storia di una flosofa che è ancora in continua evoluzione.
Altri hanno scritto con acume degli efetti fsiologici e neurologici della
musica; gli scienziati hanno cominciato a indagarne i precisi meccanismi in
base ai quali agisce sulle nostre emozioni e percezioni. Non è questo il compito che mi sono prefssato, concentrandomi invece su come la musica possa
essere plasmata prima di arrivare a noi, su cosa le permetta di arrivare a noi
e su quali siano i fattori esterni che la fanno risuonare più efcacemente. C’è
un bar vicino al palco? La si può tenere in tasca? Alle ragazze piace? Ce la possiamo permettere?
Ho perlopiù evitato gli aspetti ideologici della creazione e produzione di
musica. Il fatto che possa essere composta per riaccendere i sentimenti nazionalistici o per servire la ribellione e il rovesciamento di una cultura consolidata
– per motivi politici o generazionali – sono questioni che esulano da questo libro. Non sono neppure particolarmente interessato a determinati stili o
generi precisi, poiché ritengo che certi modelli e modi di comportamento si
ripresentino spesso in ambienti radicalmente diversi. Spero che apprezzerete il
libro anche se non nutrite alcun interesse per la mia musica. Non ho dedicato
molta attenzione neppure all’elefantiasi dell’ego di alcuni artisti, anche se la
conformazione psicologica di musicisti e compositori plasma la musica almeno
quanto i fenomeni che mi afascinano. Ho cercato invece schemi ricorrenti nel
modo in cui la musica viene composta, registrata, distribuita e ricevuta, e poi
mi sono domandato se le forze che hanno forgiato e modellato questi schemi
abbiano guidato il mio lavoro… e forse anche quello degli altri. Non sarò l’unico, spero! Nella maggior parte dei casi la risposta è sì; non sono diverso da
chiunque altro.
Porsi tali domande nel tentativo di comprendere come funzionino certi
meccanismi rovina il divertimento? Per me non è stato così. La musica non
è afatto fragile. E sapere come funziona il corpo non guasta certo il piacere
di vivere. La musica esiste da quando gli uomini hanno formato delle comunità. Non sparirà, ma i suoi usi e il suo signifcato si evolvono. Ora come ora la
musica mi emoziona come non mai. Tentare di vederla da una prospettiva più
ampia e profonda non fa che rivelare come anche il lago sia più ampio e profondo di quanto non sospettassimo.
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| CO M E FU NZ I O NA L A M US I CA
come
funziona
la musica
capitolo primo
La creazione
alla rovescia
H
o capito molto lentamente cosa sia la creazione. Pian piano si è
fatta strada in me l’idea che il contesto determini in larga parte
ciò che è scritto, dipinto, scolpito, cantato o eseguito. Non sembra
una grande idea, ma è l’opposto del senso comune, secondo cui
la creazione emerge da un’intima emozione, dallo sgorgare della
passione o del sentimento, e l’impulso creativo non tollera restrizioni, deve semplicemente trovare uno sbocco per farsi sentire, leggere o vedere. Si crede generalmente che negli occhi del compositore classico appaia uno strano sguardo, e
questi si metta a scarabocchiare come un forsennato una composizione perfettamente compiuta che non potrebbe esistere in alcuna altra forma. O che dal cantante rock, guidato da desideri e demoni, scaturisca questa incredibile canzone
fatta e fnita che non poteva che essere di tre minuti e dodici secondi, niente di
più, niente di meno. Tale è l’idea romantica del lavoro creativo, ma credo che il
vero cammino della creazione si situi agli antipodi da questo modello. Credo che,
inconsciamente e istintivamente, adeguiamo il nostro lavoro a schemi preesistenti.
Naturalmente ciò non signifca che la passione non sia presente. Solo perché la forma che il lavoro assumerà è predeterminata e opportunistica (nel
senso che si fa qualcosa perché se ne ha l’opportunità), non vuol dire che la
creazione sia fredda, meccanica e priva di cuore. Elementi oscuri ed emotivi
trovano solitamente il modo di entrarvi, e il processo di adattamento della
forma a un dato contesto è in larga misura inconscio, istintivo. Di solito neppure ce ne accorgiamo. L’opportunità e la disponibilità sono spesso madri
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dell’invenzione. È ancora molto difusa la versione sentimentale della genesi
di un brano – secondo cui era “un peso da togliersi dal cuore” – ma la sua forma
è governata da restrizioni precedentemente imposte del contesto. Avanzo qui
l’idea che questa non sia una cosa negativa come ci si potrebbe aspettare. È una
fortuna, per esempio, che non sia necessario reinventare la ruota ogni volta
che si costruisce qualcosa.
In un certo senso, procediamo alla rovescia, creando opere che si adattano
allo spazio disponibile. Ciò vale anche per le altre arti: i quadri vengono creati
per adattarsi e far bella mostra di sé sulle pareti bianche delle gallerie proprio
come si scrive musica che suoni bene in una discoteca o in una sala sinfonica
(ma probabilmente non in entrambe). Da un certo punto di vista sono lo spazio,
la piattaforma, il software a “fare” l’arte visiva, la musica o quant’altro. Quando
qualcosa funziona, vengono costruiti altri locali di forma e dimensioni analoghe per ospitare altre creazioni simili. Dopo un po’ la forma dell’opera predominante in tali spazi viene data per scontata, come a dire… è ovvio che nelle
sale sinfoniche si ascoltino soprattutto sinfonie.
Nella fotografa sottostante si vede la sala del cbgb dove per la prima volta
ho fatto ascoltare la mia musica.A Tentate di ignorare le graziose decorazioni
e concentratevi sulle dimensioni e sulla forma del locale. Nella foto a destra
c’è un gruppo in concerto.B L’acustica di quel locale era estremamente buona
– la quantità di ciarpame sparso ovunque, i mobili, il bar, le pareti irregolari e
il softto incombente garantivano un ottimo assorbimento acustico e rifessioni sonore non uniformi – qualità che costerebbe una fortuna ricreare in
studio. Be’, queste caratteristiche erano perfette per quel genere particolare di
musica. Grazie alla mancanza di riverbero, si poteva per esempio star sicuri che
a
b