VANESSA BEECROFT Biografia Vanessa Beecroft (1969, Genova, Italia; vive e lavora a Los Angeles) basa il suo lavoro sul tema del corpo femminile tramite eventi performativi che si strutturano come tableau vivant, ma anche tramite la fotografia, la scultura e il video, muovendosi tra l’estetica di forme classiche idealizzate e tematiche contemporanee come la costruzione e l’oggettivazione dell’io. Ha studiato pittura presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova e ha poi proseguito i suoi studi in scenografia presso l’Accademia di belle arti di Brera a Milano. Beecroft ha tenuto la sua prima performance presso la Galleria Luciano Inga-Pin di Milano nel 1993 ed è del 1994 la sua prima mostra personale, tenutasi presso la Galleria Fac-Simile di Milano. Oggi rappresentata in Italia dalla Galleria Lia Rumma, Beecroft ha esposto il proprio lavoro e ha creato le sue opere site specific in alcuni dei più importanti musei e gallerie del mondo: (2011) Galleria Lia Rumma, Milano; (2010) Mercato Ittico, Napoli; (2009) Long Island City, New York, USA; (2008) Chiesa dello Spasimo, Palermo; (2007) Pescheria di Rialto, Venezia, Biennale di Venezia; Gana Art Gallery, Seoul; (2006) The National Gallery, Londra; Espace Louis Vuitton, Parigi; (2005) Neue Nationalgalerie, Berlino; (2004) Kunsthalle Bielefeld, Bielefeld, Germania; TWA Terminal 5, JFK Airport, New York, USA; (2003) Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino; (2002) Biennale di San Paolo, Brasile; (2001) Peggy Guggenheim Collection, Venezia; Palazzo Ducale, Genova; (1998) Guggenheim Museum, New York, USA; (1994) P.S.1 Contemporary Art Center, Long Island City, New York, USA. Poetica Nelle opere di Vanessa Beecroft si fondono bellezza e sofferenza, estetizzazione della realtà e ossessione della perfezione. Fin dall’inizio della sua carriera l’artista ha incentrato la sua ricerca sul tema del corpo femminile, mettendo in scena eventi performativi in cui crea coreografie di corpi femminili nudi che vanno a comporre complessi tableaux vivants. VB66 è stata realizzata in un luogo suggestivo come il mercato ittico di Napoli, nel cui spazio interno Beecroft ha inserito cinquanta modelle, dipinte di nero e disposte su un grande palcoscenico costituito dai tavoli del mercato sui quali viene solitamente esposto il pesce. Le modelle assumono posizioni che creano puntuali riferimenti alla rappresentazione del corpo femminile nella storia dell’arte, in una riflessione sulla rappresentazione della bellezza, dalla statuaria antica alla pittura moderna. Principale riferimento iconografico sembrano essere i corpi degli abitanti di Ercolano e Pompei, resi eterni dalla lava incandescente del Vesuvio. Il paradosso di vita e morte di quelle “sculture viventi” si ritrova nelle figure femminili di Beecroft, corpi che respirano e vivono pur nella loro funerea immobilità. Le modelle sono a stretto contatto con frammenti di statue nere, calchi di braccia, busti, gambe. Lo sguardo dello spettatore è chiamato a ricomporre questi diversi singoli elementi in un’unica meta-composizione. Fotografia e video permettono di estendere la vita degli eventi performativi, diventando opere indipendenti e non una semplice documentazione. Se la fotografia VB66.141 sottolinea quell’estetica del frammento e della negazione dello sguardo tipica di tutta l’opera, la composizione longitudinale di VB66.164 crea un panorama in cui il gioco di linee delle gambe e dei tavoli disegna l’immagine in un quadro armonico e simmetrico. La stessa artista dichiara di realizzare tutte le sue opere in termini di “composizioni geometriche”, traendo ispirazione da pittori come Piero della Francesca o Raffaello per una riflessione sul rapporto tra figure e spazio, ma anche per quel senso di perfezione e controllo formale che caratterizza le loro opere. La scultura Miki Torso Nero testimonia ancora una volta l’ibridazione tra classico e contemporaneo. La composizione e l’utilizzo dei materiali mantengono un’impostazione classica, tuttavia la relazione tra i differenti elementi dell’opera sembrano contrapporsi ad essa. L’utilizzo di diversi media permette di riflettere sulle diverse e contraddittorie dimensioni temporali nel lavoro di Beecroft: il “tempo reale” della performance che si svolge davanti al pubblico si contrappone alla dimensione istantanea della fotografia, mettendo in luce l’effimerità dell’evento contro la pretesa di eternità alla quale aspirano gli ideali e i principi artistici tradizionali a cui l’artista fa costante riferimento. http://www.vanessabeecroft.com/