Etica oggi: cosa si cela dietro il «boom»?

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Etica oggi: cosa si cela dietro il «boom»?
Negli ultimi anni in tanti posti si parla di etica e con la parola «boom» si cerca spesso di descrivere
una situazione che evidentemente suscita al tempo stesso interesse ma anche un certo scetticismo.
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ersino a frettolosi/e frequentatori/trici di
librerie non passa inosservato che da alcuni anni occuparsi di etica è tra i temi principali della ricerca filosofica e teologica da un
lato e del pubblico dibattito dall’altro. Il fatto
che ci siano a disposizione tanti libri, e negli
ultimi tempi anche tanti nuovi media, su un
tema o una disciplina di per sé solo non significa però ancora molto. Questo fenomeno culturale è sicuramente indizio di una serie di altre
circostanze e cause che qui si tratta di analizzare brevemente.
Alberto Bondolfi
Università di Zurigo
Traduzione:
Vittorio Dell’Era
In una società «secolarizzata» le religioni e le
chiese istituzionalizzate perdono la loro forza
moralmente fondante diretta e generalmente
accettata, e questa forza viene passata ad altre
«agenzie», anche se tale delega non è né definitiva né univoca. Per questo parliamo qui di
seguito della presenza di una «crisi etica».
2. La crisi dell’etica: complessità dei fenomeni
e loro percezione
L’epoca odierna si trova – fatto, questo, che
non ha bisogno di particolari prove – in una
profonda crisi morale. Su questa circostanza esiste unanime consenso, sebbene la diagnosi più
precisa di questo «male» o rispettivamente di
questa chance resti ancora relativamente aperta. Il vuoto che la religione istituzionalizzata ha
lasciato dietro di sé stenta ad essere colmato da
parte di un’altra istanza che possieda la stessa
credibilità.
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In effetti il cosiddetto successo dell’etica va
ricondotto ad un miscuglio di cause, che in parte si trovano nella società e in parte sono anche
di natura specificamente teorica. Quali elementi hanno dunque condotto a questa esplosione di interesse per temi e problemi etici?
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C’è anzitutto da chiedersi se il cosiddetto successo dell’etica sia da ricondurre a fattori esterni alla disciplina in quanto tale e da ricercare
nella società, oppure se questo successo sia una
conseguenza di difficoltà che l’etica stessa ha
prodotto. Una prima ingenua risposta a questa
domanda potrebbe condurci sulla giusta via. Se
il fiorire della letteratura etica fosse da ricondurre soltanto a problemi interni alla materia,
allora gli editori avrebbero sbagliato i loro calcoli, perché notoriamente è perlomeno rischioso, dal punto di vista commerciale, basarsi su
discussioni puramente accademiche. A questo
proposito gli editori hanno visto giusto.
individui e l’ethos sociale sussiste un’unità interiore. Con la crescita della complessità e del pluralismo ideologico in una società dapprima
industriale e poi divenuta sempre più una
società di servizi, tale unità fra religione ed
ethos sociale non ha potuto continuare a sussistere. Per poter interpretare questo processo
di reciproco disintreccio, tanto le scienze sociali quanto la riflessione filosofica e teologica
hanno introdotto la parola secolarizzazione.
Vorrei citare tre elementi che svolgono una funzione decisiva a tale riguardo. Si tratta in primo
luogo del disintreccio fra religione morale, in
secondo luogo della crescita in complessità di
tanti fenomeni sociali e infine in terzo luogo
della percezione più cosciente di alcuni problemi metodologici all’interno della materia «etica». Ovviamente, nella realtà tutt’e tre questi
fattori si trovano costantemente mischiati,
anche se qui vengono trattati separatamente.
1. La forza moralmente fondante delle religioni
istituzionalizzate
Le società premoderne sono caratterizzate dal
fatto che fra convinzioni religiose dei singoli
Ognuno di noi, molto prima di compiere riflessioni teoriche sull’indigenza etica del nostro
tempo, la avverte quotidianamente e solo in
parte coscientemente sulla propria pelle. Come
individui certe volte facciamo fatica a continuare ad applicare oggi norme morali tradizionali.
Determinati valori, ai quali siamo tuttora attaccati, entrano in collisione in modo del tutto
nuovo con altri valori coi quali possiamo parimenti identificarci. Ci troviamo spesso in una
situazione senza via d’uscita e abbiamo talvolta la sensazione che in un modo o nell’altro in
ogni decisione ci rendiamo sempre colpevoli.
Come esempio di questa mancanza di via d’uscita cito qui il comportamento con i nostri figli
e le nostre figlie. Quali norme dobbiamo tra-
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La crisi dell’etica non la vivono solo gli individui,
ma anche gruppi, comunità e istituzioni. Già a
questo proposito si accende un aspro dibattito
fra studiosi di etica sociale perché alcuni di loro,
i cosiddetti «comunitaristi»1 partono dall’idea
che il concetto del bene sorga e anche sussista
a ragione in una comunità chiaramente definita e regolata, mentre altri, i cosiddetti «liberali» sono dell’opinione che un consenso morale
in una società pluralistica debba sorgere sulla
base di argomenti che in linea di principio risultano chiari a tutti.
Oltre a queste difficoltà per gli individui e le istituzioni, occuparsi di questioni di morale nella
vita quotidiana è diventato molto difficoltoso
anche per un altro motivo. I fenomeni stessi
non sono più messi in modo così semplice da
poterne ricavare una facile classificazione. In
passato era piuttosto così. Tanti conflitti si potevano perlomeno classificare con facilità, attribuendoli ai problemi del divieto di uccidere o
della menzogna o rispettivamente del furto o
della sessualità. Non era sempre facile sapere
cosa si dovesse fare, ma almeno si sapeva relativamente in fretta di che si trattava. I comandamenti del decalogo servivano da criterio del
«giusto» e dell’«ingiusto». Questo oggigiorno
non è senz’altro più il caso.
3. Problemi interni alla riflessione etica
Questa situazione di crisi or ora brevemente
delineata non riguarda però soltanto la vita
quotidiana di noi tutti, ma ha anche trovato la
sua ripercussione sul piano della teoria etica.
Anche a questo riguardo la situazione è molto
pluralistica, perlomeno nella misura in cui può
essere osservata sul piano delle norme morali
vissute. La prima cosa che salta all’occhio in proposito è la presenza d’una paradossalità quasi
senza via d’uscita. Quest’ultima è stata descritta in modo molto azzeccato già negli anni settanta dal filosofo francofortese K.-0. Apel:
«Da un lato il bisogno di un’etica universale, cioè vincolante per la società umana nel suo insieme, non è
mai stato così urgente come nel nostro tempo.... Dall’altro il compito di fondare razionalmente un’etica
generale pare non sia mai stato così difficile, anzi
così senza prospettiva come nell’epoca della scienza,
e questo perché in questo periodo l’idea della validità intersoggettiva è anch’essa pregiudicata da
parte della scienza»2.
La validità delle norme morali e dei relativi
argomenti fondanti non viene quasi più riconosciuta da parte di tante istanze, perché si è
dell’opinione che le affermazioni etiche per
definizione sono espressione o di sentimenti o
di preferenze soggettive. Stando così le cose, si
può organizzare una bella conversazione sul
tema, ma è praticamente impossibile un ragionevole scambio di argomenti razionali.
I pareri circa l’oggetto dell’etica non sono facili da mettere d’accordo. Fino ad oggi la nostra
coscienza etica s’è piuttosto concentrata su di
un ambito vicino a quello delle relazioni interpersonali, con alcune conseguenze per l’ambito centrale della vita in una società organizzata statalmente. Oggi però abbiamo una responsabilità etica macroplanetaria nei confronti di
tutta la Terra, e addirittura del Cosmo.
Spesso, purtroppo, tutti questi piani di responsabilità non armonizzano tra di loro. Talvolta
insorgono persino aspri conflitti e contrasti normativi fra i diversi livelli e talvolta non è del tutto chiaro in cosa consista ad un dato livello il
dovere etico. Si pensi per esempio soltanto ai
diritti delle future generazioni, facilmente proclamati ma difficilmente spiegati e fondati in
modo adeguato, e a come comunque questi
diritti debbano venir attuati.
Noi però siamo moralmente obbligati ad agire
prima che tutti gli argomenti pensabili all’interno dell’etica siano stati discussi a fondo. Questa asimmetria temporale fra pensare e agire fa
parte della Condition humaine e non verrà mai
armoniosamente risolta. Non ci resta altro che
tentare di viaggiare, contemporaneamente e
imperfettamente, sui treni, via via circolanti in
modo diverso, dei fenomeni e delle loro valutazioni.
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smettere loro? Quelle che noi stessi abbiamo
ricevuto nel corso della nostra infanzia e con le
quali oggi solo in parte riusciamo a condurci e
a vivere? I bambini e i giovani li dobbiamo piuttosto educare secondo una sorta di morale
media, corrispondente allo standard della
società? O unicamente renderli capaci di un’aperta autonomia? Ogni decisione (e anche il
non decidere è tale) si lascerà in qualche modo
alle spalle un senso d’insoddisfazione.
4. L’implementazione dell’etica nelle scuole
professionali
Introdurre dei punti di vista etici in temi che
gli/le allievi/e delle scuole professionali trovano
avvincenti, non era e non è cosa facile per tutti/e i/le collaboratori/trici di progetto. Due specialisti di etica di due università, che vivevano e
vivono dunque in tutt’altro mondo, ma che al
tempo stesso per fortuna si conoscono bene,
hanno dapprima assunto il compito di introdurre una serie di insegnanti delle tre diverse
1
2
Cfr. in proposito
soprattutto
Kommunitarismus.
A cura di A. Honneth. Francoforte
sul Meno: Campus
Verlag 1993.
Apel, K.O.: Transformation der Philosophie. Francoforte
sul Meno 1974, 2
voll., 11, qui 359.
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regioni linguistiche del paese nel mondo dell’odierno dibattito etico, e questo attraverso le
cosiddette «giornate di sensibilizzazione». Lo
scambio non è stato facile, ma col tempo
entrambe le istanze hanno imparato a comunicare meglio, sicché sono divenuti possibili
autentici processi d’apprendimento da entrambe le parti.
I temi scelti erano tutti appassionanti, almeno
se si guarda come vengono trattati negli odierni media, il che però non vuol dire che tutti gli
attori li abbiano trovati eticamente significativi
o che abbiano visto la loro significanza etica
nello stesso punto. Di conseguenza i dossier
sono stati rielaborati più volte, per la gioia o,
secondo i casi, la rabbia dei/delle traduttori/
trici.
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Il fatto che i/le collaboratori/trici di progetto
non abbiano redatto delle lezioni bell’e pronte
fa sicuramente parte del programma. Se a questo riguardo noi non avessimo dato alcun spazio d’azione agli insegnanti, eticamente sarebbe stata una posizione non facile da sostenere.
Ci siamo decisi per dei dossier rivolti agli insegnanti anche perché siamo partiti dalla tesi etica che il bene morale dev’essere scoperto da
ognuno di noi. L’autonomia morale si può
apprendere solo con dei passi didattici autonomi, e questo vale tanto per gli insegnanti quanto per gli allievi.
Il tutto è e resta un esperimento. Vorrei incoraggiare tutti a salire su questo treno per poter
trasmettere un minimo di chiarezza nel nostro
mondo, talvolta bizzarro, delle scuole professionali.