Caterina Donati, Linguistica Generale, II Modulo. La Linguistica

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Caterina Donati, Linguistica Generale, II Modulo. La Linguistica della LIS. Dispensa.
1. Cenni storici
1760
Apertura della scuola dell' Abbé de L' Epée a Parigi. Il metodo dell' Abate viene poi proseguito
con altrettanto successo dal suo successore, l'abate Sicard, mentre la scuola veniva dichiarata
(1789) istituzione nazionale.
In questa fase il metodo (e la lingua) elaborato dall'abate si diffonde in diversi paesi, e in particolare
negli Stati Uniti, grazie all'opera di Thomas Hopkins Gallaudet, un religioso del Connecticut.
1817
Viene aperta la prima scuola americana per sordi a Hartford (Connecticut), ad opera dello stesso con
l'aiuto di Laurent Clerc, un sordo ex-allievo dell'istituto.
1864
Il figlio fonda il GallaudetCollege a Washington, tuttora l'unica università per sordi del mondo.
Italia
Tra i vari educatori stranieri che erano andati a Parigi ad apprendere il metodo "francese", c'era anche
Tommaso Silvestri, un abate italiano inviato nel 1783 presso de l'Epée.
1784
Aperta a Roma la prima scuola per sordi da Silvestri, seguita da numerosi altri istituti in varie città
d'Italia.
1880
Congresso internazionale per l'educazione dei Sordi. Viene scelto il metodo orale, e si decide di
scoraggiare l'uso dei segni.
1977
Legge 517 in italia che decreta che ogni portatore di handicap (compresi i sordi) può essere inserito
nella scuola normale.
2. Iconicità e arbitrarietà
E' innegabile che esiste nella Lis e nelle altre lingue dei segni usate dai sordi in tutto il mondo (l'ASL
American Sign Language, LA BSL British Sign Language, la LSF Langue des Signes Française...) una
componente di segni trasparenti che supera di gran lunga quella rilevabile nelle lingue orali. Il punto
però è che questa componente trasparente non ha una funzione specifica all'interno del sistema
linguistico: i segni vengono usati e memorizzati come se fossero del tutto arbitrari, non in base alla loro
trasparenza. Questo lo si vede dal fatto
a. che c'è variazione interlinguistica e addirittura dialettale e di registro: sono segni convenzionali.
figg. 1-2 albero
fig. 3 mamma
fig. 4 mercoledì
fig. S papà
b. che la variazione diacronica tende ad attenuare o cancellare la trasparenza dei segni
fig. 6 casa in ASL (da 'mangiare' e 'dormire')/ telefono in LIS (dal gesto obsoleto della manovella)
c. dalla formazione dei nomi-segno, che rispecchia in tutto e per tutto quella dei cognomi orali
(compresa la trasmissibilità di padre in figlio).
Fig. 7 Peruzzi (ereditato dal padre, molto bravo ad arrampicarsi: segno di scimmia).
d. che in un esperimento in cui si chiedeva a degli udenti di interpretare un corpus di venti segni prodotti
da un gruppo di sordi, solo una piccolissima parte di tali segni risultarono comprensibili in base alla loro
forma.
Concludèndo, le lingue dei segni sembrano nonostante le apparenze funzionare nel rispetto di un
principio fondamentale delle lingue naturali: quello dell'arbitrarietà del segno e della base
convenzionale.
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3. Le lingue dei segni e il cervello
Lo studio delle lingue dei segni può avere conseguenze importantissime per la nostra comprensione dei
rapporti tra linguaggio e cervello, della dominanza emisferica etc. La domanda fondamentale è quali
siano le aree cerebrali coinvolte nell'elaborazione della lingua dei segni in confronto a quelle coinvolte
nell' elaborazione della lingua parlata.
Nelle lingue dei segni le funzioni linguistiche sono espresse manipolando delle relazioni spaziali: in
quale emisfero è localizzata la lingua dei segni?
Nell'emisfero sinistro, in cui tendono a essere localizzate le funzioni linguisiche?
Nell'emisfero destro, in cui tendono a essere localizzate le funzioni visive e spaziali?
I risultati mostrano che i sistemi cerebrali che mediano la parola e il segno sono analoghi. Helen Neville
e il suo gruppo in particolare hanno concluso che le stesse aree (regioni posteriori temporali)
normalmente preposte all'elaborazione dell'informazione uditiva vengono riutilizzate nei sordi congeniti
segnanti per l'elaborazione dell'informazione visiva.
Inoltre, Poizner, Klima e Bellugi (1979) hanno dimostrato che le lesioni dell'emisfero sinistro
producono marcata afasia nella lingua dei segni, secondo tipologie molto simili a quelle che si
riscontrano negli udenti.
Ancora, si è scoperto che segnanti con lesioni all'emisfero destro possono essere severamente menomati
per quanto riguarda le loro capacità visivo-spaziali (incapacità di percepire l'orientamento spaziale o di
comprendere la relazione spaziale tra gli oggetti), ma segnano normalmente.
Certe lesioni dell'emisfero destro causano il cosiddetto fenomeno del neglect del lato sinistro,
un'incapacità di percepire le cose nella metà sinistra del campo visivo, I segnanti con queste lesioni
continuano a usare il lato sinistro dello spazio che hanno di fronte per segnare in ASL:
Certi danni all'emisfero destro possono portare alla perdita dell'abilità di produrre espressioni facciali
con funzione emotiva. I segnanti ASL che perdono queste abilità sono tuttavia in grado di produrre le
espressioni facciali rilevanti per la grammatica.
Infine una conferma molto interessante viene da due casi italiani di soggetti sordi mancini che mostrano
una netta dissociazione: uno è prevalentemente mancino nella vita di tutti i giorni, ma usa la destra per
segnare, l'altro invece è destrimano ma usa la sinistra come mano dominante quando segna.
Questa dissociazione si nota anche nei segni che sono formalmente identici ai gesti della vita quotidiana,
come martello, fiammifero ( fig. 9).
Se queste conclusioni saranno confermate, significa che la facoltà di linguaggio e la sua
implementazione a livello neurologico funzionano allo stesso modo a prescindere dalla modalità.
4. Il lessico
Non esistono ancora studi molto accurati e completi sul lessico della LIS, così come mancano
vocabolari esaurienti: due dizionari usciti nello stesso anno (1991) , che sono sovrapponibili solo in
parte, non arrivano ai duemila segni (pochissimi se consideriamo che il lessico di un adulto medio è di
circa 50 mila parole). Ma non e' contando le sue parole che si può valutare la ricchezza di un lessico (il
lessico è per definizione un insieme aperto, non chiuso, continuamente rinnova bile con neologismi e
prestiti). Si deve considerare la quantità di vaghezza e ambiguità che consente. E quanto è stratificato.
Infine quali mezzi ha per arricchirsi.
Da questo punto di vista, non sembra proprio che si possa dire che il lessico della LIS sia povero, o più
povero di quello di una lingua naturale orale. Addirittura, lessicalizza in diversi casi differenze di
funzione che in italiano non sono distinte. (cfr. fig. 10 perché (why/because).
Inoltre, si tratta di un lessico stratificato in registri (esistono parole più alte e varianti più colloquiali o
addirittura gergali) (cfr. fig. 11), e che sfrutta ampiamente il canale dei prestiti per ampliarsi: sia da altre
lingue dei segni (fig. 12) sia dall'italiano: in quest'ultimo caso si hanno naturalmente fenomeni di calchi
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(fig. 13).
Rimane vero che i dizionari (e le osservazioni) testimoniano di una quantità di variazioni tra i parlanti
che non si ritrova per esempio in italiano: questo è probabilmente dovuto al fatto che non esistono per
ora istituzioni culturali forti che fissino una norma per la LIS. /cfr. fig 14, a sin. il lemma riportato dal
dizionario Nuova Italia, a sinistra il lemma corrispondente riportato dal dizionario Zanichelli).
5. La fonologia
Tutti i segni della LIS (ma questo vale nelle altre lingue dei segni) sono scomponibili secondo tre
dimensioni: configurazione della mano, movimento (e orientamento) della mano, luogo di articolazione.
Questi tre parametri hanno nelle lingue dei segni una funzione analoga a quella di consonanti, vocali e
toni nelle lingue orali: sono cioè tre categorie di fonemi che si combinano variamente nelle diverse
lingue.
In questo senso si può affermare che le lingue dei segni hanno una fonologia: le parole della LIS (e non
solo) sono scomponibili in unità minime che non sono portatrici in sé di significato ma hanno funzione
distintiva di significato. Lo si può verificare in base all'esistenza di coppie minime.
Fig 15. Coppie minime in LIS
Fig 16. Configurazioni in LIS
Fig 17 luoghi in LIS
Fig 18 movimenti e orientamenti in LIS
L'unica differenza è che i fonemi delle lingue dei segni sono sistematicamente simultanei: cioè
avvengono contemporaneamente e non (solo) in sequenza. Un segno apparentemente semplice della LIS
rappresenta in realtà una specie di sillaba dorata di almeno tre fonemi: una configurazione, un
movimento e un luogo. (NN. Anche nelle lingue orali esistono fonemi che possono essere articolati in
modo simultaneo, i cosiddetti fonemi soprasegmentali. Per esempio l'accento, la lunghezza, o il tono
nelle lingue tonali).
Come le lingue orali, le lingue dei segni possono variare quindi per il repertorio di fonemi che usano: ci
può essere un fonema in una lingua inesistente in un'altra (fig 19 configurazione W in ASL), o due foni
che sono allofoni in una lingua, ma fonemi nell'altra (cfr. fig 19 A/S allofoni in ASL ma fonemi inLIS).
Infine ci possono essere tra le lingue dei segni differenze puramente fonetiche, analoghe alle differenze
"di pronuncia"
degli stessi fonemi nelle diverse lingue orali: fig 20 in basso: differenza fonetica tra ASL (sin. ) e CSL
(dx).
Come nelle lingue orali, i fonemi tendono a modificarsi secondo diversi processi quando vengono in
contatto in frasi e parole: si tratta dei cosiddetti fenomeni fonologici, di cui l'assimilazione illustrata in
fig 20 è un esempio.
Un'ulteriore conferma che le lingue dei segni possiedano una componente fonologica articolata come
quella delle lingue orali in fonemi è data dallo studio dei lapsus, che possono riguardare una
componente del segno (un fonema) ma non altre, e che dimostrano quindi che il segnante percepisce i
segni come scomponibili in queste componenti. (fig. 21 alcuni lapsus in ASL).
Infine, esistono dei casi documentati di afasia di tipo fonologico nei sordi segnanti: i pazienti (tra cui
Karen L., fig. 22 in ASL) selezionano scorrettamente i fonemi, cioè le componenti del segno, ma
raramente questi errori coinvolgono fonemi non esistenti nella lingua: da questo concludiamo che si
deve tratta di un disturbo fonologico, non di esecuzione, fonetico.
Ci sono infine dei casi che possono fare sorgere il dubbio sullo status di queste componenti. Alcuni tratti
sembrano correlarsi sistematicamente con un significato. È il caso per esempio della configurazione I in
ASL (fig 23), cui si associa una sfumatura negativa; o del luogo del petto in LIS (fig. 24) , dove si
articolano molti segni per le emozioni e ei sentimenti (ma vedi cambiare e pensionato). L'osservazione
di casi come questi potrebbe fare pensare che questi tratti corrispondano a morfemi, più che a fonemi.
Ma dal momento che si tratta solo di pochi casi, a fronte di una vasta evidenza della natura fonologica di
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questi tratti, possiamo concludere che questi sono casi di morfemi monofonemici: morfemi cioè, come
per esempio la -i- del plurale in italiano) che sono un semplice fonema, anziché qualcosa di più
complesso.
6. La morfologia
Un altro luogo comune sulle lingue dei segni è che non avrebbero morfologia, non possiederebbero
risorse né per formare nuove parole sulla base delle parole esistenti (derivazione), né per marcare le
funzioni grammaticali delle parole nella frase (flessione). Niente di più lontano dalla verità. Vero che
l'Abbé de l'Epée non aveva pensato di dotare la sua lingua dei segni di una morfologia, ma questa si
è comunque andata formando con l'uso nei vari paesi.
Derivazione.
La LIS e le altre lingue dei segni hanno dei morfemi che pennettono di creare un nome dal verbo; un
verbo da.un nome; un aggettivo da un nome; un avverbio da un aggettivo; un verbo da un aggettivo, etc.
(cfr. fig 26 per un'illustrazione di questa tipologia in ASL). .
Fig. 25. Suffisso analogo a -tore in ASL.
Flessione
Ma è soprattutto nel campo della flessione che si trovano sorprese. Più si studiano le lingue dei segni,
più si scopre quanto ricca sia la loro morfologia flessiva. Di fatto le lingue dei segni sono lingue
agglutinanti, cioè si collocano al polo estremo sul continuum della tipologia morfologica.
Questo vale anche in LIS e in ASL, il che dimostra ancora una volta quanto le lingue dei segni siano
autonome dalla lingua orale del paese che le ospita.
Le marche aspettuali
Figg. 27-28 marca aspettuale di compiutezza in LIS
Fig. 29 aspetto ingressivo in LIS
Fig 30 aspetto durativo in LIS
Fig 31 combinazioni di marche aspettuali in ASL
L'accordo con il soggetto e con l'oggetto
Molti verbi nelle lingue dei segni hanno la possibilità di incorporare il soggetto e l'oggetto sotto fonna di
morfema. Si dice che il verbo si accorda con il soggetto e con l'oggetto.
Altre lingue (orali) presentano questa ricchezza morfologica: per esempio lo swahili.
(1)
'a
esso(sogg.)
atakupenda
(ti amerà)
-ta
-ku
-penda
futuro tu(ogg.)
ama
(2)
u
tu(sogg.
utampenda
(lo amerai)
-ta
-m
-penda
futuro lui(ogg.) ama
In fig. 32-33 si osserva lo stesso fenomeno in LIS
Inoltre. si può incorporare nel verbo anche un altro tipo di morfema, detto classrncatore, che dà
infonnazioni sulla fonna o la categoria semantica degli argomenti coinvolti, e modifica pertanto il
significato verbale. Si osserva questo tipo di fenomeno anche in lingue orali, come per esempio il
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navajo.
(3)
a. beeso
si-?a
denaro
sta-di entità rotonda
"C'è una moneta"
b. beeso si-ltsooz
denaro sta-di entità piatta-flessibile
"C'è una banconota"
c. beeso si-nil
denaro sta-in mucchio
"C'è una pila di monete"
Nella fig. 34 sono riportati alcuni dei morfemÌ classificatori in LIS. Cfr. fig 35 per un esempio di uso
con il verbo in ASL.
NB. Non tutti i verbi hanno una morfologia così ricca. Altri verbi richiedono obbligatoriamente la
ripresa pronominale degli argomenti: cfr. fig 36 in LIS.
Infine, per terminare questa troppo veloce occhiata alla morfologia delle lingue dei segni, anche i nomi
hanno una morfologia flessiva. Ci sono due tipi di plurale: alcuni nomi formano il plurale ripetendo il
segno singolare; altri lo formano con un modificatore (cfr. Fig 37 in LIS).
7. Sintassi
7.1. Introduzione
La sintassi è la componente centrale della grammaticale, e quella che più di tutte definisce il linguaggio
umano nella sua specificità. Ecco perché è cruciale verificare che le lingue dei segni siano dotate di una
sintassi paragonabile a quella delle altre lingue naturali.
Il primo studio sull'argomento (Thompson 1977) concluse tuttavia che I'ASL non possiede il
meccanismo della subordinazione. Affermare che una lingua non ha la subordinazione, significa
negargli la caratteristica della ricorsività, proprietà definitoria del linguaggio umano.
Ecco il tipo di dato che aveva osservato Thompson:
a. non esistono complementatori come in inglese (that)
b. non esistono frasi relative come in inglese.
(4)
(5)
the girI Asa gave the dog to is pretty
ASA GIVE DOG GIRL IND PRETTY IND1
"Asa diede il cane alla ragazza ed è carina"
c. non esistono completive come in inglese
(6)
(7)
I regret that Asa had to leave
MUST ASA MUST GO I SORRY
"Asa deve andare. Peccato"
Come ha dimostrato Liddell (1980) le cose stanno in modo molto diverso. hompson ha fatto due errori:
non ha considerato le componenti non manuali; ha cercato in Asl costruzione simili a quelle dell'inglese.
Invece le frasi relative (e molte altre costruzioni) sono semplicemente diverse sintatticamente dalle
1
IND sta per INDEX: segno con l'indice di un punto nello spazio, tipica ripresa
pronominale.
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costruzioni corrispondenti inglesi, e somigliano di più a quelle di altre lingue. Per esempio, l'ASL ha
relative a testa interna, come il giapponese (cfr. fig 38). Inoltre, l'Asl non ha complementatori nel senso
che non ha una parola indipendente come that che introduce le subordinate: ma le subordinate sono
accompagnate obbligatoriamente da componenti non manuali che le segnalano come subordinate (di
vario tipo ).Per esempio nella fig 38 abbiamo una coppia minima tra coordinazione e subordinazione,
dove tutta la differenza (nettamente percepita dai segnanti) è data dalle componenti non manuali).
'
Le componenti non manuali hanno un'analoga funzione grammaticale e obbligatoria nelle interrogative
sì/no cfr. Fig 39.
Le interrogative Wh si caratterizzano, oltre che per queste componenti, per la presenza dell'elemento
WH, di solito in situ in ASL, (cfr fig 40).
7.2. Il movimento
Questo non significa che le lingue dei segni non abbiano movimenti: è possibile per esempio
topicalizzare il sintagma di cui si parla, spostandolo all'inizio della frase (e marcandolo con una
componente non manuale precisa).
(8) MILK, I DRINK.
Un altro segnale importante a favore dell'equiparazione della sintassi delle lingue dei segni con quella
delle lingue orali è la presenza degli stessi tipi di restrizione sul movimento.
Esiste per esempio in tutte le lingue naturali una curiosa restrizione, illustrata in (9) e (lO).
(9) Steve likes beer with pizza
What does Steve like beer with?
(l0) Yoav likes wine and cheese
*What does Yoav like wine and ?
Questa restrizione, non ancora del tutto spiegata, va sotto il nome di isola della coordinazione: la
coordinazione si comporta come un'isola nel senso che non è possibile spostare nessun elemento al di
fuori di essa. Si è scoperto che anche in ASL (in LIS non si sa) vale questo principio (Padden 1998).
(11) iINDEX iGIVEk MONEY iINDEX iGIVEk FLOWERS
Lui diede me soldi
lui diede me fiori
“Mi diede dei soldi e mi diede dei fiori"
(12) *FLOWER iGIVEk MONEY iGIVEk
In (12) viene topicalizzato in SN FLOWER, violando l'isola della coordinazione, e il risultato è
agrammaticale.
Per quanto riguarda l'ordine delle parole, si discute molto su quanto sia libero, e su quanto questa libertà
distingua le lingue dei segni dalle lingue orali. Un fatto chiaro è comunque che le lingue dei segni
confermano la correlazione tra ricchezza morfologica e libertà di ordine che si osserva nelle lingue orali.
A prescindere da questo dibattito, ci sono delle caratteristiche di ordine chiare, come per esempio la
costruzione possessiva, che ricorda il turco (cfr. fig 41).
L’ordine non marcato in LIS è SOV, laddove in ASL è SVO, per cui le due lingue mostrano lo stesso
tipo di variazione attestato tra lingue orali come il giapponese e l’italiano.
7.3. Il parametro testa-complemento
L’ordine non marcato in LIS è SOV, laddove in ASL è SVO, per cui le due lingue mostrano lo stesso
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tipo di variazione attestato tra lingue orali come il giapponese e l’italiano
Greenberg (1967) osserva su un campione di trenta lingue non imparentate né
geograficamente connesse i seguenti fatti:
a. delle sei combinazioni a priori possibili dei costituenti S, V, O: SVO; SOV, VSO,
VOS, OVS, OSV solo le prime tre sono attestate come ordine di base;
b. nelle lingue SVO la preposizione precede il SN; nelle lingue SOV la preposizione
segue il SN (posposizione);
c. nelle lingue SVO l’aggettivo viene dopo il nome (con l’eccezione dell’inglese);
nelle lingue SOV l’aggettivo viene prima del nome
d. nelle lingue SVO il possessore viene dopo il posseduto; nelle lingue SOV il
possessore viene prima del posseduto.
Queste correlazioni possono essere spiegate ipotizzando un parametro d’ordine sullo
schema X-barra. Più precisamente un parametro d’ordine testa-complemento:
(13) parametro testa-complemento
lingue SVO
lingue SOV
SX
Spec
SX
X’
X
Spec
compl
X’
X
compl
(vedi Sintassi elementare per maggiori dettagli).
Come tutti i parametri, anche (1) dovrà essere fissato in qualche modo dal bambino
nel corso dell’acquisizione della sua prima lingua. E’ stato ipotizzato (Christophe,
Guasti, Nespor 2000) che il parametro testa- complemento possa essere fissato dal
bambino sulla base del ritmo in fase preverbale. Effettivamente, quando il bambino
comincia a combinare le parole (18/20 mesi circa) non fa mai errori di ordine. Vuol
dire che ha fissato il parametro prima.
Esiste una connessione diretta tra ritmo e parametro testa-complemento che il
bambino potrebbe sfruttare: in tutte le lingue il complemento di ogni sintagma tende
ad avere un accento, una prominenza più forte della testa. Questo si vede per esempio
in italiano:
(14)
Il bambino mangia la mela con le mani
E’ chiaro allora che le lingue testa complemento come l’italiano avranno
un’alternanza ritmica tra parole deboli e forti del tipo: debole forte, debole forte,
debole forte…; mentre le lingue complemento testa come il giapponese o il turco
avranno un’alternanza ritmica del tipo: forte debole, forte debole, forte debole…
Dal momento che sappiamo che i bambini molto piccoli (anche neonati) sono molto
sensibili alle differenze ritmiche, è legittimo speculare che sfruttino questa differenza
per fissare in fase precoce il parametro.
Rimane da spiegare che cosa consenta i bambini sordi esposti alla lingua dei segni di
fissare correttamente il parametro: esistono correlati segnici del ritmo?
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L’assenza degli ordini OVS, OSV e VOS si spiega ipotizzando che quello dato in (1)
sia l’unico parametro di variazione dello schema X-barra.
Rimane il problema del terzo gruppo di lingue rilevate da Greenberg: le lingue VSO.
Un’ipotesi che è stata fatta è che l’ordine VSO sia dovuto al fatto che il Verbo non si
limita a salire a I (alla flessione) per prendere i morfemi flessivi legati; ma sale
addirittura in C (complementatore), mentre il soggetto si muove come in italiano in
Spec, IP.
Il motivo per cui V si muove in C è lo stesso che giustifica il movimento del verbo
alla flessione anche in italiano: c’è un morfema legato che ha bisogno dell’”appoggio”
del verbo. Il morfema in questione nelle lingue celtiche è il complementatore stesso,
che non è una parola indipendente (un morfema libero) come che o di, ma una
desinenza del verbo: in altre parole, dalla forma del verbo in irlandese, si capisce se il
verbo è in una frase principale o subordinata.
Si noti che la postulazione del movimento del verbo in C non deve stupire se si
considera che abbiamo postulato lo stesso tipo di movimento per giustificare
l’inversione soggetto-verbo delle interrogative inglesi (vedi Sintassi elementare per
dettagli).
8. Cenni alle componenti non manuali nelle lingue segniche
Nella comunicazione faccia a faccia tra interlocutori udenti, l’espressione facciale
gioca un ruolo comunicativo ma non sintattico. La struttura delle lingue orali ha
concentrato quasi la totalità dell’informazione nel segnale acustico. Nelle lingue dei
segni invece, una varietà di segnali facciali specifici fa parte dell’apparato
grammaticale, concorrendo con i segnali manuali e l’uso strutturato dello spazio alla
strutturazione del messaggio. Il movimento delle mani, infatti, non è altro che uno dei
cinque canali con funzioni linguistiche ed affettive che compongono la
comunicazione segnica. Accanto all’espressione manuale, la posizione della testa,
l’orientamento delle spalle e del corpo, i comportamenti facciali e lo sguardo agiscono
simultaneamente per veicolare il messaggio segnico, sostituendosi così all’unico
canale della comunicazione orale, quello vocale.
Nonostante la loro apparente somiglianza e l’utilizzo della stessa muscolatura
sottostante, i comportamenti facciali affettivi e quelli linguistici differiscono
significativamente nel loro scopo, nella forma, nel contorno, nella durata e
nell’attivazione di muscoli specifici. Le espressioni facciali grammaticali sono
governate dal sistema linguistico: possiedono una modalità di attivazione e
disattivazione chiara e specifica. La loro precisa coordinazione al segno manuale è
cruciale nella trasmissione di tale segno linguistico modificando significativamente le
espressioni segniche che accompagnano.
La loro differenza grammaticale (di enunciato rispettivamente affermativo,
interrogativo e negativo) è affidata alle componenti non manuali.
Le espressioni facciali grammaticali non solo sono coordinate al segno manuale, ma
la loro presenza, delineando confini grammaticali precisi e assolvendo funzioni
linguistiche specifiche, è richiesta dalla grammatica della lingua.
Al movimento rapido e individuale di muscoli facciali attivati nelle espressioni
grammaticalizzate si differenzia un’attivazione muscolare globale e incostante nelle
modalità di attivazione e disattivazione, caratteristica delle espressioni facciali
affettive. La produzione di espressioni facciali affettive, diversamente, varia in
intensità, evoluzione e declino. In essa le transizioni non corrispondono a chiari
confini di unità linguistiche. Le espressioni non manuali affettive non sono cioè
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strutturate. Ciò significa che non sono necessariamente legate ad eventi linguistici
precisi ma possono verificarsi prima o dopo l’espressione linguistica.
Riassunto:
Componenti non manuali
Affettive:
-attivazione muscolare globale
-non coordinate al segno manuale
-non rispetta confini sintattici
-presenza facoltativa
Linguistiche:
-attivazione muscolare specifica
-coordinazione al segno manuale
-rispetta confini sintattic
-presenza obbligatoria
Per la loro duplice funzione di veicolare sia informazioni affettive che linguistiche
utilizzando lo stesso canale espressivo, le componenti non manuali sono state
paragonate all’intonazione nelle lingue orali.
La diversità delle espressioni facciali linguistiche ed affettive è testimoniata anche
dalla ricerca neurolinguistica. Essa ha mostrato l’attivazione di sedi cerebrali diverse
per i due ambiti. Le ricerche mostrano come le espressioni affettive vengano elaborate
nell’emisfero destro, mentre quelle linguistiche trovino la loro sede in quello sinistro.
Prove ulteriori della dissociazione nell’uso del viso e della parte superiore del corpo
per scopi affettivi o linguistici provengono dallo studio di pazienti afasici. Danni ad
aree specifiche dell’emisfero sinistro possono causare disturbi a marcatori non
manuali linguistici lasciando intatte le espressioni facciali affettive, mentre lesioni
all’emisfero destro con conseguenti danni alle espressioni affettive lasciano intatte le
espressioni linguistiche non manuali e, in molti casi, manuali.
Ricerche sulle modalità di acquisizione del linguaggio nei bambini, infine, rivelano
una profonda dissociazione tra espressioni facciali affettive e linguistiche. I bambini
sordi si trovano davanti al difficile compito di acquisire modalità comunicative
diverse (affettive e linguistiche) che però utilizzano gli stessi canali di trasmissione, le
espressioni facciali. Affetto e lingua seguono un diverso ordine di acquisizione nel
bambino sordo, il quale svilupperà inoltre una modalità di apprendimento specifica
per ognuno di questi ambiti.
Funzione lessicale
Alcuni segni non manuali sono associati specificamente ad elementi lessicali
particolari; l’espressione non manuale avviene in questo caso simultaneamente
all’articolazione del segno manuale associato.
Il segno che corrisponde a MORDERE, ad esempio, è spesso accompagnato da un
movimento della bocca che ricorda il masticamento; CHIEDERE è associato a
un’espressione supplichevole.
Funzione avverbiale
Le componenti non manuali con funzione avverbiale possono veicolare
l’informazione aggettivale o avverbiale accompagnando vari predicati e
modificandoli.
Un esempio è l’avverbio non manuale ‘th’ articolato posizionando la lingua tra i denti.
Quando questa espressione avviene simultaneamente alla realizzazione segnica di un
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verbo, quest’ultimo si carica del significato aggiuntivo dell’avverbio
‘negligentemente’, ‘trascuratamente’. Ove invece sia presente l’avverbio non manuale
‘mm’, realizzato con la bocca chiusa e il protendere del labbro inferiore, il significato
avverbiale aggiunto al verbo sarà ‘facilmente’, ‘senza sforzo’. Le seguenti frasi hanno
la stessa realizzazione segnica manuale ma diversa realizzazione non manuale.
(15)
(16)
(17)
RAGAZZO LETTERA SCRIVERE
‘Il ragazzo sta scrivendo una lettera’
th
RAGAZZO LETTERA SCRIVERE
‘Il ragazzo sta scrivendo una lettera negligentemente’
mm
RAGAZZO LETTERA SCRIVERE
‘Il ragazzo sta scrivendo una lettera senza sforzo’
Funzione grammaticale e sintattica
La negazione
Caratteristiche non manuali: scuotimento del capo, sopracciglia ravvicinate
Segno manuale di negazione: NON
Nel caso in cui sia presente l’elemento manuale di negazione (NON), il segno non
manuale può realizzarsi o in corrispondenza dell’articolazione dell’elemento manuale
stesso oppure estendersi al sintagma verbale a cui l’elemento manuale negativo è
associato.
neg
(18) JOHN NON COMPERARE CASA
‘John non compera una casa’
__
neg
(19) JOHN NON COMPERARE CASA
‘John non compera una casa’
Quando il segno manuale di negazione non è presente, il NMM è l’unico indicatore
necessario e sufficiente. Esso deve necessariamente estendersi a tutto il sintagma
verbale.
neg
(20) JOHN [ ]neg COMPERARE CASA
‘John non compera una casa’
neg
(21) * JOHN [ ]neg COMPERARE CASA
‘John non compera una casa’
neg
(22) * JOHN [ ]neg COMPERARE CASA
‘John non sta comperando una casa’
Domande sì/no
Caratteristiche non manuali: sollevamento delle sopracciglia, apertura ampia degli
occhi, inclinazione della testa e del busto in avanti
Segno manuale facoltativo: punto interrogativo
Se è presente la componente manuale (‘QMwg’), allora le componenti non manuali
della domanda possono apparire in corrispondenza del segno manuale stesso oppure
realizzarsi su tutta la frase.
Caterina Donati, Linguistica Generale, II Modulo. La Linguistica della LIS. Dispensa.
(23)
(24)
_____y/n
JOHN COMPERARE CASA QMwg
‘John ha comperato casa?’
____________________________y/n
JOHN COMPERARE CASA QMwg
‘John ha comperato casa?’
Altrimenti l’estensione diventa obbligatoria.
_____________________y/n
(25) JOHN COMPERARE CASA
‘
John ha comperato casa?’
Domande Wh
Caratteristiche non manuali: fronte agrottata, sopracciglia ravvicinate, inclinazione di
testa e busto in avanti, leggero scuotimento del capo
Segno manuale obbligatorio: pronomi interrogativi
In LIS (Lingua dei segni italiana):
Pronome interrogativo sempre in fondo alla frase. Le componenti non manuali
possono o estendersi solo sul pronome interrogativo o su tutta la frase
___wh
(26) JOHN COMPERARE COSA
‘Cosa ha comperato John?’
_____________________wh
(27) JOHN COMPERARE COSA
‘Cosa ha comperato John?’
In ASL (american sign language):
Il pronome interrogativo può realizzarsi in situ o in fondo alla frase. Se si realizza in
situ le componenti non manuali (CNM) si estendono su tutta la frase.
_____________________wh
(28) JOHN COSA COMPERARE
‘Cosa ha comperato John?’
__wh
(29) *JOHN COSA COMPERARE
‘Cosa ha comperato John?’
Dislocazione
Caratteristiche non manuali: sollevamento delle sopracciglia, apertura ampi degli
occhi.
___topic
(30) LATTE, IO NON BERE
‘Il latte, non lo bevo’
Frase relativa
Caratteristiche non manuali: sollevamento sopracciglia, apertura ampia degli occhi,
inclinazione del capo in avanti.
_____________________rel
(31) CANE GATTO INSEGUIRE, TORNARE A CASA
‘il cane che ha inseguito il gatto è tornato a casa’
Caterina Donati, Linguistica Generale, II Modulo. La Linguistica della LIS. Dispensa.
Le CNM si realizzano solo in corrispondenza del confine sintattico della frase relativa
precedente.
La frase seguente priva di CNM viene interpretata come una coordinata
(32)
CANE GATTO INSEGUIRE, TORNARE A CASA
‘il cane ha inseguito il gatto ed è tornato a casa’
Realizzazione non manuale di accordo
Attraverso l’inclinazione della testa nel luogo associato con il soggetto avviene la
concordanza non manuale con il soggetto, mentre lo sguardo nella direzione del luogo
associata con l’oggetto realizza la concordanza non manuale con l’oggetto. Le due
componenti non manuali di concordanza con il soggetto e con l’oggetto si realizzano
dopo l’articolazione del soggetto ma prima dell’articolazione del verbo. Questo
suggerisce che le teste funzionali con cui le marcature sono associate siano
posizionate sopra il verbo. L’attivazione delle CNM rispettano l’apparizione degli
elementi nella frase: prima si attiva la CNM di concordanza con il soggetto, poi quella
con l’oggetto.
(33)
_______________________head tilt
___________________gaze
JOHN [ ]agr-S [ ]agr-O SPARARE FRANK
‘John spara a Frank’
9. Acquisizione
Se le lingue dei segni sono il prodotto dello stesso sistema cognitivo(1a facoltà di linguaggio, o
grammatica universale) delle lingue orali, ci aspettiamo che vengano apprese nello stesso modo. Inoltre,
se l'acquisizione del linguaggio rappresenta la realizzazione di un programma biologico, ci aspettiamo
che le lingue dei segni vengano acquisite allo stesso ritmo delle lingue orali. Infine, è da verificare se la
diversa modalità (orale/uditiva vs. manuale/visiva) influisca o meno sulla realizzazione di questo
programma.
Gli studi si concentrano innanzi tutto sui bambini sordi figli di sordi segnanti: nonostante rappresentino
solo il 5 per cento dei bambini sordi, si tratta del gruppo più rilevante per queste questioni, perché
corrisponde alla situazione tipica dei bambini udenti, con i quali si fa la comparazione.
Le prime fasi
Periodo neonatale: comportamento vocale molto simile, con vocalizzazioni simili, che accompagnano il
pianto, che sono semplici espressioni naturali di stati emotivi.
Sei mesi: fase del balbettio, che presentano anche i sordi, anche se con una quantità e varietà minori di
vocalizzazioni (questo è probabilmente dovuto alla mancanza di feedback uditivo). In questa fase si
osserva anche (Petitto e Marentette 1991) nei sordi un chiaro balbettio con le mani, con tentativi che
interessano la configurazione e il movimento( sillabe?).
Dopo circa due mesi di balbettio, i bambini udenti cominciano a produrre le prime verbalizzazioni con
intonazione tipica della lingua target. Qui comincia la vera divergenza con i bambini sordi, che
non arrivano mai in questa fase.
.
Prime parole per i bambini udenti: circa Il mesi, con variazioni da bambino a bambino, ma la media è
questa.
Caterina Donati, Linguistica Generale, II Modulo. La Linguistica della LIS. Dispensa.
Bambini sordi: sembra che i primi segni vengano prodotti molto prima, tra i sei e gli otto mesi. Come si
spiega questa discrepanza? Due ragioni:
a. È facile che i ricercatori confondano segni e gesti, e quindi interpretino come prime parole gesti non
linguistici prodotti dal bambino;
b. Effettivamente un bambino di otto mesi circa ha un' abilità manuale molto maggiore di quella
articolatoria. Può quindi darsi che la modalità influenzi la produzione delle prime parole. Questo
sarebbe confermato dall' osservazione che i bambini udenti capiscono le parole prima di produrle. I
bambini segnanti sarebbero pronti a produrre parole prima, perché la modalità gestuale è "più facile".
Questo scarto temporale comunque si annulla nell'acquisizione successiva, in cui tutti i bambini
sembrano procedere con lo stesso ritmo.
18 mesi circa: prime frasi di due parole nei due gruppi di bambini. Stessi tempi anche per altre
acquisizioni grammaticali, come per esempio l'accordo verbale.
L'iconicità
In linea di principio dovrebbe aiutare i bambini sordi se avesse un vero ruolo nelle lingue dei segni. Un
esempio di non-arbitrari età in ASL sono i segni per IO e TU, che sono essenzialmente identici ai gesti
degli udenti per indicare la prima e la seconda persona.
Per molti bambini udenti, c'è un periodo piuttosto breve in cui confondono "io" e "tu". Si capisce bene
perché, visto che questi termini sono deittici, e cambiano cioè referente a seconda del contesto. Anche i
bambini sordi fanno questi errori, nonostante la trasparenza dei segni (Petitto 1987). Sembra quindi che
i bambini udenti non sfruttino l'iconicità dei segni per apprenderli, e anzi li trattano come fossero del
tutto astratti e arbitrari.
Il periodo critico
Lo studio dei sordi rappresenta anche un ottimo banco di prova per l'ipotesi del periodo critico
(Lenneberg 1967). Molti sordi non sono esposti alla lingua dei segni prima di una certa età, o perché la
loro sordità non viene diagnosticata, o perché i genitori preferiscono puntare tutto sul metodo orale, o
semplicemente perché nel loro ambiente non c'è nessuno che usi i segni.
Tre casi sono rilevanti per queste questioni:
l-bambini sordi che sviluppano un sistema dei segni in assenza di input (Home sign)
2- acquisizione tardiva di una lingua dei segni
3- nascita di una nuova lingua dei segni in una comunità sorda.
1. Home sign languages: (Golden Meadow 200l)molto lontane da vere lingue sviluppate, ma qualcosa di
simile a pidgin: i bambini sviluppano sistematicamente nomi per cose, etichette per azioni e modi di
combinare insieme gli elementi.
2. Acquisizione tardiva: (Newport 1990) anche dopo 50 anni di uso della lingua dei segni, un individuo
che è stato esposto all' ASL dopo l'età di 13 anni parla in maniera completamente diversa da bambini
esposti fin dalla nascita. Può esser molto espressivo e usare una lingua molto simile ai nativi, ma
presenta chiare differenze analizzabili come semplificazioni, soprattutto in aree come l'accordo verbale
e l'incorporazione.
3. Nascita di una nuova lingua: (Senghas et al. 1995). Fino al 1979 i sordi in Nicaragua erano
completamente isolati e privi di qualunque forma di educazione. Con le prime scuole, si assiste allo
sviluppo spontaneo di un sistema di comunicazione con i segni (qualcosa di molto simile a un
pidgin). I bambini più grandi, che hanno sviluppato questa lingua più tardi, tendono a continuare a
parlare questa "lingua". I bambini più giovani invece (4 anni circa) la stanno rapidamente creolizzando.
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