La Fisica aristotelica Per Aristotele la Fisica è una parte della filosofia: filosofia fisica = filosofia della physis, cioè della natura. Concentriamo la nostra attenzione su quattro temi: il metodo, il cosmo, la materia, il movimento. Il metodo 1. Obiettivo della scienza è spiegare gli enti e gli eventi riconoscendone le cause, riconducendo il particolare all’universale 2. Il linguaggio adatto alla fisica è quello filosofico, non quello matematico; infatti il mondo sublunare non è descrivibile matematicamente, per la sua intrinseca imperfezione, e anche la descrizione matematica precisa dei moti celesti interessa l’astronomia (considerata disciplina tecnica), non la fisica, che invece ne indaga e comprende il senso: l’astronomia studia il come, la fisica il perché. 3. La conoscenza scientifica utilizza in maniera congiunta due procedimenti: l’induzione e la deduzione: 4. l’induzione è operata intuitivamente dal nous, che parte dall’esperienza di enti e fatti particolari, e ne riconosce gli aspetti universali; 5. la deduzione parte dall’universale e ridiscende al particolare, mostrando il legame logico tra le cause e gli effetti, adempiendo così il compito della scienza; suo strumento tipico è il sillogisma. Il cosmo 1. L’universo è una totalità perfettamente organizzata (→cosmo) 2. Si compone di 8 sfere celesti concentriche che reggono i le stelle fisse e i 7 pianeti noti nell’antichità (dall’esterno all’interno: Stelle Saturno Giove Marte Sole Venere Mercurio Luna). Al centro delle sfere celesti, e quindi del mondo, è posta la Terra (geocentrismo) 3. La sfera della Luna separa il mondo celeste, perfetto e incorruttibile (= non soggetto a mutamento), da quello terrestre, imperfetto e corruttibile= soggetto a mutamento). La Terra è dunque al centro del mondo, ma ne è anche il punto più basso e lontano dalla perfezione. 4. I due mondi si differenziano profondamente sia per la materia di cui sono composti, sia per le leggi che ne governano i movimenti. La materia 1. Tutto il mondo è pieno di materia: lo spazio vuoto non esiste (’la natura ha orrore del vuoto’, horror vacui.) 2. Il mondo terrestre è composto di 4 elementi (essenze), che tendono a disporsi secondo quattro sfere concentriche, dal più leggero al più pesante: fuoco, aria, acqua, terra. I 4 elementi sono originati dalle combinazioni caldo/freddo + secco/umido. 3. La varietà dei materiali esistenti è dovuta alla varia commistione 4 elementi fondamentali. La loro continua ricombinazione produce tutti i mutamenti che caratterizzano il mondo terrestre corruttibile. 4. Il mondo celeste è interamente composto di etere (quinta essenza), incorruttibile per natura. Esso costituisce le sfere celesti e riempie anche lo spazio tra di esse. Il movimento 1. Il movimento è una modalità del mutamento: mutamento di luogo = moto locale. Il mutamento, più in generale, è passaggio da potenza ad atto. 2. I moti celesti sono perfetti e immutabili, senza inizio né fine: i moti circolari uniformi (cioè a velocità costante) della rotazione delle sfere celesti. 3. Tutti i moti celesti sono originati da un’unica causa: il motore immobile, che muove direttamente la sfera delle stelle fisse (la più veloce); da essa il moto di rotazione si trasmette di sfera in sfera, diminuendo però progressivamente di velocità. 4. Nel mondo sublunare invece i moti sono imperfetti, hanno un’inizio e una fine, e si distinguono in naturali e violenti. 5. Moti naturali: sono quelli dovuti alla natura del corpo, che tende a raggiungere la propria sfera cadendo (corpi pesanti: terra, acqua) o salendo (corpi leggeri: aria, fuoco). La velocità è direttamente proporzionale alla quantità di materia del corpo (secondo il principio: l’effetto è proporzionale alla causa) e inversamente proporzionale alla densità del mezzo (nel vuoto sarebbe infinita → impossibilità del moto nel vuoto); inoltre essa cresce man mano che si avvicina al luogo naturale. NB: si nota il sapore finalistico di questa spiegazione. 6. Moti violenti: sono quelli causati da una vis (forza), alla quale è direttamente proporzionale la velocità. 7. Il moto dei proiettili (corpi lanciati) pone il problema della permanenza del moto: se l’effetto è proporzionale alla causa, come può il moto continuare per un certo tempo dopo che la forza che lo produce è già cessata? Aristotele ritiene che l’aria agisca come motore congiunto: sospinta dal corpo che la attraversa essa a sua volta lo sospinge da dietro (→ impossibilità del moto nel vuoto).