il fascismo e la storia - Emeroteca Digitale Salentina

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FEDE
IL FASCISMO E LA STORIA
Guardato nella sua struttura apparente, il Fascismo è l'espressione dinamica di un vasto concordato dí forze conservatrici, per garenzia della
corona e degli ordini costituiti. Considerato nella
sua c-onsistenza spirituale, è il risveglio della coscienza storica; l'anelito di ùn popolo verso la
conquista dei suoi novi destini.
Sotto la pressione della guerra, l'Italia era rimasta esausta ed incerta del proprio avvenire, e
cercava una via, che la rimettesse sul cammino
della normalità e della rinascenza. Nonostante la
nobile vittoria, che aveva domandato tanto sacrificio di vite e di risorse, tutti erano inquieti e
sgomenti, anche perchè quasi nessuno degli uomini politici mostrava le energie e le attitudini
necessarie a formulare e risolvere i rudi problemi,
imposti dall'inatteso dopo-guerra. Giolitti era un
compromesso e un ritardatario, sopravvissuto al
naufragio della concezione neutralista; Orlando
appariva un sentimentale ed un dottrinario, incapace di attuare, all'interno e all'estero, i metodi e i mezzi indispensabili a valorizzare la
vittoria: Nitti sembrava un rinunciatario ed tin
unilaterale, disposto a qualsiasi transazione, pur
di superare la crisi economica del paese e finanziaria dello Stato; d'altra parte, Salandra provocava
i sospetti delle democrazie e del partito popolare,
ancora padroni della compagine parlamentare,
perchè carezzava un ritorno quasi meccanico alla
dottrina classica del liberalismo cavourriano, senza
presentire, oltre Vittorio Veneto, la gran voce
della storia, e Turati tentennava tra la concezione legalitaria e quella sovversiva.
Inutile l'analisi sui primi anni del dopo-guerra.
Un impreciso, un immanente disagio teneva le
anime e le volontà, e il morbo della dissoluzione
minacciava di corrodere il paese e il regime: il
paese, che si mostrava impreparato al suo posto
ne: concerto dei popoli; il regime, che pareva impotente a indirizzare e. guidare le turbinose correnti delle idee. Ed a rendere ancora più acuto
questo spasimo, concorrevano le condizioni degli
stati vinti e vincitori, i quali si abbandonavano
ad intemperanze quasi iperboliche, o gittandosi
nell'incendio del bolscevismo, o ripiegandosi sul
terreno di una reazione, che pareva superato da
secoli.
L'Italia, quindi, barcollava sul limite di due concezioni violente e contraddittorie — la dittatura
militare e il comunismo — , nè trovava duci di
anime capaci di trarla a salvamento, col definire
i confini del diritto e del dovere civile.
In quel periodo di passione profonda e tormen-
tosa — maggiormente intesa nei centri di operosità politica ed economica — sull'orizzonte della
vita nazionale, si delinearono i profili del Fascismo,
e apparve la figura dell'uomo nuovo. A sorreggere 1' inusitata ed inattesa corrente di fede, di
propositi e di volontà, si determinarono due forze
valide e tenaci: l'esercito e la borghesia. L'una
— che tendeva a valorizzare i successi della guerra,
anche dal lato morale — si trasse dietro le schiere
dei reduci e l'anima delle crescenti generazioni,
ignare delle schermaglie politiche e solo alimentate
dall'ardenza dell'amore alla madre grande ed augusta. L'altra — che mirava a conservare le
conquiste ideologiche e positive della rivoluzione
unitaria — chiamò a raccolta pugnace quanti vedevano nell' avvento del sovversivismo livellatore la rovina dello Stato. Così Fascismo
— che è forse meno di una vera e propria rivouzione, ma è certo più di un semplice partito —
con un movimento rapido ed avvolgente, che ebbe
le forme del prodigio, conquistò man mano le
posizioni strategiche degli avversari, e divenne,
fra il 1919 e il 1921, l'arbitro della situazione.
Oramai, la via del potere era aperta; e la marcia
su Roma non fu che la -sanzione regale al nuovo
organismo di forze, preordinato con lunga e paziente cura, fin dal tempo in cui i ministeri di
coalizione, sorti sulle basi del compromesso parlamentare e dell'equilibrio fittizio, si erano mostrati impotenti ad assicurare, insieme alla pacificazione degli animi, il sentimento della dignità
nazionale.
Così, e per questo, Benito Mussolini potè pren•
dere in pugno le guide della nazione e dello stato,
e scegliersi per compagni e garanti della nuova
fede monarci.ica, i due maggiori esponenti dell'ordine: Tahon de Revel ed Armando Diaz. Fibra
dittatoria, quanto altre mai, egli enunciò, fin dal
Primo giorno di governo, la sua inflessibile vo•
lontà dominatrice. Per consolidare la conquistata
posizione, infranse o trasformò tutte le leggi, che
gli parvero contrarie al suo disegno di accentramento dei poteri. Per impedire che gli antichi
partiti si riavessero dello stordimento e tentassero
la rivincita, fece del Fascismo un organo sostanziale del governo e lo spinse alla occupazione di
tutti gli enti morali ed amministrativi Per rec•
dere i nervi a tutte le gradazioni del sovversivismo, promosse la costituzione dei sindacati,
sostituendo al concetto della lotta di classe quello
della cooperazione, sul terreno della equità. Si
può essere contrari al contenuto etico &l suo
programma, ma noh si può d . s:onoscere che egli
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RIVISTA D' ARTE E DI CULTURA
è una portentosa affermazione della stirpe e che,
In poco più di un anno, è riuscito a consolidare
la monarchia, a creare una coscienza italiana, ad
indurre le altre nazioni al rispetto.
Dei mezzi e dei metodi, da lui adoperati per
conseguire il fine, non è il caso di parlarne. La
storia non si smentisce mai. Senza il sacrilego
passaggio del Rubicone, Cesare non avrebbe fondato l'impero; senza il .18 Brumaio, Napoleone non
avrebbe assunto il Consolato, che doveva poi
salvare la Francia dall'anarchia. E Mussolini,
oramai, è un nome della storia.
Carlo Delcroix — che ha purificata la sua anima
nel martirio della carne, e ha dato ali al suo pensiero per l'orizzonte sconfinato della fede nella
fortuna della patria — così si esprime, indirizzandosi al duce del fascismo :
« Voi siete Iniziato al mistero e posseduto dall'Idea di Roma, e nei vostri occhi fondi è la luce
delle albe prossime, è l'ardore delle vittorie non
nate. Mentre voi aggredite nuovi fati, noi prepa•
reremo il popolo alle nuove fortune, impartendo le
intuizioni del nostro amore e le rivelazioni del
nostro dolore, che in questi comandamenti chiudono tutte le nostre esperienze di vita e dì morte.
« Onora Dio in te stesso e ama l'umanità nella
Patria. Non sacrificare i prossimi ai remoti, perché
il sangue è una verità più calda del sudore e più
stretta del pianto. Non immolare l'uno alla moltitudine, perché il pensiero è la prima verità e la
massima forza. L'umanità è nell'uomo, non l'uomo
nell'umanità. Non nominare il nome della Patria
invano, polche essa è un'idea che vuole essere
servita in umiltà e amata in silenzio.
« Se ami la Patria, che è l'idea, rispetta il po•
polo che è la sua incarnazione, pensando che questi
non cade se non per risorgere e ogni sua rovina
è un trionfo, ogni sua morte una resurrezione.
Non imprecare alle percosse della sorte, perchè la
folgore si abbatte sulle cime r il qta',.. è piuttosto
provvidenza che sventura, è privileg . o piuttosto
che maledizione.
« Non servire con speranza di mercede, affinché
ogni tua offerta non diventi baratto e ogni tua
dono non si muti in usura. Non invitare il prossimo a donare, se prima non avrai tu stesso donato, poiché alla scuola del sacrifizio l'unica ragione è l'esempio.
« La Patria è In tutti noi, ma nessuno di noi è
la Patria, e chiunque sostituisce e sovrappone sè
stesso alla idea, si macchia di sacrilegio e si copre di infamia. Il dovere sia la tua legge e la
fede la tua forza e la coscienza ii tuo premio; il
tuo cammino sia nella vita e la tua meta oltre.
« Sono queste le tavole della legge che i profeti
della sventura ricevettero sul sacro monte in un
muto colloquio con la morte. Noi le bandimmo al
popolo della città santa in nome della guerra, e
le consegnammo al mondo dalla città eterna, in
nome della vittoria ».
Resterebbe ora vedere se il Fascismo, come
potere e come concordato di forze nazionali, ha
conseguito la sua piena finalità, in rapporto del
mezzogiorno in genere e della Puglia in ispecie;
ma di ciò ci occuperemo nel prossimo fascicolo.
ARGUS
Perché la nostra Fede divenga una larga ed
utile palestra di discussione, prendiamo ad
esempio la rivista Echi e Commenti del senatore Achille Una, e lasciamo libero il campo
al contradittorio , specialmente per ciò che si
rapporta alle questioni di politica, di economia, di agricoltura, di finanza e di diritto.
Noi rifuggiamo da ogni forma di dogmatismo,
e crediamo che il possesso della verità si consegua solo per la via della comparazione e della
critica. Però ci riserbiamo il diritto di qualche
nota, nel caso che gli articoli ospitati contraddicano decisamente col nostro pensiero.
COTOGNATA CESANO
LA GRAN MARCA MONDIALE ESCLUSIVA DELLA DITTA
F. di Ra,ftaele Cesano -
TORTORICI „
Piazza S. Ororizo
IL RE DEI M
ARSALA