Articolo completo - centro medico dentistico fabio colombelli

L'uso dell'antibiotico e dei probiotici in odontoiatria
dott. Umberto Ghiddi (Peschiera Borromeo - [email protected])
dott. Fabio Colombelli (Casirate d'Adda - [email protected])
Una nota su cui già altre volte è stato posto l'accento è lo stretto rapporto che esiste tra la
cavità orale ed il resto del tratto digerente. Dallo sviluppo dello stomodeo (il primitivo
tratto digerente dell’embrione durante la gestazione) si accrescono infatti tutti i vari tratti di
tale apparato, cavità orale compresa. Non può stupire quindi la stretta correlazione che c’è
tra le alterazioni di salute delle gengive e la disbiosi (ovvero l'alterazione della flora
intestinale), anche tenendo conto che gran parte del nostro sistema immunitario si trova nei
tessuti intestinali.
Quando si deve ricorrere ad una terapia antibiotica una delle possibili conseguenze è
proprio lo sviluppo di disturbi disbiotici.
Una terapia antibiotica, infatti, se da un lato è fondamentale per risolvere un problema
infettivo, al contempo modifica la flora batterica esplicando la sua azione sia nei confronti
dei batteri "cattivi" responsabili di una infezione, sia dei microrganismi "buoni", che
regolano e mantengono l'equilibrio della microflora intestinale.
La flora batterica quindi, può alterarsi e causare la già citata disbiosi, uno stato che provoca
effetti indesiderati correlati con maggiori difficoltà digestive, fino ad arrivare a veri e
propri sintomi quali diarrea, dolori epigastrici, nausea, vomito.
Ma allora è meglio evitare di assumere antibiotici?
Certamente no, perché si tratta di un farmaco fondamentale nella cura di problematiche
settiche; va semplicemente usato nel modo più corretto.
Innanzitutto l'antibiotico non è mai una terapia di automedicazione e deve sempre essere
prescritto dal medico per un problema di salute ben identificato che abbia una patogenesi
(cioè il proprio inizio) in relazione ad una infezione batterica. Infatti l'antibiotico non ha
alcuna utilità nel controllo di una infezione che derivi dal contatto con agenti virali.
E' quindi fondamentale una diagnosi corretta del problema prima di intervenire con il
farmaco.
Capita a volte che pazienti che in passato siano ricorsi a terapia antibiotica per patologie a
livello del cavo orale, si "autoprescrivano" il farmaco quando un problema di dolore si
ripresenta, ma non sempre l'antibiotico è il giusto rimedio, perché dolori e lesioni a carico
dei tessuti orali e dentali possono svilupparsi da cause diverse ad una infezione batterica
primaria.
Poi è importantissimo seguire la posologia indicata e completare il ciclo di assunzione fino
a quanto indicato, senza interromperlo precocemente solo perché i sintomi sono migliorati,
per evitare la selezione di batteri antibiotico-resistenti.
Si deve ricorrere spesso ad antibiotici per patologie della bocca?
E' frequente che a livello del cavo orale si sviluppino ascessi di derivazione batterica e che
sia quindi richiesto l'utilizzo di un antibiotico per risolvere l'infezione ed evitare che i
tessuti orali vengano ulteriormente compromessi, ma è sempre bene che sia lo specialista a
diagnosticare la necessità di una terapia farmacologica di tale tipo.
In caso di ascessi dentali di origine batterica l'utilizzo dell'antibiotico serve per eliminare il
problema sintomatico locale nonché per evitare che l'infezione si propaghi e si estenda
anche ad altre parti del corpo, sia attraverso i tessuti, sia attraverso il sistema vascolare.
Questa ipotesi di diffusione può mettere a rischio anche altri distretti ed altri organi,
soprattutto se esistono problemi di salute generale che riducono le capacità di difesa
immunitaria del paziente.
Esiste poi in alcuni casi la necessità di dover eseguire una terapia antibiotica di copertura
preventiva dal rischio di sviluppo di infezioni, principalmente in caso di problemi cardiaci
o di immunodeficienze, nonché come copertura preventiva e postuma in caso di interventi
chirurgici più invasivi o di interventi di chirurgia implantare.
Ma come ridurre gli effetti di disbiosi spesso conseguenti ad una terapia antibiotica?
Considerato che l'antibiotico è un farmaco indispensabile in determinate condizioni e non
se ne può evitare l'assunzione, l'ideale è associare sempre ad una terapia antibiotica una
terapia con fermenti lattici arricchiti con probiotici, che svolgono principalmente due
importanti funzioni di supporto.
La prima è quella di ricolonizzare con i batteri buoni i tratti intestinali in cui la flora
batterica viene eliminata.
La seconda funzione di supporto è quella di coadiuvare l'eliminazione delle molecole di
farmaco non utili all'organismo. Volendo fare una metafora si potrebbe dire che usare
l'antibiotico per debellare una infezione ė come se per spegnere un fuocherello nel bosco si
aprisse a monte l'invaso di una diga, scaricando tutta l'acqua e allagando la valle; risulta
fondamentale eliminare "l'acqua in eccesso" dopo che il fuocherello è spento!
A tale proposito è indicato anche il supporto con rimedi farmacologici drenanti che
facilitano l'eliminazione delle scorie derivanti dai farmaci, dei quali parleremo in un
prossimo articolo.
La terapia con probiotici andrebbe iniziata 2-3 giorni prima dell'inizio della terapia
antibiotica e proseguita per almeno 5-6gg dopo la fine della terapia stessa.