Beethoven tra Classicismo e Romanticismo

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Beethoven tra Classicismo e Romaticismo
Il Classicismo è lo stile musicale associato al XVIII secolo, ed è definibile come un periodo di ricerca di
equilibrio nelle forme e di pacatezza nell’espressione, a differenza del successivo periodo del
romanticismo, in cui fu forte lo slancio emotivo.
I compositori classici cercarono di basarsi su forme fortemente razionalizzate, mentre i romantici
cercarono l’espressione libera da ogni condizionamento.
Haydn, Mozart e Beethoven sono gli attori principali di questo periodo per quanto l’ultimo si possa
considerare anche facente parte del periodo romantico, anzi, si può senza dubbio affermare che l’uomo
che incarna maggiormente il movimento romantico è Ludwig Van Beethoven.
Nel periodo romantico gli autori iniziavano ad affrancarsi dalla corte, proprio in virtù di quel desiderio
di libertà espressiva che li portava a mal sopportare le imposizioni dei potenti e perciò allontanarsi dalla
loro protezione, e Beethoven incarna integralmente questo spirito.
Beethoven non ebbe mai quel rapporto di dipendenza che invece si ritrova in Haydn e, in parte, in
Mozart: durante un concerto, al pubblico che insisteva nel cicaleccio gridò: “Io non suono per i porci!”,
mentre al principe Lichnowsky scrisse: “(…) voi siete quello che siete per accidente di nascita; mentre
io sono quello che sono per opera mia. Principi ce ne sono tanti, ma c’è un Beethoven solo!”.
Musicalmente, Beethoven fu classico ed anche romantico, appartenendo ad entrambi i secoli; la sua
grandezza sta anche nell’aver accolto e non rigettato gli elementi del classicismo, facendone una nuova
sintesi alla luce dell’ideale romantico.
La melodia diviene più vaga, l’armonia meno definita, ma il tutto viene comunque calato nella forma
per essere controllato: i quaderni di appunti tenuti da Beethoven stesso testimoniano il desiderio di
formalizzare e codificare il materiale prodotto, tipico del classicismo.
L'età classica : Haydn, Mozart, Beethoven
Il pianoforte
Il pianoforte, strumento a corde percosse da martelli azionati da una tastiera e provvisto di una corposa
cassa i risonanza, fu uno strumento rivoluzionario nella storia della musica in quanto fu la prima tastiera
che permise di controllare l'intensità dei suoni emessi. Né il clavicembalo, né l'organo potevano infatti
emettere suoni differenti, non soltanto come intensità ma anche come timbro, modificando il metodo di
attacco del tasto.
Il padre di questo strumento venne idealmente riconosciuto nel fiorentino Bartolomeo Cristofori, del
quale ci sono rimasti due modelli risalenti rispettivamente al 1709 e al 1726. L'evoluzione del
pianoforte vide altre tappe fondamentali segnate da vari costruttori negli anni seguenti, come
l'invenzione del doppio scappamento ad opera del francese Erard nel 1823 e in generale il
perfezionamento della tecnica realizzativa, la progressiva estensione delle ottave fino a quella attuale.
Il pianoforte fu inoltre dotato del pedale di sordino e soprattutto di quello di risonanza, che consentiva
infiniti effetti timbrici ed espressivi, come mirabilmente dimostrato dalla letteratura romantica.
Se il periodo barocco e del primo Settecento può essere considerato il trionfo del violino, è certamente
indiscutibile la primaria importanza del pianoforte nel periodo del tardo-classicismo e soprattutto del
romanticismo, del quale periodo si ergeva ad assoluto sovrano.
Il compositore-padre del pianoforte venne riconosciuto in Muzio Clementi (1752-1832), che fu tra i
primi codificatori della forma-sonata pianistica, che aprì la strada ai vari Mozart, Haydn e Beethoven.
Le forme: la sonata, il concerto, la sinfonia
Tre erano le forme che dominavano il periodo classico per quanto concerne la musica strumentale: la
sonata, il concerto e la sinfonia.
La sonata, ormai molto evoluta rispetto alle esperienze di Domenico Scarlatti, godeva ora di una
consolidata struttura di tre movimenti: un primo movimento con andamento di allegro e struttura in
forma sonata, un secondo movimento lento, tipicamente adagio o andante, ed un finale brillante in
forma di allegro o di presto, secondo un modello quindi che ricalcava il tipico concerto strumentale
settecentesco della scuola veneziana.
L'allegro iniziale era, come detto, organizzato secondo lo schema della forma-sonata, che prevedeva una
sezione iniziale chiamata esposizione dove venivano proposti i due temi (sempre presenti) di carattere
contrastante: il primo era solitamente di carattere maschile, deciso, nella tonalità d'impianto della
sonata, il secondo era di carattere più intimistico, femminile, e poteva svilupparsi nella dominante
oppure nella tonalità minore relativa. All'esposizione seguiva lo sviluppo, nel quale i due temi si
confrontano e si evolvevano, ed una cosiddetta "ripresa", nella quale si ritornava alla tonalità iniziale e
veniva riproposto il tema iniziale; andando a suggellare uno schema che riassuntivamente può essere
considerato bi-tematico e tripartito. Con Beethoven si arrivò allo stravolgimento di questo schema,
passando dapprima allo schema dei quattro movimenti, con l'introduzione di uno scherzo con trio in
terza posizione, prima dell'allegro conclusivo; e poi addirittura allo scardinamento della forma-sonata
nelle ultime produzioni.
Il secondo movimento, di carattere lento, era spesso un adagio cantabile o un andante, mentre il terzo
veniva sviluppato come un allegro o come un presto, spesso nelle forme del rondò o del tema con
variazioni.
Il genere del concerto si sviluppò come evoluzione dell'omonima forma ma cristallizzava l'organico
strumentale ad un solista, tipicamente violino, pianoforte o un fiato, e l'orchestra, nella divisa in archi
(primi violini, secondi violini, viole e l'accoppiata violoncelli-contrabbassi che fino a Beethoven
avevano una linea melodica identica), fiati (disposti a coppie, due fagotti, due oboi, due flauti, due
corni, ...), percussioni.
La struttura era sempre in tre movimenti articolati come nella sonata strumentale: allegro in formasonata, movimento lento in forma di romanza, rondò finale.
Si mantenne durante il periodo classico l'abitudine del solista-direttore, mentre la figura del direttore
d'orchestra nacque solo successivamente.
Il genere della sinfonia assorbiva invece il concerto grosso del periodo barocco, e si sviluppava
inizialmente su uno schema a tre movimenti come nella sonata per poi passare a quattro, con
l'introduzione di un minuetto con relativo trio dopo il movimento lento. Il terzo movimento venne poi
sostituito da uno scherzo con Beethoven che, come descritto di seguito, operò altri stravolgimenti a
questa forma classica sia dal punto di vista architettonico che nell'organico orchestrale.
Haydn
Franz Joseph Haydn nacque a Rohrau, presso Vienna, nel 1732 da umile famiglia. Si trasferì nella
grande Vienna imperiale ben presto in cerca di fortuna, dove conobbe Metastasio, e studiò
composizione e contrappunto con l'italiano Porpora.
La svolta artistica avvenne nel 1761 quando ottenne l'incarico di maestro di cappella alla corte dei
potenti principi Esterhazy, che ne diventerano potenti protettori, presso la cui corte vi era una magnifica
orchestra: sarà per lui l'occasione di affinare la sua tecnica compositiva.
A partire dal 1790 Haydn effettuò alcuni viaggi a Londra, in un clima più libero dalle costrizioni della
corte, poi soggiornò brevemente a Parigi ed infine si ristabilì a Vienna, dove morì nel 1809.
Il catalogo delle opere di Haydn è piuttosto vasto e comprende 108 sinfonie (4 spurie), molte delle quali
sono dedicati ai suoi protettori, caratterizzate all'inizio dallo stile del concerto italiano allegro-adagioallegro di Vivaldi ma con influssi stilistici di Carl Philipp Emanuel Bach: Haydn e' stato a pieno merito
considerato il padre del genere della sinfonia, oltre che del quartetto d'archi e forse della sonata classica.
A partire dalla sinfonia n.31 si ebbe il passaggo (che effettueranno anche Mozart e Beethoven) ad
un'architettura a quattro movimenti. Tra le più famose ricordiamo quella intitolata "Degli adii" che
sfoggiava un'insolita tonalità (per l'epoca) di fa# minore, il gruppo delle 6 "Parigine" con nomi di
animali, e il gruppo delle 12 "Londinesi" nn. 93-104 tra le quali spiccano "L'orologio", la "Solomon" e
la "Militare".
Importante la produzione per tastiera, con 52 sonate cembalistiche che mostravano un carattere
prettamente didattico e poco virtuosistico; importantissimi gli 83 quartetti, della cui forma viene
considerato il padre assieme a Boccherini, in quanto per primo avviò una scrittura che rendeva le
quattro voci indipendenti tra di loro con un gusto nobile e raffinato; ed infine mirabili sono i due oratori
"La Creazione" dal grande poema "Il paradiso perduto" di Milton, e "Le stagioni".
Mozart
Wolfgang Amadeus Mozart nacque a Salisburgo nel 1756 in una famiglia di musicisti nella quale il
padre, Leopold, era un discreto violinista ed occupava una importante posizione nella cappella di corte
del principe-arcivescovo cittadino.
Il padre si rese subito conto del grande talento del figlio e intraprese una importante opera di
promozione artistica del figlio che sfociò in svariati viaggi all'estero per cercare di farne conoscere le
immense potenzialità al grande pubblico. Gli anni dal 1762 al 1772 trascorsero così con un continuo
pellegrinaggio in tutt'Europa in cerca di fortuna in compagnia del padre, dando concerti, conoscendo
altri compositori ed esecutori e quindi facendo enormi esperienze artistiche. Fu tre volte in Italia per
tournée di concerti ed altre occasioni mentre al rientro in patria andò ad occupare la carica di
Konzertmeister nella cappella arcivescovile finché nel 1781 decise di compiere il grande salto,
rinunciando al "posto fisso" e tentando la fortuna nella Vienna imperiale a quel tempo dominata da
Haydn.
Dopo alcuni anni di grande successo, soprattutto come solista dove si esibiva nei suoi concerti, diede
lezioni private e pubblicò molte sue opere, visse un lento declino umano e professionale proprio nel
momento, ironia della sorte, nel quale iniziò a produrre i suoi veri capolavori. Logorato nel fisico e
nell'anima, morì giovane nel 1791 e fu seppellito in una fossa comune dimenticato da tutti.
Mozart fu attivo in molti generi tra loro differenti, dal melodramma (nello stile italiano e tedesco), alla
musica strumentale, a quella sacra, sempre con risultati eccellenti: la catalogazione delle sue opere è
stata curata da Köchel pertanto esse riportano la lettera K o Kv.
Nel genere del teatro, Mozart compose 24 opere assimilabili come serie su libretti italiani, tra cui
spiccavano "Idomeneo re di Creta", "La clemenza di Tito" e "Lucio Silla"; buffe su libretti italiani di cui
si ricordano "Le nozze di Figaro", "Don Giovanni", "Così fan tutte"; e Singspiele in lingua tedesca, tra
cui ricordiamo "Il ratto del serraglio" e "Il flauto magico".
La produzione strumentale si articolava in 41 sinfonie, che mostravano un'evoluzione stilistica da
"cortigiana" in tre movimenti molto delicata e gioiosa a "pre-romantica" in quattro movimenti con largo
uso di toni patetici e passionali. Tra le più importanti si ricordano la K.300a "Paris", la K.385 "Haffner",
la K.425 "Linz", la K.504 "Praga", la K.550 e l'ultima, la K.551 "Jupiter", che nell'ultimo movimento
unisce mirabilmente il genere della forma-sonata e della fuga dopo che Mozart era rimasto affascinato
dall'arte di J.S.Bach.
Importantissima fu anche la serie dei concerti per strumento solista ed orchestra, dai sette giovanili per
violino (lui stesso era violinista) a quelli per pianoforte (27), che costituivano alcuni tra i massimi
capolavori nel genere. Anche i concerti per piano videro un'evoluzione stilistica paragonabile a quella
delle sinfonie: da un'atmosfera delicata e gioiosa dei primi, si passa all'uso sempre più marcato delle
tonalità minori per un pathos ed una complessità sempre maggiori. Tra i maggiori ricordiamo il K.271
"Jeunehomme", il K.466 in re minore, che mostra tratti "demoniaci", il K.467 in do maggiore, il K.488
con il suo andante molto triste in Fa# minore, K.491 che sembra quasi "beethoveniano", e il conclusivo
K.595 in si bemolle maggiore.
Si annoverano anche quattro concerti per corno e orchestra, uno per clarinetto, uno per fagotto, uno per
oboe, due per flauto.
Tutti i concerti mostravano un allegro d'apertura in forma-sonata, un andante patetico cantabile in forma
di romanza ed un brioso finale nello stile delle variazioni o del rondò.
Nel genere strumentale, mirabili furono anche le serenate (celeberrima la K.525 "Piccola serenata
nottura"), articolate sempre secondo lo schema della sinfonia; i divertimenti, che nascevano come
varianti più leggere, scherzose e briose; e soprattutto i quartetti e i quintetti da camera, che mostravano
un'orchestrazione raffinatissima degna del miglior Haydn.
Mozart si cimentò anche nel genere del pianoforte, componendo 17 sonate, e vari rondò, fantasie e altre
forme a quattro mani.
Nella musica sacra infine egli produsse 17 Messe, tra cui il capolavoro assoluto "Requiem" K.626
rimasto incompiuto e terminato da una stregua di suoi strettissimi collaboratori.
I tratti distintivi della scrittura di Mozart, che ne attestano pienamente la grande genialità, risiedono in
una estrema chiarezza espositiva, un assoluto equilibrio formale tra i vari elementi strumentale,
armonico, ritmico, melodico; il tutto unito in una semplicità ed in una varietà espressiva che
conquistano chiunque.
Beethoven
Ludwig van Beethoven nacque a Bonn nel 1770 da una famiglia di origine fiamminga (origine tradita
dalla particella "Van", in luogo del "Von" tedesco).
I primi studi con Neefe, un musicista con solide basi nella composizione, assieme alla conoscenza del
compositore Maximilian Franz e del potente conte Waldstein, gli aprirono le strade per un importante
viaggio di istruzione a Vienna, nel 1787. Tale soggiorno, interrotto dal ritorno a casa per la morte della
madre, si trasformò poi in preambolo al trasferimento definitivo nella città danubiana, allorché la
cappella del principe Franz venne soppressa a seguito dell'occupazione della regione dalle truppe
francesi.
A Vienna egli volle subito di arricchire la sua formazione sia sotto Haydn che soprattutto con Schenk,
Albrechtsberger (per il contrappunto), e Salieri (per la musica vocale); e nel contempo iniziò a farsi
apprezzare da vari mecenati, come il principe Lichnowski, il conte Rasumowski, l'arciduca Rodolfo:
non fu un caso che varie opere di Beethoven siano dedicate, tra gli altri, a questi personaggi.
Nella fase centrale della sua carriera fu colpito da una crescente sordità che lo minò profondamente,
come testimoniato dal "testamento di Heiligenstadt" del 1802, gettandolo in uno sconforto che egli,
grazie alla musica, seppe vincere negli ultimi anni.
La sordità pose frattanto fine alla sua carriera di brillante concertista di pianoforte e lo rese di
comportamento più burbero ed irascibile, come testimoniato dai numerosi "quaderni di conversazione"
che egli usava per comunicare con i suoi interlocutori.
A partire dal 1815 iniziò il periodo più difficile della vita di Beethoven, in quanto i suoi malanni fisici,
la scomparsa di molti suoi amici e protettori e l'impegnativa gestione del nipote Karl, gli procurarono
anche grane giudiziarie; morì in solitudine nel 1827 a Vienna, colpito da cirrosi epatica.
La figura del Beethoven compositore mostrava alcune interessanti differenze rispetto ai grandi maestri
classici, Mozart ed Haydn, soprattutto perché la sua produzione avvenne perseguendo scopi non di un
intrattenimento salottiero o cortigiano, bensì di divulgazione del grande messaggio dell'illuminismo
tedesco del quale egli era portatore.
Il messaggio della musica di Beethoven era dunque positivo a dispetto delle sue disgrazie fisiche e
sociali, perché gli ideali altissimi che egli promuoveva non potevano venire intaccati, secondo il suo
pensiero, dalle vicessitudini terrene.
La sua produzione per organico orchestrale era incentrata attorno a nove sinfonie, che mostravano
un'evoluzione notevole della forma, dallo stile "haydeniano" ad uno più personale che si denotava nella
terza, denominata "Eroica" e dedicata originariamente a Napoleone, fino alle evoluzioni della nona
sinfonia, che introduceva grandissime novità come l'avvento della voce umana, e la conclusione in un
corale, che fu un tripudio di gioia per gli altissimi ideali di fratellanza tra gli uomini.
Nell'organico orchestrale Beethoven operò il raddoppio delle coppie di fiati, corni, ed introduce
l'ottavino ed il contro-fagotto.
Importantissima la produzione per pianoforte, che ruotava attorno alle mirabili 32 sonate più altri
numerosi pezzi.
Nelle sonate si ebbe una evoluzione poderosa della forma-sonata, che dalle esperienze tipicamente
haydeniane delle prime opere (le prime tre sonate op.3 vennero dedicate ad Haydn), mostrarono una
veloce maturazione nella op.13 "Patetica", e condussero nel secondo periodo evolutivo in cui si trovano
le due sonate "Quasi una fantasia" op.27, l'op.28 "Pastorale" e le tre op.31 (tra cui la n.2 "Tempesta" e
la n.3 "Caccia").
Nel periodo centrale, si ebbe ad esempio la sostituzione del terzo movimento, tradizionalmente un
"minuetto", con il più moderno "scherzo", e iniziarono ad intravedersi altre novità formali, come la
riduzione a due movimenti avvenuta nella sonata op.54. Dello stesso periodo fanno parte anche l'op.53,
dedicata al conte di Waldstein, e l'op.57, ribattezzata "Appassionata", il cui secondo movimento
originario andò a costituire il pezzo "Andante Favori", pubblicato a parte (Nell'opera era stato inserito
un adagio più breve e meno complesso).
Negli ultimi anni, ulteriori furono le novità formali apportate alla sonata, come testimoniano anche gli
andamenti dei vari movimenti, che assunsero i nomi come "arioso"; nelle opp.106 e 110 era presente
una poderosa "fuga" mentre l'ultima sonata, che costituiva una vetta nel panorama della sonata per
pianoforte, era articolata in due movimenti e terminava con un'"arietta" che scardinava forse
inevitabilmente il rapporto con la forma tradizionale.
Importantissimi nella produzione beethoveniana furono i trii ed i quartetti da camera, che subirono
un'evoluzione similare a quella della sonata pianistica e della sinfonia: gli ultimi mostravano tecniche
estremamente evolute, come mirabilmente testimoniato dalla "Grande Fuga" op.133.
Tra le ultime opere si distinsero inoltre la "Missa Solemnis" op.123 per soli, coro ed orchestra, che
richiese oltre dieci anni di lavoro.
Completano la produzione strumentale le sonate per violino e pianoforte, tra le quali citiamo l'op.24
"Primavera" e l'op.47 dedicata al violinista Kreutzer; le sonate per violoncello e pianoforte; i mirabili
cinque concerti per pianoforte ed orchestra, che si allontanarono progressivamente dallo stile
mozartiano per approdare ad un pianismo virtuosistico e ad un'orchestrazione di stampo già romantico,
tra i quali ricordiamo il quinto op.73, denominato "Imperatore"; e il concerto op.61 per violino ed
orchestra.
Importante il contributo beethoveniano al genere della musica vocale, che annoverò, oltre alla discussa
ed unica opera "Fidelio", molti lieder e trascrizioni di canzoni popolari, inferiori stilisticamente a quelli
schubertiani, ma pur sempre di ottima fattura.
Beethoven è ritenuto forse il più grande compositore nella storia della musica, come forse testimoniato
dalla massiccia presenza di una folla di oltre ventimila persone che partecipò al suo funerale.
Autori del Romanticismo
Tra gli autori fondamentali del romanticismo possiamo annoverare Carl Maria von Weber, che
espresse in musica lo spirito nazionale tedesco allora rinnovato: fu il primo ad usare il termine “opera
romantica”, applicandolo alla sua Silvana, accolta come evento patriottico assieme a Der Freischutz (Il
franco cacciatore).
Contemporaneo di Beethoven fu invece Schubert, che si basò sulla forma classica in maniera diversa
dal primo: in Schubert la melodia ha maggiore importanza che in Beethoven, ciò che lo fece
eccellere nella musica da camera, nel pianoforte e nei Lieder, pur se peraltro scrisse delle opere.
Non bisogna comunque dimenticare l’apporto dei musicisti italiani, tra cui artisti del calibro di
Giuseppe Verdi: con le sue innumerevoli opere occupò la scena mondiale nel campo insieme a
Wagner, adottando uno stile diverso da questo. Altri grandi del periodo furono invece Pietro
Mascagni, che si rifece alla scuola verista (che avrebbe avuto in Verga uno dei suoi massimi esponenti
nella letteratura), Ruggero Leoncavallo (del quale l’unica opera, I pagliacci, è tuttora eseguita con
successo) e Gioacchino Rossini, della prima metà del secolo: egli fu il massimo operista italiano di
questo periodo, pur avendo interrotto la sua produzione solo nel 1829 (con il Guglielmo Tell). Il suo
genio portò all’opera buffa quel capolavoro che è Il barbiere di Siviglia, che stroncò l’omonima
composizione del napoletano Paisiello.
Dopo Beethoven le forme classiche vennero messe sempre più in secondo piano, forse in primo luogo
nella musica per pianoforte, che dai tempi di Beethoven subiva costanti miglioramenti tecnici (tra cui la
costruzione del telaio in monoblocco, cosa che permise di aggiungergli molti altri tasti e corde).
Questo portò ad un graduale abbandono della sonata in favore del pezzo pianistico: tra i grandi nel
campo va sicuramente ricordato Fryderyk Chopin, esecutore eccellente e grande autore, le cui linee
melodiche, l’uso del rubato e del legato, influenzarono profondamente gli autori dei periodi successivi
fino al XX secolo.
La trasformazione culturale si vede anche nella fondazione di riviste dedicate ai vari argomenti: a
Robert Schumann si deve l’importante Neue Zeitschrift für Musik, sulle cui pagine venne divulgata
l’idea del romanticismo, e in cui Schumann riversò il suo disprezzo per la borghesia conservatrice,
scagliandosi contro coloro che rifiutano le idee nuove solo perché tali.
Anche Schumann, come Chopin, riversò il suo genio nelle composizioni pianistiche, abbandonando
spesso le forme del classicismo per usare il suo personale stile, cosa che dimostra quanto Schumann sia
lontano dal classicismo.
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