Istituto Superiore di Scienze Religiose “S. Apollinare” in Forlì collegato con la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna TEOLOGIA MORALE FONDAMENTALE Palazzi D. Marcello Dispensa 4 CONCLUSIONE DEL CORSO COS’È LA TEOLOGIA MORALE FONDAMENTALE? L’etica non consiste semplicemente nella descrizione dei comportamenti, bensì nello sforzo di analizzare l’indole, il carattere, il modo di essere e di agire dell’essere umano, per comprendere ciò che è buono e ciò che è cattivo, precisamente in quanto proprio dell’essere umano. Non si ferma, quindi, solo all’elemento esterno, ai comportamenti visibili, ma piuttosto si addentra nelle caratteristiche proprie della persona, nella sua morale interna. E non si ferma neanche ad una descrizione del suo agire e del suo modo di essere, bensì si propone per offrire una guida al comportamento umano. In tal senso, possiamo affermare che l’etica, contrariamente alla sociologia, non è una scienza “descrittiva”, ma normativa. L'etica è determinata da ciò che viene definito fenomeno morale: ogni popolo, cultura, ogni generazione, ogni singola persona possiede una propria etica con determinate caratteristiche e scelte di comportamento confrontabili con altre etiche, in altre parole essa rappresenta il costituirsi nel tempo e nello spazio nell'ambito di un contesto socio-cuturale, dei principi morali, i quali si trasformano così in convinzioni e regole di comportamento. Nella società contemporanea si parla di pluralismo etico, ovvero della compresenza in uno stesso contesto socio-culturale di diversi modelli di comportamento che fanno riferimento a diversi sistemi e principi morali. Oggi, tuttavia prevale l’uso di riservare il termine etica ad una riflessione che si basa prevalentemente su motivazioni razionali e il termine morale ad una riflessione che parte da premesse fondamentali di fede. Il termine “morale” viene ad essere l’equivalente latino “mos” dei vocaboli greci ricordati: indica ciò che riguarda i costumi, il comportamento, il modo di essere e lo spirito dell'uomo, rispetto a ciò che è considerato buono, retto e giusto. Così dunque, l’etica o morale si riferisce al modo di essere, di vivere e di agire degli individui e dei gruppi, che dà luogo ad una serie di abitudini e costumi; e si riferisce anche allo studio sistematico di tutto ciò. L’oggetto della nostra riflessione non sarà di tipo psicologico, sociale o filosofico, ma di carattere teologico. Tutti questi elementi possono venire come supporto per meglio comprendere il fenomeno della moralità. A noi interessa invece condurre uno studio a carattere teologico. Teologia significa, in senso stretto, sforzo di comprensione del mistero di Dio alla luce della sua rivelazione all’uomo. Ma significa anche l’analisi di qualsiasi realtà in relazione con Dio. Dio ha rivelato se stesso, e ha rivelato anche il suo piano di salvezza per l’uomo. Egli vuole che tutti gli uomini si salvino1. 1 1 1 Tm 2,4; GS 22 Dunque, questa salvezza non consiste nell’acquisizione di una serie di conoscenze, né si realizza unicamente nel passaggio alla vita eterna. La salvezza rivelata e offerta da Dio passa anche attraverso il vivere, l’agire di ciascun uomo. La teologia morale si occupa pertanto della vita della persona umana nella sua relazione con Dio, con gli altri e con se stessa, alla luce della rivelazione del piano divino di salvezza per l’uomo. Essa è il campo della teologia che studia e insegna come il cristiano e ogni “persona di buona volontà” deve comportarsi, di ciò che la persona umana deve fare e non fare. Tale riflessione sistematica sul comportamento cristiano attinge luce dal Vangelo e dall’esperienza umana2, in altre parole dall’esperienza tradizionale e dall'insegnamento della Chiesa; dal ragionamento filosofico e dell’apporto delle scienze umane, quali per esempio la pedagogia, la psicologia, la sociologia etc.. La teologia morale richiama ogni persona al progetto originario di Dio nella creazione3, e alla ri-creazione, avvenuta per opera di Gesù Cristo, dell’umanità decaduta a causa del peccato4. Altra caratteristica del discorso teologico è l’aspetto cristiano. Questo significa che noi sappiamo che la rivelazione e la salvezza offerte da Dio hanno un nome: Gesù Cristo. In Cristo, Verbo di Dio incarnato, il cristiano incontra la verità che illumina genuinamente il suo intelletto per discernere tra il bene ed il male; in Lui, Figlio di Dio fatto uomo, incontra la via per guidare la propria vita sul sentiero retto che conduce al Padre, e perciò stesso verso la realtà più autentica del suo proprio essere; in Lui, Redentore dell’uomo, partecipa della stessa vita divina, che vivifica tutto il suo vivere umano e raggiunge la sua pienezza nella vita eterna. La nostra teologia è inoltre cattolica, vale a dire, fatta e vissuta in comunione con la Chiesa Cattolica-Universale, in sintonia con la sua dottrina, tanto dogmatica quanto morale. Questa partecipazione nella comunione della Chiesa costituisce l’essenza stessa della teologia e la sua garanzia di autenticità. Oggetto del nostro studio è la teologia morale fondamentale, la quale costituisce il medesimo fondamento di tutta la nostra vita morale e la base sulla quale si potrà poi costruire l’edificio strutturato della riflessione morale speciale-particolare (nel campo della morale sessuale; dei problemi in relazione con il rispetto della vita: bioetica; dei problemi sociali, nella morale religiosa; etc.). La “teologia morale speciale”, consiste nell’analisi dei diversi e complessi problemi morali che compaiono qui e là nella vita della persona o della società. Morale fondamentale non solo in quanto bisogna studiare i fondamenti, i concetti e le realtà base della vita morale e della realtà morale del cristiano. È fondamentale anche nel senso che in essa bisogna “fondare” la stessa riflessione morale: le sue fonti, la sua validità e legittimità, il suo significato più profondo, ancorato a Dio. Morale fondamentale, non è semplicemente dare alcuni principi generali che poi potrebbero essere applicati esattamente nelle diverse circostanze. Emergeranno, certo, alcuni principi importanti; ma la cosa più importante sarà imparare a giudicare moralmente le azioni umane alla luce della ragione e della fede, per poter guidare la nostra vita personale e illuminare quella degli altri nel loro cammino. Ovvero, essenziale sarà formare (dare forma) e riformare le coscienze. 2 Cfr. GS 46 Cfr. Gen. 1, 26-27 4 Cfr. Rm. 6,4; 8,28-30; lCor. 15,49; 2Cor. 15,17; Ef. 4,24; Col. 3,10. 3 2 LA METODOLOGIA IN TEOLOGIA MORALE FONDAMENTALE In ogni scienza, la ricerca del metodo riveste un’importanza determinante. Anche la Teologia Morale, in quanto sapere sistematico, richiede una delucidazione sulla propria metodologia. Il punto di partenza del nostro metodo sarà quel che il Vaticano II stabilì in merito al rinnovamento dell’insegnamento della morale: “Si ponga speciale cura nel perfezionare la teologia morale, in modo che la sua esposizione scientifìca, più nutrita della dottrina della Sacra Scrittura, illustri la grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo”5. Il Concilio chiede, quindi, di impostare positivamente la Teologia Morale, che dovrà consistere, non nella esposizione di alcuni precetti e norme o nell’offrire uno strumento per discernere i diversi tipi e gradi di peccati... Ma si tratterà, piuttosto, di spiegare “la grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo”. Nel nostro approfondimento svilupperemo, pertanto, la visione della vita morale come risposta ad una vocazione. Vedremo come, effettivamente, la vita morale della persona umana (e non solo dei “fedeli”), consiste in fondo in una risposta alla chiamata che Dio fa ad essa attraverso la sua stessa realtà di creatura e attraverso il dono della redenzione, che si fa presente nella vita della Chiesa. La vocazione, secondo il testo del Vaticano II, è vocazione in Cristo. La persona di Cristo sarà centrale nella nostra riflessione morale. In Gesù Cristo vedremo la norma suprema della moralità, così come l’ispirazione di fondo è la principale motivazione per vivere in pienezza la propria dimensione morale, la cui meta ultima è precisamente, la vita eterna in Cristo. Questa vita morale, però, intesa come risposta alla vocazione divina in Cristo, implica l’obbligo di “apportare frutto nella carità per la vita del mondo”. Non è una morale individualista, nè intimista. La vita morale del cristiano deve incidere nella configurazione di un mondo sempre migliore, più umano, più in armonia con il piano di Dio. Il testo conciliare parla di “esposizione scientifica”, che deve essere“più nutrita dalla dottrina della Sacra Scrittura”. Non basterà, pertanto, fare una serie di considerazioni pietose, né analizzare “casi” di morale alla luce di alcuni principi assunti in precedenza. Non sarà sufficiente mischiare più o meno caoticamente una serie di intuizioni o di riflessioni morali, né ricucire, una dietro l’altra, le opinioni e i giudizi di alcuni autori... La scienza richiede una elaborazione sistematica, una fondazione idonea, un percorso ordinato, orientato in funzione di un nucleo unificatore. Nel nostro caso, questo nucleo sarà la realtà della vita morale come risposta ad una vocazione divina. Nella metodologia seguita, assieme alla Sacra Scrittura, sarà necessario considerare gli apporti della Tradizione della Chiesa, e tenere conto delle considerazioni del suo Magistero. La speculazione dovrà considerare questi elementi, ma dovrà servirsi della ragione, non solo come strumento di analisi e d’interpretazione di queste prime fonti, bensì anche come “fonte” di riflessione morale essa stessa. Infatti, alla scienza morale, che studia la realtà della persona umana, i suoi atti ed i suoi atteggiamenti, i suoi condizionamenti e la sua stessa realizzazione come persona, la ragione umana apporta una luce propria, soprattutto con il contributo della filosofia e con l’aiuto delle cosiddette scienze umane (psicologia, sociologia, pedagogia etc.). 5 Optatam Totius 16 3 UNA DESCRIZIONE SINTETICA DELLA TEOLOGIA MORALE Se volessimo, per concludere, tentare di tracciare una, seppur sommaria, figura dell’esperienza morale cristiana per coglierla alla sua fonte sorgiva, cioè nell'atto stesso redentivo di Cristo, unico mediatore tra Dio e l'uomo, la potremmo abbozzare in questa sequenza di passaggi: 1. Momento iniziale dell'esperienza morale, personale e storica, dell’uomo è da individuarsi là dove avviene, in lui, l’incontro tra la verità e la libertà, tra Dio che è Verità e l'uomo che si sperimenta libero e causa dei suoi atti. 2. Il “luogo” di questo originale incontro è la coscienza morale, nella quale l’uomo è chiamato a discernere il bene dal male. Con l’attività della sua intelligenza e il religioso ascolto della Parola di Dio, egli può arrivare a conoscere le profonde e autentiche verità del suo essere personale e ad esse aderire tramite gli atti della sua libertà. 3. Solo attraverso una coscienza morale vera e matura è garantita all’uomo la possibilità di raggiungere la pienezza del suo essere personale. Ciò avviene quando la libertà si apre alla verità e stabilisce un confronto serio e spassionato con essa. 4. Senza la passione per la verità, l’esperienza insegna che nei giudizi della coscienza si nasconde sempre la possibilità dell'errore, con la grave conseguenza che l’uomo, qualora aderisca consapevolmente a una coscienza non vera, pregiudica la realizzazione del suo essere personale. 5. Da qui il compito fondamentale di “formare” la propria coscienza vincendo l’indifferenza per la verità, rimuovendo l’illusione che essa non giochi un ruolo decisivo per la propria salvezza e nutrendo un profondo desiderio per la ricerca della verità, perché soltanto a chi ama e cerca, è dato in dono di trovarla e di conoscerla. 6. Alla radice della conoscenza di sé, l’uomo scopre che la legge morale non è altro che l'espressione normativa delle esigenze del suo essere personale come tale. La legge morale è allo stesso tempo legge di Dio, in quanto svela la sua volontà creatrice che ha pensato la persona umana come finalizzata alla comunione con Lui, e legge dell’uomo, perché soltanto aderendo a questa volontà egli può raggiungere la pienezza del suo essere che consiste in questa comunione. 7. All'uomo è affidato il compito di realizzare se stesso attraverso il suo agire morale6. Egli è responsabile di fronte a sé, oltre che a Dio e agli altri. Ogni atto umano, quindi, ha sempre una valenza etica: è buono quando la decisione è adeguata alla verità del proprio essere, è cattivo quando va contro questa verità. Oltre la valenza etica, l’atto umano ha pure una valenza religiosa (si decide ultimamente davanti a Dio) e una valenza sociale (la propria decisione ha un riverbero nella edificazione della società). 6 VS 71 4 8. Il male morale consiste, allora, in una frattura tra la persona e i suoi atti. Quando l’uomo, nel suo agire, non rispetta l’ordine conosciuto iscritto nella struttura del proprio essere, allora la sua libertà, pur mantenendo tutto il suo significato psicologico, si dimostra metafisicamente una forza distruttrice del proprio bene personale. Qui, per il credente, sta la più profonda alienazione dell’uomo. Lontano dalla sua dimora egli può vivere solo a prezzo della degradazione della sua dignità7. 9. L’avvenimento della Redenzione consiste in una ri-creazione. Cristo, con la sua Pasqua, apre all’uomo l’accesso alla pienezza della verità, tramite la sua Parola, e gli elargisce, tramite il dono dello Spirito, la forza per poter comprendere, accogliere e vivere la verità che fa liberi8. Reso così libero si scopre in grado di poter vivere la legge nuova proclamata da Cristo nel discorso della Montagna e capace di muovere i primi passi per quella via che porta ad essere perfetti come il Padre Celeste9. 10. La Chiesa è, nel mondo, “sacramento”, segno e strumento, tra l’uomo e Cristo, che è Via, Verità e Vita, e, in Cristo, con Dio. In essa la coscienza morale dell'uomo cresce e matura. Non è corretto, allora, vedere un conflitto tra la coscienza personale e il ministero veritativo della Chiesa in campo morale. Anzi, il servizio che è affidato al Magistero di Verità della Chiesa consiste proprio nell'aiutare e talvolta soccorrere la coscienza morale individuale ad incontrarsi con la verità, perchè possa essere raggiunta con certezza e in essa permanere. Se l’atto redentivo di Cristo è portare, tramite il ministero ecclesiale veritativo, l’uomo a incontrarsi con la verità che rende liberi, allora “la vera felicità della vita è il godimento della verità”10, cioè con la Verità che è una Persona, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, che in Cristo si è donato ad ogni uomo. Il contenuto e il fine della morale cristiana riposa in questa felicità. 7 Cfr. Lc. 15,11-15 Cfr. Gv. 8,32 9 Cfr. Mt. 5,1-48 10 S. AGOSTINO, Confessioni, 12, 23,33 8 5