Geologia: trovata la sorgente dei tremori continui Geologi e sismologi italiani, rispettivamente dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia e dell’Osservatorio vesuviano di Napoli, in collaborazione di ricercatori dell’Università di Washington hanno sviluppato una tecnica di analisi dei dati con la quale sono riusciti a localizzare la sorgente di tremori e di terremoti lenti in un arco di territorio di due chilometri. Una tecnica che potrebbe rivelarsi utile anche per prevedere grandi terremoti. Lo studio, pubblicato su Science del 30 gennaio 2009, è stato condotto analizzando i fenomeni avvenuti nell’ultimo decennio, con cadenza regolare di circa 15 giorni. A causarli è il lento scivolamento della placca di Juan de Fuca sotto la placca Nordamericana (movimento di subsidenza) e il punto di origine dei tremori è stato individuato a 40.233 metri, con un errore di appena due chilometri. L’ipocentro dei terremoti è stato trovato con grande precisione grazie a questa nuova tecnica messa a punto da Mario La Rocca – alla guida della ricerca -, basata sui tempi che tipi diversi di onde, generate dal tremore, impiegano a raggiungere dai sismografi disposti in serie. I dati rilevati tramite Gps (global positioning system) hanno rilevato uno scivolamento medio delle placche di 2,5 centimetri a ogni episodio. Mario La Rocca e colleghi nel luglio del 2004 hanno analizzato i dati forniti dalle stazioni di rilevamento del Pacific Northwest Seismograph Network e dalle stazioni da loro stessi posizionate per registrate tremori e terremoti lenti a carattere episodico che si verificano nella regione della Cascadia, una zona a nord della California che si estende fino alle coste del Canada sul Pacifico del Nord. “In questa area del mondo – spiega La Rocca – questo fenomeno si verifica periodicamente, ogni 14-15 mesi. Applicando una nuova tecnica di analisi dei dati siamo riusciti a localizzare la sorgente con una precisione maggiore di quanto era possibile fare in precedenza ed abbiamo scoperto che la sorgente di questo tremore non è profonda, ma si localizza in prossimità dell’interfaccia di subduzione, cioè vicino a quella linea che separa la zolla di subduzione pacifica che si muove sotto la zolla nord americana”. Il risultato principale del lavoro, spiega ancora il ricercatore, consiste nell’aver scoperto che il tremore risulta localizzato lungo questa interfaccia e che la “sorgente” individuata coincide con quella dei terremoti lenti che vengono registrati nello stesso luogo e contemporaneamente al tremore profondo. “Ma il nostro lavoro non è finito sottolinea La Rocca – abbiamo trovato la sorgente, ma non sappiamo ancora la causa di questo tremore profondo e prolungato e degli spostamenti lenti che rilasciano una grande quantità di energia sismica non in pochi secondi, ma diluita nel tempo”. Ci sono indizi, secondo La Rocca, che fanno pensare che sia il tremore, che gli spostamenti lenti siano due effetti dello stesso fenomeno e che, quindi, potrebbero avere la stessa causa ancora da individuare. “Pensiamo che possa esserci una relazione tra i terremoti lenti e i tremori e capire uno dei due fenomeni aiuterebbe a prevedere l’altro. E’ noto che nelle zone di subduzione di tutto il mondo, come la Cascadia, avvengono normalmente terremoti fortissimi e devastanti, come quello del 2004 di Sumatra o del Cile nel 1960 e nella Cascadia, proprio per le sue caratteristiche geologiche,si verificano ad intervalli di tempo molto lunghi grandi terremoti con probabili tsunami, come quello del gennaio del 1700. Di questi eventi non si sa il tempo di ritorno che potrebbe essere di 300 come di 1000 anni”. Copyright © - Riproduzione riservata