Gli equivoci nel sembiante
Musica di Alessandro Scarlatti
Libretto di Domenico Filippo Contini
Roma 1679
PERSONAGGI E INTERPRETI
Clori, ninfa, innamorata di Eurillo (Soprano) – GIUSEPPINA BRIDELLI
Lisetta, sua sorella minore (Soprano) – MANUELA RANNO
Eurillo, pastore, innamorato di Clori (Tenore) – MATTEO MEZZARO
Armindo, gemello di Eurillo (Tenore) – ALBERTO ALLEGREZZA
AUSER MUSICI
2 violini, viola, violoncello, contrabbasso, clavicembalo, tiorba
Direzione CARLO IPATA
Sinossi dell'opera
ATTO I
Eurillo ama la sua Clori, ma i tormenti
della gelosia popolano i suoi sogni. La
incontra una mattina, ma lei va di fretta,
e lui s’incupisce, sospetta. Ma Clori ha
occhi solo per Eurillo, e decide di
scrivergli una missiva per ribadire i suoi
affetti. Nel farlo si assopisce ed ecco
arrivare la sorella minore Lisetta, che
tanto brama conoscere le passioni
dell’amore e non capisce perché Eurillo,
se trova avvenente la sorella, non si
avveda anche di lei, che tanto arde. Ora coglie l’opportunità che le si presenta,
aggiunge un nome in testa alla lettera della sorella, due piccole paroline, e poi si
nasconde per verificarne gli effetti. Giunge Eurillo, legge la lettera e accusa Clori,
ignara del perché, di essere una falsa traditrice e la scaccia. Clori, affranta, non accetta
di essere consolata da Lisetta, e si dispera.
ATTO II
Clori placa le proprie pene cogliendo fiori quando incontra Armindo, un giovane
forestiero in tutto simile a Eurillo. Egli scorge Clori e ne è attratto, e lei, scambiandolo
per Eurillo, si sente di nuovo avvampare. Armindo la corteggia, lei si inviperisce, e
Armindo si rende conto che qualcosa non torna, ma astutamente approfitta della
situazione “equivoca” e chiede a Clori di
fuggire con lui per sancire il loro amore.
Incontra anche Lisetta e lei si lascia
sfuggire la sua macchinazione, ma
Armindo non la redarguisce come lei si
aspetterebbe ma invece corteggia anche lei.
Clori, pronta per la fuga, incontra il vero
Eurillo che la accusa ancora di essere
fedifraga, lei minaccia di darsi la morte ed
Eurillo la ferma. Le mostra la lettera giusto
mentre arriva sulla scena Lisetta. Clori si
avvede che non è la sua scrittura e Lisetta
si stupisce che ne siano tanto sorpresi, visto che lei aveva già confessato. Lisetta fugge
per evitare pene peggiori e ora Clori si dichiara pronta a fuggire, Eurillo se ne stupisce,
lui mai le chiese tale prova.
ATTO III
Lisetta incontra Armindo, sempre
pensandolo Eurillo, e si sorprende che
lui ancora le confessi il suo amore. E’
poi li turno di Clori incontrare Armindo,
e gli confessa che sul punto di fuggire ha
confessato alla madre il proprio intento è
ha ottenuto il permesso per il
matrimonio. Armindo tentenna, Clori si
adira, lui accetta, ma il loro scambio
amoroso viene udito da Eurillo che si
accascia svenuto. Clori lo trova
dormiente ed egli si risveglia impazzito. Clori lo asseconda, si finge anche lei pazza,
ma Eurillo si accascia di nuovo. Clori chiama soccorsi e sopraggiunge Armindo, e
Clori lo crede lo spirito di Eurillo staccatosi dal corpo dell’amato, tant’è la
somiglianza. L’arcano è rivelato, e Armindo chiede perdono per gli equivoci occorsi. E
ora si scopre che Armindo altri non è che il fratello gemello di Eurillo, da lui separato
in tenera età. E così Clori si congiunge con il suo amato Eurillo e Lisetta è felice di
avere un Eurillo tutto per se.
L’esordio operistico di Scarlatti
Compositore particolarmente prolifico, con quasi centoventi opere liriche al catalogo,
Alessandro Scarlatti rimane ancora un compositore tutto da scoprire. Poche le riprese
liriche in epoca moderna, se si eccettuano i tentativi fruttuosi di Fabio Biondi a
Palermo (Il Massimo Puppieno, Il trionfo dell’onore), di Gilbert Bezzina a Nizza (Il
Telemaco, Il Tigrane), e di René Jacobs a Berlino (La Griselda, questa disponibile in
cd). La proposta di Auser Musici per questa produzione torna sugli esordi del
compostore siciliano, vero e proprio padre dell’opera seria. Durante la sua permanenza
a Roma, in cui aleggiava ancora lo spirito creativo della Regina Cristina di Svezia, il
giovane compositor, appena diciottenne, fece rappresentare la sua prima fatica
operistica, iniziando così una lunga carriera protrattasi fino al 1721 nella stessa
capitale pontificia, dopo vari soggiorni a Napoli, Firenze, Venezia ed Urbino. Di
questo primo soggiorno romano ci rimangono tre partiture d’opere : L’honestà negli
amori (1680), Tutto il mal non viene per nuocere (1681) e Il Pompeo (1683) che
riscossero un grande successo.
La commedia per musica Gli equivoci nel sembiante è un dramma di stampo
pastorale che ricorda le tragicomedie del Tasso e del Guarini, modelli incontestati della
favola per musica fiorentina del primo Seicento, nonché della riforma arcadica che
parti proprio da Roma, ad istanza della regina di Svezia, un decennio dopo – la
Ragunanza degli Arcadi di cui Scarlatti farà parte nel 1706, fu fondata il 5 ottobre
1690 – per approdare poi alla corte viennese tramite le riforme dello Zeno e del
Metastasio. Il libretto fu scritto dal prelato Domenico Filippo Contini, di cui si hanno
scarse notizie biografiche ma che fu comunque attivo a Roma tra il 1670 e il 1685.
L’intreccio ruota intorno all’ennesimo conflitto tra amore e gelosia, ma il cast – come
di solito avviene nelle opere pastorali – è limitato a quattro soli personaggi. Due ninfe
sorelle, Lisetta e Clori, sono innamorate del pastore Eurillo. Per dispetto nonché per
gelosia, la prima falsifica il testo di una lettera d’amore che la sorella Clori destinava a
Eurillo, provocando così la collera del giovane. Nel frattempo, siamo nel secondo atto,
compare un personaggio ignoto, un tale Armindo, che le ragazze scambiano per
Eurillo. Ovviamente il giovane approfitta della situazione alquanto favorevole e
organizza un appuntamento al crepuscolo con Clori, ma casualmente si presenta
proprio il vero Eurillo al luogo convenuto. Nell’ultimo atto è ancora il nuovo
personaggio a far procedere l’azione, chiedendo a Clori che s’inganna tuttora sulla sua
identità, di sposarlo ; Eurillo, che ascolta di nascosto il dialogo tra i due, sviene dalla
rabbia ; quando rinviene riconosce in Armindo un suo gemello, da lui separato sin
dall’infanzia. Questi chiede perdono per l’inganno subito e chiede in sposa Lisetta,
mentre Eurillo potrà finalmente convolare a giuste nozze con l’amata Clori nel
tradizionale lieto fine.
L’opera ebbe un grandissimo successo e fu replicato alcuni giorni dopo, come
testimoniano gli «Avvisi» di Roma che evocano in data dell’8 febbraio 1679 «Tre
private Commedie in Musica; quella del Capranica che non si può sentire; una di un
tale architetto Contini, assai bella, et una del S. Duca Caffarelli », mentre il 15 febbraio
«Sua Maestà Cristina di Svezia a cui tanto piacque domenica sera la Comedia del
Contini, che volle udirla nel Collegio Clementino, anche ha voluto sentirla le due
ultime sere». Gli «Avvisi» riportano anche lo scandalo che toccò da vicino Scarlatti
costringendo il pubblico ecclesiastico ad entrare dalla porta riservata alle donne : « È
da sapersi che un Siciliano compositore della musica di detta Commedia ha un
notabile pregiuditio con la corte del Vicario per un matrimonio fatto alla macchia da
sua sorella con un chierico ».
Nonostante questi intoppi privati – è da ricordarsi che comunque gli allestimenti
d’opera erano proibiti dal papa Innocenzo XI e il maggiore teatro romano, il
Tordinona, rimase chiuso tra il 1676 e il 1689 – l’opera ebbe l’onere di piacere alla
Regina Cristina e la sua approvazione fu una vera e propria molla che permise al
dramma per musica di Scarlatti di godere di un successo nazionale e anche
internazionale e di accrescere la sua fama diventando, giovanissimo, maestro di
cappella a San Giovanni della Carità. La replica al Collegio Clementino – il papa non
potè del tutto proibire gli allestimenti operistici durante la stagione carnevalesca, anche
se dovevano svolgersi in ambito privato e comunque senza la partecipazione delle
donne – fu infatti l’inizio di una grande carriera per l’opera d’esordio del grande
compositore siciliano. Gli equivoci nel sembiante furono infatti rappresentati quattro
giorni dopo, il 19 febbraio, al palazzo del Cardinale Flavio Chigi e un’altra recita
venne registrata, sempre a Roma, nel palazzo Farnese. L’opera fu poi allestita in varie
città italiane, dapprima a Bologna, in territorio pontificio, con un prologo aggiunto e
con il titolo L’errore innocente, e poi di nuovo a Napoli nel marzo 1680, a Siena a
maggio, con un altro nuovo prologo. La carriera dell’opera proseguì a Vienna (1681),
Venezia (1691) e di nuovo Roma (1693). Pur essendo l’opera d’esordio dello Scarlatti,
rappresenta, insieme al Tigrane e alla Griselda, uno dei maggiori successi del
compositore.
Il cast comprende due tenori e due soprani, mentre l’opera richiede un piccolo
complesso d’archi ed un’unica scenografia. Il dramma ricalca la solita struttura in tre
atti e comprende non meno di 44 arie, 10 duetti e un quartetto finale. Già s’impone la
tripartizione ABA’ dell’aria col da capo, una struttura che contraddistingue l’opera
italiana durante tutto il Settecento e che ha un’ origine retorica : l’aria riprende infatti i
vari momenti dell’organizzazione del discorso classico (l’introductio, l’esordio
orchestrale, la narratio, il motivo principale dell’aria, la confutatio, la parte B, la
confirmatio, la ripresa A’, e infine la conclusio, che coincide con il motivo orchestrale
conclusivo). Le arie degli Equivoci rispecchiano il virtuosismo canoro delle parti,
soprattutto femminili. Inoltre il dramma, seppur modesto nella sua struttura e nel gioco
delle parti, contienne una tipologia delle arie assai completa che ritroveremo nelle più
classiche opere serie. Non mancano ad esempio le arie di sdegno (« Si sveni,
s’uccida », Eurillo, III, 5), le arie di paragone (« Nel mar della speme » Armindo, III,
1 ; « Io sono in gabbia », Lisetta, III, 2 ; « Non tante covano », Lisetta, III, 3), i lamenti
(« Lasciami sola a piangere », Lisetta, I, 8), o le non meno consuete arie di sonno, di
veneziana memoria (« Dormi, o Clori », Clori, I, 5 ; « Dormi pur, e sogni intanto »,
Clori, III, 5). La partitura di Scarlatti presenta una sfaccettatura di arie di grande
varietà ed espressività, e di raffinatezza, ingredienti a lui già congeniali che
echeggiano i futuri capolavori della maturità.
Jean-François Lattarico