TGE22208_Giornale26.qxp:TGE22208_Giornale26.qxp 15-10-2008 10:07 Pagina 1 A N N O V I I I | N U M E R O 2 6 | OT TO B R E 2 0 0 8 | M A R ZO 2 0 0 9 2 3 4|5 6 7 8 Re Lear Saggio di Ian Johnston Re Lear Conversazione tra Sanguineti e Sciaccaluga Storia della meraviglia L’agente segreto Il settimo sigillo Hellzapoppin Foyer della Corte Incontri, proiezioni, letture Teatro documento Incontri al Ducale Maurizio Giammusso Compagnie ospiti Tutti gli spettacoli da novembre a marzo I l c a r t e l l o n e d e l l o S t a b i l e s ’i n a u g u r a c o n l a p r o d u z i o n e d i u n g r a n d e c l a s s i c o d i S h a k e s p e a r e t r a d o t t o d a E d o a r d o S a n g u i n e t i RE LEAR E LE STAGIONI DELLA VITA Con Re Lear di William Shakespeare, lo spettacolo che apre alla Corte la stagione 2008/2009 del Teatro Stabile di Genova, vi invitiamo ad entrare in una cattedrale in cui è scolpita, dipinta, riprodotta con le parole di un grandissimo poeta non solo la vita di un vecchio uomo che diviene pazzo, ma quelle delle donne e degli uomini che gli stanno attorno, anch’esse sospese fra avventura e follia, fra comprensibile e inafferrabile, com’è la vita di ognuno di noi. Per raccontare una storia così alta bisogna che la Compagnia che la propone sia al meglio delle sue possibilità: e oggi il Teatro Stabile di Genova, giunto al suo nono Shakespeare in 58 anni di vita, pensa o almeno spera che le condizioni per questo viaggio ci siano tutte: un regista, Marco Sciaccaluga, profondo conoscitore dell’opera del drammaturgo inglese e al tempo stesso sensibilissimo direttore di attori; un protagonista, Eros Pagni, in stato di grazia, al culmine di una carriera che l’ha portato ad essere fra i maggiori attori italiani; una Compagnia Stabile cresciuta tutta in casa, coesa, con una comune e forte idea di teatro; un traduttore quale Edoardo Sanguineti che ha accettato la scommessa di riprodurre della lingua di Shakespeare la sua originale forza scenica prima ancora che letteraria, e infine una scenografa come Valeria Manari che ha saputo creare per questo grande racconto un contenitore che è tenda barbarica, ma anche circo, ed anche palcoscenico elisabettiano, cioè mondo. È compito o gioco del pubblico adesso vedere e ascoltare la nostra storia e portarsi a casa, ognuno, il suo Lear, il suo fool, la sua Cordelia, il loro sguardo sulla vita. E poi, nella stagione che inizia, questo giornale vi parla di Storia della meraviglia, spet tacolo d’apertura del Duse, realizzato con la nostra collaborazione da due importanti artisti liguri Carlo Repetti (continua a pag.7) ALLA CORTE, CON EROS PAGNI PROTAGONISTA “STORIA DELLA MERAVIGLIA” AL DUSE La stagione al Teatro Duse si apre giovedì 16 ottobre con Storia della meraviglia: novità italiana, prodotta dall’A.T.I.D. in collaborazione con lo Stabile di Genova, che nasce dall’incontro tra uno scrittore, giornalista e affabulatore (Maurizio Maggiani), e un drammaturgo, cantante e produttore (Gian Piero Alloisio), i quali hanno messo insieme le loro energie e le loro caratteristiche professionali per collaborare e confrontarsi intorno a un progetto artistico che ha portato contemporaneamente alla realizzazione di una rappresentazione teatrale e di un cd che ne raccoglie le canzoni in una suite musicale. Maggiani e Alloisio hanno scritto un testo di cui sono anche interpreti, accompagnati sul palcoscenico dal chitarrista Gianni Martini e dal percussionista Claudio Andolfi. La proposta è quella di un viaggio nella “meravigliosa” storia degli uomini, nelle viscere spazio-temporali dei centri storici di tante città, insieme antiche e moderne: da Genova a Gerusalemme, da Stalingrado a Tuzla o all’antica Troia. Le tappe di questo itinerario nella “storia della meraviglia” sono scandite dalle canzoni. Ognuna introduce un tema che la prosa poi sviluppa in forma di racconto. Il tutto accompagnato dalle fotografie di Maggiani e nello spazio scenico ideato da Liliana Iadeluca. E r o s Pa g n i c o n A l i c e A r c u r i , F i o r e n z a P i e r i , M a s s i m o M e s c i u l a m , O r i e t t a N o t a r i ( f o t o d i M a rc e l l o N o r b e r t h ) Re Lear di William Shakespeare, interpretato da Eros Pagni, è lo spettacolo che inaugura alla Corte la stagione di produzione del Teatro Stabile di Genova. «Nel nostro vasto repertorio mancava, fra gli otto Shakespeare messi in scena, un titolo fondamentale quale Re Lear» dice Carlo Repetti. «Ora, grazie a Eros Pagni e alla nuova compagnia stabile fatta di attori tutti formatisi da noi, questo traguardo è diventato possibile». Re Lear si avvale della regia di Marco Sciaccaluga e si propone come una rigorosa e moderna rilettura della tragedia scespiriana, di cui viene portata in primo piano la dimensione di una storia arcaica, ambientata in un mondo barbarico e attraversata dalle grandi passioni primordiali che stanno alla radice dell’umanità di ogni tempo. Il tutto fondato su un vitale e raffinato uso del linguaggio, che trova nella nuova versione italiana commissionata a Edoardo Sanguineti (in versi e in prosa, come l’originale) un prezioso fondamento drammaturgico. Accanto a Eros Pagni, nel ruolo del re di Britannia che precipita nella pazzia dopo di aver deciso di dividere il proprio regno tra le figlie, sono in scena Alice Arcuri, Gianluca Gobbi, Maurizio Lastrico, Massimo Mesciulam, Orietta Notari, Aldo Ottobrino, Enzo Paci, Nicola Pannelli, Fiorenza Pieri, Vito Saccinto, Federico Vanni, e ancora - impegnati in più ruoli - Pier Luigi Pasino, Massimo Cagnina, Fabrizio Careddu, Michele Di Siena, Marco Pieralisi. Scene e costumi di Valeria Manari, musiche di Andrea Nicolini, luci di Sandro Sussi, fonica di Claudio Torlai. “IL SETTIMO SIGILLO” AL DUSE Dal teatro al cinema e ritorno. Nato come testo teatrale nel 1955 con il titolo di Pittura su legno, Il settimo sigillo è diventato un anno dopo, su sceneggiatura dello stesso regista svedese, Ingmar Bergman, un celebre film che, premiato al Festival di Cannes, ha poi trionfato sugli schermi internazionali. Ora quella sceneggiatura, adeguatamente adattata al palcoscenico, torna a vivere nella tradizionale “esercitazione” che il Teatro Stabile propone a gennaio – ingresso libero – con gli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile, guidati da Massimo Mesciulam. La storia è nota. Di ritorno dalla crociata in una patria devastata dalla peste, il cavaliere Antonius Block trova ad attenderlo la Morte, ma riesce a rinviarne l’azione sfidandola a scacchi. Nel viaggio che ne consegue il Cavaliere impara molte cose sulla felicità e sul rapporto tra l’uomo e la fede, di fronte alla caducità della vita. Nate alcuni anni fa come lavoro “aperto al pubblico” della Scuola di Recitazione, le “esercitazioni” hanno progressivamente assunto un’esplicita valenza laboratoriale, sino a diventare una componente significativa del lavoro produttivo del Teatro Stabile di Genova. Anche l’esercitazione su Il settimo sigillo si svolge a ingresso libero sino a esaurimento dei posti con rappresentazioni tutte le sere da mercoledì 7 al pomeriggio di domenica 11 gennaio e con repliche alla mattina concordate con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico. Maurizio Maggiani e Gian Piero Alloisio in una scena dello spettacolo (foto di Mauro Corazza) IL RITORNO DI “L’AGENTE SEGRETO” DI CONRAD L’agente segreto di Joseph Conrad (Józef Teodor Konrad Korzeniowski, 1857-1924) torna sul palcoscenico della Corte, in una tappa della tournée che lo porta quest’anno sui principali palcoscenici nazionali, permettendo così anche al pubblico genovese che non lo ha ancora visto (o lo vuole rivedere) di assistere a uno spettacolo con il quale lo Stabile prosegue nella sua originale ricerca drammaturgica e nella valorizzazione di una compagnia composta in prevalenza da giovani attori. Scritto da Conrad agli inizi degli anni Venti, riducendo per la scena il suo omonimo romanzo, L’agente segreto trae spunto da un fatto di cronaca (l’attentato all’Osservatorio di Greenwich del 15 febbraio 1894) per parlare di un tema tragicamente attuale: il terrorismo e l’appa- rente “normalità” dietro la quale si nascondono le sue trame. Messo in scena da Marco Sciaccaluga, lo spettacolo si avvale dell’interpretazione di un affiatato gruppo di attori, formatisi tutti alla Scuola di Recitazione dello Stabile: Roberto Alinghieri (che sostituisce Aleksandar Cvjetkovic), Alice Arcuri, Marco Avogadro, Fabrizio Careddu, Alberto Giusta, Gianluca Gobbi, Orietta Notari, Nicola Pannelli, Fiorenza Pieri, Vito Saccinto e Federico Vanni. Le scene e i costumi sono firmati da Valeria Manari, le musiche da Andrea Nicolini e le luci da Sandro Sussi. TGE22208_Giornale26.qxp:TGE22208_Giornale26.qxp 15-10-2008 10:08 Pagina 2 2 l Re Lear Sappiate che noi abbiamo diviso/ in tre il nostro Infelice che io sono, io non posso sollevare Soffiate, venti, e rompete le vostre guance! Infuriate! Diciamo quello che sentiamo, non quello che convie- regno; ed è nostra ferma intenzione/ scuotere il mio cuore alla mia bocca: io amo vostra maestà Soffiate!/ Voi cateratte e uragani, scaricatevi/ finché ne dire./I più vecchi hanno sopportato di più: noi tutte le cure e gli affari via dalla nostra età. in armonia con il mio vincolo; né più né meno. non avete annegato i nostri campanili. che siamo giovani/ mai vedremo così tanto. LEAR – ATTO PRIMO, SCENA PRIMA CORDELIA – ATTO PRIMO, SCENA PRIMA LEAR – ATTO TERZO, SCENA SECONDA EDGAR – ATTO QUINTO, SCENA SECONDA La favola antica delle passioni S h a k e s p e a r e Re Lear è, in primo luogo, la storia di un vecchio che, passo dopo passo, da uno status di enorme potere, ruolo, ricchezza, responsabilità e sicurezza, precipita in un terribile isolamento dal consesso umano, dalla sua famiglia e dalla natura stessa, soffre per essere privato della sua stessa identità e alla fine di questa esperienza diventa pazzo. In nessuna altra opera dell’ingegno umano (neppure in Edipo o in Macbeth) ci è dato di assistere con tanta intensità emotiva al passaggio dalla magnificenza alla totale disperazione. Intensità esaltata dal fatto che la storia di Lear è raddoppiata da quella molto simile del Duca di Gloucester. La struttura narrativa di Re Lear contiene ovvie similitudini con le vecchie leggende r a c c o n t a ve. Da una parte, ci sono coloro (come Kent, Cordelia, il Fool, Edgar, Gloucester e alla fine anche Albany) che cercano di assistere Lear e si sforzano di opporsi alle forze che intendono umiliarlo; dall’altra, invece, c’è il gruppo di personaggi costituito da coloro il cui atteggiamento verso il prossimo è in grande parte determinato dal desiderio di usarlo a proprio vantaggio (Regan, Goneril, Cornovaglia, Edmund, Oswald). Per costoro, il valore tradizionale di lealtà è solo una convenzione sorpassata che intralcia la loro egoistica smania di potere. Pertanto, essi sono pronti a violare i legami tradizionali (quelli tra padre e figlio o tra marito e moglie o tra il re e il suo suddito) allo scopo di perseguire i propri obiettivi. Al termine della tragedia, i l ottobre 2008 | marzo 2009 accade infine che le forze contrapposte si siano eliminate quasi completamente a vicenda. Ma coloro che restano in vita hanno ormai molto poco da dire. Diversamente da quanto avviene in altre tragedie scespiriane, nel finale di Re Lear non si leva una voce chiara e autorevole (come, ad esempio, quella di Fortebraccio o di Malcolm) per ristabilire l’ordine, né alla fine è presente un senso di ricomposizione che lasci presagire una salutare rigenerazione. Qualsiasi cosa possa accadere dopo è quindi lasciata alla nostra immaginazione. d e l l a v i t a il quale Hannah Arendt ha coniato l’espressione “la banalità del male”. I nostri continui tentativi di demonizzare questi personaggi cercando di renderli, per quanto possibile, fuori dall’ordinario e mostruosi, non sono che un sintomo del nostro disagio a riconoscerne l’assoluta normalità. Le forze del bene Eros Pagni con Vito Saccinto nella scena della tempesta. Sotto Nicola Pannelli e Orietta Notari Le forze del male popolari: «C’era una volta un vecchio che aveva tre figlie. Due di loro lo disprezzavano ma la più piccola lo amava moltissimo. Un giorno il vecchio decise di mettere alla prova il loro amore»... e così via. Ma qui non ci si trova di fronte a un singolo vecchio (per quanto sia importante quel punto di vista), si ha a che fare con gli esseri umani in senso generale. Lo scontro che sta al centro della tragedia (a parte quello dominante che si svolge nella mente stessa di Lear) avviene poi tra personaggi che vedono il mondo da diverse prospetti- p a l c o s c e n i c o Re Lear rappresenta il culmine di un tema frequente in Shakespeare: l’idea che le forze del male per agire efficacemente si nutrano delle inadempienze volontarie, dell’ignoranza o della negligenza nei confronti di responsabilità che nel consesso umano dovrebbero garantire la giustizia. È come se il crollo progressivo dell’ordine morale che regge la vita dovesse sempre iniziare da una grave omissione da parte di coloro che quest’ordine sono preposti a mantenere. La breccia può avere origine nell’egoismo, nell’ignoranza, nella narcisistica sopravvalutazione della propria importanza. Ciò che conta è che, una volta aperta la breccia, coloro che in generale hanno facoltà di intervenire nell’ordine morale, hanno l’opportunità di infrangere le regole consolidate. Tuttavia in questo caso la visione del male assume nuove forme. Il male in Re Lear non è una presenza metafisica, come in Macbeth, né si personifica nell’immagine di un diavolo che scorrazza sulla terra, come in Riccardo III. Uno dei nodi centrali di questa tragedia deriva dalla sensazione che il male sia qual- cosa di assolutamente ordinario che riposa nel cuore della gente che ci circonda, e che mai sospetteremmo capace di azioni malvagie e che, in altre circostanze, probabilmente non si consegnerebbe mai al male. In fin dei conti Regan e Goneril non sono streghe. La loro caratteristica principale è, per certi versi, l’assoluta normalità. Sono donne ambiziose che aspettano da molto tempo di entrare in possesso del potere che spetta loro per eredità. E, una volta ottenuto il potere, sono impazienti di usarlo per il proprio immediato interesse. Identico è il comportamento di Edmund. Lui non è una persona diabolicamente perversa come Riccardo di Gloucester. È una persona normale che vuole farsi strada nel mondo e che è disposto a sacrificare le antiche tradizioni sociali per procurarsi dei vantaggi. Non ci tiene a essere crudele con il prossimo o a uccidere per il gusto di farlo, ma, nel realizzare le sue ambizioni, non intende essere ostacolato da remore di sorta quali obblighi, rispetto, virtù o legami di sangue. Convinto che, nella vita umana, manchi l’azione di controllo di qualsiasi componente metafisica o morale, Edmund pensa che il suo compito sia costruirsi con il materiale a disposizione una vita che risponda ai suoi desideri. E, poiché per la maggioranza di noi questa appare un’inclinazione del tutto naturale, in principio non facciamo troppa fatica a riconoscere la logicità del punto di vista di Edmund, il quale si considera altrettanto intelligente e capace del fratello maggiore, e pertanto non è per niente disposto a consentire che le tradizioni che faranno del fratello un duca lasciando lui ai margini, per il solo motivo di essere nato quattordici mesi dopo Edgar, possano influire sulle sue scelte. Parte della potenza inquietante di Re Lear deriva dal fatto che Edmund, Goneril, Regan e Cornovaglia all’inizio sono delle persone normali. Proprio per questo, la tragedia ci porta a considerare come il male più turpe nasca da qualcosa che ci sta molto vicino e che forse abbiamo avvertito anche noi stessi. Nel ventesimo secolo ci siamo abituati a questa visione del male, organizzato, perpetrato e giustificato da gente comune che all’inizio forse intendeva semplicemente “farsi strada nella vita”. L’esempio più noto è Adolf Eichmann per Il modo in cui Shakespeare fa risalire le origini del male a taluni comportamenti e consuetudini comuni si rispecchia anche in come egli tratta i personaggi che vi si contrappongono. In altre parole, la tragedia esplora anche la “banalità del bene”, nel senso che l’opposizione al male nasce da soggetti normali che noi tutti possiamo incontrare per la strada. Se Cordelia viene presentata come simbolo della bontà per antonomasia, altri personaggi come Gloucester o come Edgar e Kent - manifestano un impegno attivo nell’affermazione del bene con rischi notevoli per la propria vita. Il loro comportamento suggerisce che non è affatto scontato che in questo mondo il bene trionfi sul male. Non c’è nessun disegno provvidenziale che garantisca che alla fine l’ordine verrà ristabilito, nessuna superiore giustizia divina che raddrizzerà i torti se solo saremo pazienti. Domina invece l’idea che il male può essere contrastato solo se persone attive, intelligenti, coraggiose e ingegnose sono disposte a mettere in gioco le loro vite per arginare il trionfo di coloro che vorrebbero usare il prossimo come strumento nella loro brama di potere. In questo senso Re Lear proprio perché presenta una visione particolarmente cupa dell’esistenza umana, scuote molte delle convinzioni, alle quali pur ci aggrappiamo nell’illusione di dare un significato alla nostra vita. Ian Johnston (dal saggio pubblicato nel volume che accompagna lo spettacolo, traduzione di Giuliana Manganelli) TGE22208_Giornale26.qxp:TGE22208_Giornale26.qxp 15-10-2008 10:08 Pagina 3 Re Lear l 3 Conversazione tra Edoardo Sanguineti e Marco Sciaccaluga “Feuilleton” sublime di avventura e follia SCIACCALUGA Quando Carlo Repetti ha ritenuto che ci fossero finalmente le condizioni per affrontare l’impresa titanica di mettere in scena Re Lear, sia lui che io abbiamo iniziato questo viaggio con la radicata e radicale speranza che tu potessi accettare di farne la traduzione. E questo non solo perché già Don Giovanni, L’illusione comica e tutto il tuo lavoro con Benno Besson ci avevano dato esperienza di quanto nuovo possa riuscire un testo classico da te tradotto, ma anche perché avevamo la netta consapevolezza che Re Lear, come del resto credo tutta l’opera di Shakespeare, avesse assoluto bisogno di essere liberato da tutte quelle incrostazioni che si sono accumulate sul testo per l’abitudine dei traduttori di far ricorso a quello che io chiamo lo “spieghese”: cioè, di tradurre non solamente quello che Shakespeare ha scritto, ma anche la spiegazione di ciò che di quelle parole e di quei versi si crede di aver capito. SANGUINETI Posto davanti al problema della traduzione, io me la cavo sempre sostenendo che in realtà tradurre è far scrittura. E quindi è sempre travestire. A volte, il travestimento può essere portato anche al limite della totale riscrittura. Ma questo è solo uno dei poli entro il quale si manifesta l’attività del traduttore. L’altro polo è costituito da una sorta di superstizione della fedeltà: anch’essa ovviamente legittima, ma in fin dei conti sempre venata d’ipocrisia. Comunque, è nel contesto di questi due poli che una traduzione non può che muoversi. Poi, quando si tratta davvero di grandi testi, caratterizzati da grande complessità linguistica e concettuale, può accadere di trovarsi presi “naturalmente” in un meccanismo, dal quale nasce un sentimento, in fin dei conti piacevole, di perdita della libertà. Si ha, cioè, l’impressione di non poter fare che così. SCIACCALUGA Come dice Peter Brook, un capolavoro come Re Fe d e r i co Va n n i e G i a n l u c a G o b b i in un momento dello spettacolo Lear «lo si può mettere in scena – e quindi anche tradurre – soltanto in un modo: quello giusto»; ma questo è evidentemente un paradosso, perché ogni interpretazione è, almeno dal mio punto di vista, il massimo di assunzione della libertà. Il teatro è lo spazio della libertà. Ma dove finisce la libertà e comincia l’arbitrio nell’attività di un interprete o di un traduttore? Quando io sono alla prese con un testo, per quanto enigmatico esso sia, accade sempre che questo comincia a parlarmi e, all’interno della mia esperienza del mondo, arriva il momento in cui comprendo (o credo di comprendere) che certe cose sono “arbitrarie” e altre invece forse non lo sono, appartenendo pertanto di diritto al mio lavoro d’interprete. SANGUINETI Un’impressione generale che ho ricavato dal lavoro su Re Lear è che questa grande tragedia sia fondamentalmente un “feuilleton”. Sublime, ma pur sempre un “feuilleton”. E questa è, in fin dei conti, una considerazione valida per tutto Shakespeare. Credo che una chiave per accostarsi a Shakespeare sia proprio anche nell’accettare questo suo continuo “romanzamento” della vita e della realtà. SCIACCALUGA È vero, ma credo vada anche sottolineato che così facendo Shakespeare, o almeno l’autore di Re Lear, evoca sul palcoscenico un’umanità in un certo senso emblematica e molto lontana dal nostro quotidiano: un’umanità che ha ancora l’ossessivo desiderio di concettualizzare le questioni che riguardano l’esistenza, cercando contemporaneamente di inventare le parole giuste per definirle. Quello di Re Lear è un mondo affascinante: insieme barbarico e coltivatissimo. Un mondo di persone che inventano la realtà e cercano gli strumenti per interpretarla. SANGUINETI Shakespeare gioca sull’ambivalenza tra “la vita è teatro” e “il teatro è vita”. Ma la sua non è una filosofia, è solo un fatto. Lo spettatore non deve mai dimenticare che siamo a teatro. Shakespeare fa solo del teatro e il pubblico deve essere continuamente ributtato di fronte a questo fatto. La cosa affascinante è che da una simile circostanza, in fin dei conti banale, nasce un’immensa metafora. SCIACCALUGA Shakespeare fa un teatro che parla dell’uomo e che non ha nulla di psicologico. Anche i monologhi dei suoi personaggi non sono mai dei soliloqui, ma un diretto rivolgersi al pubblico. E se un personaggio si rivolge al pubblico lo fa perché chiede il suo parere in proposito. Credo che quando si ha l’umiltà di accettare che il teatro scespiriano è una forma immediata ed elementare di co- municazione si comincia a capire quali sono i sentieri dove non ci si deve avventurare. SANGUINETI Ma se il mondo è teatro significa che la vita è una buffonata, una follia? Ne consegue forse che questa follia è un orribile delirio o che l’esistere è caratterizzato da una grottesca insensatezza? Nel tradurre Re Lear ho sentito molto questa continua ambiguità tra simmetria e speculazione, per un discorso rivolto a un pubblico che, proprio perché gestualmente coatto, ne era direttamente coinvolto. SCIACCALUGA Il tragico e il grottesco sono strettamente correlati in Re Lear. E spero che, anche in virtù di un attore come Pagni, così meravigliosamente predisposto al tragicomico, questo tipico tono scespiriano emerga con grande forza dal nostro spettacolo. SANGUINETI A Shakespeare non importa nulla del rapporto tra grottesco e verità o tra bene e male. Egli non era portatore di alcuna idea etica, aveva solo un’idea di teatro. Punto e basta. Probabilmente era il pubblico che moralizzava, ma questo in fin dei conti non lo riguardava direttamente. Il rifiuto del moralismo è un paradigma assoluto del marasma totale che per Shakespeare è la vita. SCIACCALUGA Shakespeare ha la capacità straordinaria di essere universale specializzando al massimo il suo sguardo sugli esseri umani. Non c’è autore che meglio di lui sappia concentrare lo sguardo sull’uomo, visto nel bene e nel male, e nello stesso tempo parlare del mondo intero. SANGUINETI Perché in fondo per lui non si tratta di esseri umani, ma soltanto di attori. Estremizzando, mi sento di dire che Shakespeare, così come non pensa al bene e al male, non pensa neppure all’uomo in sé. Egli è integralmente un autore di teatro. a cura di Aldo Viganò (estratto dalla conversazione pubblicata nel volume che accompagna lo spettacolo) Lo Stabile in tournée Il Teatro Stabile di Genova sarà in tournée nel 2008/2009 con cinque spettacoli: tre prodotti nella scorsa stagione (India, L’agente segreto e La famiglia dell’antiquario) e altri due che, subito dopo il debutto genovese, iniziano già da quest’anno il loro viaggio per l’Italia (Re Lear e L’anima buona del Sezuan). Il primo a mettersi in viaggio è stato lo spettacolo con Mara Baronti e la regia di Alfonso Santagata, India, che già a settembre era a Carrara e sarà poi, tra le numerose altre piazze, anche a Milano (dal 13 al 25 gennaio), Torino (dal 28 gennaio al 1° febbraio), Roma (dal 3 al 7 febbraio). Subito dopo le rappresentazioni al Teatro della Corte, anche Re Lear parte per una prima tournée italiana, che porterà Eros Pagni e gli altri interpreti della tragedia scespiriana, messa in scena da Marco Sciaccaluga, sui palcoscenici di Trento (Teatro Sociale) dal 5 al 9 novembre, Roma (Teatro Eliseo) dall’11 al 30 novembre, Padova (Teatro Verdi) dal 2 al 7 dicembre, Bologna (Arena del Sole) dal 9 al 14 dicembre, Correggio (Teatro Asioli) 16 e 17 dicembre, Modena (Teatro Storchi) dal 18 al 21 dicembre. Molto intensa anche la tournée di L’agente segreto che, dopo aver ottenuto il premio Flaiano per la migliore regia (Marco Sciaccaluga) della stagione 2007/2008, sarà riallestito quest’anno con la stessa compagnia formata da attori cresciuti alla Scuola dello Stabile di Genova e con l’unica sostituzione di Roberto Alinghieri nel ruolo che era di Aleksandar Cvjetkovic, per essere ad Alessandria (Teatro Comunale) 12 gennaio, Prato (Teatro Metastasio) dal 14 al 18 gennaio, Ancona (Teatro delle Muse) “RE LEAR” SULLO SCHERMO Mercoledì 15 ottobre – ore 16 King Lear (1971) di Peter Brook Mercoledì 22 ottobre – ore 16 Karol Lir (1970) di Grigorij Kozincev VERSIONE ITALIANA VERSIONE ORIGINALE CON SOTTOTITOLI IN INGLESE Il film che il grande regista inglese ha messo in scena per l’interpretazione di Paul Scofield, da lui già diretto sul palcoscenico londinese. La tragedia è ambientata nella steppa dal regista russo, il quale con la complicità di Pasternak ne fa un grande spettacolo di passioni e di popolo. Giovedì 16 ottobre – ore 16 Ran (1984) di Akira Kurosawa Giovedì 23 ottobre – ore 16 King Lear (1987) di Jean-Luc Godard VERSIONE ITALIANA VERSIONE ITALIANA Il regista giapponese sposta l’azione al tempo dei samurai, dove un sovrano ha deciso di dividere il proprio regno tra i tre figli maschi. L’alfiere della “nouvelle vague” francese gioca con la trama e i personaggi del capolavoro scespiriano: tra narrazione e avanguardia. Proiezioni nel Foyer della Corte. Introduzioni di Marco Salotti. Ingresso Libero lo diretto dal catalano Lluís Pasqual, dopo i successi, anche internazionali (da Barcellona e Madrid a Bogotà), della scorsa stagione e le nominations (migliore spettacolo, migliore regia) e i premi (migliori costumi e migliori musiche) ottenuti agli Olimpici del dal 28 gennaio al 1° febbraio, Trieste (Teatro Rossetti) dal 4 all’8 febbraio, Brescia (Teatro Sociale) dal 10 al 15 febbraio, Palermo (Teatro Biondo) dal 18 febbraio al 1° marzo. E proprio da marzo inizierà a viaggiare anche La famiglia dell’antiquario. Lo spettaco- Teatro 2008, torna a vivere per il secondo anno in tournée a Vicenza (Teatro Comunale) 14 e 15 marzo, Torino (Le Limonaie) dal 17 al 22 marzo, Roma (Teatro Argentina) dal 24 marzo al 5 aprile, Catania (Teatro Verga) dal 21 aprile al 10 maggio. Subito dopo le rappresentazioni genovesi, infine, anche Mariangela Melato, protagonista di L’anima buona del Sezuan per la regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani, partirà con la compagnia dello Stabile per una breve tournée di fine stagione che, per quest’anno, toccherà solo le piazze di Napoli (Teatro Diana) dal 17 aprile al 3 maggio e Roma (Teatro Argentina) dal 5 al 17 maggio. ottobre 2008 | marzo 2009 TGE22208_Giornale26.qxp:TGE22208_Giornale26.qxp 15-10-2008 10:10 Pagina 4 4 l Storia della meraviglia L’agente segreto Canzoni, storie, profezie Il settimo sigillo l 5 CONRAD E IL TERRORISMO A scacchi con la Morte DAL FILM ALLA SCENA Il capolavoro di Ingmar Bergman “ S t o r i a d e l l a m e r a v i g l i a ” i n s c e n a a l D u s e d a g i o v e d ì 1 6 o t t o b r e Attualità del testo teatrale del grande romanziere messo in scena per la prima volta in Italia dallo Stabile Massimo Mesciulam parla dell’esercitazione su “Il settimo sigillo” M a u r i z i o M a g g i a n i e G i a n P i e r o A l l o i s i o p a r l a n o d e l l o s p e t t a c o l o “L’agente segreto” torna al Teatro della Corte dopo aver ottenuto il Premio Flaiano per la migliore regia che sarà in scena al Teatro Duse da mercoledì 7 a domenica 11 gennaio Sul palcoscenico del Duse, dove stanno mettendo a punto Storia della meraviglia, Maurizio Maggiani e Gian Piero Alloisio vivono con passione e allegria questa loro prima esperienza comune. «Tutto è nato dall’insistenza di Gian Piero a trascinarmi in questa avventura» dice Maggiani. «In realtà – specifica Alloisio – io l’avevo cercato per coinvolgerlo in un altro progetto intorno ad alcuni inediti di cantautori genovesi. Quando l’ho incontrato la prima volta, lui aveva appena finito di scrivere Mi sono perso a Genova. Me ne ha dato le bozze. Ho iniziato a leggere... e sulle prime dieci pagine ho scritto subito tre canzoni. Da queste è nato lo spettacolo». «L’arma vincente è stata comunque la sua coinvolgente vitalità: è questa che mi ha trascinato in un mondo che non è GIAN PIERO ALLOISIO Nato a Ovada nel 1956, genovese d’adozione, esordisce nel 1975 con il disco Dietro le sbarre. Nel 1980 scrive con Gaber, Guccini e Luporini lo spettacolo Ultimi viaggi di Gulliver. Dal 1981 al 1996 scrive con Giorgio Gaber per Ombretta Colli (Una donna tutta sbagliata; Aiuto! Sono una donna di successo; Donne in amore), Arturo Brachetti (In principio Arturo), Claudio Lolli (Dolci promesse di guerra). È autore di canzoni anche per Guccini, Finardi e Gaber-Jannacci. È tra i fondatori del Teatro della Tosse, per i cui spettacoli itineranti ha scritto prosa e canzoni. Nel 2004 fonda la “Mega Compagnia dei Misteri”, teatro itinerante di massa con cui partecipa a numerosi festival. Per Paolo Graziosi scrive il dramma storico I Templari, ultimo atto. Vincitore di vari Biglietti d’Oro, è direttore artistico del Carnevale di Viareggio. il mio» dice Maggiani. «Tanto che, alla fine, di quel punto di partenza sono rimaste sole le tracce, perché è nato qualcosa di completamente nuovo, che, parafrasando, potrei intitolare: “Mi sono perso nella Storia”. La musica di Alloisio ha dato a tutta l’operazione una fecondità che di per sé la letteratura non ha e non può avere, perché la pubblicazione di un libro inesorabilmente cristallizza l’esperienza». «Ma questo accade – lo interrompe Alloisio – perché le canzoni non sono mai di qualcuno: né di chi le fa, né di chi le sente. La canzone evoca sempre un fatto sociale, uno stare insieme». E in Storia della meraviglia le canzoni sono dodici nuove, più ciò che è restato del progetto originale degli inediti dei cantautori, da Bindi a Fossati. Con la collaborazione del Teatro Stabile di Genova, è nato così uno spettacolo che racconta, in forma vitale, il fascino del presente; ma anche la Storia dalla quale questo presente è scaturito. In uno spazio teatrale che ricorda Genova (come le fotografie di Maggiani proiettate sul grande schermo), ma anche tante altre città antiche o moderne come Stalingrado o Tuzla, Troia o Gerusalemme, alle quali si è aggiunta strada facendo anche New York prepotentemente evocata dallo sconquasso finanziario che sta sconvolgendo il globo terrestre. «Nel corso delle prove – dice Maggiani – abbiamo cambiato i testi continuamente e forse ancora li cambieremo durante le repliche, perché io non sono né un attore né un interprete, ma resto solo un narratore, che parla di quello che conosce». «Ciò su cui ci siamo accordati sin dall’inizio – spiega Alloisio – sono i fatti essenziali. Tutto il resto viene di conseguenza: improvvisazione compresa». È nato così uno spettacolo in cui l’osservazione personale si mescola di continuo con uno sguardo aperto all’universale: «Perché il tema del nostro spettacolo – azzarda Maggiani – è che noi non abbiamo alcuna intenzione di sopravvivere alla fine della Storia: vogliamo invece avere abbastanza energia per stare al MAURIZIO MAGGIANI Nato a Castelnuovo Magra nel 1951, ha pubblicato con Feltrinelli Vi ho già tutti sognato una volta (1990), Felice alla guerra (1992), màuri màuri (1996), Il coraggio del pettirosso (1995, premi Viareggio-Répaci e Campiello 1995), La regina disadorna (1998, premi Alassio e Stresa per la Narrativa 1999), È stata una vertigine (2002, premio letterario Scrivere per amore 2003, finalista premio Chiara), Il viaggiatore notturno (2005, premi Ernest Hemingway, Parco della Maiella e Strega 2005), Mi sono perso a Genova (2007, mostra fotografica e libro). Ha condotto più di 80 puntate televisive di La storia siamo noi (RAI2). Tiene una rubrica quotidiana su «Il Secolo XIX». Tradotto in dieci lingue, è l’unico scrittore italiano ad aver vinto tutti i maggiori premi letterari. U n a s ce n a d i L’ a g e n t e s e g r e t o co n A l i c e A r c u r i e N i c o l a Pa n n e l l i ( f o t o d i M a r c e l l o N o r b e r t h ) S o t t o Marco Avogadro, Vito Saccinto, Gianluca Gobbi e Nicola Pannelli i n u n a s c e n a d e l l o s p e t t a c o l o Ugo Mursia, primo editore italiano delle opere dello scrittore anglo-polacco, ricorda che «nella sua nota d’autore Conrad indica come fonte di ispirazione per L’agente segreto la lettura di un libro di memorie di un alto funzionario di polizia» che aveva seguito il caso dell’attentato all’Osservatorio astronomico di Greenwich, tragicamente conclusosi con la morte di colui che vi stava portando la bomba. Nascono così, da un fatto di cronaca, dapprima il romanzo e poi l’omonimo testo teatrale che lo Stabile di Genova ha messo in scena per la prima volta in Italia. Come annota Marco Sciaccaluga, che per la regia di questo spettacolo ha ottenuto il Premio Ennio Flaiano: «È veramente sorprendente il silenzio che si è creato intorno a quest’opera che risulta così pulsante di vita e così capace di parlare in modo lancinante del presente e del futuro». Ma, nella scorsa stagione, è stata proprio la novità di questo testo, scritto più di ottant’anni fa, che ha affascinato il pubblico e la critica, che insieme hanno dimostrato di condividere il giudizio di un celebre intellettuale inglese del primo Novecento (Arnold Bennett), il quale proprio a proposito di L’agente segreto scrisse: «Il testo è estremamente interessante sia dal punto di vista drammatico, sia in tutti i suoi risvolti psicologici. Ti prende completamente». L A C R I T I C A «Tutto l’allestimento è encomiabile. E speriamo che il successo in sala incoraggi altri recuperi». LA STAMPA «Uno dei “colpi” più azzeccati, sia per il soggetto, incredibilmente d’attualità, sia per la realizzazione sul palcoscenico». AVVENIRE «Una densità da thriller cinematografico, che la regia di Marco Sciaccaluga ha colto ed espresso con commovente verità». LIBERO «Le capacità di questa compagnia di attori, che non ha niente da invidiare alla grande compagnia dello Stabile negli anni Settanta, offrono al testo di Conrad un’ottima recitazione, in cui ogni personaggio è delineato con cura e approfondimento». IL GIORNALE «Parole profetiche sul terrorismo: coraggiose, nei modi di un thriller che non disdegna l’accosto finale al grand-guignol». IL SECOLO XIX Il settimo sigillo, adattamento teatrale del celebre film di Ingmar Bergman, andrà in scena al Duse, in forma di esercitazione, da mercoledì 7 a domenica 11 gennaio. La regia è affidata a Massimo Mesciulam, attore dello Stabile e insegnante della Scuola di Recitazione del Teatro, da cui provengono anche tutti i protagonisti dello spettacolo. Gli interpreti di Il settimo sigillo sono, infatti, gli allievi che frequentano l’ultimo anno di Qualificazione, i quali si misureranno in quella che è diventata una vera e propria forma di laboratorio teatrale della Scuola e dello Stabile di Genova. Ed è con questo atteggiamento di ricerca e, quindi, di libertà che Mesciulam affronta la messa in scena dell’opera di Ingmar Bergman. Perché avete scelto questo testo? Tanti anni fa avevo già usato a scuola, per esercizio, qualche scena del Settimo sigillo e quest’anno, insieme con la direzione del Teatro, abbiamo pensato di riprenderlo integralmente per l’ormai tradizionale esercitazione aperta al pubblico. È interessante sperimentare classici che sono molto venerati al punto che quasi non si osa rappresentarli, con la più assoluta libertà di interpretare e di ricreare, come avviene in questo caso. Il fine è doppio: soddisfare la curiosità di mettere in scena con occhio “innocente” un testo senza sentire il peso della tradizione, come se fosse sconosciuto, e continuare la ricerca sulla recitazione che si fa nella Scuola, che cerca di essere l’espressione di una specifica idea di teatro, e di saperla concretamente comunicare. Grazie alla direzione dello Stabile, infatti, si è stabilita una continuità fra il lavoro della Scuola e gli spettacoli prodotti, e questo significa anche dare continuità a questa idea di teatro. Che tipo di lavoro ha fatto per adattare al teatro la sceneggiatura del Settimo sigillo? Il settimo sigillo non nasce subito come sceneggiatura di un film. Prima Bergman aveva scritto un testo teatrale, Pittura su legno, pensato proprio per una scuola di recitazione. Nell’adattamento ho tenuto conto di alcuni elementi del testo teatrale che ha dato origine al Federica Sandrini, Gabriele Gallinari, Sarah Nicolucci, Andreapietro Anselmi, Viviana Strambelli, Cristiano Dessì, Giuseppe Amato, Davide Mancini, Elena Gigliotti interpreti dello spettacolo film, benché anche la sceneggiatura abbia un’affabulazione che si presta alla recitazione teatrale. Sono curioso e mi affascina, però, cimentarmi con la messa in in scena di questo testo, “dimenticandomi” del film. Cosa l’ha attratta di più del testo? Il settimo sigillo mi interessa perché mette in scena ciò che di più alto e di più basso c’è nell’uomo. Se dedicassi lo spettacolo a qualcuno, lo dedicherei a tutte le vittime dell’oscurantismo e dell’oppressione del potere che ha usato il sacro per dominare sui propri simili. Il protagonista del Settimo sigillo è un uomo che ha perso la fede, pur tornando dalle crociate o, forse, proprio per questo; ma nel testo di Bergman c’è l’idea che, anche in questo spazio feroce che è l’umanità, il mistero entra nella vita degli uomini dall’esterno e, per questo strano prodigio, è possibile amare, provare compassione, avere fiducia. Ha già pensato a come sarà l’allestimento dello spettacolo? Ci sono testi che mi suggeriscono già un’immagine dentro la quale far vivere gli attori, ma in questo caso non ho ancora le idee chiare, anche perché non abbiamo ancora iniziato le prove vere e proprie. La prima immagine che mi viene in mente è certamente quella di un palcoscenico spoglio, secondo l’idea di teatro propria delle esercitazioni, che non sono la versione abbozzata di uno spettacolo da completare ma rappresentano, appunto, una precisa idea di teatro. Naturalmente in questo spettacolo ci sarà la scacchiera come oggetto di scena, visto che la partita a scacchi fra il Ca- valiere e la Morte è un elemento centrale del racconto, mentre non ho ancora deciso se inserire o meno una colonna sonora. Preparare uno spettacolo con gli allievi della Scuola è molto diverso dal lavoro che si fa con attori professionisti? Non c’è nessuna differenza. Questa è la prima volta che, per un’esercitazione del Teatro Stabile, gli interpreti sono tutti allievi della scuola. Gli altri anni, infatti, c’era sempre almeno un professionista ed era interessante il confronto fra attori con più esperienza ed altri all’esordio. Ma, di fatto, non c’è nessuna differenza, perché i nostri ragazzi hanno già imparato a essere molto professionali. Io stesso chiedo sovente ai miei allievi di comportarsi con me, come se fossero loro gli insegnanti, perché non c’è niente che s’impari meglio di ciò che s’insegna. Vuole comunicare un’idea o un messaggio preciso con questo spettacolo? Io preferisco che siano gli spettatori ad attribuire un significato, un’idea a quello che vedono, e spero che ciascuno veda qualcosa di diverso. Credo che uno spettacolo sia riuscito quando fa venire in mente qualcosa a chi guarda, ma non a tutti la stessa cosa. Secondo lei c’è il rischio che questo testo possa apparire “datato” agli spettatori di oggi? Niente affatto, come tutti i classici anche Il settimo sigillo ha il carattere dell’universalità. Il rapporto dell’uomo con il male assoluto, con la morte, con il sacro, con il prodigioso è un tema universale. a cura di Annamaria Coluccia A M a u r i z i o M a g g i a n i e G i a n P i e ro A l l o i s i o i n d u e m o m e nt i d e l l o s p e t t a co l o passo con il suo infinito scorrere. E sappiamo che, solo finché si guarda il mondo con meraviglia e stupore, si può essere sicuri che la Storia non è finita». «Da qui – aggiunge Alloisio – la concretezza, e quindi anche l’assoluta teatralità, del nostro spettacolo che, attraverso le canzoni come attraverso le parole, parla sempre di cose, di spazi e di persone: il nostro non è un discorso che vuole spiegare il mondo, ma è solo una sua possibile rappresentazione». Uno spettacolo che racconta incontri, relazioni tra esseri umani, alcuni dei quali anche riconoscibili da parte dei genovesi. Ma la meraviglia evocata sin dal titolo dal vostro spettacolo è solo un sentimento o anche una forma di conoscenza? «Credo entrambe le cose» – dice Alloisio – «Con la consapevolezza però che solo la conoscenza di sé e degli altri rende meravigliosi gli uomini e la storia. Rivalutare come noi facciamo a teatro in senso epico (con le canzoni e con l’affabulazione) certe persone che abitano o hanno abitato questa o altre città, le rende automaticamente oggetto di meraviglia». «Poi – aggiunge Maggiani – spero che attraverso il racconto di fatti quotidiani riusciremo a restituire anche qualche elemento di profezia. Entrambi siamo convinti, infatti, che, anche se questo non è certo il tempo di Isaia, il mondo attuale abbia più che mai bisogno di un po’ di profezia: e i personaggi, gli esseri umani, che evochiamo diventano i nostri profeti». Il tutto in uno spettacolo dove il rapporto tra la parola e la musica avviene soprattutto per associazione. «Mi piacerebbe che il pubblico uscisse da Storia della meraviglia con la consapevolezza che, anche se viviamo in tempi terribili, negli anni della fine dell’Impero, dobbiamo pur sempre meritarci il meraviglioso privilegio di abitare nel nostro tempo» dice Maggiani, e Alloisio aggiunge: «Ed è proprio questa speranza che fa dello spettacolo, che pur parla anche di lutti e di dolore, un invito a vivere con gioia il presente». A. V. L’ambientazione è nel XIV secolo, in un paese devastato dalla Peste Nera. Il cavaliere Antonius Block e il suo scudiero Jons ritornano dopo dieci anni dalla Crociata. Sulla spiaggia, il Cavaliere incontra la Morte che è venuta a reclamarlo, ma il Cavaliere ottiene una sospensione dell’esecuzione sfidando la Morte a scacchi. Il Cavaliere e lo Scudiero s’imbattono, strada facendo, nel carro in cui dormono il giocoliere Jof, sua moglie Mia, il piccolo Mikael e il loro amico Skat. Jof è un sognatore. Al mattino presto vede la Vergine Maria camminare in un giardino di rose. Il Cavaliere e lo Scudiero giungono a una chiesa. Mentre Block va a pregare, l’ateo Jons parla con il pittore della chiesa, i cui affreschi ritraggono la danza della morte e penitenti che si fustigano. La Morte ha preso il posto del confessore e inganna il Cavaliere per farsi rivelare la sua strategia nel gioco degli scacchi. Block esprime la sua frustrazione nei confronti di un Dio che non gli parla. Fuori, una giovane donna, condannata a essere bruciata sul rogo come strega, è legata ai ceppi. Più tardi, il Cavaliere e lo Scudiero incontrano un’altra giovane, che si unisce a loro per il resto del viaggio. Alla taverna, Jof, Mia e Skat stanno recitando. Skat è fuggito con Lisa, la moglie del fabbro Plog, ma l’adultera ben presto lo abbandona per tornare dal marito. Dopo un finto suicidio, Skat muore sul serio perché la Morte abbatte l’albero dove egli ha trovato riparo per la notte. Il Cavaliere e lo Scudiero ritrovano la famiglia del giocoliere. Mia offre loro latte e fragole. Il Cavaliere parte per riprendere il gioco con la Morte e, insieme ai suoi compagni di viaggio, s’imbatte nella giovane strega che sta per essere bruciata e le dà un sedativo per alleviarne la paura e il dolore. Il Cavaliere ha ancora un incontro con la Morte alla scacchiera. Jof li vede e scappa con la sua famiglia. Il Cavaliere fa cadere gli scacchi per distrarre la Morte, la quale se ne accorge e gli annuncia lo scacco matto al loro prossimo incontro. Più tardi, quella notte, il Cavaliere e i suoi compagni giungono al castello accolti dalla moglie del Cavaliere. Lei prepara la cena e legge loro dal Libro delle Rivelazioni. Un colpo alla porta annuncia la Morte. All’alba, Jof vede la Morte che conduce gli abitanti del castello in una danza di morte. Jof, Mia e il loro bambino camminano verso il nuovo giorno. ottobre 2008 | marzo 2009 ottobre 2008 | marzo 2009 TGE22208_Giornale26.qxp:TGE22208_Giornale26.qxp 15-10-2008 10:08 Pagina 6 6l Hellzapoppin nel foyer della Corte INCONTRI, P R O I E Z I O N I , C O N F E R E N Z E , D I B AT T I T I , C O N V E R S A Z I O N I C O N I P R O TA G O N I S T I I N S C E N A A L L O Letture montaliane in ricordo di Franco Croce Nato per iniziativa dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova, in collaborazione con il DIRAS dell’Università di Genova, il ciclo di “Letture montaliane” avrà un prologo lunedì 20 ottobre (ore 21) al Teatro Duse con introduzione di Giulio Ferroni e letture di Eros Pagni, per proseguire poi nel foyer della Corte con un ciclo d’incontri, organizzato “In onore di Franco Croce”, che prevede l’intervento di nove docenti dell’Università di Genova che sono stati suoi allievi e che nel suo metodo di lavoro si rispecchiano. In base al programma qui a fianco pubblicato, interverranno i professori Vittorio Coletti, Enrico Testa, Giorgio Bertone, Luigi Surdich, Alberto Beniscelli, Quinto Marini, Massimo Bacigalupo, Stefano Verdino e Franco Contorbia. Le letture delle poesie di Montale saranno fatte dagli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile, coordinati dalla direttrice della scuola Anna Laura Messeri. Incontri per i cento anni del fumetto italiano Alla fine di dicembre del 2008 ricorre il centenario della uscita del primo numero del settimanale “Il Corriere dei Piccoli”. Nacque così il “fumetto” italiano. In occasione di questo anniversario, la Fondazione Novaro propone nel foyer della Corte una serie d’incontri finalizzati a valorizzare il contributo non affatto marginale fornito da artisti, autori e editori che hanno attivamente lavorato a Genova e in Liguria. Con il programma qui a fianco specificato, sarà l’occasione per ripercorrere una storia lunga un secolo che ha visto nascere in Liguria nuove testate (Lo Scolaro, Cow Boy, Sgt. Kirk), manifestazioni internazionali (Salone di Bordighera, Le tre Giornate del Fumetto, Mostra dei Cartoonists), oltre a importanti narratori e artisti di fama nazionale, quali Rubino, Berardi, Bottaro, Milazzo e altri ancora. Il progetto prevede quattro tappe storiche e una conclusione in forma di Tavola Rotonda aperta alle prospettive future. Con l’avvio della nuova Stagione, riprendono anche gli appuntamenti di Hellzapoppin nel foyer della Corte. Ed è il nono anno consecutivo che questo spazio diventa una piazza aperta alla città, con tutta una serie d’iniziative organizzate in collaborazione con associazioni, case editrici e artisti operanti in città. S’inizia il 14 ottobre con l’inaugurazione della mostra dei disegni che Franco Balan ha appositamente creato per la brochure stagionale dello Stabile. Si prosegue, quindi, con cicli di proiezioni (Re Lear sullo schermo - vedi programma a pag. 3), letture (Letture montaliane in onore di Franco Croce), conferenze illustrate (in collaborazione con la Fondazione Mario Novaro, per i 100 anni del fumetto italiano) e con gli incontri dedicati a Jorge Amado e i cantastorie della Liguria, a cura dell’Associazione “L’incantevole aprile”. Poi, ci sono le presentazioni di libri dedicati al teatro e ai suoi personaggi; mentre, per iniziativa dell’Associazione Amici del Teatro, riprenderanno anche gli appuntamenti con gli attori, in base a un calendario che verrà presto reso pubblico e che prevede la conversazione di Umberto Basevi con i protagonisti della stagione di produzione e di ospitalità del Teatro Stabile. Il tutto a ingresso libero e sovente in collaborazione con la nuova gestione della Libreria del Teatro: con l’intento di far vivere il foyer della Corte anche nelle ore pomeridiane, quando in sala non c’è spettacolo. S TA B I L E Il calendario degli appuntamenti da ottobre a febbraio Mercoledì 29 ottobre – ore 17, 30 Non volevo fare la maestra conversazione con Anna Laura Messeri Presentazione del libro di Renzo Trotta, edito da Natrusso Communication Con l’Autore e l’Editore, interviene Anna Laura Messeri introduce Giuliana Manganelli Venerdì 23 gennaio – ore 17.30 Cento anni del fumetto italiano Fumetto & moschetto (1935 | 1945) Relazione di Piero Pruzzo in collaborazione con la Fondazione Mario Novaro Mercoledì 5 novembre – ore 17, 30 Montale: in onore di Franco Croce relatore Vittorio Coletti a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova Letture degli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile Mercoledì 28 gennaio – ore 17, 30 Montale: in onore di Franco Croce relatore Massimo Bacigalupo a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova Letture degli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile Mercoledì 12 novembre – ore 17, 30 Montale: in onore di Franco Croce relatore Enrico Testa a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova Letture degli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile Venerdì 30 gennaio – ore 17.30 Cento anni del fumetto italiano Il Salone di Bordighera (1945 | 1970) Relazione di Gianni Bono in collaborazione con la Fondazione Mario Novaro Mercoledì 19 novembre – ore 17, 30 Montale: in onore di Franco Croce relatore Giorgio Bertone a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova Letture degli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile Mercoledì 26 novembre – ore 17, 30 Montale: in onore di Franco Croce relatore Luigi Surdich a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova Letture degli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile Venerdì 12 dicembre – ore 17 Jorge Amado e i cantastorie della Liguria “Ubaldo e... Draghin” a cura dell’Associazione Culturale “L’incantevole aprile” Mercoledì 14 gennaio – ore 17, 30 Montale: in onore di Franco Croce relatore Alberto Beniscelli a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova Letture degli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile Venerdì 16 gennaio – ore 17.30 Cento anni del fumetto italiano La stagione del “Corriere dei Piccoli” (1908 | 1934) Relazione di Claudio Bertieri in collaborazione con la Fondazione Mario Novaro Mercoledì 21 gennaio – ore 17, 30 Montale: in onore di Franco Croce relatore Quinto Marini a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova Letture degli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile Mercoledì 4 febbraio – ore 17, 30 Montale: in onore di Franco Croce relatore Stefano Verdino a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova Letture degli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile Venerdì 6 febbraio – ore 17.30 Cento anni del fumetto italiano I comics all’Università (1971 | 2008) Relazione di Pino Boero in collaborazione con la Fondazione Mario Novaro Mercoledì 11 febbraio – ore 17, 30 Montale: in onore di Franco Croce relatore Franco Contorbia a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova Letture degli allievi della Scuola di Recitazione dello Stabile Venerdì 13 febbraio – ore 17.30 Cento anni del fumetto italiano Conclusioni e prospettive Incontro coordinato da Ferruccio Giromini in collaborazione con la Fondazione Mario Novaro Venerdì 20 febbraio – ore 17 Jorge Amado e i cantastorie della Liguria “Gatto Tigrato e miss Rondinella” a cura dell’Associazione Culturale “L’incantevole aprile” I N G R E S S O L I B E R O Datasiel al servizio del Sistema Liguria Soluzioni informatiche innovative per il cittadino. collegati al territorio [Datasiel e Regione Liguria] collegati al futuro www.datasiel.net ottobre 2008 | marzo 2009 TGE22208_Giornale26.qxp:TGE22208_Giornale26.qxp 15-10-2008 10:08 Pagina 7 l 7 Quando allo Stabile è in scena la Storia Te s t i m o n i , s t u d i o s i e i n te l l e t t u a l i p a r l a n o d e l l a s t a g i o n e d e l “ Te at ro d o c u m e n to” n e g l i a n n i ‘ 6 0 e ‘ 7 0 Savona, 1927. Genova, 1900. Italia, 1943. Berlino 1919. Sono le date simbolo di una serie di spettacoli, coi quali lo Stabile di Genova si impegna a riflettere su momenti importanti della storia del Novecento. Lo fa con strumenti un po’ diversi dal solito: non la drammaturgia dei sentimenti, l’intreccio consueto di un personaggio e del suo mondo; ma il tentativo di resuscitare direttamente dai documenti temi storico-politici, suscitando dunque non tanto l’accordo emotivo degli spettatori, quanto la conoscenza e la critica. Fra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta questo sarà uno dei filoni più caratteristici dei cartelloni genovesi, insieme ad altri diversissimi (Goldoni, Pirandello, Brecht, i Classici) con i quali compone un mosaico avvincente. Il processo di Savona Settembre 1927: Filippo Turati, il vecchio leader socialista, è riparato in Francia con l’aiuto di Ferruccio Parri, Carlo Rosselli, Ettore Albini (critico drammatico dell’“Avanti!”). Con Turati è fuggito il savonese Sandro Pertini. Il loro motoscafo è partito da una località della riviera di Ponente, che si chiama Pesci Vivi. Ora a Savona si celebra il processo per il delitto di “espatrio politico”. Sul banco degli imputati Parri, Rosselli, Albini, il comandante Oxilia, che guidava il motoscafo ed altri. Ecco il tema e il fuoco dello spettacolo con il Il processo di Savona. Prima rappresentazione 25 febbraio 1965 quale il Teatro Stabile di Genova arriva puntuale all’appuntamento con il ventennale della Resistenza. Affidato alla regia di Paolo Giuranna il testo va in scena al Chiabrera di Savona appena rinnovato; sono presenti Pertini, Parri, l’avvocato Luzzati e le sorelle Rosselli, che in un singolare gioco di rispecchiamenti ascoltano il Luzzati interpretato da Glauco Mauri, il Parri di Mario Erpichini, il Rosselli di Gianfranco Ombuen e il Pertini di Alberto Rosselli. Stabile rievoca uno dei momenti più forti e nobili della vita della città. Lo sciopero fu deciso la sera di mercoledì 19 dicembre 1900: la mattina il prefetto aveva chiuso arbitrariamente la Camera del Lavoro. Prima settemila portuali, poi altri tredicimila fra tipografi, edili, tranvieri, operai di Sampierdarena e Sestri incrociarono le braccia nella città che si avviava a diventare uno dei maggiori poli industriali italiani. Le truppe furono consegna- 8 settembre I risultati raggiunti con Il processo di Savona e Cinque giorni al porto spingono Chiesa e Squarzina a insistere ancora sul filone del “Teatro-storico-dialettico” e a tentare nella stagione 1970-71 un’impresa ancora più ambiziosa con lo Cinque giorni al porto Dicembre 1923, il fascismo è al potere da pochi mesi. In un’aula del Politecnico di Torino il giovane Piero Gobetti sfida il suo professore d’economia Luigi Einaudi a fare un corso sullo sciopero generale dei portuali di Genova, al quale - ventitré anni prima - il professore ha assistito come inviato de “La Stampa”. Comincia così Cinque giorni al porto, il grande spettacolo con il quale lo palcoscenico e foyer Cinque giorni al por to. Prima rappresentazione 1 aprile 1969 CALENDARIO DEGLI INCONTRI A CURA DEL MUSEO DELL’ATTORE Ministero Beni e Attività Culturali PALAZZO DUCALE SALA DEL MINOR CONSIGLIO soci fondatori LUNEDÌ 10 NOVEMBRE 2008 ore 21 COMUNE DI GENOVA Cinque giorni al porto PROVINCIA DI GENOVA relatori Sergio Cofferati, Luca Borzani REGIONE LIGURIA LUNEDÌ 1° DICEMBRE 2008 ore 18 sostenitore te in caserma, ma non ci fu alcuna violenza. E il pomeriggio di domenica 23 il Governo dovette cedere e consentire la riapertura della Camera del Lavoro, la prima in Italia, fondata cinque anni prima. Due anteprime si svolsero al porto nella “Sala della Chiamata”; una terza a Cà de Pitta Officina Guglielminetti AMT. Mentre si vive in Italia “l’autunno caldo”, il teatro fa da specchio ai suoi spettatori, che per quelle tre sere sono gli stessi operai, figli forse, o nipoti degli scioperanti del 1900, che reagiscono con appassionati, interminabili applausi, in un coinvolgimento evidente. con il contributo di spettacolo 8 settembre, una proposta di Enzo de Bernart e Ruggero Zangrandi, che all’argomento ha già dedicato libri importanti. Squarzina fa suo il progetto e ne diventa coautore, dando forma drammaturgica alla pagina vergognosa della storia d’Italia: la fuga del re, di Badoglio e dei generali dello stato maggiore, con il conseguente sfascio delle forze Rosa Luxemburg. Prima rappresentazione 12 febbraio 1976 armate e l’abbandono di un popolo intero alle rappresaglie tedesche. Ne esce una formidabile giostra di tetri fantocci: il piccolo re (l’attore genovese Daniele Chiapparino), Badoglio come immerso in una sonnolenta ambiguità (Gianni Galavotti), poi tutti gli altri: dal generale Castellano (Eros Pagni), l’uomo della firma dell’armistizio a Cassibile, Ambrosio (Camillo Milli), a Carboni (Omero Antonutti) l’unico che voleva difendere Roma, a Caviglia (Guido Lazzarini), a Roatta (Adolfo Fenoglio), a Acquarone (Alvise Battain). Con un espediente allora inedito, il pubblico entra nel vivo dello spettacolo nel momento in cui un intervistatore volante (Antonello Pischedda) gira in platea armato di telecamera e microfono (la sera della “prima” genovese viene intervistato anche l’onorevole Antonello Trombadori). Rosa Luxemburg Anche questa volta c’è una folla di attori in scena, almeno venti per una quarantina di personaggi, quasi tutti devono sobbarcarsi più di un ruolo, compreso Omero Antonutti che è un Lenin molto somigliante e Karl Liebknecht, ispiratore della fallita insurrezione “spartachista” del 1919. I nove quadri del dramma vanno dall’ultima decade dell’800 al giorno del sacrificio. La carriera Rosa Luxemburg relatori Marta Vincenzi, Giulietto Chiesa numero 26 • ottobre 2008 | marzo 2009 Edizioni Teatro Stabile di Genova piazza Borgo Pila, 42 • 16129 Genova www. teatrostabilegenova.it Presidente Prof. Eugenio Pallestrini Direzione: Carlo Repetti direttore, Marco Sciaccaluga condirettore Direttore responsabile Aldo Viganò Collaborazione Annamaria Coluccia Segretaria di redazione Monica Speziotto Autorizzazione del Tribunale di Genova n° 34 del 17/11/2000 Progetto grafico: art: Bruna Arena, Genova (22208) Stampa: Scuola Tipografica Sorriso Francescano s.r.l., Ge LUNEDÌ 19 GENNAIO 2009 ore 18 Il processo di Savona relatori Giuseppe Pericu, Paolo Battifora LUNEDÌ 16 FEBBRAIO 2009 ore 18 8 settembre relatori Antonio Gibelli, Marcello Veneziani introduce Eugenio Pallestrini 8 settembre. Prima rappresentazione 13 marzo 1971 ...e allora cambia! estratto dal volume Il Teatro di Genova. Una biografia (segue da pag. 1) quali Maurizio Maggiani e Gian Piero Alloisio, che raccontano e cantano lo stupore nello scoprire le storie, le persone più semplici, quelle che spesso vivono in città antiche quali Genova, Gerusalemme, Stalingrado, Tuzla, Troia. E infine vi presentiamo lo spettacolo che segna il nostro tenace avanzare nella formazione dei giovani attori che faranno il futuro di questo Teatro: a Massimo Mesciulam, appassionato pedagogo teatrale, è affidato infatti il compito di realizzare, con gli allievi del 3° anno della nostra Scuola, una “mise en espace” di un capolavoro di Ingmar Bergman, Il settimo sigillo, favola sulla caducità della vita e sul rapporto fra l’uomo e la fede. Carlo Repetti www.amorchio.it Stufo dei vecchi sistemi? della ebrea-polacca Luxemburg comincia a 18 anni, quando lascia Varsavia dentro un carro di fieno per sfuggire agli sbirri dello Zar. Ha Marx nella bisaccia e, in nome di Marx, si mette frequentemente in polemica con gli stessi compagni di strada. A interpretare questa donna aggressiva, ironica, polemica è Adriana Asti. Le ultime prove si svolgono nella Sala della Chiamata, al Porto. Il clima è di vivissima attesa, con qualche nuvola all’orizzonte. «Ci attendono con il fucile puntato», scriverà Faggi. «Troppa politica, si grida da destra, manca la politica, si strilla da sinistra, e così via». Una contestazione arriva anche dall’ultra sinistra e lascia una fastidiosa testimonianza in una scritta di vernice che per molto tempo campeggerà sul muro di fronte al Teatro Duse: «Borghesi, giù le mani da Rosa». Maurizio Giammusso Il nuovo modo di fare informazione Quotidiano ON-LINE di cultura e tempo libero in Liguria ottobre 2008 | marzo 2009 TGE22208_Giornale26.qxp:TGE22208_Giornale26.qxp 15-10-2008 10:08 Pagina 8 8l spettacoli ospiti Noccioline di Fausto Paravidino Duse, 4 - 16 novembre regia di Valerio Binasco Non hanno pietà né di se stessi, né degli altri. Sono condannati a uno scontro senza fine. Con Massimo Popolizio, Maria Paiato e Manuela Mandracchia. dal 4 novembre 2008 al 15 marzo 2009 Dall’omonimo romanzo di Forster, l’impossibile ricerca di dialogo tra due culture storicamente molto diverse: quella inglese e quella indiana, nell’età del colonialismo. Con Giulia Lazzarini e Sandro Lombardi. Il sindaco del rione Sanità di Eduardo De Filippo Corte, 13 - 18 gennaio regia di Carlo Giuffré Esiliato di Mario Jorio Duse, 28 gennaio - 1 febbraio regia di Mario Jorio Il misantropo di Molière Duse, 10 - 21 dicembre regia di Alberto Giusta Ventitré sequenze, brevi come fumetti, per inquadrare una società. Tra comicità e tragedia. Da Charlie Brown al G8 di Genova: un ritratto generazionale, commissionato dal Royal National Theatre di Londra a un autore formatosi alla Scuola dello Stabile di Genova. Il romanzo di Ferrara Uno dei capolavori di Molière e del teatro di tutti i tempi. Una magnifica pittura della società mondana, leggera del Seicento francese, messa in scena e interpretata da una compagnia di giovani, formatisi tutti alla Scuola dello Stabile di Genova. di Tullio Kezich da Giorgio Bassani Corte, 5 - 9 novembre regia di Piero Maccarinelli Ferrara 1946. Nel segno di Giorgio Bassani da Il giardino dei Finzi Contini a le Cinque storie ferraresi - Tullio Kezich porta ora sul palcoscenico in forma di flash-back, con una compagnia di giovani attori, la tragedia delle leggi razziali e delle deportazioni naziste. Platonov Con Franco Branciaroli, un capolavoro di grande attualità: una riflessione sul conflitto tra scienza e potere, tra etica e ricerca, tra responsabilità civile e salvezza. La vita di Galilei dal tempo dell’insegnamento a Padova agli ultimi anni vissuti forzatamente in “ritiro” a Firenze: un’esistenza densa di entusiasmi, paure, sconfitte, intuizioni. Peccato che sia una sgualdrina di Thomas Bernhard Duse, 19 - 30 novembre regia di Piero Maccarinelli Un fratello e due sorelle. Senza mai nominarlo, Bernhard parla di Wittgenstein e del teatro. I tre fratelli cercano nel passato le ragioni del loro malessere esistenziale. Si feriscono con le parole e con le parole si consolano. ottobre 2008 | marzo 2009 Raccolta indifferenziata di Francesca Duranti e Mario Bagnara Duse, 14 - 18 gennaio regia di Laura Sicignano Tullio Solenghi evoca con malinconica allegria la fine di un’epoca e, metaforicamente, mette in scena il mondo di chi non ce la fa perché è troppo dura e se non ti sporchi le mani resti indietro. Nell’epoca dello share e dell’auditel, come può andare avanti una piccola emittente auto gestita? di Eduardo De Filippo Corte, 24 febbraio - 1 marzo regia di Francesco Rosi Scherzi Una commedia dai dialoghi ironici e brillanti, votata a tingersi ben presto di “giallo”. Scritto dalla romanziera Francesca Duranti in collaborazione con Mario Bagnara, un crescendo di colpi di scena e di frecciate sociali che si consumano sotto lo sguardo indifferente di un’enigmatica donna delle pulizie, silenziosa e inesorabile come il Fato. Quattro atti unici di Anton Cechov per la comicità di Zuzzurro & Gaspare: L’orso, Tragico controvoglia, Il tabacco fa male e La domanda di matrimonio. Un modo intelligente per trascorrere le feste natalizie a teatro. di Carlo Goldoni Corte, 6 - 11 gennaio regia di Antonio Calenda La bella utopia di Moni Ovadia Corte, 5 - 8 febbraio regia di Moni Ovadia di Renato Sarti e Franco Però Duse, 21 - 25 gennaio regia di Franco Però di Anton Cechov Corte, 27 dicembre - 1 gennaio regia di Massimo Chiesa di Luigi Pirandello Corte, 3 - 7 dicembre regia di Egisto Marcucci e Elisabetta Courir Il West e la famiglia americana. Scontro tra due fratelli sullo sfondo di una società in rapido cambiamento. L’opera più nota del drammaturgo, sceneggiatore e attore statunitense Sam Shepard, messa in scena da Sergio Maifredi con Jurij Ferrini e Corrado d’Elia. È vietato digiunare in spiaggia Ritratto di Danilo Dolci in Sicilia. Uno spettacolo civile, raccontato con struttura dichiaratamente brechtiana e nel ricordo del teatro dei pupi. Con un autorevole rappresentante del mondo civile, politico e culturale chiamato ogni sera sul palcoscenico a leggere l’arringa pronunciata da Piero Calamandrei in difesa di Danilo Dolci. Amleto di William Shakespeare Corte, 10 - 22 febbraio regia di Pietro Carriglio Gomorra di Roberto Saviano e Mario Gelardi Corte, 27 gennaio - 1 febbraio regia di Mario Gelardi Una storia che nasce da un piccolo fatto di cronaca e diventa metafora della società italiana nell’immediato dopoguerra. Con Lina Sastri e Luca De Filippo, in uno spettacolo diretto da un maestro del cinema impegnato italiano, Francesco Rosi, che al teatro di Eduardo si era già accostato di recente con l’applaudita messa in scena di Napoli milionaria! . Mein Kampf «Un titolo ironico per evocare quella che fu la più epica utopia di redenzione mai concepita dell’essere umano, senza fare appello al trascendente: il comunismo» annota Moni Ovadia. Uno spettacolo di canzoni, musiche, tracce poetiche, confessioni, icone, immagini per raccontare con umorismo ebraico la tragedia sovietica. Il giuoco delle parti Lui, lei e l’amante; infine un colpo di pistola. La storia di un triangolo amoroso, tra tragedia e commedia. Anche una riflessione critica sull’essenza stessa del teatro borghese del primo ‘900. L’umorismo di Pirandello per la recitazione di Geppy Gleijeses, Marianella Bargilli e Luciano Virgilio. di Sam Shepard Duse, 3 - 8 febbraio regia di Sergio Maifredi di Brian Friel Corte, 16 - 21 dicembre regia di Andrea De Rosa Un caso clinico singolare. Il difficile riadattamento alla vita, di una cieca che riacquista la vista a quarant’anni. Lo spettatore, immerso nella prima parte della rappresentazione nel buio totale, rivive il faticoso cammino della protagonista. Una storia avvincente con Umberto Orsini e Valentina Sperlì. Carlo Cecchi accosta in un unico appuntamento due atti unici in cui il teatro mette in scena se stesso e che testimoniano la fortissima teatralità dei loro autori, personalità estremamente rappresentative della drammaturgia europea del Novecento: l’austriaco Thomas Bernhard e il napoletano Eduardo De Filippo. Vero West Filumena Marturano I due gemelli veneziani Ritter, Dene, Voss Opera della piena maturità di Eduardo, con al centro un personaggio vivo, vero che affonda le proprie radici nella realtà. Sotto la pratica da capocamorra, Antonio è un idealista, un protettore dei deboli, una specie di Robin Hood che toglie ai ricchi per dare ai poveri. Diretto e interpretato da Carlo Giuffré. Tra narrazione e ricerca. Il viaggio nell’esistenza della Creatura di Frankenstein è punteggiato dal confronto con i tanti personaggi che racchiude in sé. E il suo primo incontro non può essere che con Pinocchio: come lui nato da un padre, ma non da una madre. Molly Sweeney di Thomas Bernhard e di Eduardo De Filippo Duse, 2 - 7 dicembre regia di Carlo Cecchi di John Ford Corte, 18 - 23 novembre regia di Luca De Fusco Una grande storia d’amore, come in Romeo e Giulietta, solo che questa volta a impedire l’amore di due teenagers non è una causa esterna, ma una legge di natura. Giovanni e Annabella sono infatti fratello e sorella e il tabù dell’incesto incombe minaccioso su tutta la tragedia. di Sabina Negri Duse, 17 - 22 febbraio regia di Marcello Cotugno Claus Peymann Sik-Sik di Anton Cechov Corte, 11 - 16 novembre regia di Nanni Garella Sullo sfondo della contrapposizione sociale e culturale tra la crisi della nobiltà terriera e la nascita della borghesia mercantile. La parabola esistenziale di un dongiovanni di provincia, al quale Alessandro Haber offre un’intepretazione come sempre molto personale. L’ultima radio Vita di Galileo di Bertolt Brecht Corte, 25 - 30 novembre regia di Antonio Calenda Petruzzelli segue le orme ideali di Mario Rigoni Stern sui sentieri dei monti e degli altipiani dove lo scrittore amava camminare in silenzio. E, così facendo, porta sul palcoscenico uno spettacolo che ha «l’andamento di una passeggiata nel bosco privo di ogni artificio o di certo naturalismo narrativo». di George Tabori Duse, 24 febbraio - 1 marzo regia di Egisto Marcucci e Elisabetta Courir L’improbabile, ma verosimile, incontro del giovane Adolf Hitler, aspirante pittore, con un venditore di libri ebreo nella grande Vienna avviata alla prima Guerra Mondiale. Umorismo ebraico, nero e spietato, alternato a improvvisi squarci poetici: il passato e il presente uniti dalla capacità di ridere di tutto, anche delle situazioni più disperate. Con Marcello Bartoli e Dario Cantarelli. La badante Un classico sempre contemporaneo. Un testo dalla straordinaria complessità di situazioni e dall’incomparabile ricchezza di personaggi che abitano ormai il nostro immaginario collettivo. La misteriosa verità del teatro. Con Luca Lazzareschi, Galatea Ranzi e Nello Mascia. di Cesare Lievi Duse, 10 - 15 marzo regia di Cesare Lievi Con il cielo e le selve Passaggio in India di Santha Rama Rau da E. M. Forster Corte, 9 - 14 dicembre regia di Federico Tiezzi Capolavoro della scrittura comica, eccezionale virtuosismo sul classico tema dello sdoppiamento di persona. Massimo Dapporto assume su di sé il duplice e opposto ruolo goldoniano di Tonino e Zanetto: i due gemelli che con carattere e motivazioni molto differenti giungono a Verona in cerca di fortuna. Dal romanzo-reportage di Roberto Saviano. Storia della camorra napoletana raccontata da un cronista e testimone, interpretato da Ivan Castiglione. Uno spettacolo che - dice il coautore e regista Mario Gelardi - «è come una sventagliata di kalaschnikov; ma è anche il racconto di una città sempre in costruzione o sempre in decadenza». di Mario Rigoni Stern Duse, 11 - 15 febbraio regia di Pino Petruzzelli Una famiglia borghese come ce ne sono tante, non solo in Italia. Una donna anziana e due figli presi dalle urgenze della loro vita privata. Una badante che viene dall’Est. Un racconto “giallo” con finale a sorpresa. Ludovica Modugno protagonista di una “novità” capace di parlare del contemporaneo.