DIOCESI DI SAN MINIATO
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ADORAZIONE EUCARISTICA (I SCHEMA)
IN PREPARAZIONE AL RITO DI BEATIFICAZIONE
DEL VENERABILE SERVO DI DIO
PIO ALBERTO DEL CORONA
VESCOVO
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ESPOSIZIONE
Durante l’esposizione del SS.Sacramento si canta
il Pange lingua (prime 4 strofe) o un altro canto adatto.
Pange lingua, gloriosi
Corporis mysterium,
Sanguinisque pretiosi,
Quem in mundi pretium,
Fructus ventris generosi
Rex effudit Gentium.
Genti tutte proclamate
il mistero del Signor,
del suo Corpo e del suo Sangue
che la Vergine donò
e fu sparso in sacrificio
per salvar l'umanità.
Nobis datus, nobis natus,
Ex intacta Virgine,
Et in mundo conversatus,
Sparso verbi semine,
Sui moras incolatus
Miro clausit ordine.
Dato a noi da Madre pura,
per noi tutti s'incarnò;
la feconda sua parola
tra le genti seminò,
con amore generoso
la sua vita consumò.
In supremæ nocte cœnæ
Recumbens cum fratribus,
Observata lege plene
Cibis in legalibus,
Cibum turbæ duodenæ
Se dat suis manibus.
Nella notte della cena
coi fratelli si trovò:
del pasquale sacro rito
ogni regola compì,
e agli apostoli ammirati
come cibo si donò.
Verbum caro panem verum
Verbo carnem efficit;
Fitque sanguis Christi merum;
Et si sensus deficit,
Ad firmandum cor sincerum
Sola fides sufficit.
La parola del Signore
pane e vino trasformò:
pane in carne, vino in sangue,
in memoria consacrò.
Non i sensi, ma la fede
prova questa verità
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LETTURE
Egli è dietro le specie come dietro una parete
e dietro ai cancelli. Dietro a quei cancelli ci
guarda: “Eccolo, sta (il mio diletto) dietro il
nostro muro, guarda dalla finestra, spia
attraverso le inferriate (Ct 2,9). Non è veduto
da noi e vede. Le specie sono come le cortine
del tabernacolo costruite da Dio e non
dall’uomo” (cfr. Eb 8,2). Questo tabernacolo
non è di fattura umana perché lo Spirito Santo
ne è l’architetto.
Gesù è nelle forme sacramentali come il
nettare nei calici dei fiori. Il nettare nutre le
api, le farfalle e altri viventi, che sono attratti
per segreto impulso dai fiori, come è detto nel
salmo: “Gli occhi di tutti sono rivolti a te in
attesa e tu provvedi loro il cibo a suo tempo”
(Sal 145,15). Anche gli occhi delle api e delle
farfalle guardano a Dio ed è la mano di lui che
forma nei tessuti del fiore quelle sostanze
nutritive di cui hanno bisogno.
Mirabile amore di Dio! Il fiore quasi avesse
intelletto, si apre e chiude e sui calici cade a
stille la rugiada che filtra nelle fibre della
pianta, e la piante se ne rinfresca e rende i
suoi profumi all’aria e a Dio, maternamente
provvido verso i fiori del campo. Miracolo
soave, al quale Gesù ci invita a porre mente.
“… Osservate come crescono i gigli del campo:
non lavorano e non filano” (Mt 6,28). Non
lavorano e non filano e Dio li nutre, e con essi
nutre l’ape, che trova nei fiori una specie di
Eucaristia, cioè la buona grazia di Dio.
Un frutto della presenza reale è la benedizione
che Gesù dà al popolo fedele col Sacramento.
La Chiesa pone nelle mani dei Sacerdoti il
divino Sacramento, affinché essi volgendosi al
popolo adunato lo benedicano. Gesù se ne sta
come su un nobile trono, che è mostrato a tutti
dalle mani del sacerdote, e da quel trono,
come nostro sommo sacerdote, apre le mani e
sparge sul popolo adorante la benedizione
celeste. I sacerdoti diventano come cherubini
che portano l’arca gloriosa di Dio e mostrano
questa gloria al popolo, il quale si volge al vero
Oriente e da lui aspetta la luce.
La benedizione è un atto di Gesù sacramentato
e ha qualcosa dell’efficacia del sacramento,
opera veramente in noi, ravviva il germe di
gloria socchiuso in noi, proprio come un
raggio di sole che schiude i germi o rinfranca
le piante reclinate e quasi spente sotto la neve.
Lettura biblica (Gv 6, 32-35)
32Rispose
loro Gesù: «In verità, in verità io vi
dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal
cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal
cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è
colui che discende dal cielo e dà la vita al
mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci
sempre questo pane». 35Gesù rispose loro:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non
avrà fame e chi crede in me non avrà sete,
mai!
Dagli scritti del Servo di Dio
Pio Alberto Del Corona
Gesù Cristo è veramente, realmente, sostanzialmente presente nella divina Eucaristia. Egli non
vi è come cosa significata, non come virtù
emanata da sostanza distante, ma con la sua
duplice natura. È presente in modo spirituale e
incorruttibile, cioè invisibile all’occhio di carne,
e indivisibile, perché non tocca con le sue
proprie dimensioni il luogo ove sta, ma con le
forme sacramentali, che sono quasi il suo
piedistallo. E non si trova meno in un punto più
che in un altro, né si divide né si commisura alle
diversi parti del luogo a modo degli altri corpi,
ma è tutto nelle forme del pane e del vino, e
tutto in ciascuna parte di queste specie o forme.
Dunque ogni frammento anche minimo del
pane e ogni goccia del vino contengono tutta la
sostanza corporea e la natura divina di Gesù
Cristo, che in quel punto concentra come in un
fuoco tutti i suoi raggi.
Quel corpo incorruttibile e glorioso è lì non con
la sua quantità e dimensione, ma puramente a
modo di sostanza e quindi quasi a guisa di
spirito, che non è circoscritto dal luogo, né si
commisura e adegua alle parti di esso, come
accade alle sostanze corporee. Quindi
guardando l’ostia non è da credere che
l’umanità di Gesù Cristo sia in una parte più
che in un’altra, ma è tutta in tutta l’ostia e in
ogni parte di essa. Gesù poteva scendere come
aquila che pasce i suoi piccoli e tosto ritrarsi
nel mondo invisibile, ma ha scelto invece un
modo permanente di presenza e di dimora con
noi, e sta nelle specie finché non si
corrompono.
Adorazione silenziosa
-2-
Preghiera (di Pio XII)
alimento dalla terra, si formano i tessuti, i
germi, le gemme, i fiori, gli stami e i calici che
si aprono per ricevere la rugiada e la luce del
sole.
È per dono del Verbo che le viscere della terra
tramutano le sostanze, spingono gli umori
nelle viti e i raggi del sole ne incolorano i
frutti, sì che dai grappoli possiamo spremere
per noi la bevanda del vino.
Questa sovranità del Verbo sulla natura è
quasi il teatro della sua onnipotenza, come
poeticamente è descritto dalla Sacra Scrittura.
Il Salmista dice: “Tu sei rivestito di maestà e di
splendore, avvolto di luce come di un manto;
tu stendi il cielo come una tenda, costruisci
sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo
carro, cammini sulle ali del vento, fai dei venti
i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi
ministri. Alla tua minaccia le acque sono
fuggite, al fragore del tuo tuono hanno
tremato” (Salmo 104).
Questo vuol dire che le sostanze create si
piegano all’azione di Dio; e fu proprio per
mostrare che Egli era il Verbo di Dio, nascosto
in una natura umana che Gesù a Cana tramutò
l’acqua in vino, ridonando letizia al banchetto.
La stessa potenza che operò nella creazione e
nelle nozze di Cana, opera nel sacramento
eucaristico, cambiano il vino in sangue e il
pane in carne. Gesù preannunciò che Egli
avrebbe operato questa mutazione di sostanza
quando disse: “Il pane che io darò è la mia
carne per la vita del mondo” (Gv 6,51). Se
Gesù dice: “è la mia carne”, quella “è” semplice
e sublime vuol dire che la sostanza del pane è
tramutata. La parola del Figlio di Dio è la
spada penetrante a due tagli che divide la
sostanza del pane dal suo rivestimento
esteriore e muta la sostanza del pane nella
carne assunta da Dio.
Non è simbolica ma reale questa trasformazione del pane nella carne e del vino nel
sangue di Cristo in virtù dell’Onnipotenza del
Verbo. Quel pane cessa di essere quello che
era in natura e diventa quello che dice il
sacramento: la consacrazione è più potente
della natura, e questo non fa meraviglia
perché tutto avviene in virtù della parola di
colui che disse e le cose furono.
Di tutte le mutazioni che avvengono nella
natura, questa è la più consolante e magnifica.
Le sostanze del pane e del vino obbediscono
alla parola di Dio e si trasformano,
conservando le loro forme accidentali dietro
O dolcissimo Gesù, che,
nascosto sotto i veli eucaristici,
ascolti pietoso le nostre umili suppliche,
per presentarle al trono dell’Altissimo,
accogli ora benignamente gli ardenti
aneliti dei nostri cuori.
Illumina le nostre intelligenze,
sorreggi le nostre volontà,
rinvigorisci la nostra costanza e accendi
nei nostri cuori la fiamma
di un santo entusiasmo,
affinché, superando la nostra
piccolezza e vincendo ogni difficoltà,
sappiamo renderti un omaggio
meno indegno della tua grandezza
e della tua maestà,
più adeguato alle nostre ansie e
ai nostri santi desideri.
R. Amen.
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Lettura biblica (Gv 6, 48-51)
48In
quel tempo Gesù disse: «Io sono il pane
della vita. 49I vostri padri hanno mangiato la
manna nel deserto e sono morti; 50questo è il
pane che discende dal cielo, perché chi ne
mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo,
disceso dal cielo. Se uno mangia di questo
pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la
mia carne per la vita del mondo».
Dagli scritti del Servo di Dio
Pio Alberto Del Corona
La transustanziazione è una profonda
mutazione operata da Dio, il quale, in essa,
esercita la sua sovranità sulla creazione
materiale, uscita dalle sue mani. Lo stesso
Verbo di Dio, che opera nella creazione, opera
nella consacrazione del pane. Egli diffuse la
vita nell’universo e la luce nell’intelligenza
dell’angelo e dell’uomo, e sostiene colla sua
potenza l’universo che ha creato. Egli diede
all’acqua la capacità di far sbocciare la vita e la
famiglia dei viventi che si sviluppò in esso si è
subito moltiplicata, in virtù della fecondità
data dal Verbo. Egli diede anche alle piante la
capacità di crescere e così, sotto la spinta di
questa forza nascosta, le radici traggono
-3-
alle quali Cristo si nasconde, e mediante le
quali egli costringe l’intelligenza creata a
credere nel mistero. Il sacerdote dunque non è
che un mediatore che pronuncia parole alle
quali il Verbo congiunge la sua potenza,
operando il miracolo. E così quel pane comune
è mutato in carne, quel vino è mutato in
sangue. Noi vediamo le specie del pane e del
vino e crediamo che non c’è la loro sostanza.
Crediamo che è presente la sostanza del Corpo
di Cristo e non vediamo la sua specie.
L’anima ha bisogno di conversare con l’amato
e di stare con lui, vuole godere della sua
presenza fisica. Il solo amore che può tutto,
l’amore del Figlio di Dio fa sparire la sostanza
creata per mettervi la sua e unire così, cuore a
cuore, e corpo a corpo, colla sua sposa che è la
Chiesa.
Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo
per il Padre, così anche colui che mangia me
vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal
cielo; non è come quello che mangiarono i
padri e morirono. Chi mangia questo pane
vivrà in eterno».
Dagli scritti del Servo di Dio
Pio Alberto Del Corona:
La prima disposizione è una fede piena e
incondizionata: cioè essere bene determinati a
credere le verità che la Chiesa insegna intorno
al divin Sacramento. La fede va sempre
alimentata quando ci troviamo in procinto di
accostarci a uno dei vari sacramenti, poiché
essi sono altrettanti simboli e proclamazione
del soprannaturale; ma quanto all’Eucaristia,
ci vuole una fede ancor più piena, dal
momento che l’Eucaristia è sacramento e
mistero di fede per eccellenza.
La seconda buona disposizione con cui
dobbiamo accostarci alla mensa eucaristica è
la speranza. Dobbiamo confidare che la divina
liberalità ci darà doni sempre maggiori, come
ci rassicura appunto il Dono per eccellenza
che Dio preparò come nostro cibo spirituale,
effondendo nell’Eucaristia tutte le ricchezze
del suo amore. Riceveremo perciò l’Ostia
santa con la più fiduciosa speranza.
La terza disposizione per accostarsi
all’Eucaristia è logicamente la carità. Bisogna
accostarsi a questo “Sacramento dei vivi” in
stato di grazia, che ci fa essere giusti, e con la
carità che è propria dei veri figli di Dio.
L’Eucaristia ben ricevuta accrescerà entrambe
le disposizioni prerequisite. È l’Eucaristia
quasi il tocco della mano di Dio che suscita la
carità latente nelle profondità dell’anima;
oppure ricorda il soffio divino che attizza il
fuoco sepolto (sotto la cenere) nel cuore.
Accostandoci
all’Eucaristia
dobbiamo
riprendere coscienza di questa forza che era
stata anteriormente infusa in noi; prenderne
coscienza per presentarla a Gesù affinché egli
vi possa alitare sopra e trarne nuova fiamma.
Crescerà così in noi quella carità che ci lega
più intensamente a Dio e al prossimo. Qualora
infatti mancasse una simile carità, qualora
questi amori fossero spenti, dovremmo
tenerci lontani dalla mensa del Figlio di Dio,
per non meritare d’essere respinti un giorno
al banchetto eterno.
Adorazione silenziosa
Preghiera (Paolo VI)
Tu sei il Cristo, Figlio di Dio vivo,
Tu sei il rivelatore di Dio invisibile,
il primogenito di ogni creatura,
il fondamento di ogni cosa;
Tu sei il maestro dell’umanità,
Tu sei il Redentore;
Tu sei nato, sei morto, sei risorto per noi;
Tu sei il centro della storia e del mondo;
Tu sei colui che ci conosce e ci ama;
Tu sei il compagno e l’amico della nostra vita;
Tu sei l’uomo del dolore e della speranza;
Tu sei colui che deve venire
e che deve essere un giorno il nostro giudice,
e, noi speriamo, la nostra felicità.
R. Amen.
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Lettura biblica (Gv 6, 53-58)
In quel tempo Gesù disse: «In verità, in
verità io vi dico: se non mangiate la carne del
Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue,
non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia
carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e
io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55Perché
la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il
mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il
53
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Non dobbiamo accostarci alla mensa
eucaristica mentre conserviamo dentro di noi
amarezze pungenti o il risentimento che non
vuol perdonare: l’Eucaristia è infatti il mistero
della pace e della riconciliazione tra Dio e
l’uomo. Come pretendere di sedere alla mensa
dell’amore senza far di tutto per eliminare
ogni residuo di rancore o, peggio, di odio?
La quarta disposizione per accostarci
all’Eucaristia è la compunzione, intendendo
dire che l’anima vi si accosti con una santa
mestizia che nasce dal pentimento. La divina
Eucaristia è detto “memoriale” o sacramento
del ricordo, perché perpetua in noi la
memoria dei dolori sofferti da Cristo per ridar
così vigore ai fratelli spiritualmente infermi.
Gesù si sottomise volontariamente al volere
del Padre, e nell’Eucaristia lascio un
immortale ricordo di quella sua perfetta
obbedienza.
La fede con cui noi adoriamo nell’Ostia
consacrata l’Uomo-Dio nato, vissuto e
immolatosi per la nostra salvezza, deve
illuminarci e ridestare nelle anime il dolore di
aver cooperato noi pure alla morte del Figlio
di Dio. Il peccato è, in varia misura, una rivolta
che oltraggia Dio e, nei casi più gravi, equivale
a essere complici di chi un giorno inflisse a
Gesù il doloroso supplizio.
Bisogna che il cuore assapori l’amarezza
espiatrice, che non è in dissonanza con
l’intimo gaudio che un’anima può assaporare
comunicandosi. Bisogna che il cuore si apra
alla grazia e scancelli in profondità ogni
residua scoria lasciatavi dalle singole
trasgressioni; bisogna che il casto amore
distrugga ciò che non meritava d’essere
chiamato amore ma egoismo, voluttà, brama
di dominio; bisogna insomma che l’orgoglio
venga fiaccato da una salutare umiliazione.
Viviamo d’ora in avanti come chi sia sul punto
di distaccarsi per sempre dal mondo, teniamo
lo sguardo della coscienza sui nostri errori, sui
dolori sofferti dal Cristo, sulla nostra ultima
patria, ove il gaudio è puro, la festa è
interminabile; e proveremo una santa
tristezza e forse sgorgherà anche il pianto.
Come si conviene a pellegrini, a esuli sempre
sul punto di partire, noi ci accosteremo così
alla santa comunione; e dalla feconda
amarezza del pentimento sentiremo fluire
serenamente le gioie dell’amore purificato.
Preghiera (San Giovanni Paolo II)
Come i due discepoli del Vangelo,
ti imploriamo, Signore Gesù: rimani con noi!
Tu, divino Viandante,
esperto delle nostre strade e conoscitore del
nostro cuore,
non lasciarci prigionieri delle ombre della sera.
Sostienici nella stanchezza,
perdona i nostri peccati,
orienta i nostri passi sulla via del bene.
Nell’Eucaristia ti sei fatto
«farmaco d’immortalità»:
dacci il gusto di una vita piena,
che ci faccia camminare su questa terra
come pellegrini fiduciosi e gioiosi,
guardando sempre al traguardo della vita che
non ha fine.
R. Amen.
Invocazioni
Ripetiamo insieme:
R. Ti preghiamo, ascoltaci.
Spezza con la forza della tua Croce
ogni divisione e discordia.
R. Ti preghiamo, ascoltaci.
Spezza con la luce della tua Parola
ogni inganno e falsità.
R. Ti preghiamo, ascoltaci.
Spezza con la mitezza del tuo Cuore
ogni rancore e vendetta.
R. Ti preghiamo, ascoltaci.
Spezza con la dolcezza della tua carità
ogni egoismo e durezza di cuore.
R. Ti preghiamo, ascoltaci.
Spezza con la tua potenza creatrice
ogni violenza contro la vita umana.
R. Ti preghiamo, ascoltaci.
Dona al nostro Santo Padre Francesco
sapienza, fermezza e lungimiranza.
R. Ti preghiamo, ascoltaci.
Dona alla tua Chiesa
numerosi e santi ministri dell’altare.
R. Ti preghiamo, ascoltaci.
Dona a tutti l’esperienza consolante
di sapersi e sentirsi amati da Te.
R. Ti preghiamo, ascoltaci.
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Adorazione silenziosa
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BENEDIZIONE EUCARISTICA
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui:
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui:
Præstet fides supplementum
Sensum defectui.
Adoriamo il Sacramento
che Dio Padre ci donò,
Nuovo patto, nuovo rito
nella fede si compì .
Al mistero è fondamento
la parola di Gesù.
Si incensa il SS.Sacramento
Genitori Genitoque
Laus et iubilatio,
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedictio:
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio. Amen.
Gloria al Padre onnipotente,
gloria al Figlio Redentor,
lode grande, sommo onore
all'Eterna Carità.
Gloria immensa, eterno amore
alla Santa Trinità. Amen.
Panem de cœlo præstitisti eis.
R. Omne delectamentum in se habentem.
Hai dato loro un pane disceso dal cielo.
R. Che porta in sé ogni dolcezza.
Oremus
Preghiamo
Deus, qui nobis sub Sacramento mirabili
passionis tuæ memoriam reliquisti: tribue,
quæsumus, ita nos Corporis et Sanguinis tui
sacra misteria venerari, ut redemptionis
tuæ fructum in nobis iugiter sentiamus. Qui
vivis et regnas in sæcula seculorum.
Signore Gesù Cristo, che nel mirabile
sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il
memoriale della tua Pasqua,
fa’ che
adoriamo con viva fede il santo mistero del
tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire
sempre in noi i benefici della redenzione. Tu
sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre,
nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i
secoli dei secoli.
R. Amen.
R. Amen.
Segue la benedizione eucaristica che si conclude con le seguenti invocazioni.
Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù.
Benedetto il Suo sacratissimo Cuore.
Benedetto il Suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel SS. Sacramento dell'altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la Sua santa e Immacolata Concezione.
Benedetta la Sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il Nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto S. Giuseppe, suo castissimo Sposo.
Benedetto Dio nei suoi Angeli e nei suoi Santi.
Reposizione del SS. Sacramento.
Si può concludere con una antifona mariana o altro canto adatto.
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