Questo contenuto ti è offerto da: www.zapigarden.it Articolo tratto da: Edizioni L’Informatore Agrario Tutti i diritti riservati, a norma della Legge sul Diritto d’Autore e le sue successive modificazioni. Ogni utilizzo di quest’opera per usi diversi da quello personale e privato è tassativamente vietato. Edizioni L’Informatore Agrario S.r.l. non potrà comunque essere ritenuta responsabile per eventuali malfunzionamenti e/o danni di qualsiasi natura connessi all’uso dell’opera. Gli insetti più comuni che vivono lungo i corsi d’acqua di campagna Le rive dei canali e dei fiumi di campagna ospitano un elevato numero d’insetti e passeggiando lungo i corsi d’acqua si ha la possibilità d’incontrarne diverse specie. Alcune sono dannose all’agricoltura, poiché non vivono solo negli ambienti umidi, incolti, altre non hanno alcuna influenza sul mondo agricolo e talune sono, in qualche modo, utili Gli insetti rappresentano la più grossa branca dei viventi sulla Terra e annoverano nella loro classe il maggior numero di specie. Queste piccole creature vivono ovunque e sono presenti in tutti gli habitat. Censire il loro numero è impossibile, tant’è vero che ogni anno nel mondo si scoprono nuove specie e soltanto in Europa se ne contano circa 10.000. Non è per nulla difficile osservare insetti, anche se molti di loro si rendono poco visibili per le ridotte dimensioni, per l’aspetto mimetico o perché vivono nel terreno, nel legno o in vari anfratti. Altri insetti, invece, sono coloratissimi e conducono un’esistenza allo scoperto e altri ancora, pur non essendo appariscenti, si fanno notare per la loro invadenza o molestia. Lungo le rive dei corsi d’acqua che solcano le campagne vivono tantissimi insetti, e non tutti sono strettamente legati all’ambiente acquatico, spesso sono legati al tipo di vegetazione che si sviluppa sulle rive. Il bombo, per esempio, è comunissimo in campagna ed è facile vederlo sui fiori selvatici dei campi e anche su quelli coltivati dei giardini, ma è altrettanto facile osservarlo sulle piantine fiorite degli argini erbosi. Incamminiamoci lungo un corso d’acqua e cerchiamo di riconoscere gli insetti più comuni che, con molte probabilità, avremo modo di incontrare. 1-LA DAMIGELLA (Ischnura elegans) 2-LA LIBELLULA (Sympetrum sanguineum) Questo esile ed elegante insetto, somigliante alle più note libellule, compare in primavera lungo gli stagni e i corsi d’acqua a lenta corrente, dove si fa notare per il suo volo lento e per l’abitudine di trascorrere molto tempo posato sulla vegetazione. Gli esemplari adulti cacciano piccoli insetti volatori, mentre le larve si cibano di animaletti acquatici. Il maschio della damigella ha il corpo nero con il torace e l’estremità dell’addome blu, mentre la femmina è giallo-olivastra, con strie nere. Entrambi hanno le ali trasparenti, ognuna delle quali ha una piccola macchia bianco-nera vicino alla punta. La lunghezza è di circa 35 mm. Spesso si vedono i due insetti accoppiati con una caratteristica posa a «ruota». L’organo copulatore del maschio è, infatti, situato tra il 2° e 3° segmento addominale e per consentire alla femmina di far combaciare tale organo con la sua apertura genitale la coppia deve assumere questa tipica posizione. La femmina depone le uova entro piante acquatiche e le larve, dopo un anno di vita sommersa, salgono all’asciutto per completare la metamorfosi e sfarfallare come insetti adulti. Per quanto riguarda il rapporto con l’agricoltura, non si hanno segnalazioni particolari. Gli insetti più caratteristici dei tranquilli canali di campagna, ma anche degli stagni e dei fossati, sono sicuramente le libellule. Ne esistono di diverse specie e quella che si lascia più facilmente osservare da vicino è la Sympetrum sanguineum, poiché si concede lunghi periodi di immobilità sulla cima di qualche cannuccia o sugli steli di piante acquatiche. Queste pause rubate al volo non sono altro che una tattica di caccia che la libellula è solita adottare per tendere agguati alle sue prede abituali, cioè zanzare e moscerini. La colorazione del corpo, allungato e leggermente schiacciato, è rosso-sanguigna (da questo deriva il nome della specie). Le ali sono trasparenti e caratterizzate da un piccolo segmento scuro sul bordo superiore di ogni ala, vicino alla punta. Sulle ali posteriori è visibile una macchia gialla presso l’attaccatura. La lunghezza massima non supera i 40 mm. La femmina depone le uova nell’acqua e le larve, dopo un periodo di vita sommersa, escono all’asciutto e s’incrisalidano, trasformandosi successivamente in insetti adulti. Nutrendosi di zanzare, la libellula svolge un’utile lotta naturale a questi fastidiosi insetti. 1-La damigella (Ischnura elegans) è lunga 35 mm e compare in primavera lungo i corsi d’acqua più tranquilli. Spesso si vede posata nella classica posizione a ruota che la coppia deve assumere per accoppiarsi. La posizione è mantenuta anche in volo e non è difficile vedere i due coniugi spostarsi così avvinghiati 52 AGRICOLTURA BIOLOGICA - AMBIENTE 2-Tra le varie specie di libellula che nella stagione estiva volano lungo le rive e sulle acque stagnanti o a lento corso, la Sympetrum sanguineum è quella di più facile osservazione, perché trascorre molto tempo posata sugli steli delle piante acquatiche. La sua lunghezza non supera i 40 millimetri VITA IN CAMPAGNA 7-8/2004 3-IL GRILLOTALPA (Gryllotalpa gryllotalpa) Sugli argini dei fiumi e dei canali vivono numerosi grillotalpa ma, per la verità, non è facile osservarli, perché questi insetti trascorrono la maggior parte del tempo sotto terra per portarsi, nelle serate estive, pure nelle campagne circostanti. Ci sembra giusto, però, inserire il grillotalpa tra gli insetti più comuni di questi luoghi, perché è proprio nei suoli umidi e nei terreni in prossimità dell’acqua che esso vive. Ha un aspetto non proprio gradevole con un corpo robusto, marrone e ricoperto di una fine peluria, con il grosso addome non completamente coperto dalle ali. Le zampe anteriori, molto sviluppate e allargate, sono trasformate in organi di scavo. Le ali anteriori sono corte, ma le posteriori superano l’estremità dell’addome. La lunghezza dell’insetto può superare i 35 mm. I maschi sono udibili per il canto ottenuto mediante lo strofinio delle ali. Le femmine depongono in un nido sotterraneo dalle 200 alle 300 uova e, contrariamente alla maggior parte degli insetti, sorvegliano sia le uova sia le forme giovanili, che nascono dopo 2-3 settimane dalla deposizione. Le neanidi (i giovani insetti) diventano insetti adulti dopo un anno. Il grillotalpa è considerato dannoso, perché scava lunghe gallerie e intacca anche le radici delle piante coltivate. Va considerato, però, che la percentuale più alta della sua alimentazione è composta di larve di insetti, molti dei quali nocivi all’agricoltura. 4-L’ACRIDA UNGHERESE (Acrida ungarica) Tra l’erba dei margini erbosi umidi vive l’acrida ungherese, presente nella forma adulta da luglio a ottobre. Non è facile vederla sugli steli d’erba dov’è posata, ma al nostro passaggio tradisce la sua presenza compiendo qualche balzo per posarsi nuovamente alcuni metri più avanti. Si ha la possibilità, dunque, di avvicinarsi lentamente all’insetto e di osservarlo senza farlo fuggire. Meraviglia il suo corpo mimetico che si confonde perfettamente con la vegetazione di cui si nutre. Il corpo è di forma allungata e la testa è conica con antenne appiattite più corte del corpo, ma più lunghe del torace; il colore può essere verde uniforme o giallo brunastro. Le ali, lunghe e strette, sono spesso macchiate. Le dimensioni degli adulti sono di 30-40 mm per il maschio e 50-75 mm per la femmina. Quest’ultima depone le uova appena sotto la superficie del suolo e la schiusa avviene in primavera; le forme giovanili diventano adulte dopo quattro mute. L’acrida ungherese si ciba di parti veVITA IN CAMPAGNA 7-8/2004 3-Il grillotalpa (Gryllotalpa gryllotalpa) è un grosso e coriaceo insetto, lungo circa 35 mm, che sovente si rinviene anche negli orti e nei giardini, dove è considerato dannoso alle giovani piantine. La sua alimentazione, però, a base di insetti, molti dei quali nocivi, deve fare riflettere sul ruolo che ha in natura 4-L’acrida ungherese (Acrida ungarica) si confonde molto bene tra la vegetazione delle rive dei corsi d’acqua di campagna, e quando rimane immobile è di difficile avvistamento, anche perché non emette nessun suono che potrebbe tradire la sua presenza. La forma adulta compare in estate e le dimensioni possono raggiungere i 70 millimetri 5-La tipula gigante (Tipula maxima) è presente negli ambienti umidi della campagna e nelle serate estive può entrare nelle abitazioni, attirata dalla luce. A volte viene scambiata per una grossa zanzara, ma in realtà è un insetto innocuo. Nella foto vediamo un esemplare sul muro di una casa. Le dimensioni sono di circa 25 millimetri getali, ma non costituisce pericolo per le coltivazioni, perché le piante nutrici sono per la maggior parte selvatiche. Ad ogni modo le sue abitudini non gregarie la mettono in condizione di non arrecare danni anche tra le piante coltivate. L’insetto è dotato di lunghe zampe e di una tipica scanalatura a «V» sul torace. Le ali sono due, membranose e trasparenti. Come in tutti i ditteri, le ali posteriori sono modificate in due piccoli organi a forma di clava chiamati bilancieri. Le antenne sono molto piccole e la lunghezza del corpo è di circa 25 mm. Gli adulti non si cibano, oppure occasionalmente suggono nettare. Dopo l’accoppiamento la femmina, con una sorta di «danza», depone le uova nel terreno molle. Le larve vivono nel suolo o tra le foglie in decomposizione e si nutrono di sostanze vegetali, piccole radici e germogli. Quando sono numerose, le larve possono causare danni alle piantine erbacee d’ogni tipo, soprattutto se giovani. 5-LA TIPULA GIGANTE (Tipula maxima) Quest’insetto è facilmente osservabile in estate, soprattutto quando vola di sera, attratto dalla luce artificiale dei lampioni e delle abitazioni. Durante il giorno rimane posato tra l’erba dei suoli umidi e raramente forma degli sciami; è più facile vederlo isolato o tutt’al più insieme a pochi esemplari. Quando entra nelle case suscita talvolta qualche timore ed è regolarmente cacciato, poiché molti credono che possa pungere. In realtà la tipula non è assolutamente pericolosa e non possiede nessun pungiglione o apparato boccale in grado di succhiare il sangue, come le zanzare tanto per intenderci. 6-LA ZANZARA COMUNE (Culex pipiens) Non si può parlare di ambienti umidi senza tralasciare le zanzare, insetti diffusi ovunque, tranne che in montagna, e AGRICOLTURA BIOLOGICA - AMBIENTE 53 6-La zanzara comune (Culex pipiens), che qui vediamo sulla pelle umana dopo aver punto la malcapitata persona, è comunissima ovunque, ma soprattutto nelle campagne umide. Si sconsiglia di passeggiare nelle serate estive lungo le rive dei corsi d’acqua senza l’uso di sostanze repellenti atte ad allontanare l’insetto. Le dimensioni sono di 5-6 mm 7-Il tafano (Tabanus bromius) si rinviene comunemente lungo gli argini dei fiumi e dei canali di campagna, soprattutto se nelle vicinanze vi sono pascoli o stalle con bestiame. La puntura ad opera delle femmine è molto dolorosa, ma non pericolosa come nelle specie dei Paesi tropicali. La lunghezza massima dell’insetto è di circa 20 millimetri 8-Il bombo (Bombus terrestris) è presente in campagna ovunque vi siano piante fiorite, e lungo gli argini e le rive dei corsi d’acqua trova facilmente fioriture da cui prelevare polline e nettare. È un insetto impollinatore utile all’economia agricola perché è in grado di fecondare piante foraggere e orticole. Le sue dimensioni sono di circa 20 mm molto numerosi nei luoghi in prossimità dell’acqua. Nelle nostre regioni esistono una quarantina di specie di zanzare e la più comune è la Culex pipiens, che entra anche nelle abitazioni. È un esile insetto dalle lunghe zampe e dalle ali ricoperte di squamette. Il corpo è grigiastro e lungo 5-6 mm. È facile distinguere il maschio dalla femmina, in quanto il primo ha le antenne piumose, mentre la seconda ha un apparato boccale pungente-succhiatore che sporge davanti al capo. La zanzara comune è attiva soprattutto nei mesi estivi e durante le ore crepuscolari. Quando è posata tiene il corpo parallelo al piano e per questo differisce dalla zanzara anofele (responsabile in passato di malattie come la malaria) che tiene il corpo in posizione obliqua. La femmina ha bisogno di un pasto di sangue per maturare le uova, che vengono deposte in qualsiasi specchio di acqua stagnante, anche di piccole dimensioni. Il maschio cerca il nettare dei fiori, mentre la femmina è ematofoga (mangia sangue) e le larve si nutrono d’organismi acquatici. La zanzara comune, pur essendo fastidiosa per il prurito provocato dalle punture, non è veicolo di malattie. È pericolosa, invece, per il cane, perché può trasmettere la temibile filariosi, con conseguenze anche letali per l’animale. siccio con disegni nero-giallastri, la testa grande e occhi sporgenti dai colori iridescenti. Le larve, prive di zampe, hanno un corpo affusolato composto da diversi segmenti. La lunghezza massima è di circa 20 mm. I maschi si nutrono di nettare e linfa, mentre le femmine sono ematofaghe e succhiano il sangue al bestiame e anche all’uomo. Le larve si cibano di piccoli insetti e altri invertebrati. La femmina necessita di sangue per maturare le uova, che depone poco prima di morire. Le larve che nascono s’interrano nel suolo umido e prima di impuparsi devono compiere diverse mute. Durante l’anno si ha una sola generazione. Il tafano ha, fortunatamente, molti nemici naturali e sono soprattutto gli uccelli a predarlo, in particolar modo rondini e gruccioni. Questo sgradito insetto è fastidioso per animali e uomini per il prurito e il dolore che provoca la sua puntura. In Europa non è considerato pericoloso come nei Paesi tropicali. che servono per la raccolta del polline. La lunghezza dell’insetto è di circa 20 mm. I bombi sono insetti sociali che nidificano in cavità sotterranee. Solo le regine fecondate superano l’inverno in stato d’inattività, mentre i maschi muoiono prima della stagione fredda. In primavera la regina cerca un luogo idoneo per costruire il nido, scegliendo preferibilmente vecchie tane di topi. Nel posto prescelto, essa costruisce le prime celle in cera disposte in maniera irregolare, riempiendole successivamente di una poltiglia di polline e nettare e deponendo un uovo in ogni celletta. Dopo circa 5 giorni nascono le larve che si sviluppano rapidamente sul nutrimento accumulato dalla regina. I bombi sono utili impollinatori e grazie alla particolare conformazione del loro apparato boccale sono gli unici insetti in grado di fecondare alcune piante di interesse agrario come il trifoglio. È da diversi anni che colonie di bombi allevati sono impiegate in agricoltura per l’impollinazione di certe colture, in sostituzione degli alleganti ormonici di sintesi. 7-IL TAFANO (Tabanus bromius) Le campagne umide, i pascoli con corsi d’acqua e gli argini dei fiumi sono gli ambienti preferiti del tafano. Si tratta di una grossa mosca dal corpo mas- 54 AGRICOLTURA BIOLOGICA - AMBIENTE 8-IL BOMBO (Bombus terrestris) Lungo gli argini dei fiumi e dei canali di campagna si sviluppa una ricca flora erbacea che attira molti animali, soprattutto insetti. Il bombo, pur volando abitualmente sui fiori delle campagne e dei giardini, è una presenza frequente delle rive dei corsi d’acqua e visita tutti quei fiori selvatici da cui può suggere polline e nettare. Ha un corpo allungato e ricoperto da una fitta peluria di colore nero con bande gialle; l’estremità dell’addome è bianca. La parte esterna delle tibie posteriori è ricoperta di setole frangiate Maurizio Bonora Puntate pubblicate. ● Gli uccelli più comuni lungo le rive dei corsi d’acqua di campagna (n. 2/2004). ● Le fioriture più comuni lungo le rive dei corsi d’acqua di campagna (n. 4/2004). ● Gli insetti più comuni che vivono lungo i corsi d’acqua di campagna (n. 5/2004). Fine Foto dell’autore tranne quella dell’acrida ungherese e della zanzara che sono di P. Zerbinati. VITA IN CAMPAGNA 7-8/2004 Libellule come «tigri» dell’aria Le libellule sono viste spesso come elemento decorativo dell’ambiente acquatico, ma in realtà sono voraci carnivore, sempre in caccia di prede da ghermire. Nonostante queste caratteristiche non sono dotate di pungiglione e quindi non dobbiamo temerle, anzi le possiamo considerare utili per il gran numero di mosche e zanzare cacciate Durante il periodo estivo, camminando ai bordi di uno stagno, di un canale o di un piccolo fossato di campagna, è facile imbattersi nelle libellule, caratteristici insetti che vivono appunto lungo i corsi d’acqua, ma che a volte è possibile trovare anche lontano dall’ambiente acquatico. Dopo le farfalle, le libellule sono probabilmente gli insetti più ammirati e spesso ci si sofferma a contemplarle mentre percorrono avanti e indietro il luogo dove vivono, con il loro volo fatto di veloci accelerazioni, ma capaci anche di rimanere sospese nello stesso punto, virare ad angolo retto e, addirittura, di compiere voli all’indietro. Questo virtuosismo aereo è possibile poiché le libellule possono muovere le ali indipendentemente l’una dall’altra. La loro velocità è sorprendente: durante la «ricognizione» del territorio volano a 5-10 km orari, ma in caso di fuga o di inseguimento di una preda possono toccare picchi di 60 km orari. Le libellule, infatti, sono delle formidabili cacciatrici e nel mondo degli insetti sono annoverate tra i più temibili carnivori; l’appellativo «tigri dell’aria» non è certo infondato. Questi insetti trascorrono la maggior parte del tempo dedicandosi alla caccia, attuata a mosche, zanzare, farfalle, ma anche ad api, vespe e ad altre stesse libellule di taglia inferiore. Generalmente la caccia è concretizzata in volo inseguendo le prede e catturandole con diverse tecniche: le zanzare e i moscerini, per esempio, sono afferrati subito tra le mandibole; le farfalle, le api e le vespe vengono intrappolate tra le zampe spinose in una sorta di «abbraccio» mortale; le altre libellule, invece, possono essere stordite dopo una serie di impatti violenti e quindi decapitate sul terreno con un colpo di mandibola. Alcune specie di libellula preferiscono cacciare all’agguato e anziché pattugliare continuamente il territorio attendono la loro vittima stando posate su una foglia, uno stelo o una cannuccia e dopo aver assalito la preda ritornano allo stesso posatoio in attesa di un’altra favorevole occasione. CON L’ETÀ CAMBIANO COLORE Le libellule appartengono all’ordine degli Odonati (che comprende circa 4.000 specie, con dimensioni che variano da 2 a 15 cm di apertura alare), insetti caVITA IN CAMPAGNA 7-8/2006 Le libellule possono avere diverse colorazioni, in base alla specie, al sesso e all’età. I colori sono fondamentali per un’esatta classificazione dell’insetto, ma a volte il riconoscimento può essere ugualmente problematico proprio per il fatto che con l’età il colore può variare ratterizzati dal corpo allungato e snello e da due grandi paia di ali membranose, percorse da una fitta rete di nervature. Gli occhi sono molto grandi e le circa 30.000 faccette che li compongono permettono all’insetto di avere una visione precisa di tutti gli oggetti che si trovano nel raggio di 5 metri. A seconda della specie, del sesso e dell’età, le libellule hanno colorazioni diverse; si possono notare, infatti, esemplari rossi, blu, gialli. Proprio i colori a volte permettono il riconoscimento delle singole specie, anche se la classificazione può risultare ugualmente problematica, perché molti esemplari cambiano colore invecchiando. Ricordiamo che le libellule, non essendo dotate di pungiglione, sono assolutamente innocue per l’uomo. I MASCHI, PER ACCOPPIARSI, DEVONO RICORRERE AD UNA PARTICOLARE TECNICA Probabilmente vi sarà capitato di vedere libellule volare «agganciate» l’una all’altra. I maschi degli Odonati, infatti, hanno l’organo copulatore alla base e non in cima all’addome, perciò per accoppiarsi devono ricorrere ad una particolare tecnica. Il maschio afferra la femmina per la nuca, mediante speciali appendici dell’ultimo segmento e la compagna inarca l’addome fino a raggiungere gli organi riproduttori maschili. Ecco che il volo in «tandem» è quindi il preludio alla copula. L’accoppiamento negli Odonati è definito «a ruota», proprio per la tipica posizione assunta dalla coppia che riAGRICOLTURA BIOLOGICA - AMBIENTE 55 1 2 3 1-Due libellule si preparano all’accoppiamento. In questa posizione di «tandem» la coppia può anche volare per molto tempo. 2-In posizione di riposo, le libellule possono abbassare le ali per riparare l’addome dal sole troppo cocente. 3-Una larva di libellula si è aggrappata ad una cannuccia sommersa e in quella posizione attende il passaggio di qualche animaletto da ghermire. Quando il suo stadio larvale giunge al termine esce dall’acqua per trasformarsi nell’insetto che tutti conosciamo corda, più che una ruota, la forma di un cuore. In certe specie la femmina depone le uova mentre è ancora trattenuta per il collo dal maschio. LA PRIMA PARTE DELLA VITA È SUBACQUEA Dall’uovo, deposto in acqua o all’interno dei fusti e foglie di piante acquatiche, nasce la larva, la cui vita può durare da qualche settimana a qualche anno. In questo stadio la giovane libellula non ha certo le sembianze dell’adulto, ma ha la stessa voracità e nella pozza d’acqua in cui vive si comporta da vera predatrice tendendo agguati a crostacei, molluschi, girini e piccoli pesci. 1 Le larve sono di colore scuro e hanno un addome lungo e affilato, sono munite di zampe, occhi e un apparato boccale masticatore. Per catturare le prede usano il labbro inferiore, modificato in modo tale da essere proiettato in avanti per ghermire le vittime di turno. Questo ingegnoso apparato, dotato di palpi labiali simili a pinze, è denominato «maschera», perché in posizione di riposo nasconde parzialmente la faccia. Le larve, come i pesci, respirano per mezzo delle branchie e quindi vivono sempre sotto la superficie acquatica. Nel corso dello sviluppo possono compiere da 10 a 15 mute e, al momento della trasformazione in insetto adulto, si arrampicano sullo stelo di una pianta ed esco- 2 Le libellule costituiscono un importante anello della catena alimentare e da cacciatrici si trasformano spesso in prede, rimanendo vittime di diversi cacciatori d’insetti. 1-Una rana che ha appena catturato un incauto insetto. 2-I veri nemici delle libellule sono i gruccioni che non lasciano scampo agli esemplari avvistati catturandoli in volo dopo rapidi inseguimenti 56 AGRICOLTURA BIOLOGICA - AMBIENTE no dall’acqua. Poco dopo la pelle del torace si spacca e nel giro di poche ore la libellula completamente formata sarà in grado di lasciare l’astuccio larvale e di partire alla conquista dell’aria. DA PREDATORI A PREDE Da temibili cacciatrici, le libellule si trasformano a loro volta in prede e perciò in natura ricoprono un ruolo quanto mai importante costituendo un fondamentale anello della catena alimentare. Sia nell’ambiente acquatico sia in territori lontano dall’acqua, le libellule devono guardarsi da più di un predatore anche se, per la particolarità dei loro occhi che permettono un’ampia visione, non sono certo di facile cattura. Le rane sono ghiotte di libellule che ghermiscono con un balzo quando queste indugiano prima di posarsi su qualche pianta vicino alla superficie dell’acqua; l’impresa, però, non è delle più agevoli e spesso la libellula si salva con uno scatto repentino. Sulla riva si trova spesso in agguato il ramarro e a volte qualcuno di questi insetti finisce inevitabilmente tra le sue fauci. Ma i nemici più pericolosi per le libellule sono senz’altro i gruccioni, coloratissimi uccelli presenti in Italia nel periodo estivo (li abbiamo presentati sul n. 7-8/2000 di Vita in Campagna). Di fronte a questi formidabili cacciatori di insetti le libellule non hanno davvero scampo e a nulla valgono le loro virate e gli improvvisi cambiamenti di direzione; di solito l’inseguimento aereo termina con uno schiocco del becco che si chiude sulla preda. Foto dell’autore Maurizio Bonora VITA IN CAMPAGNA 7-8/2006 AMBIENTE - NATURA La raganella, piccolo elfo delle erbe alte Questo caratteristico anfibio noto soprattutto per il canto, vive ancora in buon numero nelle campagne e nelle zone umide adatte, anche se non con la frequenza di un tempo. Può passare inosservata anche nei luoghi dov’è comune, ma nelle serate primaverili i canti dei maschi ne tradiscono la presenza. Una campagna diversificata, con presenza di bacini d’acqua, costituisce il suo ambiente di vita ideale «Nei campi si sente un breve gre gre di ranelle…» scriveva nella poesia La mia sera Giovanni Pascoli (1855-1912). Questo ci ricorda che un tempo la raganella cantava con frequenza nelle campagne, anche se non si può dire che attualmente questa piccola rana sia in pericolo di estinzione, pur avendo registrato un calo sensibile, imputabile al degrado e alla scomparsa dei luoghi adatti alla sua riproduzione. Ricordiamo, tra l’altro, che le raganelle sono specie protette e non possono essere catturate e uccise. Le popolazioni di raganella per mantenersi stabili hanno bisogno della presenza di siti idonei alla riproduzione. Sono infatti diversi i fattori che possono rendere difficile questa delicata fase: cali improvvisi di acqua o cambiamento di qualità dell’acqua stessa dovuto a fonti inquinanti, temperatura a lungo sfavorevole, forte concentrazione di predatori (soprattutto pesci). Inoltre è diventato sempre più difficile lo scambio di individui tra i vari stagni o rivoli d’ac- Maschio di raganella italiana. I maschi delle raganelle sono riconoscibili per il sacco vocale posto sotto la gola, che si gonfia durante il canto. Le quattro specie presenti in Italia sono molto simili e si differenziano per caratteri minimi e per le dimensioni Zone di diffusione in Italia delle raganelle: raganella comune (Hyla arborea), raganella italiana (Hyla intermedia), raganella mediterranea (Hyla meridionalis), raganella sarda (Hyla sarda). Tutte le raganelle non si spingono oltre i 700 metri di quota qua a causa della presenza di strade, insediamenti umani e aree agricole a monocoltura. Tutto ciò limita severamente la costituzione di nuovi nuclei, anche perché ai nostri giorni è quasi impossibile che si formino naturalmente zone umide, essendo tutti i corsi d’acqua incanalati per le esigenze dell’uomo. Per tutelare la specie è quindi necessario mantenere gli attuali siti di riproduzione e magari migliorarli con lo scavo di nuovi stagni per creare più luoghi riproduttivi ravvicinati. Sarebbe molto utile poter realizzare o mantenere corridoi naturali di spostamento delle raganelle come prati allagati, siepi, boschetti e aree incolte con erbe alte. Tra l’altro, questo non gioverebbe solo alle raganelle, ma a molti altri animali selvatici la cui vita è legata alla presenza dell’acqua. SONO QUATTRO LE SPECIE PRESENTI IN ITALIA Fino a pochi anni fa le raganelle europee erano classificate come un’unica specie: Hyla arborea. Studi recenti hanno dimostrato che le popolazioni italiane presentano alcune differenze genetiche che le distingue dalla specie continentale. Nel nostro Paese abbiamo dunque: la raganella comune (Hyla arborea), lunga 3-4 cm, che vive in Friuli Venezia Giulia; la raganella italiana (Hyla intermedia), presente in quasi tutte le regioni, praticamente identica alla comune se non per un timpano (cioè un piccolo dischetto visibile dietro l’occhio della raganella, dove inizia una striatura scura) leggermente più largo e per l’ansa dorsale meno pronunciata; la raganella mediterranea (Hyla meridionalis), diffusa solo in Liguria, e che si distingue per le dimensioni lievemente maggiori rispetto alle altre specie (è lunga fino a 6,5 cm) e per la ridotta banda laterale; la raganella sarda (Hyla sarda), presente in Sardegna, Isola d’Elba e Capraia, è infine la specie di minori dimensioni, raggiungendo di rado i 5 cm. Poiché tutte queste specie hanno medesime abitudini di vita e minime differenze nelle caratteristiche morfologiche, in questo articolo prendiamo in conside- A sinistra: unico anfibio europeo che si arrampica sugli alberi, la raganella sfrutta questa sua prerogativa per salire sulle piante e cibarsi degli insetti attirati dai frutti maturi. A destra: se sorpresa allo scoperto la raganella raramente tenta di fuggire, anche se potrebbe spiccare balzi poderosi grazie alle leve delle zampe 54 VITA IN CAMPAGNA 9/2011 © 2011 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. AMBIENTE - NATURA razione come riferimento valido per tutte la raganella italiana. diurno mentre attende il passaggio di qualche insetto su un ramo scoperto. È possibile che in giornate nuvolose o di pioggia sia attiva per tutto il giorno cacciando sulla pianta dove è salita. Se sorpresa o disturbata, stranamente rimane immobile o compie qualche piccolo salto, non certo paragonabile a quelli che riesce a fare sfruttando appieno le sue zampe in grado di scattare come molle. Con l’arrivo della stagione fredda la raganella, da sola o in piccoli gruppetti, si ritira in letargo in luoghi riparati: sotto le radici degli alberi o le pietre, in vecchie tane di roditori, in fessure del terreno o nel fango. LE CARATTERISTICHE PIÙ VISTOSE Foto: Archivio Museo di storia naturale di Ferrara La raganella adulta si distingue per il corpo globoso di circa 5 cm di lunghezza massima e per la colorazione del dorso, che di solito è verde brillante uniforme, ma può variare a seconda dell’ambiente e dello stato d’eccitazione del soggetto fino a tonalità grigie, giallo-bruno o azzurrine. La pelle sul dorso è liscia, mentre sul ventre è granulosa e di colore biancastro. I fianchi sono attraversati da una sottile striscia bruna che dall’occhio arriva fino all’inguine. LA RIPRODUZIONE AVVIENE Le zampe sono lunghe e sulla punTRA FEBBRAIO E MARZO ta delle dita si notano i caratteristici dischi adesivi che permettono alle ra- Le zampe delle raganelle adulte sono munite di Al termine del periodo di riposo ganelle di aggrapparsi con facilità su- cuscinetti adesivi che permettono l’arrampicata invernale, tra febbraio e marzo le ragli alberi e sui cespugli e anche sulle su foglie e cortecce non rugose ganelle si radunano presso gli specsuperfici lisce di certe cortecce. chi d’acqua e si preparano alla staLe giovani raganelle non possiedono come mosche, zanzare, pappataci, afidi, gione riproduttiva che si protrae fino a i cuscinetti adesivi e quindi rimangono coleotteri e loro larve. Caccia anche li- maggio. in prossimità del terreno. macce, lumachine e formiche che trova I maschi in questo periodo iniziano i Il maschio si distingue facilmente sui rami mentre si arrampica. loro concerti cantando e gonfiando il dalla femmina per il sacco vocale poPer la sua agilità riesce sovente a cat- sacco vocale e durante la notte molti insto sotto la gola, di colore grigio o bru- turare insetti in volo spiccando balzi no- dividui scendono in acqua per accopno giallastro che, nel periodo degli amo- tevoli. piarsi. ri, si gonfia fino a diventare più grande Ciascuna femmina depone tra la vedella testa. Il canto, tipico dei maschi, è HA ABITUDINI ARBORICOLE getazione acquatica un numero di uova costituito dai caratteristici «Krek-Krek» E IN INVERNO VA IN LETARGO che varia da 800 a 1.000, raggruppate in (le femmine non cantano). ammassi delle dimensioni di una noce. Il girino è verde-giallognolo, più La raganella è l’unico anfibio euroLa schiusa avviene dopo 15 giorni e chiaro sul ventre e raggiunge la lunghez- peo con abitudini arboricole, anche se la metamorfosi dei girini dura 2 o 3 za massima di 5 cm. trascorre la maggior parte della sua vita mesi. Dopo 2 giorni soltanto, però, i gisulla terra ferma. Le sua attitudine ad rini mostrano gli occhi e dopo 40 giorni IL SUO AMBIENTE DI VITA arrampicarsi la pone al riparo da occhi sono forniti degli arti posteriori. IDEALE indiscreti (quelli dei predatori) e, infatti, Dopo aver compiuto l’intera metaè quasi impossibile avvistarla nel fitto morfosi, le giovani raganelle si portano La raganella si rinviene in ambienti della vegetazione o tra le foglie dei can- sulla terra ferma nutrendosi di insetti e con presenza di zone umide e cespu- neti, dove si mimetizza alla perfezione piccoli molluschi. gliose; al di fuori del periodo riprodutti- anche grazie al colore. Le uova di raganella sono appetite da vo può vivere anche lontano dall’acqua. Principalmente notturna, la raga- quasi tutti i pesci d’acqua dolce e i giriDurante la riproduzione frequenta sta- nella concede tuttavia qualche incontro ni vengono cacciati assiduamente da gni, torbiere, fossati e cave artificiali, ma lucci e persici. Per questo motivo in un la condizione ottimale la trova in zone ambiente ricco di pesci vi sono poche d’acqua poco profonde e stagnanti. opportunità riproduttive per le raganelle Nei campi si può trovare su arbusti, (ma anche per le altre specie di anfibi). sugli alberelli, nelle siepi; a volte può salire su alberi da frutto per cibarsi deUNA VECCHIA CREDENZA gli insetti attirati dai frutti maturi. POPOLARE Per essere favorevole alla vita e alla riproduzione delle raganelle un ambienPer finire, una curiosità su questi te dovrebbe offrire una pozza d’acqua caratteristici anfibi. Una vecchia raggiungibile nel raggio massimo di credenza contadina vede le raganelle un chilometro. predire le condizioni meteorologiche. Si dice infatti che, se dopo essere state rinÈ UTILE ALL’AGRICOLTURA chiuse in una scatola o in un barattolo E ALL’UOMO Il girino della raganella completa l’in- gracidano, ci sarà pioggia, se invece tentera metamorfosi in tre mesi. In questo tano di risalire le pareti del contenitore, Prevalentemente insettivora, la raga- stadio è cacciato da pesci (per esempio il tempo sarà bello. nella si nutre di molti animali nocivi persici e lucci) e uccelli acquatici (per all’agricoltura e fastidiosi per l’uomo, esempio aironi) Maurizio Bonora 55 VITA IN CAMPAGNA 9/2011 © 2011 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.