Le “onde gravitazionali” e i così detti “buchi neri”

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Breve dissertazione di Gentile Angelo in merito a :
Le “onde gravitazionali” e i così detti “buchi neri”.
I tifosi delle teorie della relatività con l’intento di mantenere sempre accesi i
riflettori sulle teorie relativistiche, nel centenario della pubblicazione della
relatività generale, hanno divulgato ai sette venti di avere rilevato, attraverso
le apparecchiature dei laboratori di LIGO negli USA, l’onda gravitazionale
teorizzata dalla teoria generale della relatività. Nei comunicati attraverso i
quali è stata divulgata la notizia dell’avvenuta rilevazione della così detta
onda gravitazionale, si è dato per certo che detta onda gravitazionale sia
stata determinata dallo scontro tra due “buchi neri”, di 29 e 36 masse solari,
posizionati ad una distanza di 1.5 miliardi di anni luce dalla Terra. Stando alle
notizie diffuse dai comunicati stampa ufficiali, detti “buchi neri” nello scontro si
sarebbero fusi in un unico buco nero, il cui campo gravitazionale avrebbe
prodotto l’increspatura gravitazionale registrata da LIGO il 14.9.2015,
comunicata ufficialmente al pubblico il 11.2.2016. Un sano scetticismo
rispetto al sensazionalismo della notizia diffusa al mondo intero, porta a
chiedersi con quale grado di affidabilità la comunità scientifica ha potuto
stabilire che la labile variazione manifestata dalle strumentazioni di LIGO
possa ritenersi attribuibile alla presunta collisione dei due buchi neri, la cui
distanza e provenienza risulta alquanto approssimata ed incerta. Il clamore e
l’enfasi con cui la comunità scientifica ha veicolato la notizia dell’avvenuta
rilevazione dell’onda gravitazionale, ha messo a nudo il loro vero intento.
Essi infatti attraverso detta rilevazione, oltre a fornire una ulteriore prova a
conferma della teoria generale della relatività nel centenario della sua
pubblicazione, hanno voluto sancire la rispondenza dei così detti buchi neri
così come sono stati empiricamente estrapolati attraverso la teoria della
relatività, la presunta espansione dell’universo, quindi l’inflazione cosmica,
indispensabile per supportare la teoria del Big Bang. Queste motivazioni
hanno indotto la comunità scientifica a ritenere detta rilevazione come fosse il
Santo Graal scaturito dalla teoria della relatività, per le implicazioni che essa
comporta dal punto di vista fisico, astrofisico, cosmologico.
E’ davvero singolare che il così detto “buco nero”, una conclamata singolarità,
così come estrapolata dalla teoria generale della relatività, sia stato l’artefice
della presunta onda gravitazionale, che LIGO rivendica di avere rilevato
attraverso l’apposito interferometro ottico. Dico ciò perché i fisici e gli
astronomi sanno bene che il così detto “buco nero” dal punto di vista
astronomico, ad oggi, viene ancora ritenuto un “emerito sconosciuto”. Infatti
attraverso uno studio storico-epistemologico del così detto buco nero e
attraverso la semplice consultazione di Wikipedia.org, si evince che il così
detto “buco nero” , in relazione alla sua natura fisica, attualmente deve
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essere definito il risultato di una “singolarità” fisico-matematica estrapolata
dalla teoria generale della relatività. Si legge inoltre che lo stesso Einstein
riteneva scientificamente non accettabile la concezione fisica del “buco nero”,
tanto da fargli dire al riguardo: < Il risultato fondamentale di questo studio è la
chiara comprensione del perché le “singolarità di Schwarzschild” non
esistono nella realtà fisica >. Aggiungo che in quel periodo Einstein soleva
affermare che da quando i matematici si erano impadroniti delle sue teorie,
esse erano divenute incomprensibili persino al suo stesso autore. Ritengo
doveroso aggiungere che quando Einstein ipotizzò l’esistenza delle onde
gravitazionali nel famoso articolo del 1916, poi ripreso nel 1918, non credeva
possibile la loro rilevazione, affermando: < Non le troverete mai >. Inoltre
come riporta la stessa enciclopedia Wikipedia, non pochi scienziati autorevoli
hanno messo in dubbio la reale esistenza quantistica dei buchi neri. Tanto
che in un confronto del 2005, svoltosi presso il Livermore National Laboratory
in California, il fisico George Schapline ha affermato che secondo la
meccanica quantistica i buchi neri non sarebbero concepibili.
La stessa enciclopedia Wikipedia, nella voce “buchi neri”, afferma che la
letteratura scientifica relativa ai così detti “buchi neri” , intesi come entità
astrali realmente esistenti dal punto di vista astronomico e astrofisico, in
passato furono oggetto di studio da parte dello scienziato inglese John
Michell già nel 1783, e dal più famoso Pierre-Simon de Laplace nel 1795.
Entrambi definirono “Stella oscura” o (dark star) queste singolarità
astronomiche, che all’epoca vennero rilevate attraverso le loro evidenze
dinamico-gravitazionali. Quindi queste singolarità, già definite “dark star”,
dopo oltre un secolo sono state riscoperte e riformulate attraverso la teoria
della relatività, dando loro la denominazione di “buchi neri”. Pertanto i “buchi
neri”, nella realtà fisica e astrofisica, rappresentano “normali” stelle la cui
massa può essere dell’ordine di milioni o addirittura di miliardi di masse
solari. Ritengo sia più aderente alla realtà astrofisica la denominazione di
“Stella oscura” rispetto alla fantasiosa letteratura scientifica attuale che ha
preferito la denominazione di “buco nero”. Infatti la “Stella oscura” a causa
della sua enorme massa determina un campo gravitazionale di elevata
intensità, dando così vita ad una distorsione ottico gravitazionale di elevata
intensità, in conseguenza della quale la luce emessa dalla “Stella oscura”
subisce uno spostamento verso il rosso (red schift) di entità quasi infinito,
tanto da divenire otticamente oscura. Quindi l’intenso campo gravitazionale
determinato dalla “Stella oscura” diventa causa di fenomeni determinati dalla
aberrazione ottico gravitazionale, talmente intensi da dare vita alla “Stella
oscura”, attualmente definito “buco nero”. E’ questa la ragione per cui la
“Stella oscura” alle nostre strumentazioni si manifesta immersa in un enorme
ed intenso campo gravitazionale privo di luce, che noi definiamo buco nero,
perché la luce emessa dalla “Stella oscura”, a causa dell’intensità del
fenomeno di aberrazione gravitazionale, si manifesta otticamente visibile
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altrove nello spazio cosmico, alquanto distante rispetto al luogo in cui la
massa si manifesta gravitazionalmente. Quindi il così detto “buco nero”
rappresenta la posizione effettiva (gravitazionale) della massa nello spazio,
che otticamente risulta visibile altrove, in altro punto dello spazio cosmico.
Questo fenomeno, determinato dall’enorme entità del campo gravitazionale
della “Stella oscura”, attualmente definito “buco nero”, in questa sua
manifestazione dimostra in maniera inequivocabile che ogni manifestazione
ottica risulta sempre di natura ottico gravitazionale, e che localmente
qualsiasi campo gravitazionale risulta sempre relazionato rispetto al campo
gravitazionale universale, come hanno dimostrato tutte le sperimentazioni
relative ai fenomeni così detti EPR o di Entanglement. Pertanto il così detto
buco nero è fisicamente spiegabile con la teoria gravitazionale di Newton, ed
è quindi con essa compatibile, sia dal punto di vista quantico che dal punto di
vista ottico.
Quindi il così detto “buco nero” prima che venisse mitizzato come una
estrapolazione della relatività generale di Einstein, era stato già teorizzato
attraverso la teoria gravitazionale di Newton, con la denominazione di “Stella
oscura” (dark star), che a mio modesto avviso rispecchia più da vicino la vera
entità astrofisica del così detto “buco nero”. La sperimentata armonia
gravitazionale, riscontrata a memoria d’uomo nel nostro Sistema Solare,
dimostra che l’ipotesi di presunti scontri tra buchi neri con masse pari a
miliardi di volte la massa del nostro Sole, risulta estranea alla realtà
astrofisica a conoscenza dell’uomo. Pertanto è evidente che la sciagurata
ipotesi di uno scontro tra buchi neri causerebbe un disastroso effetto domino
di natura gravitazionale, che anziché generare l’effetto dell’onda
gravitazionale, sulla Terra e nel Sistema Solare scatenerebbe
istantaneamente un terremoto gravitazionale in grado di travolgere il pianeta
Terra e l’intero Sistema Solare. Attraverso i seguenti punti intendo motivare
ulteriormente le ragioni del mio scetticismo in merito alla presunta rilevazione
di LIGO :
a ) Attualmente la comunità scientifica non dispone di una realistica teoria
fisica e astrofisica in grado di dimostrare la natura della gravità. Pertanto
non conoscendo la causa che determina la gravità, la così detta onda
gravitazionale rimane solo una entità matematica estrapolata attraverso la
teoria generale della relatività. Questa naturale considerazione porta alla
naturale deduzione che la così detta onda gravitazionale ad oggi rimane
ancora una “emerita sconosciuta”. Infatti ad oggi il così detto “gravitone”, la
particella in grado di veicolare l’onda gravitazionale, non è stato riscontrato
in nessuno dei laboratori terrestri (acceleratori di particelle), oppure
attraverso i raggi cosmici. Quindi sperimentalmente ad oggi risulta
sconosciuto.
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b ) La mancata conoscenza della natura astrofisica del così detto “buco
nero” ha determinato, a mio modesto avviso, la inconsapevole
presunzione astronomica di dare per scontato che uno scontro astrale tra
masse di tali entità potesse accadere senza catastrofiche conseguenze
dal punto di vista degli equilibri gravitazionali a livello universale, tenuto
conto che come hanno dimostrato tutti gli esperimenti sui fenomeni EPR e
di Entanglement, l’intero Universo, dal punto di vista ottico-gravitazionale
risulta interconnesso istantaneamente.
c ) Il famoso esperimento Michelson-Morley (1887) già all’epoca aveva
dimostrato che il dispositivo interferometrico non può manifestare alcuna
variazione delle bande ottiche, già in esso presenti, a causa della
istantaneità localizzata della dinamica ottico gravitazionale. Pertanto le
bande dell’interferometro possono modificarsi solo in presenza di una
variazione in lunghezza dei singoli bracci dell’interferometro di Michelson.
Ma nel caso di specie l’onda gravitazionale, ammesso che possa
esercitare una pressione perpendicolare ai bracci dell’interferometro, a
causa della teorizzata circolarità dell’onda gravitazionale, dovrebbe
influire egualmente su entrambi i bracci dell’interferometro, ragione per cui
l’interferometro, solidale alla Terra, non dovrebbe manifestare variazione
alcuna rispetto all’onda proveniente dal presunto scontro tra i due
mostruosi “buchi neri”. Pertanto anche l’interferometro di LIGO avrebbe
dovuto dare lo stesso esito “negativo”, lo stesso che Michelson sperimentò
nel 1887, in occasione della verifica circa la esistenza del famoso etere.
Ciò perché luce e gravità a causa della loro sperimentata natura
“istantanea” si manifestano dinamicamente invarianti rispetto ad ogni
strumentazione interferometrica tipo Michelson. Quindi qualsiasi
interferometro sia ottico che gravitazionale non può che dare esito
negativo, ovvero alcuna variazione delle bande ottiche. Pertanto, eventuali
variazioni delle bande ottiche registrate dall’interferometro sono da
ritenersi estranee alla così detta onda gravitazionale, la quale in ogni
punto dell’universo si manifesta sempre dinamicamente relazionata
istantaneamente rispetto al campo gravitazionale universale, così come è
stato dimostrato empiricamente e sperimentalmente attraverso i fenomeni
così detti EPR e di Entanglement.
d ) Alla luce di quanto sopra espresso ritengo si possa affermare che ciò
che viene “raccontato” come uno scontro tra “buchi neri”, nella realtà
astronomica debba ritenersi la manifestazione congiunturale di “Stelle
oscure”, che a causa della loro peculiarità ottico-gravitazionale, nelle loro
fasi congiunturali risultano strumentalmente rilevabili solo attraverso le loro
relazioni dinamico-gravitazionali. Pertanto nella realtà astronomica i così
detti “buchi neri” devono essere considerati come “Stelle oscure”
posizionate a differenti distanze rispetto al nostro punto di osservazione
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terrestre o satellitare. Pertanto quando le due “Stelle oscure” risultano in
congiunzione astronomica, ovvero posizionate lungo l’allineamento Terra –
Stella oscura (A) – Stella oscura (B), in assenza di luce propria e per le
ragioni espresse in precedenza, sono rilevabili unicamente dal punto di
vista dinamico-gravitazionale, ragione per cui dalla Terra si ha
l’impressione che le due stelle si fondano in una unica stella, così come
registriamo quando dalla Terra assistiamo alla congiunzione gravitazionale
tra astri del nostro Sistema Solare. Con la differenza che a livello del
nostro Sistema Solare le congiunzioni sono monitorate sia dal punto di
vista gravitazionale, che dal punto di vista ottico, mentre le “Stelle oscure”,
per le loro peculiarità ottiche, sono monitorabili solo dal punto di vista
dinamico-gravitazionale. Pertanto l’evento cosmico, che attualmente viene
erroneamente descritto come uno “scontro” tra buchi neri, nella realtà
astronomica risulta essere un normale evento di congiunzione astrale, sia
pure tra due “Stelle oscure” (dark star). Le “Stelle oscure” o “buchi neri”,
attualmente ritenuti prospetticamente risultanti sullo stesso piano galattico,
nella realtà cosmica devono ritenersi posti a distanze spaziali differenti
rispetto al nostro punto di osservazione terrestre. Ovvero dette stelle
oscure, qualora fossero state otticamente visibili, avrebbero dovuto
ritenersi posizionate a parallasse differenti rispetto al nostro punto di
osservazione terrestre. Questa anomalia è stata astronomicamente
rilevata dall’astronomo Halton Arp, che al riguardo dichiarò : < La mia
esperienza è che i primi dati contraddittori apparsi nel 1966 riscossero
notevole attenzione. Ma quando le conseguenze delle osservazioni
divennero chiare, diventò sempre più difficile pubblicarle e discuterle>.
Quindi alla luce dell’evidente errore di prospettiva dinamico-gravitazionale,
nella realtà astronomica ciascuna “Stella oscura” determina un campo
gravitazionale asintoticamente stabile. Questo significa che una stella
pulsante sferica non può emettere onde gravitazionali, così come sancisce
dal punto di vista empirico il teorema di Birkhoff. Infatti considerando una
stella sferica, supponendo che la stella pulsi ritmicamente, rimanendo ad
ogni istante perfettamente sferica, il teorema di Birkhoff garantisce che lo
spazio esterno non risentirà in alcun modo della pulsazione, ovvero
nessuna strumentazione sarà in grado di rilevare l’onda gravitazionale.
Alla luce di quanto sopra espresso insisto nel sostenere che gli Astronomi
devono riappropriarsi delle loro specifiche competenze. Essi devono scrutare
e mappare l’universo attraverso le sofisticate strumentazioni tecnologiche e
satellitari, senza lasciarsi influenzare da fantascientifiche teorie
cosmologiche, che quasi sempre sono il risultato di fantasiose teorie di fisici
che si improvvisano nella veste di astrofisici o di cosmologi. Questo mio
appello è rivolto agli astronomi, perché ritengo che essi nello scrutare gli
spazi cosmici siano più affidabili nel testimoniare la realtà cosmica,
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consapevoli che la Terra e l’intero Sistema Solare da sempre si dimostrano in
armonia con il nostro Tuttuno o Universo. Pertanto, la disinvoltura con cui le
attuali teorie fisiche, astrofisiche, cosmologiche, prevedono disastrosi scontri
tra galassie ed esplosioni di “buchi neri”, porta a dedurre che le nostre attuali
teorie fisiche, astrofisiche, cosmologiche hanno bisogno di una profonda
revisione, sia in relazione agli erronei assiomi localistici, che costituiscono i
pilastri portanti sui quali si reggono le teorie relativistiche, che alle ipotesi
astrofisiche e cosmologiche derivate da detti assiomi.
Lecce 18 Luglio 2016
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