125 Rassegne Recenti Prog Med 2015; 106: 125-130 Virus trasmessi da zanzare in Europa Antonella Rossati1, Olivia Bargiacchi1, Vesselina Kroumova2, Pietro Luigi Garavelli1 Riassunto. Le variazioni nell’epidemiologia delle malattie trasmesse da vettori degli ultimi anni riconoscono molteplici cause, tra le quali i cambiamenti climatici. Esistono circa 3500 specie di zanzare in tutto il mondo, per tre quarti distribuite nelle aree umide tropicali e subtropicali. I principali virus trasmessi dalle zanzare in Europa appartengono al genere dei Flavivirus; di alcuni di questi è stata segnalata solo recentemente la presenza anche in Italia (virus Usutu, virus dell’encefalite giapponese), mentre altri, circolanti da anni, causano focolai di trasmissione autoctona (virus West Nile). I virus trasmessi dalle zanzare possono essere suddivisi a seconda della zanzara vettore (Aedes o Culex). Il diverso vettore si associa anche a differenza di ospite vertebrato e di patologia. I Flavivirus trasmessi da Culex hanno gli uccelli come serbatoio e possono causare meningoencefalite; quelli trasmessi da Aedes hanno i primati come serbatoio, non sono neurotropi e causano soprattutto malattie emorragiche. Altri arbovirus potenziali cause di epidemie sono il virus Chikungunya (famiglia degli Alphavirus), introdotto per la prima volta sul territorio europeo nel 2007, e il virus della Rift Valley fever (famiglia dei Phlebovirus). La diffusione anche in aree non endemiche di queste patologie rende necessario mantenere sistemi di sorveglianza e di notifica al fine di intervenire tempestivamente con azioni di bonifica e di prevenzione. The mosquito-borne viruses in Europe. Parole chiave. Dengue, febbre gialla, vettori, West Nile virus, zanzare. Key words. Dengue, mosquitoes, vectors, West Nile virus, yellow fever. Effetti dei cambiamenti climatici sull’epidemiologia delle malattie infettive grafica di alcune malattie infettive, in particolar modo quelle trasmesse da vettori, si sta spostando in risposta ai cambiamenti della temperatura e delle precipitazioni2. Molte malattie tropicali trasmissibili sono dipendenti dalla temperatura poiché sia il patogeno sia il vettore si moltiplicano solo al di sopra di una certa soglia e il loro ciclo vitale risulta accelerato in dipendenza dell’aumento della temperatura. Il confronto della maturazione di zanzare in capanne in aree forestali e in aree deforestate, in cui era presente una differenza di temperatura di pochi gradi, ha consentito di valutare la percentuale di insetti che sono passati dalla forma larvale alla forma adulta (dal 65% all’82%) e la riduzione del periodo richiesto allo sviluppo, che passava da 9 a 8 giorni3. Le zanzare sono presenti in tutto il mondo, tranne nelle regioni permanentemente rivestite Secondo l’ultimo rapporto sui cambiamenti climatici dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) l’azione dell’uomo è la principale responsabile dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento delle temperature. Come effetto del riscaldamento globale è previsto un aumento degli eventi estremi di precipitazione, e i modelli di previsione climatici per il nostro Paese indicano che le precipitazioni totali tenderanno a diminuire, ma tenderà ad aumentare l’intensità di tali eventi1. L’impatto sulla salute umana dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo include esposizione a temperature più elevate, inquinamento atmosferico, allergeni respiratori, malattie infettive, scarsità di risorse idriche, insicurezza alimentare, migrazioni di popolazioni. La distribuzione geo- Summary. Epidemiologic changes of vector-borne diseases in recent years have multiple causes, including climate change. There are about 3500 species of mosquitoes worldwide, three-quarters of which live in tropical and subtropical wetlands. Main viruses transmitted by mosquitoes in Europe belong to the genus Flavivirus; some of them have been recently reported in Italy (Usutu and Japanese encephalitis virus), while others have been circulating for years and autochthonous transmission has been documented (West Nile virus). Mosquito-borne viruses can be classified according to the vector (Aedes or Culex), which, in turn, is associated with different vertebrate host and pathology. The Flavivirus transmitted by Culex have birds as a reservoir and can cause meningoencephalitis, while viruses transmitted by Aedes have primates as reservoir, do not have neurotropism and mainly cause hemorrhagic diseases. Other arbovirus, potentially responsible of epidemics, are the Chikungunya virus (Alphavirus family), introduced for the first time in Europe in 2007, and the virus of Rift Valley fever (Phlebovirus family). The spread in non-endemic areas of vector-born diseases have highlighted the importance of surveillance systems and vector control strategies. 1 Struttura Complessa Malattie Infettive; 2Struttura Complessa Microbiologia e Virologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità, Novara. Pervenuto il 23 luglio 2014. Accettato dopo revisione il 29 settembre 2014. 126 Recenti Progressi in Medicina, 106 (3), marzo 2015 dal ghiaccio. Esistono circa 3500 specie di zanzare, quasi tre quarti delle quali presenti nelle aree umide tropicali e subtropicali. In quasi tutte le specie di zanzare la femmina si nutre del sangue di vertebrati per ottenere le proteine necessarie allo sviluppo delle sue uova. Alcune specie sono altamente selettive e si limitano a nutrirsi del sangue di una o al massimo poche specie strettamente correlate, altre hanno una preferenza meno definita per un particolare ospite e possono nutrirsi del sangue di uccelli, mammiferi o anche rettili. Le zanzare tipiche delle regioni temperate hanno dovuto elaborare strategie per sopravvivere all’inverno, così come i patogeni che possono trasmettere. Nelle regioni tropicali, analogamente, sono stati necessari adattamenti per sopravvivere ai periodi sfavorevoli di siccità prolungata. In entrambi in casi, questi meccanismi di adattamento hanno condizionato la stagionalità della trasmissione4. I principali virus trasmessi dalle zanzare in Europa appartengono al genere dei Flavivirus; di alcuni di questi è stata segnalata solo recentemente la presenza, mentre altri circolano da anni causando epidemie o piccoli focolai di trasmissione autoctona. Altri arbovirus potenzialmente in grado di determinare epidemie sono il virus Chikungunya, della famiglia degli Alphavirus, introdotto per la prima volta sul territorio europeo nel 2007, e il virus della Rift Valley fever (RVF), appartenente alla famiglia dei Phlebovirus (tabella 1). Il controllo delle malattie trasmesse da vettori può intervenire a diversi livelli: agendo sul sistema vettore-ambiente, attraverso misure di controllo del vettore e di bonifica del territorio, oppure sul patogeno se esistono farmaci efficaci o sulla popolazione ospite, con vaccinazioni di massa o su gruppi esposti. La scelta della strategia più efficace deve quindi considerare le caratteristiche del vettore e delle sue interazioni con l’ambiente, la presenza di reservoir animali, le caratteristiche epidemiologiche della malattia (incidenza, prevalenza, tasso di attacco, stima dei casi asintomatici o paucisintomatici, mortalità e morbilità), la disponibilità di vaccini e terapie. Nel caso in cui si utilizzino misure di controllo del vettore, devono essere considerate anche l’evoluzione del vettore stesso, che può sviluppare resistenza agli insetticidi, la perdita dell’immunità di gruppo secondaria alla riduzione della trasmissione e la possibile reintroduzione dell’agente patogeno da altre località5. Flavivirus: WNV, Usutu, virus dell’encefalite giapponese Il genere Flavivirus comprende 53 virus, molti dei quali patogeni per l’uomo, come i virus che causano la dengue (DENV), la febbre gialla (YFV), l’encefalite giapponese (ICE), il West Nile virus (WNV) o l’encefalite da zecche (TBEV). I Flavivirus che appartengono al sierocomplesso dell’encefalite giapponese sono ampiamente distribuiti: il West Nile virus (WNV), il virus dell’encefalite di Saint Louis (SLEV) nelle Americhe, il virus dell’encefalite delle Murray Valley (MVEV) in Australia, il virus dell’ICE in Asia meridionale e Oceania e il virus Usutu (USUV) in Europa e in Africa. Sono stati individuati tre distinti gruppi di Flavivirus: virus trasmessi da zecche, virus trasmessi dalle zanzare e virus trasmessi da vettori sconosciuti. I virus trasmessi dalle zanzare possono essere ulteriormente suddivisi in virus trasmessi da zanzare del genere Culex e virus trasmessi da zanzare del genere Aedes. Il diverso vettore si associa anche a differenze di ospite vertebrato e di patologia. I Flavivirus trasmessi da Culex hanno gli uccelli come serbatoio (WNV, SLEV, MVEV, ICE, USUV), possiedono un tropismo per il sistema ner- Tabella 1. Principali virus trasmessi da zanzare. Virus Vettore Reservoir Patologia West Nile Virus Flavivirus Culex spp. Roditori selvatici, uccelli migratori, cavalli Meningite, encefalite, paralisi flaccida Usutu virus Flavivirus Culex spp. Roditori selvatici, uccelli migratori, cavalli Raramente patogeno Virus dell’encefalite giapponese Flavivirus Culex spp. Uccelli acquatici, suini Meningite, encefalite Dengue virus Flavivrus Aedes albopictus, Aedes aegypti Scimmie, uomo Febbre emorragica Virus della febbre gialla Flavivirus Aedes aegypti Scimmie, uomo Febbre emorragica Virus Chikungunya Alphavirus Aedes albopictus, Aedes aegypti Uomo Febbre, artralgie Rift Valley virus Phlebovirus Culex spp., Aedes spp. Ruminanti domestici Febbre, artralgie, febbre emorragica, meningoencefalite A. Rossati et al.: Virus trasmessi da zanzare in Europa voso e possono causare meningoencefalite, mentre i virus trasmessi da Aedes (DENV, YFV) hanno i primati come serbatoio, non sono neurotropi e causano soprattutto malattie emorragiche6. La presenza del WNV è stata segnalata per la prima volta in Emilia-Romagna in zanzare del genere Culex nel 2008, mentre l’USUV è stato rilevato nella stessa zona in diverse specie di zanzare vettore dal 2009, avendo dimostrato con indagini biomolecolari come il virus sia stato presente in questa regione anche nella stagione invernale. Il superamento della stagione invernale è un punto critico per la permanenza del virus nelle regioni temperate. Diversi meccanismi sono stati ipotizzati per spiegare la persistenza degli arbovirus. Un’ipotesi presuppone la sopravvivenza del vettore da una stagione all’altra attraverso l’arresto dello sviluppo e la riduzione del metabolismo (diapausa), come nel caso della zanzara Culex pipiens, consentendo la permanenza del virus nel vettore adulto. Il virus potrebbe alternativamente superare il periodo invernale nelle uova del vettore o, più raramente, nelle fasi precoci di sviluppo, quando queste sono ancora in diapausa. Tuttavia, la presenza di uccelli positivi campionati all’inizio della stagione supporta l’ipotesi che il virus sopravviva all’inverno negli uccelli piuttosto che nelle zanzare7. Nel corso di uno screening per la ricerca di RNA di Flavivirus in zanzare in Italia, condotto nel 2010-2011 in zone rurali della regione EmiliaRomagna, è stato identificato per la prima volta in Europa anche l’ICE. Il virus è endemico in Asia, fino all’India e al Pakistan, dove è una delle principali cause di encefalite. Il ciclo dell’ICE interessa Culex spp. e uccelli acquatici o suini, ma può infettare anche altri vertebrati8. Il WNV, che fa parte del sierogruppo dell’encefalite giapponese, è stato isolato in almeno 146 specie di uccelli negli Stati Uniti ed è trasmesso da zanzare del genere Culex, soprattutto Culex pipiens. Il virus può infettare gli equini e l’uomo, ma a causa della viremia bassa e di breve durata questi vertebrati normalmente non lo trasmettono ai vettori e sono pertanto considerati ospiti termi- nali. Gli uccelli migratori potrebbero essere stati i responsabili del passaggio del virus dall’Africa all’Europa meridionale. Il WNV può causare forme di meningite e meningoencefalite con una mortalità tra i pazienti ospedalizzati che varia tra il 4 e il 14%, ma poiché molte infezioni da WNV sono asintomatiche sia nell’uomo sia nei cavalli (meno dell’1% di casi umani e il 10% dei cavalli sviluppano meningite, encefalite o paralisi flaccida) e la viremia è di breve durata, la diagnosi dell’infezione è spesso basata su test sierologici che ricercano la presenza di anticorpi diretti. Tuttavia, la positività dei test sierologici deve essere intrepretata con cautela a causa delle frequenti cross-reazioni tra diversi Flavivirus6,9. Considerando il rischio di trasmissione attraverso il sangue durante la fase viremica, nelle aree endemiche si raccomanda lo screening dei donatori di sangue. WNV è ampiamente distribuito in regioni temperate e tropicali. È endemico in Africa, nelle Americhe, in Asia, Australia, Eurasia e in Medio Oriente. In Europa, WNV è comparso nel Sud della Francia (Camargue) negli anni Sessanta dello scorso secolo. Successive epidemie sono state documentate in Romania, a Bucarest (1996-1997; 2003-2009), in Repubblica Ceca (1997), in Russia, a Volgograd (1999), in Francia (2000, 2003, 2004, 2006), in Italia (1998, 2008, 2009), in Ungheria (2000-2009), in Spagna (2004) e in Portogallo (2004). Nel 2010, ampie epidemie si sono verificate nel Sud-Est dell’Europa, nella regione greca della Macedonia, in Romania, Ungheria, Spagna, Russia, Turchia, Israele e Italia (tabella 2). Queste epidemie sono state accompagnate dall’infezione di asini in Bulgaria e di cavalli in Portogallo, Italia meridionale, Grecia e Marocco e non hanno mostrato segni di flessione nel 2011201210. La diffusione di WNV è favorita da inverni miti, primavere ed estati asciutte, ondate di calore a inizio stagione e autunni umidi11. L’assenza di casi umani di WNV nell’Europa settentrionale può essere attribuita tanto alle caratteristiche del vettore quanto ad altri elementi, in particolare alle caratteristiche climatiche. La temperatu- Tabella 2. Casi confermati di malattia neuroinvasiva da WNV in Italia nel triennio 2011-2012, esclusi i casi di importazione (dati forniti dal Ministero della Salute). Regione Provincia 2011 2012 2013 Lombardia Mantova, Lodi, Brescia, Cremona 0 0 10 Friuli-Venezia Giulia Udine, Gorizia, Pordenone 2 4 0 Emilia-Romagna Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma 0 0 20 Veneto Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza 8 21 13 Puglia Foggia 0 0 1 Basilicata Matera 0 1 0 Sardegna Oristano, Olbia-Tempio 4 2 0 14 28 44 Totale 127 128 Recenti Progressi in Medicina, 106 (3), marzo 2015 ra gioca un ruolo importante nella replicazione e nel tasso di trasmissione del virus, interessando la durata dell’incubazione, la stagionalità della popolazione di zanzare e le variazioni geografiche nell’incidenza dei casi umani: temperature ambientali elevate aumentano il tasso di crescita della popolazione vettore, riducono l’intervallo tra i pasti di sangue e accelerano il tasso di evoluzione del virus12. USUV è un Flavivirus di origine africana, strettamente legato al WNV, trasmesso da zanzare del genere Culex ed è stato probabilmente introdotto in Europa da uccelli migratori. È stato identificato per la prima volta nel 1996 durante una moria di uccelli selvatici in Toscana ed è stato successivamente riscontrato in uccelli in Europa centrale, a partire dal 2001 in Austria. USUV circola anche in Ungheria, Svizzera, Italia, Spagna, Repubblica Ceca e Germania; WNV e USUV co-circolano nell’Italia nord-orientale. Negli uccelli causa encefalite, degenerazione miocardica, necrosi epatica e splenica; nell’uomo raramente causa gravi sintomi neurologici ed è stato isolato in Italia in un paziente immunocompromesso6,13. Febbre gialla e dengue La presenza in passato della febbre gialla e della dengue in regioni a clima temperato fa ipotizzare la possibilità di reintroduzione di entrambe le malattie, come già accaduto per la trasmissione del virus Chikungunya, soprattutto se fosse reintrodotto il vettore più efficiente, l’Aedes Aegypti. Sia la febbre gialla sia la dengue sono causate da virus della famiglia Flaviviridae, genere Flavivirus; entrambi sono virus che infettano solo i primati, incluso l’uomo, ed entrambi causano zoonosi trasmesse da zanzare della foresta strettamente associate all’ambiente peridomestico. Nell’uomo entrambi causano malattie emorragiche, spesso con conseguenze fatali. Infine, questi due virus e i loro vettori devono la loro distribuzione ubiquitaria al trasporto di beni e persone e in passato sono stati presenti nelle regioni temperate14. La dengue è la malattia trasmessa da zanzare che si diffonde più rapidamente al mondo. Le ragioni della sua ricomparsa e della sua espansione geografica sono complesse e includono fattori come i cambiamenti climatici, l’evoluzione del virus e il peggioramento nelle politiche di controllo dei vettori. Epidemie di dengue e di febbre gialla erano un tempo comuni nei porti del Nord America e dell’Europa, anche a latitudini elevate. In Europa, l’ultima epidemia di dengue di vaste proporzioni, con circa un milione di casi e almeno 1000 decessi, si è verificata in Grecia nel 1927-28. Nel 2012 nell’arcipelago di Madeira, situato nell’Atlantico alla stessa latitudine del Nord Africa si è verificata una nuova epidemia di dengue, importata da viaggiatori stranieri provenienti da Paesi endemici15. Aedes aegypti, il principale vettore urbano, era presente in Europa fino a latitudini elevate (Brest, Odessa), ma scomparve dall’intero bacino del Mediterraneo nella metà del XX secolo per ragioni non chiare. Probabilmente può sopravvivere a temperature rigide in siti protetti. Aedes albopictus, generalmente considerato un vettore secondario della dengue, è in grado di trasmettere oltre alla dengue, anche la febbre gialla. Fu introdotto in Europa negli anni ’70 dello scorso secolo; attualmente è presente in almeno 12 Paesi e potrebbe spingersi fino a raggiungere addirittura la Scandinavia16. Dopo la descrizione dei primi due casi di dengue autoctona nella Francia meridionale (Nizza), venne segnalato un caso di dengue in Germania, acquisito in Croazia nel 2010. Un ulteriore caso venne diagnosticato nella stessa area, in Croazia, in associazione ad altri 15 con evidenza di infezione recente. Benché sia stata dimostrata la trasmissione autoctona, le circostanze dell’introduzione del virus della dengue in Croazia restano irrisolte. Infatti, nonostante uno studio di sieroprevalenza condotto nel 1980 in un’area limitata della Croazia nord-orientale su giovani sani avesse evidenziato la presenza di anticorpi contro i sierotipi 2 e 1 (rispettivemente 3,9% e 2,1%), non erano mai stati segnalati casi di dengue prima del 201017,18. La possibilità di trasmissione è resa possibile dalla presenza del vettore, poiché Aedes albopictus è stabilmente presente nelle aree costiere anche se non è ancora stata segnalata la sua presenza nelle aree interne della Croazia. Le proiezioni del clima sulla base dell’umidità per il 2085 suggeriscono che la trasmissione della dengue possa spostarsi in latitudine e in altezza e un aumento della temperatura media potrebbe teoricamente consentire la trasmissione di dengue stagionale nell’Europa meridionale19. Virus Chikungunya Il virus Chikungunya è un Alphavirus della famiglia delle Togaviridae, trasmesso da A. aegypti e A. albopictus. La malattia tipicamente si manifesta con esordio acuto di febbre e prostrazione, artromialgie, linfopenia e un esantema aspecifico maculopapuloso difficile da individuare nei soggetti con pelle scura. Il tasso di mortalità è di circa 1 per 1000; la maggior parte dei decessi si verifica tra i neonati, gli anziani e i soggetti defedati. La diagnosi differenziale include dengue e altre infezioni da arbovirus, e l’influenza. Il primo focolaio di infezione da virus Chikungunya sul continente europeo è stato segnalato nel mese di agosto 2007 nel Nord-Est dell’Italia. Introdotto da un uomo proveniente dal Kerala, un distretto indiano in cui era presente un vasto focolaio epidemico, il virus ha infettato vettori locali (A. albopictus), che a loro volta hanno trasmesso l’infezione. Nonostante l’enfasi posta sul ruolo svolto dal cambiamento climatico, l’epidemia A. Rossati et al.: Virus trasmessi da zanzare in Europa di Chikungunya sembra piuttosto da ricondurre agli spostamenti umani e alla globalizzazione dei vettori attraverso due tappe: l’introduzione e l’adattamento di A. albopictus a un nuovo habitat con clima temperato e l’introduzione del virus in un’area precedentemente non endemica. Adeguate misure di controllo hanno consentito di limitare nel tempo e nello spazio l’estensione del focolaio epidemico20. Infatti, la bassa percentuale di infezioni asintomatiche (18%) e il rapporto osservato tra infezioni sintomatiche e asintomatiche pari a 4,5, simile a quello di altri eventi epidemici simili, dimostrerebbe l’interruzione della trasmissione attraverso misure tempestive di controllo opportunamente implementate21. L’introduzioni di A. albopictus e del virus Chikungunya in Italia sono da considerare eventi accidentali favoriti dal sommarsi di circostanze favorevoli allo sviluppo di un focolaio epidemico; tuttavia, hanno evidenziato il rischio di introdurre vettori e agenti patogeni in Europa da aree endemiche22. L’aumento delle temperature, infatti, potrebbe coincidere con il modello climatico più adatto alla trasmissione del virus Chikungunya, caratterizzato da inverni miti, media annua delle precipitazioni superiore a 50 cm e media delle temperature estive superiori a 20 °C23. Agenti antivirali e anticorpi monoclonali sono in fase di studio, così come diversi vaccini contro il virus Chikungunya. Tuttavia, anche se un vaccino fosse disponibile, rimarrebbe una sfida per la sanità pubblica stabilire chi e quando vaccinare dal momento che le epidemie da virus Chikungunya sono imprevedibili e hanno un andamento esplosivo24. Virus della RVF La RVF è una grave zoonosi trasmessa da zanzare appartenenti a sette diversi generi, di cui Aedes e Culex sono considerati i vettori più competenti. Colpisce i ruminanti domestici e l’uomo ed è trasmessa da un Phlebovirus (famiglia Bunyaviridae). Nell’uomo può causare diversi quadri clinici, da una sindrome simil-influenzale alla forma emorragica al coinvolgimento meningoencefalitico. Il virus della RVF è diffuso in Africa e recentemente si è diffuso in Yemen e Arabia Saudita con epidemie di RVF sempre più frequenti in Africa e nel Medio Oriente. Se cambiamenti climatici caratterizzati da forti precipitazioni in Africa e nel Medio Oriente possono spiegare l’aumento dei casi di RVF, non bisogna dimenticare il ruolo svolto dall’intensificarsi del commercio di bestiame. Il rischio di introdurre e diffondere la RVF su larga scala in Europa è molto basso, ma focolai circoscritti di RVF potrebbero verificarsi nelle aree umide con grandi popolazione di ruminanti25. Tuttavia, poiché il commercio di bestiame dall’Africa e dal Medio Oriente in Europa è proibito, l’introduzione di animali infetti in Europa rimane improbabile26. Conclusioni La presenza in aree non endemiche di patologie considerate appannaggio delle regioni tropicali è una realtà di cui è necessario tenere conto sia nel diagnosticare tempestivamente patologie trasmesse da virus, sia nel mettere in atto misure di controllo dei vettori e di bonifica dell’ambiente. Pur essendo circoscritte, le epidemie registrate negli ultimi anni hanno evidenziato l’utilità di sistemi di sorveglianza e di notifica, indispensabili per limitare l’ampiezza di eventi epidemici. In particolar modo, nell’affrontare malattie per cui non esistono ancora misure terapeutiche e preventive che possano proteggere la popolazione, l’unica arma disponibile è l’azione sul vettore e sull’ambiente; considerando anche le difficoltà che possono aggiungersi quando esistano reservoir animali ampiamente distribuiti sul territorio, devono essere integrati i sistemi di sorveglianza medico e veterinario. Take home messages ■■ Valutare la possibilità di malattie trasmesse da vettori in soggetti febbrili provenienti da aree endemiche. ■■ Considerare possibilità di infezione da virus Chikungunya, WNV, virus della dengue anche in soggetti sintomatici (febbre, manifestazioni neurologiche) residenti in aree non endemiche. ■■ Diagnosi differenziale: con patologie “tropicali” in pazienti provenienti da aree endemiche (per es., malaria, febbre tifoide, rickettsiosi, ecc.). ■■ Diagnosi più difficile in pazienti residenti in aree non tropicali (sintomi spesso aspecifici). ■■ Notificare sempre le malattie trasmesse da vettori al fine di facilitare misure di controllo. Bibliografia 1. Michelozzi P, De Donato F. Cambiamenti climatici, alluvioni e impatto sulla salute. Recenti Prog Med 2014; 105: 48-50. 2. Myers SS, Gaffikin L, Golden CD, et al. Human health impacts of ecosystem alteration. Proc Natl Acad Sci U S A 2013; 110: 18753-60. 3. Roehr B. What climate change mean for infectious disease? 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