n. 37 - giugno 2012 - Lega Italiana Osteoporosi

n. 37 giugno-agosto 2012 (*)
FORME RARE DI MALATTIE METABOLICHE OSSEE
1. OSTEOGENESI IMPERFETTA
L’osteogenesi imperfetta (OI) è la più frequente malattia ereditaria del collagene. Colpisce circa 1 neonato su
10.000. Ne esistono diverse forme più o meno gravi. Le più comuni sono 4, e fra queste la meno grave (e più
frequente) è il “tipo I”, e la più grave il “tipo III”. Nella maggioranza dei casi l’ereditarietà è “dominante” (in questo
caso, se uno dei genitori ha la malattia, il rischio che un figlio sia malato è del 50%), in altri casi l’ereditarietà è
“recessiva” (occorre che i genitori siano entrambi “portatori sani”, oppure uno ammalato e l’altro “portatore sano”,
oppure entrambi ammalati, vedi Riquadro alla pagina seguente), ma esistono anche (più raramente) “mutazioni
spontanee” per cui entrambi i genitori sono assolutamente sani, ma hanno un figlio ammalato. L’OI è caratterizzata
da osteopenia (bassa massa e densità ossea), fratture ricorrenti, deformità scheletriche.
Il difetto genetico presente nelle varie forme di OI comporta un’alterazione nella quantità o nella struttura del
collagene, la proteina filamentosa che costituisce la “matrice organica” dell’osso, su cui precipitano i sali minerali
(cristalli di idrossiapatite, un tipo di “fosfato di calcio”). Nell’OI di tipo I si ha una ridotta produzione di collagene
normale, mentre nei tipi II-IV si formano fibre di collagene anomale, incapaci di formare la matrice normale o
incapaci di legarsi all’idrossiapatite.
I quadri clinici sono molto vari: nei casi più gravi si può
avere la morte “in utero”, in altri si ha fragilità ossea con
SE POTETE, AIUTATE LA LIOS
fratture più o meno frequenti, e in altri ancora non si hanno
Questa volta alleghiamo un bollettino di C/C postale
fratture e la diagnosi si fa solo per caso. Il segno più
perché la LIOS onlus è veramente in grave sofferenza.
specifico dell’OI sono le fratture, dovute all’osteopenia.
I piccoli contributi di 10-20 euro sono sempre stati la
Prima della pubertà, molti bambini hanno anche 10-20
nostra linfa vitale, ma nell’ultimo anno sono molto
diminuiti e siamo preoccupati per la sopravvivenza
fratture, legate a traumi o anche spontanee, soprattutto delle
della LIO S. Se saremo costretti a chiudere la sede per
ossa lunghe degli arti. Con l’adolescenza, in genere la
impossibilità di pagare affitto e bollette, perderemo
frequenza delle fratture tende a ridursi ma nelle donne
anche quel minimo di struttura organizzativa che ci
aumenta di nuovo dopo la menopausa. A volte i pazienti
permette ogni tanto di organizzare un incontro o una
hanno anche una “dentinogenesi imperfetta” (denti trasluiniziativa, e di pubblicare “Notizie LIOS”.
cidi, scolorati, fragili), e molti hanno le sclere blu o grigie
Chi non ha difficoltà ad aiutarci, per favore ci
invece che bianche. Nelle forme più gravi si osservano
m andi un aiuto.
bassa statura, scoliosi e deformità toraciche, che predispongono a complicanze infettive polmonari.
Attualmente non esistono cure mediche risolutive. I
bisfosfonati, somministrati periodicamente per via endovenosa, hanno ottenuto risultati molto importanti anche nei
bambini. Nel tipo I la prognosi è buona. Nelle forme gravi, si possono avere problemi respiratori (infezioni) dovuti
sia alle deformità della gabbia toracica sia a ripetute fratture delle coste.
2. OSTEOPOROSI IDIOPATICA GIOVANILE
Si tratta di una forma molto rara di osteoporosi che colpisce bambini di entrambi i sessi, apparentemente sani, in
genere due o tre anni prima della pubertà. La causa è sconosciuta , e la maggior parte dei casi sono stati osservati
in Polonia. La malattia inizia con dolori diffusi a schiena, anche, ginocchia, piedi e spesso porta a fratture
soprattutto vertebrali, ma anche delle ossa lunghe degli arti. Entro 2-5 anni, con la pubertà, in genere la malattia
si risolve spontaneamente, anche se possono rimanere cifosi, scoliosi e altre deformità dovute alle fratture. Può
essere difficile distinguerla da forme lievi di osteogenesi imperfetta. I bisfosfonati si sono dimostrati utili soprattutto
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(*) Tutti i numeri arretrati di “ Notizie LIOS” sono disponibili in PDF alla pagina “Pubblicazioni” sul sito http://www.lios.it
GENETICA E EREDITARIETÀ. Un organismo vivente è composto di cellule
di molti diversi tipi che lavorano insieme in modo coordinato. Ciò è possibile
perché ogni cellula ha un suo patrimonio di "informazioni" e, per così dire,
un suo programma di lavoro, da svolgere in base a queste. Nell’insieme,
queste informazioni costituiscono il “patrimonio genetico” della cellula e si
tramandano da una generazione di cellule all'altra o, guardando al livello
più alto (l'organismo), dai genitori ai figli. Da un punto di vista molecolare,
il patrimonio genetico è contenuto nel nucleo delle cellule, in piccoli
organelli detti "cromosomi", costituiti da una sostanza chiamata DNA. Il
DNA può esser visto come un lungo nastro su cui sono registrate in
sequenza, una dopo l'altra, le informazioni genetiche. Ogni tratto di DNA
che contiene una singola informazione è chiamato "gene".
Le cellule umane hanno 23 "coppie" di cromosomi. Solo ovuli e spermatozoi
hanno 23 cromosomi singoli, per cui le 23 coppie si riformeranno dopo la
loro fusione nell'ovulo fecondato: in questo modo noi ereditiamo metà dei
cromosomi dalla madre e metà dal padre. Ciò significa che abbiamo 2
copie diverse di tutti i “geni” che caratterizzano la nostra specie.
I geni sono alcune decine di migliaia e nell'insieme contengono tutte le
informazioni che permettono la vita della cellula e dell'organismo di cui essa
fa parte. Normalmente i geni sono trasmessi inalterati dai genitori ai figli. In
particolare deve essere così per tutti i geni "essenziali", altrimenti una cellula
(e un organismo) non può "vivere". Ma molti geni possono subire piccole
variazioni (dette "mutazioni") compatibili con la vita (quelle incompatibili
ovviamente non possono essere trasmesse alle generazioni successive). Nel
corso dell'evoluzione degli organismi viventi, e quindi anche all'interno di
ogni "specie" (uomo compreso), si sono così prodotte e accumulate
moltissime "varianti genetiche", che p. es. determinano il colore degli occhi,
i gruppi sanguigni, e moltissimi altri “caratteri” individuali. Nel determinare
un certo carattere, alcuni geni (detti "dominanti") prevalgono sugli altri (detti
"recessivi"): per cui, p.es., chi ha 2 geni "occhi marroni" (M) o 1 gene “occhi
marroni” e 1 "occhi azzurri" (A) avrà gli occhi marroni. Solo chi ha 2 geni A
avrà occhi azzurri.
Da questo possiamo capire un fatto importante nell’ereditarietà.
Supponiamo che un uomo e una donna portatori, ciascuno, di 2 geni M (e
quindi con occhi marroni) abbiano dei figli. In questo caso anche tutti i figli
avranno 2 geni M (e occhi marroni). Ma supponiamo che i genitori abbiano
entrambi 1 gene M (dominante) e 1 gene A (recessivo). Anche in questo
caso entrambi i genitori avranno occhi marroni, ma i figli potranno ricevere,
da ciascun genitore, o 1 gene M o 1 gene A. Le combinazioni possibili per
i figli di 2 genitori con configurazione genetica “MA” sono quindi 4: MM,
AM, MA, AA (immaginiamo che il primo gene di ogni coppia sia quello
ricevuto dalla madre e il secondo quello ricevuto dal padre). Quindi in
questo caso un figlio avrà 3 probabilità su 4 (75%) di ricevere almeno 1
gene M (dominante), e quindi occhi marroni, e 1 probabilità su 4 (25%) di
avere 2 geni A (recessivi), e quindi occhi azzurri.
Questa è la regola principale della genetica e dell’eredità, e riguarda anche
la possibilità di trasmettere da genitori a figli certe malattie dette
“genetiche”, perché dovute a varianti patologiche di certi geni. Anche i geni
che determinano malattie possono essere dominanti oppure recessivi, e il
meccanismo dell’eredità è simile a quello descritto per il colore degli occhi.
Nel caso di geni “malati” dominanti, basta avere 1 gene malato per essere
malati, mentre nel caso di geni recessivi, per avere la malattia occorre che
entrambi i geni siano del tipo “malato”. Nel caso delle malattie “recessive”
possono esistere i cosiddetti “portatori sani” (individui con un gene sano e
uno malato), che quindi possono avere figli malati solo con un coniuge che
sia anch’esso “portatore sano”.
Occorre sapere che anche le mutazioni che determinano malattie possono
essere “spontanee” e avvenire casualmente in singoli ovuli o spermatozoi:
per cui certe malattie genetiche possono non essere “ereditarie”, ma
comparire casualmente in figli di genitori perfettamente sani.
per ridurre il dolore delle fratture
vertebrali. In genere si raccomanda di
evitare attività “a rischio di fratture”, di
portare pesi troppo grandi (zainetti pieni di
libri), e di assumere la giusta quantità di
calcio e eventualmente un supplemento di
vitamina D.
3. IPOFOSFATASIA
È una rara malattia genetica caratterizzata
da un deficit dell’enzima “fosfatasi
alcalina”, necessario fra l’altro per la
corretta mineralizzazione dell’osso. Si
manifesta con cattiva mineralizzazione
delle ossa e dei denti. Se ne conoscono
diverse forme, neonatali, infantili o adulte,
e n e lle p iù g r a v i la cattiv a
mineralizzazione ossea è già evidente in
utero. Non esiste una terapia efficace, ma
in alcuni casi si ha un miglioramento spontaneo. Sono in corso studi per valutare
l’efficacia di un enzima sostitutivo
specifico.
4. IPEROSTOSI o OSTEOSCLEROSI
Sono malattie caratterizzate da un
incremento della densità ossea, che può
essere localizzato a singole ossa (focale) o
generalizzato. Sono malattie rare, in
genere ereditarie, caratterizzate
dall’incapacità da parte degli osteoclasti di
riassorbire il tessuto osseo. La forma più
frequente è l’osteopetrosi, che può
essere maligna (recessiva) o benigna
(dominante). Nella forma maligna, fin dal
primo anno di vita compaiono fratture,
difetti nella crescita e infezioni respiratorie
dovute a deficit di globuli bianchi (leucopenia). L’interessamento delle ossa del
cranio può provocare restringimento dei
canali dei nervi ottico e/o uditivo, fino alla
cecità e sordità. Se non trattata, la malattia
è fatale nella prima infanzia. La forma
benigna si manifesta durante l’adolescenza
con fratture patologiche, dolori ossei,
osteomieliti e problemi legati alla
compressione dei nervi cranici. Nei quadri
gravi sono frequenti anemia,
granulocitopenia e piastrinopenia, perché
il midollo osseo è compresso dalla crescita
interna dell’osso. Sono stati sperimentati
diversi trattamenti, fra cui il più efficace
sembra essere l’interferone-gamma
ricombinante umano, che aumenta il
riassorbimento osseo e migliora l’attività
dei leucociti, con riduzione delle
infezioni. Nelle forme maligne bisogna
ricorrere al trapianto di midollo osseo.
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