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IL MELO N° 4 del 1 giugno 2016
Fase fenologica
Praticamente ovunque il melo ha ormai raggiunto la fase di “frutto noce” o, nelle zone più precoci,
anche un “ingrossamento frutti” maggiore.
Il colpo di fuoco batterico
La malattia denominata “Colpo di fuoco batterico” è causata dal batterio Erwinia amylovora (Burrill)
Winslow et al., originario del Nord America e rinvenuto in Europa per la prima volta nel 1957; la
prima segnalazione in Italia risale al 1994 in Emilia Romagna. Negli anni successivi la batteriosi si è
diffusa anche in altre zone frutticole italiane, tra cui l’Oltrepò mantovano e la Valtellina. Questa
malattia colpisce molte specie di piante sia da frutto che ornamentali appartenenti alle Rosacee
Pomoidee, tra cui anche il melo che però, fortunatamente, non risulta tra le specie maggiormente
sensibili. Il principale sintomo della malattia è rappresentato da avvizzimenti e annerimenti fiorali e
dei germogli, che assumono un tipico ripiegamento “a pastorale”; anche le foglie colpite dal batterio
imbruniscono restando attaccate al germoglio e assumono una consistenza cuoiosa. Sul tronco e
sulle branche si formano delle fessurazioni (cancri) della corteccia, sotto la quale si possono
osservare delle marcate striature rossastre in corrispondenza della linea di
confine tra tessuto infetto e tessuto sano. In condizioni di elevata umidità
ambientale, su tutte le parti colpite, ma soprattutto a livello dei cancri
corticali, si osserva l’emissione di un essudato bianco-grigiastro, costituito
da colonie concentrate del batterio.
Lo svernamento del batterio avviene nei cancri rameali formatisi nella
stagione precedente; in primavera, quando le condizioni ambientali sono
favorevoli, comincia l’emissione di essudato che sarà responsabile delle
nuove infezioni. La disseminazione di E. amylovora da una pianta all’altra
e anche a grande distanza è dovuta al vento, alle piogge, agli insetti
impollinatori ed api compresi) e agli uccelli. Anche l’uomo può contribuire
alla diffusione tramite varie operazioni colturali, in particolare con la potatura, e attraverso la
commercializzazione di materiale di propagazione infetto. Il batterio non è in grado di penetrare nei
tessuti in maniera attiva, ma sfrutta le aperture naturali o eventuali ferite causate da fattori
traumatici diversi (grandinate, sfregamenti dei rami causati dal vento, tagli di potatura, ecc.).
Difesa contro il colpo di fuoco batterico
Per la sua pericolosità e la necessità di contrastarne la diffusione nell'Unione europea, il batterio è
inserito nella lista europea dei patogeni da quarantena (Direttiva 2000/29/CE) ed in Italia è soggetto
alle misure di lotta obbligatoria stabilite dal D.M. 10 settembre 1999 n. 356.
Nei frutteti ancora indenni è importante attuare una costante e attenta strategia di prevenzione nei
riguardi della malattia, consistente soprattutto nell’impiego di materiale di propagazione
ufficialmente controllato e certificato esente, prodotto in aree esenti dal patogeno e accompagnato
dal passaporto delle piante ZP (Zona Protetta). Risulta poi indicato adottare una serie di interventi
di tipo agronomico che aiutino a rendere la coltura meno suscettibile alla malattia, evitando
soprattutto eccessi di vigoria e fioriture secondarie: effettuare
equilibrate concimazioni azotate, evitare se possibile l’irrigazione
sovrachioma, i pesanti interventi di potatura verde, eliminare le
fioriture secondarie, ecc. Risulta poi utile effettuare un
monitoraggio costante del frutteto per individuare
tempestivamente eventuali sintomi della malattia. Si ricorda che,
ai sensi del Decreto Ministeriale di lotta sopra citato, è obbligatorio
segnalare al Servizio Fitosanitario competente ogni nuovo sintomo
sospetto, per le analisi del caso.
Nei frutteti dove invece si sono già osservati casi della malattia, è necessario adottare una strategia
di difesa che punti ad una sorta di “convivenza” col patogeno, in quanto ad oggi non esistono principi
attivi in grado di assicurare la completa protezione del frutteto o di agire curativamente contro le
infezioni di E. amylovora. Risulta quindi indispensabile:
 effettuare dei controlli periodici del frutteto e sulle altre piante ospiti che crescono in
prossimità dello stesso, per individuare eventuali germogli con sintomi della malattia;
 asportare gli stessi con tagli effettuati almeno 50 cm al di sotto della zona attaccata e
bruciarli;
 disinfettare gli strumenti usati in campo con soluzioni di sali quaternari d’ammonio o
ipoclorito di sodio;
 adottare tecniche colturali volte ad evitare eccessi di vigoria delle piante;



preferire sistemi di irrigazione diversi da quelli a pioggia per evitare bagnature della
vegetazione o, dove ciò non fosse tecnicamente possibile, adottare turni irrigui ad elevata
portata per brevi periodi;
durante il riposo vegetativo asportare rami e branche malate (con cancri e rami con foglie
secche ancora attaccate) sempre tagliando almeno 50 cm al di sotto della zona ammalata e
bruciare in loco il legno asportato;
estirpare e bruciare le piante colpite a livello del tronco;
Oltre a queste misure agronomiche, è poi possibile intervenire con dei trattamenti fitosanitari
complementari, che hanno un’azione sempre di tipo preventivo in quanto non sono disponili
principi attivi con una reale azione curativa; risultano maggiormente efficaci se effettuati uno o due
giorni prima dell’evento infettante.
Per questi interventi fitosanitari si possono impiegare i seguenti principi attivi:
 sali di rame: svolgono un’azione preventiva di tipo battericida e batteriostatica sotto forma
di ione rameico Cu++ interferendo sui processi enzimatici, di traspirazione e respirazione nei
batteri. Possono essere utilizzati in autunno, per “coprire” le ferite causate dalla caduta delle
foglie, con dosaggi che possono arrivare a 250 g/hl di rame metallo. Trattamenti con sali di
rame sono consigliati anche per proteggere le parti aeree dopo eventi traumatici dovuti, ad
esempio, a grandinate intervenendo entro 24 ore con 50-100 g/hl di rame metallo; ancora
meglio sarebbe intervenire prima dei temporali, in base alle previsioni del tempo. Nel caso
del melo il rame va applicato con discrezione in quanto fitotossico su diverse varietà; il suo
impiego deve essere inoltre moderato onde evitare un accumulo nell’ambiente e per prevenire la comparsa di popolazioni di batteri fitopatogeni resistenti al rame.
 Bacillus subtilis: il genere Bacillus appartiene al gruppo dei PGPR (Plant Growth Promoting
Rhizobacteria), comprendente specie di batteri isolati dalla rizosfera con numerose attività
benefiche, tra cui la capacità di aiutare le piante a superare gli stress causati dall’attacco di
diversi funghi e batteri e di promuovere la crescita vegetale grazie alla produzione di
fitormoni. L'azione a livello fogliare di questo microrganismo è esclusivamente preventiva:
le spore di B. subtilis germinano e competono con i patogeni presenti per le sostanze
nutritive e l'insediamento sulla vegetazione. Si ha inoltre anche la produzione di sostanze in
grado di inibire la moltiplicazione delle cellule batteriche. Per
il controllo del colpo di fuoco batterico possono essere
effettuate da 1 a 3 applicazioni durante la fioritura in funzione
dell'andamento climatico, meglio se miscelando alla soluzione
prodotti a base di amminoacidi (idrolizzati proteici o alghe
marine) per migliorare la vitalità dell'antagonista sulle foglie e
sui frutti e trattando nelle ore più fresche della giornata


(mattino e/o sera) per evitare l'azione inibente dei raggi UV. Ulteriori interventi possono
essere effettuati entro 24 ore da ogni evento potenzialmente infettante, quali grandinate,
forti temporali estivi, forte vento, sbalzi termici, ecc.
Bacillus amyloliquefaciens: fino al 1987 considerata una subspecie di B. subtilis, questo
microrganismo è chiamato così per la sua capacità di produrre un enzima in grado di
“liquefare”, o meglio degradare, zuccheri complessi in zuccheri semplici. Agisce tramite un
complesso modo di azione basato sulla competizione sia per le fonti nutritive che per lo
spazio, ma anche sulla produzione di sostanze in grado di inibire la crescita e lo sviluppo dei
patogeni. E’ inoltre in grado di attivare dei meccanismi di induzione di resistenza nella pianta
trattata, come la produzione di tannini e fitoalessine. Può essere impiegato dalla fioritura
fino in prossimità della raccolta, a inizio o in previsione di infezione.
Induttori di resistenza: a questo gruppo appartengono diverse sostanze che non agiscono
direttamente sui patogeni, ma sono in grado di stimolare le difese naturali delle piante (SARSystemic Acquired Resistance o resistenza sistemica acquisita) attivando una resistenza di
tipo aspecifico e ad ampio spettro grazie alla sintesi di polifenoli, fitoalessine e/o proteine
PR (Pathogenesis Related). Possono essere di origine biologica o chimica.
o Laminarina: è una molecola naturale estratta dall’alga Laminaria digitata, la cui
struttura chimica è quella di un oligosaccaride simile ad alcuni prodotti di
degradazione delle pareti di funghi patogeni. Viene quindi riconosciuta dalla pianta
come un segnale di attacco e innesca meccanismi di difesa che proteggono la pianta
se si verifica l’attacco vero e proprio. Ha azione preventiva e va applicata con discreto
anticipo rispetto all’ attacco del patogeno (almeno tre giorni) per far sì che la pianta
sia in grado di auto-difendersi. Sperimentazioni effettuate in Francia hanno
evidenziato su melo un calo di infezioni a livello dei mazzetti fiorali valutabile tra il 56
e 88%.
o Acibenzolar-S-methyl: è un attivatore delle difese naturali delle piante, non possiede
attività diretta sui patogeni ma interviene nel complesso di meccanismi di difesa delle
piante chiamato Il principio attivo agisce come analogo dell’acido salicilico, molecola
fondamentale in questo meccanismo in quanto coinvolta nella trasmissione del
segnale biochimico che scatena la SAR. In particolare, studi specifici hanno verificato
che l’applicazione di acibenzolar-S-methyl causa l’espressione degli stessi geni
coinvolti nel meccanismo endogeno di autodifesa.
o Fosetyl-Al: questo principio attivo, dotato di sistemia sia ascendente che discendente
e ampiamente utilizzato nel controllo di alcune patologie fungine, ha mostrato una
certa efficacia nel limitare le infezioni di E. amylovora, anche se in qualche caso solo
parziale.
Di seguito si riporta una tabella con alcune indicazione relative ai possibili interventi e, soprattutto
in un’ottica di DIFESA BIOLOGICA, alla scelta dei principi attivi impiegabili per la difesa del melo dal
“colpo di fuoco batterico”; si ricorda comunque l’importanza soprattutto della tempestività dei
trattamenti come fattore fondamentale per la prevenzione e per la difesa dalle malattie batteriche
dei fruttiferi. Le indicazioni si riferiscono ad aree in cui è stato ormai accertata la presenza del
batterio e vanno considerate come utili al contenimento di ulteriori epidemie lungo tutta la stagione
vegetativa. In caso di epidemie in corso vanno aumentati i trattamenti a base di rame unitamente
alla rimozione tempestiva del materiale vegetale infetto.
Fase fenologica
Rottura gemme
Fioritura
Caduta petali
Allegagione
Allungamento germogli
Inizio caduta foglie
Metà caduta foglie
Trattamento preventivo
Trattamento “post evento”
Rame (50 g/hl rame metallo)
Laminarina
Bacillus subtilis
Bacillus amyloliquefaciens
Laminarina
Acibenzolar-S-methyl
Laminarina
Bacillus amyloliquefaciens
Rame (100 g/hl rame metallo)
Acibenzolar-S-methyl
Rame (100 g/hl rame metallo)
Bacillus amyloliquefaciens
Rame (150 g/hl rame metallo)
Rame (150 g/hl rame metallo)
da Scortichini M., 2009 - modificato
Andamento meteorologico
Anche in queste ultime due settimane le condizioni meteorologiche sono state altalenanti, con brevi
episodi di caldo ma anche con giornate instabili o perturbate. Le temperature massime in alcuni
giorni sono state assai miti o calde: sia il 21 e 22 maggio che tra il 26 e il 28 maggio (27.8°C a Ponti
sul Mincio-MN e 28.8°C a Pieve S.Giacomo-CR il 21; 28°C a Casalbuttano-CR e 28.7°C a Mantova
domenica 22; 30.4°C a Persico Dosimo-CR il 28, 29.8°C a Castello d’Agogna-PV il 28; 29.7°C a
S.Angelo Lodigiano-LO e Bargnano-BS il 27). Temperature massime molto più contenute giovedì 19
(14°C a Trezzo d’Adda-MI, 15.9°C a Pavia, 16.7°C a Brescia), domenica 29 (18.8°C a Cantù-CO, 19.4°C
a Milano, 20°C a Landriano-PV) e lunedì 30 (17.6°C a Como, 18.5°C a Milano, 19.2°C a Caiolo-SO).
Precipitazioni nel periodo a prevalente carattere di rovescio o temporale e ben organizzate giovedì
19 (58.2 mm a Piazza Brembana-BG, 51.2 mm a Monzambano-MN, 34 mm a Sondrio), e in misura
minore, lunedì 23 ma con significativi rinforzi di vento e grandinate (33.8 mm a Landriano-PV, 21
mm a Saronno-VA); nuovamente fenomeni diffusi domenica 29 (47.6 mm a Filago-BG, 44 mm a
S.Angelo-LO, 38 mm a Vigevano-PV) e lunedì 30 (55 mm a Milano, 37 mm a Manerbio-BS, 17.8 mm
a Samolaco-SO). Nei prossimi giorni si manterrà una certa instabilità per la presenza di una vasta
saccatura sull’Europa centrale che ad intermittenza invierà impulsi più freschi ed instabili sulla
Lombardia. Solo da sabato 4 inizierà a diminuire l’instabilità prima di una fase più stabile che
potrebbe interessare almeno la prima parte della prossima settimana. Fino a sabato 4 temperature
massime leggermente inferiori alla media, minime leggermente superiori ad essa, ma con valori in
graduale aumento e generalmente più elevati su bassa pianura orientale.
Per ulteriori informazioni agrometeorologiche, e le previsioni meteorologiche più aggiornate fare
riferimento, rispettivamente, ai due link presenti all’interno del sito istituzionale di ARPA Lombardia:
http://www2.arpalombardia.it/siti/arpalombardia/meteo/bollettinoagrometeorologici/Pagine/AgrometeoSettimana.aspx
(aggiornato ogni martedì);
http://www2.arpalombardia.it/siti/arpalombardia/meteo/previsionimeteo/meteolombardia/Pagi
ne/default.aspx
(aggiornato tutti i giorni alle 13.00 tranne la domenica).
A cura del Servizio Fitosanitario Regionale in collaborazione con ARPA Lombardia
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