IL PERO N° 3 del 1 giugno 2016 Fase fenologica Si è ormai raggiunta quasi ovunque la fase di “frutto noce” (74 della scala BBCH). Il colpo di fuoco batterico La malattia denominata “Colpo di fuoco batterico” è causata dal batterio Erwinia amylovora (Burrill) Winslow et al., originario del Nord America e rinvenuto in Europa per la prima volta nel 1957; la prima segnalazione in Italia risale al 1994 in Emilia Romagna. Negli anni successivi la batteriosi si è diffusa anche in altre zone frutticole italiane, tra cui l’Oltrepò mantovano e la Valtellina. Questa malattia colpisce molte specie di piante sia da frutto che ornamentali appartenenti alle Rosacee Pomoidee, tra cui il pero risulta una delle specie agrarie più sensibili; esiste però anche una notevole differenza di sensibilità alla batteriosi tra le cultivar di pero. Molto sensibili Decana del Comizio Packam´s Triumph Passacrassana Isolda Sensibili Abate Fetel Conference Dicolor Angelys Poco sensibili William Santa Maria Morettini Dr. Guyot Precoce Morettini Kaiser Tolleranti/Resistenti Harrow Sweet Harrow Gold Harrow Crisp Boheme Aida Selena® Elliot Il principale sintomo della malattia è rappresentato da avvizzimenti e annerimenti fiorali e dei germogli, che assumono un tipico ripiegamento “a pastorale”; anche le foglie colpite dal batterio imbruniscono restando attaccate al germoglio e assumono una consistenza cuoiosa. Sul tronco e sulle branche si formano delle fessurazioni (cancri) della corteccia, sotto la quale si possono osservare delle marcate striature rossastre in corrispondenza della linea di confine tra tessuto infetto e tessuto sano. In condizioni di elevata umidità ambientale, su tutte le parti colpite, ma soprattutto a livello dei cancri corticali, si osserva l’emissione di un essudato bianco-grigiastro, costituito da colonie concentrate del batterio. Lo svernamento del batterio avviene nei cancri rameali formatisi nella stagione precedente; in primavera, quando le condizioni ambientali sono favorevoli, comincia l’emissione di essudato che sarà responsabile delle nuove infezioni. La disseminazione di E. amylovora da una pianta all’altra e anche a grande distanza è dovuta al vento, alle piogge, agli insetti impollinatori ed api compresi) e agli uccelli. Anche l’uomo può contribuire alla diffusione tramite varie operazioni colturali, in particolare con la potatura, e attraverso la commercializzazione di materiale di propagazione infetto. Il batterio non è in grado di penetrare nei tessuti in maniera attiva, ma sfrutta le aperture naturali o eventuali ferite causate da fattori traumatici diversi (grandinate, sfregamenti dei rami causati dal vento, tagli di potatura, ecc.). Difesa contro il colpo di fuoco batterico Per la sua pericolosità e la necessità di contrastarne la diffusione nell'Unione europea, il batterio è inserito nella lista europea dei patogeni da quarantena (Direttiva 2000/29/CE) ed in Italia è soggetto alle misure di lotta obbligatoria stabilite dal D.M. 10 settembre 1999 n. 356. Nei pereti ancora indenni è importante attuare una costante e attenta strategia di prevenzione nei riguardi della malattia, consistente soprattutto nell’impiego di materiale di propagazione ufficialmente controllato e certificato esente, prodotto in aree esenti dal patogeno e accompagnato dal passaporto delle piante ZP (Zona Protetta). Risulta poi indicato adottare una serie di interventi di tipo agronomico che aiutino a rendere la coltura meno suscettibile alla malattia, evitando soprattutto eccessi di vigoria e fioriture secondarie: effettuare equilibrate concimazioni azotate, evitare se possibile l’irrigazione sovrachioma, i pesanti interventi di potatura verde, eliminare le fioriture secondarie, ecc. Risulta poi utile effettuare un monitoraggio costante del frutteto per individuare tempestivamente eventuali sintomi della malattia. Si ricorda che, ai sensi del decreto ministeriale di lotta sopra citato, è obbligatorio segnalare al Servizio Fitosanitario competente ogni nuovo sintomo sospetto, per le analisi del caso. Nei frutteti dove invece si sono già osservati casi della malattia, è necessario adottare una strategia di difesa che punti ad una sorta di “convivenza” col patogeno, in quanto ad oggi non esistono principi attivi in grado di assicurare la completa protezione del frutteto o di agire curativamente contro le infezioni di E. amylovora. Risulta quindi indispensabile: effettuare dei controlli periodici del frutteto e sulle altre piante ospiti che crescono in prossimità dello stesso, per individuare eventuali germogli con sintomi della malattia; asportare gli stessi con tagli effettuati almeno 50 cm al di sotto della zona attaccata e bruciarli; disinfettare gli strumenti usati in campo con soluzioni di sali quaternari d’ammonio o ipoclorito di sodio; adottare tecniche colturali volte ad evitare eccessi di vigoria delle piante; preferire sistemi di irrigazione diversi da quelli a pioggia per evitare bagnature della vegetazione o, dove ciò non fosse tecnicamente possibile, adottare turni irrigui ad elevata portata per brevi periodi; durante il riposo vegetativo asportare rami e branche malate (con cancri e rami con foglie secche ancora attaccate) sempre tagliando almeno 50 cm al di sotto della zona ammalata e bruciare in loco il legno asportato; estirpare e bruciare le piante colpite a livello del tronco; Oltre a queste misure agronomiche, è poi possibile intervenire con dei trattamenti fitosanitari complementari, che hanno un’azione sempre di tipo preventivo in quanto non sono dispobili principi attivi con una reale azione curativa; risultano maggiormente efficaci se effettuati uno o due giorni prima dell’evento infettante. Per questi interventi fitosanitari si possono impiegare i seguenti principi attivi: sali di rame: svolgono un’azione preventiva di tipo battericida e batteriostatica sotto forma di ione rameico Cu++, interferendo sui processi enzimatici, di traspirazione e respirazione nei batteri. Possono essere utilizzati in autunno, per “coprire” le ferite causate dalla caduta delle foglie, con dosaggi che possono arrivare a 250 g/hl di rame metallo. Trattamenti con sali di rame sono consigliati anche per proteggere le parti aeree dopo eventi traumatici dovuti, ad esempio, a grandinate intervenendo entro 24 ore con 50-100 g/hl di rame metallo; ancora meglio sarebbe intervenire prima dei temporali, in base alle previsioni del tempo. L’impiego del rame deve però essere moderato, onde evitare un accumulo nell’ambiente e per prevenire la comparsa di popolazioni di batteri fitopatogeni resistenti al rame. Bacillus subtilis: il genere Bacillus appartiene al gruppo dei PGPR (Plant Growth Promoting Rhizobacteria), comprendente specie di batteri isolati dalla rizosfera con numerose attività benefiche, tra cui la capacità di aiutare le piante a superare gli stress causati dall’attacco di diversi funghi e batteri e di promuovere la crescita vegetale grazie alla produzione di fitormoni. L'azione a livello fogliare di questo microrganismo è esclusivamente preventiva: le spore di B. subtilis germinano e competono con i patogeni presenti per le sostanze nutritive e l'insediamento sulla vegetazione. Si ha inoltre anche la produzione di sostanze in grado di inibire la moltiplicazione delle cellule batteriche. Per il controllo del colpo di fuoco batterico possono essere effettuate da 1 a 3 applicazioni durante la fioritura in funzione dell'andamento climatico, meglio se miscelando alla soluzione prodotti a base di amminoacidi (idrolizzati proteici o alghe marine) per migliorare la vitalità dell'antagonista sulle foglie e sui frutti e trattando nelle ore più fresche della giornata (mattino e/o sera) per evitare l'azione inibente dei raggi UV. Ulteriori interventi possono essere effettuati entro 24 ore da ogni evento potenzialmente infettante, quali grandinate, forti temporali estivi, forte vento, sbalzi termici, ecc. Bacillus amyloliquefaciens: fino al 1987 considerata una subspecie di B. subtilis, questo microrganismo è chiamato così per la sua capacità di produrre un enzima in grado di “liquefare”, o meglio degradare, zuccheri complessi in zuccheri semplici. Agisce tramite un complesso modo di azione basato sulla competizione sia per le fonti nutritive che per lo spazio, ma anche sulla produzione di sostanze in grado di inibire la crescita e lo sviluppo dei patogeni. E’ inoltre in grado di attivare dei meccanismi di induzione di resistenza nella pianta trattata, come la produzione di tannini e fitoalessine. Può essere impiegato dalla fioritura fino in prossimità della raccolta, a inizio o in previsione di infezione. Induttori di resistenza: a questo gruppo appartengono diverse sostanze che non agiscono direttamente sui patogeni, ma sono in grado di stimolare le difese naturali delle piante (SARSystemic Acquired Resistance o resistenza sistemica acquisita) attivando una resistenza di tipo aspecifico e ad ampio spettro grazie alla sintesi di polifenoli, fitoalessine e/o proteine PR (Pathogenesis Related). Possono essere di origine biologica o chimica. o Laminarina: è una molecola naturale estratta dall’alga Laminaria digitata, la cui struttura chimica è quella di un oligosaccaride simile ad alcuni prodotti di degradazione delle pareti di funghi patogeni. Viene quindi riconosciuta dalla pianta come un segnale di attacco e innesca meccanismi di difesa che proteggono la pianta se si verifica l’attacco vero e proprio. Ha azione preventiva e va applicata con discreto anticipo rispetto all’ attacco del patogeno (almeno tre giorni) per far sì che la pianta sia in grado di auto-difendersi. o Acibenzolar-S-methyl: è un attivatore delle difese naturali delle piante, non possiede attività diretta sui patogeni ma interviene nel complesso di meccanismi di difesa delle piante chiamato Il principio attivo agisce come analogo dell’acido salicilico, molecola fondamentale in questo meccanismo in quanto coinvolta nella trasmissione del segnale biochimico che scatena la SAR. In particolare, studi specifici hanno verificato che l’applicazione di acibenzolar-S-methyl causa l’espressione degli stessi geni coinvolti nel meccanismo endogeno di autodifesa. o Fosetyl-Al: questo principio attivo, dotato di sistemia sia ascendente che discendente e ampiamente utilizzato nel controllo di alcune patologie fungine, ha mostrato una certa efficacia nel limitare le infezioni di E. amylovora, anche se in qualche caso solo parziale. Di seguito si riporta una tabella con alcune indicazione relative ai possibili interventi e, soprattutto in un’ottica di DIFESA BIOLOGICA, alla scelta dei principi attivi impiegabili per la difesa del pero dal “colpo di fuoco batterico”; si ricorda comunque l’importanza soprattutto della tempestività dei trattamenti come fattore fondamentale per la prevenzione e per la difesa dalle malattie batteriche dei fruttiferi. Le indicazioni si riferiscono ad aree in cui è stato ormai accertata la presenza del batterio e vanno considerate come utili al contenimento di ulteriori epidemie lungo tutta la stagione vegetativa. In caso di epidemie in corso vanno aumentati i trattamenti a base di rame unitamente alla rimozione tempestiva del materiale vegetale infetto. Fase fenologica Mazzetti affioranti Inizio vegetazione Fioritura Caduta petali Allegagione Allungamento germogli (5-10 cm) Frutto – noce 50% accrescimento frutto Seconda fioritura (eventuale) Inizio caduta foglie Metà caduta foglie Trattamento preventivo Trattamento “post evento” Rame (50 g/hl rame metallo) Rame (50 g/hl rame metallo) Laminarina Acibenzolar-S-methyl Laminarina Bacillus subtilis Bacillus amyloliquefaciens Laminarina Acibenzolar-S-methyl Laminarina Bacillus amyloliquefaciens Acibenzolar-S-methyl Rame (100 g/hl rame metallo) Bacillus amyloliquefaciens Acibenzolar-S-methyl Rame (100 g/hl rame metallo) Bacillus amyloliquefaciens Acibenzolar-S-methyl Rame (100 g/hl rame metallo) Bacillus amyloliquefaciens Bacillus subtilis Bacillus amyloliquefaciens Rame (150 g/hl rame metallo) Rame (150 g/hl rame metallo) da Scortichini M., 2009 - modificato La Valsa del pero Si tratta di una relativamente nuova malattia del pero causata dal fungo Valsa ceratosperma (Tode: Fr.) Maire (f. con. Cytospora vitis Mont.): la prima segnalazione in Europa risale al 2001 in Emilia Romagna e successivamente è stata ritrovata anche in Lombardia (Oltrepo mantovano). In Asia, sua zona di origine, causa problemi soprattutto su melo e solo sporadicamente su pero e cotogno: in Italia è stata fino ad ora ritrovata solo su pero. La cv. Abate Fetel risulta la più colpita, ma anche altre cultivar (William, Decana, Kaiser, Passacrassana, Morettini, General Leclerc) sono risultate suscettibili. I sintomi, che possono essere facilmente confusi con quelli di altri patogeni come Nectria galligena, Sphaeropsis malorum, Phomopsis mali ed Erwinia amylovora, sono rappresentati da formazione di cancri, localizzati soprattutto sul tronco e sulle branche principali, i cui margini si presentano profondamente fessurati, causando una netta separazione tra i tessuti ammalati e quelli sani; se i cancri si estendono fino a circondare completamente la branca o il fusto, causano il disseccamento di tutta la parte distale della pianta o, nei casi più gravi, la sua morte. Su questi cancri si possono osservare dei punti neri rappresentati dai corpi fruttiferi (picnidi) da cui, in condizioni di elevata umidità, fuoriescono dei cirri di colore giallo-arancio contenenti i conidi, che sono i principali responsabili delle nuove infezioni. Come nel caso di altri patogeni, anche in questo caso la penetrazione del fungo avviene tramite ferite dovute a diversi fattori (potature, grandine, distacco dei frutti, caduta delle foglie, ecc.). Per quanto riguarda la difesa da questo fungo, la rapida evoluzione dei cancri osservata nei frutteti infetti nonché la mancanza di principi attivi in grado di raggiungere il fungo al di sotto della corteccia non rende praticabile una strategia di difesa di tipo curativo, per cui bisogna ricorrere ad interventi di tipo essenzialmente preventivo, tra cui ricordiamo: corretta gestione del suolo dell’impianto, soprattutto nei confronti dei ristagni di umidità; distruzione delle ramaglie secche e dei residui di potatura; eliminazione delle parti colpite dal fungo con tagli che devono essere fatti ad almeno 15 cm al di disotto del margine del cancro (studi di campo hanno infatti evidenziato come il fungo risulti presente fino ad una distanza di 5 cm oltre il margine del cancro stesso); disinfezione dei tagli di potatura e delle parti lesionate con l’utilizzo di prodotti rameici. A questi interventi di tipo agronomico/meccanico è possibile affiancare una strategia di difesa attuata contro altri patogeni che utilizzi principi attivi che hanno mostrato anche un’attività collaterale (almeno in vitro) nel contenimento di V. ceratosperma: tra questi segnaliamo gli IBS impiegati per il controllo della ticchiolatura, fluazinam e fludioxonil utilizzati contro la maculatura bruna, nonché gli universali sali di rame utilizzabili per la protezione delle ferite. Andamento meteorologico Anche in queste ultime due settimane le condizioni meteorologiche sono state altalenanti, con brevi episodi di caldo ma anche con giornate instabili o perturbate. Le temperature massime in alcuni giorni sono state assai miti o calde: sia il 21 e 22 maggio che tra il 26 e il 28 maggio (27.8°C a Ponti sul Mincio-MN e 28.8°C a Pieve S.Giacomo-CR il 21; 28°C a Casalbuttano-CR e 28.7°C a Mantova domenica 22; 30.4°C a Persico Dosimo-CR il 28, 29.8°C a Castello d’Agogna-PV il 28; 29.7°C a S.Angelo Lodigiano-LO e Bargnano-BS il 27). Temperature massime molto più contenute giovedì 19 (14°C a Trezzo d’Adda-MI, 15.9°C a Pavia, 16.7°C a Brescia), domenica 29 (18.8°C a Cantù-CO, 19.4°C a Milano, 20°C a Landriano-PV) e lunedì 30 (17.6°C a Como, 18.5°C a Milano, 19.2°C a Caiolo-SO). Precipitazioni nel periodo a prevalente carattere di rovescio o temporale e ben organizzate giovedì 19 (58.2 mm a Piazza Brembana-BG, 51.2 mm a Monzambano-MN, 34 mm a Sondrio), e in misura minore, lunedì 23 ma con significativi rinforzi di vento e grandinate (33.8 mm a Landriano-PV, 21 mm a Saronno-VA); nuovamente fenomeni diffusi domenica 29 (47.6 mm a Filago-BG, 44 mm a S.Angelo-LO, 38 mm a Vigevano-PV) e lunedì 30 (55 mm a Milano, 37 mm a Manerbio-BS, 17.8 mm a Samolaco-SO). Nei prossimi giorni si manterrà una certa instabilità per la presenza di una vasta saccatura sull’Europa centrale che ad intermittenza invierà impulsi più freschi ed instabili sulla Lombardia. Solo da sabato 4 inizierà a diminuire l’instabilità prima di una fase più stabile che potrebbe interessare almeno la prima parte della prossima settimana. Fino a sabato 4 temperature massime leggermente inferiori alla media, minime leggermente superiori ad essa, ma con valori in graduale aumento e generalmente più elevati su bassa pianura orientale. Per ulteriori informazioni agrometeorologiche, e le previsioni meteorologiche più aggiornate fare riferimento, rispettivamente, ai due link presenti all’interno del sito istituzionale di ARPA Lombardia: http://www2.arpalombardia.it/siti/arpalombardia/meteo/bollettinoagrometeorologici/Pagine/AgrometeoSettimana.aspx (aggiornato ogni martedì); http://www2.arpalombardia.it/siti/arpalombardia/meteo/previsionimeteo/meteolombardia/Pagi ne/default.aspx (aggiornato tutti i giorni alle 13.00 tranne la domenica). A cura del Servizio Fitosanitario Regionale in collaborazione con CO.DI.MA. Mantova e ARPA Lombardia.