DecapÄ :sistema mininvasivo per la rimozione della CO2. Antonio balducci, Ph.D.; Paolo BraganÄ; Gualtiero Guadagni, Ph.D. La fisiologia della respirazione si basa sugli scambi gassosi intrapolmonari che governano sia la diffusione dell'ossigeno (O2) dagli alveoli al sangue arterioso (ossigenazione), sia l’eliminazione dell’anidride carbonica (CO2). E‘ da notare che gli scambi gassosi dipendono oltre che dalla diffusione anche dalle capacit‚ pompanti dell’apparato respiratorio che permettono il ricambio dell’aria. Le alterazioni degli scambi gassosi intrapolmonari possono causare ipossiemia (ossigenazione del sangue insufficiente) o ipercapnia (inadeguata eliminazione della CO2 dal sangue). Solitamente i fenomeni ipossici sono piƒ frequenti di quelli ipercapnici, dal momento che la capacit‚ di diffusione della CO2 attraverso la membrana alveolare „ molto maggiore di quella dell'O2 ed inoltre le zone di ipoventilazione regionale (inadeguata ventilazione alveolare), con scarsa rimozione della CO2, possono essere compensate da un aumento della ventilazione delle unit‚ polmonari normali. Molti processi patologici possono compromettere contemporaneamente sia lo scambio di O2 che di CO2, ma piƒ comunemente si verificano compromissioni selettive o sproporzionate dell'uno o dell'altro. In generale, l’ipossiemia „ correlata al malfunzionamento degli scambi alveolari (ad esempio un inspessimento della parete degli alveoli), mentre l’ipercapnia „ correlata ad un deficit della “pompa respiratoria” che si verifica quando il sistema della muscolatura polmonare non „ in grado di garantire un adeguato ricambio dell’aria alveolare. Un paziente affetto da ALI (Acute Lung Injury), presenta uno stato infiammatorio delle vie aeree che si pu‡ tramutare in un quadro clinico ancora piƒ grave che „ quello di ARDS (Acute Respiratory Distress Sindrome). Nella sua fase acuta la ARDS „ caratterizzata da un afflusso di fluido edematoso ricco di proteine negli spazi alveolari a causa di un’aumentata permeabilit‚ della barriera alveolo-capillare. Il grado di danno epiteliale alveolare „ un importante predittore dell’esito e ha numerose conseguenze: contribuisce all’inondazione alveolare e ostacola la rimozione dell’edema, riduce la produzione e il turnover del surfactante, pu‡ predisporre allo shock settico nei pazienti con polmonite batterica e favorisce l’evoluzione di uno stato fibrotico. Un ruolo importante „ giocato dai Polimorfonucleati (PMN) neutrofili. 1 L’accumulo di neutrofili „ precoce e marcato, sia negli alveoli che nel liquido bronco alveolare (BAL). La reazione infiammatoria nell’ARDS „ iniziata e mantenuta da una rete complessa di citochine (IL-8, IL-1, IL-10, MIF) e altri mediatori prodotti localmente da vari tipi cellulari. In sostanza, sia in ALI che in ARDS si assiste ad uno stato piƒ o meno marcato di infiammazione localizzata a livello alveolare che conduce a una riduzione della compliance del polmone (che diventa piƒ rigido), alla presenza di zone non areate o scarsamente areate e zone iper-inflate. ˆ dimostrato che nel paziente in ARDS, mantenere dei bassi volumi correnti di ventilazione (6 ml/kg), porta ad un aumento della sopravvivenza, proprio perch‰ previene il polmone gi‚ infiammato da un carico di lavoro aggiuntivo (NEJ 2000; 342:1301 ). Tuttavia, un basso volume corrente, mantenuto sia in regime volumetrico, sia in regime pressorio, induce un naturale innalzamento dei livelli di CO2, tollerabile fino a quando non comporti uno stato di acidosi respiratoria (pH<7.2). Negli anni, vari ricercatori hanno proposto sistemi di scambio gassoso extracorporeo atti a rimuovere la CO2 senza “stressare” il polmone dei pazienti. Questi dispositivi vengono comunemente chiamati ECCO2-R (extracorporeal CO2 removers). Il sistema arterovenoso NovalungŠ „ forse il device piƒ conosciuto di questa categoria: prevede l’accesso dalla vena e dalla arteria femorale attraverso cannule da 17 French. Figura 1 : sistema NovalungÅ Il sistema, artero-venoso e privo di pompa ematica, tratta una portata di sangue di circa 1 - 2 litri/minuto ed „ in grado di eliminare circa il 50% della CO2 prodotta dal paziente. A fronte di una notevole semplicit‚ d’uso, questo sistema presenta numerose complicanze, sia analoghe a quelle dei sistemi ECMO (ad esempio 2 legate all’uso di cannule di grande diametro), sia legate alla perfusione artero-venosa, che ne hanno impedito la diffusione. Figura 2: Complicanze del sistema artero-venoso. Fonte : Crit Care Med 2006;34(5):1372-7 In questo contesto, nel tentativo di proporre un sistema per la rimozione della CO2 che superasse i limiti dei precedenti sistemi ECCO2-R, „ stato progettato ed introdotto sul mercato il sistema DecapŠ (Hemodec, SA, Italia). Si tratta di un sistema extracorporeo MINIINVASIVO per rimuovere la CO2 in eccesso, che riduce al minimo l’impatto sull’emodinamica grazie all’uso di accessi vascolari di piccole dimensioni (catetere bilume da 14 Fr) e ad un volume di priming del circuito ridotto (~300 ml). Il sistema, unico nel suo genere, comporta anche una in PREDILUIZIONE con ultra-filtrato proprio del paziente e consente unaridotta infusione di eparina. DecapŠ non „ un sistema alternativo alla ventilazione ma un supporto alla stessa ed „ in grado di rimuovere circa 1/2 della CO2 prodotta dal paziente permettendo al rianimatore di ventilare il paziente a bassi volumi e basse pressioni inspiratorie, riducendo i danni associati al ventilatore. Nel dettaglio il sistema DecapŠ „ composto da: Decapneizzatore a fibre cave in polipropilene da 1.35 m2 Emofiltro da 0.6 m2 posto a valle del decapneizzatore ed utilizzato per prelevare acqua plasmatica ( 10 – 15 % del flusso ematico ) dal sangue. Il prelievo di acqua plasmatica ha la duplice funzione di: a) il prediluire, mediante reinfusione di ultrafiltrato, sangue che attraversa il decapneizzatore, per poi 3 riportarlo al valore ultrafiltrazione; di ematocrito del paziente per b) mantenere la pressione del sangue in ingresso nel decapneizzatore sempre superiore alla pressione in ingresso del gas (si evita la formazione di emboli). Figura3: schema di funzionamento del sistema. Per capire la logica di funzionamento del sistema DecapŠ, occorre rifarsi ai fenomeni di trasporto della CO2 nel sangue. ˆ fondamentale ricordare che solamente il 7 % dell’anidride carbonica presente nel sangue viene trasportata ai polmoni sotto forma di gas disciolto in soluzione; in pratica, ogni 100 ml di sangue circa 3.5 ml di CO2 viene trasportato sotto forma di gas disciolto. La gran parte dell’anidride carbonica, circa il 70 %, viene trasportata sotto forma di ioni bicarbonato. Infatti, l’anidride carbonica disciolta nel sangue reagisce con l’acqua presente nei globuli rossi. Qui „ presente un enzima, l’anidrasi carbonica, che accelera enormemente la reazione. Si ottiene quindi che l’anidride carbonica reagisce con l’acqua contenuta nei globuli rossi formando acido carbonico (H2CO3) ancor prima che il sangue abbia lasciato i capillari tessutali. In un’altra frazione di secondo, l’acido carbonico formatosi nei globuli rossi si dissocia in ioni idrogeno e ioni bicarbonato. CO2 + H2O ↔ H2CO3 ↔ H+ + HCO34 Il legame reversibile dell’anidride carbonica con l’acqua contenuta negli eritrociti, catalizzato dall’azione dell’anidrasi carbonica, „ responsabile di circa il 70 % del trasporto totale di CO2. Oltre a combinarsi con l’acqua, la CO2 reagisce anche con i radicali aminici delle molecole di emoglobina per formare il composto carbaminoemoglobina (CO2 Hgb). E’ un legame reversibile e di debole intensit‚ e di piƒ lenta formazione rispetto al legame con l’acqua. E’ quindi responsabile di circa il 23 % del trasporto totale di CO2. Riassumendo, il trasporto di CO2 nel sangue avviene: Per il 7 % in forma libera Per il 23 % legata alla carbaminoemoglobina Per il 70 % sotto forma di ioni bicarbonato Questo significa che per ottenere delle riduzioni significative dei livelli di pressione parziale arteriosa di CO2, (30-35%), il sistema DecapŠ, lavorando a bassa portata (ed un tempo di transito del sangue nell’ossigenatore superiore ai 20-30 secondi), rimuove la CO2 disciolta, innescando i meccanismi di trasformazione dei bicarbonati in CO2 che “ricaricano” il plasma di nuova CO2 disciolta che il sistema continua a rimuovere. Questo „ il motivo per cui, purch‰ la superficie del dispositivo sia abbastanza grande e purch‰ la permeabilit‚ della membrana usata sia alta (fibre in polipropilene), „ possibile decapneizzare il sangue lavorando a portate estremamente basse. 5 Terragni et al,( Anesthesiology 2009; 111:826–35) hanno gi‚ dimostrato le potenzialit‚ di questa metodica per il trattamento di pazienti affetti da ARDS; in questo studio il sistema DecapŠ ha permesso ai ricercatori di ottenere delle ventilazioni desiderate mantenendo dei livelli contenuti di CO2 Bibliografia 1. Terragni PP., Del Sorbo L., Mascia L. Urbino R., Martin EL, Birocco A., Faggiano C., Quintel M., Gattinoni L., Ranieri V.M. UN VOLUME CORRENTE INFERIORE A 6 ml/kg MIGLIORA LA PROTENZIONE POLMONARE Anesthesiology , V, No. 4, Oct. 2009; 111:699-700 2. Livigni S., Maio M., Ferretti E., Longobardo A., Potenza R., Rivalta L., Selvaggi P., Vergano M., Bertolini G. EFFICACY AND SAFETY OF A LOW-FLOW VENO-VENOUS CARBON DIOXIDE REMOVAL DEVICE: RESULTS OF AN EXPERIMENTAL STUDY IN ADULT SHEEP Critical Care 2006, 10:R151(doi:10.1186/cc5082) 3. Bigatello L.M., Pesenti A. DANNO POLMONARE INDOTTO DA VENTILAZIONE Anesthesiology 2009; 111:699-700 6