IL '700 INGLESE DA UN PUNTO DI VISTA STORICO Il XVIII secolo inizia in Inghilterra con il regno della Regina Anna (1702-1714). Già dal 1688, in seguito alla Gloriosa Rivoluzione e alla successiva introduzione della monarchia costituzionale, si era instaurato in Inghilterra un nuovo ordine sociale e politico. L'Atto di Tolleranza poi, del 1689, aveva messo fine alle dispute religiose, creando le premesse e il fondamento di un periodo di stabilità politica, caratterizzato dalla moderazione e dal trionfo della razionalità. Anna era figlia di Giacomo II e sorella di Maria, che con il marito Guglielmo d'Orange aveva regnato prima di lei. Durante il suo regno Inghilterra e Scozia furono unite sotto uno stesso parlamento. Dal 1603 esse erano state governate dallo stesso sovrano ma non dallo stesso parlamento. L'Atto di Unione fu firmato nel 1707, la Scozia tuttavia riuscì a mantenere la sua indipendenza dalla Chiesa di Inghilterra. L'altro maggiore evento del regno di Anna fu la guerra di successione spagnola, combattuta contro i francesi allo scopo di limitare le pretese di Luigi XIV al trono spagnolo, avendo egli sposato la sorella maggiore di Carlo II di Spagna, morto senza eredi. Quest'ultimo, peraltro, aveva designato quale suo successore Filippo, nipote di Luigi XIV, purchè Francia e Spagna mantenessero la loro indipendenza. Ma il re francese non intendeva rispettare le condizioni poste. La possibile unione di Francia e Spagna, con il pericolo di un ribaltamento degli equilibri di potere in Europa, portò alla formazione della Grande Alleanza che vide schierati, da una parte, Francia, Spagna e Baviera, dall'altra Inghilterra, Olanda, Portogallo, Danimarca e Austria, il cui imperatore tra l'altro aveva sposato la sorella minore del defunto Carlo II di Spagna. L'eroe di questa guerra fu John Churchill, duca di Marlborough, antenato di Sir Winston Churchill. La guerra, vittoriosa per Inghilterra ed alleati, si concluse con il trattato di Utrecht nel 1713. Filippo fu confermato sul trono spagnolo a condizione che Francia e Spagna mai avessero in futuro lo stesso sovrano. L'Inghilterra ottenne parte del Nord America, la Nuova Scozia, Gibilterra e Minorca. L'Austria ebbe il Belgio e alcuni territori in Italia. Il potere di Francia e Spagna ne uscì indebolito, al contrario, il prestigio militare inglese fu grandemente rafforzato. L'Inghilterra era ora la principale potenza navale nel mondo ed era avviata a creare un grande impero coloniale. Scambi e commerci si svilupparono e fiorirono in tutto il mondo conosciuto, sotto la protezione della bandiera britannica. Londra stava diventando il più importante centro finanziario del mondo civilizzato. E' importante notare che la Scozia aveva accettato la perdita della sua indipendenza parlamentare ritenendo che questa potesse essere ricompensata dalla possibilità di condividere i privilegi inglesi in campo commerciale. In effetti, questo aprì i mercati nazionali e coloniali anche all'industria e all'agricoltura scozzesi. Poichè l'ultimo figlio di Anna era morto nel 1700, alla morte di questa nel 1714 la Corona fu offerta a Giorgio, figlio di Sofia e nipote di Giacomo I, secondo gli accordi previsti dall'Atto di Successione al Trono del 1701. Egli fu il primo della Dinastia degli Hannover. Non appena Giorgio I (1714-1727) salì al trono, dovette difendersi dall'attacco dei sostenitori del figlio di Giacomo II (Stuart), detti anche "Giacobiti", per i quali simpatizzavano molti dei Tory scozzesi e inglesi. La ribellione tuttavia fu sventata e ne risultò che circa la metà dei componenti del partito Tory fu esiliata nel Continente o in America. Il partito dei Whig divenne il partito dominante, in quanto anche sostenitore della Casa di Hannover, e rimase in carica per parecchi anni. In seguito alla rivolta dei Giacobiti, nel 1716, fu sottoscritto un Atto che stabiliva che il mandato del Parlamento incaricato avrebbe dovuto essere di sette anni. Giorgio parlava perfettamente il francese, conosceva il latino e un po' di italiano e di olandese, ma pare non conoscesse per nulla l'inglese o, comunque, lo parlasse e lo capisse con grande difficoltà, alcuni lo definirono goffo e poco intelligente, forse questo non è del tutto vero, ma quel che è certo è che egli non mostrò alcun interesse particolare per la vita politica, inoltre egli passava lunghi periodi ad Hannover, durante i quali il potere era affidato ad un Consiglio di Reggenza, in totale un quinto del suo regno egli lo passò in Germania. La sua partecipazione ai dibattiti divenne inutile e ben presto egli lasciò il compito di governare nelle mani dei ministri Whig, il cui leader era Robert Walpole. Walpole divenne primo Lord del Tesoro e cancelliere dello Scacchiere e rimase in carica dal 1721 al 1742. Egli fu il vero fautore dell'evoluzione del principio di responsabilità comune per tutti i ministri del Consiglio, qualsiasi fosse la cosa a cui erano preposti. Precedentemente, ogni ministro era individualmente responsabile nei confronti del sovrano solo per il suo dipartimento. Inoltre, con lui andò sempre più affermandosi la supremazia del Primo Ministro quale leader indiscusso, sia nel Consiglio dei Ministri sia nella camera dei Comuni. Questi principi divennero le basi sulle quali si fondano l'attuale sistema di governo e la funzione del Primo Ministro. Sotto la guida di Walpole l'importanza del Parlamento aumentò considerevolmente, pochè molte delle funzioni della Corona furono trasferite ai maggiori rappresentanti Whig, i quali dipendevano dall'appoggio del Parlamento. Tuttavia, questa non era ancora democrazia nel senso attuale del termine. Per prima cosa non c'era una reale opposizione parlamentare, sia perchè il partito dei Tory era stato pesantemente indebolito dal fallito tentativo Giacobita, sia perchè era pratica comune per i membri del Parlamento accettare doni o somme di denaro, ovviamente a scopo di corruzione. Inoltre, nei distretti elettorali i rappresentanti da eleggere non corrispondevano più alla reale distribuzione della popolazione e le elezioni erano ampiamente controllate dai proprietari terrieri locali poichè il voto non era segreto. Per tutte queste ragioni, il periodo del governo Whig fu chiamato "Oligarchia dei Whig". Tuttavia, nonostante la corruzione amministrativa ed elettorale, gli inglesi godettero di un lungo periodo di pace e prosperità e, soprattutto, libertà di parola e di pensiero e rispetto dell'individuo come nessun'altra nazione ebbe in quel periodo. I commercianti e i fabbricanti della classe media erano ancora esclusi dal potere politico, ma, per il momento, la loro consapevolezza politica non era tale da pretendere di esserne ammessi. Ciò che a loro più interessava era tolleranza per i dissidenti e libertà di portare avanti i loro affari senza alcun impedimento. Questo, in effetti, era loro garantito poichè la libertà religiosa era ormai un dato di fatto ed, inoltre, lo Stato non aveva alcun interesse di interferire nei commerci, fino a quando poi il progresso industriale non lo richiese. Per cui essi poterono spendere tutte le loro energie a fare denaro, con la collaborazione dei Protestanti stranieri rifugiati (soprattutto dalla Francia e dall'Olanda), i quali portavano con sè la loro abilità nel commercio e nell'industria. Inoltre, i lord e i proprietari terrieri di provincia che governavano il Paese non costituivano una casta separata. Un comune interesse univa la nobiltà al mondo del commercio e della finanza. Se i commercianti diventavano tanto ricchi da poter acquistare proprietà terriere, ciò dava loro prestigio ed essi venivano persino accettati nei ranghi dell'aristicrazia. La libertà di esprimersi portò la gente a riunirsi per discutere di politica, interessi comuni, problemi sociali e tutto quanto riguardasse la vita di tutti. Le riunioni o gli incontri, a volte casuali, avvenivano nei caffè londinesi o nei famosi "Club" tipicamente inglesi. Una delle figure più popolari e rappresentanti dell'epoca fu il dott. Samuel Johnson. La ragione ed il buon senso (common sense) furono le caratteristichie dominanti del di-ciottesimo secolo, conosciuto come l'era dell'Illuminismo (in inglese Age of Enlightenment). Viaggiare diventò più agevole per l'aumento del numero delle strade, generalmnete ad opera di compagnie private le quali costruirono anche una fitta rete di canali. Ciò facilitò moltissimo il trasporto delle merci che potè svilupparsi enormemente. Queste furono alcune delle premesse essenziali della Rivoluzione Industriale che avrà luogo alla fine di questo secolo. Giorgio I morì in Germania nel 1727, in occasione di una delle sue frequenti visite nella sua terra natia. Gli successe il figlio Giorgio II (1727-1760). Anche Giorgio II era nato ad Hannover, la prima parte del suo regno fu piuttosto tranquilla, grazie soprattutto all'avvedutezza e alla politica di pace applicata dal suo Primo Ministro, Robert Walpole. Quest'ultimo, primo effettivo Premier britannico, non fu solo un abile e tenace uomo di finanza, ma anche un ottimo legislatore il quale tentò di arginare, su larga scala, la disonestà e la corruzione. Nonostante la politica pacifista di Walpole, l'Inghilterra fu trascinata, nel 1739, in una sfortunata guerra contro la Spagna che vide gli inglesi vittoriosi ma oltremodo impoveriti dopo la sua conclusione, tanto da convincede Walpole a lasciare l'incarico. L'Inghilterra partecipò anche, dal 1740 al 1748, alla guerra di Successione Austriaca. L'Imperatrice Maria Teresa era succeduta al padre Carlo VI, ma il trono austriaco venne contestato da Carlo di Baviera, sostenuto da Federico di Prussia. La guerra che seguì vide contrapposte Austria e Prussia, la prima supportata dalla Gran Bretagna, la seconda dalla Francia e dalla Spagna. L'armata austriacobritannica fu comandata dallo stesso Giorgio II e la battaglia di Dettingen fu l'ultima a cui partecipò direttamente un monarca inglese. Maria Teresa fu confermata Imperatrice d'Austria ma dovette cedere la Slesia a Federico di Prussia. Il regno di Giorgio II vide anche un altro tentativo da parte dei Giacobiti, sostenitori degli Stuart, di impossessarsi del trono. Gli insorti, comandati da Carlo Edoardo Stuart, furono sconfitti definitivamente nel 1746. Carlo Edoardo scappò in Francia e morì successivamente a Roma. Questo segnò l'ultimo tentativo da parte dei Giacobiti di restaurare la dinastia degli Stuart. Nel 1756 scoppiò la Guerra dei Sette anni. La volontà austriaca di riprendere possesso della ricca provincia della Slesia, ceduta alla Prussia nel 1748 con la pace di Aquisgrana, fu all'origine del conflitto che vide schierati, da una parte Inghilterra e Prussia, alle quali si unì poi l'Hannover, dall'altra Austria, Francia, Svezia, Spagna e Russia. All'inizio il peso del conflitto fu sostenuto principalmente dalla Prussia contro le potenze coalizzate. l'Inghilterra era in difficoltà, anche a causa della mancanza di una forte leadership in patria. Successivamente gli Inglesi trovarono la loro guida in William Pitt il vecchio, divenuto nel 1757 Ministro delle Guerra, e da quel momento l'andamento del conflitto migliorò. Pitt sostenne finanziariamente Federico II di Prussia che riuscì a resistere contro la coalizione nemica, fino a quando la Francia capitolò e accettò i negoziati di pace, dopo che anche la Russia si era ritirata. L'Inghilterra, nel frattempo, aveva sferrato il suo attacco nella Guerra Coloniale anglo-francese, proprio nel momento in cui la Francia era occupata a combattere in Europa. Si disse che Pitt "conquistò l'America in Europa". In effetti, nel Nordamerica con l'aiuto dei coloni, l'Inghilterra riuscì ad estromettere i francesi dalla Valle dell'Ohio. Inoltre, con l'aiuto della marina, il generale Wolfe conquistò il Quebec ed, entro un anno, tutta la resistenza francese in Canada fu neutralizzata. Nello stesso periodo, in India, le forze coloniali inglesi sconfissero le truppe francesi, vanificando le mire della Francia la quale, anche con il tentativo di distruggere la Compagnia delle Indie Orientali, avrebbe voluto assicurarsi il controllo del paese. I francesi furono sconfitti dal governatore britannico Robert Clive nella battaglia di Plassey il 23 giugno del 1757. Da quel momento l'influenza della Compagnia si estese in tutto il sud dell'India e nella regione del Gange superiore. Con la pace di Parigi del 1763 gli inglesi ottennero il Canada dalla Francia e la Florida dalla Spagna ed, inoltre, una forte limitazione della presenza francese in India. La Gran Bretagna fu rionosciuta assoluta signora dei mari ed incontrastata potenza colonizzatrice. Senza alcun dubbio erano state gettate le basi dell'Impero Britannico. La Prussia, mantenendo il possesso della Slesia, si confermava sempre più nel ruolo di grande potenza europea. Nel 1760 muore Giorgio II, gli succederà il nipote Giorgio III (1760-1820). A differenza dei suoi due predecessori, egli era nato a Londra e si interessò più alla Gran Bretagna che ad Hannover. Fu forse per questo che, nel primo periodo del suo regno, egli tentò di restaurare l'autorità della Corona e di recuperare alcune delle prerogative reali in vigore prima della Gloriosa Rivoluzione del 1689. Egli considerava il Primo Ministro uno strumento dei voleri reali ed il Consiglio dei Ministri (the Cabinet) un gruppo di persone asservite al Re, da considerarsi completamente "sopra le parti". Introdusse, inoltre, la nuova idea di effettuare in prima persona la libera scelta dei suoi ministri, creando di fatto un nuovo partito: "gli Amici del Re" (the King's Friends). Già nel 1763 egli era riuscito a riassumere nelle proprie mani i poteri di cui si erano appropriati i ministri Whig nel corso dei regni precedenti. L'attaccamento e la devozione al suo Paese furono tuttavia di gran lunga superiori rispetto ai suoi predecessori e a questo, probabilmente, è dovuto l'affetto che gli attribuì il popolo britannico. Ciò a dispetto dei molti errori commessi durante il suo lungo regno, molti dei quali dovuti probabilmente alla sua instabilità, causata dai frequanti attacchi di infermità mentale. Durante il regno di Giorgio III scoppiò la guerra di Indipendenza Americana che, dal 1775 al 1783, vide l'Inghilterra impegnata in sanguinose battaglie in territorio nordamericano, allo scopo di difendere i propri territori non dai soliti nemici europei, ma dagli abitanti delle 13 colonie britanniche , la maggior parte dei quali inglesi essi stessi, i quali rivendicavano il diritto all'indipendenza dalla madrepatria. La guerra finì con la vittoria dei ribelli americani e la costituzione di una nuova nazione indipendente, gli Stati Uniti d'America. I motivi della guerra furono molteplici, probabilmente l'eccessiva sottomissione alla politica di re Giorgio che dettava legge allo stesso Consiglio dei Ministri, l'eccessiva distanza dai territori che non permise di ravvisare le differenze dell'organizzazione sociale e le reali necessità dei coloni, nonchè l'eccessiva imposizione di tasse rispetto alla madrepatria. L'Indipendenza Americana fu riconosciuta nel 1783 con il trattato di Versailles. Giorgio Washington, comandante in capo dell'esercito durante la guerra, divenne il primo Presidente degli Stati Uniti. I momenti salienti rimasti nella storia furono la battaglia di Saratoga del 1777 e la battaglia di Yorktown del 1781, con la successiva resa di Lord Cornwallis. La perdita delle colonie provocò una grave crisi di governo e attirò sul sovrano una forte impopolarità. Già nel 1782, peraltro, la Camera dei Comuni aveva approvato una mozione contro il proseguimento della guerra che sembrava ormai persa, subito dopo Willim Pitt il giovane, capo del nuovo partito dei Tory, divenne Primo Ministro. Egli riprese il principio di Walpole che il Primo Ministro dovesse avere un ruolo primario e indipendente di legislatore e non diventasse uno strumento del volere del Re. Inoltre, egli stabilì definitivamente il concetto britannico, tuttora vigente, che il Consiglio dei Ministri debba rispondere del proprio operato prima al Parlamento e successivamente al Re. Nonostante il partito dei Tory rappresentasse soprattutto le forze conservatrici del paese, la politica economica di Pitt fu impostata su basi di grande condivisione con la City e la comunità mercantile. Egli stava mettendo in atto importanti riforme, in campo finanziario ed amministrativo, quando la Rivoluzione Francese e le Guerre Napoleoniche che seguirono fermarono tutti i cambiamenti politici in Inghilterra per i successivi quarant'anni. Durante il regno di Giorgio III stava avvenendo un altro importante cambiamento che avrebbe influenzato il modo di vivere ed il benessere di una grande parte della popolazione: la Rivoluzione Agricola. Questa anticipò e favorì lo sviluppo industriale e differenziò enormemente l'agricoltura inglese da quella continentale. Già alla fine del '600, dopo la "Gloriosa Rivoluzione", i proprietari terrieri si erano liberati dai vincoli feudali di dipendenza dalla corona e avevano acquisito, a pieno titolo, la disponibilità delle loro proprietà. Vari fattori, tra cui l'imposta sulla terra (che colpiva soprattutto la piccola proprietà coltivatrice) e le recinzioni, portarono, già verso la metà del '700, alla scomparsa della figura del contadino, inteso come piccolo proprietario che produceva per l'autoconsumo, coadiuvato dai membri della famiglia e, occasionalmente, da qualche bracciante. Il movimento delle "recinzioni", cosiddette parlamentari, ebbe inizio intorno al 1760 e proseguì fino al primo ventennio dell' '800. Si sviluppò con tale ampiezza che quasi tre milioni di ettari di terra furono recintati. La recinzione trasformava campi liberi o di proprietà comune in "unità terriere private ed indipendenti". A causa dei costi da sostenere, sia per effettuare le recinzioni che per il pagamento delle imposte sulla terra e delle tasse di registro, molti tra i piccoli proprierari terrieri dovettero vendere. Concentrata la terra nelle mani dei grandi e medi proprietari, espropriati i contadini, occupati i beni comuni, entrò nell'uso il sistema di gestione attraverso fittavoli con locazione a lunga scadenza, i quali divennero veri imprenditori. Nelle campagne si introdussero quindi rapporti di produzione che potremmo definire di tipo capitalistico. Rimaneva la figura del proprietario terriero che riscuoteva la rendita fondiaria, ma emergevano nuovi soggetti sociali: da un lato gli agricoltori di professione (i fittavoli capitalisti) disponibili alle innovazioni nel processo produttivo, atte ad incrementare il loro profitto, dall'altro la classe dei salariati, i braccianti senza terra impegnati nel lavoro dei campi. La trasformazione dei rapporti sociali incentivò l'adozione di nuove tecniche produttive: cambiò il sistema di rotazione delle colture, con l'inclusione delle piante da foraggio, l'alternanza di pascolo e terreno arato incrementò l'allevamento del bestiame, accrebbe la produttività dei terreni, impoveriti dal monopolio della coltivazione dei cereali, grazie alla restituzione dei fertilizzanti organici. Inoltre, spezzatosi il quadro familiare dell'auto- consumo, una parte crescente della produzione agricola fu destinata al commercio. Tra quelli che furono costretti a vendere le loro terre, una parte andò a lavorare per i grossi proprietari, altri, soprattutto quelli che possedevano un piccolo capitale, migrarono nelle città del nord e investirono i loro averi nelle nuove imprese industriali, molti altri andarono a gonfiare le fila della nuova classe lavoratrice. Tutto ciò incominciò a cambiare il volto dell'Inghilterra, spopolando le aree agricole e aumentando la popolazione delle nuove zone industriali. Questo nuovo assetto economico-sociale ebbe conseguenze decisive anche nella formazione di un mercato nazionale. Il salariato (bracciante o lavoratore nell'industria domestica o nelle miniere, etc.), a differenza del contadino che consunava i suoi stessi prodotti, era costretto ad acquistare cibo, tessuti e gli altri beni che gli occcorrevano. Egli contribuì quindi a far crescere la domanda interna e, nel contempo, ne modificò la struttura, orientando i suoi consumi verso prodotti diversi da quelli tradizionalmente apprezzati dai ricchi. Questo è uno dei fattori a cui si può far risalire, per esempio, la crescente domanda di tessuti di cotone, di aspetto piacevole e di costo minore, ciò a discapito delle manifatture laniere. La trasformazione delle campagne fu certo un elemento decisivo nella promozione dello sviluppo economico inglese, ma altri ve ne furono come l'allargamento del mercato interno ed esterno, che migliorò il commercio; il miglioramento delle comunicazioni interne che favorì il trasporto delle merci via terra o lungo i canali navigabili; l'abilità delle figure politiche di spicco nel mantenere un equilibrato compromesso sociale e politico che impedì eccessive tensioni e conflitti; ed infine le invenzioni tecniche, le loro applicazioni, le innovazioni nel campo manifatturiero, che costituiscono il fenomeno più appariscente della rivoluzione industriale. Il risultato di tuttò ciò fu anche la crescita continua della popolazione (1701: 5.800.000 - 1801: 9.000.000), soprattutto grazie alla diminuzione della mortalità infantile, dovuta al miglioramento delle condizioni igieniche e della qualità del cibo. Ma lo sviluppo dell'industrializzazione in Inghilterra si può spiegare solo nel quadro di un'economia ad ampio raggio che potè realizzarsi solo grazie alla posizione di predominio internazionale acquisita da questa nazione, che seppe peraltro sfruttare al meglio le invenzioni del tempo, la più importante delle quali, forse, il motore a vapore, brevettato dall'ingegnere inglese Watt nel 1769, applicato in ogni settore dell'industria e che renderà possibile la costruzione della prima locomotiva ad opera di Stephenson nel 1814. La storia sociale e politica dell'Inghilterra nel Settecento non sarebbe stata tale se non fosse stata caratterizzata essenzialmente: - da un'alleanza di compromesso fra l'aristocrazia terriera e la borghesia commerciale; - da un sistema politico bilanciato tra monarchia, organi di governo, parlamento, partiti politici e opinione pubblica; - da un rapporto equilibrato fra centralità della società urbana londinese e persistente vigorosa specificità della realtà rurale delle campagne. Strettamente collegata con questa situazione sociale e politica di equilibrio e compromesso è la situazione degli intellettuali, la storia delle loro aggregazioni e movimenti e della loro collocazione nella sociatà.