Economia e microeconomia L'economia si occupa delle relazioni tra gli operatori economici (produttore, lavoratore, consumatore) e i fattori produttivi (capitale, lavoro, terra). I fattori produttivi forniscono un reddito, mentre gli operatori economici creano dei beni, in grado di soddisfare i bisogni. Gli operatori economici, quindi, avendo un reddito a disposizione possono scambiare i beni prodotti dopo aver assegnato loro un prezzo in un luogo denominato mercato. Negli anni nello studio dell’economia si sono affermate quattro diverse correnti economiche: 1. Economia classica (1750 – 1870) - periodo liberismo economico: - Furono sviluppati concetti di reddito, salario, profitto, produttività e la teoria del valore-lavoro. - Il valore del bene viene determinato dal lavoro, LAVORO = VALORE. - Lo studioso più rappresentativo fu Adam Smith. 2. Marginalismo o neoclassicismo (1870 – 1930): - Furono studiate le utilità e le scarsità dei beni economici. - Teoria marginalista: utilità (marginale) del bene che determina il valore. - Lo studioso più rappresentativo fu Joseph Schumpeter. 3. Scuola keynesiana (fascismo 1930 - oggi): - Fu studiato il concetto di domanda aggregata. - Intervento diretto dello Stato sull’economia, tutto è dello Stato. - Totalitarismo: l’uomo è dello Stato, lavora per lo Stato. - Lo Stato può e deve spendere, basta che crei lavoro. - Teoria del deficit spending. - Lo studioso più rappresentativo fu John Maynard Keynes. 4. Monetarismo (1950 – oggi): - analisi dei flussi di produzione della moneta dei vari Stati. - Problemi di inflazione (stagnazione), deflazione (recessione): effetti dell’economia sulla moneta. - Lo studioso più rappresentativo fu Milton Friedman. Modello microeconomico marginalista Il secondo modello neo-classico introduce il modello marginalista. La microeconomia si occupa del comportamento e degli effetti dei singoli agenti economici (esempio: le scelte dei singoli consumatori o produttori, o della singola azienda, la determinazione di un prezzo, …). La macroeconomia si occupa delle relazioni e degli effetti delle relazioni tra gli agenti economici nel complesso (esempio: il prodotto nazionale, l’inflazione, la disoccupazione, …). Per studiare i processi microeconomici si deve considerare la scarsità dei beni. Cioè quando un bene non è disponibile, in quantità, per chi lo desideri. Solo quando un bene è scarso assume un rilievo economico, vale la pena pagare per averlo, produrlo e venderlo. I beni devono essere gestiti in maniera razionale e pianificata, decidendo cosa acquistare e cosa no attraverso delle scelte. Questo viene detto vincolo di bilancio e rappresenta il potere di acquisto di un consumatore dato il prezzo di un bene e dato il reddito del consumatore stesso. Oltre alla scarsità di un bene si considerano anche altri due parametri come la razionalità e l’equilibrio. Infatti un operatore economico prende una decisione razionale se valuta gli usi possibili di un bene e ne decide il suo uso migliore secondo le sue preferenze. Invece, una microeconomia è in equilibrio se ogni operatore non cambia la propria decisione economica e ogni decisione economica è compatibile con le decisioni di tutti gli altri agenti. Questo modello, quindi, studia i problemi che si incontrano facendo uso di beni scarsi che possono essere utilizzati in altri modi, in condizioni di razionalità e di equilibrio. Domanda La domanda di un bene è la quantità di merce che il consumatore è disposto ad acquistare al variare del suo prezzo. Per rappresentare questa curva su un grafico cartesiano si pone la quantità sulla X e il prezzo sulla Y, questa viene chiamata curva di domanda. La pendenza della curva è negativa in quanto all’aumentare del prezzo scende la quantità di merce che è possibile acquistare, mentre quando il prezzo diminuisce la quantità aumenta. All’aumentare del prezzo di una merce si ha lo spostamento lungo l’asse delle ordinate da parte della curva di domanda a causa dell’equilibrio di bilancio. Offerta L’offerta è la quantità di un bene che il produttore è disposto a vendere, dato un certo prezzo. Sul piano cartesiano le due curve vengono rappresentate utilizzando gli stessi parametri, cioè prezzo (Y) e quantità (X) e la funzione risultante viene chiamata curva di offerta. La pendenza della curva di offerta è positiva in quanto al diminuire del prezzo diminuisce anche la quantità di merce che il produttore desidera produrre (il suo scopo infatti è vendere il più possibile al prezzo più alto possibile). Azienda e concorrenza Il produttore, al quale bisogna riferirsi per l’offerta, è identificato con un’azienda. L’attività dell’azienda è la produzione. L’azienda ha dei costi C e dei ricavi R. Concorrenza perfetta: in un regime di concorrenza perfetta all’azienda non conviene aumentare il prezzo di un bene (i consumatori acquisterebbero da un’altra azienda) e all’azienda non conviene abbassare il prezzo (anche le altre aziende lo farebbero e ricaverebbero solo un ricavo finale inferiore). In concorrenza perfetta si dice mercato l’insieme dei numerosi consumatori individuali che consumano e producono per una stessa merce. Si stabiliscono perciò domanda di mercato e offerta di mercato come la somma di tutte la domande e le offerte individuali. Mercato e prezzo Mercato: insieme di numerosi consumatori e di numerosi produttori che operano reciprocamente producendo e consumando una stessa merce. La domanda di mercato (detta anche domanda aggregata) qm= q1+q2+…+qn da cui poi si ricava pm. Prezzo di equilibrio: è il punto di incontro tra la curva di domanda e quella di offerta. Aumenta all’aumentare della domanda, aumenta al diminuire dell’offerta. La determinazione di questi prezzo di equilibrio sta alla base della “legge della domanda e dell’offerta”. Aumentando e diminuendo la curva di domanda: se la curva di domanda aumenta, aumenta anche il prezzo di equilibrio sia la quantità; se la curva di domanda diminuisce, diminuisce il prezzo di equilibrio e la quantità. Aumentando o diminuendo la curva dell’offerta: se la curva dell’offerta aumenta, diminuisce il prezzo di equilibrio ed aumenta la quantità; se la curva dell’offerta diminuisce, aumenta il prezzo di equilibrio e diminuisce la quantità. Il mercato può essere non in equilibrio per eccesso di domanda o per eccesso di offerta. Graficamente la minor pendenza indica elasticità, mentre maggior pendenza indica rigidità. Azienda e profitto Il ricavo perciò risulta essere: R= p q Il profitto P=R-C Il costo totale CT è la somma del costo fisso e del costo variabile: CT=CF+CV I CF costi fissi sono quelli che rimangono anche se l’azienda non produce (affitto capannone, energia elettrica). I costi variabili invece CV sono quelli che dipendono strettamente dalle materie prima e quindi dipendono dalla produzione (dipendono dalla merce prodotta). Massimo profitto: sovrapporre i grafici delle curve di ricavo e di costo per verificare presso quale quantità prodotti si ottiene il massimo profitto. Ricavo marginale: è la differenza di ricavo R che si ottiene quando la quantità venduta aumenta di un’unità. Outsourcing Per outsourcing si intende l’insieme di pratiche per cui un’azienda ricorre ad altre imprese per lo svolgimento di una e più parti del proprio processo produttivo. L’outsourcing diviene centrale per le aziende che operano sui beni informazione. L’outsourcing viene definito anche “make or buy”, cioè la valutazione fra la scelta di produrre un certo bene o servizio all’interno della propria azienda (make) e la scelta di acquistare dal mercato (buy). L’obiettivo è quello di far in modo che l’azienda concentri maggiormente le proprie risorse interne su quelle attività che ne costituiscono lo scopo economico principale, core business. Esempio Make or Buy L’azienda WWW produce e vende software. Stima di poter vendere almeno 100 nuovi pacchetti software la cui produzione comporta: a) 1000 euro per acquistare attrezzature e nuovo ambiente di sviluppo; b) 4000 euro per la progettazione e la realizzazione del programma; c) 0,1 euro per il supporto con cui distribuire il programma; d) 0,05 euro di manodopera per ogni pacchetto da distribuire; e) 0,05 euro di gestione amministrativa per ogni pacchetto da distribuire. Inoltre chiede un preventivo all’azienda di progettazione software YYY per fargli realizzare il programma. L’offerta prevede: a) 100 euro di spesa generale; b) 35 euro per ogni pacchetto rilasciato. Calcolare se all’azienda WWW conviene produrre internamente il pacchetto software (make) o cedere in outsourcing a YYY la commessa (buy). Prima di tutto l’azienda WWW calcola quali costi complessivi dovrebbe sostenere per la produzione interna del pacchetto (Cp, costi per la produzione): Cp = Costi Fissi + Costi Variabili unitari · unità prodotte I costi fissi sono la somma di a) e b), ovvero 1000 + 4000 = 5000 euro. I costi variabili sono la somma di c), d) ed e), ovvero 0,1 + 0,05 + 0,05 = 0,2 euro, quindi: Cp = Costi Fissi + Costi Variabili unitari · unità = 5000 + 0,2 · 100 = 5020 euro. Ora si conteggia il costo complessivo sostenuto se la commessa venisse data a YYY (Ca, costi per l’acquisto): Ca = Costi Fissi + Costi Variabili unitari · unità = 100 + 35 · 100 = 3600 euro. Siccome Cp > Ca, l’azienda WWW deciderà per l’outsourcing (buy).