Paolo Vidali Scienze e filosofia Il metodo della scienza? Normalmente si ritiene che il metodo di analisi scientifica sia un processo “ipoteticodeduttivo”. Di cosa si tratta? Forse la più chiara esposizione del metodo galileiano si trova in un’operetta giovanile, il Trattato della sfera (1597) in cui vengono chiaramente distinti i quattro momenti dell’indagine naturale: •osservazione dei fenomeni, da cui prendere le mosse; •formulazione di un’ipotesi, cioè una supposizione generale sulla struttura dei fenomeni; •dimostrazione geometrica, cioè la trasformazione dell’ipotesi in un modello matematico in grado di descrivere il processo indagato; •infine deduzione di ulteriori proprietà osservabili dal modello costruito sull’ipotesi. I. Newton, Opticks, [1704], 95, 31st Query, Le scienze formali La struttura deduttiva basata sull’evidenza Per Cartesio (Regole per la guida dell’intelligenza, non pubblicato da Cartesio e redatto intorno al 1628, e il Discorso sul metodo, del 1637.) aritmetica e geometria sono le più certe tra le discipline, ma ciò avviene perché esse “trattano di un oggetto abbastanza puro e semplice da non accettare nulla che l'esperienza abbia reso incerto ed esse sole, in generale, consistono in una serie di conseguenze razionalmente deducibili” ( Regulae II, p. 51) •La prima era di non accettare mai per vera nessuna cosa che non riconoscessi tale con evidenza, cioè di evitare diligentemente la precipitazione e la prevenzione e di non comprendere nei miei giudizi nulla più di quanto si presentasse così chiaramente e distintamente al mio spirito, da non lasciarvi alcuna occasione di dubbio. •La seconda era di suddividere ogni difficoltà che esaminavo nel maggior numero di parti possibili e necessarie per meglio risolverla. •La terza di condurre per ordine i miei pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili da conoscere, per salire a poco a poco, come per gradi, fino alla conoscenza dei più complessi, presupponendo un ordine anche tra gli oggetti che non si precedono naturalmente l'un l'altro. •E l'ultima era di fare ovunque enumerazioni così complete e revisioni così generali da essere sicuro di non omettere nulla Cartesio, Discorso sul metodo, 1637, trad. it. in Opere filosofiche, UTET, Torino 1981, pp. 144-5 Le scienze formali L’isolamento ontologico della deduzione Una distinzione rilevante utilizzata da Hume è relativa alle due forme fondamentali di conoscenza umana, quella astratta e quella empirica, a loro volta distinguibili per le relazioni che intrattengono, relazioni tra idee la prima, materie di fatto la seconda. «Tutti gli oggetti della ragione e della ricerca umane si possono naturalmente dividere in due specie, cioè relazioni tra idee e materia di fatto. Alla prima specie appartengono le scienze della geometria, dell'algebra e dell'aritmetica; e, in breve, qualsiasi affermazione che sia certa sia intuitivamente che dimostrativamente. Che il quadrato dell'ipotenusa sia uguale al quadrato dei due cateti è una proposizione che esprime una relazione tra queste figure ... Proposizioni di questa specie si possono scoprire con una semplice operazione del pensiero, senza dipendenza alcuna da qualche cosa che esista in qualche parte dell'universo. Anche se non esistessero in natura circoli o triangoli, le verità dimostrate da Euclide avrebbero sempre la loro certezza e evidenza» (Hume, Enquiry concerning Human Understanding, 1758 IV, I, trad. it. in Opere filosofiche, vol II, 1992). Le scienze formali L’isolamento ontologico della deduzione Le materie di fatto, invece, nascono e si definiscono in rapporto diretto con la percezione sensibile. «Le materie di fatto, che sono la seconda specie di oggetti dell'umana ragione, non si possono accertare nella stessa maniera, né l'evidenza della loro verità, per quanto grande, è della stessa natura della precedente. Il contrario di ogni materia di fatto è sempre possibile, perché non può mai implicare contraddizione e viene concepito dalla mente con la stessa facilità e distinzione che se fosse del pari conforme a realtà. Che il sole non sorgerà domani è una proposizione non meno intelligibile e non implica più contraddizione dell'affermazione che esso sorgerà. Invano tenteremo, dunque, di dimostrare la sua falsità; se essa fosse falsa dimostrativamente, implicherebbe contraddizione e non potrebbe mai esser distintamente concepita dalla mente» (Ivi, IV, I). Le scienze formali L’isolamento ontologico della deduzione Come si vede la vera distinzione tra relazioni tra idee e materie di fatto non sta tanto nell'origine, che rimane sempre in ultima istanza la sensibilità, ma nella struttura della relazione, necessaria per le prime, solo probabile per le seconde, seguendo la distinzione che Leibniz aveva introdotto tra verità di ragione e verità di fatto. E' l'indipendenza dall'origine, cioè la vera e propria "astrazione" a garantire agli oggetti e ai legami matematici una necessità empiricamente impossibile. Ma tale astrazione condanna la stessa matematica a una lontananza dal mondo fisico, a una inapplicabilità al mondo delle materie di fatto, dove la necessità del sapere matematico non ha luogo, lasciando il campo alla sola probabilità o meglio alla credenza. Le scienze formali: la Logica moderna E‟ attraverso questo percorso che la validazione dei principi da cui dipende un sistema formale diventa una questione interna, non guadagnabile attraverso alcune “evidenza”, ma controllabile attraverso la coerenza, la completezza e la decidibilità del sistema stesso. Un sistema formale è 1. coerente (consistente, non contraddittorio) se da esso non è possibile dedurre sia un enunciato, sia la sua negazione; 2. completo se per ogni formula A, A o la sua negazione è dimostrabile; 3. decidibile se, dato un enunciato, vi è una procedura effettiva (ad esempio, il metodo delle tavole di verità) grazie alla quale si può decidere se tale enunciato sia una legge logica (ad es. modus ponens, doppia negazione …) Il prezzo di questa elegante soluzione è spostare sulla semantica le questioni di verità/falsità, precludendosi la possibilità di controllare tale verità, posta la natura solo formale dell‟accettabilità o meno degli assiomi. Per questa via la deduzione guadagna il suo statuto moderno, ma perde la possibilità di svolgere un ruolo significativo nelle scienze naturali. Le scienze formali e la realtà Il distacco di un sistema formale dalla realtà, dalle “materie di fatto”, coincide con il prezzo pagato per guadagnare in necessità e coerenza. “Finché le leggi della matematica si riferiscono alla realtà, non sono certe, e finché sono certe, non si riferiscono alla realtà. (da Sidelights on Relativity, Dover, p. 12) Le scienze formali e la realtà Se l‟enunciato è vincolato a una rigorosa certezza, allora non dice nulla della realtà” (Reichenbach, Causalità e probabilità, 1930/1969, p. 439. “La ricerca della certezza costituisce una delle fonti d‟errore più pericolose. Il carattere necessario delle dimostrazioni logiche viene elevato a criterio e finisce per pretendere che tutto il sapere risulti stabilito con metodi sicuri come quello della logica” Reichenbach, La nascita della filosofia scientifica, (1951)il Mulino, Bologna 1961, p. 45) “3 più 4 fa 7” è vera in un modo diverso da come diciamo “in quest‟aula ci sono 7 banchi” perché “le due frasi si formano e si controllano in modi radicalmente diversi” (Marradi, Metodologia delle scienze sociali, il Mulino, 2007, p. 43). Le scienze formali Le scienze formali Le scienze formali Le scienze formali non ci dicono nulla rispetto alla realtà, ma solo sul nostro modo di descriverla, in particolare sul modo di ordinare il reale in rapporto alle relazioni tra simboli ( la cui semantica è indifferente). Le scienze formali servono a capire la copertura linguistica (logica) del mondo, cioè la struttura logica del nostro pensiero sul mondo. Le scienze naturali Nelle scienze naturali (fisica, chimica, biologia, medicina, astronomia, cosmologia, antropologia fisica, paleontologia…) si indaga la natura cercando regolarità per prove ed errori, attraverso ipotesi e tentativi, usando curiosità e fortuna osservazione e intelligenza, metodo e invenzione. Le scienze naturali In tali scienze: • I termini che definiscono i fenomeni studiati cambiano e vengono costantemente ridiscussi (dal fluido calorico alla termodinamica, dall‟etere al fotone, dalla forza viva al campo…) • la regolarità fornita dalle leggi di natura è guadagnata progressivamente, per tentativi ed errori, attraverso varie formulazioni prima di trovare quella adeguata (Keplero) • la capacità di previsione non esclude l‟errore (Newton e la previsione dell‟unificazione della forza gravitazionale rispetto alla Luna) Qui siamo ancora in presenza di un argomentare che usa tanto la dimostrazione, tipica del metodo matematico, quando l‟argomentazione. In particolare si ricorre costantemente ad uno specifico argomento, quello induttivo, sulla cui base si edifica un procedere razionale ma approssimato. Le scienze naturali: l’induzione Una lunga tradizione, che parte da Aristotele e arriva almeno fino all‟Ottocento, sostiene che un ragionamento induttivo inferisce dal particolare al generale, a differenza della deduzione che procede dal generale al particolare. Si tratta di una definizione impropria, se non del tutto errata. Vi sono infatti • induzioni con premesse generali (“Tutte le mucche sono mammiferi e hanno i polmoni, tutte le balene sono mammiferi e hanno i polmoni, tutti gli uomini sono mammiferi e hanno i polmoni, quindi probabilmente tutti i mammiferi hanno i polmoni”) • induzioni con conclusioni particolari (“Hitler era un dittatore ed era spietato, Stalin era un dittatore ed era spietato, Castro è un dittatore, quindi Castro probabilmente è spietato”) • deduzioni con premesse particolari (Ad esempio: “ Se Socrate è un uomo, allora Socrate è mortale. Socrate è un uomo, quindi Socrate è mortale”) • deduzioni con conclusioni generali (Ad esempio: “Tutti gli animali sono mortali, tutti gli uomini sono animali, quindi tutti gli uomini sono mortali”). Meglio allora poggiare la specificità dell‟induzione non sulla quantificazione degli enunciati ma sul tipo di nesso inferenziale. Le scienze naturali: l’induzione Per questa via possiamo dire che Un argomento induttivo è quello secondo cui la conclusione deriva dalle premesse solo con un certo grado di probabilità, ampliandone il contenuto. Ad esempio se le premesse affermano che in n casi gli x osservati hanno mostrato di possedere la proprietà A, allora si inferisce che il prossimo x che verrà osservato nel caso n+1 probabilmente avrà la proprietà A, oppure che tutti gli x che verranno osservati mostreranno probabilmente la proprietà A. L‟avverbio „probabilmente‟ è cruciale: mentre è impossibile che la conclusione di un ragionamento deduttivo sia falsa se le sue premesse sono vere, in un argomento induttivo questa certezza si riduce a un grado di probabilità maggiore di 0 e inferiore a 1. Si potrebbe dire che questo è il prezzo che si deve pagare per il vantaggio che gli argomenti induttivi offrono rispetto a quelli deduttivi, cioè la possibilità di scoprire e prevedere fatti nuovi in base a quelli vecchi. Le scienze naturali: l’induzione Come si vede anche la scienza naturale avanza per tentativi, controllati per via sperimentale, ma comunque mai in modo definitivo. La sua razionalità impiega certo le strategie dimostrative tipiche della matematica, ma impiega anche una razionalità più soft, come quella argomentativa, il che avviene ogni volta che si fa un‟induzione. : il processo di convalida di un‟ipotesi è estremamente più complesso, ma in ogni caso non è una dimostrazione: non è necessario, è ampliativo, è probabile, è sempre sottoposto a controllo. La “dimostrazione scientifica” nelle scienze naturali è quindi un’illusione. Le scienze naturali: la misura Con un esperimento non misuriamo oggetti, né eventi. Misuriamo masse, lunghezze, cariche, spin, resistenze, ecc. , cioè proprietà di un oggetto. Si misurano proprietà di oggetti fisici, cioè grandezze. Dice H. Helmholtz: "Ogni proprietà o qualità di una cosa non è in realtà nient'altro che la capacità di esercitare certe azioni su altre cose [...] Un'azione di tal genere è da noi chiamata proprietà quando il reagente con cui si manifesta è da noi tenuto presente come ovvio nel pensiero, senza essere nominato. Così noi parliamo della solubilità di una sostanza, che è il suo comportamento rispetto all'acqua; parliamo del suo peso, che è l'attrazione da essa subita verso la Terra; e parimenti la diciamo azzurra in quanto viene presupposto come ovvio che con ciò si tratta d'indicare soltanto la sua azione su di un occhio normale. Ma se ciò che noi chiamiamo proprietà indica sempre e soltanto una relazione fra due cose, una tale relazione non può dipendere dalla sola natura della cosa agente, ma esiste esclusivamente in relazione con la natura di una seconda cosa, che subisce l'azione, e da questa natura dipende" (Helmholtz, 1868, p. 321). Le scienze naturali: la misura Secondo il contenuto di questo passo, una proprietà P che abbia un qualche interesse almeno per la scienza è qualcosa che dà luogo a un evento rivelabile che è prodotto da una interazione dell‟oggetto fisico O di cui essa si predica, con un secondo ben determinato oggetto fisico O‟, ossia con quello che permette, o stimola il verificarsi dell‟evento E. Per cui se vogliamo, ad esempio, misurare la carica (la proprietà P) di una particella (l‟oggetto O), dobbiamo fare interagire quest‟ultima con un'altra particella carica, o con un campo elettrico o magnetico (l‟oggetto O‟): solo l‟interazione con un tal tipo di oggetto O‟ dà luogo all‟effetto E che viene rivelato (ad es., l‟accelerazione della particella O). La misura è quindi l‟osservazione di una interazione tra enti, di cui uno di questi (massa della Terra, radiazione luminosa, ossigeno…) viene “occultato”, in quanto stabile, per valutare solo come l’altro ente in relazione si comporta (peso, colore, ossidazione…). Le scienze naturali: leggi e teorie “Una teoria fisica … è un sistema di proposizioni matematiche, dedotte da un ristretto numero di principi, che hanno lo scopo di rappresentare nel modo più semplice, più completo e più esatto, un insieme di leggi sperimentali” (P. Duhem, La teoria fisica, 1904-5, pp. 23-4). Una legge indica la relazione numerica tra valori, indipendentemente dalla loro interpretazione, che spetta alla spiegazione. Ad esempio, prendiamo la legge di Boyle PV = kT dove P è la pressione del gas, V il suo volume, T la sua temperatura assoluta, k una costante dipendente dalla massa e dalla natura del gas. Noi possiamo descrivere con accuratezza il rapporto esistente tra pressione, temperatura e volume di un gas in un contenitore: possiamo registrare a parità di volume l‟aumento della pressione in rapporto all‟aumento della temperatura, ma questo non significa spiegare perché si verifica tale aumento. Le scienze naturali: leggi e teorie “Per farlo ci serve la teoria cinetica dei gas che spiega perché aumenta la temperatura, mentre la legge di Boyle si limita a descrivere le condizioni di tale aumento. Cos‟è allora una teoria scientifica? Una teoria è l‟interpretazione di un fenomeno o di una legge, espressa in coerenza con il sistema di assunzioni ritenute valide da una comunità scientifica (paradigma), che tenta di offrire una spiegazione di quanto è oggetto della teoria. Il problema delle leggi di natura è: • fornire una adeguata definizione della regolarità che esse indicano (problema logico) • giustificare tale regolarità (problema ontologico) • stabilire se e come si può cogliere una legge di natura (problema metodologico) Le scienze naturali: leggi e generalizzazioni Mitchell (Pragmatic Laws, in “Philosophy of Science”, 1997, 64, pp. S468-S479) considera tutte le generalizzazioni che possiamo incontrare, a partire da affermazioni come "E = mc2", "Tutte le sfere di uranio arricchito hanno diametro minore di 100 metri", fino a "Le monete nella tasca di Nelson Goodman sono tutte di rame" e le Leggi di Mendel. Invece di decidere una per una della loro nomologicità, le valuta in base a diversi parametri ponendoli in scala. I parametri da lei scelti, sebbene a suo stesso avviso non esaustivi, sono stabilità forza astrazione Le scienze naturali: leggi e generalizzazioni empiriche I parametri da lei scelti, sebbene a suo stesso avviso non esaustivi, sono: stabilità: ogni legge richiede che alcune condizioni iniziali vengano soddisfatte. In base a quanto spesso ciò avvenga nell'universo si ha un‟idea di quanto una generalizzazione sia stabile. Per esempio, le leggi fisiche sui rapporti tra massa ed energia trovano applicazione ovunque nell'universo, mentre le leggi di Mendel si situano più in basso nella scala di stabilità poiché riguardano un campo ontologico più ristretto; forza: la connessione realizzata da una generalizzazione tra un insieme di eventi e un altro può essere più o meno rigida a seconda che il legame sia di tipo deterministico, come è il caso di alcune leggi fisiche, o che sia probabilistico, come è il caso di tutte le generalizzazioni biologiche; astrazione: le generalizzazioni trascurano aspetti della realtà che non vengono ritenuti rilevanti. Per esempio, esistono numerosi isotopi di ciascuno degli atomi che formano la molecola di emoglobina, ciò comporta che è estremamente improbabile che nel corpo umano ci siano due molecole di emoglobina atomicamente identiche, ma questo è del tutto irrilevante per le generalizzazioni che riguardano le funzioni fisiologiche di questa molecola. Le scienze naturali: leggi e generalizzazioni empiriche Con un diagramma è possibile cogliere in un unico sguardo la collocazione delle diverse generalizzazioní rispetto ai parametri indicati (Netchell, 2000, p. 263 con modifiche). Così facendo, implicitamente, Mitchell si schiera tra coloro che ritengono che la biologia possegga delle leggi, seppur "epistemologicamente inferiori” rispetto a quelle della fisica ma "superiori", sulla base dei parametri adottati, a generalizzazioni banali del parlare quotidiano del tipo 'Le monete nella tasca di Nelson Goodman sono tutte di rame“. SCIENZE NATURALI E PROBABILITA’ •Dalla fungibilità, cioè dalla possibilità di non variare se sottoposti a diversi controlli •Della semantica operativa (il peso, l‟energia, la massa… indicano procedure concordate di misura) •Dell’isolamento analitico (gli oggetti sottoposti ad analisi sono separati e distinti, per lo più) Cresce, nelle scienze naturali, il grado di probabilità, di incertezza, di variabilità rispetto alle scienze formali. Ma non siamo ancora al livello di complessità e di “durezza” proprio delle scienze umane. Le scienze naturali Cresce la probabilità e l‟incertezza, perché si sta toccando la realtà, non artificiale (di cui conosciamo il processo costitutivo) ma naturale. Ma i dati selle scienze naturali sono caratterizzati: Le scienze naturali Le scienze umane Per scienze umane (o anche scienze sociali) si intendono i campi del sapere riferiti all‟uomo in generale, alle società in cui vive e agli strumenti di cui egli si dota per vivere in comunità. Esse, più che studiare l‟uomo, studiano la rappresentazione del mondo degli uomini Esse includono: antropologia, archeologia, geografia, linguistica, economia, psicologia, sociologia, storia, diritto, scienze della comunicazione, scienze politiche e scienze dell’educazione… Obiettivo delle scienze umane è quello di raggiungere un adeguato livello di scientificità anche in presenza di processi e sistemi non totalmente matematizzabili, né sempre riproducibili artificialmente. “- Ai vostri posti! - gridò la Regina con voce tonante. E gl'invitati si sparpagliarono in tutte le direzioni, l'uno rovesciando l'altro: finalmente, dopo un po', poterono disporsi in un certo ordine, e il giuoco cominciò. Alice pensava che in vita sua non aveva mai veduto un terreno più curioso per giocare il croquet; era tutto a solchi e zolle; le palle erano ricci, i mazzapicchi erano fenicotteri vivi, e gli archi erano soldati vivi, che si dovevano curvare e reggere sulle mani e sui piedi. La principale difficoltà consisteva in ciò, che Alice non sapeva come maneggiare il suo fenicottero; ma poi riuscì a tenerselo bene avviluppato sotto il braccio, con le gambe penzoloni; ma quando gli allungava il collo e si preparava a picchiare il riccio con la testa, il fenicottero girava il capo e poi si metteva a guardarla in faccia con una espressione di tanto stupore che ella non poteva tenersi dallo scoppiare dalle risa: e dopo che gli aveva fatto abbassare la testa, e si preparava a ricominciare, ecco che il riccio si era svolto, e se n'andava via. Oltre a ciò c'era sempre una zolla o un solco là dove voleva scagliare il riccio, e siccome i soldati incurvati si alzavano e andavan vagando qua e là, Alice si persuase che quel giuoco era veramente difficile. ” Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie, 1865, cap. VIII. L’oggetto delle scienze umane William Thomas (1863 –1947) definì quello che oggi si chiama Teorema di Thomas, con l‟enunciato, coniato nel 1928: « Se gli uomini definiscono reali le situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze ». La realtà rappresentata, non un reale indipendente da chi lo enuncia, è l‟oggetto delle scienze umane Il dato delle scienze umane Il dato nelle scienze umane è sempre: •un costrutto linguistico •culturalmente determinato •sistemico •interattivo Il dato delle scienze umane è linguistco Il dato è sempre una costruzione linguistica, portatrice di informazione sull‟universo. Solo i dati sono fatti – erroneamente considerati inerti rispetto agli atti teorici del ricercatore. Il dato dipende dalla cultura sociale dello scienziato, dal suo sistema teorico e dagli strumenti di rilevazione impiegati. Non si parte mai dai dati, ma si arriva ad essi attraverso specifici percorsi teorici. “Il dato esiste in quanto vi è un sistema di concettualizzazione atto a rilevarlo” Bruschi, Metodologia delle scienze sociali, 1999, p. 225 Il dato delle scienze umane è culturale La natura linguistica del dato nelle scienze umane deriva anche dalla sua specifica “culturalità”. I significati, il quadro dei problemi, i contesti di riferimento, le teorie generali sono in costante mutamento, costantemente rinegoziati. Le teorie delle scienze umane sono sensibili al contesto La “negoziazione dei significati” interagisce costantemente con il quadro di riferimento a cui appartiene.(ex classe, intelligenza, emozione). Ciò avviene perché l‟oggetto delle scienze umane è sistemico. Il sistema Un sistema è una relazione tra elementi. In un sistema lo stato di un elemento determina ed è determinato dallo stato di tutti gli altri elementi. Non serve a molto conoscere il componente senza conoscere le sue relazioni il livello di integrazione delle relazioni la storia delle sue relazioni passate e possibili. Il tutto, in un sistema, non si riduce mai alla somma delle parti. L’approccio sistemico L'approccio sistemico inizia ad assumere contorni definiti quando - subito dopo la seconda guerra mondiale - appaiono più evidenti i limiti di una scienza orientata quasi esclusivamente alla ricerca di sequenze causali lineari da isolare mediante procedimenti analitici. •"complesso costituito di elementi in interazione" (von Bertalanffy 1969, p.67). •"un sistema è un insieme di oggetti insieme con le relazioni tra gli oggetti e tra i loro attributi" (Hall e Fagen 1956, p.18) •"porzione del mondo che conserva una qualche sorta di organizzazione di fronte ad influenze che lo disturbano" (Rapoport 1976, p. 234) Sistema e osservatore Due le trasformazioni sostanziali: a - il passaggio da una concezione di "elemento" o "componente“ del sistema, centrata sulle qualità materiali e discrete che contraddistinguono entità fisicamente determinate, ad una concezione continuistica, più legata all'idea di processo e a quella di relazione/interazione; b - lo spostamento dell'osservatore e dell'azione di osservazione dall'esterno all'interno del sistema osservato e da un ruolo passivo (= l'oggetto osservato è dato) a uno di partecipazione attiva nella determinazione di ciò che viene osservato (= l'oggetto osservato viene costruito). "l'osservatore seleziona da un numero infinito di unità e relazioni un particolare insieme rispetto agli scopi che si propone e alle caratteristiche che gli sono proprie" (Miller 1971, p.51). L’interazione Le teorie prodotte dalle scienze umane vengono assorbite dal “sistema sociale, nei suoi versanti culturali e strutturali. In tal modo, da un lato si modificano i sistemi interpretativi della “realtà”; dall‟altro, si trasforma la struttura materiale e sociale dell‟ambiente in cui l‟uomo vive. La nuova situazione socioculturale influenzerà a sua volta la produzione scientifica, mutando il quadro entro cui si svolge la ricerca pura e applicata” Bruschi, Metodologia delle scienze sociali, Bruno Mondadori, Milano 1999, p. 12. Il (falso) paradosso delle scienze umane Ogni buona teoria nelle scienze umane è una cattiva teoria Le scienze umane La filosofia e le scienze Le domande della filosofia • La filosofia comincia quando ci poniamo domande di carattere generale: • Come è stato generato il mondo? Siamo liberi di scegliere? C'è una vita dopo la morte? Come dovremmo vivere? Non possiamo sapere se c'è un Dio, o se c'è vita dopo la morte, cercando in un'enciclopedia. Le scienze tacciono su tali questioni. … l’arte, la religione, la letteratura? • Che cos'è l'uomo? • Cos’è il bello e perché è importante? • Qual è il significato della vita? Il Vangelo, la Cappella Sistina, Amleto pongono lo stesso problema circa il senso ultimo. Qual è la differenza tra la filosofia e la letteratura o la religione? La filosofia usa la sola ragione • • • • • La filosofia risponde usando solo la ragione, la razionalità. Non usa la fede, o la persuasione, o il fascino estetico. La risposta filosofica è raggiungibile solo mediante la ragione. L'analisi critica, il ragionamento, l'argomentazione, la discussione razionale… sono questi sono gli unici strumenti del filosofo. Niente di più. Una citazione importante... “Il principale interesse della filosofia è mettere in questione e comprendere idee assolutamente comuni che tutti noi impieghiamo ogni giorno senza pensarci sopra. Uno storico può chiedere che cosa è accaduto in un certo tempo del passato, ma un filosofo chiederà «Che cos’è il tempo?». Un matematico può studiare le relazioni tra i numeri, ma un filosofo chiederà «Che cos’è il numero?». Un fisico chiederà di che cosa sono fatti gli atomi o che cosa spiega la gravità, ma un filosofo chiederà come possiamo sapere che vi è qualche cosa al di fuori delle nostre menti. Uno psicologo può studiare come i bambini imparano un linguaggio, ma un filosofo chiederà «Che cosa fa in modo che una parola significhi qualche cosa?». Chiunque può chiedersi se è sbagliato entrare in un cinema senza pagare, ma un filosofo chiederà «Che cosa rende un’azione giusta o sbagliata?»” T. Nagel, Una brevissima introduzione alla filosofia, Milano, Mondadori 1989, pp. 6-7 …. riassumendo La filosofia è interessata a questioni di carattere generale; Cerca di dare delle risposte utilizzando solo la ragione; Le domande tipiche della filosofia sono questioni fondamentali, che vanno al cuore del problema, alla ricerca di qualcosa che nessuno chiede, perché sono la premessa della questione (ora, numero, significato, linguaggio...); L'obiettivo più importante della filosofia è quello di porre domande corrette, a volte distruggendo il vecchio modo di pensare. È compito della scienza di trovare alcune buone risposte. Compito dell’arte e della religione trovare risposte convincenti. Il compito della filosofia è porre domande sulle premesse di ciò che pensiamo. Il carattere della questione filosofica • Le domande della filosofia riguardano ciò che sta alle spalle del nostro sapere. • Toccano le condizioni di possibilità, i limiti, i bordi di ciò che conosciamo. • Che cos'è il tempo? Si risponde senza avere la possibilità di uscire dal tempo… Il metodo della filosofia Il metodo della filosofia • • • • La filosofia è il tentativo di studiare i principi, cioè i presupposti, i fondamentali di ciò che viviamo e pensiamo. Cerca di capire le condizioni del nostro mondo dall’interno, da dentro i suoi limiti, posto che è impossibile per noi superarli Studia ragione, linguaggio, significato, tempo, spazio, realtà, bellezza, bene e male ... Ma noi viviamo nel linguaggio, nella ragione, nello spazio, nel tempo.. Tutto ciò appare ancora più visibile affrontando il problema della razionalità. Il ragionamento argomentativo all'origine Già Platone vedeva nella dialettica l’arte di cercare i principi (Resp. VII, 531c-534a): l’argomentazione è cruciale per saggiare la tenuta dei principi primi di ogni scienza, ma non è una scienza, perché procede per interrogazioni e si serve di premesse concesse dall’avversario, senza la garanzia che esse siano vere e adeguate per una dimostrazione. Il ragionamento argomentativo all'origine –E non si dovrà sostenere anche che solamente la facoltà dialettica può mostrare questa visione a chi s‟intende di quelle discipline di cui or ora abbiamo discorso? ma che non è possibile in alcun altro modo? -È il caso di affermare anche questo, disse. -Questo però, ripresi, nessuno, contraddicendo a quanto noi diciamo, vorrà sostenerlo, cioè che, per ciascuna cosa in se stessa, un‟altra sia la scienza che, universalmente e con metodo, si assume il compito di cogliere ciò che ciascuna è. Ma tutte le altre arti o concernono opinioni e appetiti umani o processi generativi e compositivi, o sono tutte rivolte a curare gli oggetti naturali e composti. Le rimanenti poi che, come dicevamo, colgono parzialmente ciò che è (intendo la geometria e le discipline affini), vediamo che nello studio dell‟essere procedono come sognando e che non riescono a scorgerlo con perfetta lucidità finché lasciano immobili le ipotesi di cui si servono, essendo incapaci di renderne ragione. Chi accetta come principio una cosa che ignora e se ne vale per intessere conclusione e passaggi intermedi, cosa potrà mai fare per trasformare una simile convenzione in scienza? – Nulla, rispose. -Ebbene, dissi io, il metodo dialettico è il solo a procedere per questa via, eliminando le ipotesi, verso il principio stesso, per confermare le proprie conclusioni; e pian piano trae e guida in alto l‟occhio dell‟anima. (Platone, Repubblica. VII, 531c-534°) Il ragionamento argomentativo all'origine Aristotele continua questa tradizione e la precisa. Lo scopo della dialettica, per Aristotele, è molteplice. Serve a: •mettere alla prova una tesi (Top., viii, 159 a, 161 a) •conoscere e saggiare le opinioni degli uomini (Ivi, i, 101 a) •saggiare il valore epistemologico dei principi da cui parte ogni scienza: Partendo infatti dai principi propri della scienza in esame, è impossibile dire alcunché intorno ai principi stessi, poiché essi sono i primi tra tutti gli elementi, ed è così necessario penetrarli attraverso gli elementi fondati sull’opinione (éndoxa), che riguardano ciascun oggetto. Questa peraltro è l’attività propria della dialettica, o comunque quella che più le si addice: essendo infatti impiegata nell’indagine, essa indirizza verso i principi di tutte le scienze. (Top. I, 101a-101b) Il ragionamento argomentativo • • • L’argomentazione è il ragionamento tipico dell’ambito filosofico, non meno che dell’ambito quotidiano. La filosofia ha sempre argomentato, mai dimostrato né dedotto. Deve ricorrere ai ragionamenti argomentativi per giustificare le proprie tesi, muovendosi in quel campo in cui il ragionare dimostrativo non è possibile. o o o perché i principi non sono ancora assunti e accettati, perché le inferenze non sono ancora del tutto codificate, perché le premesse sono solo opinabili e quindi vanno rinforzate con la discussione e il consenso IL PENSIERO SCIENTIFICO 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. presuppone una comprensibilità del mondo… indaga per problemi… cerca spiegazioni e, laddove è possibile, forme di regolarità… usa modellizzazioni, anche matematiche… utilizza concetti definiti operativamente… immagina mondi e li descrive… si riferisce a realtà pubblicamente accessibili… agisce entro sistemi di pensiero, che a certe condizioni possono venir messi in discussione… 9. agisce ricorsivamente sui propri presupposti per modificarli, se questo è utile per comprendere meglio… 10. richiede creatività e intelligenza nella soluzione di problemi… 11. si alimenta dell’errore non meno che di una provvisoria verità… 12. come nella filosofia, sa di non possedere la verità. Paolo Vidali – Scienze e filosofia - 2013 SOGGETTO, OGGETTO, SAPERI