Paolo Vidali
Scienze e filosofia
Il metodo della scienza?
Normalmente si ritiene che il metodo di analisi scientifica sia un processo “ipoteticodeduttivo”. Di cosa si tratta?
Forse la più chiara esposizione del metodo galileiano si trova in un’operetta giovanile, il
Trattato della sfera (1597) in cui vengono chiaramente distinti i quattro momenti
dell’indagine naturale:
•osservazione dei fenomeni, da cui prendere le mosse;
•formulazione di un’ipotesi, cioè una supposizione generale sulla struttura dei fenomeni;
•dimostrazione geometrica, cioè la trasformazione dell’ipotesi in un modello
matematico in grado di descrivere il processo indagato;
•infine deduzione di ulteriori proprietà osservabili dal modello costruito sull’ipotesi.
I. Newton,
Opticks, [1704],
95, 31st Query,
Le scienze formali
La struttura deduttiva basata sull’evidenza
Per Cartesio (Regole per la guida dell’intelligenza, non pubblicato da
Cartesio e redatto intorno al 1628, e il Discorso sul metodo, del 1637.) aritmetica e
geometria sono le più certe tra le discipline, ma ciò avviene perché esse “trattano di
un oggetto abbastanza puro e semplice da non accettare nulla che l'esperienza
abbia reso incerto ed esse sole, in generale, consistono in una serie di conseguenze
razionalmente deducibili” ( Regulae II, p. 51)
•La prima era di non accettare mai per vera nessuna cosa che non riconoscessi tale con
evidenza, cioè di evitare diligentemente la precipitazione e la prevenzione e di non
comprendere nei miei giudizi nulla più di quanto si presentasse così chiaramente e
distintamente al mio spirito, da non lasciarvi alcuna occasione di dubbio.
•La seconda era di suddividere ogni difficoltà che esaminavo nel maggior numero di parti
possibili e necessarie per meglio risolverla.
•La terza di condurre per ordine i miei pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici e più
facili da conoscere, per salire a poco a poco, come per gradi, fino alla conoscenza dei più
complessi, presupponendo un ordine anche tra gli oggetti che non si precedono naturalmente
l'un l'altro.
•E l'ultima era di fare ovunque enumerazioni così complete e revisioni così generali da essere
sicuro di non omettere nulla
Cartesio, Discorso sul metodo, 1637, trad. it. in Opere filosofiche, UTET, Torino 1981, pp. 144-5
Le scienze formali
L’isolamento ontologico della deduzione
Una distinzione rilevante utilizzata da Hume è relativa alle due forme
fondamentali di conoscenza umana, quella astratta e quella empirica,
a loro volta distinguibili per le relazioni che intrattengono,
relazioni tra idee la prima, materie di fatto la seconda.
«Tutti gli oggetti della ragione e della ricerca umane si possono naturalmente
dividere in due specie, cioè relazioni tra idee e materia di fatto. Alla prima
specie appartengono le scienze della geometria, dell'algebra e dell'aritmetica; e,
in breve, qualsiasi affermazione che sia certa sia intuitivamente che
dimostrativamente. Che il quadrato dell'ipotenusa sia uguale al quadrato dei
due cateti è una proposizione che esprime una relazione tra queste figure ...
Proposizioni di questa specie si possono scoprire con una semplice operazione
del pensiero, senza dipendenza alcuna da qualche cosa che esista in qualche
parte dell'universo. Anche se non esistessero in natura circoli o triangoli, le
verità dimostrate da Euclide avrebbero sempre la loro certezza e evidenza»
(Hume, Enquiry concerning Human Understanding, 1758 IV, I, trad. it. in Opere
filosofiche, vol II, 1992).
Le scienze formali
L’isolamento ontologico della deduzione
Le materie di fatto, invece, nascono e si definiscono in rapporto diretto
con la percezione sensibile.
«Le materie di fatto, che sono la seconda specie di oggetti dell'umana ragione,
non si possono accertare nella stessa maniera, né l'evidenza della loro verità,
per quanto grande, è della stessa natura della precedente. Il contrario di ogni
materia di fatto è sempre possibile, perché non può mai implicare
contraddizione e viene concepito dalla mente con la stessa facilità e distinzione
che se fosse del pari conforme a realtà. Che il sole non sorgerà domani è una
proposizione non meno intelligibile e non implica più contraddizione
dell'affermazione che esso sorgerà. Invano tenteremo, dunque, di dimostrare la
sua falsità; se essa fosse falsa dimostrativamente, implicherebbe
contraddizione e non potrebbe mai esser distintamente concepita dalla mente»
(Ivi, IV, I).
Le scienze formali
L’isolamento ontologico della deduzione
Come si vede la vera distinzione tra relazioni tra idee e materie di fatto
non sta tanto nell'origine, che rimane sempre in ultima istanza la sensibilità, ma
nella struttura della relazione, necessaria per le prime, solo probabile per le
seconde, seguendo la distinzione che Leibniz aveva introdotto tra verità di
ragione e verità di fatto.
E' l'indipendenza dall'origine, cioè la vera e propria "astrazione" a garantire agli
oggetti e ai legami matematici una necessità empiricamente impossibile.
Ma tale astrazione condanna la stessa matematica a una lontananza dal
mondo fisico, a una inapplicabilità al mondo delle materie di fatto, dove la
necessità del sapere matematico non ha luogo, lasciando il campo alla sola
probabilità o meglio alla credenza.
Le scienze formali: la Logica moderna
E‟ attraverso questo percorso che la validazione dei principi da cui dipende un
sistema formale diventa una questione interna, non guadagnabile attraverso
alcune “evidenza”, ma controllabile attraverso la coerenza, la completezza e la
decidibilità del sistema stesso.
Un sistema formale è
1.
coerente (consistente, non contraddittorio) se da esso non è possibile
dedurre sia un enunciato, sia la sua negazione;
2.
completo se per ogni formula A, A o la sua negazione è dimostrabile;
3.
decidibile se, dato un enunciato, vi è una procedura effettiva (ad
esempio, il metodo delle tavole di verità) grazie alla quale si può
decidere se tale enunciato sia una legge logica (ad es. modus ponens,
doppia negazione …)
Il prezzo di questa elegante soluzione è spostare sulla semantica le questioni
di verità/falsità, precludendosi la possibilità di controllare tale verità, posta la
natura solo formale dell‟accettabilità o meno degli assiomi.
Per questa via la deduzione guadagna il suo statuto moderno, ma perde la
possibilità di svolgere un ruolo significativo nelle scienze naturali.
Le scienze formali e la realtà
Il distacco di un sistema formale dalla realtà,
dalle “materie di fatto”, coincide con il prezzo
pagato per guadagnare in necessità e
coerenza.
“Finché le leggi della matematica si
riferiscono alla realtà, non sono certe, e
finché sono certe, non si riferiscono alla
realtà.
(da Sidelights on Relativity, Dover, p. 12)
Le scienze formali e la realtà
Se l‟enunciato è vincolato a una rigorosa
certezza, allora non dice nulla della realtà”
(Reichenbach, Causalità e probabilità, 1930/1969,
p. 439.
“La ricerca della certezza costituisce una delle
fonti d‟errore più pericolose. Il carattere
necessario delle dimostrazioni logiche viene
elevato a criterio e finisce per pretendere che
tutto il sapere risulti stabilito con metodi sicuri
come quello della logica”
Reichenbach, La nascita della filosofia
scientifica, (1951)il Mulino, Bologna 1961, p. 45)
“3 più 4 fa 7” è vera in un modo diverso da come
diciamo “in quest‟aula ci sono 7 banchi” perché
“le due frasi si formano e si controllano in modi
radicalmente diversi” (Marradi, Metodologia delle
scienze sociali, il Mulino, 2007, p. 43).
Le scienze formali
Le scienze formali
Le scienze formali
Le scienze formali non ci dicono nulla rispetto alla realtà, ma solo sul nostro
modo di descriverla, in particolare sul modo di ordinare il reale in rapporto alle
relazioni tra simboli ( la cui semantica è indifferente).
Le scienze formali servono a capire la copertura linguistica (logica) del mondo,
cioè la struttura logica del nostro pensiero sul mondo.
Le scienze naturali
Nelle scienze naturali (fisica, chimica,
biologia, medicina, astronomia, cosmologia,
antropologia fisica, paleontologia…) si indaga
la natura cercando regolarità per prove ed
errori, attraverso ipotesi e tentativi, usando
curiosità e fortuna osservazione e
intelligenza, metodo e invenzione.
Le scienze naturali
In tali scienze:
• I termini che definiscono i fenomeni studiati cambiano e vengono costantemente
ridiscussi (dal fluido calorico alla termodinamica, dall‟etere al fotone, dalla forza
viva al campo…)
• la regolarità fornita dalle leggi di natura è guadagnata progressivamente, per tentativi
ed errori, attraverso varie formulazioni prima di trovare quella adeguata (Keplero)
• la capacità di previsione non esclude l‟errore (Newton e la previsione dell‟unificazione
della forza gravitazionale rispetto alla Luna)
Qui siamo ancora in presenza di un argomentare che usa tanto la dimostrazione, tipica
del metodo matematico, quando l‟argomentazione.
In particolare si ricorre costantemente ad uno specifico argomento, quello induttivo,
sulla cui base si edifica un procedere razionale ma approssimato.
Le scienze naturali: l’induzione
Una lunga tradizione, che parte da Aristotele e arriva almeno fino all‟Ottocento,
sostiene che un ragionamento induttivo inferisce dal particolare al generale, a
differenza della deduzione che procede dal generale al particolare.
Si tratta di una definizione impropria, se non del tutto errata. Vi sono infatti
•
induzioni con premesse generali (“Tutte le mucche sono mammiferi e hanno
i polmoni, tutte le balene sono mammiferi e hanno i polmoni, tutti gli uomini
sono mammiferi e hanno i polmoni, quindi probabilmente tutti i mammiferi
hanno i polmoni”)
•
induzioni con conclusioni particolari (“Hitler era un dittatore ed era spietato,
Stalin era un dittatore ed era spietato, Castro è un dittatore, quindi Castro
probabilmente è spietato”)
•
deduzioni con premesse particolari (Ad esempio: “ Se Socrate è un uomo,
allora Socrate è mortale. Socrate è un uomo, quindi Socrate è mortale”)
•
deduzioni con conclusioni generali (Ad esempio: “Tutti gli animali sono
mortali, tutti gli uomini sono animali, quindi tutti gli uomini sono mortali”).
Meglio allora poggiare la specificità dell‟induzione non sulla quantificazione degli
enunciati ma sul tipo di nesso inferenziale.
Le scienze naturali: l’induzione
Per questa via possiamo dire che
Un argomento induttivo è quello secondo cui la conclusione deriva dalle
premesse solo con un certo grado di probabilità, ampliandone il
contenuto.
Ad esempio se le premesse affermano che in n casi gli x osservati hanno
mostrato di possedere la proprietà A, allora si inferisce che il prossimo x che
verrà osservato nel caso n+1 probabilmente avrà la proprietà A, oppure che tutti
gli x che verranno osservati mostreranno probabilmente la proprietà A.
L‟avverbio „probabilmente‟ è cruciale: mentre è impossibile che la conclusione
di un ragionamento deduttivo sia falsa se le sue premesse sono vere, in un
argomento induttivo questa certezza si riduce a un grado di probabilità maggiore
di 0 e inferiore a 1.
Si potrebbe dire che questo è il prezzo che si deve pagare per il vantaggio che
gli argomenti induttivi offrono rispetto a quelli deduttivi, cioè la possibilità di
scoprire e prevedere fatti nuovi in base a quelli vecchi.
Le scienze naturali: l’induzione
Come si vede anche la scienza naturale avanza per tentativi, controllati per via
sperimentale, ma comunque mai in modo definitivo.
La sua razionalità impiega certo le strategie dimostrative tipiche della
matematica, ma impiega anche una razionalità più soft, come quella
argomentativa, il che avviene ogni volta che si fa un‟induzione.
: il processo di convalida di un‟ipotesi è estremamente più complesso, ma in
ogni caso non è una dimostrazione: non è necessario, è ampliativo, è probabile,
è sempre sottoposto a controllo.
La “dimostrazione scientifica” nelle scienze naturali è quindi un’illusione.
Le scienze naturali: la misura
Con un esperimento non misuriamo oggetti, né eventi.
Misuriamo masse, lunghezze, cariche, spin, resistenze, ecc. ,
cioè proprietà di un oggetto.
Si misurano proprietà di oggetti fisici, cioè grandezze.
Dice H. Helmholtz:
"Ogni proprietà o qualità di una cosa non è in realtà nient'altro che la capacità di
esercitare certe azioni su altre cose [...] Un'azione di tal genere è da noi
chiamata proprietà quando il reagente con cui si manifesta è da noi tenuto
presente come ovvio nel pensiero, senza essere nominato. Così noi parliamo
della solubilità di una sostanza, che è il suo comportamento rispetto all'acqua;
parliamo del suo peso, che è l'attrazione da essa subita verso la Terra; e
parimenti la diciamo azzurra in quanto viene presupposto come ovvio che con
ciò si tratta d'indicare soltanto la sua azione su di un occhio normale. Ma se ciò
che noi chiamiamo proprietà indica sempre e soltanto una relazione fra due
cose, una tale relazione non può dipendere dalla sola natura della cosa agente,
ma esiste esclusivamente in relazione con la natura di una seconda cosa, che
subisce l'azione, e da questa natura dipende" (Helmholtz, 1868, p. 321).
Le scienze naturali: la misura
Secondo il contenuto di questo passo, una proprietà P che abbia
un qualche interesse almeno per la scienza è qualcosa che dà
luogo a un evento rivelabile che è prodotto da una interazione
dell‟oggetto fisico O di cui essa si predica, con un secondo ben
determinato oggetto fisico O‟, ossia con quello che permette, o
stimola il verificarsi dell‟evento E. Per cui se vogliamo, ad
esempio, misurare la carica (la proprietà P) di una particella
(l‟oggetto O), dobbiamo fare interagire quest‟ultima con un'altra
particella carica, o con un campo elettrico o magnetico (l‟oggetto
O‟): solo l‟interazione con un tal tipo di oggetto O‟ dà luogo
all‟effetto E che viene rivelato (ad es., l‟accelerazione della
particella O).
La misura è quindi l‟osservazione di una interazione tra enti, di
cui uno di questi (massa della Terra, radiazione luminosa,
ossigeno…) viene “occultato”, in quanto stabile, per valutare
solo come l’altro ente in relazione si comporta (peso, colore,
ossidazione…).
Le scienze naturali: leggi e teorie
“Una teoria fisica … è un sistema di proposizioni matematiche, dedotte da un
ristretto numero di principi, che hanno lo scopo di rappresentare nel modo più
semplice, più completo e più esatto, un insieme di leggi sperimentali” (P. Duhem,
La teoria fisica, 1904-5, pp. 23-4).
Una legge indica la relazione numerica tra valori, indipendentemente dalla loro
interpretazione, che spetta alla spiegazione.
Ad esempio, prendiamo la legge di Boyle
PV = kT
dove P è la pressione del gas, V il suo volume, T la sua temperatura assoluta, k
una costante dipendente dalla massa e dalla natura del gas.
Noi possiamo descrivere con accuratezza il rapporto esistente tra pressione,
temperatura e volume di un gas in un contenitore: possiamo registrare a parità di
volume l‟aumento della pressione in rapporto all‟aumento della temperatura, ma
questo non significa spiegare perché si verifica tale aumento.
Le scienze naturali: leggi e teorie
“Per farlo ci serve la teoria cinetica dei gas che spiega perché aumenta la
temperatura, mentre la legge di Boyle si limita a descrivere le condizioni di tale
aumento.
Cos‟è allora una teoria scientifica?
Una teoria è l‟interpretazione di un fenomeno o di una legge, espressa in
coerenza con il sistema di assunzioni ritenute valide da una comunità scientifica
(paradigma), che tenta di offrire una spiegazione di quanto è oggetto della teoria.
Il problema delle leggi di natura è:
• fornire una adeguata definizione della regolarità che esse indicano (problema
logico)
• giustificare tale regolarità (problema ontologico)
• stabilire se e come si può cogliere una legge di natura (problema
metodologico)
Le scienze naturali: leggi e generalizzazioni
Mitchell (Pragmatic Laws, in “Philosophy of Science”, 1997, 64, pp. S468-S479)
considera tutte le generalizzazioni che possiamo incontrare, a partire da
affermazioni come "E = mc2", "Tutte le sfere di uranio arricchito hanno diametro
minore di 100 metri", fino a "Le monete nella tasca di Nelson Goodman sono
tutte di rame" e le Leggi di Mendel. Invece di decidere una per una della loro
nomologicità, le valuta in base a diversi parametri ponendoli in scala.
I parametri da lei scelti, sebbene a suo stesso avviso non esaustivi, sono
stabilità
forza
astrazione
Le scienze naturali: leggi e generalizzazioni empiriche
I parametri da lei scelti, sebbene a suo stesso avviso non esaustivi, sono:
stabilità: ogni legge richiede che alcune condizioni iniziali vengano soddisfatte.
In base a quanto spesso ciò avvenga nell'universo si ha un‟idea di quanto una
generalizzazione sia stabile. Per esempio, le leggi fisiche sui rapporti tra massa
ed energia trovano applicazione ovunque nell'universo, mentre le leggi di Mendel
si situano più in basso nella scala di stabilità poiché riguardano un campo
ontologico più ristretto;
forza: la connessione realizzata da una generalizzazione tra un insieme di eventi
e un altro può essere più o meno rigida a seconda che il legame sia di tipo
deterministico, come è il caso di alcune leggi fisiche, o che sia probabilistico,
come è il caso di tutte le generalizzazioni biologiche;
astrazione: le generalizzazioni trascurano aspetti della realtà che non vengono
ritenuti rilevanti. Per esempio, esistono numerosi isotopi di ciascuno degli atomi
che formano la molecola di emoglobina, ciò comporta che è estremamente
improbabile che nel corpo umano ci siano due molecole di emoglobina
atomicamente identiche, ma questo è del tutto irrilevante per le generalizzazioni
che riguardano le funzioni fisiologiche di questa molecola.
Le scienze naturali: leggi e generalizzazioni empiriche
Con un diagramma è possibile
cogliere in un unico sguardo la
collocazione delle diverse
generalizzazioní rispetto ai
parametri indicati (Netchell, 2000,
p. 263 con modifiche).
Così facendo, implicitamente,
Mitchell si schiera tra coloro che
ritengono che la biologia
possegga delle leggi, seppur
"epistemologicamente inferiori”
rispetto a quelle della fisica ma
"superiori", sulla base dei
parametri adottati, a
generalizzazioni banali del parlare
quotidiano del tipo 'Le monete
nella tasca di Nelson Goodman
sono tutte di rame“.
SCIENZE NATURALI E PROBABILITA’
•Dalla fungibilità, cioè dalla possibilità di non variare se sottoposti a diversi
controlli
•Della semantica operativa (il peso, l‟energia, la massa… indicano
procedure concordate di misura)
•Dell’isolamento analitico (gli oggetti sottoposti ad analisi sono separati e
distinti, per lo più)
Cresce, nelle scienze naturali, il grado di probabilità, di incertezza, di
variabilità rispetto alle scienze formali.
Ma non siamo ancora al livello di
complessità e di “durezza” proprio
delle scienze umane.
Le scienze naturali
Cresce la probabilità e l‟incertezza, perché si sta toccando la realtà, non
artificiale (di cui conosciamo il processo costitutivo) ma naturale.
Ma i dati selle scienze naturali sono caratterizzati:
Le scienze naturali
Le scienze umane
Per scienze umane (o anche scienze sociali)
si intendono i campi del sapere riferiti
all‟uomo in generale, alle società in cui vive e
agli strumenti di cui egli si dota per vivere in
comunità.
Esse, più che studiare l‟uomo, studiano la
rappresentazione del mondo degli uomini
Esse includono: antropologia, archeologia,
geografia, linguistica, economia,
psicologia, sociologia, storia, diritto,
scienze della comunicazione, scienze
politiche e scienze dell’educazione…
Obiettivo delle scienze umane è quello di
raggiungere un adeguato livello di scientificità
anche in presenza di processi e sistemi non
totalmente matematizzabili, né sempre
riproducibili artificialmente.
“- Ai vostri posti! - gridò la Regina con voce tonante. E gl'invitati si sparpagliarono in tutte le
direzioni, l'uno rovesciando l'altro: finalmente, dopo un po', poterono disporsi in un certo
ordine, e il giuoco cominciò. Alice pensava che in vita sua non aveva mai veduto un
terreno più curioso per giocare il croquet; era tutto a solchi e zolle; le palle erano ricci, i
mazzapicchi erano fenicotteri vivi, e gli archi erano soldati vivi, che si dovevano curvare e
reggere sulle mani e sui piedi.
La principale difficoltà consisteva in ciò, che Alice non sapeva come maneggiare il suo
fenicottero; ma poi riuscì a tenerselo bene avviluppato sotto il braccio, con le gambe
penzoloni; ma quando gli allungava il collo e si preparava a picchiare il riccio con la testa, il
fenicottero girava il capo e poi si metteva a guardarla in faccia con una espressione di
tanto stupore che ella non poteva tenersi dallo scoppiare dalle risa: e dopo che gli aveva
fatto abbassare la testa, e si preparava a ricominciare, ecco che il riccio si era svolto, e se
n'andava via. Oltre a ciò c'era sempre una zolla o un solco là dove voleva scagliare il
riccio, e siccome i soldati incurvati si alzavano e andavan vagando qua e là, Alice si
persuase che quel giuoco era veramente difficile. ” Lewis Carroll, Alice nel paese delle
meraviglie, 1865, cap. VIII.
L’oggetto delle scienze umane
William Thomas (1863 –1947)
definì quello che oggi si chiama
Teorema di Thomas, con
l‟enunciato, coniato nel 1928:
« Se gli uomini definiscono reali
le situazioni, esse saranno reali
nelle loro conseguenze ».
La realtà rappresentata, non un
reale indipendente da chi lo
enuncia, è l‟oggetto delle scienze
umane
Il dato delle scienze umane
Il dato nelle scienze umane è sempre:
•un costrutto linguistico
•culturalmente determinato
•sistemico
•interattivo
Il dato delle scienze umane è linguistco
Il dato è sempre una costruzione linguistica,
portatrice di informazione sull‟universo.
Solo i dati sono fatti – erroneamente considerati
inerti rispetto agli atti teorici del ricercatore.
Il dato dipende dalla cultura sociale dello
scienziato, dal suo sistema teorico e dagli
strumenti di rilevazione impiegati.
Non si parte mai dai dati, ma si arriva ad essi
attraverso specifici percorsi teorici.
“Il dato esiste in quanto vi è un sistema di
concettualizzazione atto a rilevarlo”
Bruschi, Metodologia delle scienze sociali, 1999,
p. 225
Il dato delle scienze umane è culturale
La natura linguistica del dato nelle scienze
umane deriva anche dalla sua specifica
“culturalità”. I significati, il quadro dei problemi, i
contesti di riferimento, le teorie generali sono in
costante mutamento, costantemente rinegoziati.
Le teorie delle scienze umane sono sensibili al
contesto
La “negoziazione dei significati” interagisce
costantemente con il quadro di riferimento a cui
appartiene.(ex classe, intelligenza, emozione).
Ciò avviene perché l‟oggetto delle scienze
umane è sistemico.
Il sistema
Un sistema è una relazione
tra elementi.
In un sistema lo stato di un
elemento determina ed è
determinato dallo stato di tutti
gli altri elementi.
Non serve a molto conoscere il
componente senza conoscere
le sue relazioni
il livello di integrazione delle
relazioni
la storia delle sue relazioni
passate e possibili.
Il tutto, in un sistema, non si
riduce mai alla somma delle
parti.
L’approccio sistemico
L'approccio sistemico inizia ad assumere
contorni definiti quando - subito dopo la
seconda guerra mondiale - appaiono più
evidenti i limiti di una scienza orientata quasi
esclusivamente alla ricerca di sequenze
causali lineari da isolare mediante
procedimenti analitici.
•"complesso costituito di elementi in
interazione" (von Bertalanffy 1969,
p.67).
•"un sistema è un insieme di oggetti
insieme con le relazioni tra gli oggetti e
tra i loro attributi" (Hall e Fagen 1956,
p.18)
•"porzione del mondo che conserva una
qualche sorta di organizzazione di fronte
ad influenze che lo disturbano"
(Rapoport 1976, p. 234)
Sistema e osservatore
Due le trasformazioni sostanziali:
a - il passaggio da una concezione di "elemento" o
"componente“ del sistema, centrata sulle qualità
materiali e discrete che contraddistinguono entità
fisicamente determinate, ad una concezione
continuistica, più legata all'idea di processo e a quella
di relazione/interazione;
b - lo spostamento dell'osservatore e dell'azione di
osservazione dall'esterno all'interno del sistema
osservato e da un ruolo passivo (= l'oggetto osservato è
dato) a uno di partecipazione attiva nella
determinazione di ciò che viene osservato (= l'oggetto
osservato viene costruito).
"l'osservatore seleziona da un numero infinito di unità e
relazioni un particolare insieme rispetto agli scopi che si
propone e alle caratteristiche che gli sono proprie"
(Miller 1971, p.51).
L’interazione
Le teorie prodotte dalle scienze umane
vengono assorbite dal “sistema sociale, nei
suoi versanti culturali e strutturali. In tal
modo, da un lato si modificano i sistemi
interpretativi della “realtà”; dall‟altro, si
trasforma la struttura materiale e sociale
dell‟ambiente in cui l‟uomo vive. La nuova
situazione socioculturale influenzerà a sua
volta la produzione scientifica, mutando il
quadro entro cui si svolge la ricerca pura e
applicata”
Bruschi, Metodologia delle scienze sociali,
Bruno Mondadori, Milano 1999, p. 12.
Il (falso) paradosso delle scienze umane
Ogni buona teoria nelle scienze umane è
una cattiva teoria
Le scienze umane
La filosofia e le scienze
Le domande della filosofia
•
La filosofia comincia quando ci poniamo domande di
carattere generale:
•

Come è stato generato il mondo?

Siamo liberi di scegliere?

C'è una vita dopo la morte?

Come dovremmo vivere?
Non possiamo sapere se c'è un Dio, o se c'è vita dopo
la morte, cercando in un'enciclopedia. Le scienze
tacciono su tali questioni.
… l’arte, la religione, la letteratura?
• Che cos'è
l'uomo?
• Cos’è il bello e
perché è
importante?
• Qual è il
significato della
vita?
Il Vangelo, la
Cappella Sistina,
Amleto pongono lo
stesso problema
circa il senso
ultimo.
Qual è la differenza
tra la filosofia e la
letteratura o la
religione?
La filosofia usa la sola ragione
•
•
•
•
•
La filosofia risponde usando solo la ragione,
la razionalità.
Non usa la fede, o la persuasione, o il fascino
estetico. La risposta filosofica è raggiungibile
solo mediante la ragione.
L'analisi critica, il ragionamento,
l'argomentazione,
la discussione razionale…
sono questi sono gli unici strumenti
del filosofo.
Niente di più.
Una citazione importante...
“Il principale interesse della filosofia è mettere in questione e
comprendere idee assolutamente comuni che tutti noi
impieghiamo ogni giorno senza pensarci sopra.
Uno storico può chiedere che cosa è accaduto in un certo tempo del
passato, ma un filosofo chiederà «Che cos’è il tempo?».
Un matematico può studiare le relazioni tra i numeri, ma un
filosofo chiederà «Che cos’è il numero?».
Un fisico chiederà di che cosa sono fatti gli atomi o che cosa spiega
la gravità, ma un filosofo chiederà come possiamo sapere che vi è
qualche cosa al di fuori delle nostre menti.
Uno psicologo può studiare come i bambini imparano un
linguaggio, ma un filosofo chiederà «Che cosa fa in modo che una
parola significhi qualche cosa?».
Chiunque può chiedersi se è sbagliato entrare in un cinema senza
pagare, ma un filosofo chiederà «Che cosa rende un’azione giusta
o sbagliata?»”
T. Nagel, Una brevissima introduzione alla filosofia, Milano,
Mondadori 1989, pp. 6-7
…. riassumendo
 La filosofia è interessata a questioni di carattere generale;
 Cerca di dare delle risposte utilizzando solo la ragione;
 Le domande tipiche della filosofia sono questioni
fondamentali, che vanno al cuore del problema, alla ricerca
di qualcosa che nessuno chiede, perché sono la premessa
della questione (ora, numero, significato, linguaggio...);
 L'obiettivo più importante della filosofia è quello di porre
domande corrette, a volte distruggendo il vecchio modo di
pensare.
 È compito della scienza di trovare alcune buone risposte.
Compito dell’arte e della religione trovare risposte
convincenti.
 Il compito della filosofia è porre domande sulle premesse di
ciò che pensiamo.
Il carattere della questione filosofica
• Le domande della filosofia
riguardano ciò che sta alle
spalle del nostro sapere.
• Toccano le condizioni di
possibilità, i limiti, i bordi di
ciò che conosciamo.
• Che cos'è il tempo? Si
risponde senza avere la
possibilità di uscire dal
tempo…
Il metodo della filosofia
Il metodo della filosofia
•
•
•
•
La filosofia è il tentativo di studiare i principi, cioè i
presupposti, i fondamentali di ciò che viviamo e
pensiamo.
Cerca di capire le condizioni del nostro mondo
dall’interno, da dentro i suoi limiti, posto che è
impossibile per noi superarli
Studia ragione, linguaggio, significato, tempo, spazio,
realtà, bellezza, bene e male ... Ma noi viviamo nel
linguaggio, nella ragione, nello spazio, nel tempo..
Tutto ciò appare ancora più visibile affrontando il
problema della razionalità.
Il ragionamento argomentativo all'origine
Già Platone vedeva nella dialettica l’arte di cercare i principi
(Resp. VII, 531c-534a):
l’argomentazione è cruciale per saggiare la tenuta dei principi
primi di ogni scienza,
ma non è una scienza, perché procede per interrogazioni e si
serve di premesse concesse dall’avversario, senza la garanzia che
esse siano vere e adeguate per una dimostrazione.
Il ragionamento argomentativo all'origine
–E non si dovrà sostenere anche che solamente la facoltà dialettica può mostrare
questa visione a chi s‟intende di quelle discipline di cui or ora abbiamo discorso?
ma che non è possibile in alcun altro modo?
-È il caso di affermare anche questo, disse.
-Questo però, ripresi, nessuno, contraddicendo a quanto noi diciamo, vorrà
sostenerlo, cioè che, per ciascuna cosa in se stessa, un‟altra sia la scienza che,
universalmente e con metodo, si assume il compito di cogliere ciò che ciascuna
è. Ma tutte le altre arti o concernono opinioni e appetiti umani o processi
generativi e compositivi, o sono tutte rivolte a curare gli oggetti naturali e
composti. Le rimanenti poi che, come dicevamo, colgono parzialmente ciò che è
(intendo la geometria e le discipline affini), vediamo che nello studio dell‟essere
procedono come sognando e che non riescono a scorgerlo con perfetta lucidità
finché lasciano immobili le ipotesi di cui si servono, essendo incapaci di renderne
ragione. Chi accetta come principio una cosa che ignora e se ne vale per
intessere conclusione e passaggi intermedi, cosa potrà mai fare per trasformare
una simile convenzione in scienza?
– Nulla, rispose.
-Ebbene, dissi io, il metodo dialettico è il solo a procedere per questa via,
eliminando le ipotesi, verso il principio stesso, per confermare le proprie
conclusioni; e pian piano trae e guida in alto l‟occhio dell‟anima.
(Platone, Repubblica. VII, 531c-534°)
Il ragionamento argomentativo all'origine
Aristotele continua questa tradizione e la precisa.
Lo scopo della dialettica, per Aristotele, è molteplice. Serve a:
•mettere alla prova una tesi (Top., viii, 159 a, 161 a)
•conoscere e saggiare le opinioni degli uomini (Ivi, i, 101 a)
•saggiare il valore epistemologico dei principi da cui parte ogni
scienza:
Partendo infatti dai principi propri della scienza in esame, è impossibile dire
alcunché intorno ai principi stessi, poiché essi sono i primi tra tutti gli elementi,
ed è così necessario penetrarli attraverso gli elementi fondati sull’opinione
(éndoxa), che riguardano ciascun oggetto. Questa peraltro è l’attività propria
della dialettica, o comunque quella che più le si addice: essendo infatti
impiegata nell’indagine, essa indirizza verso i principi di tutte le scienze. (Top.
I, 101a-101b)
Il ragionamento argomentativo
•
•
•
L’argomentazione è il ragionamento tipico
dell’ambito filosofico, non meno che
dell’ambito quotidiano.
La filosofia ha sempre argomentato, mai
dimostrato né dedotto.
Deve ricorrere ai ragionamenti argomentativi
per giustificare le proprie tesi, muovendosi in
quel campo in cui il ragionare dimostrativo
non è possibile.
o
o
o
perché i principi non sono ancora assunti e
accettati,
perché le inferenze non sono ancora del tutto
codificate,
perché le premesse sono solo opinabili e quindi
vanno rinforzate con la discussione e il consenso
IL PENSIERO SCIENTIFICO
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presuppone una comprensibilità del mondo…
indaga per problemi…
cerca spiegazioni e, laddove è possibile, forme di regolarità…
usa modellizzazioni, anche matematiche…
utilizza concetti definiti operativamente…
immagina mondi e li descrive…
si riferisce a realtà pubblicamente accessibili…
agisce entro sistemi di pensiero, che a certe condizioni possono
venir messi in discussione…
9. agisce ricorsivamente sui propri presupposti per modificarli, se
questo è utile per comprendere meglio…
10. richiede creatività e intelligenza nella soluzione di problemi…
11. si alimenta dell’errore non meno che di una provvisoria verità…
12. come nella filosofia, sa di non possedere la verità.
Paolo Vidali – Scienze e filosofia - 2013
SOGGETTO, OGGETTO, SAPERI