la crociata dei baroni guidata dal conte di champagne

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“LA CROCIATA DEI BARONI GUIDATA
DAL CONTE DI CHAMPAGNE”
PROF. MARCELLO PACIFICO
Università Telematica Pegaso
La crociata dei baroni guidata dal conte di champagne
Indice
1
L’AVVIO DELLA CROCIATA DEI BARONI E LA SCONFITTA NELLA PIANA DI GAZA -------------- 3
2
LA ROTTURA DELLA TREGUA DI GIAFFA E L’INTERVENTO DI FEDERICO II ----------------------- 7
3
LE DIVISIONI NELL’ORIENTE MUSULMANO E LA CONCLUSIONE DELLA CROCIATA ---------- 12
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 17
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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1 L’avvio della crociata dei baroni e la sconfitta
nella piana di Gaza
Nell’agosto 1239,1 qualche mese prima della scadenza naturale della pace di Giaffa, parte
quella spedizione crociata per la Terra santa, chiamata in senso dispregiativo da Filippo da Novara
«il passaggio dei baroni».2 Dal porto di Marsiglia entrano nel mar Mediterraneo le navi degli
uomini di Tibaldo conte di Champagne e re di Navarra, di Ugo IV duca di Borgogna, di Pietro
Mauclerc conte di Bretagna, di Giovanni di Braine conte di Macon, di Guido IV conte di Nevers e
Foréz, di Amerigo VI di Montfort conestabile del regno di Francia. Da Brindisi, invece, parte
Enrico conte di Bar-le-Duc.3 La cavalleria di Tedeschi e Italici è coinvolta nella lotta tra papato e
impero, quella degli Iberici nella reconquista, i cavalieri inglesi, gli unici che possono partecipare
alla crociata numerosi, invece, preferiscono raccogliere l’invito dell’imperatore a rinviare di un
anno la partenza. Nel frattempo, Federico II rinnova con il nuovo sultano di Egitto le consuete
amichevoli relazioni diplomatiche intessute con il padre al-Kâmil. Il sovrano normanno-svevo ha a
cuore la sicurezza del regno di Gerusalemme, la pace nella regione mediorientale e le relazioni
pacifiche sviluppate in tutto lo spazio euro-mediterraneo tra cristianità e islam, e per questa ragione
non può trascurare anche la sicurezza del suo regno siciliano che è indissolubilmente legato
all’impero e alla Terra santa. La designazione di Corrado IV come erede a Gerusalemme, a Palermo
e a Roma indica chiaramente la volontà di tenere unite queste tre corone perché si possa realizzare il
progetto di riforma della pace e la funzione salvifica della regalità, come indicata nelle Sacre
scritture, nel manifesto di Gerusalemme e nel proemio del Liber Augustalis, un codice scritto da un
1
Riccardo di San Germano, 171; Gesta sanctae memoriae Ludovici regis Franciae, 328-332.
ilippo da Novara, 213.
3
Ex Philippi Mousket historia regum francorum, 817.
2F
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imperatore per un regno. I papi del Duecento avevano cercato, invano, di tenere separati i tre regni
per evitare facili incomprensioni ed avevano, pure, preteso dal sovrano una particolare attenzione
all’uso delle parole ogni qual volta gli affari dell’impero si mischiavano a quelli siciliani o
gerosolimitani, come quando Innocenzo III aveva chiesto allo Svevo di non assegnare al figlio
Enrico le corone di Sicilia e dell’impero, o Gregorio IX gli precisava che Riccardo Filangieri era
balivo imperiale e non dell’impero in Terra santa. La scomunica della primavera del 1239 libera il
sovrano normanno-svevo da ogni scrupolo: se da una parte, Federico II si affretta ad assicurarsi il
favore degli Ospedalieri confermando i loro beni nell’impero, dall’altra, approfitta dei dissidi con la
chiesa per concedere a tutti i sudditi dei regni di Gerusalemme, di Sicilia, di Sardegna e dell’impero
il diritto a frequentare il nuovo Studio di Napoli, negandone l’accesso ai cittadini ribelli di Milano,
di Brescia, di Piacenza, di Alessandria, di Bologna, di Fidenza, di Ravenna, Treviso e ai fedeli di un
papa definito scismatico e caduto in errore.4
Dopo quasi un mese di navigazione, il 1 settembre 1239, a causa di una violenta tempesta
scoppiata a largo della costa meridionale cipriota - a due giorni di distanza dalle coste palestinesi -,
la flotta approda direttamente ad Acri dopo aver perso diverse imbarcazioni tra le isole maggiori del
Mediterraneo.5 Non appena sbarcano i più di 1.000 cavalieri,6 i capi militari si riuniscono in una
curia a cui partecipa il clero dei regni di Cipro e di Gerusalemme e, tra i baroni d’Oltremare, il solo
Giovanni d’Ibelin, signore di Arsur.
La campagna militare dei pellegrini inizia nell’autunno 1239: l’esercito, composto da 4.000
cavalieri, passa per la roccaforte di Athlît dove si ammala e muore il nobile Roberto Malet, e
guadagna il giorno successivo Giaffa dove staziona qualche giorno; il 7 novembre 1239, dopo che i
14 novembre 1239, su richiesta dei maestri G. d’Antiochia e T. da Cremona e degli studenti di Napoli, cfr.: Il
registro di Cancelleria del 1239-1240, 146-147.
5
Continuation de Guillaume de Tyr, 527-529; Runciman, Storia delle Crociate, II, 867; Grousset, Histoire des
croisades…, III, 373.
6
Filippo da Novara, 211.
4
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nobili Pietro Mauclerc e Rodolfo di Nesle, alla testa di 200 cavalieri, in una sortita improvvisa
catturano alcuni uomini dell’emiro Rukn al-Dîn,7 attirandoli in un’imboscata, i pellegrini
riprendono il cammino per Ascalona. Una volta raggiunta la città l’esercito si divide contro il parere
del re di Navarra e dei maestri degli Ordini secolari, perché alcuni cavalieri vogliono proseguire il
cammino per l’Egitto.8 La domenica del 13 novembre 1239, 600 cavalieri al comando dei signori
Ugo di Borgogna, Enrico di Bar, Amerigo di Montfort, Giovanni di Arsur con i nobili Gerardo di
Aubeville, Roberto di Boves, Matteo di Marly, Guido di Mauvoisin superano nella piana di Gaza il
ruscello che separa il regno di Gerusalemme da quello d’Egitto, e attaccano la guarnigione
musulmana subendo una clamorosa sconfitta. Pochi pellegrini riescono a tornare ad Ascalona e a
sfuggire alle lame dei 2.000 cavalieri di Rukn al-Dîn, rimasti in agguato nelle colline: muoiono il
conte Enrico di Bar, Simone di Clermont, Giovanni di Barres, Riccardo di Beaumont;9 sono
catturati Amerigo di Montfort, Etienne di Sevinghen, Guglielmo di Senlis, Gilles di Arsies, Pietro
de Valeni e Filippo di Nanteuil che dalla prigione egiziana accusa di tradimento i frati-cavalieri
perché hanno lasciato soli i pellegrini.10 I cronisti arabi con entusiasmo riprendono l’evento e ci
tengono a precisare che oltre 600 prigionieri cristiani sfilano in una città del Cairo parata in festa.
Gli storici delle crociate aggiungono qualche numero: 1.200 uomini morti per R. Grousset, 33
cavalieri e 500 fanti per J. Richard.11 I superstiti si riuniscono all’esercito del re di Navarra e del
conte di Bretagna, e da Giaffa guadagnano Acri.12 Dopo la sconfitta, i pellegrini accettano di
spostare nella Siria il campo delle operazioni militari, non certo perché il principe musulmano
promette di convertirsi alla fede cristiana come vorrebbe Filippo da Novara, ripreso da R. Grousset
per giustificare l’alleanza dei Franchi con chi, soltanto qualche anno prima, era stato descritto come
7
Le Roc, Rokum, Roiz della Montagna nelle fonti latine, turco ricco e potente, buon cavaliere ed ardito, cfr.:
Continuation de Guillaume de Tyr, 537-538.
8
Delaville Le Roulx, Les Hospitaliers en Terre sainte et à Chipre, 185.
9
Lettera alla signora di Montfort e al principe di Cornovaglia del 1240, cfr.: Matthei Parisiensis, IV, 25-26.
10
Continuation de Guillaume de Tyr, 532-546; Les chansons de croisade, 223.
11
Grousset, Histoire des croisades…, III, 381; Richard, Histoire des croisades, 333.
12
Continuation de Guillaume de Tyr, 546-551.
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il campione della jihâd quando aveva sbaragliato i cavalieri d’Oltremare.13 I crociati si spostano nel
castrum del Monte dei Pellegrini, che sovrasta Tripoli, per unirsi alle forze di Hamâh, ma prima di
attaccare decidono di fermarsi perché Aleppo è governata in quel momento dalla principessa
reggente Dayfa Khâtûn, ‘la Signora di Damasco’ delle fonti arabe, la sorella di al-Kâmil e zia
proprio del sultano egiziano; ritornano, pertanto, a Tripoli dove sono accolti dal principe di
Antiochia, Boemondo V, fedele dell’imperatore,14 e rientrano ad Acri per il Natale,15 lasciando alla
cronaca della storia il solo ricordo di una sonora sconfitta militare nella piana di Gaza, subita per di
più da un presidio militare, ritenuto poco difeso.16
13
Filippo da Novara, 214; Grousset, Histoire des croisades…, III, 383-385.
Muore il conte di Macon.
15
Ivi, 215-217; Estoire, 415-416.
16
Mille uomini, cfr.: Ivi, 414-415; Filippo da Novara, 211-215.
14
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2 La rottura della tregua di Giaffa e l’intervento di
Federico II
La divisione dell’esercito crociato, l’imprudenza di Amerigo di Montfort e di Enrico di
Bar,17 l’invidia da parte di alcuni nobili per i successi avuti dal solo barone Pietro di Bretagna
sconvolgono i piani della campagna militare progettata ad Acri da re Tibaldo sul modello di quella
federiciana e rompono la pace tra Cristiani e Musulmani vigente dalla tregua di Giaffa, ancora
rispettata dai frati-cavalieri degli Ordini secolari e dai baroni d’Oltremare. Gli stessi cronisti
musulmani incolpano i cavalieri cristiani venuti dall’Occidente di aver violato i patti stabiliti e
assolvono la cavalleria francigena e degli Ordini secolari,18
Il principe di Kerak, al-Nâsir Dâwûd,19 approfitta del tradimento della pace di Giaffa per
attaccare le mura di Gerusalemme, ricostruite dai castellani imperiali, e presentarsi, come aveva
fatto il Saladino, agli occhi dei fedeli musulmani come il campione della jihâd così da legittimare
l’arresto del principe al-Sâlih Ayyûb e il cambio di potere al trono di Damasco, e non per punire i
pellegrini per l’attacco contro Gaza o contro una carovana, come finora è stato ritenuto.20 Dopo un
assedio di 21 giorni, il 7 dicembre 1239,21 il principe musulmano occupa la cinta muraria esterna
della Città santa risparmiando i suoi difensori, il 13 dicembre 1239, ottiene la resa degli ultimi 20
cavalieri rimasti a suo presidio sotto il capitano imperiale22 nella piccola cittadella attorno alla Torre
17
E di Riccardo de Montecalvo, e di Anselmo de Insula (Lille), cfr.: Gesta sanctae memoriae Ludovici regis
Franciae, 328-332.
18
BDC-Chroniques Arabes, 439-440.
19
Nazardino o Zephedino delle fonti franche.
20
Runciman, Storia delle Crociate, II, 870; Riley-Smith, Les croisades, 180-181.
21
9 del djoumâda primo dell’anno 637 dell’Egira.
22
Riccardo di Strasburgo.
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di Davide, che smantella insieme con le altre difese.23 La commozione è grande nell’islam per la
ripresa dell’al-Quds.
Nel nuovo anno, Federico II è informato da un messaggero inviato da Riccardo Filangieri24
sull’arrivo dei pellegrini ad Acri, sull’atteggiamento del clero e della nobiltà d’Oltremare, sulla
decisione di muovere verso Ascalona, e si mostra preoccupato della piega che hanno preso gli
eventi. L’imperatore ordina a un funzionario siciliano25 di fornire i vettovagliamenti necessari ai
pellegrini in partenza, al secreto di Messina di dare al fidato Gualtiero de Fisaulo quanto necessario
per la scorta di un messo imperiale in Siria affinché impartisca le istruzioni necessarie ai
pellegrini,26 e al camerario della magna
curia27
di mettere a disposizione cavalli ed ogni bene.28
Matteo Paris riferisce di una minacciosa lettera dell’imperatore indirizzata al principe di Kerak, in
cui si richiede l’immediata restituzione delle terre conquistate e s’intima ai Musulmani di trattare
con onore i prigionieri cristiani per non incorrere nella vendetta delle aquile imperiali,
nell’indignazione dei Romani e nelle spade irrorate dal sangue degli Orientali.29 Il cronista filoimperiale, esalta il carattere di propaganda della lettera che sembra lontana dalla consueta
diplomazia imperiale, ma intende mettere in risalto la fiducia, la simpatia e la speranza, nutrite
nell’opinione pubblica del tempo, per l’unico sovrano in grado di garantire la sicurezza dei Luoghi
santi.30
23
Annales S. Rudberti Salisburgenses, 787; Ex annalibus Dunstaplensibus, 509; Annales Lundenses, 208; AlMaqrîzî, X, 323-324; Abou’l-Feda, 117-118. Sulla presa di Gerusalemme, cfr.: Painter, The Crusade of Theobald of
Champagne and Richard of Cornwall, 472, 477; Richard, Le royaume latin de Jérusalem, 251; Idem, Saint Louis, 167;
Idem, Histoire des croisades, 334. Errato l’attacco riportato allo sbarco di Tibaldo (Estoire, 529; Grousset, Histoire des
croisades, III, 374-375).
24
Alberto da Nocera.
25
Alessandro de Enrico.
26
Arezzo, 14 gennaio 1240, cfr.: Il registro di Cancelleria del 1239-1240, I, 423.
27
Riccardo de Pulcaro.
28
Città di Castello, 25 gennaio 1240, cfr.: HB, 5/2, 693-694.
29
Matthei Parisiensis, IV, 25-26.
30
Ivi, 29-30.
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Mentre il principe al-Nâsir Dâwûd, genero del defunto sultano al-Kâmil, risponde
prontamente a Federico II chiedendo maggiori rassicurazioni sull’integrità del suo territorio,31 una
serie di ordini partono dalla cancelleria imperiale per sostenere con rinnovato impegno l’azione del
pellegrini, per evitare nuovi spiacevoli risvolti e per garantire il massimo sostegno logistico alla
crociata. L’imperatore incarica il funzionario Alessandro de Enrico di spedire a Tiro una nave con
2.000 salme di frumento e lo stipendio dei milites del Filangieri, definito «legato nelle parti
transmarine del sacro impero, balivo del regno di Gerusalemme, maresciallo e fedele nostro»,32 di
richiedere ai pellegrini il pagamento anticipato di un terzo del noleggio per il viaggio orientale su
navi mercantili e galee imperiali,33 e di preparare la partenza di una seconda nave, carica di
frumento, per il mese successivo.34 Guglielmo de Anglone, addetto al monitoraggio del flusso dei
crociati in Sicilia e in Puglia, nell’organizzare il successivo passaggio estivo per la Terra santa,
riceve le lodi del sovrano normanno-svevo per aver dato in custodia a Filippo de Zunculo le armi
dei pellegrini ospitati nel regno e per aver impedito la vendita di cavalcature.35 Il balivo di Brindisi,
invece, agevola la missione del notaio regio Gualtiero di Capua, giunto dall’Oltremare, per ottenere
dal papa una dispensa matrimoniale.36 Il regno di Sicilia collega l’Europa alla Terra santa nella
visione di un impero euro-mediterraneo dove ogni regno, nella sua peculiarità, contribuisce al
progetto federiciano di riforma della pace; ed è investito dal continuo flusso di uomini e di merci tra
le due sponde del Mediterraneo, al di là delle crociate partite per l’Oriente o dell’interdetto scagliato
dal papa nelle terre visitate dall’imperatore. Il sovrano normanno-svevo, anche se scomunicato, non
può trascurare i bisogni dei Luoghi santi, tanto più evidenti dopo il disastro avvenuto alle porte
31
1240, cfr.: RRH, I, 286; RRH, II, 535.
Foligno, 8 febbraio 1240, cfr.: Ivi, 739-740; Il registro di Cancelleria del 1239-1240, II, 532-533; B. Vetere,
Brindisi, Otranto, in Atti delle X giornate normanno-sveve, Bari 1993, 441.
33
Viterbo, 29 febbraio 1240, cfr.: Il registro di Cancelleria del 1239-1240, II, 605-607.
34
Orte, 16 marzo 1240, cfr.: HB, 5/2, 848-850; Il registro di Cancelleria del 1239-1240, II, 700-703. Il funzionario
dirotta il carico di una terza per farne dei biscotti da inviare all’ammiraglio Foggia, 15 aprile 1240, cfr.: Ivi, 794; HB,
5/2, 901.
35
Viterbo, 27 febbraio 1240, cfr.: Ivi, 770-774; Il registro di Cancelleria del 1239-1240, II, 581-584.
36
Foggia, 15 aprile 1240, cfr.: HB, 5/2, 901-902.
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dell’Egitto e cerca subito di intervenire a favore di una crociata che aveva sollecitato da tempo e che
è ostacolata dalla lotta contro la chiesa. Nel regno siciliano, i funzionari regi devono rimanere vigili
e sondare le intenzioni dei crociati che giungono numerosi per imbarcarsi per la Palestina senza
compromettere la sicurezza dei porti, prima di fornire il supporto necessario per la traversata del
Mare Magnum, mentre in Oltremare, sudditi e pellegrini sono aizzati dal legato papale a rivoltarsi
contro il balivo di Gerusalemme che deve fare rispettare gli ordini giunti dalla magna curia
imperiale. Nella lettera inviata in Inghilterra ai familiari, re Enrico e il principe Riccardo, aperta a
tutti i principi cristiani, l’imperatore si rammarica che i pellegrini morti o prigionieri siano partiti
nell’estate non attendendo il viaggio orientale suo o del figlio Corrado, che è stato ritardato perché
il papa ha speso soldi ed energie per attaccare l’impero invece di soccorrere la Terra santa, e
denuncia la battaglia di Gaza voluta da alcuni cavalieri crociati a dispetto della tregua vigente tra i
sudditi d’Oltremare e i Musulmani. Federico II ricorda di aver messo a disposizione i porti del
regno siciliano per il nuovo passaggio estivo, dopo che già da Marsiglia alcuni pellegrini sono
partiti per l’Oriente, e promette di mediare la liberazione degli uomini catturati a Gaza, operazione
più difficile che in passato per la morte del sultano al-Kâmil, al quale era legato da sincero affetto,
ma non impossibile vista la successione del figlio al-‘Adîl II.37 Le parole dell’imperatore
confermano un interesse per la crociata e per la Terra Santa, che va ben oltre il debole intervento
denunciato da S. Painter, la semplice lode di E. Kantorowicz per le derrate alimentari e le
infrastrutture fornite, e il timido apprezzamento di J. Richard.38 L’imperatore non parte per la Siria,
ma vi destina tutte le risorse compatibili con la guerra in corso contro i Lombardi e nell’ostilità
della chiesa, supplendo, nell’organizzazione dei passaggi ultramarini, all’assenza della flotta
genovese-veneziana, impegnata nell’invasione del regno siciliano e nella guerra corsara
37
Foggia, 25 aprile 1240, cfr.: Ivi, HB, 920-923; RRH, I, 285; Matthei Parisiensis, IV, 26-29.
Painter, The Crusade of Theobald of Champagne and Richard of Cornwall, 469; Kantorowicz, Federico II
imperatore, 558-559; Richard, Histoire des croisades, 332.
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mediterranea, grazie alla flotta siciliana, pisana e marsigliese, orgogliosamente rivendicata
all’impero.39
Fin dal 1216, i Marisigliesi da sudditi dell’Impero sono autorizzati a imbarcare uomini o merci del Tempio diretti
nella Penisola Iberica o Siria, cfr.: RRH, I, 239.
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3 Le divisioni nell’Oriente musulmano e la
conclusione della crociata
Nella primavera del 1240, l’Oriente musulmano si divide nuovamente perché al-Nâsir
Dâwûd, preoccupato per il potere raggiunto dal sultano al-‘Adîl II e minacciato dall’imperatore
Federico II, il 24 aprile 1240, decide di liberare il principe al-Sâlih Ayyûb e di aiutarlo nella
rivendicazione del trono d’Egitto in cambio della promessa solenne, avvenuta nella sacra moschea
della Sakhra, del governo della Siria, delle Province a Est dell’Eufrate e di una rendita di 200.000
dinari.40 Appena è informato del tradimento, il sultano di Egitto si porta a Bilbeis e chiede il
sostegno dei signori di Damasco e di Homs, ma è deposto il 3 maggio 124041 dai mamelucchi
ashrafiya guidati dall’emiro ‘Izz al-Dîn Aybek,42 e dagli eunuchi (huddam) comandanti della
guardia (halqa). Sia il cronista al-Maqrîzî che Abou’l-feda forniscono un ritratto ambiguo dello
sfortunato principe, «liberale, benevolo e troppo dedito ai piaceri», colpevole di essersi alienato il
favore di tutti gli emiri paterni: ha arrestato l’influente emiro Fakhr al-Dîn e ambasciatore
accreditato presso lo Svevo, ha rimosso l’emiro Suga al-Dîn ‘Omar dal governo di Qus, ha
nominato lo schiavo di colore Ibn Karsûn, emiro tasdar43 affidandogli lo stesso numero di cavalieri
(50) dato a emiri influenti come Rukn al-Dîn Haygawi, vincitore a Gaza e poi fuggiasco a Damasco.
Il 17 maggio 1240,44 al-Sâlih Ayyûb entra al Cairo acclamato dai sudditi e dagli emiri come nuovo
sultano, nomina l’emiro Mu’în al-Dîn come nuovo vizir,45 e arresta gli altri emiri ribelli dietro
l’accusa di alto tradimento, trasferendoli nella Cittadella della Montagna insieme al fratello,
Al-Makin ibn al-‘Amîd, 63-68; Al-Maqrîzî, X, 314-328; Abou’l-Feda, 117-118; (21 aprile) Eddé, La principauté
ayyubide d’Alep, 118. Al Salîh promettere anche la mano della figlia, cfr.: Estoire, 416-419.
41
Errata la data del 19 giugno 1240 (Grousset, Histoire des croisades…, III, 371, 386).
42
Al-‘Asmar al-‘Ashraf.
43
Che sorveglia la camera del sultano.
44
Errata la data del 16 giugno 1240 (Eddé, La principauté ayyubide d’Alep, 119).
45
Fratello di Fakhr al-Dîn, cfr.: Al-Makin ibn al-‘Amîd, 68-70; Cahen, Une source pour l’histoire ayyûbite, 459460.
40
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«deposto per l’indegno comportamento».46 La rapidità con cui il primogenito di al-Kâmil si
impossessa del potere, però, suscita le paure di al-Sâlih ‘Ismâ‘îl che, dopo essersi impadronito di
Damasco, invia il principe al-Djawâd dai Cristiani per proporre un’alleanza militare anti-egiziana:
per al-Maqrîzî, il nipote di al-‘Adîl47 si reca ad Acri e, contravvenendo alle aspettative del suo
signore, consiglia ai baroni d’Oltremare di non accettare l’alleanza. I Franchi, invece, accettano e
ottengono la consegna della terra di Sidone, di Tiberiade48 e di tutto il Sâhel, mentre i Templari
ricevono le roccaforti di Shakîf (Beaufort) e di Saphet, non prima di aver soffocato nel sangue la
rivolta delle guarnigioni musulmane aizzate dalla sceicco ‘Izz al-Dîn, arrestato a Damasco per aver
emanato una fâtwa contro la vendita delle armi ai Cristiani e contra la pronuncia, nella khutba, del
nome di al-Sâlih ‘Ismâ‘îl.49 Nell’estate del 1240, il sultano di Damasco, forte della nuova alleanza
coi Cristiani, e dell’amicizia del nuovo signore di Homs,50 si sposta con l’esercito dapprima in
Transgiordania, dove vince il principe al-Nâsir Dâwûd che è costretto a rifugiarsi nella fortezza di
Kerak,51 poi raggiunge la località Tell al-‘Adjûl dove ordina l’invasione dell’Egitto. La forte
resistenza dell’esercito egiziano e il timore degli emiri siriani di subire una crudele rappresaglia in
caso di sconfitta, tuttavia, convincono il signore di Damasco a ritornare nella capitale della Siria,
mentre i Cristiani si affrettano a siglare una pace con il nuovo sultano di Egitto.52 Contrariamente a
quanto ritengono S. Painter e J. Riley-Smith, però, l’accordo è firmato da re Tibaldo prima del
Al-Makin ibn al-‘Amîd, 61-63; Al-Maqrîzî, X, 329-330; Abou’l-Feda, 118.
Al-Djawâd, dopo aver perso il Sindjâr, strappata dal suocero Badr al-dîn Lûlû di Mossul, si era recato dapprima a
Gaza con cinquecento cavalieri siriani, sfuggendo a complotto ordito contro di lui e contro Rukn al-Dîn da al-‘Adîl II.
48
Nella Galilea del Nord (Gabal Amila).
49
Al-Makin ibn al-‘Amîd, 71-73; Al-Maqrîzî, X, 333-334; Abou’l-Feda, 120. Al-Maqrîzî annota anche la nascita di
una figlia di al-Sâlih, Khalîl al-Mansûr, e la conquista di La Mecca da parte del sultano dello Yemen.
50
Ibrahîms al-Mansûr, successo al governo del padre al-Mûdjhâhid, morto nel 1240, all’età di dodici anni,
nell’anno 581 dell’Egira (1185/1186), tiranno verso i suoi sudditi, cfr.: Abou’l-Feda, 118.
51
Al-Makin ibn al-‘Amîd, 71-73; Cahen, La Syrie du Nord à l’époque des croisades, 648.
52
Falso il massacro della cavalleria franca, refuso di quello successivo del 1244 (Al-Maqrîzî, X, 341-343).
46
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tradimento dei Siriani,53 come si evince dal silenzio dei cronisti arabi sulla presenza delle truppe
cristiane a Gaza, e dalla testimonianza dei cronisti cristiani, che, permette di rivalutare il ruolo
giocato dal re di Navarra nella crociata. Se l’autore della Estoire54 riporta correttamente la firma
dell’alleanza con il sultano di Damasco, al rientro della spedizione dei Franchi contro Hamâh,55 e
conferma il pellegrinaggio di re Tibaldo a Gerusalemme, avvenuto durante il ritorno ad Acri, ma
risulta poco preciso nel racconto degli eventi successivi,56 Filippo da Novara, invece, nel tentativo
di sottolineare l’opposizione tra Poulains e crociati, tra promotori ed oppositori della politica
orientale federiciana, dimostra come la discordia presente nel campo cristiano all’indomani del
patto siglato con i Siriani porti a una soluzione positiva della crociata già prima dell’invasione
dell’Egitto, grazie all’intervento proprio del crociato Tibaldo. Mentre i baroni d’Oltremare, il conte
di Nevers e i Templari si spostano a Giaffa insieme al signore di Damasco e di Homs per
combattere contro al-Sâlih Ayyûb, infatti, il re di Navarra, il conte di Bretagna e gli Ospedalieri
siglano una pace con il signore di Kerak e il sultano di Egitto per ottenere la liberazione dei
prigionieri e le stesse condizioni offerte da al-Sâlih ‘Ismâ‘îl, inclusa la consegna di Gerusalemme,
dove si recano pacificamente per compiere il pellegrinaggio prima di ritornare ad Acri e di
guadagnare l’Europa nell’estate del 1240.57 Il rispetto mostrato da re Tibaldo alle istruzioni
impartite da Federico II, orientate sempre al rinnovo dell’amicizia con gli Ayyûbiti di Egitto spiega
perché il signore di Damasco, non più certo del sostegno dei pellegrini, rinunci all’invasione delle
terre bagnate dal Nilo, e toglie al principe al-Nâsir il pretesto per trattenere ancora Gerusalemme
53
Painter, The Crusade of Theobald of Champagne and Richard of Cornwall, 480-481; Riley-Smith, Les croisades,
180-181; Delaville Le Roulx, Les Hospitaliers en Terre sainte et à Chipre, 184-185; Richard, Le royaume latin de
Jérusalem, 252; Idem, Saint Louis, 168; Grousset, La Storia delle crociate, 326.
54
Annales de Terre Sainte, 440; Estoire, 416-419; Continuation de Guillaume de Tyr, 551-555.
55
Nei pressi della fontana di Saphorie (Zippori), presso Saphet, citata nel 1239 da un pellegrino anonimo come
proprietà del sultano, cfr.: Itinera Hierosolymitana Crucesignatorum, IV, 479-483; Grousset, Histoire des croisades…,
III, 386-389.
56
Perchè nega il coinvolgimento dei Templari nella sigla dei patti, confermato da una missiva del luglio 1240 del
maestro Amrando di Perigord al procuratore in Inghilterra, Roberto di Stanford, cfr.: RRH, I, 285; Matthei Parisiensis,
IV, 64-65.
57 F
ilippo da Novara, 217-219.
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che è consegnata al re di Navarra.58 I Templari, comunque, continuano a mostrarsi ostili alla politica
imperiale, incuranti delle dure rimostranze che ricevono dal sovrano normanno-svevo, nel febbraio
1240, per il denaro raccolto contro l’impero,59 mentre i Teutonici sono nuovamente minacciati dal
papa di essere privati dell’autonomia dall’Ospedale maggiore e sono ostacolati nella conquista del
Baltico, dopo che il loro maestro Corrado rientra in Europa per cercare una pace tra Federico II e la
chiesa.60 A distanza di dieci anni, il nuovo scontro tra i massimi rappresentanti del potere secolare e
spirituale confonde i pellegrini, contrappone i frati-cavalieri degli Ordini secolari, divide l’esercito
cristiano e mette a rischio l’esito della spedizione partita dall’Occidente per rinnovare la pace di
Giaffa: se i capi crociati insieme agli Ospedalieri e ai Teutonici rispettano l’autorità di Federico II, i
nobili d’Oltremare e i Templari, spinti dalla Chiesa di Roma, cercano di aumentare i loro privilegi
nel promuovere una politica autonoma che mina l’equilibrio raggiunto tra Cristiani e Musulmani
nella regione. La missione del re di Navarra in Terra santa, pertanto, può essere considerata un
trionfo diplomatico nelle condizione ostile in cui avviene, vista l’aperta lotta della chiesa contro
l’imperatore e la disastrosa battaglia nelle sabbie di Gaza, e non merita lo sprezzante giudizio del
cronista inglese Matteo Paris che accusa re Tibaldo di ritornare frettolosamente nella sua terra con
la decima della crociata, senza verificare gli impegni assunti, per paura di confrontarsi con il
principe inglese Riccardo.61 Il monaco di Sant’Albano, ostile anche nei confronti di san Luigi per la
guerra tra il regno di Francia e quello d’Inghilterra, enfatizza il suo generoso campione inglese che
oppone all’avido nobile francese, trascurando il fatto che il re di Navarra rientra con il conte di
Bretagna quindici giorni prima dell’arrivo del conte di Cornovaglia, proprio perché è informato del
prossimo arrivo del procuratore imperiale in Terra santa. Il re di Navarra onora l’impegno assunto
per il servitium Christi e merita le lodi contenute nei diversi sirventesi composti per l’occasione
58
Kitâb Ghâmi‘at tawârîh d‘al ‘Aynî, 255-256.
Nella lettera ad Enrico, precettore in Italia, scritta da Foligno il 6 febbraio 1240, , cfr.: HB, 5/2, 727-728.
60
11 maggio 1240, cfr.: HB, 5/2, 985-991; Epistulae, I, 666; Pacifico, I Teutonici tra Papato e Impero…, 128-129.
61
Matthei Parisiensis, IV, 79-80; Riley Smith, Breve storia delle crociate, 214.
59
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perché costruisce le condizioni per il felice esito della crociata organizzata da Gregorio IX e
sostenuta da Federico II.
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Bibliografia

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the Crusade, II, 463-486Ex annalibus Oseneiensibus

Richard, J., Le royaume latin de Jérusalem, Presses Universitaires de France, Paris 1953

Kantorowicz E., Kaiser Friedrich der Zweite: Ergänzungsband, Berlin 1931; trad. it. di G.
Pilone Colombo, Milano 1939, 1981, 2001; trad. ingl. di E. O. Lorimer, London 1957; trad.
franc. di A. Kohn, Paris 1987; trad. fr. di A. Boureau, Paris 2000

Richard J., Histoire des croisades, Paris 1996; trad. it. di M. Rey-Delqué, Roma 1997

Pacifico M., I Teutonici tra papato e Impero nel Mediterraneo al tempo di Federico II, 12151250, in «Acta Teutonica», 4/2007
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