CORSO DI STORIA GRECA
2015-2016
RECUPERO LEZIONI
LEZIONE 1:
- 5 CHIAVI DI LETTURA PER LA STORIA ANTICA
- IL SORGERE DELLA POTENZA ATENIESE
CHIAVE DI LETTURA 1
L’IDENTITÀ
-  ESIGENZA UMANA PRIMARIA
-  IDENTITÀ PERSONALE
-  IDENTITÀ COLLETTIVA
-  DEFINIZIONE ATTRAVERSO IL RAPPORTO/
CONFRONTO CON IL MONDO E CON GLI ALTRI
-  DEFINIZIONE PER AFFINITÀ E/O CONTRASTO
-  POTENTE DINAMICA DI CUI VEDREMO LA
PRESENZA IN TUTTI I PASSAGGI CHIAVE DELLA
STORIA ATENIESE E, PIÙ IN GENERALE, DELLA
STORIA GRECA
CHIAVE DI LETTURA 2
LO SPAZIO
-  PERCEZIONE E COMPRENSIONE DELLO SPAZIO
E DELL’AMBIENTE DEL TUTTO DIVERSA
RISPETTO ALLA NOSTRA
-  SPAZIO LINEARE (VISIONE DAL BASSO)
-  SPAZIO RICOSTRUITO CON IDEALMENTE
- 
LO SPAZIO ABITATO (OIKOUMENE) E LA TERRA
INCOGNITA
-  FAREMO IL PUNTO IN RAPPORTO A MOBILITÀ
MEDITERRANEA, COLONIZZAZIONE,
ESPLORAZIONE E CONQUISTA
CHIAVE DI LETTURA 3
IL TEMPO
-  PERCEZIONE E COMPRENSIONE DEL TEMPO
DEL TUTTO DIVERSA RISPETTO ALLA NOSTRA
-  TEMPO CICLICO (LEGATO AI CICLI NATURALI)
-  SOLE E LUNA
-  STAGIONI
-  VITA E MORTE
-  TEMPO DIVERSAMENTE CADENZATO
- 
RAPPORTO FRA TEMPO E STORIOGRAFIA
-  FAREMO IL PUNTO IN RAPPORTO ALLE
ATTIVITÀ DEL SISTEMA POLITICO ATENIESE
CHIAVE DI LETTURA 4
LA GUERRA
-  LA GUERRA COME PARTE INTEGRANTE
DELL’AZIONE POLITICO-DIPLOMATICA
-  LA GUERRA E IL MONDO MILITARE COME
ELEMENTI PORTANTI NELLA VITA DELLA POLIS
-  LA GUERRA E IL MONDO MILITARE COME
ELEMENTI PORTANTI DEI SISTEMI POLITICI DI
SPARTA E ATENE
-  FAREMO IL PUNTO IN RAPPORTO ANCHE
ALL’EVOLUZIONE DEL SISTEMA DI COMBATTIMENTO
COLLETTIVO DEL MONDO GRECO (FALANGE)
Atene. Anfora a figure nere
con teoria di opliti. 550 a.C.
CHIAVE DI LETTURA 5
LA RELIGIONE
-  LA RELIGIONE GRECA È UNA RELIGIONE
“EMBEDDED” OVVERO È PERVASIVA
- 
INTERESSA OGNI ASPETTO DELLA VITA DEI
SINGOLI E DELLE COMUNITÀ O GRUPPI
SOCIALI NEI QUALI ESSI SONO INSERITI
-  È UNO DEI PILASTRI SUI QUALI SI REGGE LA
POLIS (ERETRIA)
-  FAREMO IL PUNTO IN RAPPORTO ANCHE
ALL’EVOLUZIONE DEL SISTEMA POLITICO ATENIESE
I PUNTI NODALI DELLA VICENDA
ATENIESE FRA ETÀ ARCAICA E
CLASSICA
OVVERO
COME E PERCHÉ LA POLIS
“DEMOCRATICA” PER ECCELLENZA
DIVENTA TYRANNOS
ATENE MATURA E PRENDE
COSCIENZA DI SÉ
-  LA RIFORMA CLISTENICA
-  LA VITTORIA CONTRO BEOTI E CALCIDESI
-  LE GUERRE PERSIANE
Atene. Tetradramma con al D/ testa elmata
di Atena e al R/ civetta stante nel quadrato
incuso e leggenda ΑΘΕ. 490 a.C. ca.
La vertigine del cambiamento.
L’invenzione dell’isonomia
L’ultimo decennio del VI secolo e i primi anni del V sono per
Atene un periodo denso di straordinarie trasformazioni e di
dure prove dalle quali la polis emerge con una salda
coesione interna e una nuova consapevolezza delle proprie
possibilità.
La nuova stagione sorge sulle ceneri della tirannide che, con
gli eredi di Pisistrato (Pisistratidi), aveva retto la città dal
528/7 al 511/10 a.C. Ippia, primogenito ed erede, modifica in
senso restrittivo le attitudini del padre dopo la morte del
fratello Ipparco, ucciso nel 514.
Nel periodo fra 508/7 e 461/60 a.C. il regime vigente nella
polis attica è propriamente definibile come una isonomìa
(politeia isonomica), a cui la città giunge attraverso un duro
percorso.
Le fonti
A proposito della non semplice ricostruzione delle vicende
politiche e istituzionali ateniesi fra la cacciata dei tiranni e la piena
affermazione della costituzione di Clistene, la pseudo-aristotelica
Costituzione degli Ateniesi offre un affresco d’insieme, mentre il
racconto erodoteo sottolinea fortemente l’importanza, formale e
sostanziale, della riforma delle tribù. Ulteriori dati, a proposito
della ripartizione clistenica dell’ Attica sono offerti anche dalla
Geografia di Strabone, mentre dalla Periegesi di Pausania,
abbiamo i nomi delle dieci nuove tribù, che sostituirono le
precedenti quattro tribù genetiche: Geleonti, Egicorei, Argadei e
Opleti.
Significativo è poi che, nel clima dell’Atene della piena democrazia
radicale, sia Erodoto che, soprattutto, Tucidide sentano il bisogno
di dedicare pagine importanti per metodo storiografico al
ristabilimento della verità riguardo ai “Tirannicidi”.
L’azione riformatrice di Clistene dopo la
cacciata dei Pisistratidi
T V 82 Ath. Pol., 20, 1:
Dopo che la tirannide fu abbattuta, ardevano la rivalità e il conflitto politico fra Isagora
figlio di Teisandro, che era amico dei tiranni, e Clistene, della famiglia degli Alcmeonidi.
T V 83 HDT. V, 66-67,1; 69, 2:
Questi due uomini (Clistene e Isagora) si contendevano il potere, e Clistene, la cui parte
stava per soccombere, aggregò alla sua fazione il demos. In seguito egli fece in modo che gli
Ateniesi, che erano divisi di quattro tribù, avessero dieci tribù, avendo eliminato la
derivazione dei nomi di queste dai figli di Ione, Geleonte, Egicoreo, Argade e Oplete ed
escogitato nomi che derivavano da altri eroi, di origine locale, eccetto Aiace: questo, in
realtà, lo aggiunse, pur essendo straniero, in quanto vicino alla città e alleato in battaglia.
In questo, a quel che a me sembra, questo Clistene imitava il suo nonno materno,
Clistene il tiranno di Sicione.…
E perciò, non appena riuscì a guadagnare al sua parte il popolo di Atene, prima di allora
escluso da tutto, egli mutò il nome alle tribù e le rese in numero maggiore, da meno che
erano. Creò perciò dieci filarchi (capi delle tribù) invece che quattro, e ripartì i demi dieci
per tribù. E, avendo tirato dalla sua il demos, era di gran lunga superiore ai suoi avversari
politici.
Affermazione della riforma: il demos difende le proprie conquiste
T V 77 HDT., V, 70; 72; 74-75:
Per parte sua Isagora, risultato sconfitto (da Clistene), cercò di fare questa contromossa:
chiama in aiuto lo spartano Cleomene, che diventato suo amico e ospite personale al
tempo dell’assedio ai Pisistratidi. Ma girava anche la diceria che Cleomene avesse una
tresca con la moglie di Isagora. Dapprima Cleomene, inviando un araldo ad Atene,
ordinava di cacciare Clistene e molti altri Ateniesi con lui, definendoli “i sacrileghi”. E
mandando a chiedere questo parlava dietro suggerimento di Isagora: infatti gli
Alcmeonidi e quelli della loro fazione avevano l’accusa di questo assassinio, mentre né lui
né i suoi amici ne avevano parte. […]
Appena Cleomene, mandando l’araldo, provò a cacciare Clistene e “i sacrileghi”, Clistene
stesso si allontanava dalla città; ma dopo non molto tempo Cleomene si presentò ad
Atene con un piccolo manipolo e, una volta arrivato scacciò via, come si trattasse di
persone contaminate da colpa, ben settecento famiglie di Ateniesi, quelle che sottobanco
gli indicava Isagora. Dopo aver fatto questo tentava per la seconda volta di sciogliere la
Boulé e provava a porre al potere i trecento che facevano parte della fazione di Isagora.
Ma, essendosi opposta a ciò la Boulé, e rifiutando essa obbedire, Cleomene, Isagora e i
suoi partigiani occuparono l’acropoli. Ma il resto della popolazione ateniese, con un solo
animo, li tenne sotto assedio per due giorni: al terzo, dopo aver stipulato una tregua
giurata, riescono ad allontanarsi dal paese quanti fra loro erano Lacedemoni.…Gli altri,
gli Ateniesi, li incarcerarono per poi mandarli a morte…[…]
La riforma di Clistene
T V 84 Ath.Pol. 20, 4-22, 1:
vd. anche T VIII 48
Una volta che il demos ottenne il potere, Clistene era a capo della città e alla guida della fazione popolare.
Gli Alcmeonidi erano sicuramente quelli che maggiormente portavano il merito della cacciata dei tiranni
e avevano sempre portato avanti la lotta politica.…Per questi motivi, dunque, il demos aveva fiducia in
Clistene. Egli allora, messosi a capo della parte popolare, nel quarto anno dopo la cacciata dei tiranni,
sotto l’arcontato di Isagora, per prima cosa dunque ripartì tutta la popolazione in dieci tribù invece delle
quattro (tradizionali), con l’intento di “rimescolare”, allo scopo di far partecipare alla cosa pubblica un
maggior numero di cittadini…Poi istituì un Consiglio (Boulé) di cinquecento membri al posto di
quattrocento, cinquanta per ogni tribù: una volta erano cento. Per questo motivo non divise il popolo in
dodici tribù, perché non gli capitasse di ripartire in base alle preesistenti trittie: c’erano infatti dodici
trittie formate dalle quattro tribù, cosicché non sarebbe stato possibile rimescolare il popolo. Ripartì
perciò anche il territorio, per demi, in trenta parti, dieci quelli nell’area della città, dieci della costa e
dieci dell’entroterra, e dopo aver denominato queste trittie, le suddivise tre per ciascuna tribù, in modo
che ciascuna avesse al suo interno tutte e tre le aree topografiche. E considerò demoti, cioè concittadini di
demo quelli che abitavano in ciascuno dei demi, affinché, essendo denominati con il patronimico, non si
indicassero i nuovi cittadini, ma fossero tutti ridenominati in base ai demi: da allora gli Ateniesi si
chiamano ancor oggi col nome del demo. Istituì poi dei demarchi, che avevano gli stessi incarichi degli
antichi naucrari: e infatti istituì i demi al posto delle naucrarie. Denominò i demi, gli uni in base alle
località, gli altri in base ai fondatori: infatti non tutti esistevano già in luoghi definiti. Quanto alle casate
familiari, alle fratrie e ai sacerdozi lasciò che ciascuno li mantenesse secondo le usanze avite. Per le tribù
stabilì degli eponimi scelti da una selezione di cento eroi capostipiti, e fu la Pizia a sceglierne dieci.
Fatto ciò, la costituzione divenne molto più aperta al popolo di quella di Solone.
L’Attica
Le divisioni dell’Attica pre-clistenica e le nuove
tribù territoriali
La politeia isonomica
La costituzione definita da Clistene:
 
abolisce i gruppi gentilizi tradizionali e allarga l’accesso alla cittadinanza
immettendo nel corpo civico un gran numero di persone, ora suddivise in
10 tribù territoriali
 
Gli organismi deliberanti sono l’ekklesìa, aperta a tutti i cittadini, nella
quale a tutti è garantita isegorìa e isonomia; il Consiglio (Boulè) dei 500,
comitato permanente di governo suddiviso in sezioni (pritanie) di 50
membri sorteggiati per tribù, che governa la città per un decimo dell'anno
(36 giorni, cioè una pritania); l’Areopago, consiglio ristretto degli ex-arconti,
che conserva il suo ruolo di direzione politica
 
L'accesso alle magistrature e l'elezione alle altre funzioni (p.es. giudiziarie:
Eliea) rimane regolato dalle leggi di Solone (dal 487 l’arcontato aperto alle
prime due classi di censo).
 
L’assetto dello stato è difeso con procedure speciali di tutela (contro la
tirannide): ostracismo
Perché l’ostracismo
È incerto se delle riforme clisteniche faccia parte integrante la procedura
dell’ostracismo o questa si debba attribuire (con Beloch, De Sanctis, Bengtston) a
un periodo immediatamente successivo. Il primo esilio sicuramente comminato
tramite ostracismo quello di Ipparco di Carmo, nel 487/86 (il successivo
ostracismo, nel 486/85). Il provvedimento sembra pensato come forma di
autotutela da parte delle istituzioni cittadine contro il pericolo che l’eccessiva
importanza o visibilità di un cittadino spianasse la strada all’instaurarsi di poteri
personali. A questo proposito i cittadini ateniesi aventi diritto, membri
dell’ekklesìa, si esprimevano due volte: una per dire se queste condizioni generali
di pericolo erano presenti e, in caso di voto affermativo, un’altra per dire chi ne
fosse responsabile. In tal senso l’ostracismo sembra uno strumento politico
perfettamente coerente allo spirito della politeia isonomica, degli uguali diritti,
istituita da Clistene: l’antagonista di tale regime è colui che arroga a sé tutti i
poteri, il tiranno, e l’opposizione isonomia/tirannide sentita ancora base della
dialettica politica. Ciò sembra tradire ancora uno scenario di transizione, fra le
vecchie contese per il potere fra i potenti gruppi aristocratici e il nuovo spazio
politico al quale ciascun cittadino accede con il diritto a lui spettante, qual è
quello creato dalla costituzione clistenica. Ben presto il personalizzarsi della
contesa politica, l’affacciarsi sulla scena del demos, la pressione di fazioni e
gruppi legati dall’orientamento politico renderanno l’ostracismo un comodo
mezzo per eliminare avversari scomodi.
Gli ostraka
Gli ostraka
La fine della tirannide e l’invenzione dei Tirannicidi
Le tradizioni ateniesi avevano trasformato l’omicidio di Ipparco,
assassinato da Armodio e Aristogitone nel corso delle Panatenee del
514, in un tirannicidio.
In realtà, in quanto minore di Ippia, Ipparco non era tiranno.
Inoltre, nonostante i diversi e sfortunati tentativi di abbattere la
tirannide da parte di fuoriusciti ateniesi e l’indefesso impegno
profuso dagli Alcmeonidi, soprattutto con le pressioni esercitate su
Sparta tramite la Pizia, non è la morte di Ipparco che segna la fine
della tirannide né la cacciata dei Pisistratidi, realizzatasi con l’aiuto
dell’esercito spartano, segna l’atto di nascita della libertà ateniese.
L’azione dei Tyrannoktonoi, tuttavia, venne risplasmata in glorioso
gesto di riscatto della libertà cittadina già a partire dal regime
isonomico: i due ricevevano onori funebri sulla tomba, a cura
dell’arconte polemarco, come degli eroi caduti per la patria. La loro
immagine stessa, eternata in due gruppi statuari, il primo di Antenor,
poi trafugato da Serse, il secondo reintegrato dopo la vittoria sui
Persiani, ad opera di Kritios e Nesiotes, diventò il simbolo della
riscossa del popolo ateniese e del suo spirito antitirannico. L’Atene
democratica accentuerà ancor più il culto di questo mito politico: i
discendenti di Armodio e Aristogitone furono esentati da tasse ed
ebbero diritto ad avere un pasto nel Pritaneo, a spese dello Stato.
La vera storia della fine della tirannide ateniese
TH., VI, 53, 2-55, 59:
Infatti il popolo, ben sapendo, per averlo sentito raccontare, che la tirannide di Pisistrato e dei suoi figli sia stata pesante da
sopportare nell’ultimo periodo, e inoltre che non era stata abbattuta ad opera loro e di Armodio, ma degli Spartani, aveva
sempre paura e accoglieva tutto con sospetto.
L’impresa di Armodio e di Aristogitone, in effetti, ebbe inizio a causa di una combinazione di eventi legati a questioni
amorose: illustrando in dettaglio questo aspetto io dimostrerò che, come gli altri, anche gli Ateniesi non raccontano niente
di storicamente esatto sui loro tiranni e su quanto avvenuto.
…per Armodio e Aristogitone la congiura e l’ardire folle che nasceva dall’estemporaneo sospetto ebbe origine per un’offesa
amorosa.. Ma, per gli Ateniesi, dopo di ciò ila tirannide continuò a restare in piedi, e anche più pesante, e Ippia, per via
della paura che sempre di più ormai provava, uccise molti dei cittadini e al tempo stesso sorvegliava la situazione fuori dalla
città,.…Dopo essere stato tiranno degli Ateniesi ancora per tre anni, ed esser stato deposto nel quarto dagli Spartani e, fra gli
esuli, dagli Alcmeonidi, Ippia lasciò il paese grazie a un accordo, rifugiandosi nel Sigeo e a Lampsaco, e da qui, poi, presso il
re Dario. Da qui venuto a Maratona, vent’anni dopo, che era ormai vecchio, combattè al fianco dei Medi.
HDT., V, 62, 2-63, 1:
Durante il periodo in cui Ippia era tiranno e incrudeliva sugli Ateniesi a causa dell’uccisione di Ipparco, gli Alcmeonidi, che
… erano stati mandati in esilio dai Pisistratidi, tentarono di rientrare con la forza insieme agli altri esuli ateniesi e non
riuscirono a trovare la via del ritorno ma, anzi, mentre cercavano di rientrare e di liberare Atene, avendo fortificato
Lipsidrio, nella parte a monte della Peonia, subirono una gravissima sconfitta. Allora, …cercando di escogitare ogni tipo
d’attacco contro i Pisistratidi, prendono in appalto dal consiglio anfizionico la ricostruzione del tempio di Delfi, quello di
adesso, ma che allora non era stato ancora costruito. Dal momento che erano molto ricchi e da molto tempo erano uomini
stimati e famosi, realizzarono il tempio più bello del modello e, fra l’altro, essendosi stabilito di costruire il tempio in pietra
arenaria, essi realizzarono la facciata in marmo di Paro.
Nel 506 a.C. Atene sconfigge Beoti e
Calcidesi…
…mette alla prova la solidità del regime
isonomico…
….e inizia a utilizzare le cleruchie come
strumento di “colonizzazione” e controllo.
IL GIGANTE VIENE DESTATO:
LA PRIMA GUERRA PERSIANA
- La cosiddetta rivolta ionica
- Aristagora e Nasso
- L’incendio di Sardi
- La vendetta di Dario
- Mardonio prima Dati e Artaferne poi
- Eretria viene distrutta
- Maratona
L’estensione dell’impero persiano nella
stagione delle guerre mediche
La Grecia centro-meridionale e le Cicladi
ripartizioni etniche e territoriali
Propositi di vendetta da parte
di Dario
HDT., V, 105:
…non appena al re Dario fu annunciato che Sardi, dopo esser stata
espugnata era stata data alle fiamme dagli Ateniesi e dagli Ioni, e che il
capo della coalizione messa in piedi per attuare di nascosto questo
piano era Aristagora il Milesio, si dice che egli, per prima cosa, come
seppe queste cose, non tenendo in alcun conto gli Ioni, ben sapendo
che essi, essendosi ribellati, avrebbero ricevuto punizione, abbia invece
chiesto chi mai fossero gli Ateniesi, dopo di che, saputolo, abbia chiesto
l’arco, e impugnatolo e postavi una freccia l’abbia scoccata in alto verso
il cielo e lanciandola nel vuoto abbia detto: «O Zeus, possa io
vendicarmi degli Ateniesi!», e dopo aver detto ciò abbia ordinato a uno
dei suoi servitori che ogni volta che gli veniva imbandito il pasto gli
ripetesse per tre volte: «padrone, ricordati degli Ateniesi!»
Le direttrici dei primi attacchi persiani
(492-490 a.C.)
La prima spedizione di Mardonio
HDT. VI, 33 ss., passim:
Lasciata dalla Ionia, la flotta (persiana) conquistò tutto il territorio che si trova alla sinistra di chi navighi verso
l’Ellesponto: quello a destra, infatti, era già caduto nelle mani dei Persiani stessi con operazioni militari via terra.
Sono queste le località del’Ellesponto nella parte europea: (il) Chersoneso, nel quale ci sono molte città, Perinto,
le fortezze davanti alla costa tracia, Selimbria e Bisanzio.… i Ciziceni, spontaneamente, ancora prima che i
Fenici sbarcassero, avevano fatto atto di sottomissione al re…;al Chersoneso, fuorché la città di Cardia, i Fenici
s’impadronirono di tutte le città.
…con la primavera, dopo che il re aveva congedato gli altri comandanti, Mardonio, figlio di Gobria, si diresse
verso il mare alla testa di una grande armata di terra e, al tempo stesso, di una grande flotta ….
…. Allorché fu riunito un gran numero di navi e radunata una grandiosa armata di terra, dopo aver traghettato
con le navi l’Ellesponto, marciavano attraverso il territorio europeo e s’indirizzavano contro Eretria ed Atene.
Queste due erano il motivo e obiettivo ufficiale della spedizione, ma dal momento che lungo il tragitto avevano in
mente di sottomettere quante più città greche potessero, da un lato, con la flotta, assoggettarono i Tasii, che non
avevano neppure alzato le mani contro di loro, dall’altro, con l’esercito che procedeva sulla terraferma,
aggiunsero come schiavi i Macedoni a quanti erano già loro soggetti: infatti i popoli al di qua dei Macedoni erano
tutti già divenuti loro sudditi. Da Taso, … circumnavigavano l’Athos. Mentre stavano navigando intorno alla
penisola, abbattutosi su di loro un gran vento di borea, irrefrenabile, distrusse completamente molte delle navi,
mandandole a sbattere sull’Athos.…
Così andò alla flotta; a Mardonio invece, e all’armata di terra, che si erano acquartierati in Macedonia, i Traci
Brigi fecero un attacco notturno: essi ne uccisero molti, e ferirono Mardonio stesso. Ma neppure questi
sfuggirono alla schiavitù ai Persiani, Mardonio infatti non si ritirò da quella regione prima di averli sottomessi
I progetti di Dario
In seguito, Dario si sforzava di sondare cosa avessero in animo i Greci, se
combattere contro di lui o piuttosto consegnarsi spontaneamente. Inviò dunque
araldi indirizzandoli nell’uno o nell’altro luogo, per tutta la Grecia, con l’ordine di
chiedere acqua e terra per conto del re. Questi, perciò, li mandava in Grecia,
ma altri araldi li mandava alle città della costa sue tributarie, ordinando la
costruzione di grandi navi e di imbarcazioni adatte al trasporto di cavalli.
… agli araldi giunti in Grecia, non solo molti abitanti della terraferma
concessero ciò che il Persiano rivendicava, ma addirittura lo fecero tutti gli
abitanti delle isole presso i quali essi giunsero per fare la loro richiesta.
…Gli Ateniesi erano in guerra con gli Egineti, mentre il Persiano metteva in atto
i suoi progetti: … Dario aveva intenzione (col pretesto di punire Atene ed
Eretria) di sottomettere le città dell’Ellade che non gli avevano concesso acqua
e terra.
(HDT. VI, 43 ss., passim; VI, 94-97 passim)
La spedizione di Dati e Artaferne (490 a.C.)
Allora Dario esonera dal comando Mardonio, che nel corso della spedizione
precedente aveva agito male, e, nominati altri generali - Dati, medo di stirpe, e
Artaferne, figlio di Artaferne, suo nipote - li inviò contro Eretria e Atene.…
(HDT. VI, 94-97 passim)
HDT. VI, 97; 102-103, 1 (passim):
Subito questi comandanti che erano stati designati, prendendo congedo dal re, giunsero nella piana di
Aleio, in Cilicia, alla testa di un esercito numeroso e ben equipaggiato e mentre stavano lì accampati
arrivò tutta quanta l’armata di mare che era stato richiesto di fornire a ciascun popolo … Fatti salire su
queste imbarcazioni i cavalli e imbarcata la fanteria sulle navi, presero il mare alla volta della Ionia con
seicento triremi. …
Dopo che, provenienti dal mare Icario, toccarono Nasso … I Persiani, catturati e posti in schiavitù quanti di
loro catturarono, incendiarono sia i santuari sia la città. Dopo aver fatto ciò si diressero contro le altre
isole.
Mentre costoro così procedevano, i Delii, avendo anche loro abbandonato l’isola di Delo, se ne andarono
a Teno in cerca di rifugio. Ma quando l’armata era ormai prossima, Dati, che aveva navigato in testa alla
flotta, non permetteva che le navi gettassero l’ancora nelle acque dell’isola, ma di fronte, a Renea. Egli
stesso, venuto a sapere dove si trovavano gli abitanti di Delo, inviando un araldo fece loro quest’annuncio:
«Uomini sacri, perché vi allontanate …mi è stato dato questo incarico dal re, di non commettere alcuna
violenza in una terra in cui sono nati due dei, né contro il paese né contro i suoi abitanti. Tornate, dunque,
alle vostre case e abitate pure l’isola!» Questo fece annunziare ai Delii, dopo di che, deposti sull’altare
trecento talenti d’incenso, li bruciò in sacrificio.
Dati quindi, fatto questo, navigava insieme al corpo di spedizione in primo luogo contro Eretria , e portava
insieme ad esso anche Ioni ed Eoli…
Gli Eretriesi, però, non avevano preso il partito di combattere in campo aperto, ma …aveva avuto la
meglio il parere di non abbandonare la città. Avutosi l’attacco in forze contro le mura, molti cadevano, da
entrambe le parti, nel corso di sei giorni: il settimo, Euforbo figlio di Alchimaco, e Filagro, figlio di Cinea,
uomini rispettati in città, la consegnarono ai Persiani. Quelli, penetrati in città, dopo aver saccheggiato i
luoghi sacri, li diedero alle fiamme, vendicandosi dei santuari bruciati a Sardi, gli abitanti invece li fecero
schiavi, secondo gli ordini di Dario.
Verso Maratona
…Dopo essersi impadroniti di Eretria, i Persiani,
trattenutisi lì pochi giorni, ripresero il mare diretti alla
terra Attica, pieni di tracotanza e convinti che avrebbero
fatto agli Ateniesi le stesse identiche cose che già
avevano fatto agli Eretriesi. E dal momento che
Maratona era la regione dell’Attica più adatta al
combattimento con la cavalleria e la più vicina ad
Eretria, proprio in questo luogo li guidò Ippia, figlio di
Pisistrato.
HDT. VI, 103 passim
Maratona (490 a.C.)
Gli Ateniesi chiedono l’aiuto di Sparta
Prima (di spostarsi a Maratona)
mentre ancora si trovavano in città, gli
strateghi inviano a Sparta come
messaggero Fidippide, un cittadino
ateniese che, fra le altre cose era un
“emerodromo” (lett.: uno capace di
correre per un giorno intero) e faceva
questo di mestiere.…
Egli perciò annunciava agli Spartani
le cose che gli erano state ordinato di
dire, ed essi decisero di portare aiuto
agli Ateniesi, ma era loro impossibile
farlo immediatamente se non
volevano trasgredire la legge: era
infatti il nono giorno dall’inizio del
mese (Carneo), e dissero che non
sarebbero partiti se prima non vi
fosse stata la luna piena.
Lo schieramento di Maratona
… allora gli Ateniesi si schierarono così in assetto
d’attacco: dell’ala destra era a capo il polemarco
Callimaco: era infatti allora la norma per gli Ateniesi
che il polemarco tenesse l’ala destra dello
schieramento. …seguivano poi le tribù in base al loro
ordine numerico, le une accanto alle altre; chiudevano
lo schieramento i Plateesi, che occupavano l’ala
sinistra.…lo schieramento di truppe era più o meno
uguale a quello dei Medi, ma mentre la sua parte
centrale era disposta su poche file, e qui il fronte di
combattimento era debolissimo, entrambe le ali erano
forti dal punto di vista numerico. (dt. VI, 111)
Schieramento di Maratona (490 a.C.)
1
Le fasi della
battaglia
2
Non appena furono schierati e i sacrifici riuscirono
favorevoli, allora gli Ateniesi, ricevuto l’ordine, si slanciarono
di corsa contro i barbari. E la distanza fra loro non era
inferiore ad otto stadi. I Persiani, vedendoli venire contro di
loro di corsa, si prepararono fronteggiarli e li considerarono
dei veri pazzi Ateniesi … vedendo che erano pochi di
numero, e per di più cavalleria né arcieri. …Ma gli Ateniesi,
una volta che, a ranghi serrati, formarono una mischia con i
nemici, combatterono in maniera memorabile.
(Erodoto, VI, 112)
3
La vittoria (Edt. VI, 116-117)
(Gli Ateniesi) primi fra tutti i Greci che conosciamo, raggiunsero il nemico di corsa,
per primi riuscirono a sopportare la vista dell’abbigliamento persiano e degli uomini
che con esso erano rivestiti: eppure fino ad allora per gli Elleni perfino sentire il
nome dei Medi era fonte di terrore.
Il combattimento durò molto tempo. A metà dello schieramento avevano la meglio i
barbari… ma su entrambe le ali vincevano gli Ateniesi e i Plateesi, che riunitisi,
attaccarono concentrati i Persiani quelli che avevano sfondato al centro e li
vinsero. Inseguirono i Persiani in fuga, colpendoli, fino a che, giunti al mare,
ricorsero al fuoco e attaccarono le navi.
Di sette delle navi s’impadronirono in questo modo gli Ateniesi, ma con le restanti i
barbari, ripreso il largo e, raccolti dall’isola in cui avevano lasciato i prigionieri
catturati ad Eretria, circumnavigavano il Sunio, con l’intento di prendere di sorpresa
gli Ateniesi di ritorno in città.…
Gli Ateniesi, però, si mossero in difesa della città quanto più velocemente fu loro
possibile farlo a piedi, e riuscirono ad arrivare prima che i barbari giungessero…. I
barbari allora, oltrepassato il Falero con le navi …se ne tornarono indietro, preso il
mare verso l’Asia.
In questa battaglia di Maratona morirono circa seimilaquattrocento uomini fra i
barbari, degli Ateniesi, invece, centonovantadue.
Il fallito tentativo persiano di aggiramento
La dedica del polemarco Callimaco
Iscrizione metrica su colonna di marmo, in più frammenti (8) rinvenuti in tempi e punti diversi
dell’Acropoli di Atene tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento. Ora al Museo epigrafico di
Atene. L’iscrizione, incisa dall’alto in basso in due linee verticali di scrittura, poste lungo due “guide”
tracciate nel marmo, è composta di cinque versi esametrici. La sua interpretazione ha posto non pochi
problemi, poiché si riteneva improbabile che la dedica per una vittoria potesse essere attribuita a un
morto. Si tratta probabilmente di un “memoriale” (mnema) del polemarco morto, fatta incidere dalla sua
famiglia su un oggetto già da lui dedicato ad Atena
IG I3 784; A. Lolling, AD, 7, 1891;R. Hampe, Die Antike, 15, 1939, 168-174;A. E. Raubitschek, AJA, 44, 1940, 53-56; F. Jacoby, Hesperia, 14, 1945, 158; A. E.
Raubitschek-L. Jeffery, Dedicaces from Athenian Acropolis, Cambridge Mass. 1949, n. 13; B.B. Shefton, ABSA, 45, 1950, 140-160; E. Fraenkel, Eranos, 49, 1951, 63-64;
Meiggs-Lewis, n. 18; E. B. Harrison, GRBS, 12, 1971, 5-24; P. Amandry, BCH, 95, 1971, 625-626; P. A. Hansen, Carmina Epigraphica Graeca, 1983, n 283; SEG
XXXVIII, 1988, n. 17; H. van Effenterre-F. Ruzé, Nomima, n. 95.
Callimaco di Afidna mi dedicò ad Atena
quale nunzio immortale a coloro che abitano le case dell'Olimpo
… polemarco degli Ateniesi nella battaglia che ebbe luogo
a Maratona…
a tutti gli Ateniesi ricordo (?)…
Dedica ateniese dalle spoglie di Maratona (Meiggs-Lewis, n. 19)
Iscrizione su una lunga base calcarea, in frammenti,
posta davanti alla facciata principale del Tesoro degli
Ateniesi a Delfi. Copia del III sec a.C. ca dall’originale in
alfabeto attico arcaico, di cui vengono riprodotte perfino
le lettere. Paus. X, 11, 5 ricorda che il Tesoro degli
Ateniesi a Delfi era stato costruito con il bottino della
battaglia di Maratona e questo fu l’elemento a lungo
considerato dirimente per la datazione sia dell’edificio (il
c.d. Tesoro) che della base iscritta. Un più attento esame
sia del contesto archeologico sia degli aspetti stilistici
delle sculture architettoniche che ornano il Tesoro ha
tuttavia rivelato che quest’ultimo è più antico sia della
dedica sia della stessa vittoria contro i Persiani. La dedica
si deve quindi alla volontà di Atene di dare la massima
risonanza e il massimo prestigio alla propria vittoria.
Gli Ateniesi ad Apollo (dedicano), sottratto al Medo, il
fior fiore delle spoglie
della battaglia (svoltasi) a Maratona
Rafforzamento del regime isonomico ad Atene
Nel 487 a.C., si registra la riforma del collegio degli arconti L’introduzione della
nomina per sorteggio per l’arcontato fu uno dei fattori che favorirono la perdita
di potere reale per questa magistratura collegiale, a favore della strategia, che
invece restò sempre elettiva. E in effetti, dal racconto di Erodoto, che risale a
un periodo in cui il comando delle truppe cittadine è ormai saldamente nelle
mani degli strateghi, emerge una certa incomprensione per il peso e il ruolo
effettivo di comando dell’arconte polemarco Callimaco.
«Subito, l’anno successivo, sotto l’arcontato di Telesino, i nove
arconti furono eletti per sorteggio ad opera dei cinquanta demoti
fra i prescelti per tribù, e fu allora la prima volta dopo la tirannide: i
primi risultavano tutti eletti. E fu ostracizzato Megacle figlio di
Ippocrate, del demo di Alopece»
Ath.Pol., 22, 5
Costruzione della flotta ateniese (Ath. Pol., 22, 7)
Nel terzo anno dopo questi fatti [la prima applicazione strumentale
dell'ostracismo], sotto l'arcontato di Nicodemo, come furono scoperte
le miniere di Maronea e alla città dallo sfruttamento venne un
guadagno di cento talenti; mentre alcuni consigliavano di ripartire
l'argento fra il popolo, Temistocle si oppose, non dicendo ciò per cui
sarebbe servito il denaro, ma suggerendo di prestare ai più ricchi fra
gli Ateniesi un talento per ciascuno. Poi, se l'impiego del denaro fosse
stato approvato, la spesa sarebbe stata a carico della città, in caso
contrario il danaro poteva essere chiesto indietro agli assegnatari.
Avendolo ricevuto a queste condizioni, egli fece costruire cento
triremi, ciascuno dei cento assegnatari avendone costruita una, navi
con le quali si poté combattere contro il barbaro a Salamina.
Temistocle e la flotta (Th. I, 14, 3-4)
Poco tempo prima delle guerre contro i Medi e della
morte di Dario ebbero triremi in gran numero sia i
tiranni, in Sicilia, e i Corciresi…gli Egineti infatti, e gli
Ateniesi, e altri, se mai ve n'erano, possedevano piccole
flotte, e per la maggior parte di esse si trattava di
penteconteri: e già molto tempo dopo, da quando
Temistocle riuscì a convincere gli Ateniesi - allorché
questi combattevano contro gli Egineti, e al tempo
stesso c'era da aspettarsi un attacco persiano [i.e. la
spedizione di Serse] - a costruire le navi con le quali poi
combatterono sul mare.
IL GIGANTE SI SCATENA:
LA SECONDA GUERRA PERSIANA
- SERSE E TEMISTOCLE
- I PERSIANI CONTRO…CHI?
- LA LEGA DI CORINTO
- LE TERMOPOLI E LA GLORIA SPARTANA
- ATENE IN FIAMME
- SALAMINA E IL GENIO DI TEMISTOCLE
- PLATEA: LA FALANGE TRIONFA
HDT., VII, 20-33 (passim):
Morto Dario, il regno passò a suo figlio Serse. Dalla conquista dell'Egitto, per quattro interi anni, egli
preparava un esercito …e verso la fine del quinto si pose al comando di un’armata di grandi
proporzioni. Infatti, delle spedizioni che noi conosciamo, questa fu di gran lunga la più grande …
Quale popolo infatti Serse non condusse dall'Asia contro la Grecia? Quale corso d’acqua potabile
non fu prosciugato, tranne quello dei grandi fiumi? E gli uni fornirono navi, altri furono schierati per
l’esercito di terra, a questi fu ordinato di fornire cavalli, ad altri navi per trasporto dei cavalli, e al
tempo stesso di partecipare alla spedizione, ad altri ancora di preparare grandi navi per i ponti, ad
altri infine viveri e navi. E in primo luogo, dal momento che i primi che avevano
circumnavigato l’Athos, avevano subito un disastro, per tre anni faceva preparativi e
soprattutto sull’Athos.
Giunto a Sardi, in primo luogo mandava araldi in Grecia per chiedere terra e acqua ed avvertire
di preparare banchetti per i re e, tranne che ad Atene e a Sparta, in ogni altra zona mandava
per la seconda volta a chiedere terra e acqua, perché credeva che quanti prima non l’avevano
concessa a Dario quando aveva inviato i suoi messi a richiederla, costoro allora, intimoriti, le
avrebbero concesse; volendo dunque sapere questo con esattezza, inviava gli araldi.
Fra coloro che le avevano concesse vi furono Tessali, Dolopi, Eniani, Perrebi, Locresi,
Magneti, Maliesi, Achei della Ftiotide, Tebani e gli altri Beoti, tranne Tespiesi e Plateesi.…
Ad Atene e a Sparta Serse non mandò messaggeri per la richiesta della terra, per questa
ragione, perché, avendoli mandati Dario in precedenza per questa stessa ragione, gli uni
avevano gettato i richiedenti nel baratro e gli altri, gettandoli in un pozzo, li invitavano a
portare al re terra e acqua da lì.…
Differenti reazioni degli Elleni
La coalizione anti-persiana: hòi Hèllenes (Erodoto VII, 138; 145)
La spedizione del re si diceva che si dirigesse verso Atene, ma in realtà andava contro tutta la Grecia. Saputo
ciò da molto tempo, i Greci non si comportavano tutti allo stesso modo. Quelli di loro che avevano dato la terra
e l’acqua al Persiano, avevano la fiducia di non dover patire nulla dal barbaro, ma quelli che non
l’avevano data erano in grande paura, sia perché non c'erano in Grecia navi in numero sufficiente per far fronte
all’invasore, sia perché molti non volevano partecipare alla guerra e viceversa volentieri stavano dalla parte dei
Medi.
…Ed essendosi riuniti in uno stesso luogo quanti fra gli Elleni si preoccupavano dell’Ellade nel senso
migliore, dandosi gli uni con gli altri consiglio e fiducia, allora, stabilirono, come prima cosa utile, di abbandonare
tutte le inimicizie reciproche e tutte le guerre in atto fra loro. … Poi, avendo saputo che Serse con l’esercito
era a Sardi, deliberarono di mandare in Asia qualcuno che spiasse le azioni del re e ad Argo degli ambasciatori
per concordare un’allenza militare contro il Persiano e di mandarne degli altri in Sicilia, presso Gelone il
Dinomenide, e a Corcira per invitarli ad aiutare l’Ellade e altri ancora a Creta per capire se tutta la grecità
diventasse una sola e se tutti insieme d’accordo facessero ciò, dal momento che sciagure si stavano abbattendo
allo stesso modo su tutti i Greci.
Posizioni filopersiane o di prudente neutralità ( Diodoro Siculo XI, 3)
È utile distinguere, fra i Greci, quanti scelsero di stare dalla parte dei barbari… Dunque Eniani, Dolopi, Maliesi,
Perrebi, Magneti erano schierati al fianco dei barbari fin da quando l’avanguardia mandata a protezione della
zona di Tempe era ancora sul posto, mentre gli Achei Ftioti, i Locresi, i Tessali e la maggior parte dei Beoti, dopo il
ritiro di questa, passò dalla parte dei barbari. Ma quelli fra i Greci che erano riuniti all’Istmo votarono la proposta
di far pagare una decima agli dei - una volta che avessero vinto la guerra - a quanti avessero volontariamente
scelto la collaborazione con i Persiani, e di inviare ambascerie a quanti invece non avevano preso posizione, per
chiedere loro di combattere insieme in difesa della libertà di tutti. Fra questi, alcuni scelsero di entrare
nell’alleanza senza riserve, altri rimandarono per lungo tempo, anteponendo la loro propria sicurezza rimanendo
ad osservare gli esiti del conflitto…
Alleanze e schieramenti
Le Termopili (480 a.C.)
Le Termopili (480 a.C.)
Le Termopili (480 a.C.)
C'è anche un altro fiume, non grande, il Fenice, a mezzogiorno dell’Asopo, che, scorrendo da
questi monti, si getta nell’Asopo. Nella zona del fiume Fenice la regione è strettissima, perché c'è il
passaggio solo per un carro. …
Il re Serse si accampava a Malide Trachinia, mentre invece i Greci stavano nel passaggio. Questa
regione è chiamata dalla maggior parte dei Greci Termopili, ma dalla gente del posto e dai vicini è
detta, “Pilai”, Porte.…
Ed erano questi, fra i Greci, quelli che attendevano il Persiano in questa zona: trecento opliti
Spartiati e mille fra Tegeati e Mantineesi, metà e metà, centoventi provenienti da Orcomeno
d’Arcadia e mille dal resto dell’Arcadia. Da Corinto erano in quattrocento. da Fliunte duecento
e da Micene ottanta. Questi venivano dal Peloponneso, mentre invece dai Beoti di Tespi
settecento e dei Tebani quattrocento.
E oltre a questi c'erano degli uomini scelti, i Locresi Opunzi, con tutto l'esercito, e mille Focesi.…
Costoro avevano comandanti diversi secondo le singole città, ma quello più illustre, soprattutto
anche perché aveva il comando in capo di tutta l'armata, era lo spartano Leonida, figlio di
Anassandrida,…(segue, in segno d’onore, l’intera genealogia regale di Leonida, re della famiglia degli Agiadi.)
figlio di Illo, figlio di Eracle, che aveva ottenuto la carica regale in modo imprevisto.
La battaglia delle Termopili (Erodoto VII, 202-228 passim)
Leonida …andava alle Termopili con trecento uomini scelti e che avevano figli, secondo le norme. E giungeva
avendo raccolto fra i Tebani, … perché li si accusava molto di medizzare (stare dalla parte dei Persiani). Perciò li
sollecitava alla guerra volendo sapere se avrebbero mandato un contingente o se avrebbero rifiutato apertamente
l’alleanza con gli Elleni. E costoro, benché la pensassero diversamente, lo seguivano.
Gli Spartiati inviarono per primi questi con Leonida affinché gli altri alleati, vedendo questi, partecipassero alla
spedizione e non medizzassero anche loro, se fossero venuti a sapere che essi stessi erano incerti. Tuttavia,
poiché era loro di impedimento la celebrazione delle Carnee, si preparavano, dopo la festa, a lasciare a Sparta
solo un contingente di sorveglianza e a venire rapidamente a sostegno di costoro con tutto l’esercito. Dal canto
loro, gli altri alleati avevano il proposito di fare anch’essi altrettanto: infatti l’Olimpiade coincideva con questi
avvenimenti, ed essi, non pensando che lo scontro alle Termopili si decidesse velocemente, mandarono solo le
avanguardie.
… i Greci che erano alle Termopili, come il Persiano fu vicino al passo, presi da timore si consultavano
circa la ritirata. A tutti gli altri Peloponnesiaci la cosa migliore sembrava tornare nel Peloponneso e
difendere l’Istmo ma, dal momento che i Focesi e i Locresi si opponevano a questa decisione, Leonida
decise di rimanere lì e di mandare messaggeri nelle città per chiedere di aiutarli, dal momento che essi
stessi erano pochi per respingere l’esercito dei Medi.
… I Lacedemoni combatterono in modo memorabile, fra l’altro dimostrando i saper combattere fra gente
che non lo sapeva fare e, anche quando volgevano le spalle, si ritiravano in formazione serrata e allora i barbari,
vedendoli fuggire, si lanciavano con grida e con fracasso e quelli allora si giravano per parare l’attacco e
fronteggiare i barbari e, volgendosi, abbattevano un numero incalcolabile di Persiani, mentre degli stessi
Spartiati ne cadevano pochi. E poiché i Persiani non riuscivano ad impadronirsi del passaggio, benché
cercassero e coi dardi e in ogni modo, si ritirarono.
…E il giorno dopo i barbari non avevano maggior successo, … i Greci, schierati e raggruppati per popoli,
erano là e combatterono ciascuno a turno, tranne i Focesi, perché questi erano stati messi a guardia del sentiero
sulla montagna.
La battaglia delle Termopili (Erodoto VII, 202-228 passim)
…Attraverso questo sentiero, i Persiani varcato l’Asopo, avanzavano per tutta la notte, avendo alla destra le montagne degli Etei,
alla sinistra quelli dei Trachinii. Come dunque apparve l’alba, anch’essi si trovarono in cima alla montagna. …Ed i Focesi si
accorsero di loro quando già erano saliti in cima…
Per primo l’indovino Megistia, dopo aver esaminato le interiora delle vittime, annunciò a quelli che erano alle Termopili che con
l’aurora sarebbe toccata loro la morte; c’erano poi anche dei fuggiaschi che annunciarono l’aggiramento da parte dei Persiani. Questi
fecero la segnalazione che era ancora notte, e infine, per terze, le sentinelle, correndo giù dalle vette quando ormai s’intravedeva la
luce del giorno. A questo punto i Greci si riunirono a consiglio e le loro opinioni erano divise, perché alcuni non volevano
che si abbandonasse lo schieramento mentre altri erano d’avviso contrario. A quel punto, sciolta l’assemblea gli uni se ne
andarono e si diressero ognuno verso la propria città, ma altri di loro si preparavano a rimanere là insieme a Leonida.
Si racconta però anche che sia stato lo stesso Leonida a mandarli via, preoccupandosi perché non morissero, mentre per
lui e per gli Spartiati presenti non era lecito e onorevole abbandonare la posizione per la quale, in primo luogo, erano venuti
in difesa.…
… accanto ai Lacedemoni restarono solo Tespiesi e Tebani. Fra costoro, i Tebani rimasero contro la loro volontà – in effetti Leonida li
tratteneva considerandoli degli ostaggi - invece i Tespiesi dissero che non se ne sarebbero andati lasciando Leonida e i suoi
compagni, ma vollero rimanere e morirono insieme.
…I barbari che erano con Serse avanzarono e gli Elleni con Leonida si lanciarono nel punto più stretto del colle…E del resto,
sapendo che la morte sarebbe loro venuta da quanti circondavano il monte, spiegavano contro i barbari quanta più forza avessero
senza economia e con disperazione.
Per la maggior parte di essi le lance si spezzarono allora ed essi dovettero combattere i Persiani con le spade e in quest’azione cade
Leonida, che si rivelò uomo coraggiosissimo e attorno a lui altri illustri Spartani …
…per il possesso del cadavere di Leonida, vi fu una grande mischia fra Persiani e Lacedemoni, finché i Greci, col loro
valore, lo trascinarono via e misero in fuga quattro volte gli avversari. E questo durò finché sopravvennero gli uomini di
Epialte. Come i Greci si accorsero che arrivavano questi, si ritirarono verso la strettoia della strada e, scavalcato il muro, si
attestarono tutti, tranne i Tebani, riuniti presso la collina: lì i barbari li assalirono mentre si difendevano con le spade, quelli che le
avevano ancora, e con le mani e con i denti, gli uni attaccandoli frontalmente e abbattendo la parte alta del muro, gli altri, dopo averli
circondati, stringendoli in accerchiamento da ogni parte.
La sconfitta più gloriosa: l’aretè dei Trecento delle Termopili
Erodoto VII, 228
Per essi, sepolti lì dove caddero, e per quanti erano
morti prima che quelli congedati da Leonida si
allontanassero, stanno scritte delle epigrafi che dicono
questo:
“Qui un giorno combatterono contro trecentomila
quattromila, venuti dal Peloponneso.”
Queste parole sono state scritte per tutti, ma per gli
Spartiati in particolare:
“O straniero, annuncia ai Lacedemoni che qui, morti,
giaciamo in obbedienza ai loro ordini.”
La sconfitta più gloriosa: l’aretè dei Trecento delle Termopili
Simonide di Ceo, fr. 5 D.:
encomio dei caduti alle Termopili
Dei morti alle Termopili
gloriosa è la sorte, bello il destino,
un altare il loro sepolcro, per loro, invece di lamenti,
memoria; l’offerta funebre è il canto di lode.
Di questa tomba, né il degrado
offusca lo splendore, né il tempo, che pur tutto doma.
Questo recinto d’eroi ha,
devoto alla sua cura, l’onore della Grecia:
ne è testimone Leonida,
re di Sparta, che ha lasciato
un ornamento grande di virtù e di gloria imperitura.
…per secoli
Onore a coloro che nella vita
si ergono a difesa di Termopili.
Mai che dal dovere essi recedano,
in ogni circostanza giusti e retti ,
agendo con pietà, con tenerezza
generosi se ricchi, generosi
ugualmente quanto possono, se poveri.
Sempre aiutando, per quanto loro possibile,
sempre dicendo il vero,
ma senza odio nei confronti di chi mente.
Ed ancor maggiore onore gli è dovuto
Quando prevedano (e molti lo prevedono)
Che infine spunterà un Efialte
E che i Medi, alla fine, passeranno.
L’armata persiana dilaga e conquista Atene (Erodoto, VIII,
31-53 passim)
Subito dopo il disastro delle Termopili i Tessali, in odio ai Focesi, fecero da guide alla marcia dei barbari. Partendo dalla Trachinia invasero la
Doride …, ma non la devastavano: infatti gli abitanti stavano dalla parte dei Persiani e i Tessali si opposero. Quando dalla Doride entrarono in Focide
non riuscirono a prendere i Focesi: Alcuni di essi infatti erano saliti sulle alture del Parnaso, portando i loro averi, la maggioranza invece trovò rifugio
pressi i Locresi Ozoli, nella città di Anfissa, posta sopra la pianura crisea. I barbari invasero tutta la Focide…tutte le zone che occuparono le diedero
alle fiamme e le saccheggiarono, mettendo a fuoco le città e i templi. Inseguitili sui monti, catturarono una parte dei Focesi…A Panopeo l’esecito si
divise in due. La parte più numerosa e forte, marciando con Serse verso Atene penetrò in Beozia. I Beoti parteggiavano per i Medi, e alcuni
Macedoni inviati da Alessandro e insediati nelle varie città li protessero.…Il resto dei barbari, condotti da guide, si diresse verso il santuario di
Delfi… per saccheggiare il santuario e mostrare le ricchezze al re Serse…I Delfii, nell’apprendere questo furono costernati e, nella loro gran paura,
consultarono l’oracolo sulle ricchezze sacre, se dovessero seppellirle o portarle in un altro paese. Il dio non permise che le rimuovessero, dicendo che
era capace di difendere da sé i suoi beni. I Delfii, udito ciò, si preoccuparono allora della propria sorte. Mandarono i figli e le mogli fuori dalla
regione, in Acaia; la maggior parte salì sulle cime del Parnaso e mise in salvo i suoi beni… altri si rifugiarono ad Anfissa, nella Locride. Tutti i Delfii
dunque lasciarono la città, tranne sessanta uomini e il profeta.…
Non appena si riunirono a Salamina gli strateghi delle città …giunse un uomo ateniese che annunciava che il barbaro era arrivato in Attica e che
essa era tutta messa a fuoco e fiamme. Infatti l’esercito al seguito di Serse, marciando attraverso la Beozia, dopo aver incendiato la città dei Tespiei
che questi avevano abbandonato rifugiandosi nel Peloponneso e aver fatto lo stesso per quella dei Plateesi, era arrivato ad Atene e la devastava
totalmente. …
A partire dalla traversata dell’Ellesponto, da dove i barbari iniziarono la loro avanzata passando in Europa, in tre mesi essi furono in Attica,
nell’anno in cui era arconte ad Atene Calliade. Ed essi presero la città bassa ormai deserta e trovarono alcuni Ateniesi, pochi, che ancora rimanevano
nell’acropoli: tesorieri del tempio e gente dei ceti più bassi, i quali avendo eretto a difesa dell’acropoli porte e travi di legno intendevano respingere gli
assalitori.…
I Persiani, installatisi sull’altura che fronteggia l’acropoli, quella che gli Ateniesi chiamano Areopago, conducevano l’assedio lanciando contro le
barricate frecce incendiarie: gli Ateniesi che erano stretti d’assedio si difendevano, benché ormai loro fossero ridotti al lumicino …Dopo qualche
tempo, apparve ai barbari una via d’accesso, … dapprima si diressero alle porte, e dopo averle spalancate uccisero quanti avevano cercato scampo nel
megaron: dopo che ebbero massacrato tutti costoro, dopo aver depredato il santuario diedero alle fiamme tutta l’acropoli.
…I Peloponnesiaci appena seppero che gli uomini di Leonida erano stati trucidati alle Termopili, accorsi dalle città all’istmo, qui si fermarono, al
comando di Cleombroto, figlio di Anassandrida, fratello di Leonida e qui, avendo sbarrato la via Scironide, decisero dopo aver tenuto consiglio di
costruire un muro che passasse attraverso l’istmo. Dal momento che si trattava di molte decine di uomini e che tutti lavoravano all’opera, essa
veniva portata a termine: portavano lì infatti pietre, mattoni, tronchi e cesti di sabbia ricolmi, e quanti erano accorsi in difesa non smettevano mai i
lavori, né di notte, né di giorno.
Il decreto di Temistocle (Meiggs-Lewis, n.23)
Iscrizione su stele di marmo, rinvenuta a Damala (Trezene), Peloponneso, nel 1959. Ora al Museo Epigrafico di Atene. Si tratta di un testo redatto nel
IV-III sec. a.C., ma che contiene il testo di un decreto della Boule ateniese, lo stesso che, su proposta di Temistocle, alla vigilia della battaglia
di Salamina prendeva le decisive misure riguardanti l'evacuazione dell'Attica, la mobilitazione della flotta e il rimpatrio degli esuli politici. Di
tale decreto parla anche Erodoto (VII, 144), ma il testo epigrafico restituisce un quadro degli eventi parzialmente divergente dalla testimonianza dello
storico. Su di esso si è tuttavia sviluppato un acceso dibattito. Poiché non si tratta sicuramente del decreto originale del 480 a.C., la critica si è divisa tra
i fautori della storicità del testo e gli studiosi convinti che si tratti di un falso. Per i primi l’epigrafe ritrovata a Trezene sarebbe una copia del decreto
originale, ben noto agli Ateniesi anche in epoche successive ai fatti (vd. Jameson, Meiggs-Lewis, Berve, Hammond, all.) ovvero con molti punti di
contatto con esso, o infine, nella peggiore delle ipotesi, un rifacimento vicino all’originale almeno nei suoi contenuti di fondo (Moretti, Guarducci,
Braccesi, Musti). Per gli scettici si tratterebbe invece di una falsificazione ispirata ai temi del nazionalismo ateniese e redatta all’epoca degli ultimi
importanti conflitti con Filippo II o con i successori di Alessandro.
Jameson, in Hesperia, 29, 1960, 198-223; SEG XXII, 1962, 274; L. Braccesi, Il problema del decreto di Temistocle, Bologna 1968; N.G.L. Hammond,
CAH IV2.
Dei! La boulé e il popolo hanno decretato: Temistocle figlio di Neocle, del demos di Frearrioi, avanzò la proposta: si affidi la
città ad Atena, protettrice di Atene, e a tutti quanti gli altri dei, affinché la proteggano e allontanino il barbaro dal
paese. Gli Ateniesi, dal canto loro, e gli stranieri che vivono ad Atene, mettano al sicuro i figli e le mogli a Trezene … I
vecchi e i beni li mettano al riparo a Salamina; i tesorieri e le sacerdotesse rimangano sull’acropoli a custodire le
cose degli dei. Gli altri Ateniesi e gli stranieri che hanno l’età per prestare servizio, tutti insieme, si imbarchino sulle duecento
navi che sono state allestite e difendano contro il barbaro la libertà propria e degli altri Elleni, insieme con gli Spartani, i
Corinzi, gli Egineti e gli altri che vogliono condividere questo pericolo. Gli strateghi nominino duecento trierarchi, uno per
ciascuna nave, cominciando da domani, scegliendoli fra coloro che posseggono terre e casa ad Atene, abbiano figli legittimi e
non siano più vecchi di cinquant’anni, e sorteggino fra essi le navi. Arruolino poi per ciascuna nave dieci soldati da imbarcare,
presi fra quelli d’età compresa fra i venti e i trenta anni, e quattro arcieri. Essi sorteggino anche l’equipaggio destinato alla
nave nello stesso tempo in cui avviene il sorteggio dei trierarchi. Che gli strateghi inoltre registrino anche gli altri imbarcati
nave per nave, su tavole bianche, per quel che concerne gli Ateniesi prendendoli dai registri dei cittadini, per gli stranieri da
quelli iscritti presso il polemarco; li iscrivano avendoli divisi secondo l’inquadramento in armamenti, nelle duecento navi, in
numero di cento, e si iscriva sopra l’armamento il nome della trireme e del trierarco e dell’equipaggio, affinché gli arruolati
sappiano su quale trireme deve imbarcarsi ciascun armamento. Dopo che siano state suddivise tutte quante le ciurme e siano
state sorteggiate nelle triremi, che la Boulé e gli strateghi completino i ranghi delle duecento navi dopo aver compiuto il
sacrificio propiziatorio a Zeus Onnipotente e ad Atena e a Nike e a Poseidone Protettore. Allorché le navi siano state
completamente armate, con cento di esse si porti aiuto all’Artemisio di Eubea, mentre con le altre cento si incroci
presso Salamina e il resto dell’Attica e si protegga il territorio. Affinché poi, con spirito unanime, tutti gli Ateniesi
combattano contro il barbaro coloro che sono esiliati per dieci anni si rechino a Salamina e lì rimangano in attesa fino a che il
popolo non deliberi nei loro riguardi. Coloro che sono stati privati dei diritti civili…[lacuna ]
“Decreto di Temistocle”, iscrizione trovata a Trezene nel
1959, conservata al Museo Epigrafico di Atene
Temistocle e la “profetica” costruzione della flotta
“Un’altra volta, prima di questa circostanza, il modo di pensare di Temistocle s’era
imposto al momento opportuno e aveva trionfato; quando gli Ateniesi, affluendo nel
pubblico erario enormi ricchezze, che venivano loro dalle miniere del Laurio, stavano per
ricevere individualmente dieci dramme a testa, allora Temistocle era riuscito a persuadere il
popolo in modo che, rinunciando alla ripartizione degli utili, con quel denaro provvedesse
alla costruzione di 200 navi da usare per la guerra, intendendo quella contro Egina. Sicché
la guerra scoppiata allora risultò di salvezza per la Grecia, poiché aveva costretto gli
Ateniesi a interessarsi del mare; e fu così che le navi, non utilizzate allo scopo per cui erano
state costruite, furono pronte al momento opportuno per la difesa dell’Ellade.
Queste navi, dunque, in precedenza allestite, erano già a disposizione degli Ateniesi, altre
ancora bisognava aggiungerne di nuova costruzione. In un’assemblea, convocata dopo aver
ricevuto il responso, stabilirono, in ossequio alla volontà del dio, di imbarcare tutte le loro
forze sulle navi, opporsi sul mare al Barbaro che moveva minaccioso contro la Grecia.
Questi, dunque, erano stati gli oracoli ricevuti dagli Ateniesi.”
Hdt., VII, 144.
I due oracoli del “muro di legno”
“Infatti gli Ateniesi, mandati degli incaricati a
Delfi, avevano voluto consultarne l’oracolo;
quando, compiute le cerimonie consuete
entro il sacro recinto, entrati nel sacrario, vi
si sedettero, la Pizia, che si chiamava
Aristonice, pronunciò questo oracolo: «O
sventurati, perché ve ne state qui seduti?
Lascia le tue case e le alte cime della tua città
dalla rotonda cinta e fuggi agli estremi limiti
del mondo! (…) Infatti la distrugge Ares che
guida un cocchio siriaco. Anche molte altre
fortezze rovinerà, non soltanto la tua; e al
fuoco distruttore darà molti templi di
immortali, che già da ora si ergono imperlati
di sudore, tremanti di paura; dagli eccelsi
fastigi gronda sangue nero, presagio di
inevitabile sventura. Suvvia, andatevene dal
sacrario e ai mali opponete il coraggio
dell’animo vostro.»
(…)«Pallade non può affatto piegare
Zeus Olimpio, pure ricorrendo a molte
preghiere e ad accorta saggezza ma a te
io darò questo nuovo responso, saldo
come acciaio. Quando sarà preso tutto
quello che è racchiuso fra il territorio
di Cecrope e l’antro del divino
Citerone, l’onneveggente Zeus concede
alla Tritogenia che solo il muro di
legno sia inespugnabile; questo salverà
te e i tuoi figli. E non aspettare, inerte,
la cavalleria e le forze di terra che
arrivano in massa dal continente ma
ritirati voltando le spalle: verrà ancora
il tempo che potrai restare in campo a
viso aperto. O divina Salamina, darai
morte tu a figli di donne, o quando il
dono di Demetra si disperde, o
quando si raccoglie.»
Hdt., VII, 140.
Hdt., VII, 141, 3-4
La discesa di Serse verso Atene e gli spostamenti della flotta
Poiché gli Ateniesi lo richiedevano, la flotta degli Elleni dall’Artemisio indirizzò le navi a
Salamina. Gli Ateniesi lo avevano chiesto per questo motivo: per potere essi stessi
evacuare i figli e le mogli dall’Attica, dopo di che si sarebbero consultati con loro su cosa
bisognasse fare. …credevano che avrebbero trovato i Peloponnesiaci che in massa
aspettavano l’arrivo del barbaro in Beozia, e invece non avevano trovato niente di tutto
ciò, ma anzi vennero a sapere che essi stavano fortificando l’istmo, interessati
soprattutto al Peloponneso e avendo cura di sorvegliare solo questo, le altre regioni,
invece, abbandonandole a se stesse.…Gli altri dunque si diressero a Salamina, gli
Ateniesi invece verso la loro patria. Dopo la partenza avevano fatto il proclama che
chiunque degli Ateniesi fosse in condizioni di farlo mettesse in salvo i figli e i familiari: in
quell’occasione la maggior parte fu mandata a Trezene, altri a Egina, altri ancora a
Salamina stessa.…
…A Salamina, si raccolse anche il resto della flotta degli Elleni, …non appena si
riunirono a Salamina gli strateghi delle città che partecipavano alla coalizione
navale tenevano consiglio, sul luogo in cui sembrava che fosse più opportuno dare
battaglia navale, fra le località delle quali gli alleati avevano il controllo: (secondo quanto
riteneva Euribiade, navarco Spartano) infatti l’Attica era ormai perduta ed egli faceva la
proposta riferendosi alle regioni ancora restanti. I pareri di quanti avevano parlato, in
maggioranza concordavano sull’idea di combattere davanti al Peloponneso, dopo
essersi spostati verso l’istmo… Mentre gli strateghi di parte peloponnesiaca
riflettevano su queste ipotesi giunse un uomo ateniese che annunciava che il
barbaro era arrivato in Attica e che essa era tutta messa a fuoco e fiamme
La lungimiranza strategica di Temistocle
Erodoto, VIII, 56-63 (passmi)
Gli Elleni che si trovavano a Salamina, non appena fu loro annunziato com’erano andate le cose per l’acropoli di Atene, piombarono
in un tale scompiglio che alcuni degli strateghi non aspettarono neppure che si concludesse la delibera sulla questione in esame, ma
si precipitarono sulle navi e issarono le vele per allontanarsi di volata: da quanti di essi rimasero fu deciso che la battaglia navale si
ingaggiasse di fronte alle coste dell’istmo. Si fece notte, e quelli, allontanatisi dal luogo del consiglio se ne andarono sulle navi.
Temistocle ,allora, [ dopo aver convinto il navarco Euribiade a convocare una nuova assemblea perora con insistenza una diversa
tesi]…parlò così: “Sta ora a te salvare l’Ellade, se ti volessi far persuadere da me a restare e a combattere qui invece di far salpare
le navi verso l’istmo, facendoti convincere dai discorsi di costoro. Confronta infatti le due ipotesi, dopo averle ascoltate. Cercando
lo scontro nelle acque dell’istmo combatterai in mare aperto, ciò che è la situazione meno adatta per noi che abbiamo navi più
pesanti e inferiori per numero; oltre a ciò, quand’anche per il resto dovesse andarci bene, perderai Salamina, Megara ed Egina. Con
la flotta, infatti, seguirà anche il loro schieramento di terra e così tu stesso li porterai fin nel Peloponneso, mettendo a repentaglio
tutta quanta l’Ellade. Se invece farai le cose che ti dico, in esse riscontrerai i seguenti vantaggi: innanzi tutto, combattendo in
uno spazio ristretto con poche navi contro molte, se dovesse accadere ciò che è probabile in battaglia, di gran lunga risulteremo i
più forti. Lo scontro navale in un’area angusta infatti è a nostro vantaggio, mentre invece vasti spazi sono a favore di quegli altri.
Oltre a ciò continuiamo ad avere il controllo di Salamina, nella quale noi abbiamo fatto rifugiare figli e donne. E ancora c’è
questo, cui voi maggiormente tenete: rimanendo qui combatterai ugualmente per il Peloponneso, come nelle vicinanze dell’istmo, e,
se hai senno, non li porterai fin dentro il Peloponneso. Se dovesse avvenire ciò che io spero e noi vinceremo con le navi, i
barbari non si avvicineranno all’istmo né riusciranno ad avanzare più in là dell’Attica, si ritireranno senz’ordine e ci noi avremo
guadagnato il fatto di conservare Megara, Egina e Salamina, nella quale c’è anche un oracolo a predirci che risulteremo vincitori dei
nostri nemici…”. Mentre Temistocle così parlava di nuovo il corinzio Adeimanto lo attaccò, e intimava a lui, che non aveva patria, di
tacere, e ad Euribiade di non consentire a un apolide, un uomo senza più città, di proporre una votazione; che Temistocle
dichiarasse la sua città e solo dopo sottoponesse agli altri il suo parere: lo invitava, per offenderlo, e l’insultava così perché Atene era
stata presa e occupata. Allora Temistocle contro di lui e i Corinzi parlò molto e duramente, mettendo in chiaro, col suo discorso,
come per gli Ateniesi, finché avevano in mare duecento navi pienamente equipaggiate, ciò equivalesse ad avere e città e territorio
più grandi dei loro: nessuno dei Greci infatti avrebbe potuto opporsi a un loro attacco.…
Così parlando Temistocle riuscì a convincere Euribiade: secondo il mio avviso soprattutto per timore che gli Ateniesi non
defezionassero da loro, se portava le navi all’istmo. Infatti se gli Ateniesi avessero abbandonato la coalizione, quelli che restavano
non sarebbero stati più in condizione di combattere. Perciò scelse questo consiglio, di restare lì a combattere la battaglia navale.
La sorprendente vittoria navale di Salamina
Di conseguenza sbarcarono molti Persiani nell’isoletta che sta fra Salamina e la terraferma, mentre, dopo che si fu a metà della
notte, da un lato facevano avanzare l’ala dello schieramento che dava a ponente, con disposizione circumnavigare Salamina,
dall’altro fecero muovere anche quelli schierati intorno a Ceo e Cinosura, e con le navi occuparono tutto lo stretto fino a
Munichia.… Facevano questo in silenzio, in modo che i nemici non ne fossero informati.
Fra i comandanti a Salamina……non appena furono convinti di quanto era avvenuto, si disposero per la battaglia navale.
Apparve l’aurora e…presero il largo con tutte le navi. E all’improvviso i barbari piombarono su di loro mentre si stavano
spostando.
Di fronte agli Ateniesi stavano schierati i Fenici, che tenevano il lato che dava verso Eleusi e a ponente; di fronte ai
Lacedemoni gli Ioni, che invece occupavano il lato ad oriente verso il Pireo.
…I Greci combattevano lo scontro navale con ordine e secondo lo schieramento, mentre i barbari non mantenevano più
l’inquadramento e non facevano nulla con giudizio, … sebbene quel giorno essi fossero di gran lunga più valorosi …tutti pieni
di ardimento e timorosi di Serse, e ciascuno credeva che il re avrebbe guardato proprio lui. … infatti Serse, mentre se ne stava
seduto ai piedi del monte posto proprio di fronte a Salamina, detto Egialeo, allorché vedeva qualcuno dei suoi che si metteva in
luce per qualche impresa nel corso della battaglia navale si informava su chi l’avesse fatta e gli scribi registravano il comandante
della nave, col patronimico, e la città.… mentre i barbari erano volti in fuga e cercavano di prendere il mare allontanandosi in
direzione del Falero, gli Egineti, appostatisi sullo stretto compirono azioni degne di menzione. Gli Ateniesi nel tumulto
distruggevano sia le navi che venivano loro incontro per combattere sia quelle che fuggivano, gli Egineti invece quelli che
cercavano di allontanarsi dallo specchio delle operazioni: in tal modo quelli che fossero sfuggiti agli Ateniesi, a tutta velocità
cadevano preda degli Egineti.
Invece l’ateniese Aristide, figlio di Lisimaco…in questa mischia che avveniva intorno a Salamina, presi con sé molti degli opliti
ateniesi schierati sulla sponda di Salamina, al loro comando passò sull’isola di Psittaleia, ed essi massacrarono tutti quanti i
Persiani che erano su quest’isoletta. Serse, appena si rese conto della sciagura che gli era capitata, temendo che qualcuno
degli Ioni si consigliasse con i Greci, oppure che essi stessi decidessero di andare all’Ellesponto per rompere i ponti, per
paura dii rischiare, bloccato in Europa, l’annientamento, …mandò ai Persiani un messaggero con la notizia del disastro.…
(Erodoto, VIIII, 76-98 passim)
La sorprendente vittoria navale di Salamina
L’invenzione della trireme
“Si dice che per primi i Corinti esercitassero la marineria
nel modo più simile al nostro e che per la prima volta in
tutta la Grecia le triremi fossero costruite a Corinto.
Sembra che Aminocle, costruttore corinzio, fabbricasse
quattro navi anche ai Sami: sono circa trecento anni alla
fine di questa guerra da che Aminocle andò dai Sami
(…)”
Th., I, 13, 2-3.
Le principali manovre della guerra navale :
periplous e diekplous
Lo scontro decisivo a Platea (479 a.C.)
…gli Spartani, senza dir nulla agli ambasciatori venuti dalle città alleate, inviarono, nottetempo,
cinquemila Spartiati, assegnando a ciascuno di loro sette iloti, e affidando la conduzione
dell’esercito a Pausania figlio di Cleombroto. Il comando spettava in verità a Plistarco, figlio di
Leonida: ma egli era ancora un bambino e l’altro era suo tutore e cugino. Cleombroto, infatti, il
padre di Pausania, figlio di Anassandrida, era morto poco tempo dopo che aveva ricondotto
indietro dall’istmo l’esercito che aveva lavorato alla costruzione del muro.
Dopo di ciò a Mardonio giunse la notizia che i Greci si erano ricongiunti all’istmo. Così egli tornò
indietro (dall’Attica) via Decelea…Il suo accampamento si estendeva da Eritre, nella zona di Isie,
fino al territorio di Platea, disposto lungo il fiume Asopo. …
I Lacedemoni, non appena giunsero all’Istmo, qui posero l’accampamento. Informati di ciò gli
altri Peloponnesiaci, quelli che avevano scelto di stare dalla parte migliore, ma alcuni solo perché
vedevano gli Spartani uscire in campo, presero parte alla spedizione. Dall’istmo, dunque,
avendo raccolto nei sacrifici auspici favorevoli, avanzavano tutti insieme e arrivano alla
regione di Eleusi: dopo aver compiuto anche qui un sacrificio, che riuscì loro propizio, si
spingevano avanti, e insieme ad essi gli Ateniesi, passato il mare da Salamina, si riunirono in
territorio eleusino. Quando arrivarono ad Eritre, in Beozia, seppero che i barbari avevano posto il
campo presso l’Asopo, e si schierarono di fronte, alle pendici del Citerone.
Il numero complessivo dell’esercito degli Elleni raccolto a Platea, opliti e armati alla
leggera, era di centodiecimila, cui mancavano milleottocento uomini. Con i Tespiesi
presenti raggiungevano i centodiecimila.…
La lunga e complicata manovra
vincente di Pausania
Il sacco del campo persiano e il bottino di guerra
…Pausania, fatto un bando che nessuno toccasse il bottino, diede ordine agli
iloti di raccogliere in un cumulo gli oggetti preziosi. Essi allora, sparsisi per
l’accampamento trovarono tende ornate d’oro e d’argento, letti dorati e
argentati, crateri d’oro, coppe e altri tipi di vasi per bere; sui carri trovarono
sacchi nei quali scoprirono lebeti d’oro e d’argento, ai morti che giacevano al
suolo portarono via braccialetti, collane e le scimitarre, che erano d’oro; delle
vesti ricamate non fu fatto nessun conto.…
Ammassate le ricchezze e prelevata la decima per il dio di Delfi, in base alla
quale fu dedicato il tripode d’oro che sta sul serpente bronzeo a tre teste che
sorge vicinissimo all’altare, e tolta la parte anche per il dio di Olimpia, grazie
alla quale dedicarono lo Zeus di bronzo alto dieci cubiti, e al dio dell’Istmo,
da cui derivò il Poseidon di bronzo di sette cubiti, tolte queste parti, il resto
lo divisero e ognuno di quelli che lo meritavano prese le concubine dei
Persiani, l’oro, l’argento e le altre ricchezze e il bestiame…per Pausania, poi, fu
scelta la decima di tutto e gli fu consegnata: donne, cavalli, talenti, cammelli
oltre alle altre ricchezze. (Erodoto, IX, 80-81 passim)
La colonna serpentina e il tripode della dedica di Delfi
IN SINTESI…
..GLI ATENIESI RIFORMULANO LA LORO IDENTITÀ IN
FUNZIONE DELLA VITTORIA SUI PERSIANI E DEL
FONDAMENTALE RUOLO DELLA LORO FLOTTA
OPPOSIZIONE GRECO (ATENIESE) E BARBARO
IL SISTEMA ISONOMICO VIENE MODIFICATO IN SENSO
“DEMOCRATICO”
LA FLOTTA DIVIENE ELEMENTO CENTRALE DELLA POTENZA
ATENIESE
SI CONFIGURA IL DUALISMO SPARTA – ATENE…
DUALISMO POLITICO, ETICO, SOCIALE, MILITARE,
TERRITORIALE…