CORSO DI STORIA GRECA 2015-2016 RECUPERO LEZIONI LEZIONE 1: - 5 CHIAVI DI LETTURA PER LA STORIA ANTICA - IL SORGERE DELLA POTENZA ATENIESE CHIAVE DI LETTURA 1 L’IDENTITÀ - ESIGENZA UMANA PRIMARIA - IDENTITÀ PERSONALE - IDENTITÀ COLLETTIVA - DEFINIZIONE ATTRAVERSO IL RAPPORTO/ CONFRONTO CON IL MONDO E CON GLI ALTRI - DEFINIZIONE PER AFFINITÀ E/O CONTRASTO - POTENTE DINAMICA DI CUI VEDREMO LA PRESENZA IN TUTTI I PASSAGGI CHIAVE DELLA STORIA ATENIESE E, PIÙ IN GENERALE, DELLA STORIA GRECA CHIAVE DI LETTURA 2 LO SPAZIO - PERCEZIONE E COMPRENSIONE DELLO SPAZIO E DELL’AMBIENTE DEL TUTTO DIVERSA RISPETTO ALLA NOSTRA - SPAZIO LINEARE (VISIONE DAL BASSO) - SPAZIO RICOSTRUITO CON IDEALMENTE - LO SPAZIO ABITATO (OIKOUMENE) E LA TERRA INCOGNITA - FAREMO IL PUNTO IN RAPPORTO A MOBILITÀ MEDITERRANEA, COLONIZZAZIONE, ESPLORAZIONE E CONQUISTA CHIAVE DI LETTURA 3 IL TEMPO - PERCEZIONE E COMPRENSIONE DEL TEMPO DEL TUTTO DIVERSA RISPETTO ALLA NOSTRA - TEMPO CICLICO (LEGATO AI CICLI NATURALI) - SOLE E LUNA - STAGIONI - VITA E MORTE - TEMPO DIVERSAMENTE CADENZATO - RAPPORTO FRA TEMPO E STORIOGRAFIA - FAREMO IL PUNTO IN RAPPORTO ALLE ATTIVITÀ DEL SISTEMA POLITICO ATENIESE CHIAVE DI LETTURA 4 LA GUERRA - LA GUERRA COME PARTE INTEGRANTE DELL’AZIONE POLITICO-DIPLOMATICA - LA GUERRA E IL MONDO MILITARE COME ELEMENTI PORTANTI NELLA VITA DELLA POLIS - LA GUERRA E IL MONDO MILITARE COME ELEMENTI PORTANTI DEI SISTEMI POLITICI DI SPARTA E ATENE - FAREMO IL PUNTO IN RAPPORTO ANCHE ALL’EVOLUZIONE DEL SISTEMA DI COMBATTIMENTO COLLETTIVO DEL MONDO GRECO (FALANGE) Atene. Anfora a figure nere con teoria di opliti. 550 a.C. CHIAVE DI LETTURA 5 LA RELIGIONE - LA RELIGIONE GRECA È UNA RELIGIONE “EMBEDDED” OVVERO È PERVASIVA - INTERESSA OGNI ASPETTO DELLA VITA DEI SINGOLI E DELLE COMUNITÀ O GRUPPI SOCIALI NEI QUALI ESSI SONO INSERITI - È UNO DEI PILASTRI SUI QUALI SI REGGE LA POLIS (ERETRIA) - FAREMO IL PUNTO IN RAPPORTO ANCHE ALL’EVOLUZIONE DEL SISTEMA POLITICO ATENIESE I PUNTI NODALI DELLA VICENDA ATENIESE FRA ETÀ ARCAICA E CLASSICA OVVERO COME E PERCHÉ LA POLIS “DEMOCRATICA” PER ECCELLENZA DIVENTA TYRANNOS ATENE MATURA E PRENDE COSCIENZA DI SÉ - LA RIFORMA CLISTENICA - LA VITTORIA CONTRO BEOTI E CALCIDESI - LE GUERRE PERSIANE Atene. Tetradramma con al D/ testa elmata di Atena e al R/ civetta stante nel quadrato incuso e leggenda ΑΘΕ. 490 a.C. ca. La vertigine del cambiamento. L’invenzione dell’isonomia L’ultimo decennio del VI secolo e i primi anni del V sono per Atene un periodo denso di straordinarie trasformazioni e di dure prove dalle quali la polis emerge con una salda coesione interna e una nuova consapevolezza delle proprie possibilità. La nuova stagione sorge sulle ceneri della tirannide che, con gli eredi di Pisistrato (Pisistratidi), aveva retto la città dal 528/7 al 511/10 a.C. Ippia, primogenito ed erede, modifica in senso restrittivo le attitudini del padre dopo la morte del fratello Ipparco, ucciso nel 514. Nel periodo fra 508/7 e 461/60 a.C. il regime vigente nella polis attica è propriamente definibile come una isonomìa (politeia isonomica), a cui la città giunge attraverso un duro percorso. Le fonti A proposito della non semplice ricostruzione delle vicende politiche e istituzionali ateniesi fra la cacciata dei tiranni e la piena affermazione della costituzione di Clistene, la pseudo-aristotelica Costituzione degli Ateniesi offre un affresco d’insieme, mentre il racconto erodoteo sottolinea fortemente l’importanza, formale e sostanziale, della riforma delle tribù. Ulteriori dati, a proposito della ripartizione clistenica dell’ Attica sono offerti anche dalla Geografia di Strabone, mentre dalla Periegesi di Pausania, abbiamo i nomi delle dieci nuove tribù, che sostituirono le precedenti quattro tribù genetiche: Geleonti, Egicorei, Argadei e Opleti. Significativo è poi che, nel clima dell’Atene della piena democrazia radicale, sia Erodoto che, soprattutto, Tucidide sentano il bisogno di dedicare pagine importanti per metodo storiografico al ristabilimento della verità riguardo ai “Tirannicidi”. L’azione riformatrice di Clistene dopo la cacciata dei Pisistratidi T V 82 Ath. Pol., 20, 1: Dopo che la tirannide fu abbattuta, ardevano la rivalità e il conflitto politico fra Isagora figlio di Teisandro, che era amico dei tiranni, e Clistene, della famiglia degli Alcmeonidi. T V 83 HDT. V, 66-67,1; 69, 2: Questi due uomini (Clistene e Isagora) si contendevano il potere, e Clistene, la cui parte stava per soccombere, aggregò alla sua fazione il demos. In seguito egli fece in modo che gli Ateniesi, che erano divisi di quattro tribù, avessero dieci tribù, avendo eliminato la derivazione dei nomi di queste dai figli di Ione, Geleonte, Egicoreo, Argade e Oplete ed escogitato nomi che derivavano da altri eroi, di origine locale, eccetto Aiace: questo, in realtà, lo aggiunse, pur essendo straniero, in quanto vicino alla città e alleato in battaglia. In questo, a quel che a me sembra, questo Clistene imitava il suo nonno materno, Clistene il tiranno di Sicione.… E perciò, non appena riuscì a guadagnare al sua parte il popolo di Atene, prima di allora escluso da tutto, egli mutò il nome alle tribù e le rese in numero maggiore, da meno che erano. Creò perciò dieci filarchi (capi delle tribù) invece che quattro, e ripartì i demi dieci per tribù. E, avendo tirato dalla sua il demos, era di gran lunga superiore ai suoi avversari politici. Affermazione della riforma: il demos difende le proprie conquiste T V 77 HDT., V, 70; 72; 74-75: Per parte sua Isagora, risultato sconfitto (da Clistene), cercò di fare questa contromossa: chiama in aiuto lo spartano Cleomene, che diventato suo amico e ospite personale al tempo dell’assedio ai Pisistratidi. Ma girava anche la diceria che Cleomene avesse una tresca con la moglie di Isagora. Dapprima Cleomene, inviando un araldo ad Atene, ordinava di cacciare Clistene e molti altri Ateniesi con lui, definendoli “i sacrileghi”. E mandando a chiedere questo parlava dietro suggerimento di Isagora: infatti gli Alcmeonidi e quelli della loro fazione avevano l’accusa di questo assassinio, mentre né lui né i suoi amici ne avevano parte. […] Appena Cleomene, mandando l’araldo, provò a cacciare Clistene e “i sacrileghi”, Clistene stesso si allontanava dalla città; ma dopo non molto tempo Cleomene si presentò ad Atene con un piccolo manipolo e, una volta arrivato scacciò via, come si trattasse di persone contaminate da colpa, ben settecento famiglie di Ateniesi, quelle che sottobanco gli indicava Isagora. Dopo aver fatto questo tentava per la seconda volta di sciogliere la Boulé e provava a porre al potere i trecento che facevano parte della fazione di Isagora. Ma, essendosi opposta a ciò la Boulé, e rifiutando essa obbedire, Cleomene, Isagora e i suoi partigiani occuparono l’acropoli. Ma il resto della popolazione ateniese, con un solo animo, li tenne sotto assedio per due giorni: al terzo, dopo aver stipulato una tregua giurata, riescono ad allontanarsi dal paese quanti fra loro erano Lacedemoni.…Gli altri, gli Ateniesi, li incarcerarono per poi mandarli a morte…[…] La riforma di Clistene T V 84 Ath.Pol. 20, 4-22, 1: vd. anche T VIII 48 Una volta che il demos ottenne il potere, Clistene era a capo della città e alla guida della fazione popolare. Gli Alcmeonidi erano sicuramente quelli che maggiormente portavano il merito della cacciata dei tiranni e avevano sempre portato avanti la lotta politica.…Per questi motivi, dunque, il demos aveva fiducia in Clistene. Egli allora, messosi a capo della parte popolare, nel quarto anno dopo la cacciata dei tiranni, sotto l’arcontato di Isagora, per prima cosa dunque ripartì tutta la popolazione in dieci tribù invece delle quattro (tradizionali), con l’intento di “rimescolare”, allo scopo di far partecipare alla cosa pubblica un maggior numero di cittadini…Poi istituì un Consiglio (Boulé) di cinquecento membri al posto di quattrocento, cinquanta per ogni tribù: una volta erano cento. Per questo motivo non divise il popolo in dodici tribù, perché non gli capitasse di ripartire in base alle preesistenti trittie: c’erano infatti dodici trittie formate dalle quattro tribù, cosicché non sarebbe stato possibile rimescolare il popolo. Ripartì perciò anche il territorio, per demi, in trenta parti, dieci quelli nell’area della città, dieci della costa e dieci dell’entroterra, e dopo aver denominato queste trittie, le suddivise tre per ciascuna tribù, in modo che ciascuna avesse al suo interno tutte e tre le aree topografiche. E considerò demoti, cioè concittadini di demo quelli che abitavano in ciascuno dei demi, affinché, essendo denominati con il patronimico, non si indicassero i nuovi cittadini, ma fossero tutti ridenominati in base ai demi: da allora gli Ateniesi si chiamano ancor oggi col nome del demo. Istituì poi dei demarchi, che avevano gli stessi incarichi degli antichi naucrari: e infatti istituì i demi al posto delle naucrarie. Denominò i demi, gli uni in base alle località, gli altri in base ai fondatori: infatti non tutti esistevano già in luoghi definiti. Quanto alle casate familiari, alle fratrie e ai sacerdozi lasciò che ciascuno li mantenesse secondo le usanze avite. Per le tribù stabilì degli eponimi scelti da una selezione di cento eroi capostipiti, e fu la Pizia a sceglierne dieci. Fatto ciò, la costituzione divenne molto più aperta al popolo di quella di Solone. L’Attica Le divisioni dell’Attica pre-clistenica e le nuove tribù territoriali La politeia isonomica La costituzione definita da Clistene: abolisce i gruppi gentilizi tradizionali e allarga l’accesso alla cittadinanza immettendo nel corpo civico un gran numero di persone, ora suddivise in 10 tribù territoriali Gli organismi deliberanti sono l’ekklesìa, aperta a tutti i cittadini, nella quale a tutti è garantita isegorìa e isonomia; il Consiglio (Boulè) dei 500, comitato permanente di governo suddiviso in sezioni (pritanie) di 50 membri sorteggiati per tribù, che governa la città per un decimo dell'anno (36 giorni, cioè una pritania); l’Areopago, consiglio ristretto degli ex-arconti, che conserva il suo ruolo di direzione politica L'accesso alle magistrature e l'elezione alle altre funzioni (p.es. giudiziarie: Eliea) rimane regolato dalle leggi di Solone (dal 487 l’arcontato aperto alle prime due classi di censo). L’assetto dello stato è difeso con procedure speciali di tutela (contro la tirannide): ostracismo Perché l’ostracismo È incerto se delle riforme clisteniche faccia parte integrante la procedura dell’ostracismo o questa si debba attribuire (con Beloch, De Sanctis, Bengtston) a un periodo immediatamente successivo. Il primo esilio sicuramente comminato tramite ostracismo quello di Ipparco di Carmo, nel 487/86 (il successivo ostracismo, nel 486/85). Il provvedimento sembra pensato come forma di autotutela da parte delle istituzioni cittadine contro il pericolo che l’eccessiva importanza o visibilità di un cittadino spianasse la strada all’instaurarsi di poteri personali. A questo proposito i cittadini ateniesi aventi diritto, membri dell’ekklesìa, si esprimevano due volte: una per dire se queste condizioni generali di pericolo erano presenti e, in caso di voto affermativo, un’altra per dire chi ne fosse responsabile. In tal senso l’ostracismo sembra uno strumento politico perfettamente coerente allo spirito della politeia isonomica, degli uguali diritti, istituita da Clistene: l’antagonista di tale regime è colui che arroga a sé tutti i poteri, il tiranno, e l’opposizione isonomia/tirannide sentita ancora base della dialettica politica. Ciò sembra tradire ancora uno scenario di transizione, fra le vecchie contese per il potere fra i potenti gruppi aristocratici e il nuovo spazio politico al quale ciascun cittadino accede con il diritto a lui spettante, qual è quello creato dalla costituzione clistenica. Ben presto il personalizzarsi della contesa politica, l’affacciarsi sulla scena del demos, la pressione di fazioni e gruppi legati dall’orientamento politico renderanno l’ostracismo un comodo mezzo per eliminare avversari scomodi. Gli ostraka Gli ostraka La fine della tirannide e l’invenzione dei Tirannicidi Le tradizioni ateniesi avevano trasformato l’omicidio di Ipparco, assassinato da Armodio e Aristogitone nel corso delle Panatenee del 514, in un tirannicidio. In realtà, in quanto minore di Ippia, Ipparco non era tiranno. Inoltre, nonostante i diversi e sfortunati tentativi di abbattere la tirannide da parte di fuoriusciti ateniesi e l’indefesso impegno profuso dagli Alcmeonidi, soprattutto con le pressioni esercitate su Sparta tramite la Pizia, non è la morte di Ipparco che segna la fine della tirannide né la cacciata dei Pisistratidi, realizzatasi con l’aiuto dell’esercito spartano, segna l’atto di nascita della libertà ateniese. L’azione dei Tyrannoktonoi, tuttavia, venne risplasmata in glorioso gesto di riscatto della libertà cittadina già a partire dal regime isonomico: i due ricevevano onori funebri sulla tomba, a cura dell’arconte polemarco, come degli eroi caduti per la patria. La loro immagine stessa, eternata in due gruppi statuari, il primo di Antenor, poi trafugato da Serse, il secondo reintegrato dopo la vittoria sui Persiani, ad opera di Kritios e Nesiotes, diventò il simbolo della riscossa del popolo ateniese e del suo spirito antitirannico. L’Atene democratica accentuerà ancor più il culto di questo mito politico: i discendenti di Armodio e Aristogitone furono esentati da tasse ed ebbero diritto ad avere un pasto nel Pritaneo, a spese dello Stato. La vera storia della fine della tirannide ateniese TH., VI, 53, 2-55, 59: Infatti il popolo, ben sapendo, per averlo sentito raccontare, che la tirannide di Pisistrato e dei suoi figli sia stata pesante da sopportare nell’ultimo periodo, e inoltre che non era stata abbattuta ad opera loro e di Armodio, ma degli Spartani, aveva sempre paura e accoglieva tutto con sospetto. L’impresa di Armodio e di Aristogitone, in effetti, ebbe inizio a causa di una combinazione di eventi legati a questioni amorose: illustrando in dettaglio questo aspetto io dimostrerò che, come gli altri, anche gli Ateniesi non raccontano niente di storicamente esatto sui loro tiranni e su quanto avvenuto. …per Armodio e Aristogitone la congiura e l’ardire folle che nasceva dall’estemporaneo sospetto ebbe origine per un’offesa amorosa.. Ma, per gli Ateniesi, dopo di ciò ila tirannide continuò a restare in piedi, e anche più pesante, e Ippia, per via della paura che sempre di più ormai provava, uccise molti dei cittadini e al tempo stesso sorvegliava la situazione fuori dalla città,.…Dopo essere stato tiranno degli Ateniesi ancora per tre anni, ed esser stato deposto nel quarto dagli Spartani e, fra gli esuli, dagli Alcmeonidi, Ippia lasciò il paese grazie a un accordo, rifugiandosi nel Sigeo e a Lampsaco, e da qui, poi, presso il re Dario. Da qui venuto a Maratona, vent’anni dopo, che era ormai vecchio, combattè al fianco dei Medi. HDT., V, 62, 2-63, 1: Durante il periodo in cui Ippia era tiranno e incrudeliva sugli Ateniesi a causa dell’uccisione di Ipparco, gli Alcmeonidi, che … erano stati mandati in esilio dai Pisistratidi, tentarono di rientrare con la forza insieme agli altri esuli ateniesi e non riuscirono a trovare la via del ritorno ma, anzi, mentre cercavano di rientrare e di liberare Atene, avendo fortificato Lipsidrio, nella parte a monte della Peonia, subirono una gravissima sconfitta. Allora, …cercando di escogitare ogni tipo d’attacco contro i Pisistratidi, prendono in appalto dal consiglio anfizionico la ricostruzione del tempio di Delfi, quello di adesso, ma che allora non era stato ancora costruito. Dal momento che erano molto ricchi e da molto tempo erano uomini stimati e famosi, realizzarono il tempio più bello del modello e, fra l’altro, essendosi stabilito di costruire il tempio in pietra arenaria, essi realizzarono la facciata in marmo di Paro. Nel 506 a.C. Atene sconfigge Beoti e Calcidesi… …mette alla prova la solidità del regime isonomico… ….e inizia a utilizzare le cleruchie come strumento di “colonizzazione” e controllo. IL GIGANTE VIENE DESTATO: LA PRIMA GUERRA PERSIANA - La cosiddetta rivolta ionica - Aristagora e Nasso - L’incendio di Sardi - La vendetta di Dario - Mardonio prima Dati e Artaferne poi - Eretria viene distrutta - Maratona L’estensione dell’impero persiano nella stagione delle guerre mediche La Grecia centro-meridionale e le Cicladi ripartizioni etniche e territoriali Propositi di vendetta da parte di Dario HDT., V, 105: …non appena al re Dario fu annunciato che Sardi, dopo esser stata espugnata era stata data alle fiamme dagli Ateniesi e dagli Ioni, e che il capo della coalizione messa in piedi per attuare di nascosto questo piano era Aristagora il Milesio, si dice che egli, per prima cosa, come seppe queste cose, non tenendo in alcun conto gli Ioni, ben sapendo che essi, essendosi ribellati, avrebbero ricevuto punizione, abbia invece chiesto chi mai fossero gli Ateniesi, dopo di che, saputolo, abbia chiesto l’arco, e impugnatolo e postavi una freccia l’abbia scoccata in alto verso il cielo e lanciandola nel vuoto abbia detto: «O Zeus, possa io vendicarmi degli Ateniesi!», e dopo aver detto ciò abbia ordinato a uno dei suoi servitori che ogni volta che gli veniva imbandito il pasto gli ripetesse per tre volte: «padrone, ricordati degli Ateniesi!» Le direttrici dei primi attacchi persiani (492-490 a.C.) La prima spedizione di Mardonio HDT. VI, 33 ss., passim: Lasciata dalla Ionia, la flotta (persiana) conquistò tutto il territorio che si trova alla sinistra di chi navighi verso l’Ellesponto: quello a destra, infatti, era già caduto nelle mani dei Persiani stessi con operazioni militari via terra. Sono queste le località del’Ellesponto nella parte europea: (il) Chersoneso, nel quale ci sono molte città, Perinto, le fortezze davanti alla costa tracia, Selimbria e Bisanzio.… i Ciziceni, spontaneamente, ancora prima che i Fenici sbarcassero, avevano fatto atto di sottomissione al re…;al Chersoneso, fuorché la città di Cardia, i Fenici s’impadronirono di tutte le città. …con la primavera, dopo che il re aveva congedato gli altri comandanti, Mardonio, figlio di Gobria, si diresse verso il mare alla testa di una grande armata di terra e, al tempo stesso, di una grande flotta …. …. Allorché fu riunito un gran numero di navi e radunata una grandiosa armata di terra, dopo aver traghettato con le navi l’Ellesponto, marciavano attraverso il territorio europeo e s’indirizzavano contro Eretria ed Atene. Queste due erano il motivo e obiettivo ufficiale della spedizione, ma dal momento che lungo il tragitto avevano in mente di sottomettere quante più città greche potessero, da un lato, con la flotta, assoggettarono i Tasii, che non avevano neppure alzato le mani contro di loro, dall’altro, con l’esercito che procedeva sulla terraferma, aggiunsero come schiavi i Macedoni a quanti erano già loro soggetti: infatti i popoli al di qua dei Macedoni erano tutti già divenuti loro sudditi. Da Taso, … circumnavigavano l’Athos. Mentre stavano navigando intorno alla penisola, abbattutosi su di loro un gran vento di borea, irrefrenabile, distrusse completamente molte delle navi, mandandole a sbattere sull’Athos.… Così andò alla flotta; a Mardonio invece, e all’armata di terra, che si erano acquartierati in Macedonia, i Traci Brigi fecero un attacco notturno: essi ne uccisero molti, e ferirono Mardonio stesso. Ma neppure questi sfuggirono alla schiavitù ai Persiani, Mardonio infatti non si ritirò da quella regione prima di averli sottomessi I progetti di Dario In seguito, Dario si sforzava di sondare cosa avessero in animo i Greci, se combattere contro di lui o piuttosto consegnarsi spontaneamente. Inviò dunque araldi indirizzandoli nell’uno o nell’altro luogo, per tutta la Grecia, con l’ordine di chiedere acqua e terra per conto del re. Questi, perciò, li mandava in Grecia, ma altri araldi li mandava alle città della costa sue tributarie, ordinando la costruzione di grandi navi e di imbarcazioni adatte al trasporto di cavalli. … agli araldi giunti in Grecia, non solo molti abitanti della terraferma concessero ciò che il Persiano rivendicava, ma addirittura lo fecero tutti gli abitanti delle isole presso i quali essi giunsero per fare la loro richiesta. …Gli Ateniesi erano in guerra con gli Egineti, mentre il Persiano metteva in atto i suoi progetti: … Dario aveva intenzione (col pretesto di punire Atene ed Eretria) di sottomettere le città dell’Ellade che non gli avevano concesso acqua e terra. (HDT. VI, 43 ss., passim; VI, 94-97 passim) La spedizione di Dati e Artaferne (490 a.C.) Allora Dario esonera dal comando Mardonio, che nel corso della spedizione precedente aveva agito male, e, nominati altri generali - Dati, medo di stirpe, e Artaferne, figlio di Artaferne, suo nipote - li inviò contro Eretria e Atene.… (HDT. VI, 94-97 passim) HDT. VI, 97; 102-103, 1 (passim): Subito questi comandanti che erano stati designati, prendendo congedo dal re, giunsero nella piana di Aleio, in Cilicia, alla testa di un esercito numeroso e ben equipaggiato e mentre stavano lì accampati arrivò tutta quanta l’armata di mare che era stato richiesto di fornire a ciascun popolo … Fatti salire su queste imbarcazioni i cavalli e imbarcata la fanteria sulle navi, presero il mare alla volta della Ionia con seicento triremi. … Dopo che, provenienti dal mare Icario, toccarono Nasso … I Persiani, catturati e posti in schiavitù quanti di loro catturarono, incendiarono sia i santuari sia la città. Dopo aver fatto ciò si diressero contro le altre isole. Mentre costoro così procedevano, i Delii, avendo anche loro abbandonato l’isola di Delo, se ne andarono a Teno in cerca di rifugio. Ma quando l’armata era ormai prossima, Dati, che aveva navigato in testa alla flotta, non permetteva che le navi gettassero l’ancora nelle acque dell’isola, ma di fronte, a Renea. Egli stesso, venuto a sapere dove si trovavano gli abitanti di Delo, inviando un araldo fece loro quest’annuncio: «Uomini sacri, perché vi allontanate …mi è stato dato questo incarico dal re, di non commettere alcuna violenza in una terra in cui sono nati due dei, né contro il paese né contro i suoi abitanti. Tornate, dunque, alle vostre case e abitate pure l’isola!» Questo fece annunziare ai Delii, dopo di che, deposti sull’altare trecento talenti d’incenso, li bruciò in sacrificio. Dati quindi, fatto questo, navigava insieme al corpo di spedizione in primo luogo contro Eretria , e portava insieme ad esso anche Ioni ed Eoli… Gli Eretriesi, però, non avevano preso il partito di combattere in campo aperto, ma …aveva avuto la meglio il parere di non abbandonare la città. Avutosi l’attacco in forze contro le mura, molti cadevano, da entrambe le parti, nel corso di sei giorni: il settimo, Euforbo figlio di Alchimaco, e Filagro, figlio di Cinea, uomini rispettati in città, la consegnarono ai Persiani. Quelli, penetrati in città, dopo aver saccheggiato i luoghi sacri, li diedero alle fiamme, vendicandosi dei santuari bruciati a Sardi, gli abitanti invece li fecero schiavi, secondo gli ordini di Dario. Verso Maratona …Dopo essersi impadroniti di Eretria, i Persiani, trattenutisi lì pochi giorni, ripresero il mare diretti alla terra Attica, pieni di tracotanza e convinti che avrebbero fatto agli Ateniesi le stesse identiche cose che già avevano fatto agli Eretriesi. E dal momento che Maratona era la regione dell’Attica più adatta al combattimento con la cavalleria e la più vicina ad Eretria, proprio in questo luogo li guidò Ippia, figlio di Pisistrato. HDT. VI, 103 passim Maratona (490 a.C.) Gli Ateniesi chiedono l’aiuto di Sparta Prima (di spostarsi a Maratona) mentre ancora si trovavano in città, gli strateghi inviano a Sparta come messaggero Fidippide, un cittadino ateniese che, fra le altre cose era un “emerodromo” (lett.: uno capace di correre per un giorno intero) e faceva questo di mestiere.… Egli perciò annunciava agli Spartani le cose che gli erano state ordinato di dire, ed essi decisero di portare aiuto agli Ateniesi, ma era loro impossibile farlo immediatamente se non volevano trasgredire la legge: era infatti il nono giorno dall’inizio del mese (Carneo), e dissero che non sarebbero partiti se prima non vi fosse stata la luna piena. Lo schieramento di Maratona … allora gli Ateniesi si schierarono così in assetto d’attacco: dell’ala destra era a capo il polemarco Callimaco: era infatti allora la norma per gli Ateniesi che il polemarco tenesse l’ala destra dello schieramento. …seguivano poi le tribù in base al loro ordine numerico, le une accanto alle altre; chiudevano lo schieramento i Plateesi, che occupavano l’ala sinistra.…lo schieramento di truppe era più o meno uguale a quello dei Medi, ma mentre la sua parte centrale era disposta su poche file, e qui il fronte di combattimento era debolissimo, entrambe le ali erano forti dal punto di vista numerico. (dt. VI, 111) Schieramento di Maratona (490 a.C.) 1 Le fasi della battaglia 2 Non appena furono schierati e i sacrifici riuscirono favorevoli, allora gli Ateniesi, ricevuto l’ordine, si slanciarono di corsa contro i barbari. E la distanza fra loro non era inferiore ad otto stadi. I Persiani, vedendoli venire contro di loro di corsa, si prepararono fronteggiarli e li considerarono dei veri pazzi Ateniesi … vedendo che erano pochi di numero, e per di più cavalleria né arcieri. …Ma gli Ateniesi, una volta che, a ranghi serrati, formarono una mischia con i nemici, combatterono in maniera memorabile. (Erodoto, VI, 112) 3 La vittoria (Edt. VI, 116-117) (Gli Ateniesi) primi fra tutti i Greci che conosciamo, raggiunsero il nemico di corsa, per primi riuscirono a sopportare la vista dell’abbigliamento persiano e degli uomini che con esso erano rivestiti: eppure fino ad allora per gli Elleni perfino sentire il nome dei Medi era fonte di terrore. Il combattimento durò molto tempo. A metà dello schieramento avevano la meglio i barbari… ma su entrambe le ali vincevano gli Ateniesi e i Plateesi, che riunitisi, attaccarono concentrati i Persiani quelli che avevano sfondato al centro e li vinsero. Inseguirono i Persiani in fuga, colpendoli, fino a che, giunti al mare, ricorsero al fuoco e attaccarono le navi. Di sette delle navi s’impadronirono in questo modo gli Ateniesi, ma con le restanti i barbari, ripreso il largo e, raccolti dall’isola in cui avevano lasciato i prigionieri catturati ad Eretria, circumnavigavano il Sunio, con l’intento di prendere di sorpresa gli Ateniesi di ritorno in città.… Gli Ateniesi, però, si mossero in difesa della città quanto più velocemente fu loro possibile farlo a piedi, e riuscirono ad arrivare prima che i barbari giungessero…. I barbari allora, oltrepassato il Falero con le navi …se ne tornarono indietro, preso il mare verso l’Asia. In questa battaglia di Maratona morirono circa seimilaquattrocento uomini fra i barbari, degli Ateniesi, invece, centonovantadue. Il fallito tentativo persiano di aggiramento La dedica del polemarco Callimaco Iscrizione metrica su colonna di marmo, in più frammenti (8) rinvenuti in tempi e punti diversi dell’Acropoli di Atene tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento. Ora al Museo epigrafico di Atene. L’iscrizione, incisa dall’alto in basso in due linee verticali di scrittura, poste lungo due “guide” tracciate nel marmo, è composta di cinque versi esametrici. La sua interpretazione ha posto non pochi problemi, poiché si riteneva improbabile che la dedica per una vittoria potesse essere attribuita a un morto. Si tratta probabilmente di un “memoriale” (mnema) del polemarco morto, fatta incidere dalla sua famiglia su un oggetto già da lui dedicato ad Atena IG I3 784; A. Lolling, AD, 7, 1891;R. Hampe, Die Antike, 15, 1939, 168-174;A. E. Raubitschek, AJA, 44, 1940, 53-56; F. Jacoby, Hesperia, 14, 1945, 158; A. E. Raubitschek-L. Jeffery, Dedicaces from Athenian Acropolis, Cambridge Mass. 1949, n. 13; B.B. Shefton, ABSA, 45, 1950, 140-160; E. Fraenkel, Eranos, 49, 1951, 63-64; Meiggs-Lewis, n. 18; E. B. Harrison, GRBS, 12, 1971, 5-24; P. Amandry, BCH, 95, 1971, 625-626; P. A. Hansen, Carmina Epigraphica Graeca, 1983, n 283; SEG XXXVIII, 1988, n. 17; H. van Effenterre-F. Ruzé, Nomima, n. 95. Callimaco di Afidna mi dedicò ad Atena quale nunzio immortale a coloro che abitano le case dell'Olimpo … polemarco degli Ateniesi nella battaglia che ebbe luogo a Maratona… a tutti gli Ateniesi ricordo (?)… Dedica ateniese dalle spoglie di Maratona (Meiggs-Lewis, n. 19) Iscrizione su una lunga base calcarea, in frammenti, posta davanti alla facciata principale del Tesoro degli Ateniesi a Delfi. Copia del III sec a.C. ca dall’originale in alfabeto attico arcaico, di cui vengono riprodotte perfino le lettere. Paus. X, 11, 5 ricorda che il Tesoro degli Ateniesi a Delfi era stato costruito con il bottino della battaglia di Maratona e questo fu l’elemento a lungo considerato dirimente per la datazione sia dell’edificio (il c.d. Tesoro) che della base iscritta. Un più attento esame sia del contesto archeologico sia degli aspetti stilistici delle sculture architettoniche che ornano il Tesoro ha tuttavia rivelato che quest’ultimo è più antico sia della dedica sia della stessa vittoria contro i Persiani. La dedica si deve quindi alla volontà di Atene di dare la massima risonanza e il massimo prestigio alla propria vittoria. Gli Ateniesi ad Apollo (dedicano), sottratto al Medo, il fior fiore delle spoglie della battaglia (svoltasi) a Maratona Rafforzamento del regime isonomico ad Atene Nel 487 a.C., si registra la riforma del collegio degli arconti L’introduzione della nomina per sorteggio per l’arcontato fu uno dei fattori che favorirono la perdita di potere reale per questa magistratura collegiale, a favore della strategia, che invece restò sempre elettiva. E in effetti, dal racconto di Erodoto, che risale a un periodo in cui il comando delle truppe cittadine è ormai saldamente nelle mani degli strateghi, emerge una certa incomprensione per il peso e il ruolo effettivo di comando dell’arconte polemarco Callimaco. «Subito, l’anno successivo, sotto l’arcontato di Telesino, i nove arconti furono eletti per sorteggio ad opera dei cinquanta demoti fra i prescelti per tribù, e fu allora la prima volta dopo la tirannide: i primi risultavano tutti eletti. E fu ostracizzato Megacle figlio di Ippocrate, del demo di Alopece» Ath.Pol., 22, 5 Costruzione della flotta ateniese (Ath. Pol., 22, 7) Nel terzo anno dopo questi fatti [la prima applicazione strumentale dell'ostracismo], sotto l'arcontato di Nicodemo, come furono scoperte le miniere di Maronea e alla città dallo sfruttamento venne un guadagno di cento talenti; mentre alcuni consigliavano di ripartire l'argento fra il popolo, Temistocle si oppose, non dicendo ciò per cui sarebbe servito il denaro, ma suggerendo di prestare ai più ricchi fra gli Ateniesi un talento per ciascuno. Poi, se l'impiego del denaro fosse stato approvato, la spesa sarebbe stata a carico della città, in caso contrario il danaro poteva essere chiesto indietro agli assegnatari. Avendolo ricevuto a queste condizioni, egli fece costruire cento triremi, ciascuno dei cento assegnatari avendone costruita una, navi con le quali si poté combattere contro il barbaro a Salamina. Temistocle e la flotta (Th. I, 14, 3-4) Poco tempo prima delle guerre contro i Medi e della morte di Dario ebbero triremi in gran numero sia i tiranni, in Sicilia, e i Corciresi…gli Egineti infatti, e gli Ateniesi, e altri, se mai ve n'erano, possedevano piccole flotte, e per la maggior parte di esse si trattava di penteconteri: e già molto tempo dopo, da quando Temistocle riuscì a convincere gli Ateniesi - allorché questi combattevano contro gli Egineti, e al tempo stesso c'era da aspettarsi un attacco persiano [i.e. la spedizione di Serse] - a costruire le navi con le quali poi combatterono sul mare. IL GIGANTE SI SCATENA: LA SECONDA GUERRA PERSIANA - SERSE E TEMISTOCLE - I PERSIANI CONTRO…CHI? - LA LEGA DI CORINTO - LE TERMOPOLI E LA GLORIA SPARTANA - ATENE IN FIAMME - SALAMINA E IL GENIO DI TEMISTOCLE - PLATEA: LA FALANGE TRIONFA HDT., VII, 20-33 (passim): Morto Dario, il regno passò a suo figlio Serse. Dalla conquista dell'Egitto, per quattro interi anni, egli preparava un esercito …e verso la fine del quinto si pose al comando di un’armata di grandi proporzioni. Infatti, delle spedizioni che noi conosciamo, questa fu di gran lunga la più grande … Quale popolo infatti Serse non condusse dall'Asia contro la Grecia? Quale corso d’acqua potabile non fu prosciugato, tranne quello dei grandi fiumi? E gli uni fornirono navi, altri furono schierati per l’esercito di terra, a questi fu ordinato di fornire cavalli, ad altri navi per trasporto dei cavalli, e al tempo stesso di partecipare alla spedizione, ad altri ancora di preparare grandi navi per i ponti, ad altri infine viveri e navi. E in primo luogo, dal momento che i primi che avevano circumnavigato l’Athos, avevano subito un disastro, per tre anni faceva preparativi e soprattutto sull’Athos. Giunto a Sardi, in primo luogo mandava araldi in Grecia per chiedere terra e acqua ed avvertire di preparare banchetti per i re e, tranne che ad Atene e a Sparta, in ogni altra zona mandava per la seconda volta a chiedere terra e acqua, perché credeva che quanti prima non l’avevano concessa a Dario quando aveva inviato i suoi messi a richiederla, costoro allora, intimoriti, le avrebbero concesse; volendo dunque sapere questo con esattezza, inviava gli araldi. Fra coloro che le avevano concesse vi furono Tessali, Dolopi, Eniani, Perrebi, Locresi, Magneti, Maliesi, Achei della Ftiotide, Tebani e gli altri Beoti, tranne Tespiesi e Plateesi.… Ad Atene e a Sparta Serse non mandò messaggeri per la richiesta della terra, per questa ragione, perché, avendoli mandati Dario in precedenza per questa stessa ragione, gli uni avevano gettato i richiedenti nel baratro e gli altri, gettandoli in un pozzo, li invitavano a portare al re terra e acqua da lì.… Differenti reazioni degli Elleni La coalizione anti-persiana: hòi Hèllenes (Erodoto VII, 138; 145) La spedizione del re si diceva che si dirigesse verso Atene, ma in realtà andava contro tutta la Grecia. Saputo ciò da molto tempo, i Greci non si comportavano tutti allo stesso modo. Quelli di loro che avevano dato la terra e l’acqua al Persiano, avevano la fiducia di non dover patire nulla dal barbaro, ma quelli che non l’avevano data erano in grande paura, sia perché non c'erano in Grecia navi in numero sufficiente per far fronte all’invasore, sia perché molti non volevano partecipare alla guerra e viceversa volentieri stavano dalla parte dei Medi. …Ed essendosi riuniti in uno stesso luogo quanti fra gli Elleni si preoccupavano dell’Ellade nel senso migliore, dandosi gli uni con gli altri consiglio e fiducia, allora, stabilirono, come prima cosa utile, di abbandonare tutte le inimicizie reciproche e tutte le guerre in atto fra loro. … Poi, avendo saputo che Serse con l’esercito era a Sardi, deliberarono di mandare in Asia qualcuno che spiasse le azioni del re e ad Argo degli ambasciatori per concordare un’allenza militare contro il Persiano e di mandarne degli altri in Sicilia, presso Gelone il Dinomenide, e a Corcira per invitarli ad aiutare l’Ellade e altri ancora a Creta per capire se tutta la grecità diventasse una sola e se tutti insieme d’accordo facessero ciò, dal momento che sciagure si stavano abbattendo allo stesso modo su tutti i Greci. Posizioni filopersiane o di prudente neutralità ( Diodoro Siculo XI, 3) È utile distinguere, fra i Greci, quanti scelsero di stare dalla parte dei barbari… Dunque Eniani, Dolopi, Maliesi, Perrebi, Magneti erano schierati al fianco dei barbari fin da quando l’avanguardia mandata a protezione della zona di Tempe era ancora sul posto, mentre gli Achei Ftioti, i Locresi, i Tessali e la maggior parte dei Beoti, dopo il ritiro di questa, passò dalla parte dei barbari. Ma quelli fra i Greci che erano riuniti all’Istmo votarono la proposta di far pagare una decima agli dei - una volta che avessero vinto la guerra - a quanti avessero volontariamente scelto la collaborazione con i Persiani, e di inviare ambascerie a quanti invece non avevano preso posizione, per chiedere loro di combattere insieme in difesa della libertà di tutti. Fra questi, alcuni scelsero di entrare nell’alleanza senza riserve, altri rimandarono per lungo tempo, anteponendo la loro propria sicurezza rimanendo ad osservare gli esiti del conflitto… Alleanze e schieramenti Le Termopili (480 a.C.) Le Termopili (480 a.C.) Le Termopili (480 a.C.) C'è anche un altro fiume, non grande, il Fenice, a mezzogiorno dell’Asopo, che, scorrendo da questi monti, si getta nell’Asopo. Nella zona del fiume Fenice la regione è strettissima, perché c'è il passaggio solo per un carro. … Il re Serse si accampava a Malide Trachinia, mentre invece i Greci stavano nel passaggio. Questa regione è chiamata dalla maggior parte dei Greci Termopili, ma dalla gente del posto e dai vicini è detta, “Pilai”, Porte.… Ed erano questi, fra i Greci, quelli che attendevano il Persiano in questa zona: trecento opliti Spartiati e mille fra Tegeati e Mantineesi, metà e metà, centoventi provenienti da Orcomeno d’Arcadia e mille dal resto dell’Arcadia. Da Corinto erano in quattrocento. da Fliunte duecento e da Micene ottanta. Questi venivano dal Peloponneso, mentre invece dai Beoti di Tespi settecento e dei Tebani quattrocento. E oltre a questi c'erano degli uomini scelti, i Locresi Opunzi, con tutto l'esercito, e mille Focesi.… Costoro avevano comandanti diversi secondo le singole città, ma quello più illustre, soprattutto anche perché aveva il comando in capo di tutta l'armata, era lo spartano Leonida, figlio di Anassandrida,…(segue, in segno d’onore, l’intera genealogia regale di Leonida, re della famiglia degli Agiadi.) figlio di Illo, figlio di Eracle, che aveva ottenuto la carica regale in modo imprevisto. La battaglia delle Termopili (Erodoto VII, 202-228 passim) Leonida …andava alle Termopili con trecento uomini scelti e che avevano figli, secondo le norme. E giungeva avendo raccolto fra i Tebani, … perché li si accusava molto di medizzare (stare dalla parte dei Persiani). Perciò li sollecitava alla guerra volendo sapere se avrebbero mandato un contingente o se avrebbero rifiutato apertamente l’alleanza con gli Elleni. E costoro, benché la pensassero diversamente, lo seguivano. Gli Spartiati inviarono per primi questi con Leonida affinché gli altri alleati, vedendo questi, partecipassero alla spedizione e non medizzassero anche loro, se fossero venuti a sapere che essi stessi erano incerti. Tuttavia, poiché era loro di impedimento la celebrazione delle Carnee, si preparavano, dopo la festa, a lasciare a Sparta solo un contingente di sorveglianza e a venire rapidamente a sostegno di costoro con tutto l’esercito. Dal canto loro, gli altri alleati avevano il proposito di fare anch’essi altrettanto: infatti l’Olimpiade coincideva con questi avvenimenti, ed essi, non pensando che lo scontro alle Termopili si decidesse velocemente, mandarono solo le avanguardie. … i Greci che erano alle Termopili, come il Persiano fu vicino al passo, presi da timore si consultavano circa la ritirata. A tutti gli altri Peloponnesiaci la cosa migliore sembrava tornare nel Peloponneso e difendere l’Istmo ma, dal momento che i Focesi e i Locresi si opponevano a questa decisione, Leonida decise di rimanere lì e di mandare messaggeri nelle città per chiedere di aiutarli, dal momento che essi stessi erano pochi per respingere l’esercito dei Medi. … I Lacedemoni combatterono in modo memorabile, fra l’altro dimostrando i saper combattere fra gente che non lo sapeva fare e, anche quando volgevano le spalle, si ritiravano in formazione serrata e allora i barbari, vedendoli fuggire, si lanciavano con grida e con fracasso e quelli allora si giravano per parare l’attacco e fronteggiare i barbari e, volgendosi, abbattevano un numero incalcolabile di Persiani, mentre degli stessi Spartiati ne cadevano pochi. E poiché i Persiani non riuscivano ad impadronirsi del passaggio, benché cercassero e coi dardi e in ogni modo, si ritirarono. …E il giorno dopo i barbari non avevano maggior successo, … i Greci, schierati e raggruppati per popoli, erano là e combatterono ciascuno a turno, tranne i Focesi, perché questi erano stati messi a guardia del sentiero sulla montagna. La battaglia delle Termopili (Erodoto VII, 202-228 passim) …Attraverso questo sentiero, i Persiani varcato l’Asopo, avanzavano per tutta la notte, avendo alla destra le montagne degli Etei, alla sinistra quelli dei Trachinii. Come dunque apparve l’alba, anch’essi si trovarono in cima alla montagna. …Ed i Focesi si accorsero di loro quando già erano saliti in cima… Per primo l’indovino Megistia, dopo aver esaminato le interiora delle vittime, annunciò a quelli che erano alle Termopili che con l’aurora sarebbe toccata loro la morte; c’erano poi anche dei fuggiaschi che annunciarono l’aggiramento da parte dei Persiani. Questi fecero la segnalazione che era ancora notte, e infine, per terze, le sentinelle, correndo giù dalle vette quando ormai s’intravedeva la luce del giorno. A questo punto i Greci si riunirono a consiglio e le loro opinioni erano divise, perché alcuni non volevano che si abbandonasse lo schieramento mentre altri erano d’avviso contrario. A quel punto, sciolta l’assemblea gli uni se ne andarono e si diressero ognuno verso la propria città, ma altri di loro si preparavano a rimanere là insieme a Leonida. Si racconta però anche che sia stato lo stesso Leonida a mandarli via, preoccupandosi perché non morissero, mentre per lui e per gli Spartiati presenti non era lecito e onorevole abbandonare la posizione per la quale, in primo luogo, erano venuti in difesa.… … accanto ai Lacedemoni restarono solo Tespiesi e Tebani. Fra costoro, i Tebani rimasero contro la loro volontà – in effetti Leonida li tratteneva considerandoli degli ostaggi - invece i Tespiesi dissero che non se ne sarebbero andati lasciando Leonida e i suoi compagni, ma vollero rimanere e morirono insieme. …I barbari che erano con Serse avanzarono e gli Elleni con Leonida si lanciarono nel punto più stretto del colle…E del resto, sapendo che la morte sarebbe loro venuta da quanti circondavano il monte, spiegavano contro i barbari quanta più forza avessero senza economia e con disperazione. Per la maggior parte di essi le lance si spezzarono allora ed essi dovettero combattere i Persiani con le spade e in quest’azione cade Leonida, che si rivelò uomo coraggiosissimo e attorno a lui altri illustri Spartani … …per il possesso del cadavere di Leonida, vi fu una grande mischia fra Persiani e Lacedemoni, finché i Greci, col loro valore, lo trascinarono via e misero in fuga quattro volte gli avversari. E questo durò finché sopravvennero gli uomini di Epialte. Come i Greci si accorsero che arrivavano questi, si ritirarono verso la strettoia della strada e, scavalcato il muro, si attestarono tutti, tranne i Tebani, riuniti presso la collina: lì i barbari li assalirono mentre si difendevano con le spade, quelli che le avevano ancora, e con le mani e con i denti, gli uni attaccandoli frontalmente e abbattendo la parte alta del muro, gli altri, dopo averli circondati, stringendoli in accerchiamento da ogni parte. La sconfitta più gloriosa: l’aretè dei Trecento delle Termopili Erodoto VII, 228 Per essi, sepolti lì dove caddero, e per quanti erano morti prima che quelli congedati da Leonida si allontanassero, stanno scritte delle epigrafi che dicono questo: “Qui un giorno combatterono contro trecentomila quattromila, venuti dal Peloponneso.” Queste parole sono state scritte per tutti, ma per gli Spartiati in particolare: “O straniero, annuncia ai Lacedemoni che qui, morti, giaciamo in obbedienza ai loro ordini.” La sconfitta più gloriosa: l’aretè dei Trecento delle Termopili Simonide di Ceo, fr. 5 D.: encomio dei caduti alle Termopili Dei morti alle Termopili gloriosa è la sorte, bello il destino, un altare il loro sepolcro, per loro, invece di lamenti, memoria; l’offerta funebre è il canto di lode. Di questa tomba, né il degrado offusca lo splendore, né il tempo, che pur tutto doma. Questo recinto d’eroi ha, devoto alla sua cura, l’onore della Grecia: ne è testimone Leonida, re di Sparta, che ha lasciato un ornamento grande di virtù e di gloria imperitura. …per secoli Onore a coloro che nella vita si ergono a difesa di Termopili. Mai che dal dovere essi recedano, in ogni circostanza giusti e retti , agendo con pietà, con tenerezza generosi se ricchi, generosi ugualmente quanto possono, se poveri. Sempre aiutando, per quanto loro possibile, sempre dicendo il vero, ma senza odio nei confronti di chi mente. Ed ancor maggiore onore gli è dovuto Quando prevedano (e molti lo prevedono) Che infine spunterà un Efialte E che i Medi, alla fine, passeranno. L’armata persiana dilaga e conquista Atene (Erodoto, VIII, 31-53 passim) Subito dopo il disastro delle Termopili i Tessali, in odio ai Focesi, fecero da guide alla marcia dei barbari. Partendo dalla Trachinia invasero la Doride …, ma non la devastavano: infatti gli abitanti stavano dalla parte dei Persiani e i Tessali si opposero. Quando dalla Doride entrarono in Focide non riuscirono a prendere i Focesi: Alcuni di essi infatti erano saliti sulle alture del Parnaso, portando i loro averi, la maggioranza invece trovò rifugio pressi i Locresi Ozoli, nella città di Anfissa, posta sopra la pianura crisea. I barbari invasero tutta la Focide…tutte le zone che occuparono le diedero alle fiamme e le saccheggiarono, mettendo a fuoco le città e i templi. Inseguitili sui monti, catturarono una parte dei Focesi…A Panopeo l’esecito si divise in due. La parte più numerosa e forte, marciando con Serse verso Atene penetrò in Beozia. I Beoti parteggiavano per i Medi, e alcuni Macedoni inviati da Alessandro e insediati nelle varie città li protessero.…Il resto dei barbari, condotti da guide, si diresse verso il santuario di Delfi… per saccheggiare il santuario e mostrare le ricchezze al re Serse…I Delfii, nell’apprendere questo furono costernati e, nella loro gran paura, consultarono l’oracolo sulle ricchezze sacre, se dovessero seppellirle o portarle in un altro paese. Il dio non permise che le rimuovessero, dicendo che era capace di difendere da sé i suoi beni. I Delfii, udito ciò, si preoccuparono allora della propria sorte. Mandarono i figli e le mogli fuori dalla regione, in Acaia; la maggior parte salì sulle cime del Parnaso e mise in salvo i suoi beni… altri si rifugiarono ad Anfissa, nella Locride. Tutti i Delfii dunque lasciarono la città, tranne sessanta uomini e il profeta.… Non appena si riunirono a Salamina gli strateghi delle città …giunse un uomo ateniese che annunciava che il barbaro era arrivato in Attica e che essa era tutta messa a fuoco e fiamme. Infatti l’esercito al seguito di Serse, marciando attraverso la Beozia, dopo aver incendiato la città dei Tespiei che questi avevano abbandonato rifugiandosi nel Peloponneso e aver fatto lo stesso per quella dei Plateesi, era arrivato ad Atene e la devastava totalmente. … A partire dalla traversata dell’Ellesponto, da dove i barbari iniziarono la loro avanzata passando in Europa, in tre mesi essi furono in Attica, nell’anno in cui era arconte ad Atene Calliade. Ed essi presero la città bassa ormai deserta e trovarono alcuni Ateniesi, pochi, che ancora rimanevano nell’acropoli: tesorieri del tempio e gente dei ceti più bassi, i quali avendo eretto a difesa dell’acropoli porte e travi di legno intendevano respingere gli assalitori.… I Persiani, installatisi sull’altura che fronteggia l’acropoli, quella che gli Ateniesi chiamano Areopago, conducevano l’assedio lanciando contro le barricate frecce incendiarie: gli Ateniesi che erano stretti d’assedio si difendevano, benché ormai loro fossero ridotti al lumicino …Dopo qualche tempo, apparve ai barbari una via d’accesso, … dapprima si diressero alle porte, e dopo averle spalancate uccisero quanti avevano cercato scampo nel megaron: dopo che ebbero massacrato tutti costoro, dopo aver depredato il santuario diedero alle fiamme tutta l’acropoli. …I Peloponnesiaci appena seppero che gli uomini di Leonida erano stati trucidati alle Termopili, accorsi dalle città all’istmo, qui si fermarono, al comando di Cleombroto, figlio di Anassandrida, fratello di Leonida e qui, avendo sbarrato la via Scironide, decisero dopo aver tenuto consiglio di costruire un muro che passasse attraverso l’istmo. Dal momento che si trattava di molte decine di uomini e che tutti lavoravano all’opera, essa veniva portata a termine: portavano lì infatti pietre, mattoni, tronchi e cesti di sabbia ricolmi, e quanti erano accorsi in difesa non smettevano mai i lavori, né di notte, né di giorno. Il decreto di Temistocle (Meiggs-Lewis, n.23) Iscrizione su stele di marmo, rinvenuta a Damala (Trezene), Peloponneso, nel 1959. Ora al Museo Epigrafico di Atene. Si tratta di un testo redatto nel IV-III sec. a.C., ma che contiene il testo di un decreto della Boule ateniese, lo stesso che, su proposta di Temistocle, alla vigilia della battaglia di Salamina prendeva le decisive misure riguardanti l'evacuazione dell'Attica, la mobilitazione della flotta e il rimpatrio degli esuli politici. Di tale decreto parla anche Erodoto (VII, 144), ma il testo epigrafico restituisce un quadro degli eventi parzialmente divergente dalla testimonianza dello storico. Su di esso si è tuttavia sviluppato un acceso dibattito. Poiché non si tratta sicuramente del decreto originale del 480 a.C., la critica si è divisa tra i fautori della storicità del testo e gli studiosi convinti che si tratti di un falso. Per i primi l’epigrafe ritrovata a Trezene sarebbe una copia del decreto originale, ben noto agli Ateniesi anche in epoche successive ai fatti (vd. Jameson, Meiggs-Lewis, Berve, Hammond, all.) ovvero con molti punti di contatto con esso, o infine, nella peggiore delle ipotesi, un rifacimento vicino all’originale almeno nei suoi contenuti di fondo (Moretti, Guarducci, Braccesi, Musti). Per gli scettici si tratterebbe invece di una falsificazione ispirata ai temi del nazionalismo ateniese e redatta all’epoca degli ultimi importanti conflitti con Filippo II o con i successori di Alessandro. Jameson, in Hesperia, 29, 1960, 198-223; SEG XXII, 1962, 274; L. Braccesi, Il problema del decreto di Temistocle, Bologna 1968; N.G.L. Hammond, CAH IV2. Dei! La boulé e il popolo hanno decretato: Temistocle figlio di Neocle, del demos di Frearrioi, avanzò la proposta: si affidi la città ad Atena, protettrice di Atene, e a tutti quanti gli altri dei, affinché la proteggano e allontanino il barbaro dal paese. Gli Ateniesi, dal canto loro, e gli stranieri che vivono ad Atene, mettano al sicuro i figli e le mogli a Trezene … I vecchi e i beni li mettano al riparo a Salamina; i tesorieri e le sacerdotesse rimangano sull’acropoli a custodire le cose degli dei. Gli altri Ateniesi e gli stranieri che hanno l’età per prestare servizio, tutti insieme, si imbarchino sulle duecento navi che sono state allestite e difendano contro il barbaro la libertà propria e degli altri Elleni, insieme con gli Spartani, i Corinzi, gli Egineti e gli altri che vogliono condividere questo pericolo. Gli strateghi nominino duecento trierarchi, uno per ciascuna nave, cominciando da domani, scegliendoli fra coloro che posseggono terre e casa ad Atene, abbiano figli legittimi e non siano più vecchi di cinquant’anni, e sorteggino fra essi le navi. Arruolino poi per ciascuna nave dieci soldati da imbarcare, presi fra quelli d’età compresa fra i venti e i trenta anni, e quattro arcieri. Essi sorteggino anche l’equipaggio destinato alla nave nello stesso tempo in cui avviene il sorteggio dei trierarchi. Che gli strateghi inoltre registrino anche gli altri imbarcati nave per nave, su tavole bianche, per quel che concerne gli Ateniesi prendendoli dai registri dei cittadini, per gli stranieri da quelli iscritti presso il polemarco; li iscrivano avendoli divisi secondo l’inquadramento in armamenti, nelle duecento navi, in numero di cento, e si iscriva sopra l’armamento il nome della trireme e del trierarco e dell’equipaggio, affinché gli arruolati sappiano su quale trireme deve imbarcarsi ciascun armamento. Dopo che siano state suddivise tutte quante le ciurme e siano state sorteggiate nelle triremi, che la Boulé e gli strateghi completino i ranghi delle duecento navi dopo aver compiuto il sacrificio propiziatorio a Zeus Onnipotente e ad Atena e a Nike e a Poseidone Protettore. Allorché le navi siano state completamente armate, con cento di esse si porti aiuto all’Artemisio di Eubea, mentre con le altre cento si incroci presso Salamina e il resto dell’Attica e si protegga il territorio. Affinché poi, con spirito unanime, tutti gli Ateniesi combattano contro il barbaro coloro che sono esiliati per dieci anni si rechino a Salamina e lì rimangano in attesa fino a che il popolo non deliberi nei loro riguardi. Coloro che sono stati privati dei diritti civili…[lacuna ] “Decreto di Temistocle”, iscrizione trovata a Trezene nel 1959, conservata al Museo Epigrafico di Atene Temistocle e la “profetica” costruzione della flotta “Un’altra volta, prima di questa circostanza, il modo di pensare di Temistocle s’era imposto al momento opportuno e aveva trionfato; quando gli Ateniesi, affluendo nel pubblico erario enormi ricchezze, che venivano loro dalle miniere del Laurio, stavano per ricevere individualmente dieci dramme a testa, allora Temistocle era riuscito a persuadere il popolo in modo che, rinunciando alla ripartizione degli utili, con quel denaro provvedesse alla costruzione di 200 navi da usare per la guerra, intendendo quella contro Egina. Sicché la guerra scoppiata allora risultò di salvezza per la Grecia, poiché aveva costretto gli Ateniesi a interessarsi del mare; e fu così che le navi, non utilizzate allo scopo per cui erano state costruite, furono pronte al momento opportuno per la difesa dell’Ellade. Queste navi, dunque, in precedenza allestite, erano già a disposizione degli Ateniesi, altre ancora bisognava aggiungerne di nuova costruzione. In un’assemblea, convocata dopo aver ricevuto il responso, stabilirono, in ossequio alla volontà del dio, di imbarcare tutte le loro forze sulle navi, opporsi sul mare al Barbaro che moveva minaccioso contro la Grecia. Questi, dunque, erano stati gli oracoli ricevuti dagli Ateniesi.” Hdt., VII, 144. I due oracoli del “muro di legno” “Infatti gli Ateniesi, mandati degli incaricati a Delfi, avevano voluto consultarne l’oracolo; quando, compiute le cerimonie consuete entro il sacro recinto, entrati nel sacrario, vi si sedettero, la Pizia, che si chiamava Aristonice, pronunciò questo oracolo: «O sventurati, perché ve ne state qui seduti? Lascia le tue case e le alte cime della tua città dalla rotonda cinta e fuggi agli estremi limiti del mondo! (…) Infatti la distrugge Ares che guida un cocchio siriaco. Anche molte altre fortezze rovinerà, non soltanto la tua; e al fuoco distruttore darà molti templi di immortali, che già da ora si ergono imperlati di sudore, tremanti di paura; dagli eccelsi fastigi gronda sangue nero, presagio di inevitabile sventura. Suvvia, andatevene dal sacrario e ai mali opponete il coraggio dell’animo vostro.» (…)«Pallade non può affatto piegare Zeus Olimpio, pure ricorrendo a molte preghiere e ad accorta saggezza ma a te io darò questo nuovo responso, saldo come acciaio. Quando sarà preso tutto quello che è racchiuso fra il territorio di Cecrope e l’antro del divino Citerone, l’onneveggente Zeus concede alla Tritogenia che solo il muro di legno sia inespugnabile; questo salverà te e i tuoi figli. E non aspettare, inerte, la cavalleria e le forze di terra che arrivano in massa dal continente ma ritirati voltando le spalle: verrà ancora il tempo che potrai restare in campo a viso aperto. O divina Salamina, darai morte tu a figli di donne, o quando il dono di Demetra si disperde, o quando si raccoglie.» Hdt., VII, 140. Hdt., VII, 141, 3-4 La discesa di Serse verso Atene e gli spostamenti della flotta Poiché gli Ateniesi lo richiedevano, la flotta degli Elleni dall’Artemisio indirizzò le navi a Salamina. Gli Ateniesi lo avevano chiesto per questo motivo: per potere essi stessi evacuare i figli e le mogli dall’Attica, dopo di che si sarebbero consultati con loro su cosa bisognasse fare. …credevano che avrebbero trovato i Peloponnesiaci che in massa aspettavano l’arrivo del barbaro in Beozia, e invece non avevano trovato niente di tutto ciò, ma anzi vennero a sapere che essi stavano fortificando l’istmo, interessati soprattutto al Peloponneso e avendo cura di sorvegliare solo questo, le altre regioni, invece, abbandonandole a se stesse.…Gli altri dunque si diressero a Salamina, gli Ateniesi invece verso la loro patria. Dopo la partenza avevano fatto il proclama che chiunque degli Ateniesi fosse in condizioni di farlo mettesse in salvo i figli e i familiari: in quell’occasione la maggior parte fu mandata a Trezene, altri a Egina, altri ancora a Salamina stessa.… …A Salamina, si raccolse anche il resto della flotta degli Elleni, …non appena si riunirono a Salamina gli strateghi delle città che partecipavano alla coalizione navale tenevano consiglio, sul luogo in cui sembrava che fosse più opportuno dare battaglia navale, fra le località delle quali gli alleati avevano il controllo: (secondo quanto riteneva Euribiade, navarco Spartano) infatti l’Attica era ormai perduta ed egli faceva la proposta riferendosi alle regioni ancora restanti. I pareri di quanti avevano parlato, in maggioranza concordavano sull’idea di combattere davanti al Peloponneso, dopo essersi spostati verso l’istmo… Mentre gli strateghi di parte peloponnesiaca riflettevano su queste ipotesi giunse un uomo ateniese che annunciava che il barbaro era arrivato in Attica e che essa era tutta messa a fuoco e fiamme La lungimiranza strategica di Temistocle Erodoto, VIII, 56-63 (passmi) Gli Elleni che si trovavano a Salamina, non appena fu loro annunziato com’erano andate le cose per l’acropoli di Atene, piombarono in un tale scompiglio che alcuni degli strateghi non aspettarono neppure che si concludesse la delibera sulla questione in esame, ma si precipitarono sulle navi e issarono le vele per allontanarsi di volata: da quanti di essi rimasero fu deciso che la battaglia navale si ingaggiasse di fronte alle coste dell’istmo. Si fece notte, e quelli, allontanatisi dal luogo del consiglio se ne andarono sulle navi. Temistocle ,allora, [ dopo aver convinto il navarco Euribiade a convocare una nuova assemblea perora con insistenza una diversa tesi]…parlò così: “Sta ora a te salvare l’Ellade, se ti volessi far persuadere da me a restare e a combattere qui invece di far salpare le navi verso l’istmo, facendoti convincere dai discorsi di costoro. Confronta infatti le due ipotesi, dopo averle ascoltate. Cercando lo scontro nelle acque dell’istmo combatterai in mare aperto, ciò che è la situazione meno adatta per noi che abbiamo navi più pesanti e inferiori per numero; oltre a ciò, quand’anche per il resto dovesse andarci bene, perderai Salamina, Megara ed Egina. Con la flotta, infatti, seguirà anche il loro schieramento di terra e così tu stesso li porterai fin nel Peloponneso, mettendo a repentaglio tutta quanta l’Ellade. Se invece farai le cose che ti dico, in esse riscontrerai i seguenti vantaggi: innanzi tutto, combattendo in uno spazio ristretto con poche navi contro molte, se dovesse accadere ciò che è probabile in battaglia, di gran lunga risulteremo i più forti. Lo scontro navale in un’area angusta infatti è a nostro vantaggio, mentre invece vasti spazi sono a favore di quegli altri. Oltre a ciò continuiamo ad avere il controllo di Salamina, nella quale noi abbiamo fatto rifugiare figli e donne. E ancora c’è questo, cui voi maggiormente tenete: rimanendo qui combatterai ugualmente per il Peloponneso, come nelle vicinanze dell’istmo, e, se hai senno, non li porterai fin dentro il Peloponneso. Se dovesse avvenire ciò che io spero e noi vinceremo con le navi, i barbari non si avvicineranno all’istmo né riusciranno ad avanzare più in là dell’Attica, si ritireranno senz’ordine e ci noi avremo guadagnato il fatto di conservare Megara, Egina e Salamina, nella quale c’è anche un oracolo a predirci che risulteremo vincitori dei nostri nemici…”. Mentre Temistocle così parlava di nuovo il corinzio Adeimanto lo attaccò, e intimava a lui, che non aveva patria, di tacere, e ad Euribiade di non consentire a un apolide, un uomo senza più città, di proporre una votazione; che Temistocle dichiarasse la sua città e solo dopo sottoponesse agli altri il suo parere: lo invitava, per offenderlo, e l’insultava così perché Atene era stata presa e occupata. Allora Temistocle contro di lui e i Corinzi parlò molto e duramente, mettendo in chiaro, col suo discorso, come per gli Ateniesi, finché avevano in mare duecento navi pienamente equipaggiate, ciò equivalesse ad avere e città e territorio più grandi dei loro: nessuno dei Greci infatti avrebbe potuto opporsi a un loro attacco.… Così parlando Temistocle riuscì a convincere Euribiade: secondo il mio avviso soprattutto per timore che gli Ateniesi non defezionassero da loro, se portava le navi all’istmo. Infatti se gli Ateniesi avessero abbandonato la coalizione, quelli che restavano non sarebbero stati più in condizione di combattere. Perciò scelse questo consiglio, di restare lì a combattere la battaglia navale. La sorprendente vittoria navale di Salamina Di conseguenza sbarcarono molti Persiani nell’isoletta che sta fra Salamina e la terraferma, mentre, dopo che si fu a metà della notte, da un lato facevano avanzare l’ala dello schieramento che dava a ponente, con disposizione circumnavigare Salamina, dall’altro fecero muovere anche quelli schierati intorno a Ceo e Cinosura, e con le navi occuparono tutto lo stretto fino a Munichia.… Facevano questo in silenzio, in modo che i nemici non ne fossero informati. Fra i comandanti a Salamina……non appena furono convinti di quanto era avvenuto, si disposero per la battaglia navale. Apparve l’aurora e…presero il largo con tutte le navi. E all’improvviso i barbari piombarono su di loro mentre si stavano spostando. Di fronte agli Ateniesi stavano schierati i Fenici, che tenevano il lato che dava verso Eleusi e a ponente; di fronte ai Lacedemoni gli Ioni, che invece occupavano il lato ad oriente verso il Pireo. …I Greci combattevano lo scontro navale con ordine e secondo lo schieramento, mentre i barbari non mantenevano più l’inquadramento e non facevano nulla con giudizio, … sebbene quel giorno essi fossero di gran lunga più valorosi …tutti pieni di ardimento e timorosi di Serse, e ciascuno credeva che il re avrebbe guardato proprio lui. … infatti Serse, mentre se ne stava seduto ai piedi del monte posto proprio di fronte a Salamina, detto Egialeo, allorché vedeva qualcuno dei suoi che si metteva in luce per qualche impresa nel corso della battaglia navale si informava su chi l’avesse fatta e gli scribi registravano il comandante della nave, col patronimico, e la città.… mentre i barbari erano volti in fuga e cercavano di prendere il mare allontanandosi in direzione del Falero, gli Egineti, appostatisi sullo stretto compirono azioni degne di menzione. Gli Ateniesi nel tumulto distruggevano sia le navi che venivano loro incontro per combattere sia quelle che fuggivano, gli Egineti invece quelli che cercavano di allontanarsi dallo specchio delle operazioni: in tal modo quelli che fossero sfuggiti agli Ateniesi, a tutta velocità cadevano preda degli Egineti. Invece l’ateniese Aristide, figlio di Lisimaco…in questa mischia che avveniva intorno a Salamina, presi con sé molti degli opliti ateniesi schierati sulla sponda di Salamina, al loro comando passò sull’isola di Psittaleia, ed essi massacrarono tutti quanti i Persiani che erano su quest’isoletta. Serse, appena si rese conto della sciagura che gli era capitata, temendo che qualcuno degli Ioni si consigliasse con i Greci, oppure che essi stessi decidessero di andare all’Ellesponto per rompere i ponti, per paura dii rischiare, bloccato in Europa, l’annientamento, …mandò ai Persiani un messaggero con la notizia del disastro.… (Erodoto, VIIII, 76-98 passim) La sorprendente vittoria navale di Salamina L’invenzione della trireme “Si dice che per primi i Corinti esercitassero la marineria nel modo più simile al nostro e che per la prima volta in tutta la Grecia le triremi fossero costruite a Corinto. Sembra che Aminocle, costruttore corinzio, fabbricasse quattro navi anche ai Sami: sono circa trecento anni alla fine di questa guerra da che Aminocle andò dai Sami (…)” Th., I, 13, 2-3. Le principali manovre della guerra navale : periplous e diekplous Lo scontro decisivo a Platea (479 a.C.) …gli Spartani, senza dir nulla agli ambasciatori venuti dalle città alleate, inviarono, nottetempo, cinquemila Spartiati, assegnando a ciascuno di loro sette iloti, e affidando la conduzione dell’esercito a Pausania figlio di Cleombroto. Il comando spettava in verità a Plistarco, figlio di Leonida: ma egli era ancora un bambino e l’altro era suo tutore e cugino. Cleombroto, infatti, il padre di Pausania, figlio di Anassandrida, era morto poco tempo dopo che aveva ricondotto indietro dall’istmo l’esercito che aveva lavorato alla costruzione del muro. Dopo di ciò a Mardonio giunse la notizia che i Greci si erano ricongiunti all’istmo. Così egli tornò indietro (dall’Attica) via Decelea…Il suo accampamento si estendeva da Eritre, nella zona di Isie, fino al territorio di Platea, disposto lungo il fiume Asopo. … I Lacedemoni, non appena giunsero all’Istmo, qui posero l’accampamento. Informati di ciò gli altri Peloponnesiaci, quelli che avevano scelto di stare dalla parte migliore, ma alcuni solo perché vedevano gli Spartani uscire in campo, presero parte alla spedizione. Dall’istmo, dunque, avendo raccolto nei sacrifici auspici favorevoli, avanzavano tutti insieme e arrivano alla regione di Eleusi: dopo aver compiuto anche qui un sacrificio, che riuscì loro propizio, si spingevano avanti, e insieme ad essi gli Ateniesi, passato il mare da Salamina, si riunirono in territorio eleusino. Quando arrivarono ad Eritre, in Beozia, seppero che i barbari avevano posto il campo presso l’Asopo, e si schierarono di fronte, alle pendici del Citerone. Il numero complessivo dell’esercito degli Elleni raccolto a Platea, opliti e armati alla leggera, era di centodiecimila, cui mancavano milleottocento uomini. Con i Tespiesi presenti raggiungevano i centodiecimila.… La lunga e complicata manovra vincente di Pausania Il sacco del campo persiano e il bottino di guerra …Pausania, fatto un bando che nessuno toccasse il bottino, diede ordine agli iloti di raccogliere in un cumulo gli oggetti preziosi. Essi allora, sparsisi per l’accampamento trovarono tende ornate d’oro e d’argento, letti dorati e argentati, crateri d’oro, coppe e altri tipi di vasi per bere; sui carri trovarono sacchi nei quali scoprirono lebeti d’oro e d’argento, ai morti che giacevano al suolo portarono via braccialetti, collane e le scimitarre, che erano d’oro; delle vesti ricamate non fu fatto nessun conto.… Ammassate le ricchezze e prelevata la decima per il dio di Delfi, in base alla quale fu dedicato il tripode d’oro che sta sul serpente bronzeo a tre teste che sorge vicinissimo all’altare, e tolta la parte anche per il dio di Olimpia, grazie alla quale dedicarono lo Zeus di bronzo alto dieci cubiti, e al dio dell’Istmo, da cui derivò il Poseidon di bronzo di sette cubiti, tolte queste parti, il resto lo divisero e ognuno di quelli che lo meritavano prese le concubine dei Persiani, l’oro, l’argento e le altre ricchezze e il bestiame…per Pausania, poi, fu scelta la decima di tutto e gli fu consegnata: donne, cavalli, talenti, cammelli oltre alle altre ricchezze. (Erodoto, IX, 80-81 passim) La colonna serpentina e il tripode della dedica di Delfi IN SINTESI… ..GLI ATENIESI RIFORMULANO LA LORO IDENTITÀ IN FUNZIONE DELLA VITTORIA SUI PERSIANI E DEL FONDAMENTALE RUOLO DELLA LORO FLOTTA OPPOSIZIONE GRECO (ATENIESE) E BARBARO IL SISTEMA ISONOMICO VIENE MODIFICATO IN SENSO “DEMOCRATICO” LA FLOTTA DIVIENE ELEMENTO CENTRALE DELLA POTENZA ATENIESE SI CONFIGURA IL DUALISMO SPARTA – ATENE… DUALISMO POLITICO, ETICO, SOCIALE, MILITARE, TERRITORIALE…