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Cultura&Spettacoli
MARTEDI
19 FEBBRAIO 2013
PERSONAGGI
UN MANZONI A CINQUE STELLE
Per il musicista biellese, lusinghiera recensione sulla rivista specializzata “Jazz’N’More”
«Cosa rimarrà della musica tra 20/30 anni? Un album dello scorso anno è già vecchio»
■ Andrea Manzoni, 33anni, è un pianista e compositore biellese che ha intrapreso il suo percorso artistico iniziando a studiare a dieci anni. Il suo è
stato un crescendo progressivo che lo
ha visto conquistare le attenzioni di
tanti addetti ai lavori, operando prima
nell’area pop sperimentale dei Lomè,
collaborando poi con diversi artisti di
buona notorietà, perlopiù sempre in
ambito pop, per approdare poi al jazz,
ambito nel quale si sta muovendo con
successo da alcuni anni e recentemente, per il suo primo album di genere, si
è visto attribuire dalla rivista “Jazz’N’More”, una recensione assolutamente
lusinghiera ed inaspettata.
Manzoni, la recente recensione a
cinque stelle del suo ultimo album
da parte di una rivista specializzata
in musica jazz, è un approdo al quale pensava lungo il suo precedente
percorso artistico, tra il pop e lo sperimentale o è stato il riscontro ad un
progetto figlio di tempi più recenti?
La recensione sulla rivista Jazz'N'More
è giunta inaspettata sia a me che alla
produzione. Non si pensava di ricevere
cinque stelle ad un “debut album” di
un pianista praticamente sconosciuto
all'estero, anche se pubblicato da un
etichetta straniera. E' difficile essere recensiti, perchè le riviste di settore ricevono centinaia di dischi al giorno. Sicuramente, questo, è il risultato di tutte
le mie esperienze che da 13 anni di attività porto avanti senza scendere a
compromessi e lottando quotidianamente con le difficoltà dell'essere un
musicista “crossover” e di provincia.
C'è parecchio jazz quest'anno ed anche al festival di Sanremo, da Gualazzi al duo Molinari-Cincotti sino a
Malika Ayane, se ne è masticato parecchio. E' un percorso che potrebbe
indicare una ricerca di sonorità
nuove e diverse anche da parte del
pubblico?
Trovo che sia una strada percorsa e ripercorsa, forse, troppe volte. Non azzarderei a dare la definizione di “ricerca di sonorità nuove” da parte degli autori ma, solamente, sonorità prese in
prestito da un'altra cultura e da un'epoca ormai lontana. Sicuramente più raf-
Il pianista e compositore Andrea Manzoni
finate rispetto ad un pop prettamente
commerciale, ma piuttosto che ascoltare il brano di Molinari-Cincotti, preferisco andare nel passato e ripescare
Billie Holiday, Ella Fitzgerald o Chet
Baker.
Si parla con insistenza di “musica
giovane” o musica per i giovani. E si
guarda al rap ed all'hip hop, sottolineando che nessuna delle grandi
manifestazioni musicali della televisione italiana è veramente rappresentativa dei queste espressioni
artistiche. Ma sono davvero quelli i
generi preferiti dai ragazzi? E' quella la “musica giovane”?
C'era stato un esperimento in una trasmissione prodotta da MTV sulla musica Rap ed in particolare sulle sfide
legate all'improvvisazione, al freestyle
dal titolo “MTV Spit”. La conduzione
era stata affidata a Marracash, un rappar molto noto in Italia. E' difficile dare una definizione su che cos'è e qual'è
la musica giovane oggi e che cosa
ascoltano i ragazzi. Dipende sempre
dal contesto sociale in cui vivono e come sono stati educati. E poi ci sono i
fenomeni di tendenza. Il rap è assolutamente uno di quelli. Non riguarda
solo la musica, ma uno stile di vita,
l'appartenenza ad un gruppo (una
crew), il rispetto. Ma se un ragazzo viene iscritto ad una scuola di musica e
trova un'insegnante musicalmente
eclettico avrà il modo di scoprire un
mondo di suoni inaspettato. Wagner o
i Pubblic Enemy o la musica degli
Aborigeni che può toccare chiunque.
Però deve essere spiegata, assimilata. I
ragazzi devono avere la possibilità di
trovarla, per arricchirsi. Nonostante il
potenziale della rete e di youtube, non
conoscono quasi nulla.
Lei, oltre che muoversi in ambito
jazzistico, ha collaborato alle produzioni di svariati artisti di area
pop (Irene Grandi, Annalisa Minetti, Elio e le Storie Tese solo per citarne alcuni). Con quale spirito si lavora negli studi discografici sapendo
che il mondo della discografia sta
attraversando la peggiore crisi di
sempre?
In studio si lavora non pensando al
mondo discografico e alla crisi, ma
tentando di fare un lavoro al massimo
delle possibilità. Questo per quanto riguarda la produzione in ambito creativo, cioè quella che mi compete. Intendo soprattutto quando lavoro alla mia
musica o alle produzioni per Rete Due
della Svizzera Italiana. Quando lavoro
ad un disco non penso: “adesso scrivo
in questo modo perchè credo che alla
gente possa piacere”. Le persone hanno bisogno di autenticità. Una caratteristica che ormai si è persa e che, ahimè, nel mondo della popular music
degli ultimi 30 anni si trova raramente.
Nel pop e nel rock molte volte si pensa
addirittura a che note andare a mettere. Quelle belle, al posto giusto e nel
momento giusto. Credo sia un po’ troppo forzato.
Mp3, iPod ed innumerevoli altre
diavolerie elettroniche inducono
molte persone e non solo i giovani a
“scaricare” i brani preferiti da Internet senza alcun presupposto di
tracciabilità. Nel senso che quando
quei brani vengono cancellati, non è
come riporre un cd in un cassetto
sapendo che volendo lo si potrà ritrovare con tutti gli elementi che lo
caratterizzano, ma è una cancellazione definitiva. Cosa ricorderemo
tra 20-30 della musica che ascoltiamo oggi?
Si è perso il senso del “rito”. Comperare un disco, scartarlo, inserirlo nel lettore e lasciarsi trasportare. Purtroppo
credo che rimarrà ben poco. I ragazzi
FESTIVAL
Sanremo, conflitto tra pubblico e critica
■ Dunque ha vinto Marco Mengoni (foto).
Ma ha vinto soprattutto il conflitto tra i gusti
del pubblico votante, che ha seguito il festival
di Sanremo in televisione come non avveniva
dal 2000 e quelli dei critici e della cosiddetta
“giuria di qualità”, che avrebbero voluto incoronare Elio e le Storie Tese. Non ha vinto la
canzone più bella, che era quella dei “Modà”,
mentre la sezione riservata alle nuove proposte ci ha fatto scoprire uno spumeggiante ed
inatteso Antonio Maggio, anche lui non graditissimo ai critici, che avrebbero voluto sul podio più alto dei giovani Il Cile, giovanotto un
po' troppo cervellotico per il palcoscenico sanremese. E non ha vinto neppure colei che veniva data per favorita, Malika Ayane, prima
dell'”innamoramento” per gli Elii, che dove
hanno potuto contare sui soli voti di critici e
presunti vip, hanno fatto incetta di premi (premio della critica intitolato alla memoria di
Mia Martini e premio per il migliore arrangiamento). Il festival di Sanremo quest'anno, nel
mirino dei politici, che lo hanno vissuto come
un evento che ha rubato loro la scena in vista
delle imminenti elezioni, proprio per colpa
della politica, è partito balbettando. La partecipazione di Maurizio Crozza, inopportuna (almeno in quei termini, con il replay di battute
già sentite in altre
trasmissioni e relative contestazioni)
sembrava avere avviato la manifestazione su di una
pessima china. Alla fine invece si è
rivelata provvidenziale poiché ha
fatto apertamente
capire al duo Fazio-Littizzetto ed agli altri
ospiti, che il palcoscenico del teatro Ariston
vuole e deve essere principalmente il palcoscenico della musica e delle canzoni. Bellissime ed applauditissime dunque le esecuzioni
di “Va pensiero”, in apertura della rassegna,
con la partecipazione del Coro dell'Arena di
Verona, in occasione del duecentesimo anniversario della nascita di Giuseppe Verdi e della “Cavalcata delle Valchirie” di Richard Wagner, anche lui nato 200 anni or sono, con l'ottima orchestra sinfonica di Sanremo, affidata
alla direzione del maestro Daniel Harding. Interessanti gli ospiti musicali che per ragioni di
budget sono stati pochi e circoscritti a diversi
ambiti. Su tutti l'israeliano Asaf Avidan, unico tra i protagonisti del festival ad avere dovuto concedere un bis del refrain della sua
“Reckoning Song (One Day)” con la magia
della sua incredibile voce. Il peggio? Marta
sui Tubi, inadeguati ed alle prese con una
brutta canzone, il che non può non indurre a
pensare, trattandosi per una volta di artisti
di area indipendente, a quante straordinarie
e trascurate realtà operino, assolutamente
ignorate dai grandi circuiti, in quell'ambito.
G. PE.
delle scuole medie e superiori non
posseggono quasi nessun cd per non
parlare dei vinili. La crisi economica
ha peggiorato sicuramente la situazione delle vendite. Lei mi chiede cosa ricorderemo della musica tra 20/30 anni
e io rilancio dicendole che un disco
pubblicato l'anno scorso è come se fosse vecchio di 20 anni.
In Italia, abbiamo più bisogno di
“Talent show” o di talenti veri?
Di talenti veri è pieno in qualsiasi settore non solo in ambito musicale. Purtroppo ciò che emerge, la maggior parte delle volte, è la mediocrita che i media vogliono trasmettere. Ciò che conta
è l'audience, non la qualità, il talento,
lo studio, la ricerca. I ragazzi non sanno nemmeno che per arrivare a suonare bene uno strumento musicale ci vogliono anni e anni di studio e di preparazione. Non sono contro i “talent
show”, sono solo contro ad un sistema
unidirezionale. In Svizzera e Germania
trasmettono concerti di musica classica, jazz e dibattiti sulla filosofia anche
in prima serata. Le persone sono abituate al rispetto nei confronti della cultura e dell'arte e hanno un senso civico
di gran lunga superiore al nostro.
Lei è biellese ed a Biella spesso lavora con il suo gruppo. A suo avviso, perchè i biellesi non sono mai riusciti ad avere una cultura della
musica (il che non significa essere
necessariamente musicisti), considerandola al contrario una sorta di
rinunciabile sovrappiù?
Sto notando che negli ultimi anni il livello è cresciuto. Le persone sono più
interessate alla musica dal vivo e si
muovono per andare a vedere i concerti. Credo che una delle ragioni sia dovuta al fatto che sul territorio abbiamo
numerose scuole di musica da Sonoria
all'Istituto “Perosi”, dalla Fonderia all'Opificiodellarte sino al Biella Jazz
Club. Ognuna di loro svolge un compito molto importante che va ben oltre
l'insegnamento di uno strumento musicale, ma è quello di educare e sensibilizzare un potenziale pubblico futuro. Rendendolo quindi fruitore consapevole ed interessato.
GIORGIO PEZZANA
CONCERTO
Living Coltrane Quartet
questa sera al Jazz Club
Living Coltrane Quartet
■ Questa sera, alle ore 21.30, concerto nella sede del
Biella Jazz Club con il Living Coltrane Quartet. Fanno
parte della formazione Francesco Maccianti al pianoforte, Stefano "Cocco" Cantini al sax, Piero Borri alla batteria e Ares Tavolazzi al contrabbasso. Il quartetto, dopo
aver presentato il nuovo album al Blue Note, sale sul palco di Palazzo Ferrero con i consensi di tanta parte della
critica. L’inizio del concerto è previsto per le ore 21,30.