JOSEPH HAYDN (1732-1809) Da Orlando paladino Hob XXVIII:11 Sinfonia e Aria di Alcina (“ Ad un guardo, a un cenno solo” ) Sinfonia n. 45 in fa diesis minore (“ Degli addii” ) Hob I:45 Arianna a Naxos Hob. XXVIb no. 2 Patrizia Cigna soprano Massimiliano Caldi direzione Orchestra da Camera Milano Classica NOTE AL PROGRAMMA Il programma presentato questa sera intende essere un omaggio a Franz Joseph Haydn nel duecentesimo anniversario della morte (morì nel 1809, nacque nel 1732). Considerato il padre della sinfonia e colui che ha portato il Quartetto d’archi a divenire una delle forme musicali maggiormente in voga a partire dalla seconda metà del XVIII sec., ancora scarsamente conosciuta ed apprezzata è invece la sua produzione vocale e operistica. La parabola creativa del compositore si può schematicamente dividere in quattro grandi periodi: la giovinezza trascorsa a Vienna (dove mosse i primi passi nel mondo dei suoi sotto la guida del grande italiano Niccolò Porpora), il lungo servizio – quasi trent’anni - presso la corte degli Esterhá zy, la felice parentesi londinese, e infine gli ultimi anni a Vienna che videro la genesi della Creazione, delle Stagioni, e delle ultime messe. Haydn compose l’opera Orlando Paladino nel 1782, e la prima rappresentazione ebbe luogo il 6 dicembre dello stesso anno presso il castello di Esterhá za. Originariamente l’opera era stata concepita in occasione della visita del granduca Paolo di Russia; fu invece poi messa in scena in onore del principe Nicolaus Esterhá zy nel giorno del suo onomastico. Il libretto, approntato da Nunziato Porta e basato su Le pazzie di Orlando di Carlo Francesco Badini, è ovviamente ispirato alle vicende di cui si narra nell’Orlando furioso dell’Ariosto. Si tratta dell’opera più amata di Haydn, che la definì “ dramma eroicomico” , essendo compresenti elementi di opera seria e di opera buffa. Dell’opera ascolteremo la sinfonia d’apertura e un’aria di Alcina, la potente maga che con i suoi incantesimi svolge il ruolo di motore occulto dell’azione nell’opera. Di rara esecuzione, ma importante per comprendere lo stile del compositore e fondamentale per aprirsi un varco nel suo complesso mondo drammatico è la cantata Arianna a Nasso, scritta nel 1789 originariamente per soprano e pianoforte, e qui proposta in una versione orchestrale. Haydn dichiarò un giorno il suo rammarico per non aver composto tanta musica vocale, e le poche cantate rimaste sono certamente un alto esempio della sua arte nel rendere coi suoni il cuore emozionale del senso delle parole. La storia è nota: Arianna, figlia di Minosse re di Creta, si innamora dell’eroe Teseo, giunto sull’isola per uccidere il Minotauro, e lo aiuta a ritrovare la strada per uscire dal labirinto grazie al filo del suo gomitolo di lana. Dopo tanto amore, l’abbandono: Teseo la fa addormentare durante la navigazione verso Atene e la lascia, sola, sull’isola di Nasso. La celebre vicenda narrata da Ovidio, ripresa da Monteverdi in un’opera perduta e resa infine immortale dal connubio Strauss-Hofmanstahl, viene resa da Haydn con un grande senso del teatro: le tre arie sono pensate come un grande crescendo drammatico, dalla malinconica nostalgia della prima si passa al dolore della seconda e, preparata da un lungo monologo, allo scoppio di furibonda disperazione della terza. Ne esce un personaggio a tutto tondo, e, sul versante musicale, udiamo da un lato gli echi dolci della Contessa mozartiana, dall’altro troviamo già pienamente affermato lo stile del nascente Sturm und Drang. A completare il programma abbiamo scelto una delle pagine orchestrali più famose di Haydn, la Sinfonia n. 45 in fa diesis minore detta “ degli addii” . Scritta nel 1772, la genesi della sinfonia e il suo curioso titolo si devono alle circostanze in cui nacque. Il principe Nicolaus durante l’estate amava trasferire la corte dal castello di Eisenstadt a quello di Esterhá za, privando in tal modo servitori e musicisti della compagnia delle rispettive famiglie, che avevano casa intorno alla residenza invernale. Pare che nell’anno di cui parliamo, il principe si fosse trattenuto particolarmente a lungo ad Esterhá za, con la naturale conseguenza che tutti aspettavano con impazienza il viaggio verso Eisenstadt, dove avrebbero potuto riabbracciare i propri cari. Ma come far passare il messaggio senza suscitare il risentimento e forse l’ira del principe? Ci pensò Haydn con questa sinfonia: l’impianto tonale inusuale, l’uso di corni speciali per l’epoca, la citazione delle Lamentazioni di Geremia nel terzo movimento, e, assolutamente geniale, l’espediente del quarto movimento, ovvero il Presto interrotto bruscamente da un Adagio durante il quale uno ad uno gli strumentisti escono di scena lasciando solo due violini che dopo qualche nota abbandonano il palco lasciandolo vuoto. Sembra che il messaggio, cifrato ma non troppo, fosse chiaramente compreso dal principe che invitò tutti a tornare ad Eisenstadt. (Gianluca Capuano)