La riproduzione delle piante Un seme nascosto nel cuore di una mela è un frutteto invisibile (proverbio gallese) I semi hanno due vite: quella vera e quella riflessa nello specchio della letteratura e dell’immaginario Il ciclo vitale delle piante Anche per le piante, come per tutti gli esseri viventi, è fondamentale la possibilità di riprodursi, cioè di originare nuovi individui della propria specie, tramandando il proprio corredo cromosomico. Le piante, così come noi, nascono (germinano ed emergono), crescono (si accrescono e differenziano), si riproducono (danno origine a nuovi individui) e infine muoiono (disseccano). In funzione della durata di vita, le piante si distinguono in: Annuali: svolgono tutto il ciclo vitale – dalla germinazione alla morte – in una sola stagione (solo piante erbacee, senza fusti lignificati), Biennali: svolgono il ciclo vitale in due stagioni, riproducendosi solo nel secondo anno (solo piante erbacee, es. bietola, cipolla, carota, cavoli, …), Perenni: svolgono il ciclo vitale in più stagioni, arrivando a riprodursi dopo almeno 2 anni (piante arbustive e arboree, poche erbacee). Esse sono di norma dotate di gemme quiescenti poste su organi perennanti (es. rami spogli nel caso di alberi, rizomi, bulbi e tuberi nel caso di piante erbacee) con cui trascorrono le stagioni avverse. Ogni anno, al risveglio primaverile delle gemme, si sviluppano germogli che ricreano l’apparato fotosintetizzante. Figura 1. Ciclo vitale di una pianta annuale (es. papavero) Figura 2. Ciclo vitale di una pianta biennale (es. barbabietola da zucchero) Metodi di moltiplicazione Nei vegetali superiori, la formazione di un nuovo individuo può avvenire: Per riproduzione sessuale o via sessuata (gamica) Prevede una fecondazione che porta alla formazione di un seme con caratteristiche ereditate da entrambi I genitori. L’individuo che si origina sarà simile a essi, ma non uguale, poiché l'unione dei cromosomi maschili e femminili determina nuove caratteristiche. La maggior parte delle colture erbacee si riproduce mediante seme. Per propagazione vegetativa o via asessuata (agamica). La propagazione non comporta alcuna unione fra corredi cromosomici diversi e il nuovo individuo (clone) avrà lo stesso patrimonio genetico della pianta che l’ha generato. Non si ha produzione di semi, ma di organi vegetativi che si distaccano dalla pianta madre. Questo processo rende molto rapida la moltiplicazione di una pianta, ma ha lo svantaggio di limitare la variabilità genetica, quindi riduce la capacità evolutiva della specie, con cui adattarsi a eventuali cambiamenti ambientali. L’uomo utilizza la propagazione soprattutto per riprodurre gli alberi. Ad esempio, si usano spesso talee, margotte e innesto per la riproduzione di alberi da frutto e piante ornamentali. Riproduzione sessuale La riproduzione sessuale avviene mediante la fusione di due corredi cromosomici (fecondazione) che, nelle piante, possono provenire da due individui differenti (fecondazione incrociata o allogamia) o da un unico individuo (autofecondazione o autogamia). Le cellule che si fonderanno fra loro per dare il nuovo individuo hanno un corredo cromosomico dimezzato e sono dette: gameti. Quello maschile è chiamato polline, prodotto nelle antere, quello femminile: cellula uovo, prodotta nell’ovulo. Nelle piante superiori la fusione dei gameti avviene all’interno di fiori, strutture che servono anche a nutrire e proteggere lo zigote, cioè la nuova cellula che si svilupperà dalla loro unione. Tramite suddivisioni continue, lo zigote si trasformerà in embrione, cioè nel seme che, germinando, darà origine alla nuova pianta. Durante lo sviluppo, l’embrione può, o meno, essere contenuto in organi del fiore di origine (ovario), che formano il frutto. Figura 3. Schema di riproduzione sessuale di una pianta superiore LA PROPAGAZIONE DELLE PIANTE Per propagazione si intende l’ottenimento di una determinata quantità di nuove piante, a partire da poche piante madri selezionate. I metodi di propagazione sono: 1. per seme, o riproduzione (detta anche propagazione gamica) 2. per via vegetativa o moltiplicazione (detta anche propagazione agamica) Il materiale impiegato deve possedere requisiti tali da risultare interessante per la coltivazione e presentarsi sano e di buon aspetto (requisiti GENETICI e requisiti SANITARI). TECNICHE 1. per seme: la propagazione per seme o riproduzione si ottiene tramite la semina; questa può avvenire: - all’aperto, in piena terra - all’aperto, in contenitore - in ambiente protetto (serre, tunnel, “letto caldo”, ecc.) 2. agamica: la propagazione vegetativa o agamica può avvenire: - per divisione - per talea - per innesto - per propaggine - per margotta - per micropropagazione Metodi di propagazione delle piante Propagazione Riproduzione (utilizza il seme) Moltiplicazione (utilizza una parte di pianta diversa dal seme) Vi si ricorre per: - propagare: - cereali - piante foraggere - molti ortaggi - molti portainnesti per alberi da frutto - piante forestali - molte piante ornamentali - ottenere nuove varietà Vi si ricorre per: - propagare: - alcuni ortaggi - molte piante ornamentali - fragola - alberi da frutto e molti loro portainnesti - vite e suoi portainnesti IL SEME, LA GERMINAZIONE E LA SEMINA IL SEME La cellula uovo femminile, contenuta nell’ovario, viene fecondata dalla cellula gametica maschile, contenuta nel polline. L'ovulo fecondato diviene seme. Il seme è formato da due membrane di rivestimento, una esterna detta testa e una interna detta tegmen. Sono di protezione alla parte interna, costituita dall'embrione e da sostanze di riserva amilacea od oleosa, contenute nell’albume (o endosperma) o in uno o due o più cotiledoni (foglie embrionali). I semi contenenti abbondante endosperma vengono anche detti semi albuminosi, mentre quelli in cui l’endosperma è sostituito dai cotiledoni sono detti semi esalbuminosi. L'embrione è formato dagli abbozzi degli organi fondamentali della pianta: la radichetta, il fusticino, la piumetta (o gemmula). I cotiledoni assorbono il nutrimento dell'albume per fornirlo all'embrione man mano che si sviluppa. Nelle Angiosperme, a seconda che i cotiledoni siano 1 o 2, le piante vengono classificate in monocotiledoni o dicotiledoni. Nelle conifere (gimnosperme) i cotiledoni sono in numero variabile (a seconda della specie) e spesso ben più numerosi. Il seme è un organo quiescente. Durante la quiescenza il seme ha attività metabolica ridotta; in questo stato può sopportare condizioni di temperatura e di umidità anche difficili. Nel linguaggio comune si usa chiamare semente anche altro materiale di propagazione, indipendentemente dalla corretta definizione botanica; ad esempio vengono chiamati semi gli acheni, le cariossidi, le samare (frutti secchi indeiscenti) o addirittura i tuberi di patata (fusti sotterranei) impiegati per la propagazione. Tipi di seme Si possono, inoltre, distinguere i semi in ortodossi e recalcitranti. I primi sono semi capaci di mantenere a lungo la facoltà germinativa, purché conservati a basse temperature e a basso contenuto di umidità (< 13%). I semi recalcitranti sono quelli soggetti a perdere la facoltà germinativa in seguito alla disidratazione; non sono dunque semi adatti alla lunga conservazione. Per questo vengono mantenuti per periodi brevi a temperature basse (mai inferiori allo zero) e ad un elevato grado di umidità (es. castagne, ghiande, ecc.) CARATTERISTICHE DELLE SEMENTI Le sementi, tanto quelle agrarie che quelle forestali, per poter essere commercializzate devono rispondere a determinati requisiti qualitativi, secondo le normative comunitaria e nazionale vigenti. Questi sono, ad esempio: - purezza (meccanica e genetica) - germinabilità (o facoltà germinativa) Nel caso di sementi di specie forestali è inoltre necessario conoscere: - umidità. - il peso sterico (o peso specifico, relativo ad 1 litro di semi) - il peso di 1000 semi - l’energia germinativa - il tempo medio di germinazione - il valore colturale - la vitalità Alcuni di questi dati devono essere riportati in appositi cartellini di certificazione, applicati alla confezione con cui le sementi vengono poste in commercio. LA DISSEMINAZIONE Il trasporto dei semi, più o meno lontano dalla pianta che li ha prodotti, si chiama disseminazione. La disseminazione si può avvalere di diversi mezzi, come il vento, l'acqua, gli animali, così come avviene per l'impollinazione. Molti semi sono dotati per questo di particolari formazioni che ne facilitano la dispersione attraverso il vento (ad esempio le ali o samare di aceri, frassini, ontani e betulle, i pappi del tarassaco o dei semi di salice e pioppo, ecc.). Altri, invece, sono adatti ad appigliarsi al vello di animali o, altri ancora, sono protetti da pericarpo carnoso appetibile (frutti carnosi), così che gli animali che se ne cibano provvedono alla disseminazione.