UD 7.3. La disoccupazione Inquadramento generale Questa unità didattica ha l’obiettivo di analizzare il mercato del lavoro e in particolare il grave fenomeno della disoccupazione. Vedremo come vengono calcolati diversi indicatori statistici sul mercato del lavoro. Inoltre prenderemo in esame le cause e gli effetti della disoccupazione e vedremo come le politiche pubbliche affrontano il problema della disoccupazione. Obiettivi di apprendimento definire e calcolare diversi indicatori del mercato del lavoro esaminare le determinanti della disoccupazione esaminare le politiche pubbliche per la riduzione della disoccupazione Le rilevazioni del mercato del lavoro in Italia I dati ufficiali sul mercato del lavoro in Italia provengono dall’Istituto Centrale di Statistica (ISTAT) che conduce la Rilevazione trimestrale delle forze lavoro in conformità con la metodologia dell’Unione Europea. Obiettivo principale di questa indagine campionaria condotta tramite interviste è la stima ufficiale degli occupati e delle persone in cerca di occupazione. La nuova metodologia di rilevazione permette di ampliare la base informativa attraverso la registrazione dei dati relativi a: - collaborazioni coordinate e continuative; - lavoro interinale; - disponibilità a lavorare a tempo pieno da parte di chi lavora part-time; - corsi di formazione - motivi della mancata partecipazione al mercato del lavoro. Le classificazioni nel mercato del lavoro Gli individui appartenenti alla popolazione in età lavorativa (15-64 anni) vengono classificati in: - Occupati: coloro che hanno svolto almeno un’ora di lavoro nella settimana che precede l’intervista - Disoccupati: coloro che si dichiarano disponibili a lavorare entro le due settimane successive all’intervista e ha fatto almeno un’azione di ricerca di lavoro - Inattivi: tutti gli altri individui che non sono occupati o disoccupati ma che sono in età lavorativa. La somma di occupati e disoccupati viene definita come Forze di lavoro. La somma degli inattivi e di coloro che non hanno una età lavorativa (meno di 15 anni e oltre 64) sono definiti come Non appartenenti alle forze di lavoro. La suddivisione della popolazione italiana nel 2003 Popolazione Forza lavoro - occupati - disoccupati Non appartenenti alla forza lavoro Fonte: Istat milioni 57.47 100% 24.17 42% 22.12 2.05 33.3 58% Misure del mercato del lavoro Tasso di attività (o tasso di partecipazione) misura la percentuale di forza lavoro sulla popolazione attiva: Tasso di attività = Forza Lavoro × 100 Popolazione attiva Tasso di occupazione misura la percentuale della popolazione che risulta occupata: Tasso di occupazione = Numero di occupati × 100 Popolazione attiva Tasso di disoccupazione calcolato come la percentuale di forza lavoro disoccupata: Tasso di disoccupazione = Numero di disoccupati × 100 Forza Lavoro Misure del mercato del lavoro in Italia Misure del mercato del lavoro in Italia Italia Nord Centro Mezzogiorno Sardegna Tasso di attività Maschi e Maschi Femmine Femmine 62.5 74.6 50.4 67.7 77.2 58.1 65.3 76.2 54.6 54.5 70.5 38.7 60.0 72.8 47.3 Italia Nord Centro Mezzogiorno Sardegna Tasso di occupazione Maschi e Maschi Femmine Femmine 57.5 69.8 45.2 64.9 75.0 54.8 61.2 72.8 49.9 46.2 61.8 30.9 51.8 64.9 38.8 Italia Nord Centro Mezzogiorno Sardegna Tasso di disccupazione Maschi e Maschi Femmine Femmine 7.9 6.3 10.2 4.1 2.9 5.7 6.1 4.5 8.5 15.0 12.2 20.0 13.6 10.7 18.0 Fonte: ISTAT, Rilevazione sulle forze lavoro, 2° trimestre 2004 La disoccupazione La disoccupazione è un fenomeno che presenta aspetti diversi nel lungo periodo e nel breve periodo: il tasso naturale di disoccupazione il tasso di disoccupazione ciclica Il tasso naturale di disoccupazione misura la disoccupazione presente nel lungo periodo, si riferisce alla quantità di disoccupazione che il sistema economico sperimenta “normalmente”. La disoccupazione ciclica misura invece le variazioni da un anno all’altro della disoccupazione intorno al valore naturale e dipende dalle fluttuazioni dell’attività economica. Tasso di disoccupazione Percentuale di Forza lavoro Tasso di disoccupazione 10 8 6 4 tasso naturale di disoccupazione 2 0 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 Che cosa misura il tasso di disoccupazione Non sempre è facile distinguere tra una persona che è disoccupata e una persona che non appartiene alla forza lavoro. E’ questo il caso dei lavoratori scoraggiati, le persone che avrebbero voluto lavorare ma hanno rinunciato a cercare lavoro dopo una lunga serie di insuccessi. Queste persone infatti non vengono rilevati tra le statistiche della disoccupazione e appartengono ai non attivi. Altre persone invece dichiarano di essere disoccupate per ricevere aiuti finanziari anche se non hanno nessuna intenzione di cercare un lavoro. I periodi di disoccupazione sono per la maggior parte brevi. Pertanto la maggior parte della disoccupazione osservata in ogni periodo di tempo è imputabile alla disoccupazione di lungo periodo. In altre parole il problema della disoccupazione deve essere attribuito a un numero relativamente basso di lavoratori che restano senza lavoro per un lungo periodo di tempo. La disoccupazione frizionale In un mondo ideale i salari dovrebbero aggiustarsi per portare in equilibrio la domanda e l’offerta di lavoro, assicurando, in questo modo, che tutti i lavoratori siano occupati. Tuttavia vi sono tempi di aggiustamento del sistema economico e collocamento al lavoro tali per cui nel breve periodo esiste una inevitabile quantità di disoccupati. Si parla di disoccupazione frizionale (disoccupazione temporanea) quando ci si riferisce alla disoccupazione causata dal tempo che i lavoratori impiegano a trovare il lavoro che risponde meglio alle loro aspirazioni. La disoccupazione frizionale presenta forti variazioni settoriali e regionali dovuti a differenze strutturali, istituzionali e di funzionamento del mercato del lavoro. Disoccupazione frizionale e politica economica Le politica economica può ridurre il tempo di ricerca del lavoro, e quindi ridurre la disoccupazione frizionale, attraverso: - maggior informazione (facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro) - programmi di formazione (adattare l’offerta alle nuove esigenze del mercato) Un altro strumento utilizzato è il sussidio alla disoccupazione che può avere effetti contrastanti: - tende ad aumentare il tempo di ricerca del lavoro. - riduce l’impegno nella ricerca di un nuovo lavoro da parte dei disoccupati. - aumenta le opportunità dei lavoratori di trovare il lavoro “giusto”. La disoccupazione strutturale La disoccupazione strutturale si verifica quando la quantità di lavoro offerta è maggiore di quella domandata per l’economia nel suo complesso. La disoccupazione strutturale si riferisce al lungo periodo. Due possibili spiegazioni della disoccupazione naturale 1. Salario minimo 2. Salari di efficienza Una ulteriore causa della disoccupazione può essere dovuta al ruolo del sindacato che funziona come cartello cercando di mantenere volutamente alti i salari per il lavoratori occupati, riducendo così la domanda complessiva di lavoro. Tuttavia, soprattutto in Europa, il sindacato svolge un ruolo sociale molto più ampio e la contrattazione collettiva ha valore per tutti i lavoratori (non solo per quelli appartenenti al sindacato). Pertanto il suo ruolo può essere valutato solo in contesto più generale. Il sindacato è un'associazione di lavoratori che contratta con i datori di lavoro i salari e le condizioni di lavoro. 1. Salario minimo Se il salario è fissato per legge ad un livello superiore a quello che garantirebbe l’equilibrio nel mercato del lavoro si verifica disoccupazione. Salario minimo Salario Surplus di lavoro = disoccupazione offerta di lavoro Salario minimo WE domanda di lavoro 0 LD LE LO Quantità di lavoro 2. I salari di efficienza Un terzo elemento che concorre a spiegare perché esiste disoccupazione è la teoria dei salari di efficienza. Il salario di efficienza è un salario corrisposto volontariamente dall’impresa ad un livello superiore a quello di equilibrio per incentivarne la produttività. La teoria dei salari di efficienza sostiene che le imprese sono più efficienti se pagano salari superiori a quelli di equilibrio. Un’impresa preferisce pagare salari di efficienza per almeno quattro motivi: - aumentare la salute del lavoratore (soprattutto nei paesi più poveri) - ridurre il ricambio dei lavoratori e quindi diminuire i costi del turnover - incrementare l’impegno del lavoratore e ridurre la sua convenienza a comportamenti opportunistici - assicurarsi lavoratori di qualità in presenza di informazione imperfetta sulle abilità dei lavoratori