SCRIVERE È… Imprimere l’anima sul foglio. (Martino Manfredi) Far uscire le emozioni e i sentimenti dal mio cuore. (Sherelyn Dela Rosa) Raccogliere le monetine lanciate dai turisti nella fontana dei desideri e rilanciarle dentro. (Ilaria Guida) Pensare con la penna. (Lara Cusimano) Giocare con le lettere e unirle a volersi bene generando le parole. Io le aiuto in un mondo fantastico senza limiti. (Francesca Nardone) Liberare le idee. (Samuel Eridani) Raccontare la propria storia. (Anna Brollo) La rappresentazione delle proprie idee, e unirle insieme come un puzzle. (Curtis Das) RACCONTO DI PAROLE INVENTATE Una ciorcianatta Un anco fa, Cincintino andruppì al parco a giocare. Arrivati al parco, un uncentetto fece una cacca sulla tesclote di Cincintino. Cincintino picchiò l'uncentetto e gli disse: «Cicalatamuchiala! Pincoccona!» E se ne andò. Per strada incontrò il suo cugipone che teneva una bottiretta di pipì. Cincintino chiese a suo cugipone che cosa teneva, e cugipone aprì la bottiretta e bognicamale Cincintino. Cincintino,arrabbiato, gli dridatò un pugno; suo cugipone, triste ma anche contento, se ne andò. Cincintino capiliò che ogi non era gioriata per andare al parco. Andò in una gogelaliateria per prendersi un gogelaliato al gusto di cioccobetta e se ne tornaso a casa. (Giorgia Liu) C’era una vola in un parese molto lolontanino un principe di nome Bikacy che mangiava tutto il puffone giorno bei puzzolini. Passarono un maccone di giorni e diventò besone: «CAKOPIZZONERELLOMATINOREVASTINO! » era un besone besonissimo, troppo besone che cadè in un burroccone e rompincù le ossimussime fragilissime. Ora pannolone corbame doveva salire, uscire dal burroccone, ma come poteva ciampularlo con le ossa spappolate? Non gli venne nessuna pappolina idea. Quindi rimase lì, nel burroccone con le ossa spappolate. A un certo punto, arrivò una princeressa di nome Susina: era così magronrolissima che non riusciverè a state in pedipo, cabbe nel burroccone, dove era caduto anche Bikacy. E visserebbero spappolati insime felici e bintentissimi. (Stella Vriends) IPOTESI FANTASTICHE Se vivessi sopra un albero… mi costruirei dentro il tronco un ascensore (Samuel Eridani) Se vivessi sopra un albero… la mia immaginazione sarebbe più vicina al cielo (Anna Brollo) Se avessi un fischietto magico… farei apparire Pegaso. (Tecla Briola) Se avessi un fischietto magico… formerei un’armata di uccellini che mi porterebbero in cielo. (Lara Cusimano) Se fossi una mosca… volerei su Saturno. (Anna Brollo) RACCONTO IL VUOTO A volte mi capita di pensare che tutto questo, la vita, la mente, l’amore, il bene, il male sono tutte invenzioni del mio cervello. Persino la mia indipendenza è comandata dal cervello. Sono un po’ nichilista, la vita è comandata… dal vuoto, il vuoto o il niente, non esiste ed esiste, c’è e non c’è. Probabilmente il vuoto è una nebbia, qualcosa che offusca, a volte con violenza, ma altre con estrema dolcezza. (Martino Manfredi) Il vuoto è niente, il vuoto è quello che sto provando ora. Tutti i miei pensieri sono spariti, la mia mente è nera. Qui ci siamo solo io e il vuoto, non c’è anima viva. Esisto o non esisto? Non faccio niente, non penso a niente, non sono niente. (Sherelyn Dela Rosa) Sono nel vuoto: una persona in una stanza bianca sola senza niente. Mi siedo sul pavimento bianco e penso: “Chi sono, perché vivo, perché esisto, perché esistono le emozioni, piangere, morire, chi chi ha voluto che io fossi qui, perché penso, le persone di tutti i giorni mi diranno la verità, perché sono un essere umano, perché sono nel mondo, sono nell’universo. Sola in una stanza, sola, cosa faccio: piano non piango, mi possono vedere non mi vedono. Se apro quella porta dove vado. (Licia Bolzacchini) Il vuoto è una nuvola nera. Quando sei dentro ti senti solo ma anche insieme agli altri, sei felice ma anche triste, al buio ma anche alla luce. E’ un’occasione speciale per provare emozioni nuove. Il vuoto c’è sempre, da qualunque parte, anche dove meno te lo aspetti. (Rugiada Mastriani) Io mi trovo in una stanza bianca dove cado ad alta velocità e ogni volta che sono felice mi avvicino al vuoto e poi lo divento e così la caduta smette. (Simone Toloi) Come mi immagino il vuoto? Una camera immensa di bianco su bianco… Ma ora so con certezza che mi sbagliavo e mene sono accorto proprio nel momento che aprì la porta, ma non una porta qualunque, ma la porta in cui c'era scritto "il vuoto". Spalancata quella porta mi resi conto del vero significato di vuoto: non era un oggetto da toccare o vedere ma un sentimento, un'emozione, un sapere… Le pareti non erano di sicuro bianche, nere, o di nessun altro colore, ma allo stesso tempo erano di tutti i colori. In realtà le pareti non c'erano, ma non ti potevi muovere, più che altro non c'era il bisogno di muoversi. Era una sensazione strana ma allo stesso tempo che conoscevo benissimo. Non provavo né tristezza né felicità, odio o amore. Potrei andare all'infinito con questa lista ma una parola può fare da sintesi: niente. Niente, niente e niente! Ora capivo: il vuoto è niente, ma il niente è tutto. Non sapevo se tutto questo fosse "sapere" o "ignoranza". Stavo per mettermi a ridere o a piangere… non so (Curtis Das) RACCONTO A PARTIRE DA UN QUADRO L’universo era affollato: c’erano stelle, pianeti, soli, lune e uccelli con la cresta in coda. Coso dormiva ancora ma fortunatamente a svegliarlo ci pensò la grande goccia di petrolio seguita dai suoi dignitari. «SVEGLIAAAAAA!!! Giù dal letto devi andare a lavoro! » gridò la grande goccia di petrolio. Ma Coso era ancora addormentato. Allora lo tirò fuori da casa sua prendendolo per i piedi e lo buttò su un girasole. Coso faceva lo “stelliere”, cioè dirigeva il traffico tra i pianeti e li svegliava nel caso ce ne fosse bisogno. Quel giorno tutte le stelle avevano bisogno di una svegliata. Coso, prendendo il suo megafono, si posizionò al suo solito posto e si mise al lavoro. Non gi piaceva fare lo stalliere e quindi non si impegnava. Per chi non lo avesse capito, la grande goccia di petrolio era la regina del cosmo e il comportamento di Coso la faceva diventare nervosa. Allora decise di licenziarlo. Coso si rilassò e andò a vivere in un sacco di farina. La grande goccia di petrolio divenne zarina e il traffico aumentò di giorno in giorno. Questo è quello che ho dedotto guardando una cellula al microscopio. (Tecla Briola) Tanto tempo fa esisteva un gigantesco mostro che fluttuava nello spazio, grazie ad un’elica che aveva dietro la schiena. Aveva anche una specie di amuleto che brillava. Era cattivissimo: dallo spazio mangiava gli uomini della terra. Non poteva vedere, ma riusciva a sentire molto bene. Ormai sulla terra erano rimasti in pochi, aveva mangiato anche il re e la regina più importanti. Esisteva un giovane che sembrava molto potente ma non venivano ascoltate le sue idee perché era troppo povero e insignificante. Poi, dopo un anno, costruì uno strumento che secondo lui l’avrebbe catapultato così in alto che avrebbe potuto raggiungere il mostro: e così fu. Volò in alto e ancora più in alto finché non si ritrovò nello spazio: lì c’era quel mostro gigantesco, che nello spazio non riusciva a sentir odori; il ragazzo vide quell’ amuleto bellissimo e pensò che se avesse preso quella bellezza sarebbe diventato ricco. Così la prese e subito il mostro si trasformò in una ragazza bellissima e il diamante scomparve. L’eroe era triste perché aveva perso un oggetto di grande valore, ma ne aveva preso uno molto più bello. (Rugiada Mastriani). La nuvola e il vento C'era una volta una principessa a forma di nuvola con un cappello molto strano che sparava macchie rosse e le macchie rosse si riuscivano a vedere perché lei usciva solo al chiarore della luna. Ma un giorno la notte non arrivava più e così decise di uscire di giorno: vide molte più stramberie che di notte. Lei vide il sole, lo trovò molto bello e così si avvicinò, il sole la vide, e si innamorò anche lui e da lì generarono alcuni figli: un mini sole con i raggi splendenti e un sole deforme con i raggi solo in alto. Ma il Sole non andò dormire e vide la Luna, con lei generò una stella, un vulcano con un albero sopra e il vento. Il giorno dopo Nuvola arrivò e vide tutte le creazioni del sole e della luna, lei si arrabbiò così tanto che invocò l'ira del vento e da quel giorno la principessa volò sempre con Vento e si sposarono, uccidendo Sole e Luna. Nuvola e Vento da quel giorno vissero felici e contenti. (Simone Toloi) «È mattina Babù: svegliati, forza!» «Ma che ora è Vì? » «Le sette , Babù dobbiamo andare a scuola, le sette capito Babù» «Sì, sì, calmati, mi vesto e andiamo… non ho fame » Queste siamo: io, Vaniglia (Babù), e Pervinca (Vì), mia sorella. Siamo due gemelle, uguali , identiche, ma non per carattere. «Oggi, ragazzi, disegnerete con gli occhi chiusi» ci avvisa la prof. Basile, quella di arte, piena di creatività. È stato come avere dei grilli dietro le spalle perché tutti si sono messi a parlare della novità che non avevano mai provato. Occhi chiusi , foglio A4 davanti… via! Ho stretto troppo gli occhi e lo so perché mi è partita una striscia nera e tanti piccoli meridiani che la tagliavano. Poi mi ricordo quando da piccola facevo piccoli ragni e provo a farne uno… Film, film, cacciamo qualche immagine dai film … ah, sì, quando da piccola ho guardato “Harry Potter “… così faccio tante chiazze di sangue qua e là per il foglio…. Qualcosa che mi piace ,.. Sììì : lo zoo di Central park, il mio preferito, quindi faccio le banane che do sempre alle scimmie, la collina dei fiori gialli e l’ amica stella marina, che ad occhi chiusi non verrà benissimo, e….. Un babbuino perché mi ricorda il mio soprannome . Riapro gli occhi: ecco qua un capolavoro! (Francesca Nardone) Ero avvolta con la mia gemella in un velo bianco, morbido, intorno a me ci sono i miei genitori, mia mamma era il Sole, mio padre era una specie di vulcano con la punta gialla, si chiama Lavaruss. C’erano anche le mie sorelle: Cadste, la più grande, un punto con un arcobaleno, dopo di lei Sky che rappresentava il cielo, Janiy che è la felicità, poi Gea che rappresentava la Terra, Cresme, lui è la crescita, infine c’eravamo io, Miky, e la mia gemella Zöe, noi rappresentiamo l’amore e la bellezza. La mia famiglia rappresenta la Vita, insieme: nessuno meno nessuno più. (Stella Vriends) C’era una volta un palito rojo i puntitos negros che erano dei sassolini nel deserto. Il palo era rosso perché il sole lo bruciava e i sassolini neri per la stessa cosa. Un giorno passò di lì un signore che raccoglieva pali e sassolini. Lo vieron pasar pero no les cojiò porque estaban clemados, allora da quel giorno si misero sempre a piangere e con le lacrime si bagnarono, si rinfrescarono e diventarono normali. Passò ancora quella persona e li prese e se ne sono andati in una casa grande con l’ombra ed erano molto felici. (Lenin Ronquillo) La penna «Vorrei quella penna... » disse Giorgia. Giorgia tornò a casa, prese un foglio e scrisse una lettera. « Cosa?! » esclamò « La penna non va! Telefono subito a quell’imbroglione!» Quando Giorgia si diresse in cucina a telefonare, la penna iniziò a muoversi. Fece cadere centilitri di inchiostro nero, piccoli e grandi come gelatine. La penna saltellando comunicava con gli inchiostri . Diceva: «Piccoli sconosciuti, io mi chiamo Penna. Doppiamo scappare! Quella ragazzina ha cercato di usarvi! Ma visto che io sono gentile, non vi ho fatto uscire. Vi ho salvato la vita. » «Grazie Penna! » La Penna, felice di essere stata premiata, disse: «Oh, prego...Per ringraziarmi tornate dentro di me e... andiamo al parco e divertiamoci!'' Giorgia tornò arrabbiata, vide la penna andarsene e svenne. (Giorgia Liu) Madre e figli C’era una volta, in una campagna sperduta, una madre vedova che si vestiva sempre di rosso. Aveva dieci figli tutti neri, perché ogni giorno andavano a lavorare in miniera, e due figlie che stavano a casa ad aiutarla, ed erano nere anche loro, per tutta la polvere che cadeva sopra. In un giorno di primavera le bambine andarono a prendere l’acqua al pozzo, ma sulla via del ritorno furono attirate da un bagliore che proveniva da dietro la collina. Corsero a guardare e videro una fata che stava facendo crescere fiori qua e là. Quando la fata le vide , disse: « Cosa ci fanno due bambine come voi, così sporche?» Le raccontarono la loro storia e la fata decise di aiutarle. Così da quel giorno la madre e i suoi figli vissero felici e contenti. (Lara Cusimano)