46 Impossibile non riconoscere la figura che sta

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Numismatica
Impossibile non riconoscere la figura che staziona sui 5 centesimi. Certo, qualcuno potrebbe
anche non riconoscerla, ma dovrebbe trattarsi di
uno di quei giapponesi che durante la Seconda
Guerra Mondiale sono stati paracadutati su un’isoletta del Pacifico nord-occidentale e lì dimenticati per 65 anni – ammesso che esistano giapponesi così longevi – durante i quali hanno sempre
pensato che la Guerra fosse in atto, perché sui 5
centesimi è raffigurato l’anfiteatro Flavio, ovvero
il Colosseo. Due date: 75 d.C., quando fu edificato dall’imperatore Vespasiano e 80 d.C., quando
fu inaugurato dall’imperatore Tito.
I 10 centesimi, invece, ci portano a Firenze.
Vinciamo la tentazione di tornare a casa, scoraggiati dalla coda di turisti che resiste a caldo, freddo, disidratazione, sete, fame, insetti,
miasmi e sudorazioni inopinate. E come premio
potremo osservare La nascita di Venere di Botticelli. Si ha quasi timore e vergogna a parlare di
questo dipinto e siccome di timore e vergogna
abbiamo già fatto il pieno lasciamo che siano
gli storici dell’arte a disquisire di questo capolavoro del Rinascimento (databile al 1482-1485
circa), marchio di fabbrica di quell’orgoglio italiano che ha anticipato il Made in Italy.
Sempre di arte parliamo, ma stavolta di scultura. Le monete da 20 centesimi, infatti, riportano
la celebre scultura di Umberto Boccioni Forme
uniche della continuità nello spazio (1912). Boccioni fu uno degli animatori del Futurismo, che
rappresenta senza dubbio una delle avanguardie
italiane più influenti al mondo, se non l’unica,
vituperata poi a causa dell’ottusa brutalità di Marinetti, il suo alfiere, strenuo predicatore del verbo fascista. Ma l’opera di Boccioni, conservata
al Museo di Arte Contemporanea di San Paolo, è
indubbiamente un perfetto distillato dell’illusione futurista: saper riprodurre in forme plastiche
l’effimero. Un supremo tentativo per cogliere l’istantaneità che fugge. Una zampata sul demone
del tempo, per inchiodarlo al qui e ora.
La moneta da 50 centesimi, invece, ci riporta
indietro nel tempo, alle origini della nostra civiltà. Raffigura, infatti, la Statua Equestre di Marco Aurelio (176 d.C.), meglio nota come l’unica
statua equestre della classicità giunta fino a noi
in modo integro. Oggi l’originale è a Palazzo dei
Conservatori, a Roma, mentre una riproduzione
si trova in piazza del Campidoglio (Roma).
Andiamo ai “pezzi grossi”. Il primo è la moneta
da 1 euro. L’Uomo Vitruviano stende le braccia
dentro al cerchio e al quadrato. Mirabile studio
sulle proporzioni del corpo umano, disegnato da
Leonardo da Vinci. Un disegno a matita e inchiostro, su carta, del 1490. La figura dimostra
come il corpo dell’essere umano possa iscriversi
nel cerchio e nel quadrato, ma più di tutto è
un’indefessa dichiarazione di fiducia e d’amore
nei poteri dell’ingegno. Quando Carlo Azeglio
Ciampi scelse l’Uomo Vitruviano, in qualità di
Ministro dell’Economia, pensò che quell’immagine rappresentasse la misura umana come applicazione alla realtà. Ma al sottoscritto piace
pensare che anche nella mente aritmetica del
buon Ciampi veleggiasse un vascello di fantasia, il piacere avventuroso della scoperta scientifica nei misteri evidenti dell’uomo.
E così arriviamo ai 2 euro. Il percorso non poteva che concludersi con la poesia, con Dante. Ma
anche con la pittura, in un caleidoscopico gioco
di citazioni e omaggi, perché il volto di Dante
coniato sui 2 euro è quello dipinto da Raffaello,
incluso nel “pantheon” del Parnaso, nelle stanze
vaticane di Giulio II. E così il cerchio si chiude
e avvicina poesia e pittura, forse le qualità più
esibite dall’Italia nei secoli o forse quelle che
ci fa comodo ricordare, ignorando una fortissima cultura scientifica che pure esiste, ma che è
stata stroncata nel tempo dall’ignavia dei nostri
“reggenti”.
Ci rendiamo conto che questo percorso è stato
superficiale e leggero, ma ha avuto anche gli indiscutibili meriti di: salvare dalla dimenticanza
questi piccoli oggetti di valore, ricordarci che il
valore di qualcosa è indipendente dalle sue dimensioni e, infine, di aver stimolato la curiosità
di tutti coloro che, con competenza e passione,
vorranno riprendere queste righe e ampliarle,
spostare la discussione su altri lidi, occupare
con la loro felice erudizione le anse della numismatica. O almeno ci speriamo.
6]W^MLQZMbQWVQŒn. 1 gennaio-febbraio 2011
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