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Corea del Nord: cos’è il Juche, la filosofia di Stato dei Kim

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Corea del Nord: cos’è il Juche, la filosofia di
Stato dei Kim
Un mix di nazionalismo, socialismo e confucianesimo. Il Juche è l’ideologia di Stato della Corea del
Nord, che da oltre 60 anni plasma la vita di 24 milioni di abitanti e influenza le scelte politiche del
cosiddetto “Regno Eremita”. Non esiste una parola esatta per tradurre in italiano questo termine, che
tuttavia può essere superficialmente spiegato con la perifrasi “ogni uomo è artefice del proprio
destino”. A metà strada tra una filosofia umanistica e una dottrina politica, il Juche è l’ingranaggio
chiave della macchina nordcoreana, nonché il perno attorno al quale ruota l’intero sistema di credenze
dello Stato più inaccessibile al mondo. In un momento delicato come questo, al vertice della tensione
tra Corea del Nord e Stati Uniti d’America, analizzare il Juche – definito anche socialismo coreano –
potrebbe rivelarsi decisivo per capire quali potrebbero essere le prossime mosse della Repubblica
Popolare Democratica di Corea.
1. La storia: il Juche affonda le radici negli Anni 30
L’idea del Juche prese forma negli Anni 30, ovvero nel bel mezzo della guerra anti-giapponese.
All’epoca la penisola coreana era sotto il dominio nipponico e lottava per riconquistare la sovranità
perduta. Kim Il-sung, nonno dell’attuale leader Kim Jong-un e in quel tempo impegnato sul campo di
battaglia, applicò il marxismo-leninismo sovietico al contesto nordcoreano, creando una nuova e
“rivoluzionaria” dottrina; il Juche. Dopo la morte del “Grande Leader”, avvenuta nel 1994, fu il figlio
Kim Jong-il ad aggiungere un tassello fondamentale al socialismo coreano, dotandolo di un apparato
filosofico incentrato sull’esistenza umana: i singoli individui diventano ingranaggi di una comunità
organica, artefici di ogni trasformazione della società in cui vivono, da ricercare attraverso azioni
quotidiane. Con il passare del tempo il Juche si è arricchito anche del contributo di Kim Jong-un, che
ha concentrato la sua attenzione sul continuo progresso economico da raggiungere mediante lo
sviluppo di scienza e tecnologia.
2. L'ideologia: un mix di socialismo, nazionalismo e
confucianesimo
L’obiettivo finale del Juche è rendere autosufficiente la popolazione della Corea del Nord in tutti i
campi, da quello economico a quello militare, appoggiandosi a un forte nazionalismo. È necessario
distinguere le due anime del Juche: la parte politica e quella filosofica. Sono l’una la conseguenza
dell’altra, ma mentre la prima riguarda prettamente l’aspetto statale, la seconda si concentra sul
comportamento delle singole persone, le quali sono chiamate a dotarsi di "creatività", "coscienza" e
"indipendenza". Pyongyang fa forte affidamento sul proprio apparato militare, che ha il compito non
solo di difendere lo Stato in caso di guerra, ma anche di aiutare il governo nella realizzazione di vari
progetti (costruzione edifici, coltivazione dei campi e via dicendo). Una simile militarizzazione è legata
al concetto di Juche, che incita all'isolazionismo al fine di non dipendere da nessuno. Il socialismo
coreano ha due facce: quella nazionalista, che spinge a esaltare la forza di Pyongyang, e quella
socialista, riscontrabile invece sul piano economico. In mezzo, l'influenza del confucianesimo, filosofia
morale cinese che dà forte risalto ai rapporti familiari e all’armonia sociale tra gruppi diversi. In questo
caso lavoratori, militari, contadini e intellettuali. Ciascun gruppo ha compiti ben precisi in base alle
proprie caratteristiche e virtù: lavorare in fabbrica, difendere il paese, arare i campi e utilizzare
l’intelletto. Non vi è una “lotta di classe”, ma una cooperazione tra di esse in nome della nazione e del
leader, considerato “padre” di tutti i cittadini.
3. I risvolti economici: l'autosufficienza prima di tutto
L’economia della Corea del Nord è influenzata dall’autosufficienza ricercata dal Juche. Secondo i
dettami nordcoreani, più uno Stato riuscirà a cavarsela da solo meno dovrà dipendere dai vicini.
L’autarchia nordcoreana viene ricercata mediante un aggressivo sviluppo tecnologico, scientifico e
militare. Nella narrazione di regime tutto questo è indice di “progresso”, quindi di maggiore benessere
per la popolazione. La industrie strategiche sono direttamente controllate dallo Stato, mentre le altre –
come ad esempio i piccoli negozi – pur restando sotto il controllo statale, sono affidate ai lavoratori.
Ogni attività contribuisce al funzionamento dell’intera società. Il governo, ogni cinque anni, stila dei
piani quinquennali con obiettivi da raggiungere in merito alla quantità della produzione di beni, risorse
e altri materiali.
4. Il legame col comunismo: un rapporto di "amore e odio"
Il Juche ha uno stretto legame con l’ideologia comunista. Quest’ultima si manifesta – in alcuni dei suoi
aspetti più eclatanti – nella importanza attribuita dallo Stato alla classe operaia e all’obiettivo, sulla
carta, di creare una società in cui vige l’uguaglianza. Soprattutto nei primi anni di vita, Juche e
comunismo quasi combaciavano. In un secondo momento il socialismo coreano ha abbandonato l’alveo
comunista per trasformarsi in un sistema ibrido, a metà strada tra il socialismo e il nazionalismo. Oggi
in Corea del Nord non si parla più di comunismo, esperienza che comunque non viene rinnegata, ma
solo ed esclusivamente di Juche. Uno degli ultimi retaggi del comunismo in senso lato, fino a qualche
anno fa, lo si poteva trovare all’interno della Costituzione nordcoreana. Con l’aggiornamento del 2009,
il termine “comunismo” è stato totalmente soppiantato da “socialismo”. In sostanza, adattando il
marxismo-leninismo al contesto coreano, i Kim hanno gradualmente abbandonato l’utopia comunista in
virtù del Juche.
5. Gli ultimi sviluppi: Kim Jong-un e la Byungjin Line
L’esperienza politica ideata da Kim Il-sung, pur utilizzando il marxismo di matrice leninista come
fondamenta, è ben diversa da quella concepita da Marx e Lenin. Questi mettono l’economia al centro di
tutto: nella società vi sono disuguaglianze che vanno colmate, dunque la classe operaia deve prendere il
potere per eliminarle. La dinastia dei Kim, invece, parte da un altro presupposto: l’uomo è al centro
dell’universo ed è artefice del proprio destino. Nel nome di una presunta uguaglianza, l’essere umano
può fare qualsiasi cosa per migliorare il proprio benessere. Con Kim Jong-un la Corea del Nord ha
iniziato a seguire la cosiddetta Byungjin Line, una linea politica che predilige l’affiancamento di un
possente sviluppo economico alla continua implementazione militare. Dunque, politica nucleare in
aggiunta a un piano quinquennale che dovrà fornire il massimo progresso alla popolazione. Almeno
nelle intenzioni del governo.
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