Nietzsche

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Nietzsche
Fasi della filosofia Nietzschiana
L’opera di Nietzsche può essere suddivisa in quattro fasi:
1. Gli scritti iniziali del periodo giovanile;
2. Gli scritti intermedi del periodo illuministico o genealogico;
3. Gli scritti del meriggio, del periodo di Zarathustra;
4. Gli scritti del tramonto, del periodo finale (l’ultimo Nietzsche).
Gli scritti del periodo giovanile
1. Tragedia e filosofia:
- Un’importantissima opera nietzschiana è “La nascita della tragedia dallo spirito della musica, ovvero grecità e pessimismo” nella quale
il filosofo parla di come nasca nell’antica Grecia la tragedia. Egli utilizza il metodo genealogico (“com’è nato?”), in opposizione a quello
eidetico (“che cos’è?”).
- Nietzsche sostiene che lo spirito greco sia nella tragedia, la quale inizialmente nasce come coro delle processioni dionisiache, nelle quali i
seguaci del dio erano vestiti da satiri. La tragedia rappresenta la vera visione del mondo da parte dei greci, i quali, secondo il filosofo,
percepiscono l’esistente come un abisso di dolore.
- La visione tragica dell’esistenza è, per Nietzsche, tipica dello spirito dionisiaco, il quale si contrappone a quello apollineo. Lo spirito
apollineo è mosso da un impulso alla forma e alla razionalità e si esprime nelle forme armoniche della scultura e della poesia epica. Quello
dionisiaco scaturisce dalla forza vitale e dall’istinto e si esprime nell’esaltazione creatrice della musica.
All’origine dionisiaca della grecità si affaccia continuamente la dimensione apollinea, la quale tende a sublimare il caos nella forma, così
da rendere accettabile la vita.
- Nella Grecia presocratica l’impulso apollineo e quello dionisiaco convivono separati e opposti, poi, nell’età della tragedia attica, entrambi
gli impulsi si armonizzano tra loro (Eschilo e Sofocle), infine con l’avvento della tragedia di Euripide e degli insegnamenti di Socrate,
l’apollineo tende a prevalere sull’aspetto dionisiaco causando così l’inizio della decadenza e dell’uccisione delle profondità istintuali della
vita.
- La celebrazione nietzschiana dello spirito dionisiaco coincide con la celebrazione della vita, che non può definirsi né pessimista né
ottimista. Per questo egli, in Schopenhauer, respinge la tematica dell’ascesi; poiché pur essendo consapevole che la vita è dolore, lotta,
distruzione, crudeltà, incertezza ed errore, questa deve essere accettata. Nietzsche sostiene che solo due atteggiamenti sono possibili di
fronte alla vita, o quello della rinuncia e della ricerca di una via di fuga (l’ascesi di Schopenhauer), o quello dell’accettazione della vita così
com’è, che porta alla sua esaltazione e al superamento dell’uomo.
- Dunque solo l’arte riesce a comprendere veramente il mondo e per questo Nietzsche formula i suoi giudizi fondamentali sull’essere
attraverso le categorie dell’estetica. Egli chiama tutto ciò “metafisica d’artista”, poiché partendo dall’arte viene spiegato il mondo.
- L’esaltazione della tragedia sfocia nell’ideale di una rinascita della cultura tragica, incentrata sull’arte e sulla musica, di cui egli scorge
l’incarnazione in Wagner.
2. Le considerazioni inattuali:
Nietzsche scrive, sempre nel periodo giovanile, le quattro considerazioni inattuali, in cui critica la cultura contemporanea.
Prima inattuale:
- Nella prima Inattuale il filosofo attacca la figura di Strauss.
Seconda inattuale:
- Nella seconda Inattuale egli critica lo storicismo e lo storiografismo, sostenendo che troppa storia indebolisce le potenzialità creatrici
dell’uomo, infatti, questa porta l’individuo a ritenere che non ci sia nulla di nuovo da aspettarsi e che, per questo, è inutile impegnarsi per
qualcosa di caduco e passeggero. Inoltre la cultura storicistica, come quella positivistica, fa dell’uomo il frutto di un processo necessario, di
fronte al quale egli può solo ammettere la potenza della storia e della dialettica razionale che la costituisce.
- Proprio per questo Nietzsche ritiene che sia molto importante per la vita una certa dose di “oblio”, poiché attraverso l’incoscienza si può
agire con maggior efficacia nel presente ed è possibile la felicità.
- Ciò però non significa che si debba eliminare la memoria storica, infatti è importante che questa sia al servizio della vita. La storia
instaura con la vita tre tipi di rapporto: è necessaria perché l’essere vivente è attivo e ha aspirazioni, perché preserva e venera, e perché
soffre e ha bisogno di liberazione.
- A questi tre rapporti corrispondono tre diversi tipi di storia, ognuno con un lato positivo ed uno negativo.
a) La storia monumentale: è propria di chi guarda al passato per cercarvi modelli e maestri che non trova nel presente.
Porta a scorgere la grandezza del passato e a dare l’aspirazione di cercarla nel presente, ma anche a mitizzare ciò che è stato così da
provocare temerarietà nel coraggioso e fanatismo nell’entusiasta.
b) La storia antiquata: è propria di chi guarda al passato con fedeltà e amore.
Porta a riconoscersi come frutto d’una tradizione che lo giustifica, ma anche a cristallizzare la vita e a paralizzare l’agire, poiché si è
sempre volti al passato.
c) La storia critica: è propria di chi guarda al passato come un peso da cui liberarsi.
Porta alla necessità di rompere con il passato e di iniziare una nuova vita, ma anche alla presunzione di poter credere d’aver interrotto
tutti i legami con ciò che fu e che comunque ognuno porta dentro.
- Ognuno di questi tre generi di storia può sussistere se rimane isolato dagli altri, altrimenti genera solo atteggiamenti contraddittori e
malsani (ad es. il critico che non soffre nel distruggere il passato).
Terza e quarta inattuale:
- Le ultime due Inattuali sono un omaggio che Nietzsche fa ai suoi due maestri: Schopenhauer, per il suo amore per la verità ed
anticonformismo intellettuale; e Wagner, perché incarnazione dello spirito tragico e dionisiaco.
Gli scritti del periodo illuministico
1. La filosofia del mattino:
- Il periodo illuministico risulta caratterizzato dall’esplicito allontanamento dei maestri d’un tempo. Nietzsche contesta le formule
metafisiche di Schopenhauer e le tendenze artistiche di Wagner considerandoli entrambi semplici riflessi della decadenza.
- Se nel periodo giovanile metafisica ed arte funzionavano da vie d’accesso privilegiate all’essere, ora la scienza, la riflessione critica e la
diffidenza assumono l’unico possibile ruolo di guida. L’illuminismo Nietzschiano non è quello settecentesco dotato della fiducia nella
ragione e nel progresso, ma quello impegnato ad analizzare criticamente la cultura contemporanea tramite la scienza. Inoltre per scienza il
filosofo intende un metodo di pensiero che sia in grado di allontanare l’uomo dai numerosi errori.
- I concetti di cui Nietzsche tratta in questo periodo sono quelli dello spirito libero, visto come colui che grazie alla scienza si allontana
dalle tenebre del passato, e della filosofia del mattino, basata sull’idea della vita come transitorietà e libero esperimento, privo di certezze
precostituite.
2. La morte di Dio:
Realtà e menzogna:
- Per Nietzsche Dio è:
a. Il simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga il senso dell’essere al di là dell’essere, ovvero in un altro mondo contrapposto a
questo mondo.
b. La personificazione delle certezze ultime dell’umanità, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate attraverso i millenni
per dare un senso e un ordine rassicurante alla vita.
- Dio ha avuto origine dalla paura dell’uomo di fronte all’essere e rappresenta dunque la fuga dalla vita per qualcosa d’inesistente (un altro
mondo, un’altra vita …) e allo stesso tempo i principi attraverso i quali gli uomini si autoingannano per dare forma logica al mondo, anche
se questo non lo è per nulla. Di fronte a quest’ultima osservazione si può capire come per Nietzsche sia da eliminare ogni forma di
metafisica, sia essa la religione, la scienza o la morale.
- Il filosofo si appresta a dare l’annuncio dell’evento in corso della morte di Dio e ha riflettere sulle conseguenze prodotte da questo fatto.
Il grande annuncio:
- Nietzsche annuncia la morte di Dio con il celebre racconto dell’uomo folle:
Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: "Cerco Dio! Cerco Dio!". E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non
credevano in Dio, suscitò grandi risa. " E' forse perduto?" disse uno. "Si è perduto come un bambino?" fece un altro. "Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? 'E emigrato?" - gridavano e ridevano in una gran
confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: "Dove se n'è andato Dio? :- gridò - ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto
questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dette la spugna per cancellare l'intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è
che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita
su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque
nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro
e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giuochi sacri dovremo noi inventare? Non
è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di
questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!". A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente
gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. "Vengo troppo presto - proseguì - non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle
orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest'azione è ancor sempre più lontana
da loro delle più lontane costellazioni: eppure son loro che l'hanno compiuta!". Si racconta ancora che l'uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo.
Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: "Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?".
- Il significato filosofico del racconto è il seguente:
L’uomo folle = il filosofo profeta; le risa ironiche degli uomini del mercato = l’ateismo ottimistico e superficiale dei filosofi dell’800; la
difficoltà di bere il mare, di strusciare il sole e disciogliere la Terra dal Sole = allusione al carattere sovrumano dell’uccisione di Dio; il
precipitare nello spazio vuoto … = il senso di vertigine e di smarrimento che seguono allo svanire di certezze e punti di riferimento
assoluti; la necessità di divenire dei noi stessi = richiamo al fatto che per superare la morte di Dio bisogna farsi superuomini; il giungere
troppo presto = la coscienza che la morte di Dio non si è ancora realizzata, ma lo diventerà per tutti nel prossimo futuro; le chiese come
sepolcri di Dio = allusione alla crisi moderna delle religioni, considerate come residui del passato.
Morte di Dio e avvento del superuomo:
- Per Nietzsche la morte di Dio costituisce un trauma solo per un uomo che non è ancora superuomo e che grazie ad essa può diventarlo.
Solo chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e di prendere atto del crollo delle metafisiche è un oltreuomo.
- Una volta divenuti superuomini si ha la possibilità d’una libera progettazione della vita al di là di ogni struttura metafisica data. L’ateismo
è per Nietzsche, non un risultato, ma un istinto (egli dice che l’uomo pensatore è troppo problematico per poter essere pago d’una risposta
grossolana come Dio).
- Egli, poiché l’uomo tende inevitabilmente a creare altri idoli, sostiene che il superuomo può essere tale solo se assieme a Dio distrugge
ogni suo possibile surrogato e aderisce a un ateismo radicale.
Le tappe della dissoluzione delle metafisiche e l’auto- soppressione della morale:
- La morte di Dio coincide anche con la morte del platonismo, che rappresenta la metafisica per eccellenza dell’occidente, nonché con
quella del cristianesimo (che Nietzsche sostiene essere il platonismo per il popolo)
- Le tappe che l’uomo ha percorso per giungere alla morte di Dio e per eliminare il concetto di un “mondo vero” che si contrappone al
nostro “apparente” in cui viviamo sono:
1) La filosofia greca: il “mondo vero” è attingibile dal saggio;
2) Il cristianesimo: il “mondo vero”, momentaneamente inattingibile, è promesso ai saggi e ai virtuosi;
3) Kant: il “mondo vero”, ritenuto indimostrabile, è ridotto a obbligo e postulato morale;
4) Positivismo: il “mondo vero” è prospettato come inconoscibile, non raggiunto e sconosciuto;
5) Filosofia del mattino: il “mondo vero” si rivela un’idea inutile e superflua, ormai confutata;
6) Filosofia di Zarathustra: il “mondo vero” è stato distrutto e con esso ogni supposizione metafisica che faceva del nostro mondo la
copia negativa di un altro mondo.
- Nietzsche presenta la fine del “mondo vero” anche in termini di auto-soppressione della morale, poiché è proprio grazie all’educazione
alla verità morale del cristianesimo che si è potuti giungere a capire la menzogna delle varie metafisiche. Dunque per il filosofo è la stessa
morale cristiana che porta ad auto-sopprimersi.
Gli scritti del periodo di Zarathustra
- “Così parlò Zarathustra” apre una fase decisiva della filosofia nietzschiana, infatti, dopo la morte di Dio si aprono due possibilità: l’ultimo
uomo (l’opposto del superuomo) e il superuomo.
- Zarathustra non è il superuomo, ma soltanto il suo profeta; il filosofo sceglie questa figura perché essendo stato il primo ad aver tradotto
la morale in termini metafisici, sarebbe stato anche il primo a essersi accorto dell’errore della morale (Zarathustra segue il modello
dell’auto-soppressione della morale).
- Ad un nuovo sviluppo tematico si affianca un’autentica rivoluzione stilistica, infatti, quest’opera è una sorta di poema in prosa.
- I temi di base di “Così parlò Zarathustra” sono tre: il superuomo; l’eterno ritorno; la volontà di potenza.
1. Il superuomo:
- Il superuomo è uno dei motivi più noti e volgarizzati della filosofia Nietzschiana. Possiamo dire che la definizione di superuomo si
concretizza in un concetto filosofico, del quale Nietzsche si serve per esprimere il progetto di un tipo d’uomo nuovo, reso tale da una serie
di caratteristiche che coincidono con i temi di fondo del suo pensiero.
- Il superuomo è colui che:
a) rifiuta la concezione lineare del tempo per quella ciclica (l’eterno ritorno);
b) proclama la morte di Dio;
c) procede oltre il nichilismo;
d) esercita la volontà di potenza attraverso l’infinità delle prospettive per istituire nuovi valori.
- Il superuomo nietzschiano, che non va confuso con l’esteta dannunziano o con un’entità biologica di tipo darwiniano, non è l’uomo al
superlativo, ma un uomo oltre l’uomo capace di creare nuovi valori e di rapportarsi in modo nuovo con la realtà.
- Nietzsche presenta l’oltreuomo come il portatore di una grande fedeltà verso la terra e il mondo. L’uomo è sostanzialmente corpo e
“anima” non è altro che una parola per indicare qualcosa del corpo. Questa rivendicazione della natura terrestre del superuomo è tutt’uno
con l’accettazione totale della vita, con lo spirito dionisiaco.
- In un discorso, intitolato “delle tre metamorfosi”, il filosofo descrive l’origine e il senso del superuomo come una libertà che libera se
stessa per approdare a una totale affermazione della vita. Nietzsche scrive che “lo spirito diventa cammello, il cammello leone, e infine il
leone fanciullo”, dove il cammello rappresenta l’uomo che si piega di fronte a Dio e alla morale, il leone colui che si libera dai fardelli
metafisici ed etici, ed il fanciullo colui che, divenuto oltreuomo, sa dir di sì alla vita e gestire se stessa al di là del bene e del male, come fa
uno spirito libero.
- Bisogna inoltre aver chiaro che la liberazione da tutte le autorità umane e divine che il filosofo auspica, non è qualcosa che riguarda tutta
l’umanità, ma soltanto una parte, un’élite d’individui superiori. Questa, inoltre, non si limita a erigersi al di sopra delle masse, ma nella sua
qualità di razza dominatrice ha addirittura bisogno della schiavitù delle masse come sua condizione di base.
- La filosofia antidemocratica di Nietzsche non giunge a pensare un’umanità di superuomini, ma si limita a vedere nell’oltreuomo
l’eccezione superiore che si contrappone al gregge degli inferiori. Tuttavia il messaggio ultimo del pensiero Nietzschiano non deve essere
cercato sul piano politico, ma solo e unicamente su quello filosofico.
2. L’eterno ritorno:
- Nietzsche presenta la teoria dell’eterno ritorno dell’Uguale come il pensiero più profondo della sua filosofia. La prima reazione, propria
dell’uomo, di fronte alla prospettiva dell’eterno ripetersi del tutto è quella di terrore e schiacciamento. Questa reazione sarà sostituita da
gioia entusiastica nel momento in cui l’uomo diviene superuomo.
- Nietzsche, attraverso il racconto del pastore che morde la testa di un serpente che gli usciva dalla bocca, spiega come sia necessario
vincere l’orrore e la ripugnanza della concezione dell’eterno ritorno per accettare questo pensiero e divenire superuomini.
- Questa visione ciclica del tempo, che si oppone a quella lineare di tipo cristiano-moderno, rimane il punto di più difficile interpretazione
della filosofia Nietzschiana. Infatti, secondo varie ipotesi la teoria dell’eterno ritorno può essere:
a) una certezza cosmologica;
b) uno schema comportamentale ed etico, il quale prescrive di amare la vita e di agire come se tutto dovesse tornare (quindi ogni azione
avrebbe un senso e un peso maggiore).
- E il “decidere” l’eterno ritorno può significare:
a) prendere atto di una struttura cosmica già data;
b) accettarlo tramite una scelta.
-Comunque per Nietzsche porsi nella prospettiva dell’eterno ritorno significa rifiutare una concezione lineare del tempo, dove ogni attimo è
in funzione degli altri e nessun momento vissuto può dare felicità perché non risulta mai essere compiuto di per sé, ma solo in relazione con
altri attimi. Inoltre credere nell’eterno ritorno significa che il senso di ogni attimo non stia al di là del presente, in un futuro (o in un altro
mondo), ma nell’attimo stesso in cui avviene il fatto. Perciò, acquistando un peso autonomo e un senso compiuto, ogni attimo può dare vera
felicità ed essere vissuto nella sua pienezza.
Gli scritti del periodo del tramonto: l’ultimo Nietzsche
- Nelle opere edite dell’ultimo periodo Nietzsche entra in una serrata polemica con il proprio tempo per distruggere le credenze dominanti e
preparare la venuta del superuomo.
- Nei frammenti inediti dell’ultimo periodo sono espressi i temi della volontà di potenza, del nichilismo e del prospettivismo.
1. La critica della morale e la trasvalutazione dei valori:
- Il tema dell’accettazione della vita porta il filosofo a polemizzare contro la morale e il cristianesimo. Secondo Nietzsche il problema è che
la morale è sempre stata considerata come un fatto che si auto-impone all’individuo, ma nessuno si è mai chiesto da cosa nasce (metodo
genealogico). La morale stessa è da mettere in discussione perché essa ed i valori trascendenti che la compongono, altro non sono che una
proiezione di determinate tendenze umane.
- “La voce della coscienza” non è altro che la presenza in noi delle autorità sociali da cui siamo educati. I valori etici sono dovuti al fatto
che l’uomo è un animale non stabilizzato e che dunque abbisogna di regole per vivere di una convivenza tanto vantaggiosa, quanto
necessaria.
- Tuttavia, mentre in un primo momento la morale è improntata sui bisogni vitali della forza, della salute, della bellezza etc., in un secondo
momento, che culmina con il cristianesimo, la morale si basa sui valori anti-vitali del disinteresse, del sacrificio, dell’umiltà etc. . Ciò è
potuto avvenire perché, mentre prima erano i guerrieri a imporre la morale, poi, a poco a poco, sono stati i sacerdoti, che a causa
dell’invidia e del risentimento nei confronti dei valori dei combattenti, hanno imposto le loro volontà antivitalistiche.
- I sacerdoti hanno elaborato una tavola antitetica di valori, nei quali Nietzsche riconosce il comportamento degli ebrei, il popolo
sacerdotale per eccellenza. Infatti questi valori rovesciati possono essere riconosciuti anche dalle masse, le quali danno la vera potenza di
qui i sacerdoti hanno bisogno per sconfiggere i valori dei guerrieri.
- Ma Nietzsche sostiene che proprio perché portatore di un’eticità antivitalistica, il cristiano è l’uomo del risentimento, malato, represso ed
in preda a forti sensi di colpa che, sotto la maschera di beata felicità, lo rendono aggressivo ed incline alla vendetta contro il prossimo.
- per tutte queste motivazioni Nietzsche espone la proposta di una radicale trasvalutazione dei valori, la quale non va intesa come il rifiuto
completo di quelli antivitali a favore di quelli vitali, ma come un modo nuovo di rapportarsi ai valori, che divengono libere proiezioni
dell’uomo e della sua volontà di potenza (il valore, per il filosofo, è tutto ciò che è atto a potenziare la vita).
2. La volontà di potenza:
Vita e potenza:
- Nietzsche identifica la volontà di potenza con l’essenza dell’essere, ed in particolare con la vita stessa, intesa come forza espansiva e atta
al suo continuo superamento. Per il filosofo la vita non è mossa dall’istinto di autoconservazione o dalla ricerca del piacere, ma dalla spinta
all’autoaffermazione.
- Questo espandersi della vita trova la sua massima espressione nel superuomo, che è tale proprio perché la sua essenza consiste nel
continuo oltrepassa mento di sé.
Volontà di potenza come arte:
- Dire che la vita è autopotenziamento significa anche dire che è autocreazione, cioè libera creazione di se medesima al di là di ogni piano
prestabilito.
- Dunque l’arte, intesa nel senso ampio di forza creatrice, non è soltanto una forma della vita, ma la sua forma suprema. Inoltre, in questo
modo, l’artista si configurerebbe come una prima visibile figura del superuomo.
- L’essenza creativa della volontà di potenza si manifesta nella produzione di valori, che non sono proprietà delle cose, ma proiezioni della
vita e conseguenze necessarie del suo esercizio (ad es. i valori nascono dalla necessità di stare assieme ad altri uomini). Da ciò nasce
l’interpretazione della volontà di potenza come la forza con cui nel corso della storia gli uomini producono valutazioni ed interpretazioni
delle cose.
Potenza e dominio:
- La volontà di potenza nietzschiana non ha solo queste valenze teoriche, ma anche quelle connesse alla sopraffazione e al dominio. In varie
occasioni il filosofo dimostra che nel concetto di volontà di potenza siano presenti aspetti antidemocratici ed antiegualitari che portano a
individuare il soggetto di questa volontà di dominio non in un’umanità democratica, ma in una ristretta cerchia aristocratica di spiriti
dominatori.
3. Il problema del nichilismo e del suo superamento:
- Inizialmente Nietzsche intende per nichilismo la “volontà del nulla”, ovvero ogni atteggiamento di fuga nei confronti del mondo concreto.
Atteggiamento che vede incarnato soprattutto nel platonismo e nel cristianesimo.
- Poi il filosofo utilizza il termine nichilismo per indicare un movimento storico che può essere racchiuso nell’affermazione “Dio è morto”.
Perciò egli spiega che il nichilismo è la specifica situazione dell’uomo moderno, che, non credendo più nei valori supremi e in uno scopo
metafisico delle cose, finisce per avvertire, di fronte all’essere, lo sgomento del vuoto e del nulla.
- L’origine del nichilismo è da collegarsi al fatto che l’uomo, dapprima si è immaginato dei fini assoluti e delle realtà metafisiche e, poi,
avendo scoperto che tali fini e realtà non esistevano, è piombato nell’angoscia nichilista. Dunque, quanto più l’uomo si è illuso, tanto più è
rimasto deluso ed ora non può fare a meno di soffrire terribilmente d’un grande vuoto. Per questo Nietzsche dice che sta venendo il tempo
in cui dovremo pagare di essere stati cristiani per due millenni, perché così la minaccia nichilista sarà più dolorosa e distruttiva.
- Per Nietzsche il nichilismo è affetto da un grande equivoco e cioè dal fatto che porta a confondere la mancanza di una verità metafisica
con una mancanza di senso totale. In realtà i significati delle cose, non esistendo più in rapporto a strutture metafisiche date, esistono come
prodotti della volontà di potenza, che, affrontando il caos del mondo, impone a esso i propri fini. Secondo il filosofo il nichilista vorrebbe
aggirare la necessità di avere una volontà e di volere uno scopo, di prendersi tutte le responsabilità di dare a se stessi un fine.
- Per questo Nietzsche pur essendo un nichilista radicale, lo è in modo tale da superare questo pensiero. Infatti, la generalizzazione di dire
che “non c’è alcun senso”, appare al filosofo come uno stadio intermedio di negazione che prepara il definitivo sì alla vita attraverso
l’esercizio della volontà di potenza.
- Il nichilismo può essere:
a) incompleto, quando i vecchi valori vengono distrutti ma ne subentrano di nuovi che hanno la stessa fisionomia dei precedenti (ad es. in
ambito politico: nazionalismo,socialismo e anarchismo; in ambito scientifico: storicismo e positivismo; in ambito artistico: naturalismo ed
estetismo francese);
b) completo, che può apparire come segno di debolezza o di forza. Nel primo caso si avrà il nichilismo passivo, che si limita a prendere atto
della crisi dei valori; mentre nel secondo caso si avrà il nichilismo attivo, che distrugge ogni residua credenza di tipo metafisico.
- Il nichilismo attivo (o estremo, o anche estatico) raggiunge la sua completezza (divenendo “classico”) quando, fungendo come base per il
superamento stesso del nichilismo, passa dalla fase distruttiva a quella creativa, ovvero quando si rende conto che il senso, non essendo
ontologicamente dato, deve essere inventato attraverso la volontà di potenza
- Dunque per Nietzsche, vivere senza certezze metafisiche non significa distruggere ogni senso, ma responsabilizzare l’uomo a porsi come
fonte di valori e significati. Il significato ultimo del superamento nietzschiano del nichilismo è accettare il rischio e la fatica di dare un
senso al caos del mondo dopo la morte delle antiche certezze e delle vecchie fedi.
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