La rivoluzione americana

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LA RIVOLUZIONE AMERICANA
Il continente americano nel Settecento
Agli inizi del Settecento,l’America era un enorme territorio poco popolato, colonizzato dalle grandi nazioni europee
solo in parte:
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l'America meridionale era stata occupata dalla Spagna e, nelle terre Brasile, dal Portogallo;
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l’America centro-settentrionale era stata divisa, all’inizio, fra Inghilterra, Francia e Spagna.
a. Lungo le sponde dell’Atlantico erano sorte tredici colonie inglesi e una città, Nuova Amsterdam, che poi
era stata tolta agli olandesi e ribattezzata New York.
b. All’interno, si estendeva il territorio francese della Louisiana (dal nome del re francese Luigi XIV), che
confinava con i possedimenti spagnoli del Messico e della Florida.
c. Più a ovest, nelle grandi praterie e oltre le Montagne Rocciose, abitavano le tribù degli indiani
pellerossa, chiamati così dai bianchi perché in guerra si tingevano il viso di rosso (Sioux, Cheyenne,
Comanche, Crow, Arapaho, Navajo, Apache...). Queste erano tribù nomadi che vivevano di caccia e
seguivano le mandrie di bisonti.
d. Anche nei vasti territori del Canada vivevano molte tribù indiane. Il Canada ere stato scoperto e
colonizzato dai francesi, che però lo consideravano una regione da sfruttare e non da popolare. Vi
avevano fondato, inoltre, Quèbec e Montrèal, allora semplici villaggi.
In seguito alle sconfitte subite nel Settecento dai francesi, la Louisiana passò prima agli spagnoli, poi agli inglesi e il
Canada divenne definitivamente un dominio inglese nel 1763.
La vita nelle tredici colonie inglesi
Le tredici colonie inglesi del Nord America si distinguevano dai possedimenti francesi e spagnoli perché non erano
state fondate solo per sfruttare le ricchezze di quei territori, ma anche per insediarvi stabilmente una popolazione.
A metà del Settecento i bianchi che vi risiedevano erano ormai due milioni e mezzo.
Dal punto di vista economico e sociale, queste colonie avevano caratteristiche in parte diverse:
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le colonie del Sud (Virginia, Maryland, Carolina del nord, Carolina del sud e Georgia ) avevano un’economia
agricola, organizzata con grandi piantagioni dove si coltivavano soprattutto cotone, riso, zucchero e tabacco.
La manodopera utilizzata era costituita quasi interamente da schiavi neri comprati in Africa e rivenduti dai
negrieri ai proprietari terrieri. A metà del Settecento c’erano oltre 300 mila schiavi neri nelle colonie del sud.
le 4 colonie del Centro (New York, New Jersey, Pennsylvania e Delaware) erano le più popolose e ricche di
città e di porti. La popolazione era in prevalenza di inglesi, ma c’erano anche minoranze di olandesi,
tedeschi, irlandesi e scozzesi. L’agricoltura era ricca, ma le terre erano suddivise in piccoli appezzamenti,
coltivate direttamente dai proprietari e da operai stipendiati.
le 4 colonie del nord (Massachusetts, Connecticut, New Hampshire e Rhode Island) erano dette New
England (“Nuova Inghilterra“). Qui la grande maggioranza della popolazione era inglese o scozzese.
L’agricoltura, benché sviluppata, non era la principale fonte di guadagno: più importanti era per queste terre
il commercio con l’Inghilterra e l’Europa. Avevano inoltre sviluppato una notevole flotta di navi da pesca e
vendevano merluzzo salato in tutta Europa. Possedevano importanti cantieri navali, fabbriche per la
lavorazione del legname e del ferro e attive manifatture, che producevano anche per le altre colonie.
La mentalità dei coloni inglesi
La mentalità aperta dei coloni americani si spiega con la storia delle colonie: chi vi era arrivato, dopo un lungo e
difficile viaggio per mare, fuggiva dalla povertà, dalle persecuzioni religiose (i padri pellegrini della Mayflower), dalla
prigionia (alcuni coloni erano carcerati che il governo inglese aveva inviato a popolare le colonie in cambio della
libertà). Erano quindi persone senza alternative, disposte a lavorare duramente per costruirsi una nuova vita.
Stabilitisi in America, le difficoltà della vita quotidiana in un ambiente difficile avevano temprato il carattere dei
coloni e li avevano resi ancora più determinati a difendere i propri beni e la propria libertà. Questa tendenza
all’individualismo, cioè a conquistare il successo personale, veniva trasmessa di padre in figlio come un
insegnamento fondamentale.
Un’altra caratteristica delle colonie americane era la diffusione dell’istruzione. Erano in molti a saper leggere e
scrivere e anche l’insegnamento superiore e universitario era abbastanza diffuso (già erano state fondate le grandi
università di Harvard e Yale).
Tutte queste caratteristiche rendevano i coloni americani molto critici nei confronti del governo inglese, che
imponeva tasse e sfruttava le risorse dei territori americani.
I rapporti dei coloni con la madrepatria
In ogni colonia risiedeva un governatore, nominato dal re di Inghilterra e affiancato da un’assemblea di
rappresentanti dei cittadini. Grazie a queste assemblee, i cui membri erano perlopiù ricchi proprietari, si era
sviluppata l’abitudine alla libera discussione e al confronto delle idee. Inoltre, il fatto che la popolazione delle
colonie era di origine diversa e di diversa religione rese gli americani aperti e tolleranti.
Nel corso della loro storia, le colonie avevano creato un proprio piccolo esercito per difendersi dagli attacchi dei
francesi dal Canada e del Louisiana e dalle tribù indiane più ostili. Gli uomini vi venivano arruolati per il tempo
necessario alla guerra.
Mentre politicamente l’Inghilterra aveva lasciato molta libertà, in campo economico controllava rigidamente le
colonie: esse dovevano acquistare soltanto merci inglesi trasportate solo su navi inglesi. In compenso, le tasse
riscosse erano molto più basse di quelle pagate dai sudditi in madrepatria .
La dichiarazione di indipendenza
Nel corso della prima metà del Settecento, l’Inghilterra, attraverso una serie di guerre, si era affermata come
potenza mondiale, ma i conflitti erano costati molto. Il governo inglese, quindi, pretese nuove tasse dalle colonie.
Nel 1773 una tassa sul tè esportato in America fece esplodere la rivolta. I coloni organizzarono il boicottaggio delle
merci e delle navi inglesi. Nel porto di Boston, alcuni ribelli salirono a bordo di alcune navi inglesi e gettarono in
mare il loro carico di tè (l’episodio è conosciuto con il nome di Boston Tea Party). Subito dopo, nonostante i divieti, i
mercanti americani iniziarono a trattare direttamente con le Indie occidentali e le colonie spagnole.
I coloni sostenevano che, non avendo rappresentati nel parlamento inglese, non dovevano pagare tasse decise da
altri. Inoltre, avendo i francesi abbandonato il Canada agli inglesi, i coloni non si sentivano più minacciati da truppe
straniere e non ritenevano più necessario ricevere la protezione dell’esercito inglese.
Di fronte alla disobbedienza dei coloni, il governo inglese fece intervenire l’esercito, che si scontrò con la milizia dei
coloni a Lexington (aprile 1775). A maggio del 1775, i rappresentanti di tutte le colonie si riunirono a Filadelfia, dove
diedero vita a un parlamento, chiamato Congresso, e nominarono comandante generale dell’esercito americano
George Washington, un ufficiale che aveva combattuto nelle guerre contro i francesi.
Il Congresso, di cui faceva parte studiosi di prestigio come Thomas Jefferson e Benjamin Franklin, approvò il 4 luglio
1776 una Dichiarazione di indipendenza, che indicava i motivi della sollevazione e proclamava che tutti gli uomini
sono uguali e dotati di diritti inalienabili, come il diritto alla vita, alla libertà, alla ricerca della felicità. Proseguiva
con un’altra affermazione rivoluzionaria: quando un governo nega questi diritti, il popolo ha diritto di cambiarlo e di
istituirne uno nuovo.
Thomas Jefferson
Benjamin Franklin
Ecco parte del testo in inglese
We hold these truths to be self-evident,
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that all men are created equal,
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that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights,
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that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.
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That to secure these rights, Governments are instituted among Men, deriving their just powers
from the consent of the governed.
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That whenever any Form of Government becomes destructive of these ends, it is the Right of the
People to alter or to abolish it, and to institute new Government…
Nascevano così gli Stati Uniti d’America: una repubblica fondata sul rispetto dei diritti e sulla sovranità del popolo.
Va detto, però, che inizialmente, il diritto di votare ed essere eletti furono riservati ai cittadini ricchi. Inoltre, il diritto
alla libertà non era concesso agli schiavi neri. Tuttavia, la Dichiarazione ebbe un’importanza straordinaria e ispirò i
movimenti democratici successivi, in particolare la rivoluzione francese.
La sconfitta dell’Inghilterra
L’Inghilterra non accettò la decisione dei coloni americani. L’esercito inglese era superiore per numero e meglio
armato rispetto alle truppe dei coloni. Questi però erano animate dall’entusiasmo e conoscevano bene i territori
nei quali si combatteva.
L’esercito americano, in blu, schierato di
fronte a quello inglese.
Washington adottò una tattica militare tesa a guadagnare tempo: evitò lo scontro aperto e cercò di prolungare la
guerra, così da fare aumentare le spese della spedizione inglese. Nel frattempo, il Congresso inviò in Europa diversi
ambasciatori, tra i quali Benjamin Franklin, per ottenere l’appoggio di altre nazioni ostili all’Inghilterra.
Nel 1778 la Francia, tradizionale nemica dell’Inghilterra, inviò un corpo di spedizione, che aiutò i coloni a vincere gli
inglesi nella battaglia di Yorktown, nel 1781.
Con il trattato di Versailles, firmato nel 1783, l’Inghilterra riconobbe l’indipendenza degli Stati Uniti e cedette alla
Francia alcune isole delle Antille e la colonia africana del Senegal.
La nascita degli USA
Nel 1787 il Congresso, riunito nuovamente a Filadelfia, approvò la Costituzione degli Stati Uniti d’America. Nel 1789
Washington venne eletto primo presidente.
Gli Stati Uniti divennero una repubblica federale costituita da
stati indipendenti, che si amministravano autonomamente e
avevano una propria milizia, la Guardia Nazionale. Al governo
federale centrale spettava il controllo della politica estera e
quello dell’esercito.
La Costituzione prevedeva la separazione di tre poteri
fondamentali:
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- esecutivo, affidato al presidente degli Stati Uniti, eletto
direttamente dal popolo e capo di Stato e del governo;
- legislativo, affidato al Congresso, formato da un senato
e da una camera dei rappresentanti, con membri eletti di
ciascun Stato;
giudiziario, affidato a giudici eletti in ogni stato e a una corte suprema federale, che doveva far rispettare la
Costituzione.
La Costituzione garantiva la libertà politica, religiosa, di stampa, di associazione e di opinione.
Ecco il peambolo della Costituzione:
We the People of the United States, in Order to form a more perfect Union, establish Justice, insure
domestic Tranquility, provide for the common defence, promote the general Welfare, and secure the Blessings of
Liberty to ourselves and our Posterity, do ordain and establish this Constitution for the United States of America.
Ottenuta l’indipendenza, sorsero fra gli Stati aspri contrasti: in particolare, gli interessi degli Stati agricoli del Sud
erano diversi da quelli del Nord, più votato alla produzione manifatturiera. Un altro forte motivo di disaccordo fu il
mantenimento della schiavitù, che al Sud era largamente impiegata. Nel corso dell’Ottocento, queste saranno le
cause di una guerra civile: la guerra di secessione.
Tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, gli Stati Uniti crebbero velocemente a Sud e a Ovest, dove
vi erano spazi immensi e poco popolati. Alcuni territori furono acquistati (la Louisiana dai francesi e la Florida dagli
spagnoli), altri furono tolti ai messicani (Texas, Nuovo Messico, California). Altri infine furono occupati dai coloni e
sottratti alle tribù indiane.
Il rapido sviluppo della nuova nazione
Lo sviluppo degli Stati Uniti fu rapido e impetuoso, favorito dall’arrivo di milioni di immigrati europei. La
popolazione americana passò così dai quasi 4 milioni di abitanti del 1790 ai 23 del 1850, per arrivare ai 75 nel 1900.
Questo rese possibile l’occupazione e lo sfruttamento dei nuovi territori e lo sviluppo economico.
Gli immigrati erano attratti:
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dalla libertà di iniziativa;
dalla mancanza di privilegi e discriminazioni (eccezione fatta per gli schiavi neri);
dalla speranza di un futuro migliore, che si poteva costruire con le proprie mani.
In realtà, non per tutti fu così: quella che si formò fu una società spesso dura e selettiva, dove chi non riusciva ad
affermarsi soccombeva. Tutta via, attraverso sofferenze e anni di durissimo lavoro, molti immigrati europei
trovarono negli Stati Uniti una patria e una vita migliore.
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