i comportamenti provocatori del bambino

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I COMPORTAMENTI PROVOCATORI DEL BAMBINO
Dott.sa Laura Pedrinelli Carrara - Psicologa
LA PROVOCAZIONE
• E’ un comportamento messo in atto per suscitare la reazione altrui.
(Dizionario di Psicologia UTET Galimberti)
•
Provocare significa eccitare, spingere, con la parola o con l’azione, a un comportamento aggressivo.
(Vocabolario Treccani)
Parole chiave della provocazione sono quindi:
• L’aggressività (provocata, ma anche insita nel comportamento provocatorio)
• I comportamenti specifici (azioni atte a sollecitare una risposta aggressiva nell’altro).
L’AGGRESSIVITÀ
L'etimologia della parola stessa significa andare verso, camminare in avanti.
L’aggressività è forza vitale e positiva, promuove il movimento del bambino verso l'autonomia,
l'esplorazione e sin dalla nascita rappresenta il mettersi in relazione con...
Per D.W.Winnicott (Pediatra e psicoanalista infantile) L'aggressività è una pulsione sana e funzionale
ai bisogni di crescita del bambino. Winnicott scriveva che "l'aggressività fa parte dell'espressione
primitiva dell'amore, ed è legata all'oralità del bambino, all'esperienza sia fisica che mentale della
fame, al piacere, al nutrimento ed alla sua insoddisfazione, che genera frustrazione, rabbia e ostilità, e
desiderio di distruggere proprio l'oggetto di desiderio e di amore".
GLI ATTI PROVOCATORI:
• Verbali: non rispondere, prendere in giro, ripetere le frasi dell’altro, rispondere in modo non
appropriato, rispondere al posto dell’altro, sminuire, insultare, ecc.
• Comportamentali: agitarsi, fissare l’altro, rompere oggetti, far cadere oggetti, arrivare in ritardo,
vestirsi in un certo modo, tirare un oggetto all’altro per attirare la sua attenzione, ecc.
ALCUNE PROBABILI CAUSE:
• Divertimento
• Attacchi personali contro un particolare individuo o gruppo di individui
• Ricerca di attenzione
• Grido d'aiuto
A. Adler (Psicoanalista) interpreta l’aggressività come espressione della volontà di potenza volta alla
compensazione di sentimenti di inferiorità. Per questo autore il comportamento provocatorio servirebbe
a combattere sentimenti di inferiorità o impotenza attraverso l'esperienza del controllo dell’altro.
Ricerche effettuate da Dollard, Doob, Miller hanno mostrato l’esistenza di alcuni fattori, tra cui:
• LA GRADUALITÀ: Il livello della condotta aggressiva varia a seconda della rilevanza della
frustrazione. Alla base del comportamento aggressivo c’è, per questi autori, una frustrazione.
• L’INIBIZIONE: La condotta aggressiva può essere inibita in base alla punizione che il soggetto si
attende a seguito di tale condotta.
• LO SPOSTAMENTO: L’aggressività può essere spostata su oggetti diversi rispetto a quelli iniziali,
quando l’ostacolo frustrante non può essere attaccato perché troppo pericoloso o non accessibile.
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I DIVERSI OBIETTIVI DELLO SPOSTAMENTO
L’oggetto della provocazione può quindi essere diverso da quello manifesto; per esempio:
Il bambino che attua comportamenti provocatori con un insegnante può voler comunicare:
• Difficoltà con quell’insegnante o con quella materia
• Difficoltà con una figura di riferimento che inconsciamente rivede nell’insegnante
• Richiesta inconscia di attenzione da quella persona
• Richiesta inconscia di aiuto
SI POSSONO IDENTIFICARE 6 TIPOLOGIE DI COMPORTAMENTO NELLA
PROVOCAZIONE
1. I PROVOCATORI VERI E PROPRI: ragazzi che attivamente provocano.
2. I CACCIATORI DI PROVOCAZIONE: ragazzi che non iniziano il conflitto, ma se coinvolti
ricambiano con gli interessi, dando luogo ad una vera escalation.
3. I “NOBILI”: cercano di ignorare il conflitto, continuando ciò che stavano facendo. Portano consigli
semplici ed efficaci del tipo "Non sollecitatelo" o altre frasi che in generale hanno sempre lo stesso
significato: "Ignoratelo e smetterà da solo".
4. I MEDIATORI: cercano di risolvere il conflitto in modo che tutte le parti in causa restino il più
possibile soddisfatte.
5. GLI SPETTATORI: si ritirano dal conflitto. A volte verbalizzano di essere disgustati.
6. GLI ALIMENTATORI: iniziano una discussione per alimentare i provocatori.
ALCUNE MODALITÀ CLASSICHE DI INTERVENTO
La punizione
• E’ un evento, vissuto come spiacevole dal bambino, che viene fatto seguire al comportamento
negativo e che diminuisce la probabilità che quel comportamento si ripeta.
Limiti della punizione:
Ž Dà origine ad assuefazione: urlare sempre ai ragazzini per rimproverarli fa sì che essi chiudano
i canali di ricezione.
Ž Tende a essere imitata: i bimbi che vengono picchiati tendono a picchiare fuori dalle mura
domestiche.
Ž È ambigua: dal punto di vista della logica sottesa = specifica ciò che non si deve fare e non ciò
che si deve fare. Per assurdo, dire a un bimbo non devi dare i pugni all’altro bambino può
invece autorizzare a dargli i calci.
La delega
• Per delega si intendono tutti quegli interventi o comportamenti che affidano agli altri la soluzione del
problema. Es. “Stasera, quando viene tuo padre gli dico quello che hai combinato”.
Limiti:
• Può essere poco efficace e implica una perdita di autorevolezza del genitore che delega rispetto al
coniuge
• È forse anche una mancanza di fiducia del genitore nella sua capacità di gestire l’educazione del
figlio
• Influenza il rapporto con l’altro genitore: quando rientra l’altro coniuge, anziché accogliere
gioiosamente il figlio è costretto a punirlo.
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QUAL È IL PERCORSO DA SEGUIRE?
• E' importante sapere che prima di potere incanalare le tendenze aggressive il bambino deve
imparare a riconoscerle dentro di sé. Questo avviene iniziando a "dare un nome" ed un significato
alle azioni che mette in atto, trasformandole prima in emozioni poi in intenzioni.
La trasformazione dall’azione al pensiero è fondamentale. Consente al bambino di accettarla come
parte di sé e di conseguenza di controllarla come fa già per ciò che conosce.
COME INFLUISCE L'AGGRESSIVITÀ NELLA VITA AFFETTIVA DEL BAMBINO?
•L'aggressività eccessiva, intesa come reazione incontrollata ed incapacità di tollerare le minime
frustrazioni, influisce negativamente sulla qualità di vita del bambino perché opera sul suo sviluppo
affettivo e sociale.
Il clima emotivo in famiglia
Più che le parole è importante ciò che il bambino vede in famiglia, quindi anche e soprattutto come i
genitori si comportano.
Anche la rabbia è un sentimento naturale:
È importante che il genitore sappia e dimostri di saper accettare la propria aggressività come impulso
naturale, che si può esprimere in modo assertivo e non distruttivo (Esempio: “In questo momento la
mamma si sta arrabbiando, potresti fare ciò che ti ho chiesto?”).
Dopo una discussione accesa tra moglie e marito è bene che il bambino veda che i sentimenti di stima
non vengono scossi. Il bambino comprenderà che essa non manda in frantumi un legame o l'amore tra i
genitori.
C'è modo e modo di esprimere l'aggressività:
Alcuni modi sono giusti altri sbagliati:
• E' una lezione che il bambino non imparerà mai se vede il genitore urlare e fare il prepotente, anche
a parole, beninteso!
• Tale manifestazione infantile dell'aggressività non insegna a dominare gli impulsi, cosa di cui il
bambino ha assolutamente bisogno.
Gli strumenti che un genitore/educatore può usare (possono essere liberamente adattati a seconda
dell’età del ragazzino) sono:
• Il gioco libero (fare arrabbiare il bambolotto, farlo parlare...)
• La narrazione di favole (storie in cui il personaggio affronta situazioni simili a quelle che sta
vivendo il bambino, negli anni successivi può essere preso come pretesto un film visto dove il ragazzo
ha modo di identificarsi in un aspetto del protagonista)
• Il “contenimento” emotivo (Per esempio di fronte ad una richiesta negata: "Vedo che sei arrabbiato,
parliamone un attimo, voglio capire”).
• La corporeità (esempio, dopo il contenimento emotivo: "Se sei ancora arrabbiato sbatti forte forte i
piedini, poi vedrai che ti sentirai meglio!").
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