Per l`invalido

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Lisia
Per l’invalido
a cura di Donata Paini
Canova
Edizioni di Scuola e Cultura
1
L’orazione Per l’invalido
L’orazione XXIV ( $ &!' ' (&!', Per l’invalido) è un esempio di “docimasia”, cioè di indagine sullo status di una persona in rapporto al suo diritto di
ricevere o meno un sussidio statale, o di venir eletto a certe cariche1...
«Tre sono le accuse, gravi agli effetti giuridici», mosse contro il nostro personaggio: «di essere fisicamente idoneo, di disporre di propri mezzi di sussistenza, di condurre vita immorale. Il convenuto ha pronta per ognuna di esse la
risposta: per quel che concerne la propria ricchezza accenna alle difficoltà del
mestiere, specie per un vecchio e debole...
Per quel che concerne l’idoneità fisica sofistica sull’adoperare il cavallo degli
altri invece che una mula propria, sul servirsi di due bastoni e ricorda ai buleuti... che, riconosciuto sano, potrebbe essere eletto arconte... Per quel che riguarda la condotta immorale, definisce parole grosse quelle dell’accusa» (Albini, p.
328), e adduce varie spiegazioni e giustificazioni.
Sebbene non si tratti certo di una causa importante, «le regole degli ) 0
sono rispettate: l’accusato discredita l’oppositore, presenta se stesso nel quadro
1
«In Atene, città libera in cui tutti potevano aspirare a tutte le cariche pubbliche, esisteva uno
strumento di controllo, che va sotto il nome di “docimasia”, ... una sorta di vaglio, un’indagine volta ad accertare se una persona possedesse i requisiti legali e morali necessari per venir registrata
fra i cittadini, tra i cavalieri, tra gli invalidi, tra i magistrati o gli oratori con diritto alla parola in
assemblea. Si trattava di un esame non di merito ..., ma di legittimità, che poteva anche trasformarsi
in censura politica ... L’accertamento competeva al Consiglio (Boulé) per la carica di bouleuta o arconte: negli altri casi era un tribunale a decidere. L’esame per gli arconti, a quanto ci comunica
Aristotele (Costituzione degli Ateniesi, LV 3), procedeva nel seguente modo. Si chiedevano al candidato notizie sulla sua famiglia ... e demo, gli si domandava se partecipava ai culti di Apollo protettore dei padri, di Zeus protettore del focolare e dove ne erano i templi, se aveva tombe e dove, se
prestava la debita assistenza ai genitori e pagava le contribuzioni, se aveva adempiuto agli obblighi
militari. Il candidato era tenuto a rispondere e a fornire testimoni. Chiunque poteva intervenire e
produrre documenti di accusa: essi venivano discussi e al candidato toccava replicare» (Albini,
1994, pp. 92 ss.). Se questo tipo di esame poco stupisce in rapporto agli aspiranti politici, certo è
più singolare nei confronti degli oratori, se si tiene presente la libertà di parola vigente ad Atene.
Nella nostra orazione abbiamo un esempio di docimasia “privata”, per così dire, cioè concernente un privato cittadino – e neppure importante! –, offrendoci, come rileva Albini «uno spaccato della vita di quanti in Atene contavano poco, vittime oppure abili fruitori di leggi e leggine. (...)
Condizionati come siamo dalla mentalità burocratica e dalle abitudini cartacee del nostro paese, ci
aspetteremmo che si menzioni, nell’arringa per l’invalido, un bel referto medico, la perizia di un
esperto (e un’eventuale controperizia). E invece, no. (...) Colpisce ... la rinuncia alla perizia tecnica:
l’esperto è neutrale, al di sopra delle parti, offrirebbe una seria garanzia per l’accertamento della verità. E invece il competente come tale resta fuori dal gioco» (Albini, 1994, pp. 92 ss.)
15
di una classe, cerca di interessare alla causa il collegio giudicante», ricorrendo a
mille espedienti: i giudici «sono posti in causa in modo persuasivo, ... o in modo
brusco e semiserio...; all’inizio e alla fine la loro pietà è sollecitata con discrezione, l’adulazione delle loro doti fa capolino abilmente» qua e là. «La captatio benevolentiae, la serie dei paradossi, l’ossequio per le funzioni di un collegio giudicante e al tempo stesso l’abolizione delle distanze sono mezzi adatti a vincolare
gli uditori alla causa, a stabilire una corrente di simpatia, in ultima analisi, ad
avere voto favorevole» (Albini, pp. 330-331).
A livello di struttura l’orazione appare «disposta secondo la divisione invalsa dopo Antifonte, cioè proemio (parr. 1-3), confutazione che sostituisce la normale narratio (parr. 4-20), epilogo (parr. 21-27), speculare al proemio» (Albini,
p. 331), una sua «negative imagine», come lo definisce Carey (1990, p. 48). Nel
proemio infatti il tono è fortemente ironico, ma commisto ad un fondo di pateticità; nell’epilogo al contrario il tono patetico prevale su quello ironico, che tuttavia non è assente.
Tratto caratteristico infatti dell’opera è quello dell’ironia, che «informa di sé
l’orazione, ne costituisce il ritmo. Le battute sono vivaci, ... frizzo e arguzia si accompagnano felicemente» (Albini, p. 332). Essa costituisce una sorta di filo conduttore, di collante fra le varie parti. Anche «il linguaggio dell’orazione corrisponde alla sua struttura: l’invalido discorre come nella conversazione quotidiana», parafrasando talora il linguaggio alto o usando figure retoriche.
Se, arrivati alla fine dell’orazione, ci fermiamo a riflettere, ci rendiamo conto
che per tutto il tempo «l’invalido evita di entrare nel concreto, che non ricaviamo neppure in cosa consistesse la sua infermità, che le repliche sono apparenti
e non reali, che i sofismi sono frequenti» (Albini, p. 335).Tutto il discorso infatti è caratterizzato da una serie di digressioni che distolgono l’attenzione dal cuore del problema, secondo una sorta di «strategy of obfuscation» (Carey 2000, p.
49), molto importante in cause come questa.
Insomma la nostra operetta, più che un’orazione giudiziaria in senso stretto,
«è un piacevole divertissement condotto secondo i più scaltriti dettami della tecnica oratoria, in cui Lisia, che alla limpidità del suo cliente non avrà eccessivamente creduto», mentre si accinge a prendere in giro l’avversario «si compiace,
sullo sfondo dei mormorii e dei pettegolezzi di una città, dell’estro mimetico che
gli permette di sorridere alle spalle dei giudici e dell’imputato stesso» (Albini,
pp. 335).
Per il testo, abbiamo seguito l’edizione de Les Belles Lettres (Parigi, 1967), con lievi adattamenti.
16
§§ 10-20 Argomentazione (
!
()
Sia pure con poche battute, l’invalido entra nel merito della questione: contesta
l’interpretazione dell’uso del cavallo da parte del suo accusatore, respinge come esagerata l’affermazione di avere un cattivo carattere, e ribatte alle insinuazioni di avere contatti discutibili per via del suo mestiere. Ma, come al solito, l’aspetto più evidente è l’ironia con cui sono sviluppate le considerazioni.
(Per le caratteristiche di questa parte dell’orazione, cfr. Aristotele, appendice).
L’andare a cavallo
(cavallo affittato)
è una necessità
per un invalido...
[10]
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10.(: sott.
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è ironicamente enfatico.! (: il vb.
( )
compare solo all’aor. e al
perf. con valore di perfetto
logico, da rendere col
pres.:cfr. Isocr. I 29 e Lys.
XXXII 13, 17.!
: i due pronn.
sono prolettici del seguente
!-")0.:
l’ind. fut. è preferito nelle
completive in dipendenza da
verba curandi e cavendi, quando nella reggente c’è un tempo principale.- "(
!
: )0 con sup. corrisponde
al quam lat. "&
(&
"!:
Formula tipica per introdurre una generalizzazione. Il
caso singolo, cioè, è inserito
in un contesto più ampio, così da coin volgere tutto un
gruppo ed accrescere l’importanza di quanto si afferma
(nonché accattivarsi spesso il
favore di tale gruppo). ). :
gen masch. pl. con valore di
nesso relativo, “e di quelli”.!
"!
: alcuni
commentatori (cfr. ad es.
Alasia, p. 12 n.) propongono
23
di intendere & '(&
come
compl. ogg. e $ %&)(
come predicativo dell’ogg.11.- ' : nesso rel.: “e
quello”.- % : “il fatto che”."
"
! : gen. partitivo rispetto a & 0 ! !'0.L’accusato vuole sottolineare
l’assoluta necessità dei viaggi
per cui ha dovuto usare un
cavallo, a riprova della povertà che lo costringe a controllare ogni spesa, riducendole allo stretto indispensabile.
! : l’autore spiega
Accusarlo di andare a
cavallo è come
accusarlo di usare
i bastoni.
quanto suggerito in incipit di
paragrafo !/
( %&!
&
$
( ! . All’unica protasi seguono due apodosi, entrambe dell’irrealtà con l’ind.
di un tempo storico, nella prima accompagnato dalla particella , nella seconda invece usato da solo. A conclusione del ragionamento per assurdo, l’invalido ribadisce l’amara realtà della sua condizione attuale ( '
).! ( era una sella di
legno, usata soprattutto per i
muli, simile a un sedile, con
la quale era facile star dritti
sull’animale. Forse proprio
per la sua semplicità d’uso,
era ritenuta adatta alle persone effeminate. Cfr. e. g.
Ateneo, XI, 63, 18 eXIII 44,
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57.
! (: è il nodo
del problema. Accusato di
potersi mantenere dei cavalli,
l’invalido si difende dicendo
che tali animali non sono
suoi ma affittati per il bisogno, cosa che certo non
avrebbe senso fare se avesse i
soldi per un cavallo suo.
12.! : il ragionamento sta per giungere alla
fine. Il periodo è complesso:
dalla principale ")0
%& (
dipendono le infinitive soggettive &!'&!
% )"
" $ %#
" (#
' 0
& !$
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$)
(
' 0. La prima infinitiva è
anche apodosi del periodo
ipotetico dipendente dell’irrealtà la cui protasi è
24
(da notare il part. predicativo
dell’ogg. retto dal vb. di percezione !$ )
( ). Le altre infinitive (reali) sono accompagnate da una causale !-&
!-&
!-&
e da una dichiarativa dal senso analogo
in tutti e tre i casi ()0
)0
%& ( )0
'
( ) ).- "
" : sott.
' &
( ) ."
! "
! : gen. di
pertinenza.! "
! " : il gen. ha valore partitivo: “uno di quelli che ...”.
(& : nesso rel., concordato
con
!& $
( ! 0, cioè i bastoni e i cavalli.
13.!
: corrispondente al lat. differo, indica propriamente “differire”.
L’accusatore non
cambierebbe la sua
condizione con quella
dell’accusato
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( ! 0 '&) !
#
! 0 &! 0 &!'(&!' !( ! 0
Per trasl. ha assunto il senso
di “superare, segnalarsi su”,
col dat. di limitazione della
cosa in cui si eccelle ed il gen.
della persona.!
(
(: part. congiunto a
' 0, con valore concessivo
come il seguente ) . Si tratta
di due apposizioni, rispettivamente del compl. ogg. e del
sogg., uniti per asindeto. Da
notare l’amore di Lisia per i
costrutti participiali."!: lo stesso costrutto del
par. 12 in forma però negativa (litote). Da notare la posizione enfatica del pron. personale.!
(: il vb. è costruito col
doppio acc.- ! " ! : dall’espressione dipendono i seguenti inff.
$!'%# con
sogg.
;
(%#
con
sogg. ' 0; +
%
( %# con
sogg. " ( & 0.- "(
!
(: part. congiunto a
!', “come se”."(
!
: part. congiunto con valore causale, come il successivo ()0 '(
&! ! & ).! ": scil. l’avversario.
!
: si
tratta di sei dei nove arconti
(gli altri tre sono i più famosi
Arconte Basileus, Arconte
Polemarco
e
Arconte
Eponimo). I Tesmoteti avevano soprattutto competenze
di carattere legale, occupandosi di quelle cause che si distinguevano o per una loro
particolare importanza o per
urgenza di soluzione.- "(
!
: l’accusato, in
25
questo passaggio almeno,
non fa alcun riferimento all’altra accusa mossagli,
ugualmente inibente la possibilità di venir eletto alle massime cariche, cioè quella di
immoralità.- "(
!
"(
!
le
due espressioni participiali
hanno valore causale.!
: costruito col
doppio acc.
14.! "
"!
:
'& ( ha valore attributivo
di idem, rispetto a cui &!'(&)
funge da II termine, “la stessa opinione che”.(
: sott.
&
'&
)(
. Il part. ha valore
concessivo, “pur”.- "%
:
col gen. assoluto ha valore
Un uomo anzianoe
invalido non è certo
in condizione di fare
l’arrogante
comparativo-ipotetico, “come
se”.
!
(: da riferire a
' 0.15.- L’accusato passa ora
a confutare altre critiche
mossegli dall’accusatore, riguardanti il suo carattere.
(!
!
(
!
!
(: così
viene descritto l’accusato dal
suo avversario.- "%
: da
collegare ai due partt. (
) e "! %
( ) , con valore
comparativo-ipotetico, “come
se”. Ai due costrutti participiali (entrambi esprimenti
l’idea di futuro, il primo tramite il costrutto perifrastico,
il secondo semplicemente col
tempo verbale) corrispondono le due protasi potenziali
! ! (%
e
"$ !( )0, sott. ! ! %
(
.-
[15]
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"!
:
costr.:
)
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' 0 % )0
)(
%
. Nel periodo che segue
Lisia si rifà a temi tipici, veri
e propri topoi della sofistica
dell’epoca: “l’insistenza dell’autore, la volontà di marcare con forza l’antitesi, lo sviluppo per contrasto, la generalizzazione cosciente della
descrizione, tutto evoca un
trattato di retorica” (Lavency
1964, p. 154). (&
: prima
dei due pronn. rell., che introducono due rell. antitetiche con abile variatio del verbo (
)$ e "$!% ( ), va
sottinteso il pron. anaforico
'&!'(0.(: concordato col pron. rel. e non in
acc. come richiesto dal vb. all’inf.
26
16.!(: prop.
principale da cui dipende la
soggettiva &!'0 ' $ ,(
;
da notare la ripresa precisa
ma con senso opposto della
terza caratteristica ascritta al
nostro accusato dall’avversario (par. 15), (
"!($)0
( !'0.!" =
" !
(
, n. pl. del compar. di
"! '(0 rafforzato dall’avv.
"! ), il cui II termine di
par. è il gen. &)
() ." !
(: il lungo periodo è perfettamente simmetrico al
precedente e retto sempre
dalla stessa prop. principale
!'
!0 ' $ (, .(
"!
! :
datt. di limitazione.: i due avv. accentuano ulteriormente l’antitesi semantica dei due membri.
I veri prepotenti sono
ben altri: gente forte e
dotata di denaro
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"! !'(0 ! / &
17.- Continua l’analisi
delle opposte condizioni in
cui si trovano sani e malati,
ricchi e poveri, giovani e vecchi:
!
$
: riprende la stessa
serie di termini antitetici del
par. precedente, ma ne inverte l’ordine: al par. 16 parte
infatti dagli sventurati come
lui (&!'0 " ! ( !'0
(
"!($)0
( !'0)
contrapponendoli ai ricchi
(&!'0 "! )
&
( !'0); qui invece parte dai
ricchi (! " !'(% ! ) per poi
tornare agli ! " ( & 0.#"
(
!
(: lett. “comprano i pericoli”, quindi “si sottraggono
ai pericoli”.!$
: si pensi al
nostro proverbio “la necessità aguzza l’ingegno”!"! (: gen. retto dall’inf.
&'
(
.- "
! (: da notare la ripresa dello stesso termine
con variatio del caso.!
: scil. i giovani e gli altri anziani.
18."
:
stessa variatio del vb. che al
par. 15. " (% !'%
' $ ,!( ! 0
!' !( ! 0:
partt. congiunti coi dat. retti
dai due vb. impersonali
)$ e %& , con valore
concessivo.(: ipsis.('
"
: rel. anticipata; costr.: ' $ ,(
'
&!'0 !'-0.$
!
!
: il primo inf.
27
dipende dal part. !' ! (
! 0, mentre il secondo dipende dal vb. %& .$
! "
" : continua il gioco delle antitesi,
prima con la semplice opposizione dei due partt. congiunti col sogg., poi con due
periodi più complessi, dove i
due partt. !' !( !0 reggono entrambi un inf. col suo
compl. ogg. Nella prima parte, però, all’infinitiva segue
una dichiarativa ()-0
&! !'&!0), nella seconda una
comparativa-ipotetica implicita costruita con )-%" $ + il
part.
19.- Si passa ora ad
un’altra prova, se così possiamo definirla, addotta dall’ac-
L’accusato frequenta
uomini d’ogni genere,
ma a causa
del mestiere che fa
cusatore contro il nostro invalido, il fatto che, cioè, molti uomini di dubbi costumi si
riunissero spesso nella sua
bottega. Sull’uso degli ateniesi di passare molto tempo
nell’agorà cfr. e.g. Lisia
XXIII 3 (dove ricompare il
termine &!
!'$ ! );
Demostene, XXV 51 ss.,
XXXIV 13; Isocrate Areopagitico, 15.
“e ancora, e
inoltre”.! : sogg. sott.
!
& ( !$!0.- "(
: qui
)0 è usato come prep. con
l’acc., “presso di me”, come
più avanti ()0
( )0 &!'0
!'0).(
!(: predicativi del
sogg. in acc. perché siamo in
una oggettiva.-
'&)
)( % &! 0 & % &
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!' ! ( ! 0 " !' '(!'% ' 0
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% !&
&$ (
!' ( "!'
" : “i loro beni, il loro
patrimonio”, come il seguente & % &
( $
: con
valore avv., “per niente”, da
unire al compar.
! ."
" : secondo termine di paragone in gen. come
il primo ( !'), retto sempre
dal vb.
& !$
come i
seguenti &)
% !( &) e
&) , sott. % !( &) .
!
(: “botteghe, attività artigianali”.20.- %
(
" il
sogg. è specificato subito dopo nell’enumerazione ! (
! ( ! ( ! .(
"!
: “bottega di profumeria”;
: “bottega del barbiere”;
: “bottega del calzo-
28
laio”.- %
! : “dove
capiti”.!
!
: sott. # % (
! % "$!% ! & .- "% )
: la fine del ragionamento
si concretizza in un sillogismo apparentemente perfetto, ma in realtà difettoso nelle pre-messe. Non è infatti
vero il punto di partenza del
nostro oratore, che cioè se
nella sua bottega si riuniscono uomini balordi, altrettanto deve capitare nelle altre
botteghe.! " : sott. "! $ (
&
)( % & .! " :
crasi per
( ) ....
!
: da
notare la precisa ripresa lessicale.: “da
qualche parte”.
L’agorà di Atene
«La grande piazza dell’agorà nel centro della città contrastava con l’angustia
delle case, dei vicoli e delle strade. In qualsiasi luogo uno si trovasse, non ne era
mai a più di dieci, quindici minuti di distanza, a seconda del percorso. Doveva
esercitare una sorta di attrazione magnetica sulla gente. Al mattino il suo mercato era quasi sempre gremito: era il luogo in cui abitualmente si sbrigavano gli
affari, di politica e d’altro, ed era là che si veniva a sapere l’ultima novità; ognuno aveva un negozio dove era solito fare una visitina ...: un venditore di profumi, un barbiere, un calzolaio o altro» (Meier 1996, pp. 372-374).
«Più che di veri negozi doveva trattarsi di costruzioni molto leggere, come
quelle delle nostre fiere, baracche coperte di pelli o di graticci a capanna (…).
Nonostante un disordine probabilmente pittoresco, questi negozi sembrano esser stati raggruppati approssimativamente secondo le merci offerte agli avventori: in un angolo dell’Agorà si trovavano soprattutto i libri, in un altro pentole e
altri utensili casalinghi, altrove verdura e vino, (…)» (Flacelière 1983, pp. 27).
Il mercato era frequentato non solo dai cittadini ateniesi, ma anche da chi viveva nel contado e da molti stranieri, soprattutto in occasione delle grandi feste. «Col tempo vennero aperti anche dei bagni, costruzioni per lo più circolari,
all’interno delle quali le vasche erano disposte in modo tale che chi le usava dava le spalle alla parete. Per non parlare delle locande e delle case di tolleranza.
(...) Nel complesso erano sempre gli stessi coloro che comparivano nei luoghi significativi della dimensione pubblica, che si interessavano agli argomenti del
giorno, alla grande e alla piccola politica ...» (Meier 1996, pp. 372-374).
Per quanto riguarda la struttura e l’organizzazione urbanistica dell’agorà,
essa «era una lunga piazza aperta di circa cento metri per duecento, chiaramente delimitata con cippi. Nella parte settentrionale si trovava l’orchestra circolare, cioè l’antico luogo delle assemblee, delle danze e del teatro (...). Ai margini
dell’orchestra si trovava il monumento ai tirannicidi; poco più a sud Cimone aveva fatto piantare platani ombrosi. Lungo il lato occidentale scorreva il canale.
Lungo i lati settentrionale, occidentale e meridionale della piazza sorgeva la
maggior parte degli edifici pubblici importanti. Sul lato orientale (...) erano rimasti magazzini, officine e case (...). Gli edifici più importanti si trovavano sul
lato occidentale» (Meier 1996, p. 374) ed erano:
• l’antico edificio del Consiglio dei Cinquecento;
• la tholos, cioè un edificio rotondo in cui risiedevano i pritani (detto appunto anche “pritaneo”), «i cinquanta consiglieri che dovevano essere presenti ogni
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giorno» (Meier 1996, p. 374 s.) e che lì non solo lavoravano ma anche consumavano pasti comuni offerti dalla città.
• il tempio di Efesto: «l’area sotto il pendio dove esso si innalzava rimase libera da costruzioni, cosicché il tempio di marmo (...) sovrastava nettamente l’intero lato occidentale dell’agorà. Si trattava di un luogo di culto molto importante, consacrato sia ad Efesto che ad Atena Ergane, protettrice degli artigiani»
(Meier 1996, p. 375).
• il tempio di Zeus soter (dopo le Guerre Persiane, eleutheros).
• la Stoà basileios, la residenza ufficiale dell’arconte basileus, «l’unica tra le antiche sedi delle magistrature di epoca preclistenica che fosse stata trasferita nell’agorà» (Meier 1996, p. 377.) dal pendio dell’Acropoli.
• la via panatenaica, «che partiva a nord-ovest della piazza dal Dipilo, la “porta doppia”, per poi attraversare diagonalmente l’agorà e infine imboccare la salita per l’Acropoli» (Meier 1996, p. 377).
• la Stoà Pecile, portico dipinto dell’epoca di Cimone;
• l’altare delle dodici divinità, posto a sud della piazza, luogo di asilo, che
«simboleggiava il ruolo di Atene come rifugio di tutti coloro che avevano bisogno di aiuto» (Meier 1996, p. 378).
• le sale per banchetti e feste pubbliche;
• i tribunali. Oltre che il fulcro della vita politica ed economica, l’agorà era
infatti anche il luogo deputato allo svolgimento dei processi. Sappiamo che ad
Atene dovevano esserci numerosi “tribunali”, ma non ne restano tracce significative. Si trattava infatti di edifici che non dovevano presentare particolari peculiarità architettoniche e che pertanto sono difficili oggi da distinguersi.
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Indice
Presentazione
03
Introduzione
La retorica ateniese del V secolo
Il processo ad Atene. I logografi
05
05
09
Lisia: la vita. Le opere
La lingua e lo stile
13
14
L’orazione Per l’invalido
15
ps.-Plutarco: Vita di Lisia
35
Fama di Lisia presso gli antichi
39
Dionigi di Alicarnasso .
Perché l’oratoria è decaduta?
Lo stile di Lisia
41
46
Aristotele: Le parti dell’oratoria giudiziaria
51
Nota bibliografica
63
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