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Olea europaea
L'olivo o ulivo (Olea europaea L., 1753) è una pianta
da frutto. Originario del Vicino Oriente, è utilizzato fin
dall'antichità per l'alimentazione. I suoi frutti, le olive, sono impiegate per l'estrazione dell'olio e, in misura minore,
per l'impiego diretto nell'alimentazione. A causa del sapore amaro dovuto al contenuto in polifenoli, l'uso delle
olive come frutti nell'alimentazione richiede però trattamenti specifici finalizzati alla deamaricazione (riduzione
dei principi amari), realizzata con metodi vari.
anni. Le radici, per lo più di tipo avventizio, sono molto superficiali ed espanse, in genere non si spingono mai
oltre i 60–100 cm di profondità.
Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore
grigio o grigio scuro, il legno è molto duro e pesante. La
ceppaia forma delle strutture globose, dette ovoli, da cui
sono emessi ogni anno numerosi polloni basali. La chioma ha una forma conica, con branche fruttifere pendule o patenti (disposte orizzontalmente rispetto al fusto)
secondo la varietà.
È una pianta sempreverde, la cui attività è pressoché
continua con attenuazione nel periodo invernale. Le foglie sono opposte, coriacee, semplici, intere, ellitticoI nomi olivo e ulivo derivano dal latino olīvum, da lanceolate, con picciolo corto e margine intero, spesso
un'ablativo olīvī, olīvō di oleum,[2] a sua volta dal greco revoluto. La pagina inferiore è di colore bianco-argenteo
arcaico ἔλαιϝον élaiwon, classico ἔλαιον élaion;[3] la for- per la presenza di peli squamiformi. Le gemme sono per
ma ulivo, come anche uliva, è più frequente in Toscana, lo più di tipo ascellare.
ma diffusa anche in altre parti d'Italia, sebbene in contesti poetico-letterari; la forma olivo, del tutto preva- Il fiore è ermafrodito, piccolo, con calice di 4 sepali e colente invece nella letteratura scientifica, è tipica del rolla di petali bianchi. I fiori sono raggruppati in numero
Trentino, di parte della Sardegna, dell'Emilia-Romagna e di 10–15 in infiorescenze a grappolo, chiamate mignole,
del Lazio settentrionale; nel Sud prevalgono aulivo, alivo, emesse all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente. La mignolatura ha inizio verso marzo–aprile. La
avulivo.[4]
fioritura vera e propria avviene, secondo le cultivar e le
zone, da maggio alla prima metà di giugno.
1
Etimologia
2
Descrizione
Il frutto è una drupa globosa, ellissoidale o ovoidale,
a volte asimmetrica, del peso di 1–6 grammi secondo
la varietà, la tecnica colturale adottata e l'andamento
climatico.
Abbozzi delle infiorescenze o mignole
L'olivo appartiene alla famiglia delle Oleaceae. La pianta
comincia a fruttificare verso il 3º–4º anno, inizia la piena
produttività verso il 9º–10º anno; la maturità è raggiunta
dopo i 50 anni. È una pianta molto longeva: in condizioni climatiche favorevoli un olivo può vivere anche mille
Infiorescenze
1
2
3
3.1
3
Biologia
Fenologia
L'olivo attraversa un periodo di riposo vegetativo che
coincide con il periodo più freddo, per un intervallo di
tempo che dipende dal rigore del clima.
Alla ripresa vegetativa, che orientativamente si verifica a
febbraio, ha luogo anche la differenziazione a fiore; fino a
quel momento ogni gemma ascellare dei rametti dell'anno
precedente è potenzialmente in grado di generare un nuovo germoglio o una mignola. Dalla fine di febbraio e per
tutto il mese di marzo si verifica un'intensa attività dapprima con l'accrescimento dei germogli, poi anche con
l'emissione delle mignole, fase che si protrae secondo le
zone fino ad aprile. La mignolatura ha il culmine in piena
primavera con il raggiungimento delle dimensioni finali. Le infiorescenze restano ancora chiuse, tuttavia sono
bene evidenti perché completamente formate.
BIOLOGIA
Quando l'endocarpo è completamente lignificato riprende l'accrescimento dei frutti, in modo più intenso secondo
il decorso climatico. In regime non irriguo sono le piogge dalla metà di agosto a tutto il mese di settembre a influire sia sull'accrescimento sia sull'accumulo di olio nei
lipovacuoli: in condizioni di siccità le olive restano di piccole dimensioni, possono subire una cascola più o meno
intensa e daranno una bassissima resa in olio per unità
di superficie; in condizioni di umidità favorevoli le olive raggiungono invece il completo sviluppo a settembre.
Eventuali piogge tardive (da fine settembre a ottobre) dopo una forte siccità estiva possono in pochi giorni far aumentare le dimensioni delle olive in modo considerevole, tuttavia la resa in olio sarà bassissima perché l'oliva
accumula soprattutto acqua.
Da ottobre a dicembre, secondo la varietà, ha luogo
l'invaiatura, cioè il cambiamento di colore, che indica
la completa maturazione. L'invaiatura è più o meno scalare sia nell'ambito della stessa pianta sia da pianta a
pianta. All'invaiatura l'oliva cessa di accumulare olio e si
Da maggio alla prima metà di giugno, secondo la varietà raggiunge la massima resa in olio per ettaro.
e la regione, ha luogo la fioritura, piuttosto abbondante. Dopo l'invaiatura le olive persistono sulla pianta. Se non
In realtà la percentuale di fiori che porteranno a compi- raccolte vanno incontro ad una cascola più o meno inmento la fruttificazione è ridottissima, generalmente in- tensa ma differita nel tempo fino alla primavera succesferiore al 2%. L'impollinazione è anemofila. Alla fiori- siva. In questo periodo la resa in olio tende ad aumentatura segue l'allegagione, in linea di massima dalla metà re in termini relativi: il tenore in olio aumenta perché le
di giugno. In questa fase la corolla appassisce e si secca olive vanno incontro ad una progressiva perdita d'acqua.
persistendo fino a quando l'ingrossamento dell'ovario ne In realtà la resa in olio assoluta (in altri termini riferita
provoca il distacco. La percentuale di allegagione è mol- all'unità di superficie) diminuisce progressivamente doto bassa, inferiore al 5%, pertanto in questa fase si veri- po l'invaiatura perché una parte della produzione si perde
fica un'abbondante caduta anticipata dei fiori (colatura). a causa della cascola e degli attacchi da parte di parassiti
Si tratta di un comportamento fisiologico dal momento e fitofagi.
che la maggior parte dei fiori ha lo scopo di produrre il
polline. Sulla percentuale di allegagione possono incide- Nella tabella seguente è riportato uno schema che riassure negativamente eventuali abbassamenti di temperatura, me il ciclo fenologico dell'olivo. I periodi di riferimento
hanno solo valore orientativo perché possono cambiare
gli stress idrici e i venti caldi.
secondo la cultivar e la regione.
• Tronco
• Foglie
• Boccioli
• Fiori
• Frutti nascenti
• Frutti verdi
• Frutti in via di maturazione
Frutti maturi
• Frutti maturi
3.2 Esigenze ambientali e adattamento
Dopo l'allegagione ha luogo una prima fase di accrescimento dei frutti che si arresta quando inizia la lignificazione dell'endocarpo. Questa fase, detta indurimento del nocciolo ha inizio nel mese di luglio e si protrae
orientativamente fino agli inizi di agosto.
Fra le piante arboree l'Olea europaea si distingue per
la sua longevità e la frugalità. L'olivo è una specie tipicamente termofila ed eliofila, con spiccati caratteri di
xerofilia. Per contro è sensibile alle basse temperature. In
3
Italia l'areale di vegetazione della sottospecie spontanea,
l'olivastro, è la sottozona calda del Lauretum. L'olivastro,
detto anche oleastro, è una delle specie più rappresentative della macchia termoxerofila (Oleo-ceratonion) e (Oleolentiscetum), mentre diventa più sporadico nella macchia
mediterranea del Quercion ilicis. Per i caratteri di frugalità ed eliofilia si rinviene frequentemente anche nelle macchie degradate, nelle garighe e nella vegetazione rupestre
lungo le coste. Resiste bene al pascolamento in quanto
tende ad assumere un portamento cespuglioso a pulvino
con ramificazione fitta e spinescente. Resiste bene anche
agli incendi per la notevole capacità di ricacciare vigorosi
polloni dalla ceppaia.
alla coltura in asciutto anche nelle aree più aride dell'Italia
meridionale e insulare in quanto offre una produzione, sia
pur minima, anche nelle condizioni più difficili.
L'oliveto più settentrionale attualmente esistente si trova sull'isola di Anglesey, al largo del Galles, nel Regno
Unito.[5]
4 Coltivazione
4.1 Cultivar
Le esigenze climatiche sono notevoli. Essendo una pianta
eliofila soffre l'ombreggiamento, producendo una vegetazione lassa e, soprattutto, una scarsa fioritura. Il fattore
climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la
temperatura: la pianta manifesta sintomi di sofferenza a
temperature di 3–4 °C. Sotto queste temperature gli apici
dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai
germogli, alle foglie, agli apici vegetativi e, infine ai fiori
e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già
a temperature di −7 °C. Le forti gelate possono provocare la morte di tutto l'apparato aereo con sopravvivenza
della sola ceppaia.
Per quanto riguarda gli altri fattori climatici sono dannosi il forte vento, specie se associato a basse temperature,
l'eccessiva piovosità e l'elevata umidità dell'aria.
Le esigenze pedologiche sono modeste. In generale l'olivo
predilige terreni sciolti o di medio impasto, freschi e ben
drenati. Vegeta bene anche su terreni grossolani o poco
profondi, con rocciosità affiorante. Soffre invece nei terreni pesanti e soggetti al ristagno. In merito alla fertilità
chimica si adatta anche ai terreni poveri e con reazione
lontana dalla neutralità (terreni acidi e terreni calcarei) fino a tollerare valori del pH di 8,5–9. Fra gli alberi da frutto è una delle specie più tolleranti alla salinità, pertanto Cultivar provenzale Cailletier
può essere coltivato anche in prossimità dei litorali.
Le cultivar si classificano in tre gruppi:
L'aspetto più interessante della capacità d'adattamento
dell'olivo è la sua resistenza alla siccità anche quando si
• Cultivar da olio
protrae per molti mesi. In caso di siccità la pianta reagisce assumendo un habitus xerofitico: i germogli cessano
• Cultivar da mensa
di crescere, si riduce la superficie traspirante con la caduta di una parte delle foglie, gli stomi vengono chiusi e
• Cultivar a duplice attitudine
l'acqua delle olive in accrescimento viene riassorbita. In
questo modo gli olivi superano indenni le lunghe estati
Le cultivar da olio sono caratterizzate da un elevato consiccitose manifestando una ripresa dell'attività vegetativa
tenuto in lipidi e da una buona resa in olio, il frutto è di
solo con le prime piogge a fine estate. Gli stress idrici predimensioni medie o piccole. Le cultivar da mensa invece
giudicano la produzione. Le fasi critiche per l'olivo sono
hanno minor resa in olio ma sono più grandi e vengono
il periodo della fioritura e dell'allegagione, l'indurimento
vendute per l'uso diretto.
del nocciolo e il successivo accrescimento dei frutti: eventuali stress idrici in queste fasi riducono la percentuale di Nel solo Mediterraneo ci sono più di 1000 tipi genetici di
allegagione, provocano cascola estiva delle drupe, scar- olivo. La propagazione vegetativa circoscritta nei singoli
so accrescimento di quelle rimaste e minore resa in olio territori per centinaia di anni ha determinato l'evoluzione
delle olive. In ogni modo si può dire che l'olivo si adatta di un numero elevato di ecotipi e cultivar. In Italia sono
presenti circa 500 tipi genetici.
4
4
4.2
COLTIVAZIONE
Impianto dell'oliveto
Olivi in Puglia
Olivo secolare in Puglia
Olivi secolari in Calabria
Oliveti a sesto irregolare (primo piano) e regolare (secondo
piano), in Puglia
La procedura per l'impianto dell'oliveto, dopo aver scelto
la localizzazione, segue gli schemi classici previsti per le
colture arboree:
Oliveto collinare in Toscana
• Eliminazione di vegetazione arbustiva o arborea, livellamento, spietramento, scasso a circa 80 cm. Nei
terreni eccessivamente grossolani è consigliabile limitare lo spietramento ai sassi di grandi dimensioni
per evitare un abbassamento del piano di campagna.
Per lo scasso è preferibile la lavorazione andante con
ripuntatore o con aratro rispetto allo scasso a buche.
l'investimento del drenaggio tubolare è poco remunerativo in olivicoltura perciò è più conveniente predisporre una sistemazione superficiale realizzando
un'adeguata baulatura e una rete di scoline.
• Approntamento della rete scolante. È necessario nelle zone a clima piovoso. In generale
• Concimazione di fondo. Si esegue dopo lo scasso
e prima della lavorazione complementare sulla ba-
4.2
Impianto dell'oliveto
5
Ai lavori di preparazione seguono quelli di impianto con
il tracciamento dei sesti e il picchettamento, la messa a
dimora (manuale o con trapiantatrici semiautomatiche),
l'impianto dei tutori.
Olivo ornamentale a Parigi (presso Porte Maillot), molto più a
nord del suo normale areale
Il sesto d'impianto dipende dalle condizioni pedoclimatiche, dalla disponibilità irrigua, dalle caratteristiche della
cultivar, dalla forma d'allevamento e dalla tecnica colturale. In condizioni ordinarie nei nuovi impianti si adottano sesti compresi fra 5×5 m e 7×7 m in coltura irrigua e
tra 8×8 m e 10×10 m in asciutto. Sesti molto stretti sono sconsigliabili per l'eccessivo ombreggiamento lungo la
fila e per la difficoltà di meccanizzazione. Con olivi allevati a vaso policonico o a monocono sono consigliabili
sesti di 5×7 m o 6×7 m secondo la vigoria della cultivar.
Qualora si preveda la raccolta meccanica integrale con
scuotiraccoglitrice è opportuno adottare sesti in quadrato di 7×7 m o 8×8 m per consentire una facile manovra
della macchina.
La messa a dimora si esegue dall'autunno all'inizio della
primavera effettuando una buca con la trivella, disponendo sul fondo del materiale drenante e una piccola quantità di concime ternario, si mette la pianta, con il colletto leggermente più basso rispetto al livello del terreno e
il tutore, infine si colmano gli spazi vuoti e si irriga. È
sconsigliato eseguire l'impianto in primavera inoltrata per
evitare eccessive fallanze.
La scelta delle piante ha importanza sia economica sia
tecnica. Le piante ottenute da talea sono più economiche ma tendono a sviluppare un apparato radicale superficiale e potrebbero subire stress idrici nel primo anno
d'impianto. Quelle ottenute da semenzali innestati sono
più resistenti ma hanno prezzi più alti. In merito allo sviluppo sono migliori le piante rivestite uniformemente di
ramificazioni secondarie perché non necessitano di interventi di potatura correttiva, e permettono di anticipare
l'entrata in produzione di uno–due anni. Da tenere presente comunque che le piante autoradicate da talea sono
consigliate in tutte le zone in cui l’olivo è soggetto a gelate,
perché nel caso si renda necessario un taglio rigenerativo al piede delle piante, i polloni emergenti dalla ceppaia
appartengono alla varietà e non al portinnesto.
Olivo secolare in Grecia
Alla messa a dimora fanno seguito gli allestimenti
accessori, in particolare la rete irrigua e l'eventuale
palificazione per sospendere le ali gocciolanti.
Su spazi aperti e battuti frequentemente da venti dei quadranti settentrionali (maestrale, tramontana, grecale) è
indispensabile predisporre un frangivento allineato perpendicolarmente alla direzione del vento dominante.
L'orientamento dei filari, in caso di sesto a rettangolo,
deve tener conto dell'esigenza d'illuminazione delle chiome soprattutto alle latitudini più alte dell'areale di coltivazione (Italia centrale e Liguria): l'orientamento migliore
è quello nord-sud, tuttavia nei terreni con pendenza superiore al 5–10% ha la priorità la necessità di prevenire
• Lavori di raffinamento. Si esegue un'aratura a 40 cm
l'erosione del terreno orientando i filari a girapoggio o a
per interrare e distribuire i concimi lungo il profilo
cavalcapoggio. L'orientamento nord-sud in collina si può
e una erpicatura per ridurre la zollosità superficiale.
se dei risultati dell'analisi chimica. La concimazione
minerale deve limitarsi al solo apporto dei concimi
fosfatici e potassici in quanto l'azoto si perderebbe
per dilavamento. È consigliato integrare la concimazione minerale con l'apporto di un concime organico (es. 50–100 t di letame ad ettaro) per il suo
effetto ammendante, qualora ci sia disponibilità di
ammendanti organici a costi accessibili.
6
4
pertanto rispettare solo nei versanti esposti a est o a ovest.
4.3
Forme d'allevamento
La scelta della forma d'allevamento dipende essenzialmente da due fattori: le esigenze d'illuminazione e la meccanizzazione. L'olivo ha un portamento basitono, con rametti terminali patenti o penduli secondo la varietà e
fruttifica nella parte più esterna della chioma, in quanto più illuminata. In ragione di questi elementi le forme
d'allevamento proposte per l'olivo sono le seguenti.
1. Vaso. È la vecchia tipologia, ormai del tutto abbandonata negli impianti recenti a causa della tardiva
entrata in produzione e degli oneri legati alla potatura e alla raccolta. Sopravvive ancora in vecchi oliveti
non rinnovati.
COLTIVAZIONE
8. Monocono. È il sistema più recente, concepito per
l'uso delle macchine scuotitrici nella raccolta meccanizzata o meccanica integrale con macchine scuotitrici. È particolarmente adatto per oliveti meccanizzati di grande estensione. La forma di allevamento è quella che asseconda meglio il portamento naturale dell'olivo pertanto ha una precoce entrata in
produzione.
9. Cespuglio. È una delle forme più recenti e s’ispira
alla necessità di abbreviare i tempi di entrata in produzione e ridurre i costi della potatura e della raccolta. Si tratta di una forma libera ottenuta evitando
gli interventi cesori nei primi anni.
10. Ceduo di olivo. È la forma più recente ancora in
via di sperimentazione. L'innovazione consiste nel
lasciar crescere liberamente le piante secondo i criteri adottati con il cespuglio ma senza eseguire la
potatura di produzione. La chioma viene completamente rinnovata ogni 10 anni tagliando al piede le
piante.
2. Vaso policonico. È la forma che ha sostituito il vaso classico, più contenuta in altezza e con una geometria della chioma razionalizzata in funzione della produttività e dei costi della raccolta. Ha inoltre
una maggiore precocità di entrata in produzione. La 4.4 Irrigazione
struttura è formata da 3–4 branche che sviluppano
ciascuna una chioma distinta di forma conica.
L'olivo è una pianta che ha poca esigenza di acqua, ma
carenze idriche prolungate possono provocare gravi danni
3. Vaso cespugliato. Concettualmente è simile al alle piante di olivo come cascola e bassa produzione. Un
precedente ma differisce per l'assenza del tron- razionale apporto idrico presenta molti benefici fra cui:
co, perciò le branche partono direttamente dalla
ceppaia.
• Accelerare la formazione della pianta, che entra
prima in produzione;
4. Palmetta. La struttura è costituita da un fusto che si
dirama in tre branche orientate sullo stesso piano,
• Aumento della produzione (fino al 20–40%);
una verticale, le due laterali oblique. Non ha avuto grande diffusione a causa degli oneri legati alla
• Migliore
costanza
produttiva,
ostacolando
potatura.
l'alternanza.
5. Ipsilon. È una forma derivata dalla precedente ma
più razionale per i principi che la ispirano. Lo scheletro è costituito da un breve tronco che si divide
in due branche inclinate ed opposte, orientate secondo la direzione del filare. Come la precedente,
è una forma poco diffusa perché non ha riscontrato
grande successo e ormai si presenta come un sistema
obsoleto e antieconomico.
6. Siepone. È una forma che asseconda molto il portamento naturale dell'olivo. Le piante hanno un portamento cespuglioso, con un breve fusto, e sono molto ravvicinate lungo la fila in modo da formare una
vegetazione continua. Continua ad essere usata per
la costituzione di frangivento, in genere con cultivar
assurgenti.
I metodi irrigui consigliati sono quelli a microportata, spruzzo e goccia; risultano fondamentali le irrigazioni eseguite, soprattutto in annate siccitose, nella
fasi fenologiche che vanno dall'allegagione (giugno) fino all'ingrossamento delle drupe per distensione cellulare
(agosto).
4.5 Potatura
La potatura dell’ulivo può anche non essere effettuata tutti gli anni: bisogna operare in base alle proprie necessità
e agli spazi che si hanno a disposizione. L’importante, in
ogni caso, è prediligere i mesi di fine inverno o inizio primavera, febbraio - marzo, in cui la pianta non ha ancora
iniziato la prima fase della fruttificazione. Le principali
7. Globo. È concepita per proteggere il fusto e le bran- accortezze nell'effettuare la potatura sono:
che dall'eccessiva insolazione. È uno dei sistemi più
• riconoscere i rami più giovani e quelli più vecchi, animpiegati alle latitudini più basse dell'areale di coltidando a salvaguardare i primi, i quali sono più sottili
vazione dell'olivo dove l'illuminazione eccessiva può
ma spesso più produttivi;
rappresentare un problema.
6.2
Batteri
• potare in modo da lasciare solo una “punta": l’ulivo
è un albero che tendea crescere in altezza, andando
ad allungarsi verso la luce;
• eliminare buona parte dei rami interni che ostruiscono maggiormente una buona illuminazione di tutta
la pianta.
7
• Brusca parassitaria
• Marciume radicale
• lanoso - Rosellinia necatrix
• fibroso - Armillaria mellea
I tagli delle branche devono essere precisi e netti; è im- 6.2 Batteri
portante che non venga danneggiata la buccia, in modo
• Rogna dell'olivo
da scongiurare l'insorgenza di problemtiche future fra cui
le malattie.
• Xylella fastidiosa
5
Storia
L'olivo è una pianta centrale nella storia delle civiltà
che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, e di tutto
l'Occidente.
Si narrano numerose leggende: una di queste è di origine greca e narra di Atena che nell'intento di benedire gli
uomini piantò la sua lancia nel suolo ivi crebbe il primo
ramoscello d'ulivo, un'altra ci parla di un olivo raccolto
ai confini del mondo da Ercole, in quel luogo nacque il
bosco sacro a Zeus, dalle cui fronde venivano intrecciate
le corone per i vincitori dei giochi olimpici.[6]
Un altro aneddoto sull'ulivo riguarda invece la colomba
che, per annunciare a Noè la fine del diluvio universale,
gli portò un ramoscello d'ulivo che teneva stretto tra le
zampe. Comunque si è appurato che le prime piante selvatiche esistevano sull'isola di Creta fin dal 4000 A.C. e
che successivamente i cretesi si sono specializzati nella
coltivazione di tale pianta la quale successivamente verrà
esportata in tutto il bacino del mediterraneo.
6.3 Fitofagi
• Ditteri: Mosca delle olive, Cecidomia delle foglie
dell'olivo, Cecidomia suggiscorza dell'olivo
• Lasioptera berlesiana
• Lepidotteri: Tignola dell'olivo, Tignola verde
(o Margaronia), Rodilegno, Tignola rodiscorza,
Ecofillembio, Gymnoscelis rufifasciata
• Rincoti: Cocciniglia mezzo grano di pepe,
Cotonello, Cocciniglia grigia, Cocciniglia cotonosa
dell'olivo, Aleirode nero
• Coleotteri: Fleotribo, Oziorinco, Ilesino, Rinchite
• Tisanotteri: Tripide dell'olivo
7 Fitoterapia
Gli estratti di Olea europea, sotto forma di
gemmoderivato, tintura madre e, soprattutto, estratto
secco titolato e standardizzato delle foglie, hanno
6 Avversità
evidenziato una discreta attività antidislipidemica,
arteriose
Le principali avversità abiotiche causate dal clima e dalle vasodilatatrice e ipotensiva (nelle ipertensioni
[7]
borderline),
oltre
a
quella
antiflogistica
carenze nutrizionali sono state segnalate via via nel corso
della trattazione. Delle avversità biologiche s’illustrano di
seguito i più diffusi fitofagi e agenti patogeni.
8 Economia e statistiche
6.1
Funghi
• Occhio di pavone dell'olivo
• Carie del legno
• Fumaggine (Capnodium elaeophilum)
• Lebbra dell'olivo o antracnosi (Colletotrichum gloeosporioides e Colletotrichum acutatum)
• Cercosporiosi o Piombatura
• Marciume delle olive
• Verticilliosi (Verticillium dahliae)
8.1 L'olivo oggi
Inizialmente coltivato quasi esclusivamente nei paesi mediterranei (dove l'inverno è mite e l'estate calda), negli
ultimi anni è stato impiantato con successo anche in altri paesi dal clima analogo, come California, Australia,
Argentina e Sudafrica. In Italia l'areale di coltivazione
è molto ampio: le zone dove non è presente sono le
montagne e la Pianura padana (anche se in regioni come
Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna sono in atto
progetti di reinserimento), zone con temperature invernali troppo basse o presenza di nebbia e l'area dove produce frutti di qualità è più ristretta e si riduce in pratica
8
11 VOCI CORRELATE
giore superficie olivicola erano la Spagna (2,24 milioni
di ha), la Tunisia (1,62 milioni di ha), l'Italia (1,15 milioni di ettari), la Turchia (0,9 milioni di ha), la Grecia
(0,73 milioni di ha). I primi cinque Paesi produttori di
olio di oliva erano la Spagna (938 000 t), l'Italia (462 000
t), la Grecia (413 000 t), la Tunisia (193 000 t), la Turchia (137 000 t). Le produzioni indicate sono una media
delle ultime tre annate degli anni novanta. I primi cinque Paesi produttori di olive da mensa erano la Spagna
(304 000 t), la Turchia (173 000 t), gli USA (104 000 t),
il Marocco (88 000 t), la Grecia (76 000 t). Le tendenze attuali vedono una forte espansione dell'olivicoltura in
Spagna, Marocco, Sudafrica, Australia.
Le statistiche relative al 2006 sono riassunte nella
seguente tabella:
9 Simbolismo
10 Note
Olivi secolari in Sicilia
all'Italia centromeridionale, (Toscana e Liguria comprese) e insulare e alla zona dei laghi di Lombardia, Trentino
e Veneto. La maggiore concentrazione olivicola italiana,
comunque, si trova in Puglia, con una popolazione che
è stimata essere superiore ai 5 milioni di alberi. Molti
di questi risalgono all'epoca della dominazione spagnola
del Seicento. Nella valle del Volturno, in particolare nei
comuni di Pozzilli e Venafro si possono osservare tra la
miriade di oliveti presenti, numerose piante secolari, non
pochi sono gli oliveti composti da sole piante secolari.
[1] (EN) Olea europaea su IUCN Red List of Threatened
Species, Versione 2014.3, IUCN, 2014.
[2] Carlo Battisti, Giovanni Alessio, Dizionario etimologico
italiano, Firenze, Barbera, 1950–57.
[3] Giacomo Devoto, Avviamento all'etimologia italiana,
Milano, Mondadori, 1979.
[4] Accademia della Crusca – Sull'oscillazione nell'uso tra
olivo e ulivo. URL consultato il 12 dicembre 2011.
[5] First Welsh olive grove planted on Anglesey. URL
consultato l'11 dicembre 2011.
[6] La storia dell'olio nell'antichità
[7] P. Campagna. in Atti del XIII Congresso nazionale S.I.FIT.
1–3 giugno 2007, Tirrenia.
11 Voci correlate
• Bandiera dell'Eritrea
• Olivicoltura
• Olio di oliva
In verde l'areale storico della coltivazione dell'olivo, le aree ove
l'olivo può regolarmente produrre. In altre regioni i grassi per
alimentazione provengono essenzialmente da burro, lardo ed oli
da spremitura di altre piante
Alla fine degli anni novanta i cinque Paesi con la mag-
• Cultivar di olivo
• Oliva
• Oliveto
9
12
Altri progetti
•
Wikiquote contiene citazioni di o su Olea
europaea
•
Wikizionario contiene il lemma di dizionario
«olivo»
•
Wikimedia Commons contiene immagini o
altri file su Olea europaea
•
Wikispecies contiene informazioni su Olea
europaea
13
Collegamenti esterni
• Olea europaea in Tesauro del Nuovo soggettario,
BNCF, marzo 2013.
• Istituto sperimentale per l'olivicoltura e l'oleificio.
URL consultato il 7 settembre 2011.
• La potatura dell'olivo nel periodo invernale, Giardinaggio Web, febbraio 2013.
10
14 FONTI PER TESTO E IMMAGINI; AUTORI; LICENZE
14
14.1
Fonti per testo e immagini; autori; licenze
Testo
• Olea europaea Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Olea%20europaea?oldid=71687881 Contributori: Frieda, Renato Caniatti, Twice25,
Snowdog, Tomi, Robbot, Archenzo, Gac, Hellis, Robin root, Kalumet Sioux, Marcok, Retaggio, Paginazero, Carnby, Alfiobot, Civvì,
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