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Luca 1, 28
(26.06.2016)
Luca 1, 28 L'angelo, entrato da lei, disse: «Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con
te».
Come si è passati dall’annunciazione dell’angelo al culto di Maria
“madre di Dio”1, al dogma dell’assunzione in cielo2, alla sua proclamazione di
“Regina del mondo”3, “madre della chiesa”4 se non anche “corredentrice”5,
che è il quinto dogma in itinere nella chiesa cattolica quando la stessa (Luca
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(E) Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore,
esulta in Dio, mio Salvatore,
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e lo spirito mio
perché egli ha guardato alla bassezza della
sua serva. Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata,
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perché grandi cose mi ha fatte il Potente. Santo è il suo nome.
Noi non vogliamo entrare nei dogmi della chiesa cattolica, perché non
appartengono alla Scrittura, tuttavia non possiamo evitare di prendere le
distanze da riflessioni umane che pongono Maria in una posizione divinizzata
o sacralizzata secondo le diverse sensibilità.
La nostra riflessione parte da molto lontano e cioè da quella
dichiarazione nella quale Dio si svela in un modo che possa essere per noi
comprensibile e tale da farci comprendere anche il senso della nostra
relazione con Lui quando (Genesi 1) 26 (Poi) Dio disse: «Facciamo l'uomo a
nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui
pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i
Concilio di Efeso 431 d.C., dottrina confermata anche da Pio XI nel 1931
Dogma promulgato da Pio XII nel 1950
3 Pio XII nel 1954
4 Paolo VI 1964
5 Tra le dichiarazioni in questo senso Giovanni Paolo II nell’Udienza Generale dell’08.09.1982
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rettili che strisciano sulla terra». 27 Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò
a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.
Taluni, ingenuamente, pensano che l’uomo creato ad immagine e
somiglianza di Dio possa descriverci Dio stesso come un essere umano
(visione antropomorfa di Dio) più bello e più perfetto di noi, che siamo stati
anche vittime della caduta nel peccato di Adamo ed Eva.
Del resto anche grandi artisti del passato hanno dato una
rappresentazione di Dio attraverso corpi umani o singole parti del corpo
(penso che tutti ricordiamo l’immagine michelangiolesca dell’indice di Dio nel
momento creativo dell’universo).
Ma noi, e prima di noi gli ebrei, sappiamo che Dio non è rappresentabile
perché è “spirito e verità”, tuttavia in epoche in cui la gente non sapeva
leggere e non era facile poter disporre di una Bibbia bisognava in qualche
modo insegnare quello che le scritture dicevano usando le immagini e cioè il
mezzo di comunicazione più immediato ed intuitivo.
L’immagine che molti hanno percepito di Dio è stata quella di un padre
austero a severo a cui dopo circa 400 anni dalla morte e resurrezione di Gesù
Cristo si è pensato di affiancare una figura materna e quindi con la sensibilità
accuditiva e protettrice femminile: Maria.
A fianco di una forte valorizzazione di Maria nel corso degli anni ’50 si è
venuta a sviluppare, nel mondo evangelico, una riflessione sulla maternità di
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Dio che ha trovato molto spazio nella teologia femminile degli anni ‘80 e ‘90
portandoci lontano dal senso di essere “immagine e somiglianza di Dio”.
Dio non può essere racchiuso in alcuno steccato e tanto meno in una
identità di genere “maschio” e “femmina” perché lui è completezza, l’uomo a
sua immagine e somiglianza è l’adam, cioè l’umanità nella sua interezza della
quale noi possiamo esprimere solo un genere che è limitato in quanto ha
necessità del suo complementare. Fatto questo ribadito nel testo di Genesi
quando Dio (Gen 2:18) (Poi) Dio il SIGNORE disse: «Non è bene che l'uomo
sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui».
Proprio la sensibilità maschile confrontata con quella femminile ha
creato nei secoli la necessità di trovare o scoprire una dea oppure un “Dio
madre”, di cu le religioni pagane o panteistiche erano ricche.
Partendo da una unicità di Dio che raccoglie in sè ogni modalità di
relazione e di accoglienza dei peccatori che si ravvedono dobbiamo valorizzare
Maria nella prospettiva di ogni credente a cui il Signore attribuisce un
compito ed un ruolo all’interno del suo piano di salvezza, questo non significa
che noi possiamo metterci sullo stesso piano di Dio come attori protagonisti
di questo suo progetto.
Se l’annuncio a Maria di una maternità molto significativa è stato
presentato dall’angelo come la richiesta di Dio a seguire la nostra vocazione,
non possiamo ignorare la risposta della donna, che sostanzialmente è la
risposta di ogni profeta: eccomi.
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Molto a questo punto dovremmo riflettere tra il significato della risposta
di fede e quella logica del “privilegio” spesso presente negli ambiti cristiani
dove la nostra appartenenza rischia di percorrere più i sentieri del settarismo
che ci rende diversi dagli altri, rispetto a quelli della consapevolezza di una
grazia che ci rende fragili strumenti nelle possenti mani di Dio e ci consente di
vivere con umiltà la nostra fede pure nella consapevolezza della sua
irrinunciabile importanza.
Favoriti dalla grazia non significa raccomandati da Dio in una logica di un
clientelismo umano, ma essere messi nel binario che la grazia crea perché la
Parola di Dio venga compresa nella sua rivelazione e nella sua promessa.
Maria ha accettato di essere strumento nel piano di Dio e la richiesta
dell’angelo chiede la stessa cosa anche a noi, cosa vogliamo fare?
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