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L’informazione ed il Sistema Informativo
Il bisogno di conoscenza ed il valore dell’informazione
Dove è la sapienza che abbiamo smarrito nella conoscenza, dove è la conoscenza che abbiamo
smarrito nell’informazione, dove è l’informazione che abbiamo smarrito nei dati? . Capita
spesso che un analista di dati si soffermi su quest’ultima domanda.
Un dato è un’unità di informazione, che diviene informazione quando è in grado di modificare
la nostra percezione del mondo; la conoscenza è, invece, la trasformazione dell’informazione
in valore.
L’informazione è definita quando viene specificato il suo contenuto, o meglio le modalità
secondo cui deve essere prodotta, con esse intendendo le procedure che danno origine
all’informazione e i dati che devono essere presi in considerazione per produrre
l’informazione stessa.
Le imprese sono sommerse di dati, ma non sempre si mostrano capaci di valorizzare l'enorme
patrimonio di conoscenza che i dati celano al proprio interno: è la rovina del business
moderno: troppi dati, poche informazioni (J. W. Verity).
Con la crescita del volume dei dati e il conseguente infoglut , gli individui fanno fatica a
separare ciò che è importante dal “rumore”, non riescono a trovare i dati di cui hanno bisogno
e si confrontano con diverse versioni degli stessi.
Se trattati e analizzati con metodologie e strumenti adeguati, i dati possono essere trasformati
in informazioni e in conoscenze utilizzabili da parte dei decision maker impegnati nel governo
delle imprese e della pubblica amministrazione .
L’attuazione del processo di direzione comporta un flusso continuo e coordinato di
informazioni, che devono essere raccolte, elaborate ed inviate a tutti coloro che operano
all’interno della struttura organizzativa. Il successo di un’organizzazione dipende, dunque, dai
dati raccolti e dall’informazione prodotta e la qualità delle decisioni manageriali dipende dalla
qualità dell’informazione e del sistema informativo di cui si dispone, oltre che dalla qualità dei
manager; ecco perché il processo produttivo delle informazioni assume un ruolo chiave.
Un’efficace sistema informativo offre agli utenti le informazioni rilevanti di cui hanno bisogno
con puntualità e precisione. Si parla di informazioni “precise” quando sono prive di errori,
mentre si parla di informazioni “puntuali” quando sono disponibili ai decision maker nel
momento in cui occorrono.
I sistemi informativi contemporanei sono in grado di fornire informazioni utili contenute
computer archivi elettronici minimali, denominati file. Quando i file sono organizzati e gestiti
correttamente, gli utenti possono agevolmente memorizzare, accedere, modificare e prelevare
le informazioni di cui hanno bisogno. Nonostante l’uso di hardware e software eccellenti,
molte aziende hanno sistemi informativi inefficienti proprio a causa della cattiva gestione dei
file.
In informatica i dati possono essere visti come una gerarchia che parte dai bit e dai byte e
arriva fino ai campi, ai record, ai file e ai database.
Un bit rappresenta la più piccola unità di dati che può essere gestita da un computer. Un
gruppo di bit, un byte, rappresenta un unico carattere che può essere una lettera, un numero o
un altro simbolo. Un gruppo di caratteri che forma una parola, un gruppo di parole o un
numero completo è chiamato campo. Un gruppo di campi correlati formano un record e un
gruppo di record dello stesso tipo formano un file. Un record descrive un’entità, che può
essere una persona, un luogo, un oggetto o un evento su cui si devono memorizzare e gestire
le informazioni. Ogni record di un file deve contenere almeno un campo che lo identifica
univocamente per consentire l’individuazione, l’aggiornamento o l’ordinamento di tale
record: questo campo di identificazione è chiamato campo chiave.
In molte organizzazioni la situazione del patrimonio informativo è critica, per differenti cause:

i dati non sono condivisi tra diversi sottosistemi e linee organizzative, rendendo spesso
difficile l’esecuzione efficiente ed efficace dei macroprocessi. In particolare è complesso
accedere ai dati e spesso mancano degli standard e dei formati comuni;

l’organizzazione non possiede un inventario dei propri dati, e quindi risulta difficile,
per le persone e le applicazioni informatiche, scoprire l’esistenza dei dati stessi. Questa
difficoltà a creare un inventario dei dati porta inoltre all’erronea perdita o distruzione degli
stessi;

spesso per far fronte ai problemi precedenti, vengono sviluppati database con dati
duplicati e ridondanti al sorgere di nuove esigenze applicative, con il conseguente problema di
mantenere l’allineamento e la consistenza;

ai dati non viene assegnato un valore economico; viceversa molte esperienze
dimostrano che una scarsa qualità dei dati ha dei pesanti impatti economici sulle
organizzazioni.
La tecnologia dei database può eliminare molti dei problemi creati dall’organizzazione
tradizionale dei file. Un database è una raccolta di dati organizzati in modo da servire più
applicazioni in modo efficiente centralizzando i dati e controllando le ridondanze; invece di
memorizzare i dati in file distinti per ogni applicazione, i dati vengono memorizzati in modo
che gli utenti abbiano l’impressione che si trovino in un unico luogo. Un database può quindi
servire diverse applicazioni.
Affinché i dati diventino di supporto effettivo alle decisioni aziendali il passaggio
fondamentale è concentrare le informazioni raccolte nei database in un Data Warehouse , un
“magazzino di dati aziendali” orientato a consentire l’analisi delle informazioni implicite nei
dati, per estrarne valide indicazioni per lo sviluppo del business, per la riduzione di costi e
l’incremento di ricavi, mediante quell’insieme di processi e tecnologie che prende il nome di
Business Intelligence.
In realtà, fare “intelligence” sulle attività di business, cercare cioè di capire come si sta
muovendo l’azienda oltre alla comprensione dei clienti, dei mercati, dei contesti competitivi e,
soprattutto, usare questa comprensione a proprio vantaggio, significa innescare un processo
che si sviluppa attraverso una serie di attività che costituiscono quella che, in analogia al
concetto di catena del valore della produzione introdotto da Michael Porter, è stata definita
catena del valore dell’informazione.
Catena del valore perché, come si è visto, i dati che sempre in crescente quantità sono
disponibili nelle aziende, man mano che vengono trasformati, analizzati, distribuiti e
presentati a chi deve prendere le decisioni, vedono il loro valore crescere fino a diventare di
primaria importanza. In definitiva, se ci si riferisce al modello di Porter, la catena del valore
dell’informazione può essere assimilata a una linea di produzione, dove la materia prima
costituita dai dati viene convertita in decisioni, facendo in modo che ogni stadio del processo
contribuisca a migliorarne l’usabilità da parte dell’utente finale.
Grazie a ciò si ottiene, inoltre, una maggior accuratezza e aggiornamento della conoscenza
della situazione aziendale in quanto è possibile prendere decisioni più tempestive ed efficaci,
anticipare le tendenze e valutare le decisioni prese in passato, garantendo così il
raggiungimento degli obiettivi aziendali.
I sistemi informativi aziendali
L’informazione rappresenta oggi uno dei beni più preziosi di un’organizzazione, in particolare
per quel che concerne il supporto alle varie attività aziendali. L’informazione è un caso molto
particolare di risorsa su cui operano tutte le organizzazioni: tutti i processi aziendali – intesi
come insiemi di attività correlate per la realizzazione di un risultato definito e misurabile che
coinvolge più risorse e attraversa più strutture – per poter operare hanno bisogno di
informazioni. L’insieme delle informazioni generate, utilizzate e elaborate dall’insieme dei
processi aziendali costituisce il cosiddetto Sistema Informativo.
Un sistema informativo è costituito da più elementi – procedure, mezzi, persone etc. – tra cui
avvengono interazioni determinanti ai fini del conseguimento degli obiettivi del sistema, che
si possono indicare nella produzione e gestione delle informazioni. In quest’ottica il sistema
informativo costituisce una parte del sistema organizzativo, visto come un insieme di risorse e
regole necessarie per il raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Esso può essere considerato concettualmente come un insieme di elementi quali:

un patrimonio di dati a disposizione dell’azienda di provenienza sia interna (dati sulle
vendite, sui costi, sul personale, ecc.), che esterna (dati sui fornitori, sui clienti,
macroeconomici, ecc.);

un insieme di mezzi e procedure per l’acquisizione e il trattamento dei dati e per la
produzione di informazioni;

un’infrastruttura tecnologica, mezzi e strumenti che intervengono a supporto dei
processi di raccolta, conservazione, trasferimento, elaborazione, recupero, distribuzione e
presentazione dei dati e delle informazioni;

un insieme di persone responsabili della realizzazione, gestione e manutenzione delle
procedure, del governo e della conservazione del patrimonio di dati e dell’impiego dei mezzi;

un insieme di principi generali e di valori, che caratterizzano la cultura aziendale e
orientano il sistema, condizionandone i comportamenti.
L’obiettivo fondamentale del sistema informativo è quello di fornire agli utenti aziendali le
informazioni necessarie per lo svolgimento delle loro mansioni; il sistema informativo
rappresenta, pertanto, un elemento connettivo affinché l’impresa possa relazionarsi con
l’ambiente esterno e, contemporaneamente, gestire le proprie relazioni intra - aziendali. In
particolare è possibile riunire le numerose attività svolte dal sistema informativo in tre
gruppi:
1)
raccolta dei dati che consiste nella scelta dei fenomeni da osservare e nella selezione
dei dati in relazione al loro contenuto informativo;
2)
trasformazione dei dati in informazione, ossia l’elaborazione dei dati grezzi allo scopo
di ottenere informazioni utilizzabili a supporto dei diversi livelli gestionali e la successiva
rappresentazione finalizzata alla loro comunicazione;
3)
trasmissione delle informazioni che comporta il passaggio delle conoscenze dai
soggetti addetti all’elaborazione dei dati ai centri direzionali interessati al loro utilizzo.
All’interno dell’organizzazione si viene così a creare un flusso informativo circolare nel quale
dall’informazione si passa alla decisione, dalla decisione si passa all’esecuzione attraverso la
comunicazione delle scelte effettuate, dall’esecuzione si passa al controllo mediante la
trasmissione degli esiti e dal controllo all’assunzione di altre decisioni .
I sistemi informativi alimentano i database che contengono, dunque, informazioni
anagrafiche, registrazioni sulle transazioni, informazioni inerenti i piani operativi.
Quando oggi si parla di sistema informativo diventa naturale fare la seguente associazione di
idee:
Sistema informativo = Sistema informatico
In realtà i due termini, pur sovrapponendosi, non coincidono. Con il termine “sistema
informativo automatizzato”, infatti, si intende quella parte del sistema informativo che è
realizzata con le tecnologie informatiche . Sebbene oggi non si possa prescindere dall’uso del
computer per avere un sistema informativo efficace, originariamente non era così ed il
concetto di sistema informativo è nato molto prima di quello di sistema informativo
automatizzato.
Gli stadi evolutivi dell’Information Technology, che in ambito aziendale hanno originato
differenti tipologie di sistemi informativi, sono sintetizzabili nei seguenti :

i sistemi di elaborazione dati (Electronic Data Processing System –EDP);

i sistemi informativi direzionali (Management Information System –MIS);

i sistemi di supporto alle decisioni (Decision Support System –DSS);

i sistemi legacy;

i sistemi ad integrazione di ciclo;

i sistemi per la pianificazione delle risorse aziendali (Enterprise Resource Planning ERP).
Agli inizi degli anni Sessanta l’impiego delle tecnologie informatiche si diffonde largamente
nelle imprese, grazie all’evoluzione di elaboratori elettronici e di programmi in grado di
gestire problematiche sempre più complesse.
I primi esempi di utilizzo dell’informatica si sono avuti per lo svolgimento di attività
caratterizzate dalla necessità di trattare enormi quantità di dati e di produrre velocemente
informazioni frequenti attraverso procedure ripetitive, in genere di natura amministrativa.
Infatti, per lo svolgimento di tali attività ripetitive risulta economicamente conveniente
adottare procedure automatizzate standard per il trattamento dei dati, così da velocizzare ed
alleggerire il lavoro di tipo impiegatizio e conseguire un notevole risparmio in termini di costi.
L’insieme delle tecnologie informatiche utilizzate in questa fase è comunemente indicata con
il termine di sistemi di elaborazione dati (Electronic Data Processing System – EDP System),
basati sull’uso di procedure standard e finalizzati ad ottenere precisione, accuratezza e
maggiore efficienza dei risultati.
Intorno alla metà degli anni Sessanta, si comincia ad avvertire la necessità di strumenti in
grado di rappresentare l’andamento delle attività operative aziendali, permetterne il controllo
e valutarne l’efficace ed efficiente impiego delle risorse per il conseguimento degli obiettivi
aziendali. Tale necessità porta alla messa a punto di un insieme di procedure automatizzate
che danno vita ai primi sistemi informativi direzionali (Management Information System MIS) il cui obiettivo è quello di fornire alla direzione informazioni tempestive, affidabili e
standardizzate attraverso strumenti quali budget, report e statistiche, allo scopo di agevolare
l’assunzione di decisioni ripetitive.
Con il complicarsi dello scenario competitivo globale, anche il top management esprime
nuove esigenze informative, indirizzate al supporto delle attività tipiche della
programmazione e pianificazione strategica. Per tale scopo, nascono i cosiddetti sistemi di
supporto alle decisioni (Decision Support System - DSS), che sfruttano le tecnologie hardware
e software allo scopo di aiutare il management nei processi decisionali non predefiniti e non
strutturati. Con l’avvento dei DSS, il campo d’applicazione dei sistemi informatici si amplia
gradualmente, passando dai soli dati (EDP) ed informazioni (MIS) alle decisioni.
La continua evoluzione dei sistemi informativi ha progressivamente portato ad una fusione
dei modelli sopra analizzati. Infatti, le imprese hanno operato affinché vi fosse un’integrazione
di tali tre differenti sistemi, tramite lo sviluppo di idonee tecnologie informatiche tra loro
collegate ed in grado di rispondere a qualunque esigenza informativa.
Tale spinta porta alla realizzazione di sistemi informativi automatizzati detti sistemi legacy,
cioè strumenti in cui EDP, MIS e DSS sono sinergicamente correlati tra loro, talvolta al punto
da rendere difficile una loro netta distinzione.
Nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, il grado di
evoluzione raggiunto dal settore informatico permette la realizzazione dei cosiddetti sistemi
ad integrazione di ciclo, capaci di superare i limiti presentati dai sistemi di tipo legacy, in
quanto sono in grado di attuare nelle aziende l’integrazione dei dati e delle informazioni
necessarie a sostenere una logica gestionale basata sui principali processi, piuttosto che sulla
sola impostazione funzionale. Tali sistemi riescono a raggiungere un elevato grado di
integrazione tra le attività che supportano perché sfruttano la tecnologia dei database.
Fino agli anni Settanta per le imprese era prioritaria l’implementazione di ogni singolo
reparto per renderlo il più efficiente possibile; l’organizzazione era dunque basata su settori
indipendenti che tendevano a raggiungere i propri obiettivi individuali più che aziendali,
controllati da una gerarchia a più livelli. Di conseguenza, l’informatica aziendale era costituita
da più applicativi scelti dai responsabili di reparto. Col tempo, i clienti hanno cominciato ad
assumere un ruolo centrale e le imprese hanno sempre più valutato l’importanza di creare
prodotti e servizi che soddisfacessero le richieste del consumatore nel minor tempo possibile.
La struttura aziendale tendeva, quindi, ad assumere una forma più flessibile, che per
funzionare necessitava di un continuo scambio di informazioni.
In questo contesto, negli anni Novanta, si diffusero dei nuovi software applicativi chiamati
Enterprise Resource Planning (ERP). E’ difficile dare una definizione generale di sistemi ERP;
solitamente si afferma che si è in presenza di un sistema ERP quando ci si trova di fronte ad
un sistema informatico che presenti le seguenti caratteristiche:

approccio per processi: le procedure informatiche devono seguire un’ottica per
processi, collegando nel modo più opportuno operazioni legate ad uno stesso processo;

approccio modulare: l’azienda deve poter implementare solo i moduli che sono
effettivamente necessari per gestire le proprie attività; a sua volta il produttore deve
garantire che esistano moduli adeguati a coprire la maggior parte delle possibili richieste
dell’azienda stessa, fornendo un prodotto che possa essere ampliato aggiungendo i moduli
necessari che devono integrarsi perfettamente con quelli già implementati;

elaborazione real time: è necessario che tutti gli utenti siano connessi direttamente al
sistema mentre lavorano e che tutte le operazioni avvengano in tempo reale, in modo da
modificare immediatamente i contenuti in tutti gli archivi interessati senza ricorrere a
successive operazioni di rettifica;

unicità del database: quanto descritto precedentemente può realizzarsi solo in
presenza di un unico database in un unico Data Base Management System (DBMS), destinato a
gestire tutti gli archivi di tutte le procedure;

architettura client/server: caratteristica peculiare dei sistemi ERP è la separazione dei
compiti tra macchine che forniscono un certo servizio, i server, e macchine che utilizzano tali
servizi, i client. Tale separazione consente un’ottimale suddivisione dei carichi di calcolo e
quindi la migliore prestazione a parità di sistemi disponibili
L’introduzione degli ERP in azienda permette, dunque, di trattare grandi quantità di dati,
contenuti in più database gestiti dalle diverse funzioni aziendali, a tutti i livelli ed in qualsiasi
momento, e di destinarli alla soddisfazione di molteplici esigenze. Infatti, grazie all’impiego
dei database cosiddetti relazionali, i dati “grezzi” devono essere immessi una sola volta e
possono essere prelevati da qualsiasi funzione aziendale al fine di trasformarli in informazioni
a seconda delle proprie necessità cognitive. I dati e le informazioni sono quindi in continua
relazione tra loro, indipendentemente dal database in cui sono immagazzinati.
Lo scopo di tali sistemi è quello di raggiungere la massima efficienza ed efficacia riducendo o
annullando le distanze spazio temporali tra i diversi luoghi e tempi di generazione e di
impiego delle informazioni.
Nonostante i benefici che un ERP prospetta ad un’azienda che ne fa uso, essi pongono un
problema alle organizzazioni che intendono crescere in termini di prestazioni e profitto;
infatti, sebbene gestiscano tutti i dati per l’analisi dei processi decisionali completi dei risultati
economici relativi, tipo quelli relativi all’andamento della produzione per linee di prodotto o
di vendita per aree di mercato, i sistemi ERP non costituiscono una soluzione in grado di
trasformare tali dati in informazioni utili per l’assunzione delle decisioni strategiche. I dati
rimangono a livello di transazioni, organizzate in base ad elementi quali numeri d’ordine,
codici dei prodotti e stock di magazzino.
I decision maker necessitano, invece, di informazioni che offrano una prospettiva differente, a
livello di prodotto, cliente, dipendente e spesso di natura più generale, con la possibilità di
approfondire l’analisi a livello individuale nel caso sia necessario.
Inoltre, pur trattandosi di applicazioni personalizzabili, di fatto i sistemi ERP sono a tutti gli
effetti dei pacchetti standard che forniscono a tutte le aziende le stesse funzioni.
Superata la fase iniziale nella quale tali sistemi offrono notevoli incrementi di efficienza, il
contributo fornito alla competitività di lungo termine tende a ridursi per due ragioni: da un
lato, la grande diffusione di questi sistemi tende a far si che tutte le aziende dotatesi di ERP si
confrontino su una base operativa abbastanza omogenea e su livelli di efficienza analoghi;
dall’altro, la competitività si ottiene individuando posizioni e soluzioni uniche sul mercato,
per cui anche le tecnologie adottate dovranno disporre di elementi specifici per ciascuna
azienda.
Ad esempio, a secondo del modo in cui ci si intende posizionare, occorrerà disporre ed
interpretare in modo diverso le informazioni relative ai processi commerciali, ai clienti, alla
concorrenza, alle competenze di base ed alle metodologie, così da costituire il proprio mix
unico per competere.
I sistemi ERP portano quindi progressivamente ad un’equivalenza competitiva in fatto di
efficienza, che va integrata da soluzioni specifiche per ogni azienda, soluzioni che permettano
il raggiungimento della miglior efficacia sul mercato nell’assunzione delle decisioni.
In questo contesto si inseriscono le società specializzate nelle analisi dei dati aziendali per
estrarre informazioni e conoscenza, tramite applicazioni dedicate: si può, quindi, affermare
che gli ERP costituiscono un ottimo punto di partenza per ulteriori e raffinate applicazioni.
Le funzionalità essenziali dei sistemi ERP, infatti, sono sempre oggetto di studi e di estensioni
nell’ambito delle funzionalità di:

gestione dei rapporti con la clientela (Customer Relationship Management);

automazione dei processi di vendita (Sales Force Automation);

gestione della catena di fornitura (Supply Chain Management);

strumenti per il data warehousing e per il commercio elettronico.
Per meglio comprendere le caratteristiche e le funzionalità delle classi di strumenti aziendali
che verranno trattati in seguito, cioè i Data Warehouse e le applicazioni di Business
Intelligence, è utile analizzare la suddivisione dei sistemi informativi in funzione dei differenti
livelli organizzativi: operativo e direzionale.
I sottosistemi informativi Operativo e Direzionale
Il sistema informativo rappresenta una componente fondamentale e sempre più importante di
ogni organizzazione. Come accennato precedentemente, alla definizione delle caratteristiche
fondamentali del sistema informativo si può arrivare esaminando la missione e gli obiettivi di
un’azienda, le risorse disponibili, i processi di gestione delle risorse. Recentemente il concetto
di processo è considerato elemento di integrazione delle attività dell’azienda. Di conseguenza
i sistemi informativi devono essere coerenti con i processi identificati. Secondo un’accezione
più tradizionale i processi si distinguono in:

processi direzionali, se concorrono alla definizione degli obiettivi strategici;

processi gestionali, se concorrono alla traduzione degli obiettivi in criteri di gestione
ed effettuano il controllo del raggiungimento di tali obiettivi;

processi operativi, se concorrono all’attuazione degli obiettivi.
La suddivisione di tali processi può essere ulteriormente caratterizzata dal tipo di decisioni
che vengono prese all’interno di essi, che possono essere suddivise in tre tipi:

decisioni strutturate, in cui le regole per decidere sono completamente determinate:
basta conoscere tutte le variabili di interesse ed applicare ad esse tali regole per derivare
meccanicamente l'esito della decisione;

decisioni semi-strutturate, in cui alcune regole per decidere sono determinate, ma
l'intervento umano creativo è necessario per stabilire l'esito finale;

decisioni non-strutturate, in cui non esistono criteri generali per decidere, ma l'intero
processo è affidato all'esperienza ed alla creatività del decisore.
Non esiste una corrispondenza rigida fra i tre tipi di decisione ed i tre livelli di processi
aziendali, in quanto a ciascun livello si possono trovare decisioni con diversi gradi di
strutturazione; tuttavia, a livello operativo la stragrande maggioranza delle decisioni è di tipo
strutturato, a livello gestionale le decisioni sono prevalentemente semi-strutturate e a livello
direzionale tipicamente non strutturate.
Anche i sistemi informativi che supportano tali processi risentono di questa classificazione e
devono essere realizzati secondo ottiche differenti.
I sistemi informativi operativi offrono un supporto per lo svolgimento di attività esecutive
caratterizzate da elevata ripetitività, ossia attività quotidiane e di routine, al fine di produrre
informazioni e di creare conoscenza, alimentando i database. Le informazioni operative
possono essere di tre tipi :

informazioni anagrafiche: descrivono le proprietà degli oggetti (prodotti, macchinari,
progetti e materiali) e dei soggetti (clienti, fornitori ecc.) del sistema;

informazioni di transazione: descrivono in generale le proprietà e gli attributi di una
qualunque transazione, ovvero di uno scambio di beni, servizi o elementi intangibili
(conoscenza) fra due unità economiche distinte (due aziende diverse), fra unità distinte di
una stessa azienda e fra individui. Le proprietà e gli attributi di una transazione sono, per
esempio, l’indicazione dell’attore che la compie, del bene oggetto della stessa e del rapporto
che la regolamenta, nonché la data ed il luogo di effettuazione della medesima;

informazioni per la pianificazione delle operazioni: tali informazioni descrivono le
proprietà di un piano (di lungo periodo) o di un programma (di breve periodo) delle
operazioni da svolgere in azienda. Ad esempio, nelle aziende industriali sono presenti
procedure di programmazione, aventi la finalità di fissare obiettivi e istruzioni di lavoro per la
programmazione della produzione, con le quali si indica per ciascun prodotto aziendale, la
quantità giornaliera da produrre, le macchine da utilizzare, le risorse da consumare e le
procedure da svolgere.
Il sistema informativo operativo, dunque, elabora le informazioni relative alle transazioni,
rilevando in maniera automatizzata tutti i dati che caratterizzano un qualunque scambio,
supporta il ciclo di programmazione e controllo delle operazioni aziendali e nello svolgere
entrambe le attività aggiorna le anagrafiche aziendali, organizzando la conoscenza in archivi
strutturati.
Il sistema direzionale comprende in particolare le attività svolte dai dirigenti d’azienda, che
includono la definizione degli obiettivi da raggiungere, il controllo dei risultati ottenuti e la
definizione delle azioni correttive.
I sistemi informativi direzionali costituiscono ormai da molti anni oggetto di studio e di
riflessione sia da parte dei manager d’azienda che di molte aziende produttrici di software: le
metodologie di progettazione e gli approcci architetturali adottabili nella realizzazione di
questi sistemi sono profondamente mutati.
L’evoluzione delle tecnologie informatiche, infatti, ha prodotto nel tempo rilevanti
cambiamenti nella progettazione di questi sistemi che, dagli anni sessanta ad oggi, si sono
trasformati da sistemi realizzati prevalentemente con strumenti di accesso e di interrogazione
dei sistemi amministrativo - contabili e gestionali a sistemi basati sulla progettazione
sofisticata della componente dati, secondo approcci di Data Warehouse, che consentono di
consolidare il capitale informativo più significativo in grandi database condivisi dall’intera
azienda, per poi giungere ai sistemi informativi direzionali basati sulla progettazione della
componente applicativa dei sistemi di Business Intelligence.
Scopo dei sistemi informativi direzionali è quello di supportare il sistema direzionale di
un’azienda. Le esigenze direzionali comprendono generalmente due finalità primarie : il
feedback sui risultati, che consiste nel fornire ai dirigenti l’analisi dei risultati ottenuti rispetto
agli obiettivi, ed il supporto alle decisioni, che comprende invece una serie di informazioni,
analisi ed elaborazioni attraverso cui sono definiti gli obiettivi.
I due sottosistemi sono ovviamente contigui e comunicanti: le informazioni desunte dal primo
forniranno gran parte delle informazioni elaborate dal secondo e, viceversa, le decisioni prese
nel secondo si riverseranno nel primo.
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